The Pill Magazine 42 IT

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Adam Ondra

Portatori

Emily Harrington

Uno dei climber più forti di tutti i tempi, Adam Ondra è un’entità a sé stante, una certezza del presente e un sogno per il futuro.

Un viaggio in Pakistan con un’unica missione: dopo aver avuto tanto dalla montagna, si deve restituire agli altri altrettanto.

Essere disposti a fallire per raggiungere il successo: questa la consapevolezza che le ha permesso di andare avanti e non mollare.


INTUITION IS TO FOLLOW YO U R PAT H

LIVE THE EXTREME WITH ALL YO U R S E N S ES

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EDITO BY

D AV I D E F I O R A S O

deriva dall'essere parte di una società materialistica in cui siamo ingranaggi di un'enorme macchina. Una macchina basata sul mercato.

Prendiamo gli Stati Uniti, ad esempio. Una nazione che rappresenta il 23% del PIL mondiale. Le nuove case, oggi, sono 90mq più grandi rispetto al 1973 e lo spazio vitale per persona, in media, è quasi raddoppiato. Il numero di americani che utilizzano Internet è aumentato dal 52 al 90% negli ultimi 20 anni. La percentuale che utilizza i social media è cresciuta dal 5 al 72%.

Ci viene promessa la felicità con il prossimo aumento di stipendio, il prossimo gadget da mostrare, il prossimo sorso di qualche nuova bevanda. Nel suo libro “The Happiness Fantasy”, il professor Carl Cederström sostiene come aziende e inserzionisti che hanno promesso soddisfazione, hanno invece portato le persone alla corsa sfrenata di produrre e consumare senza gioia. Comodità materiali aumentate a dismisura, senza dare un senso alla vita. Il consumismo vuoto è una delle tradizionali spiegazioni della nostra moderna condizione, agevolata da qualcosa di relativamente nuovo: la tecnologia. Una rivoluzione che ci ha concesso il sapere con un clic del mouse, la capacità di diventare famosi agli estranei, di avere a casa, in pochi giorni, l’oggetto del desiderio.

Ma in mezzo a questi progressi nella qualità della vita, la felicità media sta diminuendo. Un graduale declino a lungo termine. E quali possono essere le spiegazioni a questo paradosso? Che le persone non siano informate sui progressi? Che non riescano a percepirli nel corso dei decenni? O che stiamo misurando gli indicatori sbagliati? Il sospetto è che tutte e tre le ipotesi siano valide.

Gli esperti di marketing sanno che afferrando la chimica del tuo cervello, probabilmente possono venderti qualcosa, che tu ne abbia bisogno o meno. Ma a questa attrazione possiamo resistere. Per evitare che le forze della vita moderna rovinino la nostra felicità dobbiamo cambiare le scelte che facciamo con le nostre risorse.

Non diventiamo più felici man mano che la nostra società si arricchisce, perché inseguiamo le cose sbagliate. Gli acquisti promettono di renderci più attraenti e intrattenuti, i social media promettono di mantenerci connessi, ma niente di tutto questo porta una soddisfazione profonda e duratura. Del resto, l’idea che il consumo non porti alla felicità è un pilastro di molte tradizioni filosofiche (e di molte religioni). Probabilmente, la più grande intuizione di Marx proveniva dalla sua teoria dell'alienazione, un senso di estraneità che

Vite felici sono quelle con forti legami familiari, strette amicizie, vite romantiche colme di esperienze vissute. Il mondo ci incoraggia ad amare le cose e ad usare le persone. Ecco, dovremmo proprio invertire la corrente di pensiero. 2

PHOTO BY DANIEL BLOM

Stiamo scambiando la nostra felicità a favore del comfort. È un dato di fatto. E mentre l'esistenza è diventata più agevole nel tempo, la felicità è diminuita.


G5EVO

Scarpone ultra tecnico con tomaia idro-repellente per alpinismo d’alta quota ed arrampicata su ghiaccio. Chiusura super rapida BOA® Fit System. Membrana isolante GORE-TEX Infinium™ Thermium™ in punta per la massima termicità anche in situazioni statiche. Suola Vibram® Matterhorn con Impact Brake System™.

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CREW THE PILL

EDITOR IN CHIEF Denis Piccolo | denis@hand-communication.com

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E D I T O R I A L C O O R D I N AT O R S Davide Fioraso, Silvia Galliani

C O M PA N Y E D ITO R Hand Communication Corso Francia 17, Torino hello@hand-communication.com

E D I T I N G & T R A N S L AT I O N S Silvia Galliani

COVER By Chiurchi Luigi in Iceland PRINT L'artistica Savigliano Savigliano - Cuneo - Italy lartisavi.it

THEPILLMAGAZINE .COM Camilla Pizzini | camilla@hand-communication.com PHOTOGRAPHERS & FILMERS Matteo Pavana, Thomas Monsorno, Andrea Schilirò, Denis Piccolo, Patte Schwienbacher, Achille Mauri, Federico Ravassard, Simone Mondino, Alice Russolo

DISTRIBUTION 25.000 copies distribuited in 1100 shops in Italy, Switzerland, Austria, Germany, France, Belgium, Spain, England & The Netherlands

C O L L A B O R AT O R S Sofia Parisi, Matteo Rossato, Fabrizio Bertone, Enrico Santillo, Dario Toso, Dario Marchini, Eva Bonk, Luca Albrisi, Antonio Isaja, Marta Manzoni, Luca Schiera, Giulia Boccola,Federico Mura, Tommaso Bernacchi

ADVERTISING hello@hand-communication.com | +39 333.7741506 The Pill rivista bimestrale registrata al tribunale di Milano il 29/02/2016 al numero 73

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PHOTO BY PIETRO IENCA

ART DIRECTION George Boutall | george@evergreendesignhouse.com Francesca Pagliaro, Diego Marmi


D I S T R I B U I TO D A S O C R E P E D I S P O N I B I L E P R E S S O I R I V E N D I TO R I S E L E Z I O N AT I

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V I S I TA C I I N V I A S A N T ’A N D R E A 1 8 – A N G O L O V I A D E L L A S P I G A CANADAGOOSE .IT 5


ISSUE 42 CONTENT

T H E D A I LY P I L L

P. 8

MUSTO: IAN FINCH

P. 5 6

P. 1 2

SNOW PEAK

P. 5 8

KILLER COLLABS

P. 1 6

FEEL THE FLOW

P. 6 2

ECO SEVEN

P. 2 0

DEVOLD RED THREAD

P. 6 6

DIOR SKI CAPSULE

P. 2 6

BENEDIKT BÖHM: LESS IS MORE

P. 7 0

SUMMER OF FRANKIE

P. 3 0

LAMUNT

P. 74

ODE TO ANGUS

P. 3 2

FAN NY SC H M UT Z

P. 7 8

M I Z U N O B R E AT H T H E R M O

P. 3 4

KILIAN ECHALLIER

P. 8 0

NADIR MAGUET

P. 3 6

L AUG AVEG U R TRAI L IS L AN D

P. 8 4

WALKING WITH REDELK

P. 3 8

ADAM ONDRA

P. 9 2

THE PILL DEALER

P. 4 0

THE GIFT OF DEPRESSION

P. 1 0 0

CANADA GOOSE LIVING OUTDOORS

P. 4 2

YOU DON 'T L AUGH , YOU DIE

P. 1 0 4

FJÄLLRÄVE N FO R E VE R

P. 4 4

E M I LY H A R R I N G T O N

P. 11 0

VIBRAM: SNOW IS NOT ENOUGH

P. 4 2

ANDORRA ADVENTURE

P. 11 8

SAVE TH E D UC K & GO R E-TE X

P. 4 4

PORTERS

P. 1 2 6

FERRINO'S ARCHIVE

P. 5 0

THE WHITE ROOM

P. 14 0

M AT T E O C A L C A M U G G I

P. 5 4

RESILIENCE

P. 14 8

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PHOTO BY CHIURCHI LUIGI

BEST MADE



THE DAILY PILL B Y S I LV I A G A L L I A N I

SAVE THE DUCK INSIEME A MEDICI SENZA FRONTIERE Save The Duck, brand specializzato nell’outerwear 100% animal-free e cruelty free, in occasione del Green Friday, versione etica del celebre appuntamento dedicato allo shopping, ha deciso di supportare Medici Senza Frontiere contribuendo all’acquisto di kit protettivi per il personale medico sanitario. Durante la giornata di venerdì 27 novembre il 50% degli incassi di e-commerce e store fisici sono stati devoluti MSF che in questo momento storico particolare si è messa a disposizione delle autorità sanitarie nazionali e non solo ha lavorato per proteggere ospedali e operatori sanitari dal rischio di contagio, ma ha anche avviato una serie di importanti attività per rafforzare la medicina sul territorio ed evitare la saturazione degli ospedali stessi.

F E R R I N O P R E S E N TA I L N U OVO A R C H I V I O S T O R I C O D I G I TA L E Nel 2020 Ferrino ha compiuto 150 anni: una lunga storia fatta di persone, passione, prodotti, conquiste alpine, esplorazioni ed imprese che sembravano impossibili e che invece sono divenute realtà. Ferrino ha quindi voluto regalarsi un Archivio Digitale, strumento in grado di catalogare e condividere tutti i ricordi, gli aneddoti e le testimonianze del brand, per crearne una memoria futura. Un assetto strategico per l’azienda, così in grado di rendere la propria storia accessibile, digitale, catalogabile e facilmente fruibile. Una vera e propria miniera inesauribile di storie che riflettono non solo la storia di Ferrino, ma anche i costumi di un’intera società e del suo rapporto con l’outdoor e l’esplorazione nel corso di un secolo e mezzo di storia.

SO M E STO R I E S : I L LI B RO D E L FO N DATO R E D I PATAG O N I A Dopo il successo di “Let my people go surfing”, a metà tra un’autobiografia e un manuale di business responsabile, il 19 novembre è uscito in italiano per Ediciclo Editore “Some Stories”, firmato dal fondatore di Patagonia Yvon Chouinard, che ha fatto della sua passione per gli sport outdoor un’azienda di successo specializzata nella produzione di capi e accessori tecnici sportivi con una missione ben precisa: “Siamo in business per salvare il nostro pianeta”. Il libro racconta ciò che ha appreso da articoli e libri, lettere personali, poesie e discorsi. Il risultato è un concentrato del pensiero e della filosofia di Chouinard, della sua abilità narrativa e del suo senso dell’umorismo. Un ritratto eclettico di una vita unica vissuta al meglio.

IL GRUPPO OBERALP RIVELA L A DISTRIBUZIONE DEI MARCHI FALKE E BURLINGTON Negli ultimi anni il Gruppo Oberalp si è sempre più affermato come valido partner per la distribuzione e il commercio al dettaglio di articoli sportivi e di moda. Oggi entrano a far parte della famiglia altri due storici brand. Con Falke, marchio tradizionale ma fortemente orientato all’innovazione per l’abbigliamento sportivo e il tempo libero, e Burlington, specializzato nella produzione di calze di alta qualità, il Gruppo Oberalp non solo amplia il suo portfolio sport, ma si afferma anche nel settore moda. La nuova partnership segue il concetto di successo del Gruppo: un posizionamento chiaro, una strategia di marketing indipendente e adeguata alle esigenze dei singoli marchi e mercati, nonché una struttura di vendita flessibile ed efficiente.

THULE INIZIA LA COLLABORAZIONE CON EMELIE FORSBERG Emelie Forsberg entra a far parte della Thule Crew, un gruppo di ambassador selezionati che incarnano alla perfezione i valori del brand e condividono la passione di vivere una vita attiva all’aria aperta. Tra di loro, spiccano la celebre guida e alpinista Apa Sherpa e il surfista Garrett McNamara. In qualità di atleta d’elite, mamma e lavoratrice, Emelie è una fonte di ispirazione e un modello di riferimento per le giovani generazioni. "Sono entusiasta di poter collaborare con Thule, dato che condividiamo gli stessi valori riguardo alla famiglia e all’ambiente" ha commentato l'atleta. "Utilizzo prodotti Thule da tempo: il passeggino Glide 2 mi permette di passare tempo prezioso con mia figlia mentre mi alleno o durante una passeggiata nella natura.”

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F1 LT

TAKE FLIGHT IN THE ALPINE TOURING. Ai tuoi piedi sulle salite tecniche e le discese ambiziose. F1 LT è lo scarpone da sci alpinismo versatile e performante, che combina elementi ultra tecnici con un design orientato alla leggerezza.

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THE DAILY PILL B Y S I LV I A G A L L I A N I

SALEWA SOSTIENE I PASTORI DE LL A VAL DI FU N ES CON IL G RE E N FRIDAY Dal 2018 Salewa colora di verde il Black Friday, trasformandolo nel Green Friday. Per il terzo anno consecutivo il brand altoatesino di prodotti tecnici per la montagna rilancia la propria iniziativa per gli alpinisti consapevoli del legame indissolubile tra consumi responsabili e protezione dell’ambiente di montagna. Tutti gli acquisti online effettuati il 27 novembre, oltre ad essere stati scontati del 20%, contribuiranno anche a un concreto progetto di sostenibilità ambientale: la ristrutturazione della malga Kofel utilizzata in estate dagli allevatori delle Villnösser Brillenschaf, le famose “pecore con gli occhiali” della Val di Funes, a cui Salewa donerà una somma equivalente al 20% di tutto il fatturato online del Green Friday.

AN N A FE R R I N O D I V E NTA N EO PR E S I D E NTE D I AS SOS P O RT Assosport, l’associazione nazionale dei produttori di articoli sportivi che riunisce 120 aziende italiane in rappresentanza di 300 brand, ha ora come presidente Anna Ferrino, classe 1962, e AD di Ferrino, azienda di tende e articoli tecnici da montagna. “L’epoca che stiamo vivendo ha imposto alle aziende dello sport una rilettura del proprio modello di business” ha detto la neo presidente. “Ma le difficili sfide lanciate dalla pandemia vanno viste come un’opportunità di crescita, una spinta all’acceleratore sulla strada della modernizzazione e della digitalizzazione, della ricerca e dell’innovazione”. Anna Ferrino diventa così la prima presidente donna a guidare l’associazione, un segnale importante in quest'epoca complessa che stiamo vivendo.

B L AC K S H E E P FR I DAY: I L B L AC K FR I DAY ANTI CO NVE N Z I O NALE D I O RTOVOX Le pecore nere Swisswool sono anticonvenzionali. Come tutti gli anni in occasione del Black Friday, Ortovox ha infatti deciso di chiudere il proprio shop online. E invece di metter in atto promozioni speciali per il famoso weekend di shopping, ha deciso di offrire un contributo concreto alla natura. A gruppi di due persone, i dipendenti del brand sono scesi in campo e si sono inoltrati nella natura vicino casa per raccogliere plastica e immondizia varia. Assumersi la propria responsabilità ed operare in modo sostenibile è sempre stato un aspetto cardine della filosofia aziendale di Ortovox, che fin dalla sua creazione mette al centro delle sue scelte la protezione delle persone, della natura e degli animali.

S E LVATI Q L A N C I A LE N U OV E SO D E MEDITERRANEAN COAST E ALPINE FOREST Selvatiq nasce dall’incontro tra Valeria Margherita Mosca, fondatrice di Wood*ing wild Food Lab, laboratorio di ricerca sull’utilizzo del cibo selvatico per l’alimentazione umana, e Charles Lanthier, imprenditore esperto nel lancio di bevande non convenzionali. Dopo la prima linea di Wild Nomadic Spirits (che comprende un gin, un vermouth e un bitter), Selvatiq ci porta sulle coste più selvagge del Mediterraneo e nelle foreste alpine. Il risultato sono due bevande analcoliche dai sapori inediti, Mediterranean Coast, a base di foglie di fico e Alpine Forest, all'abete rosso. Come vuole la filosofia del brand, le nuove sode sono la concretizzazione di un concetto rivoluzionario: realizzare un prodotto frutto della reale sinergia tra uomo e ambiente.

N I K E PR E S E NTA L A N U OVA C O LLE Z I O N E AC G : SOSTE N I B I LITÀ E PE R FO R M AN C E Lo scorso 12 novembre Nike ha presentato la nuova collezione Nike ACG, realizzata per poter offrire soluzioni innovative a supporto dell’outdoor e della sostenibilità. Il brand continua così a rinnovare il proprio impegno con il progetto Move to Zero, con l’obiettivo di azzerare le emissioni di carbonio e la produzione di rifiuti per proteggere il pianeta e favorire un futuro migliore per lo sport. L’85% della collezione contiene infatti più del 90% di materiale riciclato. Nike ACG vuole inoltre contribuire alla sempre più crescente adesione dei giovani all’outdoor, oltre ad offrire un’ampia gamma di prodotti anche per la donna con capi da poter indossare in qualsiasi condizione climatica, senza tralasciare innovazione e stile.

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BEST MADE BY DAV I D E F I O R AS O

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1 . FJ Ä L L R ÄV E N

2.CAMELBAK

3 . H A N WAG

CARRY CAP

BANKS WINTER

Fjällräven rende omaggio alla leggendaria Expedition Down Jacket del 1974 con una nuova collezione di giacche invernali che offre riparo senza pari. Pack Down Hoodie è un piumino leggero e flessibile, perfetto come midlayer sotto una giacca shell e facile da riporre in uno zaino o nella sua stessa tasca. Il nylon riciclato al 100% è imbottito con piuma tracciabile certificata Down Promise e rinforzato con isolamento sintetico sulle spalle.

Carry Cap è una borraccia da tutti i giorni costruita in resistente acciaio inox 18/8. L’isolamento vacuum a doppia parete mantiene le bevande fredde o calde per ore, senza creare condensa e umidità all’esterno. La verniciatura a polveri garantisce una maggior resistenza alla corrosione migliorando il grip. Il tappo universale (compatibile con le serie Chute Mag, Pivot, Eddy, Hot Cap) integra una comoda maniglia per il trasporto. È disponibile nelle versioni da 600ml, 1L e 2L.

Banks Winter è la nuova proposta per climi freddi di Hanwag. Uno scarpone da trekking leggero e caldo, realizzato in pelle Nubuck certificata LWG Gold e Gore-Tex Partelana, che unisce il massimo del comfort e della sicurezza nell'appoggio a caratteristiche indispensabili per la stagione fredda. La soletta interna con inserto in alluminio assicura calore anche con temperature fino a -15°C mentre la suola Vibram Icetrek dona un grip ottimale anche in condizioni di ghiaccio e gelo.

4.NEMO

5 . S C A R PA

6 . L A S P O R T I VA

HELIO LX PRESSURE SHOWER

D R A G O LV

INVERSION PRIMALOFT VEST

A differenza delle docce da campo gravitazionali, Helio LX poggia saldamente a terra e fornisce la pressione necessaria per lavare sé stessi, i piatti, il cane, sciacquare gli attrezzi o innaffiare le piante. Il generoso serbatoio da 22L si pressurizza rapidamente tramite pompa a pedale, consentendo 7-10 minuti di spruzzo continuo da un tubo in neoprene lungo oltre 2m. E per i periodi più freddi, puoi riempire la tanica con acqua calda o lasciare che si riscaldi gradualmente al sole.

Drago LV è il nuovo modello della collezione FW 20/21 di Scarpa, consigliato sia per falesia che boulder. La tomaia combina 7 pezzi di microfibra e pelle con cuciture prive di sovrapposizioni. Ha un rivestimento in gomma più esteso sul tallone e sulla punta, ideale per tutte le occasioni di aggancio. Ha un volume ridotto, una forma asimmetrica e arcuata per una eccellente sensibilità, suola in Vibram XS Grip 2. Il Sistema PCB-tension assicura massima flessibilità.

Inversion PrimaLoft Vest è un gilet termico ideale per lo scialpinismo e pensato in particolare per allenamenti ed escursioni autunnali e primaverili. Costruzione leggera e senza cuciture per un design super clean ed ecocompatibile grazie al tessuto in materiale riciclato. Imbottitura PrimaLoft Silver Active ThermoPlume e tecnologia di ventilazione Vapovent con PrimaLoft Silver Insulation 100% Eco. Due tasche frontali con zip a scomparsa.

EXPEDITION

PAC K

DOWN

HOODIE

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UN CONCENTRATO DI QUALITÀ PER LO SCIALPINISMO

PHOTO

Hansi Heckmair

HAUTE ROUTE

UN APRIPISTA E UN ESEMPIO DA SEGUIRE DA OLTRE 10 ANNI L’HAUTE ROUTE è considerato lo zaino da scialpinismo per eccellenza. Il suo design lineare, l’estrema maneggevolezza e l’ergonomia perfezionata nei minimi dettagli fanno del nuovo classico rivisitato uno zaino affidabile, versatile e confortevole, adatto sia per le uscite di scialpinismo di un giorno che per le traversate con gli sci. Scopri di più su ortovox.com

Un classico inarrestabile. Lo zaino HAUT E ROUT E 32 ridefinisce i concetti di comfort, di maneggevolezza e di versatilità.


BEST MADE BY DAV I D E F I O R AS O

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7. N I K E A C G

8.BIRD BUNNY

MISERY RIDGE JACKET

9 . L E AT H E R M A N S K E L E T O O L R X M U LT I -T O O L

Impermeabile, antivento, traspirante e realizzata in tessuto a tre strati Gore-Tex con fibre di poliestere riciclato al 100%. La giacca, parte della nuova collezione Nike ACG progettata come un sistema versatile di stratificazione, trova ispirazione nel parco di Smith Rock, in Oregon, utilizzato come banco di prova per testare gli indumenti. Non solo un rinnovo del proprio impegno al progetto Move to Zero, ma un contribuito alla sempre più crescente adesione dei giovani all’outdoor.

Bird Buddy è una mangiatoia per uccelli all'avanguardia in grado di offrire una connessione quotidiana a misura di boccone. Ti avvisa in caso di visitatori piumati, cattura le loro foto e le organizza in una divertente app mobile. Attraverso fotocamera e microfono si può anche identificare il volatile dal suo aspetto o dal suo canto, un po' come Shazam. Bird Buddy aggiunge un fantastico aspetto tecnologico al birdwatching catturando momento magici da condividere.

Preparati a rispondere in modo rapido e sicuro alle situazioni di emergenza. Skeletool RX di Leatherman dispone di 7 tool specializzati per il primo soccorso, tra cui un coltello a lama seghettata in acciaio inossidabile e un puntale rompivetro in carburo di tungsteno. Include pinza a naso piatto, pinza con becchi ad ago, tronchese, punte per cacciavite Phillips 1-2, clip da tasca rimovibile e una combinazione di moschettone/apribottiglie. 142g di peso per 10cm di lunghezza.

10.GARMIN

11.MAMMUT

12.BLACK DIAMOND

VARIA UT800

LA LISTE GLOVE

CYBORG PRO CRAMPONS

Ovunque decidi di pedalare, assicurati di essere visto. Varia UT800 proietta un fascio di luce personalizzabile in base alle condizioni con 5 modalità di illuminazione: 800 lumen, 400 lumen, 200 lumen, flash diurno o notturno. Se associato al dispositivo Edge, il fanale si regola automaticamente in base alla velocità e alla pedalata. Le diverse modalità consentono di ottimizzare la durata della batteria da 1,5 ore in alta a 6 ore in bassa. Classificazione di impermeabilità IPX7.

Un avanzato guanto da freeride in pelle, parte della collezione La Liste di Mammut. Impermeabilità e ampia protezione contro il freddo garantiti dalla membrana con tecnologia Gore-Tex Active e dall'isolamento PrimaLoft di alta qualità. Design preformato che si adatta alla forma naturale della mano, Grip Control sul palmo per una presa ottimizzata e imbottitura protettiva sul dorso. Fodera in pile Bemberg e cuciture esterne per un maggiore comfort.

Rampone di alta gamma, in acciaio inossidabile ultraleggero, ideale per cascate di ghiaccio e misto. La versione Pro, semirigida, offre ottimo comfort e precisione con gran risparmio di peso. Ha un sistema di denti frontali rimovibili che permette di installare una monopunta o due punte centrali. Il rampone è dotato di inserti ABS (Anti Balling System) che prevengono la formazione di blocchi di neve tra la punta e il calcagno.

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KILLER COLLABS BY DAV I D E F I O R AS O

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1.JUNYA WATANABE MAN X CANADA GOOSE PARK

2 . FORD BRONCO X FILSON SMALL DUFFLE

3 .THE BET TER GIFT SHOP X SALOMON ADVANCED SHELTER CS WP

Lo stile inimitabile di Junya Watanabe, designer giapponese cresciuto sotto l’ala protettiva di Rei Kawakubo (Comme des Garcons), è caratterizzato da un profondo apprezzamento per l'abbigliamento da lavoro e le uniformi militari. Lo si nota nella collaborazione FW20 con Canada Goose, incarnazione della sua maestria nel reinventare lo stile outdoor. Parka in cotone con imbottitura in piuma d'oca, tasche con patta, fodera mimetica e cappuccio removibile.

Ford collabora con Filson per onorare la grande eredità del Bronco come veicolo di emergenza per il corpo forestale degli Stati Uniti. Alla concept car Wildland Fire Rig si affiancano una serie di accessori in edizione limitata, come l’iconico duffle da viaggio in Rugged Twill rifinito con impugnature in pelle pregiata e hardware in ottone resistente. Il 50% del ricavato di questo borsone sarà donato alla National Forest Foundation.

Salomon Advanced continua a sfornare collaborazioni in rapida successione. L’ultimo debutto arriva in co-branding con The Better Gift Shop di Toronto. Shelter è un hiker versatile e durevole realizzato per l'uso in ambienti urbani e outdoor. L'ombra verde oliva sulla tomaia è un cenno all'opera Forest 4 dell'artista tedesco Gerhard Richter, mentre gli accenti color pastello su fodera e passanti attingono alla pianta di lavanda angustifolia Munstead.

4 . KITH X DIEMME EVEREST BOOT

5 .WOOLRICH X AIMÉ LEON DORE CABLE CREWNECK SWEATER

6 . BULLEIT X YETI OUTDOOR PACK

Da concept store a vero e proprio brand streetwear capace di sfornare una collaborazione dopo l’altra. Kith incontra nuovamente l’artigianalità italiana del Calzaturificio Diemme. Dopo le varianti sulla silhouette del modello Marmolada nella collezione 2019, ecco una rivisitazione dello scarpone Everest declassato a versione per il tempo libero in città e in montagna. Una camminata comoda e protetta garantita da un mix di pelle scamosciata e shearling.

Woolrich svela la terza collaborazione con Aimé Leon Dore, brand newyorkese fondato nel 2014 da Teddy Santis con un'attitudine allo stile semplice e senza tempo ma dal forte messaggio. La capsule in edizione limitata comprende capi storici Woolrich pensati per l’inverno e reinterpretati con colori contemporanei. Questo maglione girocollo con motivo a trecce è realizzato in pura lana ed è rifinito con bordi a costine.

Dal Kentucky al Texas l'abbinamento perfetto per la stagione in corso e un bel regalo per gli appassionati di whisky (o i fan di Yeti). Questo magnifico set, da mostrare agli amici davanti al fuoco, include: una bottiglia da 750ml di Bulleit Bourbon Kentucky Straight Whisky, dal carattere audace e speziato, una bottiglia da 375ml di Bulleit 95 Rye Whisky e un rambler da 10 once personalizzato per mantenere il drink alla temperatura ideale.

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KILLER COLLABS BY DAV I D E F I O R AS O

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7. COLUMBIA SPORTSWEAR X STAR WARS INTERCHANGE HYBRID JACKET

8 . PENDLETON X NATIONAL PARKS FOUNDATION CROWN OF THE CONTINENT BLANKET

9 . SLAM JAM X ASICS NOVABLAST SPS

Columbia ha lanciato la quinta collaborazione con Lucasfilm, una collezione che celebra i protagonisti della galassia Star Wars in un modo inaspettatamente nuovo. Tra i capi, questa giacca 3 in 1 ispirata all'armatura di Din Djarin. Presenta una costruzione softshell e una potente fodera termoriflettente Omni-Heat 3D. Include elementi che i veri fan apprezzeranno, così come diversi messaggi in codice scritti nel linguaggio del popolo mandaloriano.

Il Glacier National Park è stato il primo parco nazionale omaggiato da Pendleton, a inizio ‘900, nella sua collezione dedicata ai monumenti naturali americani. Questa coperta in pura lana vergine, creata per celebrare il 100° anniversario del parco, ripropone gli stessi motivi di allora, sullo sfondo delle aspre Rocky Mountains. Parte dei proventi sono destinati alla National Park Foundation.

Novablast definisce l'ultima tappa del viaggio tra Slam Jam e ASICS, iniziato con una serie di sforzi sui modelli Gel-Lyte III e proseguito in modo sperimentale con Gel-Mai. Una sneaker che riflette l'attenzione di Slam Jam al dialogo tra tecnologia e lifestyle, sfoggiando colori Pure Silver/Black non convenzionali per una scarpa da corsa. Il lancio della campagna, diretta da Salvatore Caputo, celebra i concetti di velocità e movimento.

1 0 .VIVOBAREFOOT X THE WOOLMARK COMPANY PRIMUS KNIT WOOL

1 1 .THE NORTH FACE X LIBERTY SIERRA DOWN JACKET

1 2 . PACKER X ADIDAS CONSORTIUM ULTRA 4D

Primus Knit Wool dona ai tuoi piedi la libertà di respirare in qualsiasi ambiente urbano. L’inserto alla caviglia, sviluppato in collaborazione con The Woolmark Company, combina lana Merino e Tencel in una calza lavorata a maglia e rifinita su una tomaia in pelle e suola in gomma naturale. Da indossare a piedi nudi, tutto l’anno, per esaltare la risposta sensoriale sfruttando i vantaggi di una fibra attiva che reagisce ai cambiamenti della temperatura corporea.

Il famoso retailer londinese, noto in tutto il mondo per i suoi lussuosi tessuti dipinti a mano, si è unito a TNF per una collezione femminile composta da 5 capi e una gamma di accessori a corredo. Al centro di questa capsule spicca la giacca Sierra Down rivisitata nelle fantasie ideate da Liberty e caratterizzata da un’elevata componente tecnica che garantisce massimo calore e comfort. Il taglio oversize si ispira alla versione originale lanciata da The North Face nel 1968.

Packer, storica boutique con sede nel New Jersey, ha collaborato con Adidas per una prima in assoluto. La silhouette scelta è quella del modello Ultra 4D che ha fatto il suo debutto all'inizio del 2020. Combina l’innovativa intersuola stampata alla classica tomaia Primeknit della Ultra Boost. Il team Packer l’ha personalizzata in una tavolozza di verde acqua, blu, nero e rosso cremisi con inserti in morbida pelle di cinghiale, dettagli sovrapposti saldati e una fascia in Nubuck sul tallone.



ECO SEVEN BY DAV I D E F I O R AS O

˜ O S P R E Y: N O V I TÀ I N C A N A PA NELLA SERIE ARCANE Per l’autunno/inverno 2020 Osprey presenta Arcane Day e Arcane Roll Top in limited edition, realizzati in canapa naturale e caratterizzati da componenti di metallo durevoli. Questi eleganti zaini, attenti all’ambiente, sono adatti ai cittadini dallo stile di vita attivo alla ricerca di un’estetica contemporanea, di caratteristiche intuitive e di materiali all’avanguardia. La canapa è uno dei materiali più sostenibili sul mercato e la sua reputazione di fibra naturale durevole e altamente resistente all’acqua sta contribuendo alla sua rinascita. Oltre ad essere una coltura ad alta resa e a basso impatto, richiede il 50% di acqua in meno rispetto al cotone, assorbe CO2 e rilascia ossigeno nell’atmosfera.

ELBEC È ANCHE PLASTIC FREE Elbec, azienda trentina produttrice di capi tecnici in lana Merino, ha detto basta agli imballaggi non biodegradabili, imboccando la strada del plastic free in tutte le fasi produttive. “L’idea che la responsabilità gravi solo sul consumatore e non sulle imprese non è condivisibile” spiega il fondatore Federico Sordini. I materiali utilizzati per il packaging provengono da fonti rinnovabili e sono al 100% riciclati, riciclabili e compostabili. Idem per i singoli prodotti, che sono spediti all’interno di una scatola in cartone, anch’esso riciclato e riciclabile e realizzato con uno speciale sistema di piegatura fatta a mano che non fa uso di colla.

