The Pill Magazine 21

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FREEPRESS | 25.000 COPIES DISTRIBUTED IN 800 SHOPS IN ITALY | NEW ZEALAND BY MATT GEORGES


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“Anche quando il termometro non lascia scampo al sotto zero, il suolo è coperto di neve e il freddo ti taglia la faccia, Torah non si fa intimorire e continua ad allenarsi costantemente, alla ricerca del suo benessere e forse di se stessa.” TORAH BRIGHT BY MATT GEORGES IN WANAKA - NEW ZEALAND



“Correre sulla neve e al tramonto è come unire due delle cose più belle che un runner possa sperimentare. Nel fotografare Francesca in allenamento sui percorsi della Sunset Running Race, con uno scatto ho colto l’essenza della gara stessa ovvero la neve e il magnifico paesaggio che i runner possono ammirare correndola. I colori del tramonto (sunset appunto) si infiammano dietro all’arco alpino dove svetta l’inconfondibile piramide del Monviso”. FRANCESCA OCCELLI BY DINO BONELLI IN PRATO NEVOSO - ITALY



“Non sempre si può avere un cielo terso che si colora con le luci della sera, quindi quando non è così ci si adatta. Una corsa nella tormenta può essere ugualmente divertente ma decisamente più faticosa. In questo scatto ho cercato di evidenziare la condizione climatica e la fatica che si fa a correre in una coltre così spessa”. RACHELE OLIVERO BY DINO BONELLI IN PRATO NEVOSO - ITALY



PIC MARKUS ROHRBACHER

TXT DAVIDE FIORASO

Nella prospettiva lunghissima della storia, amare l’inverno può sembrare perverso. Di tutte le metafore naturali dell’esistenza che abbiamo a disposizione – la luce contrapposta al buio, il dolce all’amaro – nessuna pare più naturale del contrasto fra le stagioni: il caldo contrapposto al freddo, la primavera all’autunno, e soprattutto, l’estate all’inverno. Dall’altra parte, la predilezione per l’inverno, l’amore per i paesaggi invernali - la convinzione che a modo loro siano, per lo spirito e l’anima, belli e seducenti ed essenziali né più né meno di una scena estiva – fa parte della condizione moderna. Una stagione la cui percezione, lungo il cammino della civiltà umana, ha subito un profondo mutamento nella sensibilità collettiva. Una mente d’inverno, aperta ad una visione positiva e addirittura purificatrice, suscita sentimenti di paura, gioia, euforia, fascino e misteriosa attrazione. Un fascino possibile soprattutto quando abbiamo un luogo coperto, sicuro e caldo in cui rifugiarci. L’inverno non solo come periodo da attraversare, ma come una stagione da osservare. La conquista dell’inverno, sia come fatto fisico, sia come atto immaginativo, è uno dei grandi capitoli della rinegoziazione moderna dei confini del mondo, del modo in cui tracciamo le linee di separazione fra ciò che la natura è e ciò che noi proviamo verso di essa. Oggi noi vediamo, udiamo e percepiamo note e sfumature emozionali che i nostri antenati non avvertivano. Nuove mappe del sentimento. Grazie al progresso della tecnologia, l’inverno ha smesso di essere un periodo di abbandono e ritiro, una stagione aspra, buia e gelida

da cui sopravvivere, offrendo nuove occasioni di divertimento, di lavoro, di scambio e crescita sociale e culturale. Il nostro è un vero e proprio atto d’amore per la stagione fredda, per il bianco manto innevato delle montagne, per quell’inebriante attesa al caldo, dietro al vetro di una finestra. Atto di sublime bellezza, in un’epoca in cui l’immagine della palma e del mare trasparente dei paradisi caraibici simboleggia l’unico svago possibile. Come chiedevano gli Inuit di fronte al riscaldamento globale “abbiamo diritto ad aver freddo”, richiesta impellente e assoluta anche per noi, poveri mediterranei amanti del freddo al di sotto delle magnifiche Alpi. L’INVENZIONE DELL’INVERNO DI ADAM GOPNIK Il nostro involucro, come lo chiamo io, ovvero l’isolamento culturale che ci separa dalla natura, è alquanto simile al finestrino di una carrozza ferroviaria illuminata di notte. Per gran parte del tempo il finestrino è uno specchio delle nostre apprensioni, compresa quella riguardante la natura. In quanto specchio, ci pervade della sensazione che il mondo esista principalmente in riferimento a noi: fu creato per noi; noi siamo il suo centro e la ragione della sua esistenza. Di tanto in tanto, però, lo specchio si trasforma in una vera finestra, attraverso la quale non vediamo altro che una natura indifferente, la quale procede da un tempo incalcolabile senza di noi; sembra averci generato solo per caso e, se mai fosse cosciente, non potrebbe che dolersi d’averlo fatto. (Northrop Frye, Creation And Recreation).



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Matt Georges

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al tribunale di Milano il 29/02/2016

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al numero 73

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In Norvegia gli inverni lunghi e freddi sono di casa. Mikkel Bang (snowboarder norvegese) doma le tempeste della British Columbia nella sua Burton [ak] Helitack Jacket.

© 2017 W. L. Gore & Associates, Inc. GORE-TEX®, GUARANTEED TO KEEP YOU DRY, GORE® e design sono marchi registrati da W.L. Gore & Soci. Realizzato in materiali approvati Bluesign® per ridurre l’impatto ambientale.

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ph. Andrea Salini


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VIBRAM TUTELA I CONSUMATORI NELLA LOTTA ALLA CONTRAFFAZIONE

GORE SVELA LE NUOVE STRUTTURE DEL LABORATORIO W. L. Gore & Associates, nota per il suo approccio scientifico allo sviluppo del prodotto, ha elevato le sue capacità di prova con l’apertura del nuovo Biophysics and Heat & Flame Protection Lab. Le nuove strutture del laboratorio consentiranno agli ingegneri Gore di misurare le proprietà dei componenti, dei laminati e dei prodotti finiti in condizioni del tutto innovative, ampliando ulteriormente la capacità di sviluppare tessuti con funzionalità distinte. In particolare, la nuova camera climatica potrà ricreare tra l’85 ed il 95% degli ambienti presenti sulla superficie della terra, consentendo a Gore di valutare le prestazioni dei suoi prodotti in condizioni specifiche, raccogliendo dati essenziali sulla protezione fornita ed il comfort di chi li indossa prima che siano portati sul mercato.

LVMH - DOPO PINARELLO METTE GLI OCCHI SU RAPHA Un altro gioiello del cycling nel mirino di Lvmh. A circa un mese di distanza dalle indiscrezioni su un possibile interesse del gruppo francese nei confronti del marchio Pinarello, arrivano voci su presunte trattative in corso con Rapha, brand inglese specializzato in abbigliamento e accessori. Per Lvmh si tratterebbe della conquista di un altro tassello nella sua espansione nel segmento sport & leisure, grazie a una cyclewear company che ha archiviato l’ultimo esercizio con un fatturato di 48,8 milioni di sterline. Fondato nel 2004 da Simon Mottram, Rapha è attivo a livello internazionale con i Cycle Club dove, oltre a trovare le proprie collezioni, gli appassionati hanno a disposizione un luogo d’incontro per gustare cibo e caffè e partecipare a mostre ed eventi. Nel 2013 e nel 2014 è stato votato dal Sunday Times di Londra tra le aziende in più rapida crescita del Regno Unito.

Vibram, azienda di riferimento nel settore delle suole in gomma ad alte prestazioni, si è affidata agli esperti di MarkMonitor per contrastare il crescente numero di prodotti contraffatti. Nel novembre 2015 ha avviato una partnership per la protezione del brand conducendo una vasta scansione su più di 60 marketplace online. In poco più di sette mesi sono stati rimossi più di 1.900 diversi annunci che vendevano 416.000 articoli contraffatti per un valore stimato di 17 milioni di euro. MarkMonitor ha inoltre intrapreso un’azione di chiusura contro 353 siti web confermati come venditori di prodotti Vibram contraffatti 198 di questi siti fraudolenti sono già stati oscurati. Mike Wiltshire di Primal Lifestyle, distributore ufficiale nel Regno Unito per Vibram FiveFingers, ha commentato: “Il nostro concetto di barefoot sta continuando a evolversi e vogliamo fare tutto ciò che è in nostro potere per garantire ai consumatori che sono alla ricerca di prodotti autentici, di non venire ingannati.”

EUROPEAN OUTDOOR SUMMIT ARRIVA A VENEZIA NEL 2017 La quinta edizione dell’European Outdoor Summit si terrà in Italia, con tutta probabilità a Venezia. Il Summit ha l’intento di promuovere il settore, creare business, confrontarsi su uno dei comparti in maggior sviluppo dello sportsystem puntando su formazione, condivisione e networking. L’edizione di Barcellona ha coinvolto 250 professionisti: Assosport e IOG sono già al lavoro per riuscire ad organizzare un’iniziativa che non sia solo un momento di riflessione ma faccia da propulsore all’economia con un rilancio dell’attività sportiva. “Siamo molto felici di ospitare qui in Italia l’evento che in pochi anni è diventato il punto di riferimento europeo del mondo outdoor – ha commentato il Presidente di Assosport Luca Businaro – Il nostro Paese conta oltre 200 aziende che producono articoli sportivi per questo mercato. Si tratta del 4° Paese europeo per fatturato del settore, dietro a Germania, Inghilterra e Francia.”

FLOW SPORTS INC. ACQUISITA DA NIDECKER GROUP LE SCARPE VEGAN DI AD-ROCK Il rapper Adam Horovitz, meglio conosciuto con lo pseudonimo AdRock e come componente dei Beastie Boys, ha progettato un modello di sneakers vegan da donna in collaborazione con Keep, azienda di calzature cruelty free con sede a Los Angeles. La Ramos Ad-Rock, questo il nome del modello, è stata pensata per essere una scarpa da ginnastica invernale: impermeabile, vanta un design prevalentemente nero in cui spiccano lacci e firma del suo creatore color magenta (cenno a Planned Parenthood Action). Come tutte le scarpe dell’azienda Keep, anche la Ramos Ad-Rock è prodotta secondo i principi del commercio equo. Al prezzo di 97 dollari, è già possibile pre ordinare il modello che sarà disponibile a partire dalla fine di febbraio 2017.

Nidecker ha annunciato l’acquisizione di Flow Snowboard dalla casa madre di San Clemente Flow Sports. Flow Snowboarding sarà ora gestita dalla sede centrale di Rolle, in Svizzera, aggiungendosi al portafoglio di marchi che comprende, tra gli altri, Jones Snowboards, YES Snowboards, NOW Snowboard Bindings e facendo diventare Nidecker la terza azienda del settore dietro a Burton e K2 Sports. I dettagli dell’operazione sono sconosciuti e Flow Sports Inc. continuerà ad operare con il suo marchio di punta, SIC Maui, azienda leader nel settore paddle board.


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HÄGLOFS - WHEN IT RAINS IT STREAMS

COURMAYEUR MONT BLANC – NEW IDENTITY In occasione della stagione invernale 2016/17, Courmayeur ha rilanciato la sua immagine turistica con un nuovo logo e una campagna di comunicazione social. Nel nuovo logo le lettere della parola Courmayeur riprendono visivamente il profilo italiano del Monte Bianco, mentre i video, una quindicina di brevi “pillole” veicolate sui principali social network, mostrano l’offerta della località valdostana nelle sue varie sfaccettature. Sia il logo sia la campagna rientrano nella più ampia strategia di riposizionamento internazionale della meta alpina avviata dal Comune e dalla società Centro Servizi di Courmayeur con il contributo di tre importanti sponsor: Maserati, Cantine Ferrari e American Express. L’obiettivo del progetto, dal titolo “Enjoying Italy at its peak”, è posizionare Courmayeur come una delle principali località turistiche a livello globale valorizzando al massimo la sua identità.

SAVE THE BRAND 2016 - LA SPORTIVA SULLA MAPPA DELLE ECCELLENZE DEL MADE IN ITALY Per il secondo anno consecutivo La Sportiva è stata premiata durante la serata di presentazione della ricerca “Fashion, food e furniture – Il valore dei marchi delle 3F” - promossa da LC Publishing Group e realizzata da ICM Advisors - che fa emergere le aziende distintesi durante l’anno per eccellenza economica (crescita fatturato e redditività) e marketing (forza e potenziale di sviluppo del brand). La Sportiva - che esporta all’estero in oltre 70 Paesi l’80% della propria produzione di calzature ed abbigliamento tecnico per vivere la montagna a 360° - è stata premiata per aver puntato fortemente sull’internazionalizzazione sviluppando con efficacia il proprio marchio ed il proprio business sui mercati esteri. Un risultato frutto di coraggio, passione e forti investimenti sull’innovazione, tutti elementi che contribuiscono a rendere prestigioso il “fatto e pensato in Italia” sui mercati esteri.

È dal 1914 che Haglöfs aiuta le persone a sopportare il clima in tutto il mondo. Oggi però non conta solo restare asciutti quando diluvia. Secondo un sondaggio del 2014, una buona connessione è una delle cose più apprezzate quando si viaggia. Ed è per questo che Haglöfs ha deciso di collocare un Wi-Fi lungo il Sentiero del Re, nella Lapponia Svedese. Ma c’è un trucco, funziona solo quando piove. Chiunque abbia intenzione di uscire verso Kungsleden potrà controllare il sito www.haglofsweather.fi per ottenere le ultime previsioni meteo e vedere se il weather-fi è attivo e funzionante. “Vogliamo incentivare tutti ad uscire, nonostante il tempo. Con questa iniziativa, speriamo di incoraggiare le persone a fare esperienze all’aperto sempre più piacevoli, anche quando piove” - dice Peter Fabrin, CEO di Haglöfs. Da anni il brand continua ad insistere sull’importanza dell’ecosostenibilità e dell’impatto ambientale. La connessione Wi-Fi è alimentata da pannelli solari, collegati ad una stazione meteo locale che agisce da interruttore. Peggiore è la pioggia, migliore è il segnale.

OUTDRY FIRMA CON GREEN MEDIA LAB PER LE ATTIVITÀ DI MEDIA RELATIONS OutDry Technologies Srl, azienda detentrice della tecnologia a marchio OutDry, ha affidato a Green Media Lab le attività di ufficio stampa, PR e social media management. La tecnologia OutDry nasce come soluzione impermeabile e traspirante applicabile a prodotti come calzature, guanti, zaini e abbigliamento destinati a diversi settori, tra i quali gli sport outdoor e la sicurezza sul lavoro. Le performance di impermeabilizzazione e traspirabilità garantite da OutDry - tecnologia sviluppata nel 2002 dall’allora italiana NexTec – trovano applicazione tramite una speciale laminazione brevettata che integra direttamente la membrana allo strato esterno. Green Media Lab supporterà OutDry nella comunicazione strategica della sua brand identity, con attività mirate di PR, ufficio stampa e social media, volte a potenziarne la riconoscibilità e il posizionamento strategico nei settori outdoor, bike e safety. tografia e storytelling, incontri con grandi esploratori e sportivi, concerti all’alba ed escursioni notturne in mountain bike. www.adventureawards.it.


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LULULEMON EINN SHELL JACKET Lululemon, la company di abbigliamento sportivo con sede a Vancouver, ha recentemente rilasciato una collezione outerwear da uomo con alcuni pezzi altamente performanti. Tra questi spicca l’Einn Shell, un guscio impermeabile leggero e sicuro progettato per mantenere il corpo asciutto in ogni situazione. E’ realizzato eliminando il maggior numero di cuciture possibili, con un tessuto a tre strati Waterproof Glyde e membrana ultra traspirante. Dettagli riflettenti ed inserti antiscivolo in silicone.

HAGLOFS ESSENS MIMIC Nuove soluzioni tecniche e nuovi materiali sfidano sempre di più le convenzioni e Haglöfs è in prima fila per quanto riguarda la ricerca di innovazione nel pieno rispetto dell’ambiente. Con la collezione FW 2016/17, Haglöfs perfeziona e aumenta il numero di capi isolanti, migliorandone allo stesso tempo le proprietà termiche. Il nuovo materiale dell’imbottitura dei piumini di Haglöfs è completamente sintetico e si chiama QuadFusion Mimic: sembra piuma d’oca, ma è realizzato in 100% poliestere. Anche se il coefficiente calore-peso dell’imbottitura di piume d’oca è migliore rispetto ai materiali sintetici, questa proprietà viene persa non appena si bagna o è umida e per questo motivo QuadFusion Mimic è una valida alternativa.

SVAROG TRATAR BIKES Design, comfort e funzionalità. La Svarog di Tratar unisce tutti questi grandi tratti, rendendola una delle più raffinate commuter bike viste fino ad oggi. Aggiungetevi linee sexy, un look sportivo e la sua struttura in legno in grado di assorbire gli urti. Realizzata a mano in Slovenia con legno di provenienza locale (quercia e noce oppure frassino e larice); tre pezzi uniti insieme per creare un unico elemento e supportati con inserti in metallo. Il risultato finale è una costruzione senza giunture visibili e senza punti deboli.

THERM-A-REST TREO CHAIR Aggiornata con un tessuto poliestere RipStop 300D, questa sedia da campo brevettata è incredibilmente comoda e robusta. Offre il comfort e la facilità d’uso di una grande sedia, ma è capace di compattarsi nella base del suo treppiede, rendendola incredibilmente compatta e facile da trasportare nello zaino per l’uso in qualsiasi situazione. Il telaio in alluminio sostiene un peso di 113 kg. Treo Chair è disponibile nelle colorazioni Sea Green, Smoked Pearl, Swedish Blue o Lemon Curry.

OAKLEY RADAR PACE

+WINTER HEATED INSOLES

Occhiali intelligenti dotati di un sistema di allenamento ad attivazione vocale. Radar Pace è il risultato di anni di ricerca e sviluppo ed unisce l’estetica di Oakley (marchio di Luxottica Group) alla tecnologia innovativa di Intel. Questo dispositivo rivoluzionario crea programmi di allenamento personalizzati, interpreta i dati in tempo reale, tiene traccia delle prestazioni e risponde alle domande formulate dall’utente. Radar Pace è un vero e proprio allenatore virtuale in grado di supportare gli atleti in ogni fase dell’allenamento di corsa e di ciclismo. Gli auricolari integrati con sistema Bluetooth consentono di ricevere ed effettuare chiamate, inviare e ricevere messaggi di testo e ascoltare musica.