UN FLASHMOB IN MARMOLADA P E R D I R E B A S TA A N U O V I I M P I A N T I Lo scorso novembre due gruppi di alpinisti si sono ritrovati in Marmolada per trasmettere il seguente messaggio: “fermiamo lo sfruttamento indiscriminato delle montagne, non costruiamo nuovi

impianti di risalita”. Il progetto del Carosello in Marmolada, con il collegamento di Passo Fedaia a Sass Bianchet, rappresenta un rischio ambientale che non può essere ignorato. “Così come la Marmolada è stata 70 anni fa pioniere del turismo di massa con gli impianti di risalita, ora può tornare ad essere capofila di un nuovo modello basata su una logica di sviluppo a lungo termine che tiene conto della valorizzazione del nostro patrimonio culturale, della conservazione e del rispetto dell’ambiente”.

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WATER RESISTANT

WATER REPELLENT

BREATHABILITY

BREATHABLE ALL AROUND

THERMAL ANAGEMENT

ODOR CONTROL

FORM FITTING

PACKABLE

RELIABLE WARMTH

PERSISTENT BEADING

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WARMTH

THERMAL MANAGEMENT

RELIABLE WARMTH

INSULAT

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ODOR CONTROL

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SEAMLESS

WINDPROOF

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COMFORT FIT

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LOW WEIGHT

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M A M M U T D I V E N TA PA R T N E R D I C L I M B A I D Uniti dalla passione comune per l’arrampicata e gli sport di montagna, Mammut ha stretto una partnership con l'organizzazione non-profit ClimbAID. L’obiettivo? Consentire ai rifugiati di scoprire il piacere dell’arrampicata. Questa lungimirante cooperazione si impegnerà nella realizzazione di progetti umanitari a lungo termine in Svizzera, Libano, Grecia e in altre nazioni. Negli ultimi quattro anni, Beat Baggenstos, fondatore di ClimbAID, è stato testimone dell’influenza positiva dell’arrampicata sullo sviluppo individuale. In qualità di partner, Mammut fornirà materiale tecnico, attrezzatura e supporto finanziario. Un’opportunità unica per contribuire a creare un futuro radioso per questi giovani.

OUT OF THE BOX: O R T O V OX S U S TA I N A B I L I T Y I N S I G H T S 2 0 2 0 Dietro ogni brand c’è una vision. E dietro ogni vision ci sono delle persone che lavorano per concretizzarla. Il quinto Social Report di Ortovox punta i riflettori proprio su quelle persone che, con la forza delle loro idee, apportano nuovi impulsi all’azienda. Dal nuovo concept di imballaggio che permetterà di risparmiare, ogni anno, tre tonnellate e mezzo di nuova plastica e il 50% di plastica nel packaging di tutte le t-shirt del marchio, alla comunicazione immediata, trasparente e personale per creare fiducia e senso di responsabilità verso l’interlocutore, fino al mantenimento dei rapporti interpersonali e di collaborazione al fine di trasmettere il valore dei propri prodotti a tutte le parti interessate.

V I B RA M S O L E FAC TO R M O B I L E L A B : U N ’ I M P R O N TA P I Ù G R E E N Vibram Sole Factor Mobile Lab, il progetto dedicato alla customizzazione della scarpa attraverso l’applicazione di una suola Vibram, chiude il 2020 con l’ultima tappa del tour virtuale. Questa occasione porterà il truck Vibram nel mondo urban, offrendo un servizio di personalizzazione basato sulla nuova mescola Vibram N-Oil, innovativa soluzione pensata per offrire un’alternativa green al mondo footwear. La gomma è realizzata per oltre il 90% di materiali naturali e i pigmenti utilizzati provengono al 100% da piante e scarti agricoli. Un progetto che sottolinea l’impegno nell’implementazione di procedure innovative al fine di ottimizzare il proprio impatto sociale ed ambientale.

S TAY W A R M , S TAY G R E E N C O N I P I U M I N I R I C I C L AT I M I L L E T Per la collezione FW20/21, Millet ha deciso di utilizzare all’interno dei propri piumini imbottiture isolanti realizzate con materiali sintetici 100% riciclati. Una scelta in linea con il programma Low Impact, lanciato da Millet Mountain Group nel 2014, che punta a minimizzare l’impatto ambientale dell’intero processo produttivo. La nuova gamma di piumini sintetici è caratterizzata da imbottiture riciclate e certificate, che garantiscono comfort ed alte prestazioni: questi capi infatti offrono il calore ottimale, prima, durante e dopo la pratica dell’attività fisica, anche la più intensa.

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Ride, Protect & Share, these three words represent the essence of who we are: a snowboard, ski, surf, and outdoor clothing brand who, while not taking ourselves too seriously, still want to effect change. At a time when the textile industry is responsible for 8% of the world’s carbon emissions and where the con-sumer has developed a different buying consciousness, Picture aims to question the current practices of the outdoor and clothing industry. As an innovative company, we not only want to protect our own working environment, but also to do our part for a positive shift away from fossil fuels: controlling environmental impact and growth, changing con-ventional production models and promoting responsible purchasing behavior. By limiting CO2 emissions and offsetting the remaining emissions, we aim to contribute to climate neutrality.

Picture EXPEDITION line, technical and sustainable clothing designed for extreme expeditions:

The fantastic surprise of opening the curtains to discover that 60cm of fresh snow fell last night, looking for untracked slopes, exploring the highest peaks… We created the EXPEDITION Range to answer the call of exploration. For FW20, our most technical range now becomes the most sustainable ever too. With bio-sourced outer shells, Picture is leading the way on sustainable outerwear. Stay tuned, we’re planning even better for FW21!

Distribuito da Boardcore s.r.l. www.boardcore.it / info@boardcore.it




Dior Ski Capsule

B Y S I LV I A G A L L I A N I

Dior lancia la sua prima Ski Capsule collection per l’inverno. Disegnata dal direttore creativo del menswear Kim Jones, la collezione si è avvalsa di alcune importanti collaborazioni con brand specialisti del settore. La nuova linea è stata rivelata in anteprima in esclusive boutique pop-up e pop-in lo scorso 6 novembre a Shangai, New York e Osaka, ed ora è disponibile anche presso il pop-up store di Cortina situato nella storica boutique Franz Kraler per il secondo anno di seguito. Grazie ad una tecnologia innovativa che combina diverse luci LED, gli spazi dei negozi sono stati illuminati con un gioco di trasparenze e movimenti eterei che hanno dato vita ad ipnotiche aurore boreali, luci verdi, viola e gialle che hanno contribuito ad impreziosire le vetrine degli store selezionati, accentuando i colori della collezione. Inoltre superfici metalliche frastagliate, mobili trasparenti e dettagli cromati hanno permesso di ricreare un'atmosfera invernale e festosa con incantevoli riflessi che hanno ricordato la neve scintillante. Gli allestimenti dei negozi avevano lo scopo di evocare le sensazioni gioiose e liberatorie dello sport rivelando al tempo stesso la nuova collezione Dior composta da sci, snowboard, vestiario e accessori.

dato l'opportunità di presentare qualcosa di entusiasmante e desiderabile, che combina il nostro savoir-faire unico con la migliore alta tecnologia nel mondo dello sci.” Kim Jones si è infatti avvalso della collaborazione di alcuni brand specializzati nel settore come l'etichetta giapponese Descente, gli artigiani svizzeri specializzati in attrezzatura sci Ak Ski e l'azienda svedese di prodotti sportivi e protettivi POC.

“La nuova e prima in assoluto Ski Capsule maschile Dior è il risultato di diversi incredibili incontri creativi con i migliori marchi specializzati del settore: Descente, Ak Ski e POC” racconta Kim Jones, direttore creativo del menswear. “Riunirli in questa speciale collaborazione ci ha

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Il frutto di queste partnership sono capi di abbigliamento sportivo ed accessori che combinano alte prestazioni e design minimalista, in aggiunta ad un tocco di audacia. Il tutto coniugato con l’elevata prestazione garantita da capi e prodotti performanti e con l’iconico stile Dior.

Il frutto di queste partnership sono capi di abbigliamento sportivo ed accessori che combinano alte prestazioni e design minimalista, in aggiunta ad un tocco di audacia. Il tutto coniugato con l’elevata prestazione garantita da capi e prodotti performanti e con l’iconico stile Dior. Con Descente, la maison ha realizzato in edizione limitata piumini impermeabili, ultraleggeri ed isolanti. Ispirati alle tendenze vintage giapponesi che Kim Jones ama da sempre, sono disponibili in una tavolozza di colori luminosi quali blu navy, giallo o viola. Cuciti in nylon ecologico ed imbottiti con piume di provenienza etica, queste giacche garantiscono un’efficiente regolazione della temperatura grazie ad un sistema di ventilazione invisibile e regolabile nella parte posteriore e nelle braccia. Inoltre uno specifico processo di spillatura garantisce un’alta impermeabilità. Beneficiando delle stesse qualità, una versione con maniche rimovibili completa la collezione, insieme a una giacca a vento ultraleggera ed isolante. L’attenzione ai dettagli tipica di Dior si riflette nella fodera dei capi decorata dal motivo Dior Oblique e nel logo Dior tagliato al laser che crea un elegante gioco di texture. Infine i pantaloni offrono un taglio ergonomico, assicurando flessibilità e comfort, caratteristiche ideali per chi pratica sci e snowboard.

POC ha infine collaborato per la produzione di caschi, occhiali e maschere. Il casco, sviluppato appositamente per gli appassionati di sport invernali, combina un’estrema leggerezza con la massima protezione. La maschera invece presenta un campo visivo extra-ampio e lenti Clarity per una migliore sicurezza e protezione in montagna. La collezione si avvale anche di guanti, una sciarpa e fasce per la testa disegnate da Dior che donano un look elegante pur rimanendo sempre altamente performanti.

La collaborazione con gli artigiani svizzeri Ak Ski ha dato vita invece ad un paio di sci e ad uno snowboard. Disponibili in due misure, sono realizzati in un'esclusiva lega di legno e carbonio e sono caratterizzati da un'elevata capacità di assorbimento degli urti.

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Summer of Frankie Sono alla cassa del ferramenta/agraria e sto pagando un recinto per capre. Il tipo che batte lo scontrino mi guarda un po’ allibito perché il mio accento di pianura non si accosta minimamente al prodotto che sto acquistando. In realtà anche io sono un po’ perplesso, mai mi sarei aspettato nella vita di comprare un recinto-per-capre. Ma si sa, la vita spesso ci porta dove meno ci saremmo aspettati. Durante il primo lockdown mi capitava spesso di cercare sollievo dalla reclusione trascorrendo del tempo guardando fuori dalla piccola finestra della mansarda in cui vivo. Ed è proprio lì che tutto è cominciato: osservando da quella finestra alcune capre che brucavano nel giardino sotto casa. E così ho notato per la prima volta una piccola capra che non camminava come tutte le altre, non riusciva a estendere le zampe anteriori a causa di un difetto congenito e quindi si aggirava per prati e muretti a secco camminando “sui gomiti”. Cominciando ad osservarla per alcuni giorni e chiedendo informazioni ai miei vicini di casa Patrizia e Carlo, che recuperano animali maltrattati o destinati al macello, ho capito che a parte quel difetto alle zampe la capra non provava sofferenza o malessere, anzi, sembrava non curarsi particolarmente della sua invalidità adattandosi a qualunque si-

tuazione. Quella che abbiamo appena vissuto è stata indubbiamente un’estate strana di un anno davvero fuori da ogni immaginazione. Tutti noi siamo stati costretti a modificare le nostre abitudini e qualunque programma avessimo in mente. Personalmente non ho mai vissuto un periodo così statico negli ultimi vent’anni della mia vita. Eppure in questi mesi di pandemia, alluvioni e adattamenti di vita, questa piccola capra è riuscita a farmi “vedere” molte più cose restando fermo che andando in giro, come sono invece abituato a fare di solito. Parte del nostro tempo libero di questi mesi lo abbiamo dedicato a capire come rendere migliore la vita di questa capra, Frankie (diminutivo di Frances). E così, la mia compagna di vita Ale e io, ci siamo ritrovati a effettuare ricerche sui difetti articolari delle capre, a studiare eventuali protesi e a contattare non so quanti veterinari. E, purtroppo, quello che è emerso da queste ricerche è che non ci sono molti studi sulle patologie di animali considerati “da reddito” e soprattutto che i veterinari specializzati in questa tipologia di animali considerano superficiale intervenire perché queste le testuali parole di uno di loro: “una capra costa 30€, già solo facendo una radiografia superi il suo valore. Non ha senso curarla.

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BY LUCA ALBRISI

Sopprimila”. Per fortuna di Frankie tendiamo a non scoraggiarci facilmente se riteniamo una cosa giusta e, dopo mesi di bendaggi articolari e medicazioni terminato il lockdown, siamo riusciti a contattare l’Ospedale Veterinario di Lodi che, dimostrando grande competenza e voglia di mettersi in gioco (e per questo non ringrazierò mai abbastanza il dott. Antonio Boccardo e il suo staff), ha accettato di visitare e operare Frankie. E così ci siamo trovati a partire da casa in direzione Lodi, con una capra in furgone. E chi l’avrebbe mai detto?! Anche se le aspettative di recupero erano inizialmente molto basse dopo un mese di degenza all’Ospedale Universitario, mentre in paese si mormorava che avessimo “mandato Frankie all’Università”, abbiamo potuto riportarla a casa dove, ancora oggi, stiamo lavorando sulla riabilitazione e il reinserimento nel suo gregge. È stata indubbiamente un’estate strana di un anno davvero fuori da ogni immaginazione. Eppure Frankie mi ha fatto capire che in qualche modo l’amore per l’”outdoor” passa anche e soprattutto per la comprensione e l’empatia verso il mondo naturale e animale da cui siamo circondati e nel quale siamo inseriti. Mi ha fatto comprendere, ancora di più, come spesso il nostro sistema di valori, basato su un’ottica puramente e limitatamente umana, non tiene in considerazione gli altri esseri viventi se non dal punto di vista del valore economico, invece che di valore in sé. Di quanto la nostra voglia di metterci in gioco per qualcosa che riteniamo giusto, con tutte le fatiche che può comportare, sia l’unico mezzo per scardinare visioni e approcci dettati da qualcun altro e di cui spesso facciamo parte senza nemmeno rendercene conto. Noi outdoorer sappiamo uscire dalla nostra zona di comfort, pensare oltre i “limiti” e indubbiamente sappiamo immaginare e tracciare nuove strade. Cosa potrebbe succedere se provassimo a usare tutte queste qualità non solo negli spazi aperti ma anche per re-immaginare un nuovo sistema di rapporti naturali e sociali che si basi su visioni che proprio questi spazi ci stanno insegnando? Potrebbero succedere cose belle, secondo me.


RIDER: Stefano La Mastra STRATOS BLK VZUM™ ML LAVA

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Ode ad Angus

A te, fratello mio, dedico queste parole che lascio volare via libere, come la vita che abbiamo trascorso insieme. Tutti i ricordi invece, li custodisco con me, perché questo “noi” è impossibile da dimenticare come gli amori che, una volta passati, si ricordano con il sorriso malinconico di chi sa quanto il distacco sia stato amaro.

La prima volta insieme avevo a malapena la barba, quella barba che ora sta diventando sempre più grigia. Eppure io mi sento ancora libero come le prime volte che mi stendevo con te ad ascoltare i suoni della notte immaginando le prossime avventure, nella consapevolezza di quanto tutto fosse possibile. Eravamo insieme quando abbiamo sentito suonare le campane baciandola per la prima volta. Eravamo insieme il giorno in cui la famiglia si è allargata, ed eri lì, ancora una volta, permettendoci di imparare ad amare chi mai avremmo immaginato. Accogliendo tutti, come sempre.

Ti ho amato ancora prima di incontrarti perché in te vedevo quella libertà che sognavo da sempre. Hai visto passare di tutto, fuori e dentro di te. Montagne, mari, polvere, neve, sabbia, tramonti. Concerti, sbronze, cene e compleanni. E mentre la musica si mischiava all’amore, e le lacrime si mischiavano alla pioggia, i momenti si cristallizzavano per sempre, senza che nemmeno me ne accorgessi. Hai supportato i miei tremolii durante le notti invernali prima di epiche giornate in splitboard. Hai sopportato il mio boccheggiare per l’opprimente afa estiva sperando in qualche soffio proveniente dal mare. Le emozioni si sono mescolate a tavole da snowboard, sci, corde d’arrampicata, taccuini, cani, scarponi, biciclette, libri, amici, capre, mobili… Quanti traslochi, quanti posti diversi. Quanti incontri. Quante emozioni. Abbiamo riso, io e te. Abbiamo urlato, abbiamo cantato, abbiamo pianto per amici che se ne sono andati senza avvertire. Eri lì anche la prima volta che ho sgridato il mio vecchio per davvero, e ho capito che qualcosa era cambiato, per sempre. A volte ti ho maltrattato, lo so. E ti chiedo scusa. Davvero. Scusami.

Non mi affeziono alle cose ma mi affeziono ai momenti e di brutto. E tu sei un concentrato di momenti irripetibili nel bene, e nel male. Sei una parte della mia vita che sono perfettamente consapevole, non tornerà mai più. Ma l’amore è anche saper lasciar andare. Saper lasciare andare l’altro quando non siamo più in grado di amarlo quanto voremmo. O fratello mio, lasciar andare te è stata dura. Guardarti andare via, sapendo che non saresti più tornato, mi è sembrato non essere possibile. Eppure sono qui, felice di quello che è stato e senza rimpianti. Però mi illudo che un giorno ci incontreremo di nuovo e come vecchi fratelli passeremo del tempo a ricordare i bei momenti insieme. Sorrideremo con nostalgia al tempo passato e guarderemo con il solito senso di libertà tutto quello che deve ancora venire. Grazie Angus, fratello mio. Buona vita. BY LUCA ALBRISI 32


graphic design: studio olga – photo: Riccardo De Tollis – rider: Maurizio Marassi

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Mizuno Breath Thermo

Mizuno, il famoso brand giapponese di abbigliamento sportivo, ha creato nel 1992 un esclusivo underwear tecnico dalle caratteristiche uniche. Debuttato alle Olimpiadi di Lillehammer del 1994, da allora è stato impiegato in diversi ambiti di utilizzo e finalmente commercializzato a livello mondiale nel 2005.

Breath Thermo contribuisce a mantenere il corpo più asciutto grazie al suo elevato potere di assorbimento e di controllo dell’umidità corporea, garantendo la massima traspirabilità del capo e favorendo la fuoriuscita del sudore in eccesso in modo da rendere il capo sempre asciutto e performante. Inoltre ha una funzione antibatterica e antiodorante e assicura un controllo ottimale del ph della pelle. Infatti la fibra Breath Thermo ha la particolarità di neutralizzare il ph acido e quello alcalino. Con l’uso e con i lavaggi, gli indumenti tendono a essere alcalini ma Breath Thermo mantiene neutro il ph del capo, evitando così l’insorgere di allergie e intolleranze per tutta la durata del suo utilizzo, anche dopo numerosi lavaggi.

Stiamo parlando di Breath Thermo, una fibra concepita per fornire il massimo della termoregolazione e della libertà nel movimento. Il filato studiato esclusivamente da Mizuno, grazie alla sua particolare composizione e struttura, è in grado di assorbire l’umidità corporea e trasformarla in calore, garantendo così il massimo delle prestazioni. Noi l’abbiamo testato recentemente, durante gli ultimi giorni autunnali che già sanno di freddo inverno.

Queste caratteristiche ne fanno un materiale ideale per gli sportivi e per tutte quelle persone che si muovono in ambiente esterno in condizioni di clima rigido, che necessitano di tessuti leggeri e non ingombranti, così da non essere limitati nei movimenti del corpo. Le proprietà di Breath Thermo permettono al tessuto di funzionare con qualsiasi condizione climatica: pioggia, neve o vento.

È sufficiente indossarlo per favorire un aumento della temperatura di 2/3 gradi, lasciando così il corpo più caldo e asciutto di quanto farebbero tessuti naturali come la lana. L’abbiamo provato con temperature particolarmente rigide ed anche in quel caso Breath Thermo permette al corpo di rimanere asciutto e caldo, espellendo l’umidità sulla pelle e generando calore costante, con punte di 22/23 gradi.

B Y S I LV I A G A L L I A N I

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GENERIAMO CALORE L’esclusivo underwear termico in grado di assorbire l’umidità corporea e di trasformarla in calore, garantendo la massima traspirabilità del capo. La collezione BREATH THERMO è concepita per fornire il massimo della termoregolazione e libertà nel movimento. MIZUNO ITALIA

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Nadir Maguet BY CAMILLA PIZZINI

Ciao Nadir, come stai? Come hai vissuto gli ultimi mesi? Sopratutto senza gare. Diciamo che sto cercando di tenermi in forma. Quest’anno in particolare non è stato facile per nessuno. A causa del virus ho perso tutta la stagione estiva di gare skyrunning. Sono stati mesi sofferti, proprio per la voglia di indossare un pettorale. Ma man mano che si andava avanti la motivazione e gli stimoli per rimanere in forma sono calati. Come hai iniziato a correre in montagna? Ho messo gli sci per la prima volta a 2 anni, mio papà è maestro di sci di fondo e quindi sono subito stato abituato a fare sport. Negli anni ho provato diverse discipline: biathlon, sci alpino, mountain bike e anche calcio. Infine ho trovato la mia vera natura nello sci alpinismo e nello skyrunning. La corsa all’inizio era parte della preparazione estiva per lo skialp, successivamente ho iniziato a fare qualche vertical e poi delle skyrace. E adesso tutto funziona bene nel suo insieme.

Di recente hai realizzato, con un tempo decisamente basso, un concatenamento sul Cervino, come è nata questa idea? Quest'anno quando ho capito che non sarei riuscito a fare gare di corsa ne ho approfittato per dedicarmi un po’ di più all’alpinismo. Un giorno Francois Cazzanelli, tra i più forti alpinisti a livello internazionale, mi ha proposto un progetto da fare assieme: Express Dream, il primo concatenamento della cresta Furgen sul Cervino e la cresta Albertini sulla Dent d'Hérens da completare in giornata. È stato un viaggio che mi ha regalato emozioni uniche e ha aperto una nuova prospettiva per la mia carriera. Come ti trovi con le scarpe VK Boa di La Sportiva? Ci sono altri modelli che hai provato e ti sono piaciuti? A me piace molto l'innovazione e in questo La Sportiva è numero uno. Ormai il sistema Boa è collaudato sui modelli VK Boa e Cyclon, ma di certo ci saranno molte altre novità! VK Boa è la scarpa da vertical di La Sportiva più leggera e minimal tra i modelli da corsa. Sembra di indossare un calzino grazie al suo peso piuma e al sistema Boa che riesce ad avvolgere il piede e a renderlo un tutt’uno con la scarpa. Sempre con questo sistema di chiusura La Sportiva ha lanciato un altro modello più adatto a gare di medie distanza: la Cyclon. Ho avuto modo di testarla durante il suo sviluppo e mi è piaciuta molto!

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Corri ma fai anche sci alpinismo, quali sono le differenze? Cosa preferisci di entrambi e dove senti di essere più forte? Per me la corsa e lo sci alpinismo sono due sport tanto diversi quanto simili. Uno più semplice nel quale in estate bastano un paio di scarpette e dei pantaloncini per praticarlo, mentre l’altro è più complesso e richiede molta attrezzatura. Entrambi però mi fanno vivere la montagna a 360° gradi, in libertà e solitudine. Non preferisco uno all'altro perché secondo me ogni sport va praticato nella sua stagione, così non ci si stufa e si riesce ad apprezzarli ancora di più. Sento di essere forse più portato nella corsa, nello sci alpinismo mi manca ancora qualcosina per restare più costante nelle prime posizioni. Il record che senti più caro a te? Tutti i record sono speciali ma l'ultimo sul Gran Paradiso è quello a cui tengo di più. Poter scrivere il proprio nome su una montagna come questa, oltretutto a casa mia in Valle D’Aosta, è qualcosa di veramente emozionante e gratificante.

"Express Dream, il mio primo concatenamentoda completare in giornata. È stato un viaggio che mi ha regalato emozioni uniche e ha aperto una nuova prospettiva per la mia carriera."


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Camminare con Redelk B Y S I LV I A G A L L I A N I

zando bastoni appositamente studiati. O ancora camminare può significare perdersi nella natura per riappropriarsi dei ritmi lenti che solo hiking e trekking sanno dare. Infine la camminata di tutti i giorni, quella outdoor, dove servono capi moderni, funzionali e pratici ma sempre confortevoli. In tutte queste situazioni Redelk ci viene in aiuto, realizzando prodotti dall’elevato livello di comfort, legati alla montagna e al tempo libero che siano al tempo stesso attenti e rispettosi nei confronti della natura.

Nel 1988 Damasio Colombo fonda Stecol Flex, l’azienda di produzione di capi d’abbigliamento al servizio di grandi firme del settore sportivo e dell’alta moda. A vent’anni dalla fondazione, con l’ingresso del figlio, Luca Colombo, nasce la sfida di voler identificare l’azienda con un brand che coniugasse la passione per l’outdoor e il know-how tecnico maturato nel settore. Stecol Flex rileva quindi Redelk, l’alce rossa, che ha come valori fondanti forza, coraggio e perseveranza. La stessa perseveranza di una famiglia italiana che ha costruito un brand partendo da un’unica certezza: l’amore per l’outdoor e la volontà di creare delle collezioni che permettessero di esplorare il mondo. Redelk è il brand di abbigliamento outdoor che accompagna tutti coloro che cercano un momento di svago nella natura e attraverso di essa si rigenerano.

con le pelli, hiking&trekking, la camminata nella natura, nordic walking, la camminata tecnica e outdoor life, la camminata di tutti i giorni. Si va dall’ascensione con sci e pelli, una disciplina in cui preparazione fisica e l’esperienza sono cruciali ma in cui è anche importante essere equipaggiati nel modo corretto, alla camminata nordica come attività sportiva praticata utiliz-

In questo particolare momento storico che stiamo vivendo, molte persone riscoprono l’importanza del tempo all’aria aperta e il desiderio di immergersi nella natura dove praticare sport o semplicemente passare il tempo libero. Redelk si rivolge a tutti questi utenti, nuovi ed affezionati, per accompagnarli nel loro cammino, garantendo il massimo comfort. Sono i “camminatori” quindi il focus principale del brand, declinati in 4 categorie: sci alpinismo, la camminata

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Nel prodotto Redelk priorità assoluta a imbottiture sostenibili, quali l’ovatta termica Dupont Sorona Sustans, un’ovatta sintetica che garantisce calore e traspirabilità, proveniente da fonti rinnovabili e quindi realizzata con una particolare attenzione all’ambiente. Anche i tradizionali finissaggi water repellent sono stati sostituiti da Bionic-Finish Eco che assicura elevati standard di qualità e benefici di comfort e performance, in totale assenza di composti fluorurati e di formaldeide. Il packaging, infine, ha detto addio all’utilizzo delle buste di plastica usa e getta passando invece ad una busta multiuso di materiale 100% riciclato e riciclabile. Un cammino che ha portato Redelk ad affermarsi sul mercato italiano e che prosegue con grande energia verso il mercato europeo.


PLUNGE INTO NATURE


The Pill Dealer: MountainSpirit BY CAMILLA PIZZINI I N B O L Z A N O I TA LY

I nostri due responsabili Günther e Christian avevano da sempre l’idea di aprire un negozio di outdoor, specializzato in arrampicata, sci alpinismo, trekking e trail running. Così nel 2004 sono riusciti a realizzare il loro sogno tanto atteso e hanno fondato MountainSpirit.

Raccontaci la vostra storia. I nostri due responsabili Günther e Christian avevano da sempre l’idea di aprire un negozio di outdoor, specializzato in arrampicata, sci alpinismo, trekking e trail running. Così nel 2004 sono riusciti a realizzare il loro sogno tanto atteso e hanno fondato MountainSpirit. Nell’anno 2011 abbiamo aperto il primo Marmot Store ufficiale in tutta l’Italia. Quest’anno abbiamo deciso di terminare con Marmot come monomarca e di aprire il nostro Karpos Shop in cui si possono trovare abbigliamento Karpos e Sportful. Siamo specializzati in tutto ciò che riguarda l’arrampicata, lo sci alpinismo, il trekking, i viaggi a lunga distanza, il trail running e molte altre attività outdoor. Quale direzione sta prendendo il mercatodell’outdoor? Dipende dall’andamento della situazione, ma crediamo che l’impossibilità di viaggiare all’estero verrà sfruttata dai locali per conoscere meglio la nostra bellissima regione e i suoi paesaggi affascinanti e grazie a questo il mercato locale dovrebbe rimanere stabile.

Cosa ne pensate dell’influenza della moda nell’ambiente outdoor? Naturalmente la moda ha un’influenza sulla scena outdoor, ma non in maniera così profonda. In primo luogo, l’abbigliamento o l’attrezzatura devono essere funzionali e di buona qualità. Certamente, anche il design gioca un ruolo importante. Ad esempio marchi come Ortovox o Patagonia sono molto popolari tra i giovani per la loro produzione sostenibile e il loro design fresco e giovanile. D’altra parte anche Karpos, brand italiano di abbigliamento, è molto popolare, perché combina la funzionalità con un bel design e offre buona qualità. Molti impianti e centri sciistici saranno chiusi quest’inverno, cosa ne pensate? C’è una forte crescita di interesse per lo sci alpinismo, come la state vivendo con il vostro negozio? L’aumento dell’interesse per lo sci alpinismo non è, per fortuna, una novità. Tuttavia, da alcuni anni il settore dello sci alpinismo sta vivendo un boom. Questo ci entusiasma, perché la nostra passione è condivisa ogni giorno da sempre più

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persone e possiamo sostenerle attivamente. Il fatto che gli impianti sciistici possano rimanere chiusi o essere gestiti con varie restrizioni è forse un indicatore da tenere in considerazione per la crescita dello sci alpinismo, ma si deve anche considerare che tanti skialper si allenano o fanno anche delle salite notturne sfruttando le piste. Ci lasceremo sorprendere dal futuro e speriamo per il meglio! L’outdoor si è ringiovanito? Ci sono utenti più giovani o anziani? Possiamo solo dire: sì e no. Questo è il bello degli sport outdoor, non c’è praticamente nessun limite di età, dai 3 agli 80 anni, tutto è incluso. Che brand distribuite? Abbiamo una vasta selezione di brand, tra cui Scarpa, La Sportiva, Garmont e Dynafit. Nel settore sci alpinismo offriamo Hagan, Völkl, Stöckli e Movement. Attacchi di ATK. Altri marchi che amiamo sono Arcteryx, Patagonia, Karpos, Montura e Marmot nel reparto abbigliamento. Nel settore dell’arrampicata offriamo brand come Camp, Edelrid, Mammut e Petzl.


DRIVEN BY INNOVATION. DESIGNED FOR PURE ADVENTURE. Musto and Land Rover have joined forces to create one of the most technically advanced outdoor apparel collections on the market. Tested in some of the most extreme environments on the planet, this clothing is built for the ultimate off-road adventures. Discover the Collection:

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Canada Goose living outdoors: a lifestyle attitude BY M A R TA M A N ZO N I

"Quando tornerete, ricordatevi che siete miei ospiti, non miei padroni".

Per Aldo Kane la creatività è la capacità di immergersi nella natura e prendere lezioni da ciò che si vede e si sente: viaggio alla scoperta di un avventuriero estremo.

Madre Natura.

Cosa significa per te il concetto Live In The Open? Vivere outdoor per me non è solo uno slogan: è uno stile di vita che ho scelto da venticinque anni. Significa interagire con l’ambiente, ovunque ti trovi, comprendere le stagioni e il flusso della vita, ogni momento.

all'aria aperta e offrire attenzione alla natura che ci circonda. Mi è piaciuto sentire il coro all'alba nel mio giardino: di solito è appena udibile sopra al rumore dei veicoli.

In questo momento l'umanità è imprigionata tra le mura, mentre la natura va avanti benissimo senza di noi. Madre Natura sembra dirci: "Quando tornerete, ricordatevi che siete miei ospiti, non miei padroni". Quali sono i tuoi pensieri? Sono pienamente d'accordo con la tua riflessione. Mentre eravamo in isolamento, le persone hanno capito il valore di stare

In quale, tra le tante esperienze che hai vissuto, hai trovato le tue soddisfazioni più importanti? Recentemente ho realizzato un documentario sul commercio illegale di ossa di tigre nel Sud-Est asiatico. Questa inchiesta è stata la più grande soddisfazione, perché sentivo che stavo facendo la differenza. L'avventura è divertente, ma quello che conta è lasciare un segno positivo. Come è nata l'idea del progetto A Journey to Live in the Open, la tua ultima tua sfida? Ho trascorso tutto il lockdown sognando avventure outdoor. Molti dei miei progetti di solito sono all’estero quindi per la prima volta ho rivolto la mia attenzione alle esplorazioni vicino casa. In una conversazione che ho avuto con il marchio Canada Goose ho suggerito di approfondire le opportunità offerte dalla nostra zona e di coinvolgere alcuni amici, mostrando loro ciò che era possibile vivere proprio dietro casa. Andavi d'accordo con i tuoi compagni di viaggio? Preferisci le avventure in solitaria o condivise? Preferisco di gran lunga le esperienze di squadra. Ho fatto entrambe le cose, ma la condivisione di avversità e avventura è ciò che rende davvero memorabile un viaggio. Sei spesso in giro per il mondo lontano dai tuoi affetti. Questa distanza non è mai dolorosa? Come la vivono i tuoi cari? Sì, viaggiare così tanto può essere stancante e persino doloroso, ma i vantaggi superano di gran lunga gli aspetti negativi. Viaggiare offre molti insegnamenti e mi fa spesso sentire vicino a casa, per esempio quando noto somiglianze in persone che vivono agli estremi del globo. Perché senti il bisogno di metterti sempre alla prova? È il modo in cui sono fatto. Più sperimento nuove sfide, più ne ho bisogno. Una vita all’estremo e in luoghi remoti forgia un carattere incrollabile: a ogni prova imparo una nuova lezione.

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Hai detto che "Negli anni hai imparato a diventare un esperto di sopravvivenza". Quali sono i tuoi consigli per affrontare il coronavirus? Quali le tue speranze? Credo che dobbiamo rimanere positivi, il che a volte è difficile. Trovare esperienze e persone per cui essere grati aiuta sempre. Guardare i fatti e non solo leggere le notizie, uscire di casa, fare esercizio e restare in contatto con gli amici. Questi tempi difficili passeranno e poi ci saranno altri periodi complicati in maniera diversa. La vita è cambiamento costante. Quali sono i tuoi progetti per il futuro? Hai un piano B o continuerai a fare l’avventuriero? Per me la vita è un'avventura unica e non credo che questo cambierà mai. Forse potrebbe rallentare un po’ in futuro, ma per ora è piena di energia!

Più sperimento nuove sfide, più ne ho bisogno. Una vita all’estremo e in luoghi remoti forgia un carattere incrollabile: a ogni prova imparo una nuova lezione.

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Fjällräven Forever B Y S I LV I A G A L L I A N I

Premiato dal Sustainable Brand Index 2020 come il brand di abbigliamento più sostenibile in Svezia per i consumatori, Fjällräven da sempre pone al centro del suo business il rispetto per il mondo che ci circonda. Fin dal secolo scorso sviluppa capi funzionali, resistenti, performanti e dal design intramontabile che abbiano un valore nel tempo. Abbiamo intervista Christiane Dolva Törnberg, Head of Sustainability, e Henrik Andersson, Global Creative Director. Christiane, cosa intende Fjällräven per prodotti che “durano tutta la vita" e “mai fuori moda"? Vanno tenuti in considerazione tre fattori principali: durata, funzionalità e un look senza tempo. Un prodotto deve essere durevole in modo da poter resistere alla prova del tempo e anche ad un uso approssimativo senza sembrare rovinato. Deve essere funzionale ovviamente, perché altrimenti il motivo per il quale lo si indosserebbe sarebbe solo di seguire la moda. E, ultimo ma non meno importante, deve essere senza tempo perché a che serve un capo realizzato con il tessuto fisicamente più resistente al mondo se diventa obsoleto solo un anno dopo l’acquisto? Il concetto di “senza tempo”

si oppone a quello di “fuori moda”, derivante dalle tendenze in rapido movimento di oggi. Per noi di Fjällräven ogni capo deve aver una longevità “affettiva” capace di renderlo in un capo da conservare e utilizzare a lungo, e magari anche tramandare alla prossima generazione. Henrik, come si sviluppa un design senza tempo? Progettare un prodotto davvero senza tempo richiede di pensare oltre i normali parametri del design sostenibile, come la scelta dei materiali e i processi di produzione. Più semplici i prodotti sono più è probabile che diventino senza tempo. Piuttosto che aggiungere un sovraccarico di funzionalità credo che una struttura chiara e

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semplice, sia a livello di estetica che di utilizzo, siano i valori portanti di un design senza tempo. Inoltre partire mettendo a fuoco reali esigenze e problemi degli utenti permette di creare un design con uno scopo, e non solo frutto di mode passeggere. Noi miriamo a quella che chiamiamo longevità “affettiva”, ovvero che i nostri utenti siano in grado di creare legami emotivi con i loro prodotti, facendone aumentare il valore percepito nel tempo. Quindi alla fine l'utente finale è sempre al centro di tutti i nostri ragionamenti. Restare alla larga dalle tendenze non è qualcosa su cui ci concentriamo, semplicemente non usiamo le mode come carburante nel nostro sviluppo.


Christiane, quanta attenzione prestate invece nella scelta dei materiali per i vostri prodotti? La scelta dei materiali è cruciale sotto diversi aspetti. Stiamo lavorando alla nostra “Lista dei materiali e delle fibre preferenziali” e ad una “Guida ai prodotti chimici”. Questi strumenti ci aiutano a valutare diversi tipi di materiali in modo da poter bilanciare la funzionalità con la sostenibilità per continuare a muoverci nella giusta direzione. Tuttavia, non ha senso scegliere un materiale di qualità eccellente dal punto di vita della sostenibilità se poi non soddisfa il suo scopo o si consuma troppo rapidamente perché non adatto all’utilizzo che i clienti ne faranno. Ciò significa che la scelta dei materiali fa parte dell'intero processo di progettazione per garantire che i prodotti siano funzionali, durevoli, sostenibili ma anche riparabili e, alla fine della loro vita, anche facilmente riciclabili. Henrik, dal punto di vista del design, quali sono i prodotti più longevi nella storia di Fjällräven? La Greenland Jacket nata nel 1968 fu il primo capo di abbigliamento di Fjällräven, che prima di allora produceva solo zaini e tende. La giacca Greenland è ancora oggi nella nostra collezione ed è uno dei nostri best-seller. Nel corso degli anni è stata oggetto di piccoli aggiornamenti nella forma e nel taglio e il tessuto G-1000 è stato aggiornato al più sostenibile G-1000 Eco (realizzato

in cotone biologico e poliestere riciclato) ma il design generale è rimasto lo stesso. Altri prodotti iconici sono il Kånken, introdotto nel 1978, o l’Expedition Down Jacket del 1974 che sono ancora attuali e presenti nella nostra collezione oggi. Sono esempi perfetti di lon-gevità sia materiale che affettiva. Christiane, uno studio di Mistra (disponibile su www.mistra.org) sembra confermare ciò che Fjällräven afferma da molto tempo, ovvero che la durata di un capo incide in modo sorprendente sul suo impatto ambientale. Pensi che il consumatore oggi ne sia consapevole? Lo studio Mistra mostra che raddoppiare la durata di vita di un prodotto riduce il suo impatto del 50%. Di solito circa l'80% dell'impronta di CO2 di un indumento si verifica durante la produzione. Ci sono molti fattori sui quali agire in quella fase ma l’aspetto più importante è che più un prodotto viene utilizzato, minore sarà il suo costo ambientale per singolo utilizzo. Il nostro compito è assicurarci che i nostri capi siano duraturi e senza tempo in modo che con la giusta cura possano essere utilizzati a lungo e non debbano essere sostituiti. Per questo condividiamo consigli per la cura e la riparazione ma anche storie sui nostri prodotti che sono stati utilizzati per tanti anni, così da ispirare gli altri a creare i propri ricordi con i loro capi Fjällräven.

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Vibram: Snow Is Not Enough B Y S I LV I A G A L L I A N I

PHOTOS RAFFAELE ALICINO

Vibram, leader mondiale nello sviluppo e nella produzione di suole in gomma ad alte prestazioni, da oltre 80 anni è sinonimo di qualità, performance, sicurezza ed innovazione nell’industria calzaturiera. Per la stagione FW20/21 presenta una serie di calzature in collaborazione con alcuni brand partner, pensati per gli sportivi che praticano sci alpinismo a tutti i livelli, dai beginner ai più esperti.

guarda la scelta della mescola, sia per il design del battistrada in modo da garantire alte prestazioni ed elevata sicurezza. Tra le varie mescole presenti nel mondo dello sci alpinismo, quella maggiormente utilizzata è la Vibram Mont, che, a seconda delle caratteristiche dello scafo, viene proposta in una formulazione rinforzata, specificamente ristudiata per allungare la vita della suola. In questo modo la suola presenta una durezza specifica che permette di governare al meglio il corretto meccanismo di aggancio/sgancio dello scarpone e l’utilizzo del rampone.

Negli ultimi anni infatti il mondo degli scarponi da sci ha visto un’enorme evoluzione a livello tecnico, con modelli che sono diventati sempre più specifici a seconda dell’attività. Non bisogna però dimenticare la sicurezza, che in montagna è sempre un aspetto fondamentale. Vibram anno dopo anno sviluppa soluzioni sempre più innovative dedicate al mondo neve, in special modo allo sci alpinismo. Le suole Vibram che si trovano sui boots di alcuni dei più importanti brand del mondo neve come DalBello, Scarpa, La Sportiva, Tecnica, sono state studiate ad hoc per ogni specifico prodotto, sia per quanto ri-

Altra caratteristica fondamentale è il design dei tasselli. In questo processo lo studio del posizionamento dei chiodi deve rispettare diverse caratteristiche: contatto con il terreno e altezza e inclinazione degli stessi. Inoltre deve essere funzionale sia alle criticità che lo scarpone dovrà sostenere durante le session fuori pista, sia per massimizzare la sensazione di sicurezza e contatto con il terreno in caso di risalita. 46


DALBELLO QUANTUM ASOLO FACTORY POWERED BY VIBRAM

Una delle caratteristiche che rendono questo scarpone unico nel suo genere è la suola Vibram Rocker, che permette una tenuta ottimale sulla neve durante la camminata, oltre ad una trasmissione molto fluida in fase di attacco degli sci. Le zone anteriori e posteriori della suola che entrano in contatto con l’attacco presentano lo stesso tipo di gomma che garantisce trasmissione diretta della potenza e maggiori prestazioni in discesa. Nella parte centrale, la suola è invece in gomma più morbida, per avere maggior aderenza durante la camminata. Grazie al peso estremamente ridotto di soli 950 grammi, questo boot offre un comfort eccezionale in salita e prestazioni impressionanti in discesa. S CA R PA F 1 LT POWERED BY VIBRAM

Combinando elementi tecnologici con un design orientato al backcountry, il nuovo F1 LT è lo scarpone da sci alpinismo più versatile e leggero di Scarpa. La suola Vibram Ufo RS favorisce il corretto aggancio/sgancio dello scarpone e l’utilizzo del rampone. Inoltre il suo design è studiato per favorire il self-cleaning. Scafo e gambetto in innovativo Carbon Grilamid LFT che fonde fibre di carbonio a filo lungo nella plastica Grilamid, aumentando la resistenza e la rigidità. Infine il telaio 3D Lambda è stato sviluppato per aumentare la rigidità e la resistenza alla torsione, consentendo allo stesso tempo di ridurre lo spessore della calotta con un netto vantaggio in termini di peso. LA SPORTIVA VEGA POWERED BY VIBRAM

Modello a quattro ganci dedicato agli skialper alla ricerca della combinazione ideale tra potenza, controllo, resistenza e precisione. Questo scarpone è dotato di una suola Vibram con doppia mescola a densità differenziata, perfetta soprattutto in condizioni di neve abbondante, rocce e terreni scivolosi. L’estesa superficie in punta garantisce un ottimo grip durante la camminata in salita, maggiori performance in trazione e grande sicurezza data dalla presenza di canali autopulenti. Lo scafo è realizzato in Grilamid Carbon Reinforced leggero e resistente, mentre il sistema di bloccaggio brevettato Vertebra Technology in carbonio agevola la trasmissione della potenza in discesa. TECNICA ZERO G TOUR PRO POWERED BY VIBRAM

Scarpone da scialpinismo pluripremiato destinato a sciatori molto esigenti. Questo modello è dotato di una suola Vibram che garantisce un grip ottimale su tutti i terreni sconnessi e in presenza di neve e ghiaccio, ed è caratterizzata da un compound bi-densità: tacco e punta hanno una durezza maggiore per favorire aggancio e sgancio dell’attacco ed ottimizzare la durabilità, mentre la parte centrale è realizzata con una mescola più morbida in modo da aumentare il grip e garantire una camminata sicura. Lo scafo in Grilamid ed un ampio range di movimento di 55 gradi rendono questo boot leggero, confortevole ed ottimo per le risalite e le pellate.

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Save the Duck & Gore-Tex B Y S I LV I A G A L L I A N I

Save The Duck, brand specializzato nell’outerwear 100% animal-free e cruelty free, si prepara per la stagione invernale ormai alle porte presenta due capi realizzati in collaborazione con Gore-Tex, da tempo leader nel settore e marchio famoso per le sue membrane impermeabili nel tempo, antivento e molto traspiranti, in grado di offrire massimo comfort e protezione durante un’ampia gamma di attività e con diverse condizioni atmosferiche.

polsini e il cappuccio sono regolabili a piacimento. Il modello C4742W è invece un cappotto fortemente ispirato alla natura e alla popolazione Brokpa, una comunità di pastori dell’Himalaya, insediati nella valle fertile del Kashmir da oltre 2000 anni. Cosa lo rende unico? Il tessuto Gore-Tex dalle altissime performance, le cuciture totalmente termonastrate, le due tasche interne, i polsini in maglia ed il cappuccio regolabile. Questo piumino, come il precedente, gode della garanzia Gore-Tex a vita, un aspetto molto importante sia per il brand statunitense che per il marchio italiano Save the Duck che fin dalla sua nascita si impegna ad utilizzare materie prime di alta qualità che siano al tempo stesso certificate bluesign, Oeko-Tex e GRS (Global Recycled Standard): leggere, flessibili e tenaci, ma che garantiscano ai capi resistenza ai lavaggi, all’abrasione e stabilità dei colori e quindi estrema durabilità.

I giubbotti Save The Duck sono realizzati con l'ovatta Plumtech, una tecnologia che nasce dall’esigenza di ricreare la sofficità della piuma, pur conservando i vantaggi di un’imbottitura termica tecnologica. L’aggiunta dei tessuti Gore-Tex garantisce traspirabilità, offrendo una piena copertura da freddo, vento, acqua e umidità. Il piumino C3983M nasce dalla collaborazione con lo stilista giapponese Satoshi Yamane. Questo giubbotto dalla vestibilità regular presenta delle linee morbide ed è dedicato a chi ricerca un capo dallo stile unico e dalle performance elevate. L'utilizzo del tessuto Gore-Tex 75D in 100% poliestere riciclato con finissaggio DWR PFCEC (perfluorocarburi) free lo rende infatti perfetto per affrontare anche le condizioni climatiche più avverse grazie alla lamina poliuretanica dalle altissime performance di impermeabilità, traspirabilità e protezione dal vento e alle cuciture termonastrate. L'ampiezza del capo, i

Grazie alla loro origine certificata e all’alta qualità offerta, i materiali di cui si compongono i capi ne permettono la riciclabilità dopo l’uso in modo da impattare il meno possibile sull’ambiente e diminuire l’annoso problema dei rifiuti tessili. Si tratta quindi di due capi altamente tecnologici e moderni, pensati per chi non vuole rinunciare ad uno stile metropolitano dai forti richiami outdoor, senza mai venire meno nei confronti del rispetto del nostro ecosistema.

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Ferrino's Archive

BY GIAN LUCA GASCA

Foto, lettere, cartoline, brevetti, prototipi. Sono solo alcuni degli oggetti contenuti all’interno dell’Archivio Storico Digitale Ferrino. L’azienda leader nel settore outdoor ha deciso, in occasione delle celebrazioni per i suoi 150 anni, di raccogliere, catalogare e digitalizzare la sua memoria storica. L’occasione per fare ordine, sicuramente. Più di tutto un modo per “riportare alla luce e rivivere ricordi, documenti preziosi e rilevanti e di renderli facilmente rintracciabili e consultabili” spiega Anna Ferrino, Amministratore Delegato di Ferrino. Una memoria del passato che può diventare strumento fondamentale per costruire il futuro. “I designer potranno trovare ispirazione nelle pietre miliari di ogni collezione e sviluppare nuovi prodotti, la comunicazione avrà a disposizione una miniera inesauribile di narrazioni che riflettono non solo la storia di Ferrino, ma anche i costumi di un'intera società e del suo rapporto con l'outdoor e l'esplorazione nel corso dell’ultimo secolo e mezzo”. Anna racconta l’archivio con la passione di un’e-

sploratrice sulle orme di una storia fantastica. Quella di Ferrino lo è. È un racconto pionieristico, di imprenditori che hanno avuto il coraggio di esplorare nuove vie, di lanciarsi in sfide imprenditoriali, come i suoi ambassador si spingono alla ricerca dell’ignoto fidandosi ciecamente della qualità e della passione che Ferrino mette nei suoi prodotti da 150 anni. Lasciamo però che sia Anna a raccontarci di questo innovativo Archivio Digitale. Anna, cos’ha significato per te aprire l’Archivio? Emotivamente è stato molto suggestivo perché la storia dell’azienda si intreccia fortemente con quella della mia famiglia. Allo stesso tempo reputavo doveroso riprendere in mano l’Archivio per metterlo in ordine, consolidarlo e digitalizzarlo in modo che la memoria non si disperdesse. A questo si aggiunge l’intenzione di utilizzarlo non solo per fini aziendali, ma anche nella creazione di una narrazione legata alla storia della montagna. 150 anni di vita sono tanti e Ferrino ha saputo essere protagonista, con le sue attrezzature, di un’epoca di grande alpinismo. Il primo passo da fare era digitalizzarlo e organizzarlo, il resto vien da sé. Perché digitalizzarlo è così importante? Oggi gli archivi esistono nella misura in cui sono digitaliz-

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zati. La maggior parte delle ricerche vengono condotte attraverso il computer, sempre più raramente si dedica del tempo a spulciare carte e faldoni per poterne trarre informazioni utili. Per noi questo lavoro è stato fondamentale, ci ha permesso di rendere fruibili una quantità infinita di contenuti freschi, mediaticamente parlando, dissolvendo lo stress di comunicare sempre gli stessi con le stesse immagini degli stessi ambassador. Attingevate alla parte già digitale? Esattamente. Quella più comoda e subito a portata di mano. Ora abbiamo molto più materiale, sempre pronto alla consultazione e disponibile per ricercatori, studiosi o giornalisti. L’archivio fisico continuerà ovviamente a esistere, anzi. Verrà completamente ricondizionato e archiviato in una stanza di Ferrino appositamente dedicata. A proposito della consultazione. Parliamo di un Archivio che non però è di pubblica fruibilità. Sì, ma non significa che nessuno può accedervi. Su richiesta, con un percorso guidato dall’azienda è possibile consultare i documenti. Si tratta di un patrimonio troppo ingente per permetterne un utilizzo non mediato. Inoltre non tutto il materiale è divulgabile, anche se in una seconda fase sarebbe certamente interessante renderne pubblica almeno una parte. Entriamo nell’Archivio. Quali sono le memorie più interessanti che troviamo all’interno? In generale sono bellissime le lettere che permettono di cogliere la meticolosità dell’interazione tra azienda e atleti per organizzare una spedizione. Un lavoro di squadra in cui Ferrino diventa parte del team stesso e si stabilisce un esclusivo rapporto intimo

e appagante con gli alpinisti o gli esploratori. È un modo diverso di vivere le spedizioni. Il carteggio con Messner è sicuramente uno dei più interessanti. Una collaborazione ampia che va dalla narrazione delle salite ai suoi schizzi con le proposte per i prototipi delle tende. L’Archivio è ricco di questo materiale, che rappresenta una parte importante della storia alpinistica mondiale. Schizzi e disegni delle montagne con le posizioni dei campi, delle vie di salita. Piccoli tesori dal valore inestimabile. Si potrebbe dire che in questo Archivio lungo 150 anni ci sia la storia dell’outdoor? È così. Questa caratteristica emerge molto chiaramente allargando lo sguardo da Ferrino a Torino. Ogni attore racconta la sua storia e la sue peculiarità, quando poi metti insieme tutti i pezzi ottieni il quadro della situazione. Ed è vero che Torino, città che custodisce il Museo Nazionale della Montagna, con il nostro pezzo del puzzle diventa la piazza più autorevole per parlare di outdoor. Dovremmo ricordarcene più spesso, riprendere in mano il discorso e riportare Torino al centro del discorso. Ci stai parlando di un outdoor consapevole, raccontato e narrato dalle aziende che ne sono direttamente protagoniste? Le imprese vanno viste anche da un punto di vista culturale. Non si tratta solo di lavorare per il mero scopo di fare profitto. Le imprese sono pezzi della nostra cultura. Io credo che sia molto interessante, in chi come me ha la fortuna di raccogliere il testimone di una realtà centenaria, la capacità di comprendere il ruolo sociale e culturale dell’attività. Un tassello fondamentale nel processo di gestione.

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Matteo Calcamuggi BY CAMILLA PIZZINI

Classe 1978, Guida Alpina, maestro di sci e parte del team Masters, ma prima di tutto un avventuriero. Definirlo un appassionato dello sci non rende l’idea di quanto amore e passione ci metta in quello che fa. Ha viaggiato in tutto il mondo per provare delle linee che molti di noi sognano e tutt’oggi non vuole fermarsi per esplorare ancora di più. Ciao Matteo, chi sei e cosa fai? Sono cresciuto e vivo in Valle D’Aosta e sono Guida Alpina, lavoro che pratico tutto l’anno. Faccio contemporaneamente anche le previsioni per il bollettino neve valanghe per la mia regione e sono nel Soccorso Alpino. E infine sono maestro di sci dal 1999, una professione che però ormai svolgo saltuariamente, più per passione che altro, perché mi piace molto viaggiare e lavorare anche in luoghi diversi. Sei nato sugli sci o la passione è arrivata dopo? Cos’è per te sciare? A casa siamo tutti maestri e allenatori, quindi sì, diciamo che sono nato con gli sci ai piedi, ma in realtà quando ero piccolo ho iniziato principalmente perché eravamo sempre in montagna. Poi ho fatto molte cose nella vita, ho anche una laurea in architettura e ho lavorato nel Rifugio Quintino Sella, nello specifico nel Ferrino Camp Lab, uno showroom di tende ad alta quota e test di materiali. Lo sci però è sempre stato una costante e se dovessi esprimere ciò che è per me direi: leggerezza e libertà. Hai viaggiato e sciato ovunque, le sciate più belle di sempre? Devo dirti che dopo anni che viaggio il motivo per cui parto non è tanto lo sci e la neve, ma per la voglia di scoprire ed esplorare. Di certo uno dei miei posti preferiti è l’Alaska, per i suoi spazi infiniti e incontaminati. Alla fine però amo moltissimo anche sciare a casa, perché quando ci sono le condizioni ideali puoi mettere insieme tutto quello che hai imparato negli altri luoghi del mondo e fare delle sciate spettacolari. Infine il Cile, sui vulcani, perché ti regala una serie di sensazioni diverse e nuove, che nelle nostre montagne non puoi provare. A proposito di scalare e sciare sui vulcani del Cile, come è stata l’esperienza? La prima volta che ho letto dei vulcani del Cile è stato nel

2010 quando ho comprato una guida di sci alpinismo francese e all’interno se ne parlava. I vulcani sono ancora nella maggior parte dei casi attivi, simili allo Stromboli, ma sciarci sopra è perfettamente fattibile. L’idea mi è piaciuta sin da subito e ho deciso che dovevo assolutamente andarci. Siamo partiti all’avventura e abbiamo passato le prime tre settimane concentrate solo ed esclusivamente a cercare di sciare tra una finestra di bel tempo e l’altra. Sono luoghi ancora molto selvaggi e se ti perdi o sbagli strada rischi di finire in una foresta impenetrabile a 12km dalla tua macchina e sì, è successo veramente. La seconda volta che ci sono tornato è stato nel 2017 e siamo anche riusciti a sciare all’interno di un vulcano. Un’esperienza incredibile. Cosa utilizzi per quanto riguarda sci ed attrezzatura? Da sempre uso gli scarponi Scarpa, attacchi ATK e zaini Osprey. Mentre come bastoncini mi affido a Masters, lavoriamo insieme dal 2011 e sono un loro tester ed ambassador. I modelli che preferisco sono ST Carbon e Trecime Carbon. Il primo mi accompagna nella stagione invernale, è composto da un tubo in carbonio HM (High Modulus) 100% 3K con diametro 14mm e supporto filettato con puntale in tungsteno, per me il massimo che si possa chiedere a un bastone. In più ha la manopola Soft Touch Rapax e passamano a guantino riflettente con sistema Click. Quando non lo utilizzo, la mia scelta cade sul Trecime Carbon, leggero e ripiegabile. Progetti per il futuro? Al momento sono abbastanza saturo, ho viaggiato molto, ma mi mancano tre luoghi in cui non sono ancora stato e vorrei andarci: il Giappone, che però terrò per la pensione perché è un luogo molto comodo e facile da raggiungere e sciare. Mentre gli altri due sono la Kamchatka e la Groenlandia.

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Musto live forward: Ian Finch B Y S I LV I A G A L L I A N I

Cosa ti è piaciuto di più dell'esperienza di Musto Live Forward? Durante un anno così difficile per molti di noi, penso che tutti potremmo trarre ispirazione da questo mantra. “Live Forward” ovvero vivere proiettati al futuro, per me significa vivere in modo avventuroso, che si tratti di un breve viaggio per la nostra bellissima isola, il Regno Unito, o più lontano. Sono convinto che ogni giorno ci si presentino nuove opportunità per sperimentare qualcosa di nuovo, e che allo stesso tempo ci insegnino a diventare flessibili e affrontare tutte le incertezze della vita che possono derivare dallo spingerci fuori dalla nostra comfort zone. Qualcuno una volta mi ha detto “Tutte le tempeste finiscono una volta esaurita la pioggia”, che è una grande metafora delle ovvie sfide di quest'anno, quindi tutti noi dovremmo fare del nostro meglio per continuare a vivere proiettati al futuro, continuando ad evolverci e focalizzandoci non su quello che è stato ma su ciò che ci aspetta dietro l'angolo. Allo stesso tempo, dovremmo cercare di non essere troppo duri con noi stessi se non riusciamo a stare al passo degli altri. Ciò che conta è muoversi secondo il nostro ritmo. Cosa ti porti a casa dopo questa esperienza? Amicizia, positività e sete di avventura. Ogni membro del nostro team ha partecipato attivamente e ha portato con sé la propria visione della vita e il proprio approccio unico. Le storie, gli obiettivi creativi e le passioni uniche di ogni persona che ho incontrato mi hanno ispirato per molto tempo. Penso che l’amicizia che abbiamo instaurato sarà duratura così come già lo è la nostra passione comune per l’avventura. Questo è quello che rimane dopo un’esperienza del genere e alla fine non ha prezzo.

Ian Finch è fotografo, giornalista e avventuriero. Ex membro dei Royal Marines, le forze armate britanniche, ha viaggiato per oltre 10 anni nei luoghi più remoti del pianeta per filmare, fotografare o guidare spedizioni in angoli sconosciuti del globo. La sua ultima avventura è stata un viaggio di 1,300 miglia per ripercorrere le orme dei Cherokee. Inoltre ha anche guidato o partecipato a spedizioni in Alaska, Mongolia, Groenlandia, Indonesia, Tibet, Canada, Islanda, Nepal, Cina, Stati Uniti e Norvegia settentrionale. La sua passione per la vita outdoor si alimenta di continue scoperte che custodisce come cimeli ricordo di spedizioni passate, paesaggi ammirati e persone incontrate nel corso degli anni. Da sempre combina il suo amore per la fotografia, la scrittura e il cinema con paesaggi selvaggi e grandi spazi aperti. Quando non è in viaggio, Ian vive a Londra. Recentemente, con altri cinque esploratori, ha preso parte ad un viaggio epico su terra e acqua accompagnato da Musto e Land Rover: cinque giorni avventurosi attraverso le splendide Highlands scozzesi dove il clima può cambiare più volte nel corso di una sola giornata. “Live Forward” il loro motto, un vivere proiettati al futuro che ci mostra quanto l'ambiente esterno sia parte integrante del benessere umano.

Chi o cosa ti ispira a “vivere proiettato al futuro”? Nella casa in cui sono cresciuto, mio padre aveva una vetrinetta piena di cimeli: punte di freccia dei nativi americani, oggetti egizi, incisioni inuit e ruote tibetane. Guardavo quegli scaffali con rispetto e soggezione da bambino, incantato dalle persone che li avevano creati e adorati. Sono diventato curioso e affascinato dalle culture antiche. Sognavo spesso di visitare i luoghi in cui quelle popolazioni avevano vissuto, di porre loro domande, informarmi e ascoltare le loro storie di vita. Oggi, dopo ogni mia spedizione porto a casa un'altra forma di tesoro: immagini e parole di quelle stesse persone.

Quali sono i tuoi pezzi preferiti della nuova collezione Musto? Questa collezione ha rappresentato una nuova direzione per Musto, un'aggiunta avventurosa accanto alle loro linee di eredità nautica profondamente radicate e di successo. Sto pensando alla Welded-Thermo Jacket progettata insieme a Land

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Rover, che richiama il design del nuovo Defender, una scelta veramente innovativa! Inoltre è dotata di un riflettore Recco (che usavo anche quando ero nelle forze armate sui vestiti come dispositivo di rilevamento e localizzazione a distanza) che ti consente di essere localizzato in condizioni difficili. Il design è intelligente dalle cuciture all’isolamento, e riflette magnificamente il grande lavoro di squadra compiuto da Land Rover insieme a Musto. Cos’è per te l’avventura? Alla fine non sono altro che un narratore, quindi l'avventura per me è spingersi al limite fuori dalla propria comfort zone, sia geograficamente che da una prospettiva narrativa. La mia passione è scoprire storie di persone che chiamano luoghi selvaggi la loro casa. Non deve essere in un angolo remoto del mondo, può anche essere in una regione appartata e selvaggia del Regno Unito o dell'Europa, ma deve esserci una connessione umana. In ogni viaggio la mia ambizione è quella di condividere storie di uomini che chiamano casa un determinato luogo, raccontando le loro tradizioni e il patrimonio umano che inevitabilmente si intrecciano alla natura che abitano. Perché vivere outdoor è così importante per te? La vita outdoor, all’aria aperta, è dove mi riconnetto con il mondo naturale, è la mia più grande fonte di ispirazione creativa. È il mio posto dove guarire, scoprire, guardare e imparare. È anche il luogo in cui vado per disconnettermi dal ritmo e dalla frenesia del mondo moderno e riconnettermi con qualcosa di più fermo e più bello.

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Snow Peak BY TOMMASO BERNACCHI I T W TO L I SA YA M A I - C EO

Chi è Lisa Yamai? Raccontaci qualcosa di te, della tua storia e delle tue esperienze. Ho studiato costume design al Bunka Fashion College di Tokyo. Il design dei costumi è molto orientato alla funzionalità per favorire gli attori, ha uno scopo, non è solo fatto per essere bello. Questa combinazione di bellezza e funzionalità mi ha da sempre affascinato. Si tratta di un concetto che ho ereditato da mio padre, che spesso portava me e la mia famiglia in campeggio quando ero bambina. La mia formazione mi ha insegnato a creare abiti funzionali, pratici ma anche eleganti. Volevo creare abbigliamento outdoor da indossare non solo nei fine settimana facendo attività in natura, ma che potesse essere usato sette giorni su sette e che rendesse la vita all'aria aperta più familiare. Quando sono entrata in Snow Peak e ho deciso di creare una linea di abbigliamento che unisse l'outdoor, il mio background personale e la moda, volevo colmare il divario tra il mercato outdoor e quello fashion. Vorrei anche aumentare il numero di persone che amano uno “stile di vita a contatto con la natura”, che continua ad essere anche la missione di Snow Peak. Da quando abbiamo creato una linea abbigliamento nel 2014, siamo stati riconosciuti come uno dei principali marchi nel settore della “moda outdoor urbana”, che ha avuto inizio in Giappone e ha guadagnato popolarità negli Stati Uniti.