Gli sport invernali sono decisamente più divertenti quando non ci si deve preoccupare delle dita congelate. Plus-t ha pensato a delle solette che aiutano a mantenere i piedi caldi fino a 5 ore, grazie alla porzione sulla punta che sprigiona calore. Possono essere utilizzate nei vostri scarponi da sci o da snowboard, ma anche nelle calzature di tutti i giorni. Collegandovi al vostro smartphone via Bluetooth, potrete regolare la temperatura tramite app. Il riscaldamento si interrompe e ricomincia automaticamente adeguandosi intelligentemente alla temperatura impostata. +Winter è estremamente sottile, solamente 2.2mm in punta e 6.2mm nella zona del tallone.

SELK’BAG 5G ORIGINAL L’unico, inimitabile. Ispirato dai nativi Selk’nam della remota Terra del Fuoco, dal 2006 ad oggi il Selk’bag ha avuto una ricca storia di innovazione e competenza tecnica. Merito del suo creatore Rodrigo Alonso. Selk’bag è essenzialmente un sacco a pelo indossabile a forma umana, amato in tutto il mondo per il comfort, il calore e la versatilità. La nuova versione 5G Original è stata completamente riprogettata per la massima mobilità ed è caratterizzata da un nuova forma, stivaletti rimovibili ed una tasca a marsupio. Disponibile anche nella versione Lite o Kids.


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PRVKE BACKPACK Focalizzati su dove andare e lo zaino PRVKE si prenderà cura di tutto il resto. Che tu sia un fotografo, un viaggiatore, un esploratore di sentieri o un pendolare. Non farti ingannare dal design minimalista, questo zaino ha tutte le caratteristiche che servono: tre punti di accesso, tra cui uno laterale, laptop sleeve e camera cube removibile per contenere l’attrezzatura fotografica. All’esterno quattro punti di fissaggio, cinghia in vita rimovibile, cover antipioggia con storage dedicato.

THE SEA DART Sea Dart è una bella ed elegante canoa ibrida realizzata da Escobedo Boat Works e disponibile online via No. 4 St. James. La struttura in multistrato di Okoumé Joubert proveniente dalla Francia rende questa barca resistente per remare in correnti veloci o navigare in solitaria su acque tranquille. Con una lunghezza di 16 piedi ed un peso inferiore ai 55 chili è perfettamente proporzionata per il touring, il fitness ed abbastanza stabile per battute di pesca. Disponibile in tre finiture di colore (Oyster, Mist e Moon Dust) e con diversi accessori opzionali da scegliere.

ON RUNNING CLOUDVENTURE SHOES La prima linea di scarpe da trail running del pluripremiato marchio svizzero offre una vera alternativa in quanto a leggerezza e flessibilità, con ammortizzazione e grip senza precedenti. L’esperienza sviluppata ha permesso di creare quattro superfici antiscivolo di gomma, uniche nel loro genere, dotate di una tecnologia d’avanguardia. Nessun terreno è impossibile, anche nelle condizioni più impegnative. Quattro i modelli disponibili dove le versioni Midtop estendono lo strato interno fino alla caviglia per una protezione supplementare.

KAMP-RITE DOUBLE TENT COT Fondata nel 1999 con l’obiettivo di produrre soluzioni innovative ai problemi comuni, Kamp-Rite è leader mondiale nell’attrezzatura da campeggio offthe-ground. Questa tenda su piattaforma elevata a 30 cm da terra consente di dormire sonni tranquilli al sicuro da insetti, roditori, serpenti o semplicemente da terreni umidi e bagnati. Estremamente versatile, permette di essere convertita in sdraio per il relax diurno. La versione a 2 posti con telaio in fibra di vetro supporta un peso fino a 230 kg.

MSR GUARDIAN PURIFIER Il depuratore portatile più avanzato al mondo! Guardian Purifier Pump di MSR è dotato del sistema di depurazione dell’acqua più semplice e sicuro che ci sia. Sviluppato in collaborazione con esperti militari è ideale per affrontare le situazioni più disastrose che si possono incontrare nelle spedizioni o in viaggio. E’ in grado di rimuovere batteri, protozoi e germi virali dall’acqua più sporca. Il sistema brevettato di autopulizia purifica fino a 2,5 litri al minuto, è utilizzabile su quasi tutte le fonti senza uso di sostanze chimiche o batteriche ed ha una durata utile oltre 10.000 litri.

FJ43 THE ASPEN PROJECT Questo build molto speciale è l’ultimo capolavoro nato dal laboratorio di FJ Company, commissionato per essere in grado di far fronte sia ai rigori delle strade di Aspen, che alla comodità delle highway del Colorado. Il restauro completo, che ha di fatto segnato il debutto di FJC al SEMA di Las Vegas, si è basato su un Toyota Land Cruiser FJ43 del 1982. Oggi ospita un motore Toyota 1FZ da 4.5 litri in grado di sviluppare oltre 280 CV gestiti da un cambio a 5 marce FJ80 Toyota. Servosterzo, freni a disco anteriori, riscaldamento, aria condizionata ed altre caratteristiche distintive che includono un cluster digitale, un verricello Warn, fari personalizzati PIAA, sedili Recaro Speed, illuminazione ambiente a LED, Bluetooth e un sistema audio premium.

KAUFMANN MERCANTILE SNOW SLED Con così tanta plastica a basso costo in circolazione, volete mettere il fascino di una slitta in legno che rievoca le discese sulle colline dietro casa? Da Kaufmann Mercantile un bel oggetto regalo in legno di frassino rifinito con guide in alluminio. Robusto e destinato a durare stagione dopo stagione. Viteria in acciaio, cinghie in pelle regolabili e fibbie nichelate completano questo magnifico pezzo realizzato artigianalmente a New York City. Per i propri figli, o per chi è rimasto ancora bambino. Misure 112 x 46 x 14 cm.

ALPHA TINY HOUSE Abbiamo visto case mobili molto cool nel corso degli anni, ma niente batte questa Alpha Tiny House di New Frontier Tiny Homes, una piccola abitazione multifunzionale ottimamente pensata per massimizzare gli spazi con dettagli di tendenza che la differenziano da tante altre presenti sul mercato. Costruita utilizzando legno recuperato dai fienili, la residenza di 22 metri quadrati è piena zeppa di comfort, inclusa una vasca idromassaggio, angolo lavanderia, cucina completa di lavastoviglie, camera da letto a soppalco e tavolo a scomparsa in grado di ospitare fino a 8 persone.


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KARL LAGERFELD X FABER-CASTELL KARLBOX

PLURIMUS X OUR CULTURE THE NORTHLANDER JACKET

HEIMPLANET X GERMAN ROAMERS T-SHIRT

Stilisti come Karl Lagerfeld necessitano di strumenti di lavoro di altissima qualità, che costituiscano una solida base per la fioritura del potere creativo. La linea di prodotti Faber-Castell Art & Graphic raccoglie 255 anni di esperienza nello sviluppo e nella fabbricazione di prodotti esclusivi. Questo set, in edizione limitata a 2.500 esemplari, comprende 350 diversi strumenti da disegno, comprese le 120 sfumature di matite acquerellabili Albrecht Dürer.

Un’idea nata alcuni fa, con lo scopo di omaggiare la Svezia e i paesi scandinavi. The Northlander nasce dall’incontro con Fabio Cavina di Plurimus; un outerwear tecnico con una forte ispirazione militare. Interamente realizzato in Italia, in piccole quantità, utilizzando i migliori tessuti disponibili. L’audace giallo mimetico gli dona un atteggiamento urbano, ma è costruito per durare nel tempo, nelle peggiori condizioni atmosferiche.

E’ nella comunità di Instagram che Heimplanet ha conosciuto il collettivo German Roamers. Un lavoro che prosegue da molto tempo sul lato fotografico, e che ora si concretizza materialmente in una edizione speciale della t-shirt Coolever di Heimplanet, dotata di tecnologia per l’assorbimento dell’umidità. Una miscela di cotone, poliestere e spandex che asciuga molto velocemente e crea grande comfort.

FREEMAN X CRESCENT DOWN WORKS ARCTIC MOUTAIN PARKA Nasce a Seattle la collaborazione tra Freeman e Crescent Down Works, la company fondata da Anne Michelson nel 1974. Tra gli articoli proposti per la stagione FW 2016/2017 spicca questo mountain parka dalle prestazioni elevate per persone che conoscono il vero inverno. La parte superiore è realizzata con un tessuto impermeabile 60/40 cotone e nylon. Corpo in Pendelton Wool imbottito con piuma d’oca 700 fill. Polsini e chiusure rinforzate antivento.

ASKOV FINLAYSON X FROST RIVER COLLECTION Due marchi che sono la quintessenza del Minnesota - Askov Finlayson, clothing store di Minneapolis, e Frost River, storico produttore di borse trapper-style hanno unito le forze per creare una nuova linea di accessori in tela cerata. La gamma include uno zaino roll-top, una ventiquattrore, un duffel da viaggio e altri piccoli portaoggetti. E’ la prima volta in assoluto che Frost River utilizza questa pesante tela nera, unita ad inserti in pelle e bottoni in ottone massiccio. Una collezione costruita non solo per durare, ma per migliorare nel tempo.


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CLAE X JACKTHREADS STRAYHORN MID Il merchandise manager Michael Vincent ha lavorato con CLAE per creare due sneakers in lana del tutto uniche. La collaborazione unisce l’estetica moderna e pulita di CLAE con la visione di Vincent: creare delle opzioni di sneakers invernali. Tra i due modelli segnaliamo la Strayhorn Mid, un ibrido di molteplici calzature Clae che si ispira al classico sneakerboot . Ideale per l’uso quotidiano, ma anche facile da vestire in qualsiasi occasione.

FENTY X STANCE SOCKS BY RIHANNA Per la sua quarta collezione realizzata in collaborazione con il marchio di calze Stance, Rihanna esplora la sub cultura street-punk giapponese avvalendosi della collaborazione dell’illustratore Bijou Karman. La bellezza e l’eleganza dell’estetica tradizionale giapponese si contrappone al fenomeno streetwear e punk moderno dando vita a 9 modelli di calze. La palette colori gioca con il burgundy, il blue navy, il corallo e con tinte soft come il verde menta o il verde sorbetto.

MONSTER CHILDREN X STEPHANIE GILMORE #52 BOX SET Per coniare la collaborazione che ha portato Stephanie Gilmore come guest editor del numero 52 di Monster Children, nasce questo particolare cofanetto in edizione limitata curato dalla stessa campionessa australiana. Oltre alla nuova Issue, include una tracolla a scelta ed un set di plettri realizzati in collaborazione con Fender, un dad cap, un set di spille MC, carte da gioco e paraffina Sex Wax.

DANNER X NEW BALANCE DANNER LIGHT BOOTS Due pionieri dell’industria calzaturiera americana, Danner e New Balance, hanno unito le forze per questa collaborazione unica, il Danner Light Boot. Realizzato nella fabbrica di Portland, dispone di una robustezza senza pari e una suola Vibram destinata a durare nel tempo. Questo hiker prende in prestito la tavolozza dei grigi New Balance sulla tomaia in camoscio. Abbina inserti in cuoio e Cordura, e fodera impermeabile e traspirante Gore-Tex.

HURLEY X CHEVROLET COLORADO Z71 SURF TRUCK Progettato specificamente per i surfisti che vogliono raggiungere le spiagge più remote. Questo concept svelato al SEMA di Las Vegas comprende un rack personalizzato completo di tavole Pyzel, un copriletto in stile Bimini, sistemi di stoccaggio Thule per stendere le mute ad asciugare, sedili rivestiti in Ventiprene (un materiale traspirante e resistente all’acqua). Monta sospensioni e scarichi personalizzati, luci off-road, ruote da 17 pollici con pneumatici Goodyear DuraTrac ed è rifinito con una vernice Seafoam Green.


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JACOB & CO. X COLETTE SF24 WATCH Colette, il negozio cult di Parigi che ospita un’incredibile selezione di merchandise, marchia con il proprio nome questa edizione del modello SF24 di Jacob & Co., brand che da oltre un quarto di secolo crea orologi rivoluzionari. L’SF24 è così chiamato per gli Split Flap ispirati ai pannelli informativi meccanici degli aeroporti e delle stazioni ferroviarie. Mostra l’ora locale di 24 città attraverso la semplice pressione di un tasto e visualizza due fusi orari simultaneamente. Per chi è sempre in viaggio.

SHINOLA X BENCHMADE CUSTOM 485 VALET KNIFE

FINLAY & CO. X GLENMORANGIE ORIGINALS CASK SUNGLASSES

Da Detroit ad Oregon City, Shinola mette la firma su questa versione personalizzata del coltello da tasca più recente di Benchmade. Caratterizzato da meccanismo di bloccaggio brevettato AXIS, lama in acciaio M390, viteria in acciaio inox su un manico Dymondwood con venature e tonalità che fanno di ogni singolo coltello un pezzo unico. La clip da tasca può essere spostata sul lato opposto.

Finlay & Co. e Glenmorangie, ovvero il mondo della moda e quello del whisky scozzese. Due marchi che condividono una profonda affinità con il legno, si sono uniti per creare una serie limitata di occhiali da sole. Basati sulla popolare forma del Ledbury, sono realizzati artigianalmente in Bretagna utilizzando un rigoroso processo artigianale in 16-step a partire delle vecchie botti di rovere americano.

BURTON X JACKTHREADS YEAR TWO COLLABORATION THE JAMES BRAND X NORTH DRINKWARE THE BLACK BOX All black, all custom. The James Brand e North Drinkware si sono uniti per offrire un kit in edizione limitata a soli 50 esemplari. Ogni kit include una edizione limitata del coltello best-seller County con manico in White Oak, e due Oregon Black Tumblers. I bicchieri da 8 oz. in vetro fumé scuro presentano la sagoma del Monte Hood. Ogni kit viene confezionato in una scatola di legno personalizzata.

L’influenza del cosiddetto stile “heritage” è in costante ascesa. Con l’afflusso di camicie a quadri, stivali da lavoro e denim con cimosa arriva una nuova interpretazione di ciò che significa American Classic. E di ciò che può essere. La seconda capsule Burton x JackThreads non è altro che l’applicazione di dettagli funzionali a materiali di ispirazione tradizionale. Avendo libero accesso ai tessuti e alle tecnologie Burton, il team JackThreads ha mescolato i colori della terra a texture ricche e innovative. Interpretazioni giapponesi dello stile americano.



7 N OTI Z I E DA L M O ND O GR E E N B Y D AV I D E F I O R A S O

LEGAMBIENTE LANCIA L’APPELLO CONTRO LA PLASTICA NEL MEDITERRANEO Il materiale più diffuso tra i rifiuti che infestano il mar Mediterraneo è la plastica. Lo denuncia il Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (UNEP) e lo conferma l’attività di monitoraggio di Legambiente. Attività che negli anni ha coinvolto otto paesi costieri (Algeria, Croazia, Grecia, Italia, Portogallo, Spagna, Turchia e Tunisia) nella raccolta dei rifiuti nei mari e sulle spiagge evidenziando, in particolare, la presenza delle buste di plastica che costituiscono il 16% di tutti i rifiuti individuati. Ulteriori stime internazionali parlano addirittura di 25 milioni di sacchetti ogni mille chilometri di costa. Durante l’ultima conferenza sul clima di Marrakech, Legambiente ha lanciato l’appello di estendere la messa al bando delle buste di plastica (già in vigore in Italia, Francia e Marocco) a tutti i Paesi che si affacciano sul Mediterraneo.

VISSLA ECO SEAS WETSUIT Vissla è lieta di annunciare la nuova Eco Seas Wetsuit, la muta da surf con una coscienza ambientale priva di tessuti a base di petrolio. Eco Seas è sviluppata in collaborazione con Sheico utilizzando materiali e tecniche di produzione ecostenibili. Dopo anni di sviluppo Sheico ha finalizzato NaturalPrene, un materiale naturale derivato dagli alberi della gomma che sostituisce il neoprene tradizionale. Il processo di laminazione con collanti Aqua-A è completamente esente da solventi e senza sostanze chimiche nocive. La plastica riciclata utilizzata per i jerseys completa una delle mute più flessibili ed ecocompatibili sul mercato. Eco Seas Wetsuit è disponibile online dal 16 novembre 2016 in una versione 3/2,5 mm adatta per un temperatura dell’acqua da 10 a 16°C.

PATAGONIA – BLACK FRIDAY: VENDITE RECORD A BENEFICIO DEL PIANETA

ADIDAS PRESENTA LA PRIMA SCARPA AL MONDO IN BIOSTEEL È simile alla tela tessuta dai ragni, per resistenza ed elasticità, è morbida al tatto ed è completamente biodegradabile, eppure è artificiale. Parliamo di Biosteel, una fibra ad alte prestazioni che replica la seta naturale, sviluppata dall’azienda tedesca di biotecnologie AMSilk. L’innovativa calzatura, costruita con biopolimeri di seta, è stata presentata lo scorso 17 novembre in occasione della Biofabricate di New York, summit annuale dedicato alla biotecnologia e ai nuovi materiali. La scarpa, chiamata Futurecraft Biofabric, presenta una tomaia composta interamente da Biosteel e garantisce un miglioramento nelle prestazioni con un occhio di riguardo alla sostenibilità ambientale. La fibra utilizzata è il 15 per cento più leggera delle tradizionali fibre sintetiche ed è il prodotto completamente naturale più resistente.

In occasione del Black Friday 2016, Patagonia aveva annunciato che avrebbe devoluto il 100% delle vendite a livello globale ad associazioni non-profit di attivisti ambientalisti che lavorano alla tutela di aria, acqua e suolo a beneficio delle generazioni future. La risposta è andata ben oltre le aspettative, con vendite che in un solo giorno hanno raggiunto la cifra record di 10 milioni di dollari, contro previsioni che si aggiravano intorno ai 2 milioni. Il generoso gesto d’amore compiuto nei confronti del pianeta ha permesso di devolvere questa somma a centinaia di piccole organizzazioni di attivisti ambientalisti che operano in tutto il mondo. Molti di questi gruppi, poco noti ed esterni ai circuiti tradizionali, avranno una concreta possibilità in più di fare la differenza.


7 N OTI Z I E DA L M O ND O GR E E N B Y D AV I D E F I O R A S O

ECOBNB - TROVA IL TUO ALLOGGIO ECOSOSTENIBILE

IL SORPASSO STORICO DI COPENAGHEN: PIÙ BICI CHE AUTO

Ecobnb è un’avventura intrapresa per cambiare il modo di viaggiare, per far emergere, mettendole in rete, le possibilità di turismo rispettoso dell’ambiente, dell’economia e delle comunità locali. Tutto è iniziato qualche anno fà con ViaggiVerdi, la community italiana dedicata al turismo sostenibile. Il progetto è diventato Ecobnb grazie al finanziamento Seed Money 2014 di Trentino sviluppo e al co-finanziamento Europeo EcoDots dedicato a progetti di turismo sostenibile. Su Ecobnb.it si potrà trovare ogni sistemazione ecofriendly, dalla casa sull’albero all’hotel sostenibile, dall’albergo diffuso negli antichi borghi italiani all’igloo tra i ghiacci, dall’agriturismo biologico immerso nella natura al rifugio di montagna a zero emissioni, come il Monte Rosa Hutte, il Bivacco Gervasutti o il Rifugio Grand Tournalin.

Le biciclette sorpassano le automobili. Succede in Danimarca, a Copenaghen. Stando a quanto rilevato dai contatori installati nelle strade dalla municipalità, lo scorso anno il numero di biciclette in circolazione ha superato quello delle automobili. In cifre: 265.700 due ruote a pedali contro 252.600 quattro ruote a motore. Un sorpasso storico, ma non inatteso. Nel 2015 il traffico delle bici nella città della Sirenetta è cresciuto del 15%, quello delle auto è sceso dell’1%. Una tendenza che viene da lontano, dagli anni 70, quando le auto erano quattro volte più numerose delle bici, e che non si è mai fermata: negli ultimi 20 anni il traffico delle due ruote in città è cresciuto del 68%. All’origine del sorpasso c’è una predisposizione della popolazione alla mobilità sostenibile e leggera, ma soprattutto forti investimenti pubblici.

NET - LA SELLA RIVOLUZIONARIA DI SELLE ITALIA NET - la sella rivoluzionaria realizzata da Selle Italia e destinata a cambiare per sempre il mondo delle selle urban - ha vinto il premio come Prodotto Green dell’anno a Cosmobike 2016. Più leggera, più comoda, più traspirante, ma anche ecosostenibile, profumata e dotata di stile per differenziarsi da tutte le altre selle in commercio. Composta da tre strati caratteristici a nido d’ape - la calotta, l’imbottitura e il rivestimento in materiale termoplastico - la sella NET è totalmente riciclabile e assemblata a incastro, senza l’uso di colle o altri equivalenti tossici. Questa rivoluzione produttiva è resa possibile grazie ad un nuovo processo robotizzato che riduce l’impatto ecologico. L’intera produzione è 100% Made in Italy, e realizzata in uno dei più prestigiosi distretti di produzione sportiva del mondo.


AIRBAG

BY ELISA MARIA FERRARIS

Chi vive l’alta montagna pretende dalla propria attrezzatura il meglio delle performance e del comfort e proprio per questo Mammut non smette mai di rinnovare le proprie linee, sempre alla ricerca di una perfetta ottimizzazione. Il presupposto è uno solo: la passione per lo sci-snowboard alpinismo e per le discese in neve fresca non deve essere affrontata con leggerezza. Il segreto è non sottovalutare mai la montagna e farsi trovare sempre pronti ad ogni evenienza, rischio o pericolo. Per le nuove generazioni infatti fare esperienza è fondamentale e iniziare un percorso di avvicinamento al freeride accompagnati

da una guida alpina è d’obbligo. Ad oggi i sistemi di protezione hanno raggiunto notevoli traguardi e con l’avvento degli airbag si è ridotto al minimo il rischio di seppellimento in caso di emergenza durante una valanga. E’ riscontrato infatti che il tasso di mortalità delle persone che indossano un airbag si riduce della metà. Mammut riconosce l’importanza di tutto ciò e nella nuova collezione di zaini airbag viene mantenuto il prestigio dei materiali e delle prestazioni riducendo drasticamente il peso e integrando il nuovo sistema airbag 3.0. Piccolo e leggero, è un peso piuma da portare durante le giornate in neve fresca, perfetto per le salite e le discese in ogni condizione. Niente più scuse quindi per non utilizzare gli zaini Mammut in fuoripista, realizzati con l’obiettivo di salvarvi la vita. La scelta è molto varia e nello specifico Mammut prevede diversi modelli nella collezione, così che ogni appassionato possa trovare lo zaino più congeniale. Con la nuova linea e le nuove tecnologie infatti tutti gli zaini Mammut sono diventati molto più comodi e non è un caso se questa attrezzatura convince sia i freerider più estremi che i normali escursionisti.


AIRBAG 3.0

LIGHT PROTECTION AIRBAG 3.0 Un angelo custode in formato 3.0, uno zaino leggero nonostante i suoi 30 litri di volume, il Light Protection è provvisto di ampio spazio per l’attrezzatura necessaria nei viaggi di sci e snowboard alpinismo. In caso di emergenza, l’airbag si apre e protegge le zone della testa, del collo e del torace. Proprio grazie al sistema airbag rimovibile, risulta essere uno zaino perfetto anche durante il periodo estivo. Le caratteristiche tecniche sono delle più avanzate: possiede un telaio in alluminio per un ottimale controllo del carico, uno schienale termoformato per il massimo del comfort, un pratico comparto frontale per attrezzatura antivalanga come pala e sonda, presenta un fissaggio per sci, snowboard, piccozza e bastoncini. E’ infine compatibile con il sistema di idratazione.

RIDE REMOVABLE AIRBAG 3.0 Zaino funzionale dal volume di 28 o 30 litri con sistema Removable Airbag di Snowpulse. E’ uno zaino versatile, offre infatti la possibilità di fissaggio dell’attrezzatura e l’integrato sistema antivalanga Airbag 3.0 convince per la sua leggerezza, affidabilità e per l’efficiente maneggevolezza. Infatti, tirando la maniglia fissata sulla bretella, si innesca la cartuccia ad alta pressione che in meno di tre secondi riempie l’airbag di forma quadrata. Un perfetto salvavita dai dettagli tecnici importanti: cinghia di sicurezza sulle gambe, etichetta SOS con istruzioni d’emergenza, compatibile con tutti i sistemi di idratazione, fissaggio per sci e snowboard, due fissaggi per piccozze, cinghie di compressione laterali.

ULTRALIGHT REMOVABLE AIRBAG 3.0 Con il nuovo sistema rimovibile 3.0 il nuovissimo Ultralight Airbag pesa solamente 1500 grammi, uguale a una bottiglia da 1,5 litri. Basti pensare che questo zaino senza il sistema airbag 3,0 pesa solo 500 g! Perfetto per l’utilizzo nel mondo dello scialpinismo dove si sa che anche i minimi grammi contano molto durante la risalita. Nonostante la leggerezza questo zaino offre tutti i dispositivi necessari e il sistema airbag garantisce la stessa e fondamentale sicurezza come avviene in altri zaini airbag Mammut. L’ airbag infatti offre un perfetto galleggiamento e mantiene la testa del travolto da valanga emersa dalla superficie della neve. L’airbag può essere rimosso in qualsiasi momento e può quindi essere utilizzato come zaino normale per escursionismo e alpinismo. Presenta cinghia di sicurezza sulle gambe, fissaggio per sci diagonale e fissaggio per piccozze/bastoni, accesso al reparto principale con cerniera nello schienale e un utile cuscino per schiena rimovibile e utilizzabile come cuscino per sedersi.


GIALDINI SHOP Via Triumplina, 45 – 25123 Brescia www.gialdini.it wwwvendita@gialdini.it

ITW DENIS PICCOLO

PARLAMI DI QUANDO E PERCHÉ A NATO GIALDINI. La ditta Gialdini nasce nel 1859 come ingrosso di ferramenta (il primo nella città di Brescia) ad opera della mia bisnonna, il sui cognome era appunto Gialdini, la quale si sposa con Giuseppe Massardi (questo è il nostro cognome di famiglia). Negli anni ’40, la Gialdini viene lasciata in eredità a mio nonno Piero facendola diventare una SPA. Successivamente, fine anni ’60 inizi anni ’70, mio padre Tony apre il ramo d’azienda commercializzando accessori e articoli per il campeggio e il giardinaggio. Qualche anno più tardi, ancora mio padre si stacca dalla ferramenta e fonda la Garden Camping Gialdini Srl in una sede ad essa dedicata. Nel 1989, l’attività della Srl viene trasferita nell’attuale sede, nello stesso momento viene assunto Enrico Foccoli come responsabile del reparto montagna. Enrico vanta anni di esperienza nel campo grazie al lavoro praticato da anni presso un negozio di riferimento del settore. L’unione del know how di Enrico per la montagna con quello di mio padre per il campeggio fa in modo che già in quegli anni nel nostro negozio si parlasse di Outdoor. Non a caso, 2 anni fa abbiamo ricevuto il premio come Negozio Storico Outdoor dall’Italian Outdoor Group presso la fiera Ispo a Monaco. CHE SIGNIFICATI RACCHIUDE PER VOI LA PAROLA OUTDOOR? Outdoor per noi racchiude tutte le attività sportive e non all’aria aperta: dal trekking all’arrampicata, dalla bicicletta al camping. L’outdoor è anche uno stile di vita basato sul rispetto dell’ambiente da vivere a stretto contatto con il proprio corpo.

QUALI SONO E DA DOVE NASCONO LE VOSTRE PASSIONI? La nostra passione nasce dai viaggi africani di mio padre Tony avvenuti negli anni ’80: carovane di camper in viaggio nei deserti africani. QUANDO CHIUDETE LA SERRANDE COME AMATE PASSARE IL VOSTRO TEMPO? Tutti i ragazzi che lavorano nel nostro negozio praticano attività outdoor: corsa su strada e su sentiero, bicicletta, trekking, sci pista e sci alpinismo. E’ ovviamente difficile coniugare sport, famiglia e lavoro ma ci inventiamo i momenti più strani della giornata per praticare le nostre attività preferite. Non è un caso, ad esempio, che personalmente esco a correre la sera quando le mie figlie sono andate e dormire! Inoltre, quando le condizioni meteo lo permettono, battezziamo una sera la settimana per praticare lo sci alpinismo notturno con clienti e amici. QUALI SONO I VOSTRI INVESTIMENTI NELL’OUTDOOR? Investimenti particolari, in questo momento di crisi economica e di mercato alquanto incerto, è consigliabile non farne… Diciamo piuttosto che abbiamo grandissima credibilità da parte dei nostri fornitori ai quali devo riconoscere massima disponibilità nel supportarci nelle varie iniziative. Di quest’anno, i nuovi shop in shop di Patagonia e Salewa. Reputiamo importante dare spazio alle aziende che si dimostrano collaborative e che credano nella nostra attività. QUANTO CREDETE NELLA VENDITA ONLINE E QUANTO NEL CONTATTO CON IL PUBBLICO? Purtroppo, e sottolineo purtroppo, anche noi ci siamo dovuti calare nel


mondo web: ci reputiamo “all’antica” nel senso che preferiamo guidare il cliente nella scelta del prodotto migliore per le sue richieste piuttosto che inserire degli articoli on line ed abbandonare il consumatore nella scelta. Diciamo che il mondo web ti permette di arrivare anche alle persone lontane dalla tua zona e che, difficilmente, vengono in negozio. Io per primo, nelle vesti di consumatore, preferisco frequentare i negozi fisici instaurando pertanto un rapporto con il venditore scambiando pareri e chiedendo consigli. COSA NE PENSI DELL’UTILIZZO DEI CAPI NATI PER ATTIVITÀ OUTDOOR NELLA VITA DI TUTTI I GIORNI? Sempre più i clienti utilizzano i capi nati per attività outdoor nella vita quotidiana. I motivi sono semplici: le caratteristiche dei capi tecnici sono di gran lunga migliori rispetto a quelle dei normali capi di abbigliamento il cui rapporto qualità prezzo non sempre è giustificato. Le vestibilità e le linee dei capi tecnici sono molto migliorate rendendole accattivanti anche nel loro look. Nell’ottica di spendere meno, il cliente anziché comprare una giacca per camminare in montagna e una per la città, optano per acquistarne una che vada bene in tutti gli utilizzi. TENDENZE DEL MERCATO MODERNO? Qui mi permetto una piccola polemica: sempre più i nostri fornitori, che dovrebbero esclusivamente produrre, si propongono anche nella vendita diretta al consumatore finale diventando così nostri concorrenti. E la loro presenza è sia fisica (vedi negozi monomarca, talvolta presenti negli Outlet Village) sia on line, e spessissimo si offrono con

promozioni per noi inaccessibili. Questo lo ritengo poco corretto nei nostri confronti. IL PUNTO DI FORZA DEL VOSTRO SHOP? Il nostro punto di forza è il servizio al cliente: per noi è fondamentale contrastare la concorrenza del mercato on line offrendo consulenza e assistenza al nostro cliente. Inoltre, offriamo un assortimento di prodotti tale da permette al cliente di scegliere il meglio per poter affrontare le proprie esperienze. I 5 BRAND PRINCIPALI CHE PROPONETE NEL VOSTRO SHOP? Difficile dire i 5 brand principali in quanto abbiamo fatto una netta selezione battezzando quelli con i quali lavoriamo meglio. Questi sono: Salewa, Patagonia, The North Face, Crazy Idea, Vaude, CMP, Atomic, Head, Scarpa, La Sportiva, Garmin. PROGETTI FUTURI? Riuscire a mantenere e migliorare il nostro posizionameto sul mercato nei prossimi anni. Lo dico sempre: la mia generazione (ho 42 anni) ha l’onere di passare indenni l’attuale crisi economica… se riusciremo nell’intento, da quel momento non temeremo più nessun’altra cosa!!!! IL TUO SOGNO NEL CASSETTO? Mi sento gratificato sia nel privato che nel professionale. Se proprio devo trovare qualcosa di migliorabile, sicuramente dico che la società sarebbe migliore se abbassassimo anche di poco il livello di stress quotidiano!!!


L’ALTRO SPORT Via F.Frasi 41 Piacenza 0523.38.58.27 valentina@altrosport.it info@altrosport.it

PETZL TIKKA

LA SPORTIVA TRANGO CUBE GTX

BY DENIS PICCOLO

PATAGONIA REFUGITIVE

They Wear è una rubrica nata per mostrare una selezione di outfit scelti da i più importanti e influenti negozi del settore outdoor, i responsabili di reparto vi consiglieranno le loro migliori scelte e preferenze per affrontare qualsiasi avventura. Pronti? Si parte!

COLUMBIA MIDWEIGHT STREATCH

ARC’TERYX FISSION

ARC’TERYX GAMMA-AR

PATAGONIA SNOW DRIFTER 30L

PATAGONIA NANO PUFF

I’M SPORT LIVIGNO Via Ostaria, 210 Livigno SO 0342 997722 www.imsport.it store@imsport.it

PATAGONIA DOWN VEST

SHERPA HAND MADE

PATAGONIA NANO AIR

ARC’TERYX BETA

ARC’TERYX BORA

GARMIN VIRB ULTRA 30

SONY A 7 II

ARC’TERYX ALPHA

PATAGONIA SIMUL ALPINE

SHERPA SHIRT

SILVERSKIN


BY DENIS PICCOLO

BERGANS KONGSBERG

THE NORTH FACE THERMOBALL PLUS

CRAZY IDEA AIRBORNE

L’isolamento PrimaLoft Gold Insulation Active lavora alla perfezione da solo e come strato intermedio. Il PrimaLoft Gold Insulation Active è progettato per le avventure di grande impegno e fornisce elevata traspirabilità e calore.

Versatile strato di peso medio, spesso ma comprimibile, offre calore costante anche da bagnata, l’ideale e può essere ripiegata comodamente nella sua stessa tasca.

Protezione al top del tessuto Polartec NeoShell, il tessuto impermeabile più traspirante sul mercato. Rende la giacca completamente impermeabile e altamente traspirante, garantendo al contempo libertà di movimento e grande comfort.

THE NORTH FACE FUSEFORM BRIGANDINE 3L

MAMMUT STONEY HS

NORRONA LOFOTEN

La leggera tecnologia FuseForm elimina le cuciture per una maggiore mobilità e resistenza alle abrasioni. La tecnologia DryVent respinge l’umidità esterna e allontana quella interna.

Materiali tecnici di qualità, ventilazione ascellare, un cappuccio staccabile e una gonna neve fanno di questa giacca un elemento essenziale sia sui percorsi che nei fuori pista.

L’isolamento in PrimaLoft Silver rende il capo leggero e caldo allo stesso tempo. Nessuna cerniera sotto le braccia per un capo più morbido, più leggero e più comprimibile.

DOLOMITE SAPPADA

TRESSPASS CASTOR

CAMP CLOUD

Reversibile e completamente impermeabile su entrambi i lati. Le cuciture nastrate, il tessuto water repellent garantiscono l’impermeabilità fino a 1000 colonne d’acqua.

Giacca idroreppellente elastigizzata con l’avanzato Recco –System. L’impermeabilita’ 20000 mm e le cuciture nastrate permettono una massima protezione mantenendo un alto livello di traspirabilita’.

E’ il capo per chi vuole essere sempre sportivo – in montagna, nel tempo libero, a scuola e al lavoro – grazie alla qualità Essential accessibile a un prezzo conveniente.