Dove, quando e perché è nato Snow Peak? È nato nel 1958, grazie a Yukio Yamai, un appassionato scalatore e alpinista, che era insoddisfatto dell'attrezzatura disponibile a quel tempo. Iniziò quindi a farsela produrre dai metalmeccanici altamente qualificati della sua città natale, Tsubame-Sanjo. L'ispirazione di Yukio proveniva dalle montagne della prefettura di Niigata, nel nord-ovest del Giappone, che ancora oggi ispirano i prodotti di Snow Peak e il suo modo di vedere il mondo. È rimasta un'azienda a conduzione familiare per tre generazione e la nostra missione è sempre la stessa: offrire quello che chiamiamo un valore orientato alla natura, desideriamo cioè che i prodotti e i servizi Snow Peak possono aumentare il valore di vita dei nostri clienti. Sappiamo di avere un ottimo design e grande qualità di materiali, ma la più grande differenza tra Snow Peak e altri marchi è il modo in cui siamo in grado di creare per i nostri clienti un valore basato sull'esperienza, sia grazie alla nostra attrezzatura che con campeggio ed altri eventi. Questo perché noi siamo i primi ad approcciarsi al nostro business come se fossimo clienti stessi. Rappresenti la terza generazione della famiglia Yamai alla guida di Snow Peak. Qual è la tua vision per il brand? È diversa da quella che aveva originariamente tuo nonno? Nella nostra società moderna piena di

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stress, la missione di Snow Peak è di consentire alle persone di interagire con la natura attraverso i nostri prodotti e servizi, affinché formino delle connessioni molto reali con gli altri. La nostra enfasi si è spostata a seconda di ogni presidente: l'obiettivo del nostro fondatore era l'arrampicata su roccia, per suo figlio il campeggio e per me è l'abbigliamento. Anche se ci evolviamo, manteniamo il nostro obiettivo principale di connettere le persone con la natura e le persone con le persone. Cos’è l’Outdoor Vision per Snow Peak? Preparare pasti all'aria aperta, allestire un posto dove dormire, vivere in mezzo alla natura: il campeggio è la dimensione più primitiva dell'umanità. Sentiamo che, di fronte alla natura, tutte le cose sono uguali. Solo la natura è in grado di rendere ciascuno di noi, individualmente, consapevole di alcune delle cose più importanti della vita, indipendentemente da chi siamo, dalla nazionalità o dal sesso. Quando si vive in mezzo alla natura, bisogna sempre anticipare cosa potrebbe succedere dopo, proprio perché non si ha idea di cosa potrebbe accadere. In questi tempi moderni, i progressi nell'IT stanno spingendo al declino della funzione umana, quindi è solo stando in mezzo alla natura, un luogo dove si possono arricchire e affinare i nostri cinque sensi, che si può tornare in contatto con la natura selvaggia che


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c'è all’interno di tutti noi. Snow Peak ha dato vita a questa cultura della connessione, che ha lo scopo di creare dei valori che possono durare fino a quando il cliente desidera connettersi a ricche esperienze orientate alla natura con le persone di tutto il mondo. Cosa significa per te la parola outdoor? Stare all'aria aperta, un modo per rafforzare le connessioni sia tra le persone e la natura che tra le persone stesse. Quali sono le principali differenze tra il mercato giapponese e quello europeo? Gradualmente, abbiamo incrementato l'attività nei mercati europei poiché i nostri prodotti hanno ricevuto un'ottima risposta dai consumatori britannici ed europei. Siamo molto felici di poter finalmente poter vendere nostri prodotti nel nostro negozio di Londra. Inoltre, come mercato, quello europeo ha una comprensione migliore dei nostri prodotti di alta qualità, in quanto l'Europa è da sempre un luogo in cui le persone amano la natura e tradizionalmente vanno in campeggio.

Quali sono i principali prodotti del marchio? A quale ti affidi di più? Snow Peak realizza prodotti outdoor progettati in Giappone e garantiti a vita. Anche se ci siamo evoluti notevolmente negli ultimi 60 anni, la nostra missione principale è rimasta la stessa: creare esperienze nella natura attraverso attrezzatura e abbigliamento di qualità. Riteniamo che riunirsi con gli altri all'aperto sia un antidoto allo stress della vita moderna e offra l'opportunità di riconnettersi con gli altri e con noi stessi. Tempi difficili spesso portano a opportunità, condividi questo pensiero? Questi sono decisamente tempi difficili e che richiedono grande forza di equilibrio per affrontarli. È nostra convinzione a Snow Peak che il tempo all'aria aperta con i propri cari ripristini lo spirito umano. Mentre la nazione si prepara a fronteggiare lo stress e l’impatto che questa crisi porterà, e mentre entriamo in un periodo di disconnessione attraverso il social distancing, è nostro sincero desiderio che tutte le persone

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trovino momenti sicuri per riconnettersi con i propri cari e ripristinare il loro spirito in un ambiente esterno, che sia in il cortile, nel parco o nella natura selvaggia. Il numero di donne che ricoprono ruoli chiave nel settore abbigliamento è in costante crescita. Vedi cambiamenti effettivi? In qualità di nipote del fondatore di Snow Peak, Yukio Yamai, sono orgogliosa di essere la terza generazione a guidare l'azienda. In tempi incerti, siamo rassicurati dai nostri forti legami familiari e dal nostro staff che si dedica attivamente alla missione del brand. Ho sempre condiviso pensieri con mio padre sul futuro di Snow Peak e sulle entusiasmanti opportunità che si prospettano. Qualche anteprima sul futuro di Snow Peak? In passato abbiamo intrapreso diversi progetti e collaborazioni e nel 2021 alcuni di questi partner torneranno a lavorare di nuovo con Snow Peak.


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Feel the Flow: eBike e sostenibilità BY CAMILLA PIZZINI P H OTO S M AT T I AS F R E D R I KS S O N

Qualche settimana fa, quando i primi colori dell'autunno hanno cominciato a comparire sugli alberi, abbiamo partecipato ad un Sustainability Camp insieme a Bosch, azienda che negli ultimi anni si è impegnata molto nello sviluppo della mobilità sostenibile attraverso la realizzazione di sistemi e motori sempre più avanzati per e-bike. Al Camp con noi c'erano Greta e Jerome, due atleti del team Bosch, a cui abbiamo posto alcune domande sul mondo delle e-bike e sull'effettiva sostenibilità di questi nuovi mezzi di trasporto.

Raccontateci qualcosa di voi, andate in bici da tutta la vita? Cosa significa il ciclismo per voi? G R E T A W E I T H A L E R : Sono dell'Alto Adige, il che significa che sono cresciuta in mezzo alle montagne. Lo sport è sempre stato una parte importante della mia vita, da bambina sono entrata a far parte di un club locale di MTB e da lì in poi mi sono appassionata. Ho fatto alcune gare di XC fino a partecipare ai Campionati del Mondo junior, e anche se ho smesso di correre e persino andare in bicicletta per un paio d'anni a causa di una depressione, è sempre rimasta una parte importante della mia vita. Ed eccomi qui di nuovo, a divertirmi su tutti i tipi di bici. E questa è la cosa principale per me al giorno d’oggi: divertirmi. Amo gli aspetti sociali della bicicletta, non c'è niente di meglio che uscire con gli amici e condividere la gioia che ti dà. Per non parlare del fatto che sei fuori nella natura, facendo qualcosa di buono per il tuo corpo e la tua mente, allenandoti e muovendoti. J E R O M E C L E M E N T Z : Ho 36 anni e vivo nella parte orientale della Francia, proprio al confine con la Svizzera e la Germania. Vado in bici da 30 anni. È il mio mezzo di trasporto quotidiano per spostarmi, esplorare, allenarmi, divertirmi e condividere momenti importanti. Il mio primo ricordo nella vita è quando ho ricevuto la mia prima BMX per Pasqua, in seguito

la mia vita è stata lastricata di esperienze in bicicletta e souvenir ci ciclismo. È come se fosse un indicatore di un periodo diverso della mia esistenza. Sei un atleta professionista, perché una e-bike invece di una bici tradizionale? J E R O M E : Perché no? Pratico enduro, ma mi piace anche il ciclismo su strada, il cross-country, il downhill e il gravel. Ogni tipo di bici è diverso ma ognuno ha i suoi aspetti belli. L'e-bike è per me un altro modo per divertirmi in bicicletta. Offre molte nuove opportunità per esplorare sentieri e aree diverse e condividere la passione per il ciclismo con gli altri. L'aspetto sociale delle e-bike è molto importante per me, non è mai stato così facile portare più persone in sella a una bicicletta, mostrando loro alcuni luoghi nella natura e passando dei bei momenti tutti insieme. Ha anche sostituito molte cose che prima facevo con la macchina nella mia vita quotidiana o per allenamento. Ci siamo conosciuti durante il Bosch Sustainability Camp, cosa ti porti a casa da quell'esperienza? G R E T A : La mia testa era così piena dopo quei quattro giorni, li ho adorati. Prima di tutto, ho conosciuto tante persone interessanti, con le loro incredibili storie e differenti punti di vista. Ogni gior-

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Come pensi che le e-bike cambieranno la sostenibilità? G R E T A : Penso che soprattutto nell’ambiente urbano le cose cambieranno rapidamente. Man mano che le città crescono, ci sarà sempre meno spazio per le auto, il che renderà la bicicletta lo strumento numero 1 per i commuter. E cosa c'è di meglio che arrivare al lavoro con una mente libera e un corpo fresco, senza dover fare la doccia in ufficio? L'ho sperimentato direttamente su me stessa, quante volte ho scelto la e-bike piuttosto che stare in casa non fare nulla! Ora esco più spesso e torno a casa sempre col sorriso. Vorrei vedere sempre più persone in sella e che scelgano la bici più spesso rispetto all’auto.

nata l’abbiamo passata insieme, dalla colazione, ai giri mountain bike, ai workshop fino alla degustazione vini e alla meditazione. Ogni singola persona di quel gruppo ha potuto aggiungere il proprio contributo alla conversazione e tutti abbiamo imparato qualcosa dagli altri. Sono una professionista della mountain bike e, sebbene abbia potuto condividere la mia gioia e la mia passione, questo camp mi ha trascinato fuori dalla mia bolla e mi ha mostrato un mondo completamente nuovo. Cosa significa sostenibilità nella tua vita quotidiana? E nei tuoi viaggi? J E R O M E : Il mio lavoro richiede diversi viaggi e sono consapevole del loro impatto. Cerco di limitare i viaggi brevi e di combinarli sempre con altre cose da fare nel posto in cui andrò. Di solito, quando vado all'estero, cerco di rimanere 3-4 settimane e di trarne il massimo invece di volare avanti e indietro. Evito di viaggiare da solo in macchina e spesso condivido il viaggio con compagni di squadra o altri ciclisti. D'altra parte quando sono a casa non uso quasi mai la macchina e passo la maggior parte della mia vita quotidiana in bicicletta, seleziono il cibo che mangio e il modo in cui consumo quando faccio la spesa. Anche in casa cerco di non sprecare acqua e di ridurre i mie consumi.

In che modo pensi che il contributo di Bosch migliori il mondo delle e-bike e la sostenibilità? J E R O M E : Bosch è leader nello sviluppo di e-bike e credo sia fantastico che abbiano davvero a cuore la sostenibilità dei loro prodotti. Si preoccupano molto di come migliorare la qualità della vita delle persone, ridurre al minimo l'impatto ambientale e realizzare prodotti ancora più efficienti. Sia in termini di fonti di energia, qualità, durata del prodotto, condizioni di lavoro, servizio, ogni fase in Bosch viene controllata in modo da trovare e fornire le soluzioni più sostenibili possibili.

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Devold: il filo rosso norvegese

B Y S I LV I A G A L L I A N I

L'anno è il 1853, il luogo la costa battuta dalle intemperie della Norvegia occidentale. Il giovane Ole Andreas Devold è appena tornato, dopo un periodo trascorso in Germania, nella sua città natale, Ålesund, ed è pieno di ottimismo. Porta con sé un bagaglio di attrezzature meccaniche per maglieria all'avanguardia e grandi speranze di vendere i suoi prodotti, come biancheria intima e guanti di lana lavorati a maglia, ai pescatori del suo territorio e a coloro che indossavano il rødlua, un berretto rosso utilizzato la domenica quasi come se fosse un accessorio festivo, profondamente radicato nel folklore norvegese e diventato simbolo di avventura ed esplorazione. Ma farsi strada ed emergere tra commercianti locali è più facile a dirsi che a farsi. Devold si reca quindi a Bergen per vendere i suoi prodotti tramite Sundt, un grossista affermato, che a sua volta vende la lana di Devold ai commercianti locali di Ålesund.

Non ci vuole molto perché il marchio si affermi come sinonimo di qualità. Quindici anni dopo, le vendite di Ole Andreas Devold vanno alla grande e, pochi decenni dopo, il norvegese di formazione tedesca diventa il proprietario di una delle più grandi fabbriche tessili della Norvegia. Ole Andreas Devold ha capito fin da subito come un mix di qualità e innovazione fosse la chiave per qualsiasi azienda di successo. Nel 1882, Devold costruisce la prima centrale elettrica norvegese accanto alla sua fabbrica. Uno dei fattori chiave nella produzione della lana era l'accesso all'acqua. Non solo per facilitare la generazione di elettricità, ma anche per lavare e tingere la lana stessa. L’imprenditore crea dunque una diga tutta sua con una ruota idraulica, dando vita a quella che probabilmente è stata la prima fabbrica di maglieria a comando meccanico in Norvegia. Inoltre, solo quattro anni dopo che Thomas Edison inventa la moderna lam-

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padina, Devold installa l'illuminazione elettrica nella sua azienda. Le 125 lampadine sono state la prima illuminazione elettrica a Sunnmøre e potevano essere viste dalle montagne circostanti. Devold è stato anche una delle prime persone in Norvegia ad utilizzare il telefono quando la società ha spostato la produzione da Ålesund a Langevåt. La fabbrica Devold contribuisce a preservare il tessuto della comunità in quanto molte persone che altrimenti sarebbero emigrate in America durante la seconda metà del XIX secolo scelgono invece di rimanere. Ole Andreas Devold non solo ha creato numerosi posti di lavoro ma ha anche fondato ospedali, chiese, asili e negozi di alimentari, in aggiunta a costruire diverse case per i suoi dipendenti. L’azienda viene ampliata e le esportazioni aumentano, tanto che il blaatrøia originale (maglione blu) arriva nelle Isole Fær Øer, in Islanda e in Sud Africa, così come il rødlua, il famoso berretto rosso. Le innovazioni del brand vanno di pari passo con il suo successo che coincide anche con le prime grandi spedizioni polari della fine del XIX secolo. Da Fridtjof Nansen in Groenlandia a Roald Amundsen al Polo Sud fino a Lincoln Ellsworth in dirigibile al Polo Nord, tantissimi grandi esploratori del secolo scorso indossano i caldi vestiti di lana che Devold aveva fornito loro per il viaggio.

Dagli anni '60, molte spedizioni norvegesi e straniere si sono affidate a Devold. L'abbigliamento di lana ha protetto tutto, dalla fronte sudata alle dita congelate di grandi esploratori, come Arne Næs Senior che ha indossato i capi del brand norvegese nel 1964 durante le sue spedizioni sull'Himalaya. Oppure Liv Arnesen che nel 1994 ha attraversato il Polo Sud da sola, prima donna a intraprendere questo viaggio. Oggi tutta la lana Devold, tracciabile fino alla sua origine, proviene da produttori selezionati che allevano pecore in modo sostenibile senza praticare il museling. Il brand inoltre lavora attivamente per diminuire il proprio impatto ambientale e dal 2018 ha ridotto gli imballaggi in plastica del 20% e la quantità di cartone utilizzato nella propria produzione del 26%. Dopo oltre 160 anni di ricerca e sviluppo nel settore della lana, i prodotti Devold sono ancora sinonimo di comfort, qualità e protezione.

Ole Andreas Devold ha capito fin da subito come un mix di qualità e innovazione fosse la chiave per qualsiasi azienda di successo. Nel 1882, Devold costruisce la prima centrale elettrica norvegese accanto alla sua fabbrica. Uno dei fattori chiave nella produzione della lana era l'accesso all'acqua.

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Benedikt Böhm: less is more I T W BY M A R TA M A N ZO N I

Benedikt Böhm ha fatto delle sfide a fil di cielo in tempi record la sua ragione di vita: Dhaulagiri VII in 7 ore e 53 minuti, l’attraversata delle Alpi da nord a sud con gli sci in sole 28 ore e 45 minuti, o ancora la scalata in velocità di Gasherbrum II e Manaslu in meno di 24 ore. E quando non scia e gareggia le sue attività preferite sono mountain bike e alpine running. L’atleta tedesco, classe 1977, lavora da diciassette anni per Dynafit, il brand che ha fatto di velocità, leggerezza, endurance e tecnologia i suoi valori fondanti.

Qual è la tua filosofia di vita? Non abbiamo bisogno di molto per essere felici, questa è una lezione che ho imparato dalla montagna. Penso a una spedizione che ho fatto su un ottomila: il mio zaino aveva tutto quello che mi serviva per vivere e pesava solo sei chili! Cerco di applicare in ogni momento il concetto less is more, togliere tutto ciò che riesco. Non mi piace avere molto. Sei un atleta, marito e padre di famiglia, alpinista e General Manager. Come fai a conciliare tutto e com’è la tua giornata tipo? Dormo cinque o sei ore a notte. Mi alleno in montagna molto presto, di solito tra le quattro di notte e le otto di mattina, e in una settimana posso macinare anche 10.000 metri di dislivello. Poi vado in ufficio. L’ideale è mantenere sempre il ritmo giusto, non amo interrompere quello che sto facendo, apprezzo quando le varie attività vanno avanti e si chiudono in tempi rapidi. Poi rientro a casa e metto a letto i bambini: avere poco tempo da dedicare alla famiglia è l’aspetto più negativo del mio stile di vita. Per fortuna ho trovato un lavoro che mi permette di approfondire i miei interessi. Quando ho mandato la mia candidatura a Dynafit l’azienda era molto piccola e c’era tanto lavoro da fare, abbiamo iniziato rendendo gli sci più accattivanti, coinvolgendo giovani atleti, ripensando l’immagine coordinata e ricreando il logo. In parallelo ho iniziato a fare le prime spedizioni internazionali.

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Come immagini che cambierà lo sci alpinismo in futuro e quali pensi saranno le più importanti innovazioni? Sempre più persone si appassioneranno allo sci alpinismo, un nuovo pubblico che probabilmente concepirà questa attività come allenamento più che un modo per esplorare le montagne. Anche le strutture ricettive dovranno adattarsi a questo nuovo trend, sensibilizzando i turisti a comportamenti rispettosi dell’ambiente e dell’economia locale. In parallelo aumenteranno anche gli appassionati di backcountry, della natura incontaminata. Lavori in Dynafit da 17 anni: in tempi in cui si cambia lavoro sempre più spesso, il tuo è un record. Come mai questa scelta e costanza? Com’è cambiata l'azienda in questi anni? Non avrei mai pensato di rimanere tutto questo tempo nella stessa azienda e quando ci rifletto mi rendo conto che è davvero un periodo lungo e che è passato velocemente. La ragione principale per la quale non ho cambiato è che nessun giorno è stato uguale al precedente. C’è sempre stata una nuova sfida: ci siamo spinti oltre la nostra zona di comfort, esplorando nuovi settori e attività. La mia esperienza con Dynafit è stata ed tutt’ora è un po’ come essere ogni giorno in spedizione! Non mi rendo conto della differenza tra lavoro e tempo libero, con tutti i pro e i contro che questo comporta.


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Come atleta quanto hai contribuito con la tua esperienza alle innovazioni di Dynafit? La mia esperienza mi è servita per implementare le caratteristiche tecniche dei prodotti, ma anche per le persone: quando gareggiavo nei circuiti internazionali avevo modo di conoscere persone interessanti, con diversi background e professionalità, e ad alcune di queste ho proposto di lavorare per Dynafit. Ci sentiamo parte di una famiglia che ha dei valori in comune. Qual è il bilancio del 2020 per Dynafit? Avete aumentato le vendite online? L’outdoor ha vissuto un boom negli ultimi mesi? All’inizio dell’anno le cose andavano molto bene, stavamo raggiungendo un altro anno record dopo il 2019, che aveva già ottenuto ottimi risultati. Poi è arrivato il Covid, sono stati chiusi i negozi e tutti noi siamo sprofondati in uno shock profondo. Nell’industry dell’outdoor i brand più giovani e pieni di entusiasmo hanno fatto meno fatica, mentre quelli più tradizionali hanno attraversato un momento più difficile. Vedremo quello che succederà nei prossimi mesi. State sperimentando un sistema di sharing dei prodotti. Perché questa scelta? Cerchiamo sempre di sperimentare nuove opportunità. Sciare sta diventando un’attività molto costosa, che in pochi si possono permettere. Stiamo provando nuove soluzioni con partner fidati, come alcuni ski resort, facendo accordi mirati. Highlight della stagione 2020/21? Personalmente i due scarponi DNA e Mezzalama, li aspettavo da molto tempo. Quando li si indossa sono davvero un tutt’uno con gli sci: ogni elemento contribuisce a creare un sistema molto efficiente, tecnico e funzionale. Il nostro obbiettivo per il prossimo anno è inve-

stire sul concetto di sistema integrato, che si ottiene quando tutte le componenti vengono progettate insieme. La sfida è fare in modo che le persone si sentano meglio in montagna, più a loro agio. Quali sono i tuoi prossimi obiettivi, come General Manager e atleta? Come atleta sto progettando una spedizione molto impegnativa in Himalaya, ma preferisco non dire di più per il momento. Per Dynafit l’obbiettivo più ambizioso è arrivare a essere per metà legata all’inverno e per metà alle attività outdoor che si praticano durante tutto l’anno. È anche stimolante vedere il brand espandersi verso nuovi paesi, mentre prima eravamo molto radicati sulle Alpi. Avventurarsi nel mondo della mountain bike, con il lancio della collezione nel 2020, è stata una decisione di successo, considerando il boom che il settore ha vissuto negli ultimi mesi. Cosa ti preoccupa di più di questo momento difficile, quali sono le tue speranze? Mi sembra che il coronavirus sia un acceleratore di molti processi, in positivo e in negativo. L’Europa, dovrà superare sfide impegnative e sono preoccupato per l’economia. Penso davvero che il nostro sia un continente eccezionale, ma poi vedo, per esempio, le classifiche internazionali sulla digitalizzazione delle aziende e tra le prime cento ce ne sono solo forse due europee. Dobbiamo correre per stare al passo con la Cina e gli Stati Uniti e in questo il virus sta stringendo i tempi. Sono preoccupato per la distruzione del nostro pianeta. Non esiste un precedente nella storia dell’umanità che abbia costretto il mondo intero ad adottare il medesimo comportamento e penso che per affrontare in modo efficace l’inquinamento climatico bisognerà agire in modo simile, unendoci tutti, e adottare un piano d’azione globale.

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La mia esperienza mi è servita per implementare le caratteristiche tecniche dei prodotti, ma anche per le persone: quando gareggiavo nei circuiti internazionali avevo modo di conoscere persone interessanti, con diversi background e professionalità, e ad alcune di queste ho proposto di lavorare per Dynafit.


LaMunt

un nuovo sguardo sulla montagna BY M A R TA M A N ZO N I

Nasce un nuovo brand che si focalizza sulle reali esigenze femminili, offrendo un punto di vista inedito sulla montagna: Ruth Oberrauch apre un altro capitolo del Gruppo Oberalp fondando LaMunt, creato dalle donne per le donne. Una decisione che guarda al futuro: in un periodo così difficile per il mondo intero, investire sulle donne, con un team tutto al femminile, è una bella sfida. Abbiamo incontrato Ruth Oberrauch, fondatrice e anima creativa di LaMunt. Com’è nata l’idea di questo nuovo brand? Più di un anno fa ci siamo confrontati internamente sul posizionamento dei marchi del Gruppo Oberalp e abbiamo convenuto che nessuno dei nostri cinque brand si rivolgeva prevalentemente ad un target femminile. Poi durante un weekend di scialpinismo ho iniziato a riflettere sul fatto che sarebbe stato stupendo lavorare al progetto di un nuovo brand incentrato sulla donna che soddisfi esigenze ben precise. Da allora non ho mai smesso di pensarci. Da uno studio che abbiamo commissionato è emerso che esiste una “nuova” donna in montagna, lontana degli stereotipi tradizionali, che vuole esprimere sé stessa, il suo modo di vivere la montagna e la sua femminilità. Ora, finalmente, dopo workshop con donne appassionate, ricerche di mercato e impegno, questo progetto è diventato realtà. In un periodo così complicato hai deciso di investire in un nuovo progetto, puntando sulle donne. Perché questa scelta? Non ti nascondo che in alcuni momenti, soprattutto la scorsa primavera, ho pensato che avrei dovuto lasciare perdere, che non fosse il periodo giusto per iniziare una nuova attività. Poi, grazie anche alle tante persone che ci hanno creduto, ho ritrovato la fiducia e ho ripreso a investire energie. Mi sembra che il lockdown abbia sottolineato l’importanza di vivere all’aria aperta e godere della natura. Ogni giorno che passa mi convinco sempre di più che sia proprio questo il momento per una proposta nuova pensata per chi ama vivere la montagna in maniera più consapevole, per chi la pratica da tempo e per chi invece sta iniziando a scoprirla. Il desiderio di potersi muovere liberamente è diventato ancora più profondo. Così ha prevalso il desiderio di andare avanti.

«Questo è il luogo dove ritrovo me stessa. La bellezza incontaminata delle montagne, il contatto diretto con la natura, unito al beneficio fisico, è la migliore meditazione per affrontare la quotidianità e liberare la mente». Ruth Oberrauch

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Cosa significa LaMunt? A chi ti sei ispirata per la scelta del nome? Avevo le idee chiare su cosa desideravo in termini di suono: un nome femminile ma non kitsch, fine ma anche caratterizzante. Ho ragionato sulle diverse lingue che conosco, inglese, italiano, tedesco ma non trovavo niente che funzionasse davvero. Poi mi è venuta l’idea di tentare anche con il ladino, una lingua romanza viva ancora oggi in Badia, nelle Dolomiti, e mi sono confrontata con mia nonna, una donna che stimo molto e che parla ancora questa lingua. È stata lei a suggerirmi LaMunt, che in ladino significa “la montagna”, un sostantivo che in questa lingua è femminile, come in italiano, mentre è maschile in molte altre lingue. Il termine LaMunt è chiaro e melodico, ruvido e forte al tempo stesso, la parte iniziale è più dolce, quella finale decisa: mi è piaciuta subito la combinazione dei due effetti. Anche per il logo il percorso è stato lungo. Quando l’agenzia creativa mi ha presentato le due proposte per il logo e l’immagine visiva coordinata ho scelto la prima proposta per il logo e l’altra per il mood. Abbiamo poi lavorato ancora molto per arrivare ad una brand identity definitiva. Ciò che però mi ha ispirata fin da subito è stato il gioco artistico di illustrazioni, un mix tra foto e grafica: esprimeva l’attenzione ai dettagli che voglio trasmettere. Come brand nuovo avevamo bisogno di una personalità unica, che stimolasse curiosità.

Qual è il vostro posizionamento? A quali donne vi rivolgete? Ci rivolgiamo a una donna autentica e sicura di sé stessa e di ciò che conta per lei, attenta allo stile e alla qualità, che cerca capi tecnici e funzionali ma anche fini e ricercati: che apprezza la cura per il dettaglio e l’estetica. By women for women e Me-time, cosa si intende con questi concept? Me-time è un concetto fondamentale per LaMunt: ognuno vive il suo me-time in modo diverso, un tempo consapevole, nel quale staccare dagli impegni e dalla routine e ricaricare le energie. Vogliamo anche ispirare nuove donne, che non vivono ancora la montagna in modo attivo, a scoprire un luogo per il loro me-time. Questi momenti possono essere condivisi o solitari. By women for women esprime quello che facciamo ogni giorno: sviluppiamo una collezione pensata da donne per donne. Il core team di LaMunt è composto da donne, molto diverse tra loro: ognuna porta la sua esperienza e passione nei diversi ambiti: design, sviluppo del prodotto, comunicazione. Ognuna vive la montagna con un’intensità diversa, ma ciò che ci unisce è la passione comune. C’è molto confronto, crediamo sia fondamentale ascoltare tutte le donne, per questo includiamo anche potenziali utilizzatrici. Poi, all’interno del Gruppo Oberalp, possiamo contare sul supporto di uomini che credono in questo progetto e stanno dando un contributo importante.

Pensi che dovremmo ripartire dalle donne per ricostruire il mondo che verrà dopo questo shock mondiale? Dall’estero vengono segnali incoraggianti, penso all’elezione di Kamala Harris come vice presidente degli USA, prima donna nella storia a ricoprire questa carica. Sto notando ogni giorno quanta forza e energia ci può essere in un team di donne che condivide la stessa passione. Forse adesso sono più sensibile all’argomento, però davvero mi sorprende spesso la voglia di lasciare una traccia, anche se magari è solo una goccia nell’oceano. È molto bello farne parte.

LaMunt mira a sviluppare “Smart Fit Solutions”, cosa significa? L’obiettivo di LaMunt è sintetizzare al meglio funzionalità ed estetica creando prodotti con una vestibilità che valorizzi il corpo femminile e segua le sue diverse forme, con un tocco personale. Capi che permettano alla donna di sentirsi a proprio agio durante l’attività sportiva e che siano pensati per coloro che vogliono esprimere la propria personalità anche attraverso l'abbigliamento da montagna. In termini di vestibilità parliamo di "Smart Fit Solutions", ovvero possibilità di personalizzazione, come zip laterali sui fianchi, un elastico in vita per adattare il fit della giacca, maniche che si possono girare per aggiustare la lunghezza. Ci sono capi versatili, come un gilet indossabile da entrambe le parti e giacche interpretabili con differenti stili. Tutte attenzioni che rendono il prodotto veramente tuo.

"L’obiettivo di LaMunt è sintetizzare al meglio funzionalità ed estetica creando prodotti con una vestibilità che valorizzi il corpo femminile e segua le sue diverse forme, con un tocco personale"

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Quando sarà presentata la prima collezione e dove sarà disponibile? Quali saranno i colori e le peculiarità? Abbiamo lavorato con linee morbide e curve, materiali leggeri, che ricordano il movimento delle ali. Il design sarà minimal e pulito e l’attenzione si concentrerà su dettagli nascosti: un’illustrazione all’interno del capo, l’utilizzo di un materiale prezioso, una frase d’ispirazione o una tasca segreta. Una collezione che va scoperta passo dopo passo. Per LaMunt è fondamentale la cura del dettaglio: spero che in futuro il brand sarà riconosciuto proprio per questo. Infatti, parliamo di “magic moment”: la piccola sorpresa che si scopre in un secondo momento. Per i colori abbiamo scelto tonalità polverose vicino ai colori della natura, non troppo accese, più tinta unita, e l’utilizzo di nuance a gradazione di colori piuttosto che color block, pensati per essere abbinati facilmente tra di loro anche tra le diverse stagioni. Non ci saranno il fucsia e il rosa fluo. La prima collezione sarà la spring-summer 2022. Per quanto riguarda invece la distribuzione, piuttosto selettiva, LaMunt sarà disponibile online e in alcuni negozi partner fidati da gennaio 2022. Si rivolgerà inizialmente al mercato italiano, austriaco, tedesco e svizzero, e anche ai paesi nordeuropei.

sciare quando stai progettando nel 2020 un nuovo brand, come nel caso di LaMunt. Crediamo che ogni decisione possa fare la differenza e scegliamo con attenzione i materiali da utilizzare: naturali, come la lana Merino e il Tencel, e riciclati, testati attentamente seguendo i nostri criteri di performance e sostenibilità. La collezione sarà inoltre totalmente PFC Free. C’era davvero bisogno di questo nuovo brand? Perché non avete investito sulle donne con i cinque marchi già di proprietà del Gruppo? Come Gruppo crediamo da sempre che è compito di ogni marchio rivolgersi ad un consumatore specifico. Tutti i nostri brand si rivolgono alla montagna ma ognuno ha un mindset unico, una propria identità, con un target specifico. È così anche per LaMunt. State già pensando a sviluppi futuri del marchio? LaMunt rimarrà un brand solo di abbigliamento? Proprio di recente abbiamo fatto il primo briefing sulla collezione invernale che ci ha fatto molto riflettere. Nella prima collezione estiva ci sono già alcuni accessori, ma per l’inverno vorremmo approfondire lo sviluppo di guanti, calze, cappelli: elementi che ti permettono di completare il look e renderlo più personalizzato. Ci piacerebbe pensare anche ad accessori che possano essere integrati nei capi. Al di fuori dell’abbigliamento e degli accessori credo che il mondo degli zaini e delle borse potrebbe essere un settore dove esiste del potenziale anche se al momento non c’è ancora niente di concreto. Vedremo come andranno le cose, abbiamo già una bella sfida davanti.