TXT ELISA MARIA FERRARIS


La Bandit 2 firmata Under Armour è una scarpa da running con un appoggio naturale che garantisce massimo del comfort e dell’efficienza sfruttando innovazione e ricerca nel prodotto, per offrire ai runner dal peso contenuto una scarpa leggera per correre a lungo. Il feeling di leggerezza e comfort sulla distanza è infatti grandioso. Tecnicamente, la costruzione in mesh della parte superiore per contenere il peso, combina calzabilità superiore e traspirabilità. Grazie alla clip sul tallone il piede non ha la sensazione di uscire dalla sua sede in caso di movimenti laterali. L’ammortizzazione sviluppata da Under Armour si chiama Charged, ovvero il bilanciamento tra restituzione forza e morbidezza, molto apprezzata dai consumatori. Per i runner con un peso maggiore Under Armour consiglia la Gemini, con una tomaia più strutturata che aiuta i runner di stazza più grande a sentirsi protetti. Per i pronatori invece, la collezione prevede il modello Europa, che ha una struttura di rinforzo per chi appoggia il piede all’interno. “Under Armour si è affermata come leader nelle esecuzioni sul breve periodo di tempo e non abbiamo nessuna intenzione di rallentare” afferma Fritz Taylor, Vice Presidente Running Footwear in Under Armour. “Attraverso l’innovazione continua, l’assunzione di rischi in fase di sviluppo e la progettazione dei nuovi materiali, abbiamo co-

struito un modello di scarpe performanti che parla ad una comunità di runner globale, e che continua a spingersi verso nuovi confini innovativi”.Entrando nel dettaglio specifico della costruzione, la tomaia melangiata è leggera, traspirante ed estremamente flessibile. Il tallone interno si presenta senza cuciture per una calzata stabile e anatomica modellata su tutta la lunghezza del piede. Cuciture impercettibili realizzate a ultrasuoni con nastro Bemis favoriscono una calzata aderente, stabile e confortevole. Il contrafforte esterno è ben saldo per avere maggiore supporto e stabilità della parte posteriore del piede. La particolare struttura della linguetta si collega alla tomaia per rimanere aderente e migliorare ulteriormente la calzata. Il sottopiede Micro G sagomato si adatta alla forma del piede per un’ammortizzazione e una calzata ottimali. La soletta Charged Cushioning in due pezzi è più compatta sotto il tallone e più morbida sotto l’avampiede per una combinazione di supporto e comfort creata per garantire prestazioni ottimali. La suola in gomma assicura pieno contatto con il suolo e presenta profonde scanalature flessibili per maggiore elasticità nei punti più strategici. Infine, la gomma altamente resistente all’abrasione applicata alle aree del tallone soggette ad un uso più intenso garantisce maggiore durabilità. Differenziale: 10 mm. Peso: 280 g


INSIDE

OROBIE T X T A N D P I C S D AV I D E F I O R A S O

37 anni di vita senza aver mai visto Bergamo prima. Guidando lungo l’autostrada A4, è chiaramente comprensibile il rapporto che unisce questa città alle sue montagne. Una lunga giogaia si apre dietro le mura del borgo antico, rimarcando il deciso peso dell’ambiente montano nella dimensione territoriale del capoluogo. Ancora di più, se si inizia a risalire le due maggiori vallate d’accesso alle Prealpi, la Brembana e la Seriana. Una lunga tradizione alpinistica ed escursionistica, sottolineate da una sezione CAI fra le maggiori d’Italia e una pubblicazione mensile che ha preso in prestito il nome di queste montagne: Orobie. Le Orobie, luoghi fantastici e puri, come la loro gente. Luoghi incontaminati che conservano ancora una bellezza primordiale. Luoghi dove il passato è presente e le tradizioni sono valore tangibile. Terre di cultura, lavoro e sport. Terre severe, ma soprattutto terre di passione per la montagna. Terre a cui l’industria ha chiesto tanto, forse troppo, ma terre che possono dare ancora tanto, soprattutto a chi le vuole scoprirle per quelle che sono: luoghi unici. Due anni fa, Spiagames Outdoor Agency ha voluto far nascere un evento capace di coinvolgere l’intero territorio di Bergamo e la sua gente. Una manifestazione internazionale, un’avventura impegnativa, ma al tempo stesso esaltante che può già vantare numeri importanti: 34 Nazioni partecipanti, quasi 1000 atleti iscritti e 700 volontari coinvolti. I bergamaschi hanno accolto con entusiasmo questo progetto, confermando che la passione per la montagna ed il proprio territorio ha radici profonde.

A cena conosco Jens, giornalista tedesco con una vasta esperienza di Ultra Trail e diverse partecipazioni alla Gore-Tex Alpine Run. Alle 10 di sera l’imponente Torre medievale fa sentire i suoi 100 rintocchi, in ricordo di quando venivano chiuse le porte della città. “Remember. Tomorrow we must be here before the bells” – afferma Jens. Non sarà così per entrambi, ma per un pò, ci avevo creduto.

Ho solo voglia di partire, di far girare le gambe, di lasciarmi questa massa vociante alle spalle e conoscere posti nuovi, lontano dalle amate Dolomiti. Ho sete di paesaggi, di laghi, di alpeggi, di discese infinite. Ho sete di natura. A Carona la partenza è esplosiva. Dalle terrazze e dai bar è un circo di campanacci, mestoli e pentoloni. Dio quanto mi piace. Vorrei fare un altro giro del lago per rivivere il momento, ma è già tempo di imbottigliarsi a zig zag sul sentiero 211 che porta al Rifugio Laghi Gemelli. Sorpassi e controsorpassi, sotto un bellissimo bosco di abeti fino alla diga del Lago Marcio. Salendo al Passo Gemelli se ne vanno i primi 10 km e i primi 1000 m di dislivello. La proporzione non fa una piega. Quassù è una bolgia di pazzi. Trombe, cori da stadio, incitamenti e pacche sulle spalle. Con i decibel che aumentano al passaggio di ogni bella donna. Anche senza volerlo, si viene sospinti dal calore della gente. E’ una goduria e non si può che restare ammaliati da questo specchio d’acqua racchiuso tra il Pizzo Farno, il Monte Spondone, il Pizzo del Becco. Ora giù veloci fino all’Alpe Corte. E’ un discesa tecnica, si scivola, ci si diverte. Faccio a gara con Christian Andersen, danese come il celebre Hans. Quando il sentiero spiana mi batte la mano dicendomi: “oh my God, crazy downhill”.

Alle sei e mezza di mattina siamo sul Sentierone, diretti verso le navette che ci porteranno a Carona, in Alta Val Brembana. 350 anime, pronte ad accogliere 723 trailer. In paese gli striscioni ricordano che qui, il 30/31 Luglio, passerà l’Orobie Ultra Trail, a dimostrazione del senso di coinvolgimento voluto e sostenuto dall’organizzazione. Raro e non scontato, come solo gli eventi di grande livello sanno fare. Ritiro il mio panino al prosciutto dal banco degli affettati, e raggiungo il Bar Pineta per la spunta dei pettorali, dove vinco l’ennesimo controllo del materiale obbligatorio (così si fa!). Sono incredibilmente pacato e rilassato, libero da ogni pensiero.

Al Rifugio Alpe Corte il primo ristoro Heavy. Un po’ di frutta, una manciata di orsetti Haribo e via in direzione Valcanale tra l’ennesimo bagno di folla. Accellero la corsa solo per fare un po’ di scena. Sentiero CAI 218, il profilo altimetrico risale: Lago Branchino, l’omonimo Passo, la conca di Corna Piana e la Valle del Mandrone. E’ il Sentiero dei Fiori Alto, sulle falde del Pizzo Arera, dove la varietà naturale crea un vero e proprio giardino botanico ad alta quota con infiniti boccioli multicolore affioranti dai basamenti calcarei. La mia curiosità onnivora mi suggerisce di aguzzare la vista e allertare i sensi ad ogni curva. Cercando di cogliere e di cogliere in fretta. Lo strappo sul ghiaione mi fa perdere posizioni, ma

Lascio il cuore pulsante della vita commerciale diretto al Palanorda per il ritiro del pettorale. Il race office mette subito in chiaro un’aspetto organizzativo curato nei minimi dettagli. Non perdo un solo attimo e mi incammino verso la Città Alta, “un borgo antico che sembra un angolo di Toscana”. Piazza Vecchia è un gioiello dell’architettura rinascimentale - “una delle piazze più affascinanti al mondo“ - scriveva Le Corbusier - “non si può più toccare neppure una pietra, sarebbe un delitto”. Domani il viaggio finirà qui, sul palco, tra le arcate cinquecentesche del Palazzo della Ragione.


è solo questione di arrivare al Rifugio Capanna 2000 per rivedere i soliti volti che mi hanno accompagnato in questi primi 20 km. Il paesaggio è ricoperto dalle nuvole, la temperatura scende, l’aria è frizzante. Check point e ristoro al coperto, è come rinascere. Dal rifugio una breve discesa in direzione Camplano e poi ancora su, inesorabilmente, verso il Monte Grem. Forcella, Bivacco Mistri e Baita di Mezzo; giù tutta fino alla base vita del Passo di Zambla, 30mo chilometro. Neanche al passaggio di Pantani sul Passo Sella (3 Giugno 1998) le strade erano così affollate. Ennesimo chapeau. Il volontario punta il dito, altro controllo materiale obbligatorio. E’ ora di cibo solido, pasta in bianco abbondante formaggio, grazie. Salto il caffè e riparto lungo la sterrata in direzione del Monte Alben. Sulla carta la salita che più temevo, una sagoma inconfondibile, verticale, che si staglia da chilometri. Salgo rapidamente un primo tratto nel bosco e incontro nuovamente Christian Andersen seduto sotto un albero - “I took a few minutes to reflect” - mi dice. Gli chiedo se vuole riflettere con me mentre saliamo e si riparte. Nel vallone ritrovo anche Marco, autoctono. Nei pressi di Zambla aveva esclamato: “l’Alben dopo me lo mangio!”. Lo avevo guardato con occhi sbarrati, prima di realizzare che l’Alben non era una barretta energetica o una marca di gel. Col dei Brassamonti, aria freschissima e si continua a mezzacosta puntando dritti al Passo della Forca. Marco se ne va, ha deciso che l’Alben era la sua Cima Coppi, ma lo ritroverò a Selvino. Siamo solo a metà, e quasi 3000 metri di dislivello se ne sono andati. Da Baita Piazzoli altri 15 km di costanti sali-scendi: Passo Barbata, i piedi del Monte Suchello, Forcella d’Aviatico. E’ come se ci fossimo proiet-

tati in un’altra gara. Siamo scesi da un arco ampio ottanta chilometri; di cime, di creste, di vallate, di pascoli, di foreste, di boschi, di ambienti naturali di straordinario valore, e qua e là alpeggi, cascine, borghi, rifugi. Siamo entrati nel cuore delle Prealpi Orobiche, tra i sentieri dell’altipiano, dove ampie ondulazioni precedono la pianura. Mi fa compagnia Istvan, un rumeno con 90 cm di spalle che non vorrei mai incontrare di sera nel bosco. Arriva dalla lunga, ha più di 100 km nelle gambe, ma in discesa saltella ancora come un capriolo. “Fai strada” mi dice. Non oso controbattere e cominciamo a superare. Il Monte Poieto doveva essere una banalità, ma sembra non arrivare mai. Giungo all’ora dell’aperitivo, c’è una luce bellissima, le cabine biposto rosso brillante, il verde intenso dell’erba e un meraviglioso affaccio sulla vallata sottostante. Vorrei farmi rapire dalla zona relax ma non posso, e punto in direzione Cornagera. Cantul, Aviatico e arrivo a Selvino pronto per lo struscio cittadino tra le vie del centro. 50mo chilometro, altro ristoro Heavy, altro piatto di pasta. Riparto in compagnia, ma nella salita asfaltata verso Salmezza decido di accellerare il passo e perdo i miei compagni. Mi guardo indietro, Selvino è già

lontana e la luce inizia a scendere. E’ la quiete più assoluta e finalmente si torna sullo sterrato. Saluto Cinzia Bertasa in modalità pic-nic invidiando tantissimo la sua fetta d’anguria. Si scollina sotto i 1000 m di altitudine, mi godo 30 secondi di tramonto e giù per un’altra discesa tecnica: Costone, Filaressa e forcella Monte di Nese. E’ ora di recuperare la lampada frontale. E’ una corsa a singhiozzo, su sentiero sconnesso e radici infami. E mi ritrovo di nuovo solo. Eravamo un gruppetto di 4 o 5 persone, nessuna parola, nessun fiato; ed improvvisamente il buio del bosco sembra averli inghiottiti tutti. Cerco di mantenere una progessione lenta e costante, ma non è facile. Ad ogni curva cala lo stimolo e calano le gambe. A Canto Basso fortunatamente arriva Mauro, Runners Bergamo, e mi attacco al suo treno. Se non si fosse fermato due ore e mezza a Selvino per problemi di stomaco sarebbe già sotto la doccia. Ci alterniamo, il ritmo è buono, anche troppo, tengo botta e in un batter d’occhio siamo a Maresana. 64mo chilometro, ristoro e clima di festa. La protagonista è Lisa, una ragazza svizzera a cui sono dedicati i cori dei giovani volontari. “Dai ragazzi che mancano solo 10 km” – i conti non tornano ma nel frattempo il vagone riparte. Salutiamo il sentiero nei pressi di Cà Matta; tra le case, ad ogni incrocio, c’è sempre gente che incita i passaggi. Ci riperdiamo tutti, ma Mauro detta ancora ritmo. Parco dei Colli, Greenway e attimo di sgomento nell’assurda deviazione a Valmarina. Check point, 70mo chilometro, il cartello dei meno 5 e realizzo che è davvero fatta. E’ l’ultima salita, l’ultima fatica, il Colle San Vigilio. Le gambe e la testa hanno ripreso a girare, discesa della Ripa a cannone, guadagno diverse posizioni. Porta Sant’Alessandro, Cittadella, il cuore si apre, via Arena e piazza del Duomo, non capisco più niente. Svolta a dx e finalmente, mani al cielo, il palco di Piazza Vecchia. . E’ finita. Le emozioni mi sovrastano. Recupero una birra per spegnere i bollori.

Ho goduto di ogni chilometro, di ogni metro di ascesa, di ogni singola goccia di sudore, di ogni sentiero a me sconosciuto. E’ stato un viaggio di 14 ore e mezza, a cadenza costante, senza grosse crisi; tra il sostegno dei volontari ed il calore delle persone lungo il percorso. Dai Laghi Gemelli al Passo Zambla, da Selvino alla Città Alta. Torno a casa con una maglia che ha un valore davvero speciale. Finisher. Gran Trail Orobie 2016. Un grazie ad Alessandro di Spiagames, Reda Rewoolution e la cola Guizza.


T X T A N D P I C S D AV I D E F I O R A S O

Imbrago, frontale, scarpette, piumino, sacco a pelo, un breve ripasso allo slogan: “Lasciati alle spalle la quotidianità e addentrati nelle meraviglie della natura con i tuoi compagni esploratori per un fine settimana all’insegna dell’avventura.” La strada comincia a Wassen, sulla rampa settentrionale del San Gottardo, e conduce nella valle di Meien. E’ tra le nuvole dello Sustenpass che diamo veramente inizio al nostro weekend. Fermiamo la macchina e scendiamo a respirare: Alpi Urane, 2224 mt, 5 gradi centigradi. Proseguiamo lenti verso ovest, senza fretta, verso l’Oberland bernese, il ghiacciaio Stein, la valle di Gadmer. Direzione Interlaken. La valle di Lauterbrunnen rappresenta una delle riserve naturali più importanti della Svizzera, che affascinava gli escursionisti già nei secoli passati. Racchiusa tra gigantesche pareti rocciose e cime elevate è un colpo d’occhio impressionante. Con le sue conche appartate, i suoi alpeggi fioriti, i suoi hotel di montagna e le 72 fragorose cascate. Nel 1779 Johann Wolfgang von Goethe scrisse “Il canto degli spiriti sopra le acque” ispirandosi a quella di Staubbach, una delle più alte d’Europa. Il miracolo delle acque in questa valle emoziona da sempre. Oggi l’entusiasmo ha gli occhi a mandorla, scatta un sacco di fotografie e viaggia le Alpi in infradito. E poi c’è lui, con i suoi 1600 metri di parete Nord. L’Eiger, la cima più orientale del promontorio che si estende dal Mönch alla Jungfrau; si affaccia su Lauterbrunnen offrendo uno dei panorami più emblematici delle Alpi svizzere.

E’ questo scenario idilliaco a fare da contesto al Mountain Festival 2016, un fine settimana organizzato da The North Face per mettere alla prova i muscoli, rallegrando lo spirito e il cuore. 500 persone da 21 paesi inclusi Stati Uniti, Canada e Hong Kong. Una tre giorni all’insegna dell’outdoor più divertente ed avventuroso. Oltre 70 attività sportive dal trail running all’arrampicata passando per il rafting e il paragliding. Senza contare un ricco programma di incontri e musica.

“OBIETTIVO DI QUESTO APPUNTAMENTO, CELEBRARE LA MONTAGNA E DARE NUOVO SLANCIO ED ISPIRAZIONE A TUTTI GLI APPASSIONATI.” Come per magia all’ingresso del Base Camp incontriamo subito Simone Moro. Qualche scambio di battuta, foto di rito, baciamano. E’ sempre un piacere. Alla sera, insieme ad una raggiante Tamara Lunger, condividerà sul big stage la straordinaria impresa del Nanga Parbat, la prima storica ascesa invernale. Ci hanno creduto, si sono adattati, hanno cambiato i loro piani, si sono uniti e hanno resistito quando ormai tutti (o quasi) non ci credevano più. Due mesi e mezzo di eterne attese, di vento, di meteo terribile, ma anche di delusioni, cambi di programma e mille altri impicci. Poi, quasi inaspettato, è arrivato l’attimo fuggente e l’hanno saputo cogliere.


Lo stesso palco che poche ore prima aveva accolto Jez Bragg ed il suo intimo e personale racconto sul Te Araroa Trail: un percorso escursionistico che si estende lungo tutta la Nuova Zelanda, da Capo Reinga a Bluff. Un terreno in costante evoluzione fatto di sentieri esistenti, tracce, camminamenti e nuove sezioni di collegamento. 3000 km che richiedono un tempo di percorrenza da tre a sei mesi, attraversando lo Stretto di Cook. Jez ha concluso l’intera tratta in 53 giorni densi di ostacoli. Questo era solo il preambolo a tre giorni di arrampicate, escursioni e corse lungo percorsi alpini mozzafiato, scoprendo il meglio che la regione dello Jungfrau ha da offrire. A tutte le ore, per qualsiasi livello, in un’atmosfera ammantata di mistero, avvolti da una nebbiolina che rendeva il tutto ancora più magico. E umido. Da un escursione all’alba ad un trail notturno, dalla vetta del Walcherhorn al calcare di Wilderswil. Passando dai seminari di fotografia con Lukas Warzecha a quelli di cucina da campo organizzati dalla rivista Sidetracked. Cercando di rubare sempre qualche piccolo consiglio, o un cucchiaio di porridge d’avena. Ad anticipare il party del sabato, un tripudio di ironia con Hansjörg Auer, Jacopo Larcher, Eneko Pou, Iker Pou e Siebe Vanhee. Common Ground raccontava la spedizione The North Face sulle big wall di granito vicino a Bilibino, in Siberia. Nell’estate del 2015, combattendo con milioni di zanzare, il dream team ha trascorso 23 giorni nella regione del Chukotka aprendo 7 nuove vie sulle due cime principali, The General e The Commander, ed una nuova via su una cima illibata battezzata The Monk. Kiss The Glacier, Magic Waterfall Valley, l’Eiger Trail o qualche ora

di arrampicata indoor sono alcuni degli appuntamenti che chiuderanno il programma della domenica. Una location sublime, un allestimento fantastico, logistica perfetta e organizzazione impeccabile. Il tutto inevitabilmente condizionato dalla pioggia. Poca ma costante, che fortunatamente non ha rovinato quella bella atmosfera di convivialità, mantenuta sempre viva dal calore del fuoco o dall’esuberante Keith Byrne (Senior Summit and Brand Education Manager TNF). Che sarebbe andata così, già lo si era intuito, da quel “Nobody worries about weather?” snobbato sui social. Sedersi attorno al falò rinfrancava l’animo e manteneva il morale alto. Come la birra del resto. E’ stata un’esperienza unica in tutto e per tutto. In effetti – voglio dire – a quanti di voi è mai capitato di condividere la coda per il bagno con Fernanda Maciel o di lavarsi i denti con Caroline Ciavaldini? “Il Mountain Festival 2016 è stato uno straordinario successo! Grazie a tutti coloro che hanno partecipato, dai principianti ai più esperti, tutti hanno voluto mettersi alla prova e superare i propri limiti accompagnati dagli atleti del nostro Team. La passione per l’outdoor e il desiderio condiviso di esplorare ha reso questo evento davvero unico. Ci tengo dunque ad esprimere a nome di The North Face un sentito ringraziamento a tutti coloro che hanno reso possibile questo bellissimo evento. Ci vediamo al Mountain Festival 2017!” – Jeremy De Maillard, VP Marketing & E-commerce TNF EMEA.