Dove vi collocate come fascia di prezzo? Ci definiamo un marchio premium per la cura del dettaglio, soluzioni nuove di design e la versatilità dei capi, ma soprattutto per la scelta di materiali di qualità e sostenibili. Quanto è importante la sostenibilità per LaMunt? È assolutamente fondamentale: è un aspetto che è impossibile trala-

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Fanny Schmutz Fanny Schmutz, classe 1987, nata e cresciuta a Chamonix, è Guida Alpina e parte del team Scarpa. L’arrampicata è sin dall’infanzia parte della sua vita, al punto tale che, come ci confessa, non c’è un giorno nel quale non sia in montagna. Ha viaggiato moltissimo per scalare le cime di alcune delle montagne più remote del mondo. Perù, Alaska, Patagonia, Nepal ed India sono solo alcune delle tante destinazioni che ha esplorato. Sei sempre stata appassionata di arrampicata o ci sono stati dei momenti nella tua vita nei quali facevi altro? Vivo da sempre a Chamonix ed è proprio qui che ho iniziato ad arrampicare con mio padre, anche lui Guida Alpina. Nonostante abbia iniziato sin da piccola a frequentare la montagna, ho intrapreso la strada dell’alpinismo molto più tardi. Prima di tutto perché, visto il lavoro di mio padre, eravamo tutti consapevoli dei rischi di questa disciplina e, inoltre, inizialmente volevo diventare maestra e lavorare in ambito scolastico. Dopo pochi anni di lavoro, però, mi sono resa conto che non era quella la mia strada e ho deciso quindi di diventare una Guida Alpina, dato che, comunque in un modo o nell’altro, ero sempre in montagna e passavo moltissimo tempo ad arrampicare. Cos’è l’arrampicata per te? L’arrampicata per me è tutta la mia vita, anche perché passo tutto il tempo tra le montagne. Mi sento bene quando arrampico, e non è soltanto un lavoro ma una passione che posso condividere con gli amici o che mi permette di pormi delle sfide. Inoltre ritengo che sia soprattutto “avventura” e stare all’aria aperta condividendo ciò che amo di più. Sei nata a Chamonix, hai dei percorsi o delle vie preferite anche lì? Difficile citarne solo alcuni, però effettivamente ci sono dei posti nei quali torno sempre volentieri a scalare come Le vie sul Les Drus che mi piacciono tutte quante! O anche la parete nord del Petit Dru per alcune

mixed-climbing, la traversata del Les Drus da Charpoua Hut, che è una delle più vecchie hut di Chamonix ma al contempo anche la mia preferita. Adoro anche la parete sud del Monte Bianco che è la sua parte più wild con alcune vie lunghe ed impegnative, e la scalata al Grand Capucin intorno al "La Combe Maudite”, uno dei migliori punti in granito di Chamonix! Hai fatto molti viaggi alpinistici nella tua vita fino ad ora, qual è quello che ti è rimasto più nel cuore? Probabilmente l’esperienza che che ho amato di più è stata quella nell’Himalaya indiano quando, insieme alla mia amica Elodie, ho scalato il Bhagirathi III. È stato molto divertente perché quando devi andare in quei luoghi ci vuole molto tempo tra preparazione, questioni economiche, acclimamento e molto altro. È stata un’esperienza unica, abbiamo passato alcuni giorni sulla via e quando finalmente abbiamo raggiunto la cima è stato veramente speciale. Questi luoghi sono qualcosa di completamente diverso dalle Alpi, ti richiedono molto tempo ed energia. In questa occasione, oltretutto, eravamo solo io e lei sulla cima ed è stato veramente magnifico e gratificante. Non lo dimenticherò mai. Quanto è fondamentale aver un buon compagno di spedizione? Un buon compagno è la base fondamentale per far funzionare una spedizione. Se non ti trovi bene o non riesci a fidarti non può funzionare. Essere in spedizione vuol dire anche passare molto tempo insieme ed è bello se si riesce a

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BY CAMILLA PIZZINI F OTO M AT H I S D U M AS

divertirsi e a fidarsi completamente, sopratutto in fase di arrampicata. Quali sono i tuoi prodotti preferiti per quanto riguarda le scarpe e l’attrezzatura da spedizione e scalata? Per la maggior parte delle attività che faccio uso quasi sempre degli scarponi Scarpa, sopratutto quando devo affrontare delle vie ad alte altitudini e portare con me tutte la attrezzatura necessaria, per cui prediligo i prodotti di Black Diamond. Ad esempio, quando ho scalato il Bhagirathi III ho usato i Phantom 6000 HD di Scarpa, degli scarponi da alpinismo in quota, insieme a tutta una serie di attrezzature da arrampicata su ghiaccio e anche da roccia. Durante le tue spedizioni capita spesso che il brutto tempo ti colpisca e tu debba rimanere bloccata per settimane, cosa fai in questi momenti? Dipende moltissimo da dove sei. Ad esempio in Alaska dovevamo pensare a tutto noi, dal cibo a sistemare l’attrezzatura e molto altro, mentre quando in Himalaya eravamo in una piccola lodge o comunque avevamo sempre qualcuno che cucinava per noi. Ogni giorno trascorre quasi sempre nello stesso modo, c’è molto da aspettare, soprattutto quando c’è brutto tempo, quindi spesso capita di passare il tempo giocando a carte, leggendo e facendo una bella passeggiata per acclimatarsi. In Alaska ho letto 12 libri mentre attendevamo una finestra di bel tempo, perché oltretutto i pannelli solari non funzionavano quindi non avevamo nulla di elettronico disponibile. Progetti per il futuro? Quest’anno contavo di poter partire per il Nepal, ma purtroppo le spedizioni al momento non sono possibili. Io ed alcuni miei compagni speriamo di poter muoverci verso primavera, ma non sappiamo ancora né dove andremo, né se potremo effettivamente partire. È la prima volta nella mia vita che non posso pianificare qualcosa per il prossimo anno, ma di certo vorrei andare in India o Pakistan.


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Kilian Echallier TE X T & PHOTOS MAT TEO PAVANA

Nasce in un paesino di pianura, ma trascorre le vacanze di Natale a Châtel, a Les Portes du Soleil, dove i nonni hanno una casa. All'età di tre anni entra a far parte dell'Ecole du Ski Français e a 14 anni dello sci club di Saint-Julien-en-Genevois. In quegli anni, alcuni amici, comincia a praticare freeski. Intere giornate sugli sci a provare acrobazie, tra una caduta e l’altra, lo hanno portato a sviluppare il suo personale approccio alla montagna ed al mondo in generale.

Ti sei trasferito a Innsbruck e cosa ti spinge a restare lì? Mi sono trasferito a Innsbruck nel 2018, avevo una ragazza austriaca e volevo avvicinarmi a lei. Avevo sentito che Innsbruck era la città ideale per praticare freeride e non sono rimasto deluso! La comunità sciistica è davvero importante qui e c'è sempre qualcuno pronto ad andare a sciare su delle belle piste. Per me, il grande vantaggio di Innsbruck è la sua vicinanza alle montagne: è una città circondata da vette meravigliose. Quella che preferisco è Axamer Lizum: le possibilità per il free touring sono incredibili e le condizioni sono generalmente buone, anche dopo diversi giorni senza neve. In passato hai praticato sci agonistico. Cosa ti ha spinto in seguito verso lo sci alpinismo e le spedizioni più lunghe? Ho sciato per cinque anni nel Freeride World Qualifier. Negli anni in cui ho gareggiato ho imparato molto e ho incontrato tante persone interessanti. Poi, un giorno, dopo una gara non proprio gloriosa, qualcuno mi ha invitato ad andare a sciare a Chamonix. Ed è lì che è iniziato tutto. La mia attenzione è stata completamente catturata da questo nuovo mondo. L'anno successivo ho smesso di gareggiare e ho iniziato a praticare sci alpinismo e sci ripido. Hai sviluppato gradualmente un approccio multi-sport all'alta montagna, mescolando l'arrampicata con il trail running, le attraversate dei crinali con le tue le competenze

sciistiche. Adatti il tuo allenamento per raggiungere obiettivi chiave o semplicemente per essere fisicamente preparato a lunghe giornate in montagna? Amo combinare più attività nello stesso percorso. È molto più divertente! E sì, adeguo il mio allenamento alle mie ambizioni, ma sempre con l'obiettivo di divertirmi! Sono sempre pronto a trascorrere lunghe giornate in montagna, perché sono questi momenti che creano i ricordi più belli. Qual è la tua motivazione principale nello sci? Grandi linee o spedizioni? Ottima domanda. Le due sono ovviamente collegate, ma nelle spedizioni cerco sempre opportunità per sciare su linee lunghe. All'inizio della stagione tentiamo di restare vicini alla stazione sciistica e, con il passare dei giorni, iniziamo a spostarci e ad esplorare la montagna per trovare nuove linee da tracciare lassù. Hai fatto dei viaggi epici nei Balcani. Cosa ti spinge a cercare queste esperienze vicino al luogo in cui vivi? Per me i Balcani sono una fonte infinita di prime tracce. C'è così tanto da fare e, tuttavia, nessuno ci va! Questi Paesi sono molto accoglienti e le persone che ho incontrato sono veramente gentili. A volte è difficile comunicare, ma alla fine ci si capisce! E il fatto che sia davvero vicino a casa significa che andarci per due settimane ha un impatto sul clima molto minore rispetto, ad esempio, a un viaggio in Norvegia. Credo che questi Paesi siano sottovalutati per lo sci estremo.

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Tutti dovrebbero avere la possibilità di vivere la montagna da soli, che si tratti di bambini delle elementari che provano a sciare per la prima volta o di persone con disabilità che desiderano accedere alle montagne. Quando ti trovi in cima e guardi giù a valle, vedi il mondo da una prospettiva diversa e ti rendi conto che puoi fare cose che pensavi fossero impossibili. Quest'estate hai percorso in bici e a piedi il tratto che collega Chamonix a Zermatt in una traversata delle Alpi alimentata solamente dai tuoi polpacci. Cosa ha ispirato questo viaggio? Stavo parlando con un amico delle vette da esplorare questa estate. Guardando la mappa, ci siamo resi conto che potevamo collegarle tutte senza prendere aerei, treni o auto, ma solo utilizzando la forza delle nostre gambe. È davvero interessante poter percorrere grandi distanze solo con le proprie forze. È il modo più sorprendente per avvicinarsi alla montagna. Come è andato il viaggio? E cosa hai imparato? Il giorno in cui siamo partiti da Chamonix c'erano 30 gradi. Ci siamo subito resi conto che avremmo dovuto adattare i nostri piani perché faceva molto caldo. Poi, due giorni dopo ha iniziato a piovere molto forte, il che significava che non potevamo raggiungere la seconda vetta, in Svizzera, ma alla fine ha fatto di nuovo molto caldo. Le condizioni erano così imprevedibili che abbiamo dovuto modificare completamente i nostri piani. È stata un'esperienza straordinaria e ho imparato molto. Fare tutto in bici significava che dovevamo essere davvero ben organizzati. Per esempio, se la nostra attrezzatura si era bagnata, dovevamo asciugarla e quindi impiegare più tempo di quanto previsto. Ogni volta che un amico si univa a noi, dovevo riadattare ai suoi ritmi il modo in cui scalavo e vivevo. La cosa più importante che ho imparato è che tutto ciò è possibile! L'attrezzatura è così leggera e comprimibile oggi che quasi tutti potrebbero farcela senza problemi, risparmiando anche sui costi di viaggio. Devi solo prenderti tutto il tempo che ti serve, giorni di riposo compresi, ed essere pronto a cambiare i piani. È stato decisamente difficile, ma ho dei ricordi straordinari di questa esperienza. Di recente si è discusso molto dell'inclusività negli sport sulla neve. Qual è la tua opinione

sull'argomento? Tutti dovrebbero avere la possibilità di vivere la montagna da soli, che si tratti di bambini delle elementari che provano a sciare per la prima volta o di persone con disabilità che desiderano accedere alle montagne. Quando ti trovi in cima e guardi giù a valle, vedi il mondo da una prospettiva diversa e ti rendi conto che puoi fare cose che pensavi fossero impossibili. Quest'anno sei diventato ambassador Patagonia. In che modo questo influisce sul tuo pensiero riguardo alle questioni ambientali? Prima di diventare ambassador Patagonia ero già ben consapevole del mio impatto ecologico, che fossero cibo o vestiti. E, unendomi a Patagonia, voglio dimostrare agli altri come sia possibile consumare meglio e meno. Dobbiamo tutti fare uno sforzo se desideriamo realizzare il cambiamento! Qual è il tuo capo di abbigliamento Patagonia preferito che indossi sempre, stagione dopo stagione? La mia giacca Nano-Air. La indosso da tre anni per qualsiasi impresa: dall'arrampicata allo sci all'escursionismo. È traspirante e calda allo stesso tempo, quindi posso usarla tutto l'anno, la adoro! Come atleta di montagna, stai vivendo in prima persona gli effetti del cambiamento climatico? Le condizioni in montagna stanno cambiando. Alcune linee che erano sciabili diversi anni fa ora sono scomparse. È triste sapere che potrei non sciare mai più su quelle linee mitiche. E a nome delle generazioni future, voglio mostrare alle persone l'impatto che il nostro stile di vita ha sulle grandi montagne. Ci sono molti cambiamenti che purtroppo non puoi notare se non vivi sempre in questo ambiente. Quando parliamo dello scioglimento dei ghiacciai, le persone che non possono vederlo con i propri occhi non si rendono conto della velocità con cui ciò stia accadendo!

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Laugavegur Trail Island PHOTOS LUIGI CHIRUCHI TXT PIETRO IENCA

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Iceland vuol dire avventura. Iceland vuol dire respiro. Iceland vuol dire sperimentare la Terra per quello che è: un contenitore di emozioni che devono essere declinate di volta in volta.

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’Islanda rappresenta la propaggine più estrema del Vecchio Continente, una piattaforma terrestre abbracciata dai ghiacci che si staglia in mezzo alle fredde acque del Mare del Nord, in una posizione a metà tra l’Europa e l’America del Nord.

pone sempre particolare attenzione alla valorizzazione delle filiere produttive e alla preservazione degli ecosistemi. Già nella prima fase del nostro viaggio, inoltre, siamo riusciti a trovare la serenità per immergerci nelle cosiddette “hot pots”, piscine naturali da cui fuoriescono acque a diverse temperature, direttamente dal terreno. Rilassarsi a 40°, con il fumo del vapore che ti avvolge e i prati che arrivano a lambire i bordi, diventa un atto di catarsi totale: ne esci genuinamente felice e rinato. L’Islanda tuttavia non è solo comodità, per apprezzare alcuni degli scorci più suggestivi devi essere pronto a sopportare temperature che sanno essere piuttosto rigide.

Iceland vuol dire avventura. Iceland vuol dire respiro. Iceland vuol dire sperimentare la Terra per quello che è: un contenitore di emozioni che devono essere declinate di volta in volta. Noi di Trip In Your Shoes abbiamo avuto la fortuna nel 2019 di approcciare il versante occidentale dell’isola per un viaggio on the road di dodici giorni. Un tuffo tra il verde delle lande, i riverberi dei ghiacciai e il rosso acceso delle particolari conformazioni morfologiche; una traversata che ci ha permesso di entrare a contatto con un’atmosfera primordiale. Di certo ci aspettavamo grandi cose, ma possiamo dire di essere stati ampiamente ripagati. In quanto promotori del turismo sostenibile, che cerchiamo di diffondere dal 2018 attraverso i nostri canali social e il nostro sito ufficiale, abbiamo trovato un paese che permette di viversi l’ambiente locale con il dovuto rispetto.

È stato il caso del ghiacciaio Drangajokull, il più settentrionale in tutto il paese. Il percorso di avvicinamento a piedi non ha fatto che aumentare la nostra trepidazione. Mano a mano che si riduceva la distanza dal gigante bianco, ci rendevamo conto di quanta acqua si potesse trovare su questa isola, in tutte le sue forme. Le cascate che si sganciavano spontanee dai fianchi rocciosi della vallata, gli intrecci dei ruscelli che si insinuavano tra le pietraie, l’umidità che spesso accompagnava i sentieri. Siamo giunti a toccare le lingue di ghiaccio sentendoci piccoli di fronte a quell’immensità, spazzata dal vento e pressoché incontaminata. Un sentimento piuttosto romantico, che è affiorato molteplici volte dentro di noi in quelle giornate fatte di grandi spostamenti e di camminate in contesti ai quali non eravamo abituati.

Con le scarpe da trekking ai piedi e con un materasso a bordo dell’auto a noleggio, abbiamo esplorato le lunghe strade che si slanciano verso i West Fjords, a caccia di trekking e di paesaggi. 950 chilometri di adrenalina, sospinti dal desiderio di realizzare contenuti fotografici che sprigionassero la bellezza che avevamo davanti agli occhi. La nostra prima tappa si è consumata ad Erpsstadir, dove abbiamo potuto assaggiare lo skyr, un prodotto caseario locale paragonabile allo yogurt, che viene realizzato con latte acido. Questo alimento viene tutelato da Slow Food, che

Oltre al Drangajokull, abbiamo potuto toccare anche il Vatnajokull, semplicemente la massa di ghiaccio col volume più grande d’Europa. Qui gli aggettivi potrebbero sprecarsi, lo scenario racchiude in sé le fantasie

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di chi ha sempre voluto visitare l’Islanda: distese bianche e azzurre, spesso baluginanti, sovrastate da montagne rocciose incappucciate di neve. Le urla ti sgorgano spontanee di fronte ad uno spettacolo assoluto della natura: a queste latitudini ci si sente liberi dai paradigmi urbani dettati dal rumore e dalla frenesia di andare. Il freddo pungente si è fatto sentire, ma fortunatamente eravamo ben equipaggiati.

punto di vista alpinistico non si presentano particolari difficoltà, e nei periodi di alta stagione è facile incontrare molta gente lungo il cammino. È però un trekking di una bellezza imparagonabile, il National Geographic lo ha menzionato per l’appunto come il più bello del mondo. Complessivamente copre una distanza di oltre 50 chilometri, lungo i quali si può sostare in cinque rifugi diversi. Altra grande peculiarità di questo paese così lontano dall’Italia, di cui abbiamo finora appena accennato, sono le cascate. Se ne possono trovare di ogni sorta, ma vogliamo fare una menzione speciale per due di queste: la Dynjandi e la Seljalandfoss, la prima vista da sotto è impressionante, per la portata d’acqua e per come si sviluppa. Il troncone principale si presenta come un muro d’acqua che sembra scendere dal cielo, ma complessivamente si registrano sette salti diversi, che vanno a coprire un dislivello di cento metri.

Ciò che ha rappresentato una vera scoperta per noi tuttavia, e quindi l’esperienza più sorprendente, è stato probabilmente percorrere una tratta del Laugavegur Trail, un sentiero escursionistico che ti proietta direttamente in un ambiente dai connotati marziani. Ciò è dovuto innanzitutto al colore del terreno, che prende spesso delle tonalità rosse e brune; in secondo luogo ci si imbatte più volte in sorgenti e fuoriuscite di gas, attribuendo alla situazione un’atmosfera speciale. Da un

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Il senso di appagamento che ci prendeva alla sera, dopo esserci riempiti gli occhi del fascino selvaggio e misterioso di questo angolo di mondo, era un piacevole preludio al sonno che ci attendeva alla fine di quelle giornate ricche di emozioni. Riguardo la seconda invece, colpisce soprattutto il punto di vista da cui la si può osservare, ovvero dietro di essa. Sganciandosi infatti dal crinale roccioso lungo cui si affaccia il relativo fiume, la massa d’acqua collassa fra rumori assordanti in un piccolo bacino incastonato nel verde vivace, mentre un camminamento è stato realizzato nella rientranza della roccia che passa al di sotto della cascata. Quest’ultima si trova nei pressi di Skògar, un villaggio caratteristico in cui è possibile ammirare costruzioni abitative avviluppate dall’erba, che lì cresce rigogliosa. Le emozioni di questo momento si sono mischiate con il magone del rientro a casa imminente, poiché siamo giunti qui al tramonto dell’ultimo giorno di viaggio, prima di tornare in aeroporto per prendere il volo del ritorno.

ti suscitati da particolari luoghi dell’isola. Per quanto riguarda l’aspetto gastronomico, i prodotti legati alla pesca sono tra quelli più prelibati a Reykjavik e dintorni, e sono infatti i piatti di pesce che ricordiamo con maggiore piacere. A metà viaggio un uomo si è offerto di pulirci un salmone con un gesto di generosità commovente: l’umanità che si respira da queste parti può scioglierti a volte, nonostante le temperature rigide. Lo stesso è avvenuto mentre i vari produttori locali ci presentavano con orgoglio e affettuosità le loro specialità, come nel caso dello skyr. Sul tratto della “Ring Road” che abbiamo dovuto effettuare sul finale (la strada asfaltata ad anello che permette di visitare l’Islanda in lungo e in largo) ci siamo fermati a Hofn, dove abbiamo gustato dei gamberetti di mare e una portata di stoccafisso affumicato, per concludere in bellezza il nostro soggiorno nell’estremo nord.

Il nostro periodo in terra islandese è difficile da sintetizzare, è stato un concentrato di assaggi che ci hanno fatto assaporare brevemente scorci e paesaggi che meriterebbero di essere vissuti in pieno. La realtà è che la quantità di possibilità che si hanno in Iceland in termini di scoperte è immensa. Noi consigliamo dunque di attrezzarvi con l’equipaggiamento adatto al cammino, in modo da essere pronti a uscire dalla strada in qualsiasi momento per abbandonarvi alla natura. Avendo la possibilità di dormire direttamente a bordo, ci siamo sentiti molto flessibili nei nostri giri, unendo la programmazione che ci eravamo imposti con un pizzico di improvvisazione, in base ai sentimen-

Il senso di appagamento che ci prendeva alla sera, dopo esserci riempiti gli occhi del fascino selvaggio e misterioso di questo angolo di mondo, era un piacevole preludio al sonno che ci attendeva alla fine di quelle giornate ricche di emozioni. Ci ricorderemo con forza l’entusiasmo respirato per quasi due settimane, con la speranza di tornarci quanto prima. Le fotografie rendono omaggio soltanto in parte agli spettacoli che ci siamo trovati ad ammirare estasiati. Avventura e bellezza, se sei in cerca di questo, l’Islanda è pronta ad accoglierti.

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Adam Ondra The Alien P H OTO S M AT T E O PAVA N A & G A B R I E L E S E G H I Z Z I

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L O C A T I O N T R E N T I N O , I T A LY

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È considerato uno dei climber più forti di tutti i tempi. Unisce magnetismo e rigorosa etica sportiva: arrampicatore eclettico, ha scalato il primo 9c della storia, Silence. Adam Ondra è un’entità a sé stante, una certezza del presente e un sogno per il futuro. Hai detto che è importante ritagliarti dei momenti per stare da solo, per avere la possibilità di riflettere. A cosa pensi? Il momento più importante è durante l’allenamento: per me è una forma di meditazione, mi concentro completamente sul qui e ora, non ascolto neanche la musica. Quando devo viaggiare per lavoro cerco di guidare da solo, senza amici né fidanzata. Trascorro molte ore dietro al volante e mi piacciono questi momenti: nella vita di tutti i giorni abbiamo davvero poche ore per pensare, siamo sempre ossessionati dall’idea di non sprecare tempo. Durante i lunghi viaggi in furgone so che per sei, otto ore, ho l’opportunità unica di riflettere, che mi permette di sentirmi più in equilibrio.

stanza tranquillo anche in giornate molto piene: sono concentrato sui miei obbiettivi e questo mi permette di raggiungere un equilibrio, anche se a volte gli do troppo valore. È importante cercare una stabilità ma non sempre si riesce. Ci sono climber che controllano su youtube per sapere come chiudere il blocco o si calano dall’alto per studiare il tiro. Ti sembra che si stia sviluppando un approccio all’arrampicata un po’ consumistico? Ognuno ha il suo stile e ogni metodo va rispettato, l’importante è essere onesti su quello che si fa. Il boulder si pratica soprattutto per divertimento: c’è chi preferisce ingegnarsi nel risolvere “l’enigma” usando l’immaginazione e chi vuole un aiuto da un video, ognuno è libero di scegliere. Mi piace questa diversità: l’arrampicata racchiude tante discipline e offre molte possibilità. L’atteggiamento

Tra interviste, gare, allenamenti ed eventi come fai a trovare il giusto equilibrio nella tua vita? Mi sembra di riuscire a essere abba-

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dei climber in falesia è migliorato negli ultimi anni, in termini di rispetto per l’ambiente: c’è più coscienza, che è un bene, considerando la massificazione dello sport. Ci sono arrampicatori che si spingono in zone sempre più remote per evitare il sovraffollamento. In Italia ci sono alcuni luoghi più battuti, come Arco, ma anche falesie dove sai che scalerai da solo.

liberà e inizia quella degli altri. Questa pandemia cambierà completamente la nostra vita e queste restrizioni avranno un forte impatto sull’economia. Ci saranno anche sviluppi positivi, come l’accelerata che ha avuto lo smartworking, che permette di risparmiare soldi e riduce l’inquinamento. Hai detto che sei un ottimista e che gli esseri umani sono fatti per superare le crisi. Quali sono le tue speranze per il futuro? La pandemia non porterà una rivoluzione del nostro modello di sviluppo e una trasformazione radicale della società: le nostre vite stressate, la dipendenza dalla performance e dal profitto resteranno. Peccato perché il mondo ci offre molto di più.

Come immagini l’arrampicata del futuro? È già stato fatto tutto o c’è ancora da esplorare? C’è ancora tantissimo da fare! Quando penso che la vita non mi basterà per scalare tutte le vie che vorrei divento un po’ triste ma credo che sia anche positivo: è impossibile non avere nuove idee e posti interessanti da visitare.

L’inverno è ancora lungo e non si sa come andranno le cose. Quali sono le tue passioni oltre all’arrampicata che possono aiutarci a superare questi mesi difficili? Una mia giornata tipo è di cinque ore di allenamento e altre due di stretching e fisioterapia, non riesco a fare molto altro. Anche cucinare è fondamentale per la performance del giorno dopo: per fortuna mi piace molto, anche se non seguo mai una ricetta: improvviso con piatti fusion, tenendo sempre presente la qualità, che è molto importante, bisogna nutrirsi con cibi veri. Mi piacciono gli sport invernali come lo snowboard e lo sci di fondo, e correre, ma li pratico poco: devo stare attento a non esagerare perché avrebbe un impatto negativo sull’arrampicata. Ma va bene così: gli altri sport mi piacciono ma amo molto di più scalare!

A quale grado si arriverà? Siamo ancora lontani dal limite umano. La progressione sarà più lenta ma ci sarà di sicuro. L’allenamento e la tecnica hanno ancora molto potenziale di miglioramento, si può lavorare tanto con i bambini in questo senso e raggiungere risultati che oggi sono impensabili. Le palestre di vent’anni fa sono imparagonabili a quelle di oggi, che offrono tanta scelta, vie fisiche ma anche molto tecniche. Per quanto riguarda la scienza dell’allenamento l’arrampicata ha una storia di circa trent’anni, mentre altri sport possono contare su centinaia d’anni di ricerca e studio. Quindi credo che tra vent’anni ci sarà almeno un 10a. Tra cinquanta forse l’11a. Hai detto che vuoi essere una persona “con delle opinioni e in grado di condividere le proprie passioni e risultare contagioso”. Cosa intendi? Sento la responsabilità della mia posizione come personaggio noto al pubblico dei climber, desidero condividere i giusti valori dell’arrampicata e la mia etica come essere umano: potrei anche scalare e basta ma sarebbe un peccato perdere l’opportunità di trasmettere dei sani principi.

"Desidero condividere i giusti valori dell’arrampicata e la mia etica come essere umano: potrei anche scalare e basta ma sarebbe un peccato perdere l’opportunità di trasmettere dei sani principi".

Sei laureato in economia e conosci cinque lingue, sei un vero cittadino d’Europa. Togli i panni di Adam Ondra top climber e vesti quelli di economista. Come pensi che stia gestendo questa situazione l’Europa? Ci riprenderemo dalla seconda ondata? Dipenderà da quando ne usciremo. È difficile dire dove finisce la nostra

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Hai detto che alle Olimpiadi potresti anche non vincere. Perché? A Tokyo il format sarà combinato tra diverse discipline, con boulder e speed, non solo lead, dove ottengo i risultati migliori. Farò di tutto per arrivare al massimo della forma ma poi so che molto dipenderà dalla fortuna e dai tracciatori, che conoscono molto bene i climber che parteciperanno alle competizioni, e magari potrebbero scegliere di avvantaggiare atleti giapponesi. Io sono motivato ma non penso di essere il favorito per la vittoria anche se farò del mio meglio. Sarà importante arrivare mentalmente preparato, e non è facile: di sicuro è fondamentale variare l’allenamento integrandolo con progetti outdoor.

quest’anno è diventata ancora più forte e con uno stile perfetto e efficiente. Anche io cerco di essere efficiente, preferisco fare meno movimenti e trovare una soluzione più semplice. Ogni generazione di climber vuole lasciare il suo segno: quale sarà l’impronta della tua generazione sul mondo dell’arrampicata? Oggi l’arrampicata è talmente diversificata che è difficile rispondere, la progressione sarà in ogni disciplina. Se si considera l’arrampicata sportiva di certo il boom del boulder ci ha fatto capire che si possono realizzare movimenti molto più duri. Ora sappiamo che non importa quanto una tacca è piccola: è probabile che si potrà tenere una presa ancora più piccola. Ci sono molti modi diversi di rendere duro un tiro. Ovviamente lo stesso discorso vale anche per l’alpinismo: si può andare più veloci, scegliere una via più impegnativa, o con meno protezione. In montagna al momento non si scala sopra l’8b ma in futuro saranno possibili vie di 9b.

Sembra che i progetti che ti interessano di più siano outdoor. Dopo le Olimpiadi ti ritirerai dall’agonismo? Come ti vedi in futuro? Dopo le Olimpiadi avrò molta voglia di avventure sulla roccia. In seguito però ci saranno di nuovo i Giochi, Parigi 2024, ai quali mi piacerebbe partecipare. Poi forse mi ritirerò. Sto notando che con un allenamento specifico, più mirato e smart, forse posso scalare delle vie ancora più dure. Magari salirò la mia via più difficile a trentacinque anni, chi può dirlo. Di sicuro ci proverò. Vorrei fare qualche spedizione, aprire nuove vie in alta montagna e visitare la Groenlandia, uno dei miei sogni: amo molto il paesaggio del Nord e ci sono sfide interessanti, scalare in un ambiente così unico mi attrae tanto. Scalare mi piacerà sempre tanto, anche tra vent’anni, quando magari non sarò forte come adesso.

"Trascorro molte ore dietro al volante e mi piacciono questi momenti: nella vita di tutti i giorni abbiamo davvero poche ore per pensare, siamo sempre ossessionati dall’idea di non sprecare tempo. Durante i lunghi viaggi in furgone so che per sei, otto ore, ho l’opportunità unica di riflettere, che mi permette di sentirmi più in equilibrio".