TXT AND PICS MATTEO PAVANA

“ANDER LASAGABASTER È UN ARRAMPICATORE CHE RIENTRA IN QUEL PREZIOSO GRUPPO DENOMINATO “NON SOLO ARRAMPICATORI” Non molti lo conosceranno ma i suoi risultati in arrampicata sportiva lo hanno fatto entrare nella stretta cerchia del 9a/a+ lavorato e 8b a-vista. Operaio per lavoro e scalatore per hobby, Ander si destreggia magistralmente tra dedizione e passione, alla ricerca di un equilibrio che lo conduca alla sua felicità, al momento situata nel piccolo paese di Aretxabaleta, situata nel Paese Basco, non molto distante da Bilbao. Ander mi accoglie in casa sua in una calda domenica di settembre con un grandissimo sorriso. Si interessa del mio lavoro e di come sia stato il mio viaggio, con una premura che sembra inusuale agli occhi di uno sconosciuto. Vicino a lui la sua compagna, Leire, la quale vanta di un buonissimo inglese con il quale riusciamo a comunicare. Nonostante Ander non parli inglese e il mio vocabolario di spagnolo si esaurisca a cerveza, riesco a comunicare con Ander discretamente, anche grazie all’aiuto di Leire appunto. Fuori è un caldo insopportabile nonostante sia autunno inoltrato, me lo conferma il fatto che per strada non ci sia anima viva. Trascorro con Ander un giorno e mezzo per raccontare la sua routine, il suo vivere la giornata per l’arrampicata. Ander si sveglia ogni giorno alle 4:45, fa colazione e si dirige al lavoro. Ricopre da parecchi anni la mansione di operaio in una segheria automatica. Il suo lavoro consiste nel raccogliere il pesante taglio della macchina e catalogarlo in pallet in riferimento al numero di

referenza che gli viene conferito da un gestionale al computer. Tutto questo per otto ore al giorno. Il suo turno finisce alle 14:00, orario in cui sale sulla furgoneta e in accordo con altri scalatori locale va ad arrampicare. È stato divertente vedere i gruppi di Whatsapp a cui è iscritto a seconda della falesia in cui tiene un progetto da salire, generalmente tutti molto duri. Vado a filmarlo sul posto di lavoro e subito dopo trascorriamo mezzora in macchina in direzione Baltzola, un enorme caverna di calcare grigio e giallo, con vie in strapiombo lunghe anche 70 metri di sviluppo. Rimango impressionato dallo stile di arrampicata di Ander, si muove con naturalezza su queste inclinazioni vertiginose dove la gravità è l’elemento che comanda. Nel corso della giornata parliamo, ci conosciamo meglio e ci confrontiamo sui posti che abbiamo visitato e su quelli in cui vorremmo arrampicare un giorno. Mi confida che Leire è innamorata di Arco, il luogo in cui arrampico maggiormente. Mi parla di Kalymnos e Red River Gorge come le sue prossime mete e del compromesso che quotidianamente vive con la sua compagna alla ricerca di un equilibrio. È proprio Leire a spiegarmi con il suo fare buono e premuroso quanto per lei sia importante il compromesso di coppia. Non lo vive come un peso, ma come una normale conseguenza della grande passione di Ander. Gli chiedo se ha mai pensato di cambiare lavoro, ma lui mi risponde che il lavoro che fa è l’unico nella sua regione a permettergli la flessibilità di cui ha bisogno per dedicare anima e corpo alla scalata. La sua motivazione è così forte da non fargli sentire le ore di sonno che gli mancano con il trascorrere della settimana. Ciò che più colpisce passando anche solo un giorno in sua compagnia, non è il suo palmares d’atleta. La vera ricchezza di Ander risiede nella sua umiltà e nel suo sorriso, oltre che nella forte testardaggine che lo spinge a realizzare tutti i suoi sogni verticali.



ADVENTURE

TXT AND PICS FABRIZIO BERTONE

Credo di essere sicuro che l’ansia e trepidazione che mi prende ogni anno all’inizio dell’inverno nell’aspettare l’arrivo della neve sia almeno grande come quella di un bambino che aspetta il Natale per aprire i regali. Quest’anno per fortuna la neve si è fatta vedere molto presto, e le montagne che mi circondano già un paio di giorni prima di metà Ottobre si sono coperte di bianco. Una nevicata inaspettata, che però mi ha solleticato la voglia di calpestare subito quegli abbondanti centimetri caduti. Due giorni di nevicata, il giovedì e il venerdì, programmo quindi un’escursione per la domenica. Un’occhiata alle previsioni mi danno conferma di bel tempo a partire dal sabato. Guardando con attenzione il meteo mi accorgo che la notte tra sabato e domenica sarebbe stata luna piena. Quale occasione migliore quindi per godere di un trekking notturno, che già da un po’ mi frulla per la testa. Domenica mattina sveglia alle 03:00, colazione abbondante e via in direzione Val Po. Sono deciso a raggiungere la località chiamata “testa di Garitta Nuova”, una piccola cima che si trova esattamente a fare da spartiacque tra la Val Po e la Valle Varaita (CN). Raggiunto in auto Pian Munè, alle 4:15 mi preparo e inizio a camminare. Pian Munè è una piccola stazione sciistica della Val Po diciamo vecchio stile, ma molto carina e caratteristica. Sono a quota 1500 metri e quasi subito la neve inizia ad essere sotto i miei piedi, da subito molto bagnata, ma man mano che salgo sempre più soffice e asciutta. Il primo tratto lo faccio percorrendo la strada che sale fino all’arrivo della seggiovia degli impianti. Qui a quota 1900 metri prendo il pendio della montagna in direzione della cima. E’ una zona che conosco molto bene, che ho fatto mille volte, ma lo spettacolo che mi offre la luna piena che si riflette sulla neve è davvero fantastico, probabilmente potrei salire anche senza pila frontale tanta è la luce che mi

offe la luna. Di fronte a me lo spettacolo del Monviso, che da qui è davvero bellissimo, tanto vicino che sembra di toccarlo. Mentre continuo a salire mi fanno compagnia le orme di qualche animale, e il silenzio che c’è è davvero rilassante. Dopo un primo tratto di neve leggermente trasformata, inizio ad affondare nella polvere bianca che in tutto avrà raggiunto i 40/50. Sarebbe stato meglio avere le racchette da neve, ma le ghette fanno bene il loro dovere e un po’ rallentato continuo a salire. Passo quello che è il tratto leggermente più impegnativo, una pietraia, facendo attenzione a non infilare una gamba in qualche buco nascosto dalla neve tra le pietre. Giungo quindi in cima, sono a 2385 metri. Manca un quarto d’ora alle 7 ed è ancora buio. Tempo di godere ancora dello spettacolo del Re di Pietra per qualche minuto e dalla pianura inizia a sorgere il sole. Mi sposto di qualche metro più in alto dalla croce che è posta qui, raggiungo un grosso “omino” di pietra, mi siedo e inizio a godermi lo spettacolo. Il cielo sembra incendiarsi e i colori iniziano a prendere forma. Davvero uno spettacolo mozzafiato, non sono ad una quota altissima, ma il panorama che si gode da questo luogo è quasi unico. Mi concedo un the caldo con qualche biscotto, dietro di me il Monviso mi scruta e inizia con la luce a mostrare tutto il suo splendore. Oramai è giorno, la pianura è ora ben visibile come anche tutto l’arco alpino che mi circonda, ancora uno sguardo in lontananza al Cervino e al gruppo del Monte Rosa, è ora di scendere. Un pensiero e una firma nel libro contenuto nella scatola metallica alla base della croce ed inizio la discesa. Garitta Nuova per me è davvero un posto magico, è facile da raggiungere ma regala una vista che il più delle volte solo quote più elevate regalano.


Slovenia, Austria, Islanda, Canada, Scandinavicino con cautela. E’ lì che un’ombra si muovia. Sono sicuramente tra le mete più ambite ve sul fondo in corrente… faccio un paio di dei pescatori a mosca italiani e stranieri. Non lanci stando attento a non farla spaventare e nascondo che fanno molto gola anche a me, sbammmm sento il tipico tocco leggero e il filo nonostante non serva andare tanto lontano che si ferma per un istante. Fermo deciso (e sto per trovare dei posti spettacolari ricchi di pesci già godendo), sento subito che ho un gran bel fantastici. L’Italia infatti è un paese che non ha pesce in canna… Relax, un bel respiro, monto niente da invidiare ad altri luoghi e lo ritengo un 5x, il pesce era tranquillamente sopra i 65 sicuramente uno dei miei posti preferiti dove cm da vederlo perfino sott’acqua, cosi gli dò dilettarmi sui fiumi. filo, lo lascio sfogare un po’ e piano piano lo Fra gli svariati posti oggi parlerò di un fiume accompagno verso la parte più bassa dove la piccolo ma che mi ha dato un sacco di soddicorrente sfocia in una piana lenta e con l’acqua TXT AND PICS HATCH CREW sfazioni, il Sonna, situato vicino alla cittadina di più bassa. Appena riesco a farlo avvicinare lo Feltre e che sfocia qualche chilometro più a valle nel ben più conoguadino, ero come un bambino, urlavo da solo nel fiume. sciuto Piave. Ne avevo sentito parlare per le sue farlo fantastiche, così Luca sentendo le urla si precipita verso di me e resta anche lui increho deciso di controllare di persona e dopo aver fatto il permesso del dulo dalla bellezza e dimensione del pesce. Una farlo bellissima che Bacino 10 di Belluno insieme al mio amico e socio di Hatch Crew, mi supera i 70 cm. Qualche foto per immortalare il momento, poi dopo sono recato sul fiume. Prima di pescare ho guardato un po’ di punti di un po’ di ossigenazione alla bellissima creatura la rilascio ammirandola accesso, per farmi un’idea di come iniziare la pesca. nuotare felice verso la sua tana. Dopo il sopralluogo ho deciso di utilizzare la mia Loop Tackle 11#3 e Siamo ritornati sul Sonna altre volte e le soddisfazioni non sono mai di usare la tecnica della ninfa che di solito è sempre molto efficace. Il mancate. Questa è una piccola perla che non tutti apprezzano ma che fiume è composto da piane più lente che sfociano in correnti e qualche noi adoriamo. Vogliamo ringraziare Hatch Crew, Loop Tackle, Mosca pozza di poca profondità, a volte abbastanza aperto altre coperto da alTzeTze, Andrew Shoes e Antonio del Bacino 10. beri, per cui la pesca è abbastanza varia. Le prime trote si fanno sentire sul mio cimino così guadino la prima fario, un bell’esemplare sui 42 cm, pinnato molto bene e con dei bei colori. Continuiamo così per la seguente ora con un alternarsi fra me e Luca con trote dai 40 ai 48 cm in maggioranza, tutte ben pinnate e combattive, uno rapido sguardo e rilasciate immediatamente con tutta la cura possibile. Dopo un paio d’ore di pesca eravamo già abbastanza soddisfatti ma le sorprese dovevano ancora arrivare. Su una lama lentissima e larga, vedo una bella farlo in caccia che ninfava. Sbaglio il lancio e mi saluta, cavolo era proprio un bel pesce… qualche parola di rito e continuiamo la pesca a salire. Io e Luca ci separiamo perché voglio tornare in un punto del fiume dove ore prima avevo visto dei movimenti interessanti sotto la corrente, ma senza risultati. Monto una Perdigon sull’amo del 16 fanno da Mosca Tze Tze e mi av-

ADVENTURE


INTERVIEW

DESIGN MANAGER EUROPE TXT ANTONIO ISAJA PICS DENIS PICCOLO



CIAO MARK, PUOI DIRCI DI PIÙ DEL TUO BACKGROUND PRIMA DI LAVORARE IN NEW BALANCE? Son sempre stato nel campo di arte e design e quand’è stata l’ora di andare all’università ho valutato l’idea di far Fashion Design, ma capivo che volevo dedicarmi al footwear e allora ho frequentato un corso di laurea in footwear all’università De Montfort di Leicester e dopo sono entrato direttamente nel mondo del lavoro. All’inizio ho lavorato per un paio di piccole aziende di design e sourcing; la mia prima occupazione includeva lavorare sui prodotti di Le Coq Sportif e Converse e in più producevo scarpe per aziende high-street. Nel 2008 sono entrato in Lacoste a Londra e ho lavorato lì per due anni prima di spostarmi in New Balance, che è sempre stato il lavoro dei miei sogni. Sono in NB da sei anni ormai e da allora l’azienda è cresciuta un sacco; inizialmente facevo parte dell’ufficio europeo come unico designer e ora sono Creative Design Manager, il che vuol dire gestire un team di quattro designer che creano nuovi modelli e lavorano su prodotti delle linee più alte come la Made in the UK. PARTENDO PROPRIO DAI TUOI INIZI IN NB - PUOI SPIEGARCI LE EVOLUZIONI PIÙ IMPORTANTI CHE HAI VISTO O MAGARI QUELLE CHE HAI FATTO FARE AL BRAND? Quando mi son unito all’azienda, un anno o due prima che il brand diventasse davvero popolare in Europa, in termini di business lifestyle la linea consisteva perlopiù di prodotti disegnati negli ‘80 e ‘90. Da allora abbiamo lavorato su quegli stili in modi diversi. Ora abbiamo un set di scarpe Reengineered e Deconstructed in cui abbiamo declinato dei classici e ciò che sappiamo per esperienza footwear, e proviamo a combinare queste due idee per creare scarpe che abbiano un look’n

feel più contemporaneo. A questi modelli spesso leviamo il suede e altri elementi in pelle e li sostituiamo con bonded TPU e tessuti tecnici, inoltre giochiamo coi pattern in modo che la scarpa abbia un’immagine rimodernata. In passato le nostre outsole eran fatte con classiche tecnologie tipo Encap o Abzorb, ma in questi modelli più nuovi le abbiamo rimpiazzate con tecnologie come RevLite e FreshFoam. L’idea è di renderle molto più leggere e confortevoli; queste sono le idee che abbiamo adottato via via gestendo il prodotto. Progredendo oltre il semplice ri-editare un vecchio prodotto stiamo creando nuovi stili che son molto influenzati dal nostro team d’innovazione e street-fashion. Nel 2017 lanceremo vari nuovi modelli come la ‘247’ che è una scarpa resa più affusolata - molto più minimal ma con un’outsole running; mostra spunti di design da alcuni nostri vecchi prodotti tuttavia è totalmente reinventata, è qualcosa di interamente inedito per l’azienda. Dunque, negli ultimi sei anni ho visto la linea di prodotto cambiare dall’essere più un prodotto retro all’essere un modo del tutto all’avanguardia di pensare alle scarpe lifestyle. Credo che il compito del mio team sia colmare il gap tra prodotto classico e di performance oltre a portare NB davvero avanti. QUINDI PER LE TENDENZE DI DESIGN, L’EVOLUZIONE È “DA MODELLI PIÙ DI PERFORMANCE AGLI IBRIDI”? Sì, quando son entrato in azienda il prodotto classico e quello di performance rappresentavano due aree distinte e non c’erano prodotti nel mezzo, quindi quello che stiamo facendo è prendere tutto ciò che sappiamo dalla performance e ciò che piace alla gente dei nostri prodotti lifestyle per provare a mixare le due cose. Il prodotto classico ci sarà sempre e il nostro prodotto tecnico è in evoluzione costante ma ora


sentiamo che c’è un terreno di mezzo dove i due si possono incontrare, ed è un campo interessante su cui lavorare. SECONDO TE QUALI SONO LE TECNOLOGIE PIÙ SIGNIFICATIVE DELLA STORIA DI NB? Quando abbiamo iniziato nel 1906 facevamo solo inserti per scarpe quindi è già stato un bel passo avanti creare scarpe più comode per gente che stava in piedi tutto il giorno. Negli anni ‘60 lanciammo una scarpa chiamata The Trackster che aveva outsole ripple e tomaia in pelle e fu una delle prime scarpe da running che abbiam fatto. Fu visto come come un bel passo nella direzione giusta e aiutò un sacco i runner a far meglio. Poi negli ‘80 abbiamo sviluppato qualcosa noto come Encap, che in pratica è EVA racchiuso dal PU ed evitava il graduale appiattimento del comune EVA causato dall’usura. Questa midsole manteneva la propria forma ed era il top per le corse su lunga distanza perché rimbalzava in risposta ai movimenti dell’atleta. Abbiamo anche inventato il CR (counter reinforcement) che è una clip attorno al tacco per creare stabilità. Più di recente abbiamo sviluppato REVLite e Frepropria scarpa dei sogni. Questo è solo l’inizio, gli esordi, ma è davvero una tecnologia d’avanguardia per noi. La release con Concepts è super limited però l’idea è che in dieci o vent’anni i clienti potranno avere un footwear customizzato e che il software 3D diventerà molto più sofisticato in modo che la gente (a chi va) sarà in grado di manipolare il look’n feel delle proprie scarpe da sé. DI QUEST’ULTIMO MODELLO 991 - IL PORTA NUOVA - PUOI DIRCI QUALCOSA DELLA SNKR, DEL NUOVO FLAGSHIP-STORE... E ANCHE DI MILANO? Son già stato varie volte a Milano perché abbiamo alcuni clienti con cui lavoriamo che hanno sede lì e lì fanno anche varie fiere di settore, come Linea Pelle, dove troviamo nuovi materiali e c’incontriamo coi nostri venditori. Alcuni dei prodotti che troviamo in questa fiera poi fanno parte della nostra linea Made in UK. Quando il mio team e io siamo lì pensiamo sempre sia un bel posto in cui vedere le mode e tendenze italiane e inoltre ci piace far ricerca sui negozi di sport e

high-fashion in zona. Son davvero contento che abbiam aperto un flagship-store a Milano perché coincide con il 110’ anniversario del nostro brand e ora abbiamo in città una piattaforma per mostrare a tutti le nostre novità. Per ciò m’han chiesto di creare una scarpa perché vogliamo commemorare così l’opening di ogni flagship-store. Per ora ne ho fatto versioni per Berlino, Parigi e Londra e adesso abbiamo questo, il 991 Porta Nuova. In Italia il 991 è un modello che ha sempre venduto bene ed è uno dei pochi posti al mondo in cui lo vendiamo consistentemente, per cui abbiam deciso di usare la silhouette in questione per questa release. L’ispirazione per la colorazione è arrivata direttamente dalla location degli shop. Il legno, l’asfalto, il cemento e il mattone hanno tutti influenzato le mie scelte e palette in questo caso. Inoltre c’ho aggiunto la bandiera di Milano e ricamato il nome dello spot sulla linguetta così che è facilmente identificabile. Per i materiali della tomaia ho usato perlopiù opzioni premium tra cui nubuck, mesh, pig suede e pelle. Il risultato è un look classico perfetto per gli italiani e speriamo che attirerà sia attenzione sia gente in negozio. QUALI I PROGETTI PER IL FUTURO? Uno dei piani più grossi che abbiamo è di essere il 3’ maggior sports-brand al mondo, c’è un sacco di competizione con Nike e adidas ma la nostra sfida è di essere proprio al loro fianco. Dobbiamo pure competere con alcuni altri brand per riuscirci ma vorremmo concretizzare il posizionamento nei prossimi anni. Questo è quello cui miriamo e ciò significa progredire in ogni area. Nel settore lifestyle abbiamo ancora tutti i prodotti classici ma, come dicevo prima, stiamo sviluppando altri modelli sempre più contemporanei. Continueremo anche a fare collaborazioni coi nostri prodotti di Flimby e degli USA con partner interessanti sia vecchi che nuovi. Siamo pure ri-entrati nel mercato calcistico perché capiamo che globalmente sia il maggior sport quindi sentiamo che dobbiamo competere con forza in quest’area. In più oltre al running siamo coinvolti in vari altri sport come tennis, cricket e baseball che continuano tutti ad aiutare la nostra crescita. New Balance si sta portando avanti in molte direzioni, con un sacco d’energia e passione in gioco per farcela.