Cosa pensi di Laura Rogora? Nell’arrampicata le prestazioni di donne e uomini sono molto vicine. Sì anche per questa ragione è uno sport fantastico! È più legato alla tecnica: le donne sono molto brave quando è necessaria forza nelle dita, equilibrio, e hanno più resistenza di noi uomini. Ogni via può essere salita con metodi diversi, e Laura Rogora, che non è molto alta, riesce a scalare una via con una tecnica completamente diversa dalla mia: lo trovo incredibile. Laura Rogora è un’arrampicatrice eclettica, e

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Il dono della depressione BY M AT T EO PAVA N A

“Don Chisciotte sta cavalcando adagio in compagnia del fedele scudiero Sancho Panza, quando scorge in lontananza più di trenta mulini, che però scambia per giganti. Don Chisciotte dichiara a Sancho Panza la sua ferma decisione di assalirli e ucciderli tutti; così facendo si arricchirà con il bottino guadagnato per averli uccisi e renderà un servizio a Dio, perché avrà tolto dalla faccia della Terra una tale cattiva stirpe. Sancho Panza lo mette in guardia: quelli che vede davanti a sé non sono giganti ma mulini a vento, e ciò che sembrano le braccia sono le pale che girano per il vento. Don Chisciotte è però talmente convinto di ciò che crede di vedere che si lancia in sella al suo Ronzinante. Dà un colpo di lancia alla pala del primo mulino che si trova davanti, ma la pala roteando spezza la lancia e cavallo e cavaliere finiscono tramortiti a terra. Sancho Panza soccorre il suo padrone e gli torna a dire che era andato contro a dei mulini a vento e non contro giganti. Don Chisciotte lo zittisce e attribuisce la trasformazione dei giganti in mulini a vento a un incantesimo del mago Frestone che gli è nemico.” La lotta contro i mulini a vento è per la letteratura la metafora della lotta per le cause perse. Per me è la metafora dei momenti bui dell’esistenza. La vita, che non è altro che respiro e battito, alle volte decide per o contro di noi e, come vento, accompagna o tramortisce. Il più delle volte è una lotta vana, come se di fatto non esistesse. Come possiamo vincere contro qualcosa che non esiste? La depressione fa paura. Fa paura perché è invisibile, ma percettibile. La depressione è qualcosa che è e che non è; è contemporaneamente gigante e mulino a vento. Parlare di depressione fa paura. Spaventa vivere in un mondo in cui essere depressi non è ammesso. Svilisce sensibilizzare il tema della salute mentale, quando automaticamente si è etichettati come “matti”, come se fosse una scelta. Parlare di depressione è un gigante o un mulino a vento? È davvero così inutile parlare di salute mentale in un mondo in cui non ci viene mai veramente insegnato a volerci bene sul serio?

Suonerà forte, ma credo che la depressione sia il regalo più grande che la vita mi abbia mai fatto. Faccio un passo indietro. Per quanto creda nella casualità delle cose, alcune di esse avvengono con un ordine che solo noi singoli individui siamo in grado di percepire. Il caso è tutto e niente. E se è anche vero che esso sceglie a caso, allora quel caso è di fatto un motivo. La fotografia e la scalata per me sono due realtà talmente in simbiosi che sento esistere per un motivo. Fotografare era una cosa che vedevo sempre fare a Renzo, mio padre. Fotografavo quello che mi stava vicino, quello che mi interessava di più. A 15 anni erano gli alberi del giardino o i cuccioli della mia gatta Musetta, mentre ora, quindici anni dopo, sono la montagna, l’ambiente, le persone. I confini della fotografia si sono allargati da casa verso qualsiasi luogo o persona che invece mi facesse sentire a casa. Ho iniziato ad ar-

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rampicare qualche anno dopo, grazie ad alcuni amici molto più temerari di me ad approcciarsi a questo sport che per noi sport non era. Quando ho iniziato avevo un paio di Reebook bianche che Mariarosa, mia mamma, mi aveva raccomandato di tenere con cura. Scalare mi metteva paura oltre che un gran dolore alle mani e alle braccia, ma la novità di quella sensazione mi piaceva, anzi mi rapiva. Dopo un’adolescenza spesa a rincorrere un pallone, era figo scoprire un nuovo mondo che, per quanto mi mettesse paura, non avevo paura a tuffarmici dentro con tutto me stesso. E comunque poter esordire con un “mi piace scalare le montagne”, non lo so, ma con le ragazze funzionava ogni tanto. Arrampico tuttora con quel gruppo di amici, sono uno dei punti fermi nella mia vita, sono quell’aroma senza il quale assaporerei la vita in maniera meno dolce. Inutile dire che le Reebook bianche, bianche lo sono rimaste per poco. Portare la macchina fotografica in parete è stata una delle cose più spontanee che abbia mai fatto, senza pensarci troppo su. Fotografare dall’alto apriva una dimensione nuova, dove tutto sembrava leggero e spensierato, diverso da quello che vivevamo tutti noi stando con i piedi per terra. I miei amici ed io non ci sentivamo come gli altri, perché provavamo a spiegare alle persone cosa volesse dire per noi scalare e come risposta ricevevamo solamente occhi sparati al cielo. Un giorno ci siamo messi il cuore in pace e abbiamo capito che eravamo diversi, anzi, che volevamo essere diversi; diversi dai nostri genitori, dai famigliari, dai conoscenti. Io volevo essere diverso. Ho trovato diversità e significato in quelle


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due cose lì, immediate e semplicissime, entrambe una sola questione di dita. Quando ho iniziato a scattare mi piaceva da morire gelare l’istante del movimento, l’enorme sforzo fisico che si manifestava ai miei occhi sotto forma di tendini e muscoli, gioie e imprecazioni. Ora scatto ancora tanto in montagna perché è una parte di me, ma mi lascio la libertà di fotografare sempre quello che più mi interessa, come quando ho iniziato. Ho scalato e fotografato, fotografato e scalato per diversi anni. Con il fatto che fotografare si stesse tramutando, senza che me ne accorgessi, in una professione mi dava anche parecchia soddisfazione, tanto che i sogni si erano fatti grandi e la vita tanto leggera. Ero felice, e basta.

E poi sbam. La depressione non suona mai il campanello e non bussa mai alla porta, non si annuncia mai. La depressione scardina silenziosamente la porta e poi la sfonda con una pedata dal muro, con tutto il telaio e le cerniere. Non chiede permesso nella casa del pensiero e pretende comunque di essere ascoltata, di avere ragione. Non fa distinzione di genere, di età, di classe sociale e via dicendo. Di base non è controllabile, soprattutto nel momento in cui la si affronta per la prima volta. Non si è mai pronti, davanti alla depressione. Le depressione è il soffio gelido su una candela, e il buio prende il sopravvento. Quel buio odora di caos, di abbandono, di morte. Il cupo è incomprensibile. Non esiste un’età giusta per essere depressi. Io avevo 24 anni quando mi è stata diagnosticata. Ricordo un grande peso nel petto e il cosmo nel cervello. Fisicamente pieno di dolore ed emotivamente svuotato di ogni speranza. Uno schiaffo, quello della depressione, che scombussola i proprio sensi per sempre. Niente è più come prima.

È difficile dare un senso alla propria vita. La testa è una girandola sradicata dal terreno, uno strappo da quella che credevamo la realtà e che poi non torna più come prima. Per me gli avvenimenti sono capitati in un ordine ben preciso: ansia, attacchi di panico, paranoia. Un’incessante paura della morte mi aveva spento il cuore e il cervello. Dannati mulini, dannato vento, dannato cavallo. Il mulino aveva spazzato e spezzato le mie passioni: arrampicare e fotografare. Avevo vissuto la mia vita seguendo le mie regole, perseguendo la mia felicità e assaporando il significato di libertà che sentivo più mio. La vita aveva scelto per me quando ne avevo meno bisogno. E io avevo bisogno di aiuto. Il giorno in cui mi sono rivolto a una specialista, come è ovvio che fosse, avrei voluto essere altrove. La stanza era bianca, come il più classico dei cliché. Non riuscivo a spiegarmi la presenza di un lavandino pieno di fiori in un angolo. Ero imbottito di sostanze che mi facevano sentire all’aperto. Il sorriso compassionevole, quasi materno della terapeuta stonava con il mio riflesso stanco sul tavolo in vetro spesso. Mi sono odiato tanto quel giorno, ma mai come quel giorno mi sono più odiato tanto. Mi sono disprezzato così tanto da domandarmi: “perché esisto?”

2020, l’anno peggiore. “Perché esisto?” Svogliatamente apro gli occhi. Guardo la fotografia della mamma che mi tiene in braccio e siamo entrambi sorridenti, come se la risposta a quella domanda fosse lì, appesa a quel muro bianco, sbiadito. “L’amore”, mi dico. Non so chi abbia scattato quella fotografia, ma per me c’è sempre stato il papà, presente ma invisibile. Mi piace pensare che se esiste un motivo per cui io abbia iniziato a fotografare, quel motivo sia stato lui. Renzo, il mio papà, si è ammalato di

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cancro quando non sapevo cosa fossero né il cancro né tantomeno la depressione. Il cancro se lo è portato via nel momento di maggior crisi sanitaria che la popolazione mondiale moderna abbia mai avuto modo di concepire. È morto in ospedale, solo. Le sue ultime parole le ho viste in un video, in cui ci mandava un bacio e ci diceva che ci amava. La vita, in questo caso, ha scelto per lui. Le nostra malattia, diversa, è germogliata assieme. La mia depressione è morta con lui. Rimane solo un vuoto immenso da colmare. La depressione, attraverso la sua malattia, è stata probabilmente il regalo più grande che la vita potesse darmi, perché l’ho ricevuta in un’età che in cui avevo e ho ancora molto da raccogliere. Ho raccolto il piacere di concentrarmi sul presente. In questo universo non siamo nulla: siamo insignificanti, ma non per questo siamo soli. Il tempo è la risposta a tutto. Esiste un tempo per ascoltare, ascoltarsi, fermarsi, leccarsi le ferite, soffrire, piangere, urlare. Ed esiste anche un tempo per reagire e abituarsi a una nuova realtà, precaria. Ma non è questo di base la vita, precaria? Accetto, temendo, la morte. Vivo, soffrendo, ancora più forte di prima. Sarò felice, e basta? Sinceramente, spero proprio di no.

"La depressione, attraverso la sua malattia, è stata probabilmente il regalo più grande che la vita potesse darmi, perché l’ho ricevuta in un’età che in cui avevo e ho ancora molto da raccogliere. Ho raccolto il piacere di concentrarmi sul presente. In questo universo non siamo nulla: siamo insignificanti, ma non per questo siamo soli".


The days you don't laugh, you die. LO CAT I O N L AG O D I G A R DA , I TA LY BY MAT TEO PAVANA

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Slackline Trentino è un branco di regaz, o come direbbero alcune agenzie di marketing, una community. Loro connettono i puntini e le punte delle montagne. Spesso dormono in amaca, non disdegnano la balotta del venerdì sera, ma soprattutto hanno scelto di ridere, sempre. Queste immagini raccontano la loro ultima camminata che collega Cima Capi al Monte Riva per una lunghezza di mezzo chilometro e un expo di 800 metri. Così è nata “Mezzo Quilombetro”. “Il mare non è altro che un grande lago di cui non scorgi la riva opposta”.

Le persone normali la chiamano euforia, eccitazione, esaltazione. Loro lo chiamano “gaso”.

Il Lago di Garda è il mio mare. È quello che vedo sin da quando sono bambino. Ci sono le barche, il porto, i gabbiani, le onde e il vento. Alle volte, quando la luce colpisce perpendicolarmente l’acqua, si possono persino vedere i pesci che cavalcano le onde.

Certe cose, non le si facessero per esaltarsi, per viversi il momento, sicuramente sarebbero una tortura. Altre cose, invece, succedono solamente l’estate, e precisamente quando cala il sole.

Il Lago di Garda è immenso, indipendentemente da dove lo si guarda. La sua fine non la si vede nemmeno da lassù, dalle montagne che cadono spavalde in quel blu. È come se quelle cime deridessero quello spazio infinito. Deridono e ridono anche loro, in continuazione. Non sono le montagne, sono i regaz.

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Wait a second… L’highline è qualcosa che non mi appartiene, ma quel giorno di qualche anno fa, non così lontano da quel lago, ho deciso anche io di carrucolarmi per la prima volta al centro di un midline (una highline di media lunghezza a media altezza). Era abbastanza lunga per rendermi conto che stavo pisciando fuori dal vaso e abbastanza alta per fare un dispiacere a mia madre.


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- “Ohi, è la prima volta che fai highline?” - “Sì.” - “Ma hai mai fatto slackline, invece?” - “Eh, no.” - “Che stileeee il vez”.

si gioco dell’alpinismo stesso: salire per percorrere una linea che non si vede. Non percorre roccia né ghiaccio ma cammina l’invisibile. In poche parole è pura immaginazione.

È questo che ho ricevuto come risposta: “Che stileeee il vez”. Il fatto che alle volte sia questione di stile, ci sta tutta. Il fatto di chiamarmi vez, ci sta anche quello. L’età sarà anche un numero, ma avere trent’anni significa solamente una cosa: non averne venti. Un’altra cosa certa è che invecchiando si ride sempre meno. Ridere per me è un modo con cui convivere con l’idea della morte. È una questione di stile, appunto. Sono arrivato a un punto che non sta né da una parte né dall’altra. Guardo chi è più giovane per invecchiare meglio. Detto a trent’anni può suonare esagerato, ma sarebbe altrettanto esagerato non pensarci. Questo è il primo sport che fotografo ma che non pratico; essenzialmente per motivi di scelta, perché mi piace altro. Eppure questo non sport, questo alpinismo anarchico orizzontale, è prender-

Immaginare è un talento osmotico. Se è vero che con lo zoppo si impara a zoppicare, con i visionari si impara a immaginare. La visione è un limite che può essere superato dallo stare insieme, è contagioso. Poi si sa, anche ridere è contagioso. E ridere, almeno per me, è la semplicità fine a sé stessa. Però chi cazzo te lo fa fare di camminare a centinaia di metri da terra, letteralmente “appeso a un filo”? La risposta è semplice: nessuno, solamente tu. Il bello è che ridi pure. E sai perché? La risposta è altrettanto semplice: per nessun motivo, al di fuori del tuo e delle persone che sono come te. Ed è il motivo che basta. Perché i giorni in cui non ridi, muori. Al mare e non.

SL ACK LINERS: TOMMY, JONNY, SPACCA , COZ ZI , NASCI , STE , MIRKO, J ULIAN , NAZZA , ERIK , BJJ VACCARI, CARLO. GROUPS: SLACKLINE TRENTINO, SLACKLINE BOLOGNA , SLACKLINE VERONA .

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Emily Harrington Impossible dreams challenge us to rise up PHOTOS JON GLASSBERG HARRINGTON IT W MARTA MANZONI

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“Il successo si raggiunge solo quando sei disposto a fallire”. - Emily Harrington

Mille metri di vertigine nel cuore del parco nazionale di Yosemite. Emily Harrington, 34 anni, americana di Boulder, ha scalato diversi ottomila ma sul suo parco giochi preferito non ha dubbi: El Capitan. Dopo aver superato una brutta caduta nel 2019, a un anno di distanza la climber è tornata sulla sua montagna con lo stesso obbiettivo e si è presa una bella rivincita: ha scalato in libera e in giornata la big wall Golden Gate, in 21 ore e 13 minuti.

anche mentalmente, è stato davvero importante che il mio compagno fosse con me, mi ha supportata molto, soprattutto da un punto di vista emotivo. A distanza di un anno ti sei presa una bella rivincita, questa perseveranza dimostra la tua tenacia. Cosa hai imparato da quella sconfitta? Cosa significano per te gli insuccessi? Credo che il successo si raggiunga solo quando sei disposta a fallire: questa consapevolezza ti permette di andare avanti e non mollare. Forse è il più importante insegnamento della mia carriera e l’ho ricevuto proprio dalla montagna: ogni climber sa che prima di raggiungere la vetta dovrà cadere tante volte. È una consapevolezza non facile da accettare e con la quale confrontarsi, soprattutto se si vuole mantenere viva la volontà di riuscire. So che ci saranno risultati che non conseguirò mai, ma riconoscerlo può dare molta forza.

Una grande impresa, durante la quale anche questa volta non sono mancati i momenti difficili. Ci racconti com’è andata? È stato un giorno molto speciale per me. All’inizio tutto procedeva bene, e le prime dodici ore sono state praticamente perfette: mi sentivo sicura e avanzavo rapidamente. Poi quando è arrivato il passaggio più difficile, verso mezzogiorno, forse per il caldo e le dita delle mani sudate, ho mancato la presa. Mi sono riposata mezzora e poi ho riprovato. Sono ricaduta, sbattendo la testa e quando ho visto il sangue ho rivissuto il film di un anno fa. Ho pensato che fosse di nuovo finito tutto ed ero davvero delusa. Poi ci siamo resi conto che la ferita non era così grave e ho fatto un bendaggio di fortuna. La caduta mi aveva provato molto soprattutto mentalmente, ero ancora spaventata ma mi sono fatta coraggio, e sono ripartita verso la vetta. Quando sono arrivata in cima mi sono resa conto di quanto fosse stato intenso quel momento: avevo provato sulla mia pelle, nel giro di pochissimo tempo, la frustrazione più assoluta del fallimento e la felicità del successo. Questa consapevolezza, delle mie potenzialità, dei miei limiti e della mia tenacia, mi ha fatta sentire più forte.

In un periodo così difficile per il mondo intero hai deciso di non fermarti e superare una nuova sfida. Come mai questa scelta? Era da anni che avevo in mente questo obbiettivo e mi impegnavo per raggiungerlo: il coronavirus ha rappresentato un fattore in più per concentrami totalmente sulla mia sfida. Avere un traguardo da raggiungere mi ha anche permesso di focalizzarmi su qualcosa di positivo, un obbiettivo concreto e controllabile sul quale applicarmi ogni giorno, una sorta di distrazione dal dolore che attraversa il mondo: mi ha molto aiutata ad affrontare questa situazione difficile. Anche non poter viaggiare e aver dovuto limitare tante attività mi ha permesso di dedicarmi completamente all’allenamento.

Avere un traguardo da raggiungere mi ha anche permesso di focalizzarmi su qualcosa di positivo, una sorta di distrazione dal dolore che attraversa il mondo: mi ha molto aiutata ad affrontare questa situazione difficile

In parete con te su El Cap oltre ad Alex Honnold c’era il tuo fidanzato, Adrian Ballinger. Domanda piccante, chi è migliore come compagno di cordata? È una domanda difficilissima! Credo che l’unione di Adrian e Alex sarebbe il socio di cordata perfetto: Alex per la velocità e Adrian per l’empatia. Alex mi ha accompagnata durante i primi due terzi della via, ci siamo mossi come un unico serpente sul muro: è l’unica persona con la quale mi sarei sentita a mio agio, conosce il percorso davvero bene, e dovevamo muoverci rapidamente. Quando siamo arrivati verso la cima, e la scalata è diventata molto più difficile,

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Sei diventata la prima donna a scalare in libera El Capitan attraverso il Golden Gate in meno di 24 ore. Credi che per ricostruire il mondo che verrà dopo la pandemia dovremmo partire proprio dalle donne? Dal tuo continente vengono segnali incoraggianti, penso all’elezione di Kamala Harris come vice presidente degli Stati Uniti. Mi ha dato molto coraggio l’esito delle elezioni: è la prima volta che una donna ricopre il ruolo di vice presidente e credo davvero che sia di grande ispirazione per molte donne. La mia impresa è solo una piccola goccia, ma sono convinta che le donne abbiano la forza di cambiare il mondo. Il futuro appartiene alle donne, ci credo veramente! Ci sono tanti segnali positivi e promettenti, nuovi movimenti che nascono, tanti attivisti che scendono in piazza, virtualmente e fisicamente. In generale credo che stiamo facendo passi in avanti come comunità globale e i traguardi che saranno raggiunti dalle donne saranno sempre più visibili.

vora come Guida Alpina ed è spesso in giro per il mondo ad accompagnare i clienti: questo sistema gli consente di trascorrere più tempo a casa. La tenda ipossica viene impiegata anche durante le Olimpiadi. Capisco chi ha un punto di vista diverso, rispetto tutti gli approcci: penso che l’importante sia essere onesti su quello che si fa. Alex Honnold è un tuo grande amico, oltre a essere la persona che ti ha salvata quando ti sei trovata in difficoltà su El Cap lo scorso anno e che ti ha accompagnata anche quest’anno nell’impresa. Cosa pensi di chi fa free solo? Il free solo è una disciplina di grande ispirazione. Comporta un rischio molto alto e quindi costringe a essere profondamente consapevoli di quanto si vuole esporsi. Per Alex provo rispetto e ammirazione, e sono molto ispirata dal suo stile di arrampicata, non solo quando fa free solo. Non è la disciplina sulla quale voglio focalizzarmi, non credo di essere disposta a correre un rischio così alto.

Sei laureata all’Università del Colorado in Politica Internazionale, e hai detto che all’inizio della scalata su El Cap hai provato un mix di adrenalina per la prestazione e ansia per le elezioni americane. Che aria si respira negli Stati Uniti? Quali sono le tue speranze? Sì è vero! Ero piuttosto stressata per le elezioni: guardavamo tutti il telefono ogni dieci secondi e concentrarmi sulla scalata mi ha permesso di staccare. Ho votato per Joe Biden e Kamala Harris e sono felice per come sono andate le cose, ho davvero voglia di vedere dei cambiamenti! Penso che gli Stati Uniti abbiamo intrapreso una strada diversa e spero rientreranno presto negli accordi internazionali sul cambiamento climatico. Forse più di tutto desidero che gli Stati Uniti diventino un Paese più unito: al momento ci sono tante divisioni, e molta rabbia in tutti gli schieramenti. Non si è disponibili ad ascoltare chi la pensa diversamente, mentre credo che per crescere e progredire come nazione dovremmo cercare di capire le ragioni degli altri. Spero davvero che questa amministrazione riesca a farci ritrovare un senso di comunità e di appartenenza, senza utilizzare un linguaggio violento e aggressivo.

Sei una scalatrice e un’alpinista eclettica: c’è qualcosa che vuoi ancora sperimentare? Cimentami in diverse discipline mi aiuta a mantenermi in forma sia fisicamente che mentalmente. Di sicuro voglio mettermi alla prova con nuove sfide su El Capitan, poi mi piacerebbe realizzare una spedizione in Pakistan, scalare le grandi pareti del Karakorum. Mi spingerò sempre al mio limite per superare nuovi traguardi. Hai detto: “I sogni impossibili ci sfidano a innalzarci per diventare una versione migliore di noi stessi”. Hai un sogno nel cassetto? Cosa ti immagini farai in futuro? Continuerò a scalare per il resto della vita: è la mia passione e non riesco a pensare all’idea di rinunciarci, anche perché la condivido con Adrian, quindi è qualcosa di davvero speciale. Vorremmo entrambi fare più spedizioni insieme. Poi a dicembre del 2021 ci sposeremo, e ci piacerebbe anche avere una famiglia: speriamo che i nostri bambini avranno la nostra stessa passione, anche se ognuno è libero di scegliere la propria strada!

È la prima volta che una donna ricopre il ruolo di vice presidente e credo davvero che sia di grande ispirazione per molte donne. La mia impresa è solo una piccola goccia, ma sono convinta che le donne abbiano la forza di cambiare il mondo.

Prima della spedizione al Cho Oyu, tu e il tuo compagno Adrian Ballinger, anche lui alpinista, vi siete preventivamente acclimatati a casa con una tenda ipossica. Non pensi che con questi metodi ci sia il rischio di perdere un approccio by fair means verso le montagne? Usare la tenda ipossica non credo significhi compromettere un approccio leale, semplifica solo un po’ le cose, permettendoti di risparmiare tempo e soldi. Questo metodo aiuta ad arrivare meglio acclimati al campo base, ma da lì in avanti bisogna comunque abituarsi all’aria rarefatta passo dopo passo. Il mio compagno la-

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Andorra Adventure CHRISTIAN MEIER IT W BY SILVIA GALLIANI PHOTOS TRISTAN CARDEW

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"Dopo una carriera su strada mi mancava quella sensazione di contatto con la natura, pedalare solo per il piacere di farlo. Da quando mi sono ritirato la mia passione per il gravel non ha fatto che aumentare. Ho bisogno di praticare qualcosa di fisico e all’aria aperta come rimedio all’ansia e ai problemi di tutti i giorni. " Ciao Christian, raccontaci qualcosa di te! Sono nato in Canada da genitori tedeschi emigrati negli anni 70 e sono cresciuto nella fattoria dei miei nonni, in un’area molto rurale sulla costa orientale canadese. La mia famiglia possedeva anche una macelleria ed un piccolo ristorante che serviva prodotti coltivati da noi, completamente a km 0 prima ancora che diventasse una moda. Davo per scontato che da grande avrei lavorato nell’azienda di famiglia ma a 15 anni mi sono imbattuto in un magazine di ciclismo e in una mountain bike e me ne sono innamorato. Queste due cose messe insieme hanno scatenato la mia passione. La bici mi permetteva di andare lontano pur non avendo un’auto e di esplorare posti che non avevo mai visto. A quel tempo anche solo 50km lontano da casa mi parevano un’avventura. Ho deciso che avrei voluto andare in bici per tutta la vita, ma come? Diventare un ciclista professionista! A 18 anni sono volato in Belgio da dei parenti e ho corso 3 mesi con un team giovanile. Il mio livello è migliorato tantissimo, tanto che quando sono tornato in Canada ho iniziato la mia carriera nel team nazionale canadese. Le prime gare in Europa da Under 23 sono state dure. Il livello era talmente alto che il primo anno non ho finito nemmeno una gara nel gruppo. Ma non mi sono mai arreso, anzi mi ha stimolato a allenarmi sempre di più. Sono migliorato giorno dopo giorno e l’anno successivo ho quasi vinto quella stessa gara. Ho avuto altri buoni risultati e alla fine mi sono guadagnato il mio contratto da professionista che mi ha portato a trasferirmi in Spagna dove ho iniziato veramente la ma carriera.

mente quello delle grandi città molto frenetico, basato più sul possedere cose piuttosto che essere felici di quello che si ha. Non credo torneremo in Canada, ci piace lo stile di vita rilassato dei paesi del sud Europa. Hai aperto con tua moglie Espresso Mafia, La Fabrica e poi The Service Course a Girona. Come sono nati questi progetti? Vivevo a Girona con mia moglie che aveva passato 10 anni a prendersi cura di me, supportandomi e seguendomi nella mia carriera ciclistica. Ma sentivamo che era arrivato il momento di intraprendere una carriera diversa. Io avrei potuto correre tranquillamente per altri 5 anni da professionista ma ero arrivato all’apice della mia carriera, non avrei potuto migliorare molto o progredire, sfidare me stesso è la cosa che mi aiuta ad andare avanti, ma nel ciclismo non c’erano più sfide per me. Mia moglie aveva già lavorato nel settore dell’hospitality ed entrambi abbiamo una passione per il caffè quindi abbiamo deciso di lanciarci ed aprire una caffetteria a Girona, La Fabrica, nel 2015, a cui poi ha fatto seguito un altro locale, Espresso Mafia, sempre nello stesso anno. Ai tempi non mi ero ancora ritirato quindi capitava che partissi per una gara dopo tre settimane passate a tostare caffè ma nonostante questo quello è stato l’anno migliore della mia carriera. Non focalizzarmi solo ed esclusivamente sul ciclismo, avere delle distrazioni, mi ha aiutato a concentrarmi sulla bici quando dovevo e a disconnettermi una volta finita la gara. Nel 2016 mi sono ritirato e abbiamo aperto il nostro cycling shop, The Service Course. Iniziare 3 business in 2 anni è stato folle e c’è stato molto lavoro dietro. Non avevamo mai avuto un business prima quindi abbiamo dovuto imparare tutto da zero strada facendo.

Vivi a Girona con tua moglie, luogo in cui sono nati anche i tuoi business. Perché questa scelta? C’è una grande comunità ciclistica in città? Sono arrivato a Girona nel 2008 perché il mio primo team professionistico aveva sede qui. Ai tempi c’erano solo una decina di ciclisti stranieri e Girona era la tipica cittadina spagnola un po’ addormentata senza nessun tipo di turismo ciclistico. Le cose sono cambiate verso il 2015/16 e sempre più corridori stranieri hanno cominciato a stabilirsi qui: ora abbiamo una comunità di un centinaio di professionisti. Poi è arrivato anche il turismo che ha visto un incredibile boom nei 2/3 anni successivi. Ci troviamo molto bene qua perché siamo lontani da un certo stile di vita nord americano, special-

Dopo una carriera su strada, sei passato al gravel. Cosa ti ha spinto? Ho praticato gravel anche un po’ in passato insieme al bikepacking, mi è sempre piaciuta l’idea di prendere la bici e andare, magari stando via anche una notte ed essere totalmente autosufficienti. Dopo una carriera su strada mi mancava quella sensazione di contatto con la natura, pedalare solo per il piacere di farlo. Da quando mi sono ritirato la mia passione per il gravel non ha fatto che aumentare. Ovviamente gestire dei business comporta molto lavoro e responsabilità, ma cerco di ritagliarmi i miei

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Nelle tue avventure in bici spesso ti capita di testare nuovi prodotti o prototipi, come i nuovi occhiali Statos Solo di Alba Optics. Come ti sei trovato? Molto bene! Quello che tento di fare con The service Course è collaborare e spingere alcuni brand cool, lontani dai grandi colossi commerciali, infatti lavoriamo solo con telaisti e non grandi aziende. Con i ragazzi di Alba Optics mi sono trovato subito bene, si vede che sono super appassionati di quello che fanno e i loro prodotti sono creativi e performanti al tempo stesso. Ho provato un prototipo degli Stratos Solo dando loro alcuni feedback e suggerimenti, mi piace che siano molto aperti e flessibili ai commenti degli utenti. Da parte mia, poter lavorare con Alba Optics che è un brand totalmente italiano e mio “vicino di casa” è un valore aggiunto in un modo dove la globalizzazione dei prodotti ha preso il sopravvento.

momenti per andare in bici, è la mia cura allo stress. Ho bisogno di praticare qualcosa di fisico e all’aria aperta come rimedio all’ansia e ai problemi di tutti i giorni. Il gravel per me è perfetto perché è un mix di quello che mi piace della strada, ovvero coprire lunghe distanze, e stare più a contatto con la natura. Iniziare a praticare ultracycling è stato il naturale passo successivo. Hai partecipato ad alcune gare ultra come l’Atlas Mountain Race. Come è stato? Il mio primo evento ultra di più giorni è stato l’anno scorso alla Atlas Mountain Race in Marocco. Ero super nervoso perché non avevo davvero nessun esperienza e non si può minimamente comparare a nessuna gara pro che avevo fatto, nemmeno alle più dure come il TDF. È proprio tutto un’altro mondo, non si tratta solo di pedalare per molte ore ma devi prenderti cura di tutto, dal cibo alle luci fino all’arrangiamento per la notte o agli eventuali problemi meccanici. Quando sei un professionista hai un intero team che si prende cura di te e ti segue in tutto, quando fai gravel e ultracycling sei solo, e puoi contare solamente sulle tue forze. Non ho finito la gara perché ho avuto un problema alla sella ma mi sono divertito tantissimo ed è stata una esperienza che mi ha fatto crescere come persona. Una vera avventura che voglio ripetere anche quest’anno se ci sarà l’occasione.

Uno dei pochi aspetti positivi che sembra aver portato la pandemia è stata una crescita esponenziale del ciclismo. Limitando gli spostamenti inoltre molte persone hanno riscoperto la bellezza di luoghi vicini a casa e non necessariamente dall'altra parte del mondo. Pensi che sia un trend destinato a continuare? The Service Course al momento conta 3 shop: quello di Girona, uno a Oslo in Norvegia e l’ultimo a Wilmslow, in UK. In tutti e tre i negozi abbiamo registrato una crescita esponenziale. Non trattiamo brand super commerciali, lavoriamo con piccole realtà e diversi telaisti, che ovviamente richiedono tempi più lunghi. Abbiamo avuto così tante richieste che spesso faticavano a starci dietro! Ci sono stati tantissimi ordini online dall’estero, anche da fuori Europa, e spero vivamente che il trend continuerà. Di contro con The Service Course organizziamo anche viaggi in bici e quest’anno non ne abbiamo fatto nessuno a causa delle restrizioni.

Prima delle nuove restrizioni europee a livello di spostamenti, hai fatto un viaggio on the road nei Pirenei, come è andato? Non eri solo, generalmente preferisci i viaggi solitari o in compagnia? Mi sono sempre trovato molto bene anche da solo. Quando ero un professionista spesso mi allenavo da solo e anche adesso se sono in bici con altre persone parlo poco perché tendo a concentrami di più su quello che sto facendo. Questo aspetto, soprattutto nell’ultracycling, mi piace molto perché mi permette di disconnettermi dal mondo. Inoltre quando sei da solo devi dipendere completamente da te stesso, non ci sono scuse ed errori che tengano. Nel viaggio nei Pirenei però mi ha accompagnato il mio grande amico Svein Tuft. Ci conosciamo da anni, abbiamo iniziato a correre insieme in Canada e abbiamo praticamente quasi sempre corso per lo stesso team. È una di quelle persone con cui capisci di essere sulla stessa lunghezza d’onda e in questo genere di avventure hai bisogno di avere un compagno del genere, qualcuno che ha il tuo stesso spirito, la stessa voglia di esplorare. È stata davvero un’avventura pazzesca che non vedo l’ora di rifare.

Diverse attività e progetti in corso oltre a tanti viaggi e gare. Qualche progetto futuro di cui puoi parlarci? Stiamo lavorando ad un’altra caffetteria più piccola in una città del Mediterraneo, ma non posso ancora dire niente se non che, se tutto va in porto, aprirà le sue porte verso marzo 2021! Un altro progetto che abbiamo in cantiere è espandere ulteriormente la nostra linea clothing, abbiamo appena lanciato la nostra collezione gravel chiamata ATEG (All Terrain Exploration Gear) e stiamo lavorando ad alcuni prodotti adatti alle lunghe distanze e al bikepacking. Partecipando a questo genere di eventi mi sono accorto che di solito si usano prodotti e capi originariamente pensati per gli sport di montagna, mentre manca qualcosa di specificatamente sviluppato per queste discipline.

"Il gravel per me è perfetto perché è un mix di quello che mi piace della strada, ovvero coprire lunghe distanze, e stare più a contatto con la natura."

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Porters ‫زرئیریک‬ BY CHIARA GUGLIELMINA

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Ai piedi del Buddha di Kargah, scolpito nella roccia alla gola del “ruscello secco” Shuko Gah, dalla base di questo burrone e col sole negli occhi, io sono felice. Sul finire del viaggio, dentro i raggi caldi, trovo il mio Pakistan. Dall’alto di Gilgit, un pensiero va a Occidente insieme alla brezza che mi tocca il viso da est a ovest: “Ho visto cose che non so come mostrarvi”, penso. Alzo lo sguardo verso i lasciti scolpiti di un buddhismo pakistano ormai ridotto all’osso e chiedo a quest’aria gentile e al sole, di farmi trovare le parole per raccontare ciò che è stato. Qui, dalla gola del “ruscello secco”, zittita dalle grandi montagne taccio anche i sogni, e chiedo solo questo: di saper scegliere le parole. 8 luglio 2020 - “Chiama quando puoi”

“Ehi” fa lui.

Poco prima delle venti, a cena a casa di Lorenzo e Clara dopo una giornata di arrampicata, ricevo da Michele il messaggio in codice. Dopo otto anni di amicizia conosco il potenziale delle sue poche parole così, siccome la pizza tardava ad arrivare, mi scuso e scappo in terrazzo a chiamarlo.

“Ehi” faccio io. “Dimmi tutto” aggiungo alla conversazione spoglia.

Contatti → Michele Cucchi → Chiama

“Quest’autunno.” ribatte lui. “Ma è solo un pensiero per ora, tutto un se, se e ancora se” aggiunge.

Porto il telefono all’orecchio e dopo due squilli più lunghi del solito:

“Ascolta ma tu…” Attimi di silenzio. “Ci verresti in Pakistan?” Ancora silenzio. Porco cane, penso. Silenzio. “Quando?” rispondo ostentando una tranquillità che non ho.

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“Beh ehm…” proseguo io nella mia farsa. “Se il se diventa sì, io ci sono.” Nemmeno lui ci crede troppo tant’è che me lo chiede due volte. “Sì dai,” continuo rassicurandolo, “se va in porto puoi contare su di me.” Ancora oggi sono convinta che le due medie bevute a digiuno, aspettando la pizza che non arrivava mai, abbiano sancito l’inizio dei miei viaggi in Asia. Perché nessuno va a Oriente una sola volta: e io ho promesso di tornare.


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L' I D E A

“L’idea è nata in primavera” mi spiega il Michi in aereo. “Vista la situazione di emergenza in cui tutti ci troviamo a causa del Covid, ho fatto sempre più mia la convinzione che fosse giunto il momento di restituire il favore.” continua il Lungo. È così che lo chiamano ai piedi del Monte Rosa. Il motivo è semplice: a scalare, ad esempio, per “moschettonare” al primo spit, arriva tranquillamente con entrambi i piedi ancora poggiati a terra. “Sono convinto che chi di noi viva un’esistenza felice, in cui riesce a realizzare i sogni che si porta dietro da tutta la vita, debba restituire, dare indietro.” “E come si fa, tra i tanti, a scegliere a chi rendere?” domando ingenuamente io. “A chi?” reagisce basito lui. “Non è importante Chiara, conta solo ricambiare. Che sia a un pakistano nella valle degli Hunza o a una ragazza del Monte Rosa non conta. Se raggiungiamo la consapevolezza di aver avuto tanto, altrettanto dobbiamo dare” continua guardandomi negli occhi. “E di modi…" riprende voltando la testa al piccolo oblo del volo Dubai-Islamabad, “ce ne sono a migliaia.” Tra dialoghi forti e prime risate insieme arriviamo in cinque in questa terra lontana. L'Himalaya a me pare un viaggio nel tempo più che nello spazio. Sempre stipati su jeep vacillanti, su strade precarie di antichi commerci sento, dopo anni di sogni, tutta la forza della montagna. Qui nella casa della neve, come suggerisce il sanscrito, sulla via di

Kabul e quella della seta, fra i giganti ghiacciati dell’Himalaya, tra vallate, altipiani e yak anch’essi più sciupati, è tornata feroce la fame. Per questo siamo qui: per il momento drammatico che i montanari himalayani stanno vivendo, inermi sotto i loro guardiani bianchi. La pandemia anche qui ha bloccato ogni cosa e il turismo resta tra le vittime più martoriate. Di fronte a quella che considero la guerra della nostra epoca, anche l’avventura e l’alpinismo hanno conosciuto lo spaventoso lockdown. Letteralmente lockdown = bloccato giù. Aggettivo che rivolto all’alpinismo riecheggia dentro queste immense valli con maggiore violenza. Lockdown = bloccato giù. E continuo a pensarci. Siamo partiti dal Monte Rosa con Michele Cucchi, professionista della montagna con a curriculum, tra molto altro, dieci anni di lavoro dedicati al Pakistan e alla sua gente. Con la ONLUS Cuore Attivo Monterosa è partita, già al tramonto della primavera, una raccolta fondi che il 27 ottobre ci ha permesso di volare su Islamabad. Nelle valli immense del Karakorum, dieci anni fa il numero di turisti che esploravano l’Himalaya pakistano era di 35.000: negli ultimi due anni un’impennata li ha fatti salire a 2 milioni. L’immediata conseguenza è che i portatori d’alta quota, senza cui non sarebbe possibile nemmeno sognarle certe ascese, si sono trovati con niente. E così intere famiglie e villaggi. Non una corda a cui assicurarsi, non un pugno di farina. A sostenerci con calda partecipazione l’associazione Ev-K2-CNR: fondata nel 1989 sulla scia dell’incontro, nel

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1987, tra Ardito Desio e Agostino Da Polenza (tuttora presidente). Agostino lo incontriamo a Malpensa, per una veloce stretta di mano che vorrei potesse durare di più. A toccare la storia dell’alpinismo senza guanti né mascherine; perché igienizzarsi le mani dopo l’incontro a me pare un reato. Sugli strapiombi della Karakorum Highway che da Islamabad ci porta a Skardu lì, sulla via della seta che conduce in Cina, la sento tutta quella Storia. Con lo scopo di aiutare il più possibile l’economia locale, è lungo la strada della spedizione che acquistiamo riso, lenticchie, olio, farina, latte in polvere, tè, sale e spezie: una spesa povera specchio della vita di qui. La nostra base, per gran parte del viaggio è Skardu: non distanti dalle grandi montagne, vicini quanto basta alle sorgenti del fiume Indo da poterci incantare, ogni mattina, davanti all’immensa piana alluvionale: una landa insieme animata, insieme deserta. È da Skardu che partiamo ed è a Skardu che, dopo qualche giorno nei villaggi soccorsi, rincasiamo. Ogni partenza è eccitante, com’è giusto che sia. Ogni rientro desiderato. Qui, alla confluenza tra i fiumi Indo e Shigar, a quasi 2.500 metri, abbiamo tutti trovato una seconda casa. Dopo i primi giorni trascorsi tra Askole e Arandu nella parte più remota del Gilgit Baltistan, la seconda volta che lasciamo il Campo Base di Skardu è per raggiungere Hushe, il più alto villaggio dell’omonima valle e casa di alpinisti tra i più forti del Pakistan. Apro le pagine del mio diario.


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IL DIARIO

8 novembre Strade belle, di quelle che è ancora un piacere percorrere. Tratti bucati come fette di emmental si alternano a gonfie mammelle. Un su e giù che al quattordicesimo giorno di viaggio diventa un dolce cullare. E mentre si spengono le ultime cime infuocate dal saluto del sole, le nostre palpebre calano il sipario sul palcoscenico più alto della Terra. Ora fuori è buio, ma anche dai finestrini delle jeep si vedono chiare le stelle. Un cielo nero nitido si riempie di punti luce. Poggio la mano aperta sul finestrino come a sentirli e gli occhi, per riflesso o commozione, sono lucidi. Le teste rimbalzano al ritmo della strada e i più fortunati fra noi riescono persino a sognare. Io sogno di tornare. E tornerò.

9 novembre Sono con cinque uomini di cui tre alpinisti esperti con a curriculum vette di ottomila metri, una guida pakistana e un giovane freerider. Il ritmo è alto e io, tra sabbia e gelo, fatico. Mi chiedo se Michele si renda conto che trenta centimetri di gamba in meno, a ogni falcata, facciano differenza. Spesso corro o meglio, rincorro. “Anyway”, come direbbe il Michi, ho capito la scorsa estate sul Rosa che i lamenti in montagna sono inutili e noiosi. Inoltre

con quanto visto i giorni passati nei villaggi, lamentarsi sarebbe un insulto all’umanità. Testa bassa e proseguo in silenzio. Ho solo da ringraziare io nella vita. Nessuno si gira a vedere se sei ancora lì e nessuno ti da pacche sulle spalle. Tolta qualche parola iniziale tra Michele e Ali la marcia è silenziosa. Da colonna sonora il mio ansimare secco, le pestate degli scarponi sulla pietra e una melodia straniera canticchiata da Ali Durani: se la canta lui. La marcia dura 22 chilometri e subito capisco che in Himalaya le tappe si misurano in grandi distanze prima di raggiungere i dislivelli. La quota non è molta: 3.500 metri. Se ti metti a correre per recuperare quei centimetri di ossa che ti mancano, tuttavia, si sente. Per un lasso di tempo che non so quantificare sono nel film “Inception”, in un sogno-non sogno dove le montagne più alte della Terra si chiudono sopra di me, schiacciandomi. La testa pulsa di fatica e tu vuoi guardare in basso a vedere dove metti i piedi, ma le cime tutt’intorno chiedono di essere guardate. Non lo fanno con gentilezza e tu, di nuovo, non hai scelta. Sono un marinaio in mezzo alle montagne; incantata dal fruscio del vento come dal canto di una sirena. Ali Durani è giovane e bello. Negli occhi si leggono i suoi 29 anni

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quassù. Lo osservo senza scrupoli alla ricerca di un trucco, tra le sue mosse, che sveli la magia del muoversi con naturalezza in un mondo tanto selvaggio. Tra voragini di buio e seracchi così instabili da sembrare danzanti su queste lingue di ghiaccio. Ha fatto parte anche lui della spedizione del 2014 “K2 60 Years Later” che ha portato in vetta, tra gli altri, anche il nostro Michele. Questo riporta inevitabilmente al diario.

9 novembre Michele ha da poco compiuto cinquant’anni e sa ancora eccitarsi come un bimbo a Natale. Ieri sera ad esempio, arrivati in questa “Chamonix pakistana” dell’alpinismo, ha incontrato i suoi amici: compagni con cui ha raggiunto la cima del K2 e altre “leggende”, come le chiama lui. Abbracci, strette di mano e pacche sulle spalle da far girare la testa. Io spettatrice di un sogno mi stropiccio gli occhi, accendo anche la mia frontale e illumino, nell’ordine: Ali Durani, Ali Rozi, Hassan Jan, Muhammad Sadiq, Muhammad Hassan, Muhammad Taqi e Rehmat Ullah Baig. Eccola al completo la squadra che attrezzò buona parte dello Sperone Abruzzi. “Forze della natura” li chiama il Michi. “Fare tanto con poco” è il nostro motto.


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IL GRUPPO Un gruppo poco numeroso, eterogeneo e vincente: una piccola famiglia. Michele è eletto da un tacito e unanime consenso il Capo Famiglia. Poi Matteo, giovane come me e figliastro di Michele. Infine Rosella e Paolo, rispettivamente medico e Guida Alpina, sposati da trent’anni. A seguire io: separata ma mai lontana. Michele Cucchi | Guida Alpina, soccorritore, tecnico di elisoccorso, alpinista: Un “sognatore pratico” che dosando creatività e concretezza ha costruito una vita in cui a definirlo sono i fatti più che le parole. Uno dal destino scritto nell’aspetto: occhi penetranti per guardare a fondo; gambe più lunghe del suo soprannome per seguire strade lontane.

Matteo Negra | Maestro di sci, freerider: Un coetaneo che sono fiera di chiamare tale. D’inverno sulla neve, in estate si guadagna da vivere sudando nove ore al giorno sui tetti delle case di Zermatt: da diversi anni fa il posatore di lose. Uno pieno di energia pur conoscendo bene la fatica. Occhi caldi e malinconici nascondono una storia probabilmente dura ma, a vederlo oggi, sicuramente formativa: c’è saggezza nei suoi 27 anni. Paolo Dalla Valentina | Guida Alpina, cinofilo del Soccorso Alpino: Un uomo taciturno non per mancanza di parole, ma per preferenza di ascolto. Cosa rara. Uno dabbene di cui apprezzo, tra le tante, l’eleganza

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con cui ha scansato l’egocentrismo che oggi ci accumuna un po’ tutti. Vestiti semplici, parole chiare e tanta voglia di conoscere ancora. Ama i suoi figli e Rosella. E non è scontato. Rosella Giuliani | Medico e volontaria: Dallo scoppio della pandemia fino al giorno prima del volo su Islamabad ha lavorato senza tregua. Ciò nonostante preferisce un freddo sacco a pelo sul pavimento sporco a un caldo lettino di Rimini. “Mi danno della pazza!” mi confessa. “Ma è solo che amo la vita” conclude in un grande sorriso. Una donna così la guardi con stima o non la guardi. Ama i suoi figli e Paolo. E non è scontato.


SAKINA

‫ہنیکس‬ SAKINA TODAY: 12 YE AR S OLD I LLU S T R AT I O N BY A LI C E DAV I D I

Una storia nella storia: Sakina è la bimba blu dell’Himalaya o meglio, grazie al medico e alpinista Annalisa Fioretti, ora ha lo stesso caldo colore dei coetanei. Ci ho parlato al telefono, con Annalisa, e l’ho sentita forte la storia di Sakina: un dono che merita più parole di quelle che ho. Perché spiegare cosa porti certe donne e certi uomini tanto oltre le loro vette himalayane è difficile, e ogni mezzo pare limitante. Una parola. Uno scatto. Un disegno. Un’immagine fermata di una vita salvata. Molto poco rispetto al cuore che Annalisa ha visto ripartire. Un gesto naturale il suo, senza nulla in cambio. Naturale come dovrebbe sempre essere. Una storia nata da un incontro a 8.000 metri, sul Gasherbrum II, nel 2011.

Ma chi è Sakina? Sakina noi l’abbiamo incontrata a Korphe, un piccolo villaggio rurale che dall’altra parte del fiume Braldu guarda in faccia Askole. “Sakina è un incontro che cambia la vita” spiega Annalisa. “La sua ma anche la mia.” È il 2012 e Annalisa si trova in Pakistan per una nuova spedizione, questa volta al Gasherbrum I. A Skardu, in attesa che ogni cosa sia pronta, Annalisa scopre che proprio nell’hotel a fianco soggiorna Greg Mortenson: alpinista, scrittore e cofondatore del Central Asia Institute con

cui, insieme ai suoi collaboratori, ha costruito in Pakistan, Afghanistan e territori kirghisi oltre 120 scuole, promuovendo in modo particolare l’istruzione femminile. Non bevono molte tazze di tè prima che lui le parli della bimba blu e così, qualche sera dopo, si presentano nella sua stanza Greg, Sakina e il papà. La bambina è davvero blu: è cianotica. Ad Annalisa basta una visita per capire che si trova di fronte a una grave patologia cardiaca: le prescrive degli esami e promette, al rientro dal Gasherbrum, di rincontrarsi. Così è stato. La scalata quell’anno non è facile e all’altezza del Campo II, nel Couloir dei Giapponesi, una valanga li investe costringendoli a rientrare. Gli esami fatti, nel frattempo, confermano le ipotesi di Annalisa: Sakina cinque anni prima è nata con un difetto interventricolare grave che significa, se non si interviene, un’aspettativa di vita ridottissima. Stupisce già come sia sopravvissuta a cinque anni di lotta. Una volta rientrata in Italia, con lo stesso spirito fiducioso con cui si organizza una spedizione, Annalisa si attiva e in pochi mesi eccolo: un biglietto aereo dal Pakistan all’Italia per la piccola, il papà Mohammad e un interprete. Intuizione, fiducia e tanto impegno fanno sì che, il 14 febbraio 2013, Sakina sia

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sottoposta all’intervento che le salva la vita. La bimba è stata operata al policlinico di San Donato, a Milano, dal Professor Alessandro Frigiola e dalla sua équipe. Miracolo reso possibile grazie al sostegno di amici vicini e lontani che, unendo le forze, hanno raccolto il necessario per sostenere economicamente il trasferimento temporaneo e il difficile intervento. “Sakina aveva un ventricolo solo e il dotto di Botallo (dotto arterioso che mette in comunicazione l’aorta con l’arteria polmonare) ancora aperto” mi spiega meglio Annalisa. “La pervietà del dotto di Botallo, ovvero la mancata chiusura, causa difficoltà a respirare e insufficienza cardiaca congestizia” conclude. Parole per me complicate che mi fanno capire che Sakina non ossigenava adeguatamente e che, senza intervento, non sarei seduta a fianco a lei oggi. Nemmeno il post-operatorio è stato semplice ma, sempre a botte di sorrisi, Sakina ce la fa ancora e si conquista il suo rientro in Pakistan: in questa capanna di Korphe in cui oggi siede timida e sorridente a condividere una tazza di tè. Con noi che, sempre grazie alle mille mila amicizie di Michele, abbiamo la fortuna di incontrarla e di consegnarle, oltre a quello di riso, un pacco speciale da parte del suo angelo italiano, carico di vestiti caldi per lei e per i suoi fratelli.


IL REPORT

Un pomeriggio, in pausa davanti alla quarantaduesima tazza di tè, Michele mi affida un compito: il Report della spedizione. Siamo sul finire del viaggio e solo ora, spegnendo la fotocamera e mettendo nero su bianco quanto fatto, mi rendo conto del lavoro svolto. Tutto è stato distribuito nei centri di Askole, Hushe, Arandu, Hispar e nei villaggi limitrofi. Tolgo lo sguardo dallo schermo e ci osservo: un pugno di persone sedute in cerchio a collaborare. Italiani e pakistani insieme da più di un secolo. Sento l’energia di cui parla il Michi, quella che si crea quando un team è affiatato e tutto, d’un tratto, è possibile. E chiunque può fare la differenza. Se devo trovare una cosa positiva a questa pandemia dico che la mascherina è stata maestra. A me ha insegnato a parlare di meno e osservare di più, permettendo a questo viaggio di cambiarmi. Mi ha insegnato a guardare le persone negli occhi senza abbassare lo sguardo davanti a nessuno: non davanti al presidente degli Stati Uniti, nemmeno di fronte all’anziana pakistana che striscia nella terra per mezzo pane. Tutte le cose vanno guardate negli occhi. Ha dato una priorità ai miei sensi: prima si osserva, poi si ascolta, infine si pensa. Solo dopo, se proprio serve, si parla. I guanti invece mi stanno un po’ più sulle rogne perché le cose è necessario toccarle: sia il presidente degli Stati Uniti che la vecchia pakistana che striscia nella terra. Una cosa che ho toccato è la gamba tremante e ferita di una bimba di Hispar, l’ultimo villaggio visitato: il

più freddo e remoto. L’incontro delle dita gelate con quella pelle diversa mi insegna che non ho capito proprio niente. Il sangue non mi schifa anzi, alimenta il sentimento di pena per questa ignoranza figlia di un benessere gratuito. Hispar tocca e va toccato. Sempre più scossi dalle strade sgangherate, tra un balzo e l’altro domando al gruppo come si potrebbe definire un posto simile. Intendo morfologicamente ma “Ai confini del Mondo civile” è la risposta del Michi. Mi piace e l’appunto. Il viaggio per Hispar è così: gole strette e profonde, un liquido blu denso che scorre sul fondo, ponti precari e colori d’altri mondi. E poi il villaggio: ultimo riparo della Terra, solo una barriera di ghiaccio al di là. Sguardi di quelli difficili da sostenere: isolamento? sofferenza? povertà? orgoglio? Difficile interpretare o giudicare: non dobbiamo farlo e non lo faremo. Ci verrà poi riferito che nel 1959, una spedizione di italiani arrivata a Hispar “da sopra”, con l’obiettivo di scalare l’allora inviolata vetta del Kanjut Sar, aveva lasciato qui, tra le altre cose, alimenti per l’intera popolazione. Durante quella spedizione, proprio nel villaggio di Hispar, un simpatico giovanotto con una borraccia nera e un aspetto deciso (così lo descrive Lorenzo Marimonti), si offre come portatore d’alta quota. Per ragioni organizzative non fu possibile renderlo parte del progetto ma oggi, qui a Hispar, quel giovanotto di settant’anni si avvicina commosso. Siamo per lui italiani di nuovo in aiuto. Un ricordo della sua giovinezza montanara e testimonianza di un’amicizia consolidata.

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Distribuzione di 565 pacchi contenenti riso, spezie, sale, olio, latte condensato e lenticchie per un totale di 17 tonnellate di alimenti Distribuzione di materiale farmaceutico, di cui una parte acquistata direttamente in Pakistan nella città di Skardu come antibiotici, antinfiammatori, antidolorifici, farmaci di uso pediatrico, sciroppi per la tosse e altri Visite effettuate direttamente sul campo, nei dispensari dove possibile, dal medico Giuliani supportato dai volontari: 165 pazienti di cui 35 bambini di età inferiore ai 10 anni, circa 70 donne e 60 uomini


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10 novembre Mai ho visto tanta povertà come oggi. In nessuna occasione ho incrociato uno sguardo così spoglio di dignità. Disperata a strisciare con quel suo bastone. Tanto china su quella sua gobba da schiacciarsi a terra, da non riuscire ad allungare le braccia. Urla, maneggia il suo legno, mi afferra i pantaloni, supplica. Uno scatto appena e piango. È la sola cosa che riesco a fare? Quanto misero è il mio “lavoro”. Non insultatemi per questo ma, parlando di dignità e parafrasando col massimo rispetto Primo Levi, pensiamola insieme così: Noi che ci lamentiamo sicuri nelle nostre gabbie dorate, che abbiamo acqua buona e troppo cibo. Consideriamo se questa è una donna, che striscia per terra che supplica per un pugno di riso che vive perché è la sola cosa che ha. Consideriamo se questo è un bambino senza scarpe e senza pantaloni senza la forza per giocare Sporco e nudo nella terra Come un verme dopo piogge continue Noi che lamentiamo ogni cosa dal nostro pollaio dorato

“Meditate che questo è stato.” Diceva Primo Levi. Meditiamo che questo è, dico io, ma che non deve per forza continuare a essere. Ora io non so se abbiamo dato indietro abbastanza. Non credo esista unità di misura valida per questo. Porto a casa tanto e mi sento di nuovo debitrice, a dire il vero. Ci penso nell’ultima passeggiata a Islamabad, in cui ci sentiamo talmente “di casa” da girovagare soli e spavaldi per le sue strade tutte uguali: ci perdiamo. Il ritmo dei passi aumenta ancora una volta e Paolo, che chiude la fila tenendo la Ross per mano: “Quando sarai vecchia come me avrai le articolazioni distrutte a furia di stare dietro a gambe tanto lunghe.” Non rispondo e sorrido. “Vorrà dire che avrò passato la vita a rincorrere le cose giuste” penso. Anche Albert Einstein diceva che “Il valore di una persona risiede in ciò che è capace di dare e non in ciò che è capace di prendere.” Io concordo ma a Dubai, ormai di rientro e sorseggiando il primo caffè del mese, aggiungo una nuova sfida all’altruismo: la rinuncia.

che giudichiamo tutto senza sapere nulla.

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“Finché non saremo rimasti che due alpinisti nella notte, senza una traccia né un fascio luminoso a mostrare la via. Finché uno dei due non rinuncerà alla propria luce per illuminare il cammino dell’altro. Fino a quel momento avremo capito molto poco dell’andare in montagna e dell’andare insieme per nuove vie.”


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Resilienza SPORT & STYLE BY DENIS PICCOLO MODEL ANDREA DAO

L’arrivo dei primi cristalli di neve indica l’arrivo del primo vero freddo, l’inizio dell’inverno. Quegli stessi cristalli che si adagiano sulle rocce, sul manto erboso, sui rami degli alberi, ovunque. Per giorni, settimane, mesi, quei luoghi saranno la loro nuova dimora. Gli stessi luoghi che anche noi vorremmo chiamare casa, ma che la storia ci ricorda che per lei siamo solo di passaggio. Come i cristalli di neve.

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160. 161. 162. 163. 164. 165. 166. 167. 168. 169. 170. 171. 172. 173. 174. 175. 176. 177. 178. 179. 180. 181. 182. 183. 184. 185. 186. 187. 188. 189. 190. 191. 192. 193. 194. 195. 196. 197. 198. 199. 200. 201. 202. 203. 204. 205. 206. 207. 208. 209. 210. 211. 212. 213. 214. 215. 216. 217. 218. 219. 220. 221. 222. 223. 224. 225. 226. 227. 228. 229. 230. 231. 232. 233. 234. 235. 236. 237. 238. 239. 240. 241. 242. 243. 244. 245. 246. 247. 248. 249. 250. 251. 252. 253. 254. 255. 256. 257. 258. 259. 260. 261. 262. 263. 264. 265. 266. 267. 268. 269. 270. 271. 272. 273. 274. 275. 276. 277. 278. 279. 280. 281. 282. 283. 284. 285. 286. 287. 288. 289. 290. 291. 292. 293. 294. 295. 296. 297. 298. 299. 300. 301. 302. 303. 304. 305. 306. 307. 308. 309. 310. 311. 312. 313. 314. 315. 316. 317. 318. 319. 320. 321. 322. 323. 324. 325. 326. 327. 328. 329. 330.

MOROTTO SPORTS EQUIPMENT QUOTA 1224 THE NORTH FACE CORTINA CORTINA 360 PATAGONIA CORTINA ROCK & ICE CORTINA SALEWA CORTINA TECNICA OLYMPIA SPORT ALFREDO SPORT KOSTNER 4810 SPORT ARDI SPORT LES PYRAMIDES PATAGONIA COURMAYEUR THE NORTH FACE COURMAYEUR VI BLOCK ALPSTATION CUNEO BIGUP OUTDOOR SALEWA CUNEO THE NORTH FACE CUNEO VIALE CALZATURE FALETTI MOUNTAIN STORE DF DESENZANO MOUNTAIN GARAGE OUTSIDER KRALER SPORT SALEWA DOBBIACO ALPSTATION BRIANZA MOSONI SPORT POSSA SPORT SPORT EXTREME ERCOLE OUTDOOR & TREKKING STORE HOLIDAY SPORT SPIT SPORT OUTDOOR TRAILMARKET.COM IL DADO BOULDER LINEA VERTICALE PENNENTE OUTDOOR ALPMANIA DEVA WALL ERREGI SPORT CRAZY STORE FINALE LIGURE LA SPORTIVA FINALE LIGURE MONTURA FINALBORGO OUTPOST MONTAINEERING RIDE & RUN CRAZY STORE ROCKSTORE SALEWA FINALE LIGURE CLIMB PESCI CAMPING STORE SPORT CLUB THE NORTH FACE FIRENZE OBIETTIVO MONTAGNA BALANTE SPORT CAPO NORD GIMELLI 3.30 RUNNING STORE ROSSIGNOL FORMIGLIANA SPORTIFICATION SURF SHOP SPORTMAX BM SPORT BONI SPORT BONI SPORT BONI SPORT BOULDER FACTORY CENTRO CANOA HOBBY SPORT MOISMAN SALEWA GENOVA REPETTO SPORT MONTAGNARD SPORT SONEGO RUNNING LIFE SPORTWAY GRAVELLONA BERGLAND 099 OUTDOOR SPORTLAND GUSSAGO GRAZIA SPORT ISEO ALPSTATION ISERA ALTA QUOTA ISERNIA 38° PARALLELO MOUNTAINWORLD BLOCKLAND SALEWA AQUILA SPORT 203 SPORT TONY IMPULS SPORT AFFARI & SPORT LECCO SPORT HUB LECCO MY WALL BOTTERO SKI DF SPORT SPECIALIST LISSONE MAXI SPORT LISSONE CENTRO HOBBY SPORT CRAZY STORE LIVIGNO I’M SPORT MOUNTAIN PLANET PUNTO SPORT SILENE SPORT SPORT EXTREME THE NORTH FACE LIVIGNO SALEWA OUTLET SCALO MILANO SPORTLAND LONATO SALEWA LONGARONE SPORTLIFEE IL CAMPIONE LUCCA VIVISPORT CRESPI SPORT SPORT MODE STEGER OLIMPIONICO SPORT SPORT 3 TRE MUD AND SNOW CINQUE TERRE TREKKING PEIRANO SPORT JANE SPORT VERTICAL SPORT MANTOVA BREMA SPORT MOUNTAIN STORE THE REVIVE CLUB HUTTER SPORT SPORTLER ALPIN MERANO SPORTLER MERANO MAXI SPORT MERATE ESSETRE SPORT NARDELLI SPORT ALPSTATION MILANO CANADA GOOSE MILANO CARTON DF SPORT SPECIALIST MILANO KIM FORNITURE SCOUT LA MONTAGNA SPORT MANGA CLIMBING SPORTING SAN LORENZO PATAGONIA MILANO RUNAWAY SALEWA MILANO SAVE THE DUCK MILANO SAVE THE DUCK MILANO THE NORTH FACE MILANO UNDER ARMOUR MILANO UNDER ARMOUR MILANO VERDE PISELLO VIBRAM MILANO NUOVI ORIZZONTI MODENA THE NORTH FACE MODENA LIVIO SPORT SPORTMAN SPORTLAND MONIGA PATAGONIA MONTEBELLUNA ROSSIGNOL MONTEBELLUNA SALEWA OUTLET MONTEBELLUNA VIBRAM MONTEBELLUNA ROCK & WALLS PURE NATURE WILD PROJECT THE CHANGE CRAZY STORE MORBEGNO PATAGONIA MORBEGNO SPORT HUB MORI MICARELLI STORE ARBITER UNTERHOLZNER GRANDE GRIMPE PERICO SPORT SPORTLAND TORINO ETNA WALL SERVOLARE 17 RUNWAY SPORT SPORT LAURIN

158

CORTINA D'AMPEZZO CORTINA D'AMPEZZO CORTINA D'AMPEZZO CORTINA D’AMPEZZO CORTINA D’AMPEZZO CORTINA D’AMPEZZO CORTINA D’AMPEZZO CORTINA D’AMPEZZO CORVARA IN BADIA CORVARA IN BADIA COURMAYEUR COURMAYEUR COURMAYEUR COURMAYEUR COURMAYEUR CREAZZO CUNEO CUNEO CUNEO CUNEO CUNEO CUNEO DARFO BOARIO TERME DESENZANO DEL GARDA DESIO DIMARO FOLGARIDA DOBBIACO DOBBIACO DOLZAGO DOMODOSSOLA DOMODOSSOLA DOMODOSSOLA DUEVILLE FAENZA FALCADE FANO FAVRIA FELTRE FELTRE FERMO FERRARA FERRARA FERRARA FINALE LIGURE FINALE LIGURE FINALE LIGURE FINALE LIGURE FINALE LIGURE FINALE LIGURE FINALE LIGURE FIRENZE FIRENZE FIRENZE FIRENZE FIRENZE FIUMALBO FORLÌ FORLÌ FORMIGINE FORMIGLIANA FOSSANO FRABOSA SOTTANA FROSSASCO GENOVA GENOVA GENOVA GENOVA GENOVA GENOVA GENOVA GENOVA GENOVA GENOVA PRA' GIAVENO GODEGA S. URBANO GRADISCA D’ISONZO GRAVELLONA TOCE GRESSONEY-SAINT-JEAN GROSSETO GUSSAGO ISEO ISERA ISERNIA IVREA L'AQUILA L’AQUILA L’AQUILA LA VALLE AGORDINA LA VILLA LANA LECCO LECCO LEVATA LIMONE PIEMONTE LISSONE LISSONE LIVIGNO LIVIGNO LIVIGNO LIVIGNO LIVIGNO LIVIGNO LIVIGNO LIVIGNO LOCATE DI TRIULZI LONATO LONGARONE LOVER LUCCA LUCCA LUINO LUTAGO MADONNA DI CAMPIGLIO MADONNA DI CAMPIGLIO MANARO SUL PANARO MANAROLA MANTA MANTOVA MANTOVA MARTELLAGO MATELICA MEOLO MERANO MERANO MERANO MERATE MESTRE MEZZOLOMBARDO MILANO MILANO MILANO MILANO MILANO MILANO MILANO MILANO MILANO MILANO MILANO MILANO MILANO MILANO MILANO MILANO MILANO MILANO MODENA MODENA MOENA MONDOVÌ MONIGA MONTEBELLUNA MONTEBELLUNA MONTEBELLUNA MONTEBELLUNA MONTESACRO MONTESILVANO MONTESILVANO MORBEGNO MORBEGNO MORI MUCCIA NAPOLI NATURNO NEMBRO NEMBRO NICHELINO NICOLOSI NICOLOSI NOICATTARO NOVA LEVANTE

331. 332. 333. 334. 335. 336. 337. 338. 339. 340. 341. 342. 343. 344. 345. 346. 347. 348. 349. 350. 351. 352. 353. 354. 355. 356. 357. 358. 359. 360. 361. 362. 363. 364. 365. 366. 367. 368. 369. 370. 371. 372. 373. 374. 375. 376. 377. 378. 379. 380. 381. 382. 383. 384. 385. 386. 387. 388. 389. 390. 391. 392. 393. 394. 395. 396. 397. 398. 399. 400. 401. 402. 403. 404. 405. 406. 407. 408. 409. 410. 411. 412. 413. 414. 415. 416. 417. 418. 419. 420. 421. 422. 423. 424. 425. 426. 427. 428. 429. 430. 431. 432. 433. 434. 435. 436. 437. 438. 439. 440. 441. 442. 443. 444. 445. 446. 447. 448. 449. 450. 451. 452. 453. 454. 455. 456. 457. 458. 459. 460. 461. 462. 463. 464. 465. 466. 467. 468. 469. 470. 471. 472. 473. 474. 475. 476. 477. 478. 479. 480. 481. 482. 483. 484. 485. 486. 487. 488. 489. 490. 491. 492. 493. 494. 495. 496. 497. 498. 499. 500. 501.