“MIO PADRE HA SEMPRE AVUTO L’OBIETTIVO DI ESSERE UN PASSO AVANTI AGLI ALTRI. E DA ALLORA, QUESTO NON È MAI CAMBIATO”

BY DAVIDE FIORASO

IL BRAND NORVEGESE COMPIE 70 ANNI E LANCIA UNA CAPSULE PER L’ANNIVERSARIO Odlo è stata fondata nel 1946 da Odd Roar Lofterød con il motto “Sempre un passo avanti”. Questo norvegese appassionato di sport avviò l’azienda con una grande dose di creatività e coraggio. Tutto ebbe inizio dalla produzione di pantaloni per gli allenamenti di pattinaggio di velocità su ghiaccio che proteggessero dal freddo. Da quel momento l’idea ebbe un grande successo. Nel 1963 Odd ideò i primi pantaloni da allenamento elastici e funzionali in fibra sintetica Helanca per suo figlio, membro della nazionale juniores norvegese di pattinaggio di velocità su ghiaccio. Arrivò così sul mercato la prima tuta altamente funzionale per lo sci di fondo e il pattinaggio di velocità su ghiaccio. Un anno dopo l’intera nazionale di sci norvegese indossava queste tute rivoluzionarie in occasione delle Olimpiadi invernali del 1964. Ai giochi olimpici del 1972 a Sapporo erano già 22 le nazionali che indossavano l’abbigliamento sportivo Odlo.

Dopo il lancio dell’innovativo Athletic Clothing System di Odlo che grazie al principio dei tre strati assicurava una regolazione dell’umidità, una termoregolazione e una protezione da vento e agenti atmosferici ottimali - nel 1986 seguì l’espansione mondiale dell’azienda norvegese e il trasferimento della sua sede principale in Svizzera. Nel 1994 apparve sul mercato la prima collezione Running e Outdoor, che consentiva a tutti gli sportivi di sfidare il tempo e assicurava al contempo la massima comodità. Nel 2002 Odlo ottenne un ulteriore successo con lo sviluppo della fibra “Effect by Odlo”, il primo intimo funzionale con ioni d’argento che contrasta i cattivi odori. Nel 2006 nacque il tessuto leggero della biancheria altamente funzionale CUBIC, adatta a tutte le stagioni. Dal 2008 Odlo è membro della Fair Wear Foundation, che in qualità di organizzazione no profit si impegna per il miglioramento delle condizioni di lavoro nell’industria dell’abbigliamento in tutto il mondo. Sempre nel 2008, in collaborazione con il campione di biathlon Ole Einar Bjørndalen, Odlo ha lanciato sul mercato la prima Seamless Racesuit per sciatori di fondo e biatleti.


Nel 2014, con le piume d’oca e l’utilizzo di Technical Wool, per la prima volta nel settore dell’intimo sono state lavorate fibre naturali. Nel 2015 si è aggiunto l’intimo Technical Silk e Evolution Blackcomb. Oggi Odlo è un marchio premium, leader a livello internazionale nel settore dell’abbigliamento sportivo. Con più di 550 prodotti straordinari, offre agli appassionati di sport indumenti funzionali per le condizioni atmosferiche e le temperature più disparate. E anche il futuro del marchio si preannuncia avvincente. A proposito della sua visione, Odd Lofterød Jr. ha detto: «Mio padre ha sempre avuto l’obiettivo di essere un passo avanti agli altri. E da allora, questo non è cambiato.» LA COLLEZIONE ESCLUSIVA 70 YEARS Nel 1946, con due macchine da cucire e una visione, Odd Roar Lofterød fondò Odlo e iniziò a produrre abbigliamento sportivo di alta qualità; questo inverno si festeggiano i 70 anni dell’azienda. Questi 70 anni sono stati caratterizzati soprattutto da un fattore: la ricerca dell’innovazione e dello sviluppo di tecnologie e materiali all’avanguardia portata avanti da Odlo. Ispirandosi alla storia e alle origini del marchio, Odlo festeggia questa ricorrenza con una collezione straordinaria. 70 anni di innovazione si uniscono a uno stile moderno in una collezione che più di ogni altra mostra i punti di forza di Odlo: funzionalità, qualità, unicità e stile senza tempo. La continuità del nero della collezione 70 Years viene interrotta dai

colori della bandiera norvegese e dal marchio dorato. In tutti i prodotti si ritrova una delle tecnologie chiave di Odlo, la struttura a coste. Questa semplice struttura è caratteristica dell’abbigliamento funzionale di Odlo. A seconda dell’impiego soddisfa una serie di funzioni, come quella di offrire maggiore calore, elasticità o controllo dell’umidità. Questa piccola collezione esclusiva si compone di una selezione di prodotti che rispondono al meglio a tutti i requisiti di un inverno sportivo. Nel settore della biancheria è stata presentata una novità assoluta con il nuovo Fullzip Hoody Evolution Warm. Grazie all’aggiunta del cappuccio e alla cerniera anteriore intera, la maglia può essere usata sia come strato di base che come strato intermedio. La straordinaria tecnologia Seamless, la struttura a coste riscaldante, l’utilizzo di poliestere riciclato e una perfetta vestibilità fanno di questa maglia una compagna incredibilmente versatile per l’inverno. Anche la giacca da corsa Endurban 2.0 promette una prestazione straordinaria. Coniuga stile e tecnologia innovativa. Il nuovo materiale di spessore sul lato anteriore è stato realizzato con due strati di materiale che racchiudono l’aria, assicurando così un isolamento termico naturale. Con l’utilizzo della tecnologia ibrida, le zone funzionali sono state collocate esattamente laddove sono effettivamente necessarie. Altre caratteristiche come le tasche laterali con cerniera, i polsini a costine, il cappuccio e il futuristico design ibrido rendono questa giacca la scelta primaria per tutte le corse invernali. La collezione 70 Years è completata e rifinita da morbidi e comodi capi casual, come Squamish Hoody, magliette classiche, biancheria di comprovata qualità Originals e cappelli, fasce e calze.


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01 - ODLO 70 YEARS WARM SHIRT MEN 02 - ODLO 70 YEARS WARM PANTS MEN 03 - ODLO 70 YEARS EVOLUTION WARM SHIRT WOMEN 04 - ODLO 70 YEARS EVOLUTION WARM PANTS WOMEN 05 - ODLO 70 YEARS WARM SHIRT WOMEN 06 - ODLO 70 YEARS WARM PANTS WOMEN

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BY PRATO NEVOSO ITW DENIS PICCOLO PICS DINO BONELLI

DA DOVE NASCE L’IDEA DI CREARE UN MUSEO DELLO SNOWBOARD? Da buon collezionista seriale, uno di quelli che non buttano mai via nulla, ho iniziato a tenere alcune delle mie prime tavole, di cui la Wintersurf Pin-tail 155 del 1986 e la Quazar 165 del 1987 e un paio di tavole di amici. Poi nel 2000 durante un viaggio nello Utah (USA), gironzolando per Salt Lake City, sono entrato in un negozio che aveva esposte una decina di tavole vecchie, quasi tutte Winterstick, che scoprirò poi essere lo snowboard shop di Dimitrie Milovic, uno dei padri dello snowboard e fondatore della Winterstick appunto. Da qui un commesso molto gentile mi ha mandato a vedere un negozio poco distante, il Salty Peak e aprendo la porta mi sono letteralmente illuminato. Ben esposte su muri e soffitto c’erano un’infinità di snowboard mai visti o ammirati solo in vecchie fotografie. Mi feci chiamare il proprietario, Denis Nazari, con cui conclusi il mio primo “affare” acquistando uno Snurfer del 1966. Ero felicissimo, euforico, incredulo, uno Snurfer nelle mie mani. Con Denis poi, negli anni, abbiamo stretto una bella amicizia e iniziato una collaborazione basata su scambi di tavole e

d’informazioni. Il Museo dello Utah, racchiuso appunto tra le mura del Salty Peak è senza dubbio la collezione più grande e completa al mondo. Grazie al fortuito incontro di Salt Lake City e ai conseguenti interscambi, incominciai a collezionare snowboard sempre più vecchi e rari e ad esporli sulle pareti del mio negozio. Una buona mano nel rintracciare vecchi snowboard d’oltreoceano me la diede anche l’avvento di e-bay. RACCONTAMI LE RADICI DELLA TUA PASSIONE PER LO SNOWBOARD. Nel 1982 mi capitò in mano una specie di skateboard con 4 pattini simili a piccoli sci in plastica, al posto delle rotelle, lo Sno-Bord, che provai sulla strada innevata divertendomi un sacco. Proposi anche a mio padre di comprarne una decina da mettere in negozio che al tempo era uno ski shop, ma lui non credette nell’investimento e la storia fini lì. Nell’’85 saltai prima su una Duret e poi su una Snowsurf, o viceversa, non ricordo quale provai per prima, mentre ricordo benissimo la fatica che feci per stare in piedi. Le curve arrivarono poi,


dopo tante facciate, con il busto spezzato in avanti e con la mano che toccando la neve faceva quasi da perno per la virata. Erano gli anni in cui in Italia si mitizzava il gesto tecnico del surf e si sentivano le canzoni dei Beach Boys. QUAL È STATA LA TUA PRIMA TAVOLA DA CUI È PARTITO IL PROGETTO? La prima tavola che ho appeso al muro del mio negozio è stato un surf da onda, un long board comprato a Bali, poi una seconda e una terza tavola sempre d’acqua. Quando arrivai ad avere 5 snowboard vecchi, che erano le Wintersurf Pin-tail nera e Quasar bianca a strisce rosa, la Funky Radical, una Burton Elite gialla e nera e una Sims Blade rossa, tolsi un surf e le misi al muro. Fu il primo piccolo grande passo verso la creazione del museo che venne poi definito tale un paio d’anni dopo l’importante incontro di Salt Lake City, quando ai muri incominciavano ad apparire una cinquantina di tavole di diverse ere e provenienze. RACCONTAMI UN EPISODIO A CUI SEI PIÙ LEGATO NELL’ACQUISTO O NELLA RICERCA DI UNA TAVOLA. Negli anni ho comprato e cambiato tavole in tutto il mondo, altre mi sono state donate e una l’ho trovata in un cassonetto della spazzatura a Briançon (Francia) mentre stavo guidando verso Les 2 Alpes. Di storie interessanti ce ne sarebbero un’infinità ma una a cui sono particolarmente legato è quella che mi ha portato ad avere due delle tavole più rare dell’intera collezione, le Storm Snowboard. Era l’estate del 2004 e a Les 2 Alpes stavo raccontando i progressi del mio collezionare ad Aldo, un amico e collega maestro di sci e di snowboard con sui facevo la stagione estiva. Vedendo le mie vecchie tavole mi disse di averne appena vista una, sporca e abbandonata dietro a vecchi mobili accatastati in un garage, che poteva essere interessante. Il proprietario del garage e quindi anche della tavola era un inglese che affittava ad Aldo la casa per l’estate. A questo punto chiesi al mio amico di verificare meglio e il giorno dopo mi comunicò che rovistando nel garage dell’inglese di quelle assi sagomate ne aveva addirittura trovate tre. Andai a vederle e vi trovai tre snowboard mai visti prima, due rosa e uno giallo, due con attacchi e uno senza, tutti di diverse altezze e stesso esagerato spessore dovuto alla costruzione in fibra di vetro che

rivestiva un’anima leggera, probabilmente di espanso, tutte con due derive in metallo sulla coda. Da subito m’innamorai di quei tre oggetti sporchi e pieni di ragnatele, chiesi all’inglese se me le vendeva e lui mi propose di fare scambio con uno snowboard recente da far usare al figlio, uno scambio che risultò ottimo per entrambi. L’anno successivo, quando chiesi a Denis del Salty Peak se nella sua fornitissima collezione avesse degli Storm Snowboard lui mi mostrò una tavola in legno già laminata, al che gli chiesi cosa sapeva di quelle in fibra e con le derive metalliche sulla coda. Denis mi disse che risultavano essere solo dei progetti mai realizzati e quando gli dissi che io ne avevo tre s’illumino e mi chiese se poteva averne una. Cambiai una delle due rosa, quella senza attacchi, con una Winterstick blu a coda di rondine allungata, una bellissima tavola del 1980, un pezzo decisamente raro che prima mi aveva negato diverse volte. QUALI SONO I PEZZI PIÙ IMPORTANTI CHE POSSIEDI? L’importanza di un pezzo da collezione dipende da tante cose: dalla data di costruzione, dalla quantità di pezzi prodotti, dallo stato di mantenimento e a volte da piccoli particolari che possono far diventare lo snowboard un pezzo unico nel suo genere. Oltre ai già citati Storm, altri pezzi d’indubbio valore vista l’importanza avuta nell’evoluzione dell’attrezzo, sono le Burton Backhill munite di solo pad e quindi volutamente senza attacchi, il primo significativo passaggio tra lo Snurfer e lo snowboard moderno. QUANTI COLLEZIONISTI CI SONO NEL MONDO COME TE E AL TUO LIVELLO? Dopo il Museo dello Utah di Denis che è decisamente sopra tutti, ci sono una decina di collezionisti, sparsi per il mondo, che hanno grosse quantità di tavole ben assortite. Di questi c’è chi è specializzato in Burton, chi in Sims e chi in Barfoot, poi ci sono quelli che hanno solo tavole americane o solo europee. Quasi tutti collezionisti privati che non avendo locali pubblici come negozi o bar sono costretti a tenere i loro gioielli in garage o esposti in sale della propria abitazione. Oltre a questi, in cui mi posiziono anche io, che sono il punto di riferimento per tutti gli altri collezionisti del mondo, c’è una marea di piccoli amatori che hanno qualche bel pezzo e tanta “spazzatura” o tavole datate post 1990, quindi non più facenti parte della vera storia pionieristica


di questo sport. Il mio Museo, ben rappresentato da 162 tavole appese sui muri e sulla volta del Surf Shop di Prato Nevoso (CN), oltre ad altri cimeli di cui stampe, progetti, foto e copertine di giornali specializzati, è considerato per quantità e qualità dei prodotti esposti la seconda collezione più completa al mondo. LE AZIENDE TI HANNO MAI CONTATTATO PER FARE RICERCA O ISPIRARSI A QUALCHE PEZZO DEL TUO MUSEO? Negli anni ogni azienda ha avuto l’accortezza di conservare i propri modelli, quindi ognuna ha una piccola collezione del proprio storico senza avere il bisogno di doverle chiedere a me o ad altri collezionisti. In occasione del trentennale della Burton invece, Burton Italia mi ha chiesto di esporre a Milano una rappresentazione della loro gloriosa storia. NON HAI PENSATO DI RENDERLO ITINERANTE? Più di una volta ho portato parte del Museo in giro per l’Italia. Una grossa esposizione, con oltre 50 pezzi l’ho fatta alla fiera Skipass di Modena, una più piccola ma molto significativa al primo forum Italiano dello Snowboard di Bolzano presieduto dall’allora Ministro degli Esteri Franco Frattini, anche maestro di sci. Al velodromo Vigorelli di Milano ne ho esposte una ventina per conto della FIAT che poi le ha anche chieste in occasione delle Olimpiadi invernali di Torino, e in quell’occasione gliene ho date solo dieci. Ogni tanto qualche amico con la passione per la storia dello snowboard organizza qualche serata a cui partecipo con 4-5 pezzi dimostrativi. L’anno scorso ho anche dato quattro tavole per una vetrina storica fatta a Pila, in Valle d’Aosta. Altre fiere, come il Pitti Uomo di Firenze o l’ISPO di Monaco, me le hanno chieste ma per varie ragioni non le ho concesse. Spostare le tavole senza rigarle richiede un imballaggio scrupoloso di ognuna di loro che necessita ovviamente molto tempo, cosa che negli ultimi anni non ho. Quindi, senza troppi giri di parole, se uno vuole vedere l’evoluzione dello snowboard dagli arbori del 1966 all’inizio della storia recente,1990, deve venire a far visita al Surf Shop di Prato Nevoso o farsi una prima idea tramite il sito del negozio: www.surfshoppratonevoso.com QUALE PEZZO SOGNI DI AGGIUNGERE ALLA TUA COLLEZIONE? Una volta vidi una fotografia di una Kemper in legno multistrato piegato, con stampa del logo in rosso, due derive in metallo e un attacco a guscio in gomma nera, una tavola che non ho mai visto dal vivo e che rimane quindi la chimera a cui indubbiamente dedicherei un’intera vetrina espositiva. Un sogno, come anche le Burton BB1 blu con scritta bianca (1979), il Backhill a quadretti con grafica verde (1982) o il Performer con serigrafia gialla (1984). Anche di Sims, Barfoot e della giapponese Moss mi mancano ancora tavole importanti. In ogni caso, come in qualsiasi collezione di qualsiasi settore, tutto quello che manca è sempre ben accetto. LA PERSONA PIÙ INCREDIBILE CHE HAI INCONTRATO NEL TUO PERCORSO DI SNOWBOARDER? Non esiste una persona più incredibile nel mio percorso di snowboarder, ma tante che hanno segnato il mio cammino, sia di snow-

“NON ESISTE UNA PERSONA PIÙ INCREDIBILE NEL MIO PERCORSO DI SNOWBOARDER, MA TANTE CHE HANNO SEGNATO IL MIO CAMMINO, SIA DI SNOWBOARDER CHE DI COLLEZIONISTA.” boarder che di collezionista. Potrei raccontare di quando pochi anni fa, in un meeting di vecchie glorie dello snowboard a Soda Spring, in California, stringendo la mano a un bell’uomo distinto e brizzolato che non avevo riconosciuto, mi disse “Please to meet you, Tom Burt” e io mi paralizzai dall’emozione.. Oppure quando invitato a cena da Jake Burton, in un ristorante italiano di Burlington, in Vermont, lo incontro per la prima volta di fronte all’ingresso del locale. Gli allungo la mano per salutarlo, lui la sposta con la sua e mi abbraccia due volte, poi si allontana leggermente, mi guarda, sorride e dicendomi “One more” mi riabbraccia per una terza volta rompendo il ghiaccio di un’emozione che da parte mia era alle stelle. Grande persona Jake e anche la moglie Donna. Potrei raccontare di quando il mitico Terry Kidwell, in Italia per alcune esibizioni della “old school”, visita il mio Museo e imbambolato a testa all’insù mi chiede, sottovoce, quasi non si osasse, se poteva fare qualche foto.. Alcune di quelle tavole erano le sue e lui appariva anche in diverse cover e foto dell’epoca appese ai muri. Una bella sorpresa mi è arrivata anche dal mondo dello sci, dell’inaspettata visita del cronista sportivo della RAI ed ex protagonista della valanga azzurra Paolo de Chiesa, che rimase a bocca aperta nel venire a conoscenza di una storia che, nonostante la sua infinita cultura sugli sport invernali avuta per logica professionale, ignorava quasi in toto, quella dello snowboard appunto. Altra storia interessante che ha come protagonista un uomo simbolo dell’evoluzione dello snowboard, è quella di un paio d’anni fa, quando sono stato a trovare il granitico Chuck Barfoot nel suo piccolo laboratorio artigianale di Ventura (California), dove ora oltre ai surf da onda e agli skate ha ripreso a fare anche snowboard. Chuck m’illustrò la sua versione, originale e vissuta in prima persona, delle progressive migliorie tecniche dell’attrezzo, mostrandomi i vecchi disegni e altrettanto vecchi e rari cimeli in vetroresina o simile, pezzi unici e mai visti prima. Mentre mi autografava con dedica una vecchia maglietta con la sua foto storica più popolare, chiesi quale tavola aveva usato per il salto immortalato in suddetta foto. Me la mostrò dicendomi che di quelle tavole, datate 1981, ne aveva tenute due… Una di quelle ora è ben esposta, di fianco ad una simile ma più recente, nella bacheca dedicata alla Barfoot sul soppalco del Surf Shop.


Una terra, la Gallura, che ha stregato il team E9 tanto da appassionarli avremmo raggiunto per documentare il percorso ideale fuori dai cira vivere l’ennesima avventura, profondamente legata alle performancuiti troppo turistici. ce dei suoi climber di altissimo livello. Come Gabriele Moroni, che Dal bellissimo e ospitale B&B delle Terre di Alcu ci dirigiamo a Sud. già da alcuni anni sta ripercorrendo pagine di storia di una arrampiChi ha voluto questo rifugio di sosta immerso in una natura incontacata sportiva antica ma estremamente minata ha fatto una scelta di vita. Elena attuale. Abbiamo voluto questo viaggio (di Bolzano) e Cristian (bresciano), ci dopo quello dello scorso ottobre conraccontano quanto sia fantastica la Sarcentrato sui blocchi al Bosco di Luogodegna confermando il potenziale così santo – per ricercare la natura più inancora poco sfruttato, pensando ad un contaminata esplorando i luoghi adatti turismo eco sostenibile e alternativo, per immaginare un’azione futura. che nonostante le difficoltà prosegue Quasi fossimo una troupe cinematoorganizzando trekking e tour in canoa. grafica alla ricerca delle location per A pochi chilometri da Luogosanto, la TXT AND PICS MASSIMO MALPEZZI raccontare una storia fatta di emoziostrada stretta e tortuosa ci porta ad Arni, il territorio si è offerto con semplicità e grande ospitalità. Mentre zachena. Volevo fotografare soprattutto il selvaggio lago di Coghinas Filippo, Gabri e Ricky disegnavano “start geroglifici” sul granito di tormentato dal vento di quei giorni che fortunatamente ci ha protetto Luogosanto in occasione dello Street Contest del sabato, con Cecilia dalla pioggia prevista rendendolo inquietante e misterioso. iniziavo a cercare quello stupore che potevamo solo immaginare. Transitiamo sotto le pendici del Monte Limbara, un complesso monLa mia mappa cartacea accoglieva i segni a pennarello dei paesi che tuoso di natura granitica che supera i 1300 metri. Risalendo nuova-


“LA MIA MAPPA CARTACEA ACCOGLIEVA I SEGNI A PENNARELLO DEI PAESI CHE AVREMMO RAGGIUNTO PER DOCUMENTARE IL PERCORSO IDEALE FUORI DAI CIRCUITI TROPPO TURISTICI.”

mente verso Luogosanto rimango basito da così tanta roccia, sculture moderne modellate dal vento che fanno sognare. A metà strada verso Calangianus alcuni cartelli ci indicano i siti archeologici: le Tombe dei Giganti. Il Dolmen Coddu Vecchiu si staglia sullo sfondo di vigneti immensi. Il tardo pomeriggio è carico di nuvoloni e il sole che filtra regala un tramonto dai colori accesi; le condizioni sono perfette per visitare Aggius. Ci hanno raccontato che un secolo fa, questo paese abbarbicato sulle pendici del monte Abbalata era denominato “dei Banditi”. Vendette, omicidi e violenze, tanto che Aggius venne marchiato come luogo infestato dal demonio. Il paese venne definitivamente liberato piantando una croce in cima alla montagna alta 666 metri (i numeri del Diavolo). In realtà la quota è diversa ma fa leggenda. Oggi tutto è assai tranquillo e il paese vive serenamente di un turismo locale. E’ varcando il passo sulle pendici di Aggius che la maestosità di questo luogo si apre ai nostri occhi. Diamanti e meteore primordiali di granito sono sparsi alla rinfusa creando un virtuale parco giochi per

gli amanti del bouldering e dell’arrampicata, guglie che somigliano a piccole Dolomiti si infuocano al tramonto. Ecco, mai come in questo momento ho la certezza assoluta che la Valle della Luna debba essere valorizzata totalmente dal punto di vista arrampicatorio. Bisognerà che ne parli con Mauro per tornare con i forti del Team E9, questo è sicuro.Proseguendo nel nostro itinerario la strada sconfina nella vallata. Ad un tratto, in lontananza, scorgo una cupola alta un centinaio di metri, una sfera perfetta di granito rosso che si alza da un ammasso di sassi dalle forme più incredibili ricordando la montagna fantastica di Coccon. E’ il Monte Pulchiana. Ci eravamo illusi di aver visto tutto, ma ancora una volta rimaniamo con il fiato sospeso. Ad accompagnarci il giorno dopo è Filippo Manca, bravo arrampicatore sardo trapiantato a Milano pronto a fuggire nella sua terra ritrovando la fidanzata Roberta e nuovi massi da scalare. Abbandonando la strada principale, il Monte Pulchiana si delinea sempre più offrendo prospettive allettanti per chi ama l’arrampicata su più tiri. Filippo mi dice che sul versante Est sale una via (sul 6a+ 5c obbl) che si sviluppa


seguendo una vena diagonale di quarzi per poi forzare le placconate centrali. Arrivati in cima alla valle lo spettacolo è sorprendente. Finita l’esplorazione del monte Pulchiana facciamo un salto da Alberto. Il suo B&B La Cerra ci esalta. Alberto ci racconta che una ventina di anni fa tutta l’area era adibita a pascolo; oggi un fitto bosco di sugheri intrappola centinaia di massi granitici. Con uno sforzo immane Alberto è riuscito a farsi strada disegnando un sentiero ideale che collega decine di bellissimi blocchi che creano un sito di boulder di ottimo livello estetico. La mattina del sabato, alle 7, sembra di essere in un pieno novembre milanese; piove a dirotto e lo Street Contest è a grave rischio. Quando arriviamo a Luogosanto, Vittoria e Telemaco ci dicono che in Sardegna, quando è così brutto, è sufficiente attendere un quarto d’ora per rivedere il sole. Nel giro di un oretta sprazzi di azzurro e raggi caldi asciugano il paese mentre alla spicciolata decine di climber si danno appuntamento alla sala iscrizioni. Il contest può avere inizio. Tre super tracciatori (Gabriele Moroni, Riccardo Caprasecca e Filippo Manca) per oltre 40 blocchi disseminati su case, chiese e colonne. Un successo che porta tutto il popolo degli appassionati arrampicatori a festeggiare fino a

notte fonda. Il viaggio si è concluso, la Gallura ci è rimasta nel cuore, sport e azione si sono fusi in un ambiente naturale di indicibile bellezza. Impossibile non pensare di ritornare, e allora mani e piedi scaleranno certamente rocce nuove.

“DIAMANTI E METEORE PRIMORDIALI DI GRANITO SONO SPARSI ALLA RINFUSA CREANDO UN VIRTUALE PARCO GIOCHI PER GLI AMANTI DEL BOULDERING E DELL’ARRAMPICATA.”



TXT AND PICS ALBERTO BONARDI



“D’ALTRONDE UN GIORNO DOVRÒ RALLENTARE CON LA CORSA E MANTENERE IL MIO LAVORO È MOLTO IMPORTANTE”

Testa, personalità e cuore, sono ciò con e per cui Alessandro Rambaldini dice di correre. La grande passione per la corsa in montagna quest’anno l’ha portato con la maglia della squadra italiana a vincere la 13° edizione del Long Distance Mountain Running World Championship sulle montagne della Slovenia, su un percorso di 42 km con 2800 m di dislivello, in 3h 44’ 52’’. Abbiamo intervistato Alessandro, passando con lui un’intera giornata dove è solito allenarsi in provincia di Brescia, sulle montagne intorno al Lago d’Idro. La giornata è iniziata dal rifugio Tita Secchi di Cima Caldoline passando poi verso la Corna Blacca: sentieri e mulattiere di mezza montagna che diventano rapidamente rocce complesse ed esposte alla quota di 1800-2000m con creste bellissime chiamate Piccole Dolomiti. Zona molto bella da percorrere anche per un’escursione e impressionante è vedere il nostro runner così veloce su zone dove a volte non c’è percorso segnato, ed è meglio non guardare in basso nel vuoto. Classe 1980, Alessandro ci racconta che ha iniziato già da adulto a correre e fino ad un paio di anni fa si è sempre allenato da solo, senza supporto tecnico o una squadra, perché appunto la sua è sempre stata una passione puramente per la corsa al di là dei risultati. Fino ad un paio di anni fa non avrebbe mai pensato di prendere parte alla squadra della Nazionale Italiana e tantomeno di diventare Campione Mondiale 2016 di trial running lunghe distanze. Alessandro infatti lavora regolarmente in una fabbrica locale facendo turni e notti, allenandosi nel tempo che gli rimane alternando le settimane di potenziamento e recupero in base ai turni di lavoro. Quindi Alessandro non vuole correre come professione e afferma: “d’altronde un giorno dovrò rallentare con la corsa e mantenere il mio lavoro è molto importante”.




TXT GIORGIA VITALI - PICS DENIS PICCOLO


Mondsee, che letteralmente significa lago della luna, è un piccolo comune austriaco di circa 3.658 abitanti. È proprio qui che, a inizio 2016, tra il verde della foresta del Drago (Drachenwald) e la pace più assoluta trasmessa dal lago si inaugura la nuova sede centrale EMEA dell’azienda Boa Technology Inc. Per la prima volta, durante il mese di ottobre, Boa ha deciso di aprire le porte della sua grande e luminosa azienda alla stampa italiana. Fortunatamente noi di The Pill siamo stati tra i pochi privilegiati a essere selezionati per questo evento. Veniamo accolti da una grande energia e rimaniamo molto affascinati dall’ambiente che circonda questa realtà: foreste immense contrastano un piccolo paesino dalle radicate culture a una manciata di minuti da Salisburgo. Arrivando dalla caotica e frenetica Milano, quasi ci sembra di immergerci in un libro di fiabe dove il tempo sembra essersi fermato. La crew di Boa ci accoglie alla grande facendoci fare un tour all’interno dell’azienda e della struttura, tutto sembra funzionare al meglio e tutti sembrano remare nella stessa direzione, poche volte ho incontrato un gruppo così unito.

Si avvicina l’ora di cena ma prima andiamo a scegliere le nostre scarpe da trail per la corsa di domani. Il mattino seguente ci accoglie con una giornata di sole incredibile, e dopo un’abbondante colazione ci incontriamo con Hilke (marketing Boa) che pronta e reattiva ci trasporta nel bosco dove svolgeremo le diverse attività. La nostra scelta per il test cade sulle scarpe Mammut Mtr 201-II e su un paio di Dynafit Feline X7 - entrambe con tecnologia Boa (ovviamente!). Hilke e Dario si immergono con anima e corpo dentro la fitta vegetazione sfidandolo in tutti i suoi terreni. La luce, i profumi e l’assordante rumore del silenzio che ci ha regalato questo itinerario ci permettono di ottenere le nostre risposte e scattare le nostre foto. Stanchi, affamati ma sopratutto soddisfatti e divertiti ci dirigiamo verso la strada del ritorno per goderci la nostra ultima cena prima di dover lasciare questo luogo incantato. Ogni sistema di chiusura Boa si distingue per il design e per la prestazione ma vengono tutti accomunati da grande leggerezza, funzionalità, resistenza e rispetto per l’ambiente. L’azienda Boa Tecnology Inc. presenta delle novità molto interessanti: come ad esempio il reparto di prototipazione, che senza dubbio accelera la creazione



“LO SVILUPPO DEI PROTOTIPI È FORSE IL SERVIZIO PIÙ IMPORTANTE TRA I SERVIZI OFFERTI DA BOA” di prototipi per i brand partner Europei. Grazie a questo, Boa fornisce un esempio concreto di come si possa garantire una migliore vestibilità e funzionalità di un prodotto. Oggi i sistemi di chiusura Boa sono composti da 4 tipologie. Low power system che comprende i Boa L5, L6 e IP1, utilizzati per carico non superiore ai 25kg di tensione. Ideali per le calzature da ciclismo, running e casual. Mid power system, che comprende il Boa M3, per calzature più rigide come gli scarponi da montagna. High power system per le calzature molto rigide - il sistema H3 è in grado di mantenere una tensione fino a 100kg. Speciality, che comprende i sistemi S2 e FS1, riguarda applicazioni molto particolari (caschi, guanti, strumenti medicali). Lo sviluppo dei prototipi è forse il servizio più importante tra i

servizi offerti da Boa, brevemente. Quando arrivano i prodotti forniti dai marchi partner, il Prototyper rimuoverà tutti i componenti di chiusura già esistenti e realizzerà modifiche per ospitare i componenti Boa. Una volta deciso il miglior sistema Boa da aggiungere, verranno installati i componenti adeguati con l’aggiunta di eventuali rinforzi. I Prototyper spiccano per grande creatività e maestria nel creare prodotti il cui aspetto e funzionalità si coniugano perfettamente, creando un prodotto perfetto e performante per il consumatore finale. Devo essere sincero, sono rimasto colpito da tutto questo processo. Ed è proprio grazie a questo servizio, come per quello dedicato ai clienti Boa e al reparto ampliato di Account Management, che l’azienda non può far altro che guardare e puntare verso l’alto. Io nel frattempo mi godo il ricordo di quel favoloso bosco che ancora viaggia nelle mia testa.




TXT AND PICS DENIS PICCOLO


MAMMUT MTR 201- II BOA LOW MEN Nata per un trail running esigente, è una scarpa da competizione, veloce e altamente tecnica. Fornisce un buon ammortizzamento grazie all’intersuola IP EVA e al tallone da 6 mm. MTR 201- II Boa Low Men è una scarpa leggera ma allo stesso tempo dotata di alte tecnologie come il BOA System, ad elevatissima efficacia. La torsione risulta nella media: non troppo rigida, non troppo morbida. La tomaia sintetica con trama a nido d’ape è traforata e per questo assicura un’elevata traspirazione. Ottima per i runner che cercano nello stesso tempo tenuta e leggerezza sia in discesa che in salita, su terreni facili o altamente tecnici.


Siamo esattamente a cavallo di inizio autunno e fine estate, e ci dirigiamo con la crew di Maxi Sport in Francia per affrontare un percorso di trail running che ci incuriosiva da non poco tempo. Roberto Cordopatri, Alberto Sala e Simone Ferrè, ecco qui la mia crew per questo shooting nelle terre francesi. Direzione Vénosc, a pochi chilometri dal ghiacciaio delle Les2Alpes, situata a 1000 metri sul livello del mare. Al centro delle Oisans selvatici e ai margini del Parco Nazionale des Ecrins, nella valle di Vénéon, il paese permette la pratica di molte attività sia in estate che in inverno. Noi per quest’occasione decidiamo di fare una bella corsetta nei suoi sentieri. Nel caso interessasse l’accesso alla stazione di Les 2 Alpes, a 1650 metri, viene eseguita in soli 8 minuti in gondola da Vénosc. Non ci si può proprio annoiare da queste parti.

“IL PAESE PERMETTE LA PRATICA DI MOLTE ATTIVITÀ SIA IN ESTATE CHE IN INVERNO”

Arrivati nel parcheggio dell’ente del turismo di Vénosc, ci dirigiamo per circa 30 minuti dentro a un fitto bosco lungo sentieri non sempre semplici da affrontare. In direzione Aux Anes abbiamo superato un tutt’altro che banale ponte di legno molto folcloristico e tiriamo dritti verso il rifugio Muzelle, dove poco prima di arrivare (un po’ con il fiatone dovuto all’altitudine) prendiamo una deviazione sulla destra, per arrivare così alle incredibili cascate di Muzelle. Questa cascata deriva dal torrente Piss proveniente direttamente dal ghiacciaio Muzelle, un massiccio montuoso nel Parco Nazionale degli Ecrins, arroccato a 3645m di altitudine. Vi si può accedere anche da Bourg d’Arud Vénosc. Dopo le cascate è possibile raggiungere il rifugio e il lago di Muzelle (2500 m) oppure dal Col de la Muzelle si può raggiungere la valle e il villaggio Beranger Valsenestre. Grazie al supporto dei brand che ci hanno fornito il materiale da testare, Mammut, La Sportiva, Salewa e Scarpa, ci spariamo un bel paio d’ore di intensa attività per capire le caratteristiche del materiale a disposizione.



LA SPORTIVA AKASHA Le Akasha sono scarpe morbide, comode e garantiscono una maggior sensibilità del terreno. E’ la calzatura con maggiore ammortizzazione, quindi perfetta a competizioni endurance e percorsi di lunga distanza, Ultra-Marathons, Ultra-Trails e per utilizzi prolungati in allenamento. Il comfort di calzata è dato dall’ammortizzazione, grazie all’inserto plantare Cushion Platform dai volumi interni ampi oltre che dalla tomaia morbida, traspirante e avvolgente a costruzione Slip-on che evita punti di compressione durante la corsa. Gli innovativi rinforzi attivi anteriori forniscono protezione e struttura seguendo il movimento del piede in modo dinamico e senza costrizioni. La suola grippante e bi-mescola è dotata dell’esclusiva soluzione Trail Rocker in grado di favorire il movimento naturale “tacco esterno – punta interna” del piede durante la corsa. Una scarpa con tutte le carte in regola per gli ultra trail più impegnativi.


SCARPA NEUTRON Per i runner che cercano elevate performance, questa calzatura agile e reattiva è perfetta per l’utilizzo in trail running e skyrunning. Dotata di un peso contenuto e con un volume ridotto, è perfetta per le andature elevate, pur mantenendo i dettagli tecnici di ammortizzazione e protezione. L’intersuola è caratterizzata da scanalature differenziate che agevolano la fase di rullata dal tallone alla punta mentre il resistente battistrada ad alto grip consentirà quella marcia in più sia su terreni asciutti che bagnati.


SCARPA ATOM Perfetta per l’utilizzo sia in allenamento su ritmi veloci sia in gare corte e intense. Pensata per atleti preferibilmente con peso inferiore ai 70 kg, la Atom è una scarpa molto reattiva e può essere apprezzata anche da coloro che prediligono uno stile di corsa incentrato sull’avampiede. Grazie al mesh a cellula aperta è assolutamente traspirante e confortevole. Grazie al tenser perimetrico contentivo il tallone rimane stabile e permette al piede la massima precisione e sensibilità col terreno. In poche parole? Una scarpa leggera, comoda e performante.


TXT AND PICS DENIS PICCOLO



Il running d’inverno non è certo per tutti, per di più quando il termometro segna sottozero e la nebbia non molla neanche di un centimetro. La tentazione di testare le Nike Lunarepic Flyknit e le New Balance Vazee è troppo forte, direi magnetica. Il runner di questo mese è Simone Iannelli, ragazzo trentaseienne, barbuto come si usa adesso, appassionato di corsa e attività outdoor a 360°. Ama i tatuaggi, la sua ragazza Arianna e il loro cane Brando, che oggi di correre proprio non ne aveva voglia (diamogli torto). Ma Simo ama stare sul palco, al centro dell’attenzione, e appena gli ho proposto lo shooting si è fatto trovare a disposizione, non sapendo ovviamente le difficoltà che avremmo incontrato. Visto che la nebbia c’è, che nebbia sia. Quale paesaggio e terreno migliore per il test e gli scatti che l’aperta campagna? Savigliano, in provincia di Cuneo a qualche chilometro fuori dal centro città, dove l’asfalto si fonde con la terra e la terra si disperde nell’orizzonte in un piacevole infinito. Si parte con la corsa, decisamente gradevole per scaldarsi con questo clima e l’outfit fornito da Nike e New Balance seppur leggero compie pienamente il proprio dovere, infatti dopo pochi minuti di corsa raggiungiamo una temperatura corporea ottimale nonostante la temperatura rigida. Scena inusuale per i coltivatori che ci intravedono in lontananza; probabilmente penseranno che a Dicembre potrebbe essere più intelligente andare sciare… ma a noi va bene così, va bene eccome!

“IL RUNNING D’INVERNO NON È CERTO PER TUTTI, PER DI PIÙ QUANDO IL TERMOMETRO SEGNA SOTTOZERO E LA NEBBIA NON MOLLA NEANCHE DI UN CENTIMETRO.”


NIKE LUNAREPIC FLYKNIT Nike ha osato tantissimo con questa scarpa, realizzando un prodotto tecnicamente superiore ed esteticamente perfetto mirato a rivoluzionare il mondo della corsa. L’innovazione più rilevante è il collo a media altezza, studiato appositamente per facilitare il blocco del piede. Le caratteristiche principali sono rilevanti: bella e personalizzabile per garantire una calzata perfetta, idrorepellente per piedi sempre asciutti e ammortizzante grazie all’intersuola Lunarlon tagliata al laser, la quale assicura al runner un’andatura fluida. Sulla suola prevede 5 rilievi corrispondenti ai punti di pressione ovvero le parti dove il piede viene caricato durante la corsa. E’ una scarpa che regala controllo e sicurezza, realizzata per correre.


NEW BALANCE VAZEE Una scarpa adatta sia al running che durante gli allenamenti in palestra, avvolge il piede assicurando sicurezza durante la corsa e supporti laterali per qualunque direzione imbocchi il tuo training. E’ infatti caratterizzata da una innovativa tomaia a tre strati che favorisce il massimo supporto nel movimento in tutte le direzioni, rimanendo incredibilmente traspirante e leggera. Inoltre, il rivestimento senza cuciture della Vazee Rush fornisce supporto e leggerezza, presenta una soletta sagomata e un contrafforte tallonare destrutturato che ne completa il design elegante. Una scarpa da testare e acquistare!




ITW DENIS PICCOLO


RACCONTACI CHI SEI. Il mio nome è Matt Georges, ho 33 anni e sono francese. Quando non sono in viaggio per lavoro vivo e lavoro a Montpellier, nel sud della Francia. DA DOVE NASCE LA TUA PASSIONE PER LA FOTOGRAFIA? Sin dall’infanzia sono sempre stato attratto dalle immagini in generale. Dalle figurine di basket NBA a qualsiasi tipo di cartolina. Ho avuto un sacco di collezioni diverse quando ero teenager. Più tardi, a 18 anni, frequentai un club fotografico nel mio paese e lì ho imparato a sviluppare e stampare foto nella camera oscura. Era così bello e intimo…Il tempo vola quando sei lì e la sensazione è davvero magica. Credo che quello sia stato il momento preciso in cui mi sono innamorato della fotografia. Subito dopo scattavo foto in ogni dove con la mia Nikon FM2, regalata dai miei genitori. E da lì tutte le avventure in skate e in snowboard, tutte le mie diverse fidanzate, i viaggi, le vacanze… QUAL È STATA QUINDI LA TUA PRIMA CAMERA? Nikon FM2 con obiettivo 50mm e lenti 1.8

SEI UN FOTOGRAFO IMPEGNATO MOLTO NEGLI ACTION SPORT E NELL’OUTDOOR. PERCHÉ HAI DECISO DI LAVORARE IN QUESTO AMBIENTE? Ho sempre amato stare all’aria aperta sin da quando ero piccolo e ho passato molto tempo girando in skateboard in città, o con lo snowboard in montagna. Quando puoi combinare un lavoro e stare all’aperto circondato da paesaggi meravigliosi, creando le tue personali avventure, perché no? Prima di diventare un fotografo sono stato prima uno skater e un rider quindi non mi sono svegliato un giorno dicendo “Voglio lavorare il quel mondo”… è successo da solo, perché i miei compagni di riding hanno iniziato a diventare molto bravi e i magazine hanno iniziato ad aver bisogno di foto… così hanno chiesto a me di farlo. IL TUO STILE PUÒ ESSERE BEN DEFINITO. COSA TI ISPIRA MAGGIORMENTE? Grazie! Amo studiare i quadri e come i pittori giocano con la luce, si può davvero imparare un sacco. Amo passare ore nei musei. Edward Hooper è uno dei miei preferiti al momento. Se parliamo di foto avrei moltissimi nomi da citare ed è difficile sceglierne qual-


“QUANDO HO IMPARATO LA FOTOGRAFIA, PER ME ERA TUTTO UN SPORCARSI E BAGNARSI LE MANI CON PRODOTTI CHIMICI E ACQUA.”

cuno. Ci sono molti fotografi talentuosi con stili differenti anche se personalmente prediligo chi utilizza tecniche diverse. Non solamente fotografie digitali per tutto il tempo. Serve un’anima, una vita... se capite cosa intendo… TU SPERIMENTI MOLTO, PRINCIPALMENTE CON LA TECNOLOGIA ANALOGICA. COSA TI PORTA A SCEGLIERE DI STAMPARE CON TECNOLOGIE VINTAGE, PELLICOLA O AD UTILIZZARE LA POLAROID? Quando ho imparato la fotografia, per me era tutto un sporcarsi e bagnarsi le mani con prodotti chimici e acqua. Oggi amo ancora avere a che fare con qualcosa di vero e non solamente con dei pixel. Può essere la polaroid, la pellicola, l’utilizzo di format differenti o di differenti camere. Voglio fare cose diverse. Amo anche fotografare in digitale ovviamente. Dipende da che risultato e da che stile voglio ottenere durante uno shooting specifico. COSA HA PORTATO E COSA HA TOLTO LA FOTOGRAFIA DIGITALE? Sicuramente ha portato via tutta la spontaneità che aveva l’analogico e la pellicola, ma è nello stesso tempo un mezzo per imparare velocemente, per fare meno errori, testando diversi flash, fare e chiudere un lavoro nello stesso giorno. E’ ovvio che tutto il gioco è

cambiato, molte persone pretendono o pensano di essere fotografi solo perché possono immortalare un bel tramonto grazie a impostazioni automatiche e a un paio di filtri… ma per essere fotografi basta un solo buon scatto? In ogni caso non mi mancano molto i vecchi tempi, credo che dobbiamo sempre adattarci ai tempi e questo vale per tutti i lavori. Devo dire che questo è sicuramente un periodo interessante per la fotografia. FOTOGRAFIA, VIAGGI, MOVIMENTO, ACTION, SONO TUTTE PAROLE CHE SEMBRANO MOLTO VICINO ALLA TUA PERSONALITÀ. E’ VERO? In un certo sensi sì. Apprezzo la spontaneità e quando le cose sono in movimento, sin da quando iniziai a scattare foto si skateboard, party e viaggi. Ma amo anche fotografare alberi solitari o case, alcuni oggetti che non si muovono affatto. ULTIMAMENTE TI SEI OCCUPATO DI MOLTI PROGETTI FOTOGRAFICI CON DIVERSI BRAND. POSSIAMO DIRE CHE LA FOTOGRAFIA NON È MORTA? Non credo che la fotografia sia morta. Vedi, tutti quanti scattano foto oggi! E’ ovunque! Quindi si, il nostro lavoro è un po’ più difficile oggi, ci sono molte persone in questo business ed è sempre una sfi-





“IL NOSTRO LAVORO È UN PO’ PIÙ DIFFICILE OGGI, CI SONO MOLTE PERSONE IN QUESTO BUSINESS ED È SEMPRE UNA SFIDA… MA CREDO CHE SE LAVORI DURAMENTE, RIMANI FEDELE A TE STESSO E REALIZZI PROGETTI INTERESSATI, COMMERCIALI O PERSONALI, CE LA PUOI FARE! “

da… ma credo che se lavori duramente, rimani fedele a te stesso e realizzi progetti interessanti, commerciali o personali, ce la puoi fare! COSA PENSI DI INSTAGRAM E DI TUTTA LA VELOCITÀ DEL WEB? Inizialmente non mi piaceva ma ora devo dire che è interessante riuscire a condividere con moltissime persone nello stesso tempo il tuo lavoro, così velocemente. Certo, è un grande buco nero ed è difficile essere notati perché ci sono milioni di foto ogni giorno ma il tutto dipende da cosa fai con il tuo lavoro. Per esempio, penso che non importa se hai pubblicato una tua foto su Instagram e poi qualche mese dopo la pubblichi su un magazine o in un libro. Per me va assolutamente bene se una buona foto può avere diverse vite in tempi diversi. PROGETTI FUTURI? Uscirà fra poco THE.DIRTY.DOGS. Questo è il secondo volume ricco di belle foto, provenienti da molti amici della neve. Ho lanciato due progetti di stampa recentemente, una collaborazione con Vans. E’ un photobook da 150 pagine. Poi ho lavorato con alcuni quotidiani, ho fatto uno shooting per Reebook in Gennaio. Un altro progetto riguarda sempre Vans, prima di Natale. Lavorerò presto sulla prossima stagione… sarò davvero indaffarato. DOVE LA TUA CAMERA E IL TUO CUORE TI PORTERANNO PROSSIMAMENTE? In Russia per due volte, per un nuovo book per Vans. Andrò a Mosca e poi in Siberia. Farà davvero freddo! Il mio cuore è sempre con la mia famiglia e le mie gemelle a Montpellier, dove vivo.


ITW DENIS PICCOLO PICS THOMAS MONSORNO




DOVE NASCE L’IDEA DEL PROGETTO “HIGH ABOVE THE GROUND”? Thomas: E´ da ormai da 3 anni che seguo Benjamin per diversi progetti e in questo tempo abbiamo realizzato molti scatti insieme. L´idea di raccogliere gli scatti più belli/speciali in un calendario ci è venuta poche settimane fa. DOVE SI POTRÀ TROVARE IL CALENDARIO? Thomas: L‘edizione è super limitata, i calendari saranno disponibili dai nostri partner Mountain Spirit (Bolzano), Mad´s Streetwear (Ora), PIMS-burger and more (Bolzano), Ca-fe Weis (Termeno), o direttamente da noi. PARLAMI DI BENJAMIN KOFLER. Thomas: Benni è una persona umile, simpatica e disponibile, ed è sempre pieno di idee per nuovi progetti. E’ tra i migliori highliner a livello europeo e un forte arrampicatore e sciatore. A livello mentale è di un altro pianeta, rimango sempre sorpreso dalla sua ottima concentrazione quando affronta una nuova highline. Anche se le sue imprese sembrano pericolose, è sempre preparatissimo e dà la massima importanza alla sicurezza. PARLAMI DI COS’È E COSA RAPPRESENTA PER TE LO SLACKLINE. Benjamin: Lo Slacklining è l´arte di riuscire a camminare su una fet-

tuccia e di tenere l’equilibrio. E’ proprio quello mi affascina. Per me non è solo uno sport, è anche un arric-chimento e uno stile di vita. DA DOVE NASCE QUESTA DISCIPLINA? Benjamin: E’ nata negli anni ‘80 negli Sati Uniti quando alcuni scalatori hanno provato a camminare su corde, catene, fettucce... E così da un divertimento e passatempo si è svi-luppato uno sport ormai conosciuto e praticato in tutto il mondo. TI PIACE SOLO FOTOGRAFARLO O LO PRATICHI ANCHE? Thomas: Ho provato la slackline un paio di volte, ma sinceramente preferisco stare dietro la mia reflex:) QUALI SONO LE TUE LOCATION PREFERITE PER LA PRATICA E PER GLI SCATTI? Thomas: Ci sono tante location molto interessanti in Italia per fare scatti di questo genere. Se dovessi scegliere tra i paesaggi più belli, sicuramente preferisco le Dolomiti. Mi piace quando un’immagine dice qualcosa di interessante sul paesaggio, che trasmette un senso, del posto. Cerchiamo sempre di combinare azione e luogo. Benni: In tutto il mondo ci sono posti bellissimi per praticare questo sport. Ma qua in Sudti-rolo ho una grande diversità di bellissime location, direttamente davanti a casa mia.




“MI PIACE QUANDO UN’IMMAGINE DICE QUALCOSA DI INTERESSANTE SUL PAESAGGIO, CHE TRASMETTE UN SENSO, DEL POSTO.”


IN QUALI LOCATION SONO STATE SCATTATE LE IMMAGINI? Thomas: Tutte le foto sono state scattate in Alto Adige (Oclini/Corno Bianco, Merano, Va-dena, Aldino, Ora) QUANDO E PERCHÉ HAI INIZIATO A FOTOGRAFARE? Thomas: Ho iniziato per puro interesse con la fotografia un paio di anni fa. Con i miei amici ho sempre passato tanto tempo in montagna, soprattutto in inverno. Poi, tre anni fa, ho deciso di tentare un po più seriamente e dedicare più tempo alla fotografia. Lavoro nel set-tore sport/outdoor, ma quando trovo il tempo, mi dedico alla mia nuova passione, la foto-grafia. PROGETTI FUTURI? Abbiamo diversi progetti in Italia e anche all’estero, ma è ancora tutto TOP SECRET ;)


PIC MATT GEORGES

BY DAVIDE FIORASO

Presi a camminare tra gli alberi seguendo la freccia disegnata su un cartello contorto con la scritta «Cerro Catedral». La foresta di lengas si fece via via più fitta; nel sottobosco, antichi tronchi abbattuti dagli uragani emergevano tra felci giganti e altre piante simili alle nostre ginestre. Impiegai sei ore di marcia senza mai incrociare nessuno. E quando raggiunsi una certa quota, la vegetazione cominciò a diradarsi, lasciando intravedere le prime montagne. E’ in vista della costruzione di pietra del rifugio Emilio Frey che ci si trova di fronte tutto l’incredibile circo di guglie della grande “Cattedrale” […] qua e là, come merli sparpagliati, il rosso di gendarmi più alti accanto a vere e proprie candele appuntite che si perdono una sull’altra in una fuga irregolare […]. Questa è la Patagonia degli sportivi. Poi c’è l’altra, quella del Sud, che è tutta un’altra storia. Le prime albe del mondo, di Marco Albino Ferrari


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