ALBY SPORT DF SPORT SPECIALIST OLGIATE DF SPORT SPECIALIST ORIO SALEWA ORIO CENTER THE NORTH FACE ORIO UNDER ARMOUR MAMMUT ORTISEI SPORT GARDENA SPORT SCHMALZ SPORTLAND ORZINUOVI FREE TIME STORE SPORTLAND OSPITALETTO BIG WALL LA COCCINELLA ACTIVE CREMA SPORT INTELLIGHENZIA PROJECT SALEWA PADOVA SPORTLAND PALAZZOLO PELLISSIER SPORT PIRCHER GUNTHER ALPSTATION PARMA FREE SPORT MOVE MOUNTAIN LOVERS SEVEN SUMMITS FERRARI SPORT SPORTWAY NOVARA OLIUNÌD MILANO UKU PACHA MONDO VERTICALE SPAZIOUTDOOR ALTA QUOTA PESCARA KING LINE RRTREK PESCASSEROLI DF SPORT SPECIALIST PIACENZA L'ALTROSPORT OUTLANDERS SPORT IN MONTAGNA OUTDOOR LIFE VERTICAL PIETRAMURATA PIANETA SPORT ASPORTSTATION STIMM ZAMBERLAN ARIAPERTA M.C.RUNNING ONBOARD EUROSPORT SPORT HUB PINZOLO SPORTLAND PISOGNE SELMI TECHNOSPORT VALLEE SPORT PEAK PERFORMANCE STORE AMORINI OUTDOOR SPORTWAY PONTE KAPPAEMME SPORT MOUNTAIN SHOP BERGAMO SPORTLER PORDENONE TOFFOLI SPORT MIVAL SPORT LA SPORTIVA POZZA DI FASSA BLOSSOM SKI IL CAMPIONE PRATO SALEWA PREDAZZO V10 BERGFUCHS OVERLANDER OUTDOOR RAVENNA ROSSIGNOL UDINE REGGIO GAS A1 CLIMBING GINETTO SPORT MONTAGNA VERTICALE SALVATORI SPORT THE NORTH FACE RIMINI PERTINGER MOUNTAIN SICKS SPORT NATURA ALP3 MONTAGNA ALTA QUOTA ROMA BOTTIGLIERIA CAMPO BASE ROMA CLIMBER STORE GEOSTA LBM SPORT MONTURA ROMA MOUNTAIN AFFAIR ROMA ONERACE OUTDOOR EXPERIENCE PATAGONIA ROMA ROCK IT ROSSIGNOL PARMA RRTREK ROMA STAR WALL THE NORTH FACE THE NORTH FACE THE NORTH FACE UNDER ARMOUR STORE OMNIA SPORT SPORTLAND RONCADELLE SHERPA ATLANTE MONTELLO BLOCK3 CABAS SPORT CABAS SPORT MAKALU' SPORT MONTURA ROVERETO SPORTLIFEE MACIACONI ANIMA SPORTIVA PIÙ SPORT ALPSTATION AOSTA PAPIN SPORT SPORT HOLZER LAGAZOI SPORT SPORT HUB CHIAVENNA DF S.G. MILANESE SPORTLAND SAN LEONARDO SPORTLER SAN MARTINO TURNOVER SPORT SAN MARTINO SPORT SLALOM CLASSIC SLALOM DONNA SLALOM SPORT PARETI WEGER UNICO SPORT ALPSTATION BRESCIA NEW VIAGGIANDO GIUGLAR LAB IS SPORT FAMA SPORT ALPSTATION SARZANA 3.30 RUNNING STORE BESSON SPORT GIUGGIA SPORT MOUNTAIN EXPERIENCE ALPSTATION SCHIO MAX SPORT VALLI SPORT PIANETA CICLO ART CLIMB BRUNO SPORT ACTIV SPORT CABOT COVE OUTDOOR CAFÈ SALEWA OUTLET SERRAVALLE KINIGER SPORTMODE MAXI SPORT SESTO S.G. XL MOUNTAIN IL MARATONETA SPORT RONDIRO PASSSPORT SIGNORESSA SPORTLER CLIMBING CENTER SPORTLER TREVISO DF SPORT SPECIALIST SIRTORI ALTERNATIVA SPORT ALPIN SPORTS K&K SPORTS ROCK & ICE SOLDA SALEWA OUTLET VERONA CENTRO SPORT FIORELLI SPORT SONDRIO SPORTLAND SONICO CAMPO BASE SPILAMBERTO BERGER SCHUKE SPORTLAND STEZZANO SPORTLAND SUZZARA ALPSTATION TARVISIO SPORTLER TAVAGNACCO ZANI SPORT

NOVALESA OLGIATE OLONA ORIO AL SERIO ORIO AL SERIO ORIO AL SERIO ORIO AL SERIO ORTISEI ORTISEI ORTISEI ORZINUOVI OSIMO OSPITALETTO OSTERIA DEL GATTO, FOSSATO DI VICO OVINDOLI PADOVA PADOVA PADOVA PADOVA PALAZZOLO SULL’OGLIO PAQUIER PARCINES PARMA PARMA PARMA PAVULLO NEL FRIGNANO PERGINE VALSUGANA PERNATE PERO PERTOSA PERUGIA PERUGIA PESCARA PESCARA PESCASSEROLI PIACENZA PIACENZA PIACENZA PIANCOGNO PIANELLA PIETRAMURATA PIETRASANTA PIEVE D’ALPAGO PIEVE DI SOLIGO PIEVE DI TORREBELVICINO PINEROLO PINEROLO PINEROLO PINZOLO PINZOLO PISOGNE PISTOIA PLAN FELINAZ PONT SAINT MARTIN PONTE DI LEGNO BS PONTE FELCINO PONTE NELLE ALPI PONTE SELVA DI PARRE PONTERANICA PORDENONE PORDENONE POVE DEL GRAPPA POZZA DI FASSA PRATA CAMPORTACCIO PRATO PREDAZZO QUARTU SANT’ELENA RASEN-ANTHOLZ SÜDTIROL RAVENNA RAVENNA REANA DEL ROJALE REGGIO EMILIA REGGIO EMILIA REGGIO EMILIA RIETI RIETI RIMINI RIO DI PUSTERIA RIVAROLO CANAVESE ROCCA DI MEZZO ROMA ROMA ROMA ROMA ROMA ROMA ROMA ROMA ROMA ROMA ROMA ROMA ROMA ROMA ROMA ROMA ROMA ROMA ROMA ROMA ROMAGNANO SESIA RONCADELLE RONCO BRIANTINO RORETO DI CHERASCO ROVERETO ROVERETO ROVERETO ROVERETO ROVERETO RUFFRE' - MENDOLA S. CRISTINA SACILE SACILE SAINT CHRISTOPHE SAN CANDIDO SAN CANDIDO SAN CASSIANO SAN CASSIANO SAN GIULIANO MILANESE SAN LEONARDO IN PASSIRIA SAN MARTINO BUON ALBERGO SAN MARTINO BUON ALBERGO SAN MARTINO DI CASTROZZA SAN MARTINO DI CASTROZZA SAN MARTINO DI CASTROZZA SAN MARTINO DI CASTROZZA SAN PANCRAZIO SAN PAOLO SAN VENDEMIANO SAN ZENO NAVIGLIO SANSEPOLCRO SANT'AMBROGIO SANT’AGOSTINO SARONNO SARZANA SASSUOLO SAUZE D’OULX SAVIGLIANO SAVIGNANO SUL RUBICONE SCHIO SCHIO SCHIO SCOPPITO SEDICO SELVA GARDENA SELVA VAL GARDENA SENIGALLIA SERAVALLE SCRIVIA SESTO SESTO SAN GIOVANNI SETTIMO VITTONE SIENA SIENA SIGNORESSA SILEA SILEA SIRTORI SISTIANA SIUSI SIUSI SOLDA SONA SONDRIO SONDRIO SONICO SPILAMBERTO ST. NIKOLAUS ULTEN STEZZANO SUZZARA TARVISIO TAVAGNACCO TEMU


502. 503. 504. 505. 506. 507. 508. 509. 510. 511. 512. 513. 514. 515. 516. 517. 518. 519. 520. 521. 522. 523. 524. 525. 526. 527. 528. 529. 530. 531. 532. 533. 534. 535. 536. 537. 538. 539. 540. 541. 542. 543. 544. 545. 546. 547. 548. 549. 550. 551. 552. 553. 554. 555. 556. 557. 558. 559. 560. 561. 562. 563. 564. 565. 566. 567. 568. 569. 570. 571. 572. 573. 574. 575. 576. 577.

PIÙ SPORT 502. PIÙ SPORT IOCORRO! 503. IOCORRO! VERTIGINI SPORT 504. VERTIGINI SPORT MONTURA FIEMME 505. MONTURA FIEMME SPORT VENTURA 506. SPORT VENTURA CRAZY STORE507. TIRANOCRAZY STORE TIRANO TECNICAL SKI508. TECNICAL SKI ALPSTATION TORINO 509. ALPSTATION TORINO ASD BOULDER 510. BAR ASD BOULDER BAR BSHOP BRACCINI 511. BSHOP BRACCINI BSHOP RAVINA 512. BSHOP RAVINA BSIDE CLIMBING 513. VILLAGE BSIDE CLIMBING VILLAGE CUORE DA SPORTIVO 514. CUORE DA SPORTIVO FERRINO STORE 515. TORINO FERRINO STORE TORINO FRESH STORE516. FRESH STORE GRASSI SPORT 517. TORINO GRASSI SPORT TORINO JOLLY SPORT518. JOLLY SPORT JOLLY SPORT519. JOLLY SPORT MIZUNO STORE 520. MIZUNO STORE MONTURA TORINO 521. MONTURA TORINO PASSION SPORT 522. PASSION SPORT RONCO ALPINISMO 523. RONCO ALPINISMO SALEWA TORINO 524. SALEWA TORINO SASP 525. SASP THE NORTH FACE 526. TORINO THE NORTH FACE TORINO GULLIVER TORRE 527. PELLICE GULLIVER TORRE PELLICE SPORTLER VICENZA 528. SPORTLER VICENZA LEZARD 529. LEZARD CATTI SPORT 530. CATTI SPORT LA SPORTIVA531. TRENTOLA SPORTIVA TRENTO MONTURA TRENTO 532. MONTURA TRENTO ROCK & ICE TRENTO 533. ROCK & ICE TRENTO SHERPA3 PATAGONIA 534. SHERPA3 PATAGONIA SPORTLER ALPIN 535. TRENTO SPORTLER ALPIN TRENTO SPORTLER TRENTO 536. SPORTLER TRENTO TECNOSCI 537. TECNOSCI VERTICAL SPORT 538. TRENTO VERTICAL SPORT TRENTO MAGNITUDO539. MAGNITUDO LE BLOC SHOP 540. LE BLOC SHOP ALPSTATION TRIESTE 541. ALPSTATION TRIESTE AVVENTURA 542. DUE AVVENTURA DUE SPORTLER TRIESTE 543. SPORTLER TRIESTE FIASCARIS 544. FIASCARIS K2 SPORT 545. K2 SPORT SPORT CENTER 546. SPORT CENTER SPORT CORONES 547. SPORT CORONES SPORT MODE548. MARIA SPORT MODE MARIA FIORELLI SPORT 549.VALMASINO FIORELLI SPORT VALMASINO SALEWA OUTLET 550.VALMONTONE SALEWA OUTLET VALMONTONE BASE CAMP 551. BASE CAMP SKICENTER 552. SKICENTER LODO SPORT553. LODO SPORT VERNAZZA SPORT 554. VERNAZZA SPORT CAMPO BASE555. VERONA CAMPO BASE VERONA MONTURA VERONA 556. MONTURA VERONA ROSSIGNOL VERONA 557. ROSSIGNOL VERONA THE NORTH FACE 558. VERONA THE NORTH FACE VERONA CONTROCORRENTE 559. CONTROCORRENTE MARATONANDO 560. MARATONANDO OLIUNID VICENZA 561. OLIUNID VICENZA GILIOLI SPORT 562. GILIOLI SPORT MONDO MONTAGNA 563. MONDO MONTAGNA VERTICAL NO564. LIMIT VERTICAL NO LIMIT DHO SPORT 565. DHO SPORT ROSSI 566. ROSSI SPORTLAND 567. VILLANUOVA SPORTLAND VILLANUOVA AFFARI & SPORT 568.VILLASANTA AFFARI & SPORT VILLASANTA BAROLI SPORT 569. BAROLI SPORT CALZATURE BAROLI 570. CALZATURE BAROLI HERBERT PLANK 571. SPORT HERBERT PLANK SPORT RUNNER 572. RUNNER HELLWEGER INTERSPORT 573. HELLWEGER INTERSPORT LA SPORTIVA574. ZIANO DI LAFIEMME SPORTIVA ZIANO DI FIEMME TIRABOSCHI 575. SPORT TIRABOSCHI SPORT CRAS 576. CRAS TABIA SPORT577. TABIA SPORT

TERAMO TERNI TERNI TESERO TESERO TIRANO TOLMEZZO TORINO TORINO TORINO TORINO TORINO TORINO TORINO TORINO TORINO TORINO TORINO TORINO TORINO TORINO TORINO TORINO TORINO TORINO TORRE PELLICE TORRI DI QUARTESOLO TRADATE TRAVERSETOLO TRENTO TRENTO TRENTO TRENTO TRENTO TRENTO TRENTO TRENTO TRENTO TREVISO TRIESTE TRIESTE TRIESTE UDINE UDINE VAL DI VIZZE 19 VALDAORA VALLES VALMASINO VALMONTONE VALSESIA VARNA VERMIGLIO VERNAZZA VERONA VERONA VERONA VERONA VIADANA VIAREGGIO VICENZA VIGNOLA VIGNOLA VILLAIR-AMERIQUE VILLANOVA MONDOVI VILLANOVA MONDOVI VILLANUOVA SUL CLISI VILLASANTA VILLENEUVE VILLENEUVE VIPITENO VITERBO WELSBERG-TAISTEN ZIANO DI FIEMME ZOGNO ZOLA PREDOSA ZOLDO ALTO

Germany 578. 579. 580. 581. 582. 583. 584. 585. 586. 587. 588. 589. 590. 591. 592. 593. 594. 595. 596. 597. 598. 599. 600. 601. 602. 603. 604. 605. 606. 607. 608. 609. 610. 611. 612. 613. 614. 615. 616. 617. 618. 619. 620. 621. 622. 623. 624. 625. 626. 627. 628. 629. 630. 631. 632. 633. 634. 635. 636. 637. 638. 639. 640. 641. 642. 643. 644. 645. 646. 647.

MOUNTAIN-SPORTS 578. MOUNTAIN-SPORTS ROHRMEIER 579. OUTDOOR ROHRMEIER OUTDOOR CONDITION STEIGENBERGER 580. CONDITION STEIGENBERGER BERGSPORTHÜTTE 581. BERGSPORTHÜTTE RIAP SPORT 582. RIAP SPORT STADT LAND 583. FLUSS STADT LAND FLUSS BERGSPORT GEISTALLER 584. BERGSPORT GEISTALLER CAMP 4 585. CAMP 4 GLOBETROTTER 586.BERLIN GLOBETROTTER BERLIN MONT K 587. MONT K PATAGONIA BERLIN 588. PATAGONIA BERLIN THE NORTH FACE 589. BERLIN THE NORTH FACE BERLIN UNTERWEGS 590. BIELEFELD UNTERWEGS BIELEFELD KRENN MODE 591. UND SPORT KRENN MODE UND SPORT GLOBETROTTER 592.BONN GLOBETROTTER BONN UNTERWEGS 593. BONN UNTERWEGS BONN UNTERWEGS 594. BREMENUNTERWEGS BREMEN UNTERWEGS 595. CELLE UNTERWEGS CELLE DER SKANDINAVIER 596. DER SKANDINAVIER MAGIC MOUNT 597.ALLESMAGIC MOUNT ALLES GLOBETROTTER 598.DRESDEN GLOBETROTTER DRESDEN UNTERWEGS 599. DUISBURG UNTERWEGS DUISBURG GLOBETROTTER 600.DÜSSELDORF GLOBETROTTER DÜSSELDORF SACK & PACK601. SACK & PACK UNTERWEGS 602. ERFURTUNTERWEGS ERFURT FREILAUF 603. FREILAUF BERGSPORT MÜHLBAUER 604. BERGSPORT MÜHLBAUER UNTERWEGS 605. FLENSBURG UNTERWEGS FLENSBURG GLOBETROTTER 606.FRANKFURT GLOBETROTTER FRANKFURT SALEWA STORE 607. FREIBURG SALEWA STORE FREIBURG SPORT BOHNY 608. SPORT BOHNY SPORT KIEFER 609. SPORT KIEFER DOOROUT.COM 610. DOOROUT.COM NORDWAND611. SPORTSNORDWAND SPORTS ALPINSPORT 612. BASIS ALPINSPORT BASIS BERGSPORT WN 613. ALPIN BERGSPORT WN ALPIN SPORT CONRAD 614. GARMISCH SPORT CONRAD GARMISCH BERGZEIT 615. BERGZEIT GLOBETROTTER 616.HAMBURG GLOBETROTTER HAMBURG GLOBETROTTER 617. HAMBURG GLOBETROTTER HAMBURG UNTERWEGS 618. HAMM UNTERWEGS HAMM BSZ BERGSPORTZENTRALE 619. BSZ BERGSPORTZENTRALE ADVENTURE 620. COMPANY ADVENTURE COMPANY SPORT NENNER 621. SPORT NENNER BERGZEIT 622. BERGZEIT UNTERWEGS 623. HÖXTERUNTERWEGS HÖXTER SPORT CONRAD 624.IFFELDORF SPORT CONRAD IFFELDORF UNTERWEGS 625. JEVER UNTERWEGS JEVER BASISLAGER 626. SPORT HANDELS BASISLAGER SPORT HANDELS SCENIC SPORTS 627. SCENIC SPORTS BERGSPORT MAXI 628. BERGSPORT MAXI UNTERWEGS 629. KIEL UNTERWEGS KIEL GLOBETROTTER 630. GLOBETROTTER GLOBETROTTER 631.KÖLNGLOBETROTTER KÖLN SPORT GRUNER 632. SPORT GRUNER ALPINSPORTZENTRALE 633. ALPINSPORTZENTRALE ALPEN STRAND 634. ALPEN STRAND 635. LEIPZIG THE NORTH FACE THE NORTH FACE LEIPZIG UNTERWEGS 636. LEIPZIG UNTERWEGS LEIPZIG BIWAK 637. BIWAK EISELIN SPORT 638. EISELIN SPORT ALPIN OUTDOOR 639. LADEN ALPIN OUTDOOR LADEN ENGELHORN640. SPORTSENGELHORN SPORTS OUTDOORTRENDS 641. OUTDOORTRENDS MAGIC MOUNT 642. MAGIC MOUNT GLOBETROTTER 643.MÜNCHEN GLOBETROTTER MÜNCHEN KELLER SPORTS 644. KELLER SPORTS KELLER SPORTS 645. KELLER SPORTS PATAGONIA MÜNCHEN 646. PATAGONIA MÜNCHEN RUMRICH STONE 647. PROJECTS RUMRICH STONE PROJECTS

ANSBACH ASCHAFFENBURG ASCHAU AUGSBURG BAD REICHENHALL BAD TÖLZ BERCHTESGADEN BERLIN BERLIN BERLIN BERLIN BERLIN BIELEFELD BISCHOFSWIESEN BONN BONN BREMEN CELLE COBURG DORTMUND DRESDEN DUISBURG DÜSSELDORF DÜSSELDORF ERFURT ERLANGEN FELDKIRCHEN WESTERHAM FLENSBURG FRANKFURT AM MAIN FREIBURG FREIBURG FREIBURG FULDA FÜSSEN GARMISCH-PARTENKIRCHEN GARMISCH-PARTENKIRCHEN GARMISCH-PARTENKIRCHEN GMUND-MOOSRAIN HAMBURG HAMBURG HAMM HANNOVER HEILBRONN HINTERTUX HOLZKIRCHEN / GROSSHARTPENNING HÖXTER IFFELDORF JEVER KARLSRUHE KAUFBEUREN KEMPTEN 87435 KIEL KÖLN KÖLN KONSTANZ LANDSBERG AM LECH LANDSHUT LEIPZIG LEIPZIG LIMBURG LÖRRACH MAINZ MANNHEIM MARKTOBERDORF MENDEN MÜNCHEN MÜNCHEN MÜNCHEN MÜNCHEN MÜNCHEN

648. 649. 650. 651. 652. 653. 654. 655. 656. 657. 658. 659. 660. 661. 662. 663. 664. 665. 666. 667. 668. 669. 670. 671. 672. 673. 674. 675. 676. 677.

SCHUSTER SPORTHAUS THE NORTH FACE MUNICH UNTERWEGS MÜNSTER SPORT CONRAD MURNAU SPORTHAUS SCHÖNHERR TRAVEL & TREK BASTIAN SALEWA STORE OBERSTDORF SCHRATT 1803 UNTERWEGS OLDENBURG DER OUTDOORLADEN DENK SPORT CONRAD PENZBERG E-XPLOSION GIPFELSTÜRMER LAUF UND BERG KÖNIG SALEWA STORE REGENSBURG MONTAGNE-SPORT BERGWERKER STUTTGART GLOBETROTTER STUTTGART GLOBETROTTER HARZ SCHNEIDER RAD+SPORT VIKING ADVENTURES BIWAKSCHACHTEL GLOBETROTTER ULM SALEWA OUTLET WERTHEIM UNTERWEGS WESEL SPORT CONRAD WIELENBACH UNTERWEGS WILHELMSHAVEN BASISLAGER WÜRZBURG SALEWA OUTLET ZWEIBRÜCKEN

MÜNCHEN MUNICH MÜNSTER MURNAU NEUSTIFT NÜRNBERG OBERSTDORF OBERSTDORF OLDENBURG PADERBORN PASSAU PENZBERG PFORZHEIM RAVENSBURG REGENSBURG REGENSBURG ROSENHEIM STUTTGART STUTTGART TORFHAUS (HARZ) TRAUNSTEIN TRIER TÜBINGEN ULM WERTHEIM WESEL WIELENBACH WILHELMSHAVEN WÜRZBURG ZWEIBRÜCKEN

Austria 678. 679. 680. 681. 682. 683. 684. 685. 686. 687. 688. 689. 690. 691. 692. 693. 694. 695. 696. 697. 698. 699. 700. 701. 702. 703. 704. 705. 706. 707.

ALPIN LOACKER ALPIN LOACKER ALPSTATION INNSBRUCK BERGFUCHS BLACK DIAMOND INNSBRUCK BERGSPORT BERGWERK HIGH LIFE HANDELS KAMAX BOOTS ONSIGHT BERGSPORT PATAGONIA INNSBRUCK PETE SPORT PETE SPORT ROCKNROLL MOUNTAIN STORE ROCKNROLL MOUNTAIN STORE SALEWA OUTLET PARNDORF SALEWA STORE HÖRHAGER SALEWA STORE LINZ SALEWA STORE SAALFELDEN SALEWA STORE SALZBURG SALEWA STORE SCHLADMING SALEWA STORE WIEN SPORT HILBRAND SPORT4YOU SPORTLER SPORTLER SPORTLER WITTING STEPPENWOLF THE NORTH FACE INNSBRUCK ZIMML ALPINAUSSTATTER

BERGHEIM SALZBURG BLUDENZ GÖTZIS GÖTZIS GRAZ INNSBRUCK INNSBRUCK INNSBRUCK INNSBRUCK INNSBRUCK KIRCHDORF IN TIROL KIRCHDORF IN TIROL KUFSTEIN LIENZ LIENZ LINZ MAYRHOFEN MITTELBERG PARNDORF SAALFELDEN SCHLADMING SÖLDEN ST. ANTON AM ARLBER ST. ANTON AM ARLBERG ST. ANTON ARLBERG STEYR WIEN WIEN WÖRTHERSEE ZAMS

Switzerland 708. 709. 710. 711. 712. 713. 714. 715. 716. 717. 718. 719. 720. 721. 722. 723. 724. 725.

TRANSA BASEL TRANSA BERN BÄCHLI BERGSPORT STILE ALPINO LUGANO PLANET ENDURANCE TRANSA LUCERNE DF SPORT SPECIALIST LUGANO SALEWA STORE PONTRESINA STILE ALPINO SAMEDAN BOOSPORT TRANSA ST. GALLEN MONTAIN-AIR BAYARD SPORT SALEWA STORE ZERMATT THE NORTH FACE ZERMATT THE NORTH FACE ZURICH TRANSA ZURICH BÄCHLI BERGSPORT

BASEL BERN BERN-BREITENRAIN CANOBBIO ECUBLENS LUCERNE LUGANO PONTRESINA SAMEDAN SIERRE ST. GALLEN VERBIER ZERMATT ZERMATT ZERMATT ZURICH ZURICH ZURICH-OERLIKON

France 726. 727. 728. 729. 730. 731. 732. 733. 734. 735. 736. 737. 738. 739. 740. 741. 742. 743. 744. 745. 746. 747. 748. 749. 750. 751. 752. 753. 754. 755. 756. 757. 758. 759. 760. 761. 762. 763. 764. 765. 766. 767. 768. 769.

AU VIEUX CAMPEUR ALBERTVILLE CYRIL'S SPORT PICTURE SNOWLEADER ANNECY THE NORTH FACE ANNECY CHULLANKA ANTIBES PEYTAVIN SPORT SPORTS AVENTURE AU VIEUX CAMPEUR CHAMBÉRY EKOSPORT PATAGONIA CHAMONIX THE NORTH FACE CHAMONIX ARC’TERYX CHAMONIX SNELL SPORTS SNOWLEADER CHAMONIX COQUOZ SPORTS SNELL SPORT SNOWLEADER D'AVENTURE EN AVENTURE ENDURANCE SHOP EPINAL LE SHOP TWINNER S'CAPE FONTAINEBLEAU APPROACH GAP ALTITUDE SPORT OUTDOOR AU VIEUX CAMPEUR GRENOBLE MONTAZ AU VIEUX CAMPEUR LABÈGE ESPACE MONTAGNE AU VIEUX CAMPEUR LYON SNOWLEADER LYON THE NORTH FACE LYON AU VIEUX CAMPEUR MARSEILLE CAP RUNNING CHULLANKA THE NORTH FACE NANTES ALTICOOP AU VIEUX CAMPEUR PARIS THE NORTH FACE PARIS THE NORTH FACE PARIS OPERA THE NORTH FACE ALPY'RANDO ENDURANCE MONTANIA SPORT

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ALBERTVILLE ALPE-D'HUEZ ANNECY ANNECY ANNECY ANTIBES BAYONNE BORDEAUX CHAMBÉRY CHAMBÉRY CHAMONIX CHAMONIX CHAMONIX MONT BLANC CHAMONIX MONT BLANC CHAMONIX MONT BLANC CHAMONIX MT-BLANC CHAMONIX-MONT-BLANC CHAVANOD CLERMONT FERRAND EPINAL FONT ROMEU FONT ROMEU FONTAINEBLEAU GAP GERARDMER GRENOBLE LA RAVOIR LABÈGE LE GRAND EPAGNY LYON LYON LYON MARSEILLE MARSEILLE MERIGNAC NANTES NICE PARIS PARIS PARIS PARIS PAU RODEZ SAINT ALBAN LEYSSE

770. 771. 772. 773. 774. 775. 776. 777.

TWINNER SAINT GERVAIS ESPACE MONTAGNE AU VIEUX CAMPEUR SALLANCHES AU VIEUX CAMPEUR THE NORTH FACE STRASBOURG AU VIEUX CAMPEUR CHULLANKA TOULOUSE TERRE DE MONTAGNE

SAINT GERVAIS SAINT MARTIN D'HERES SALLANCHES STRASBOURG STRASBOURG THONON LES BAINS TOULOUSE VILLE LA GRAND

778. 779. 780. 781. 782. 783. 784. 785. 786. 787. 788. 789. 790. 791. 792. 793. 794. 795. 796. 797. 798. 799. 800. 801. 802. 803. 804. 805. 806. 807. 808. 809. 810. 811. 812. 813. 814. 815. 816. 817. 818. 819. 820. 821. 822. 823. 824. 825. 826. 827. 828. 829. 830. 831. 832. 833. 834. 835. 836. 837. 838.

TRAILXTREM ALCOBENDAS EL REFUGIO DEPORTES DIAGONAL ALMERIA VILADOMAT ALP SPORTS CAMP BASE INTERPERIE CAMP BASE NUS CUYLÁS BARCELONA EQUIPA'T GROWOLD MONTANYÀ SALEWA STORE BARCELONA SHARMA CLIMBING THE NORTH FACE BARCELONA VÈRTIC BARCELONA BARRABÉS RÍOS RUNNING BERGA SERAC SPORT HAMAIKA MOUNTAIN THE NORTH FACE BILBAO ARMERIA Y AVENTURA SUMMIT MOUNTAIN ESPORTS ROC VERTICAL AL COXINILLO MACHAPUCHARE ARISTARUN GOMA 2 TECNIC ESPORTS ANDORRA TRAMUNTANA ESPORTS ESPORTS NABES DEPORTES SHERPA GRANADA ILLA SPORTS DEPORTES CHARLI JACA BLACKISARD MOUNTAIN K2 PLANET CUYLÁS MADRID DEPORTES KOALA OUTDOOR SIN LÍMITE THE NORTH FACE MADRID DEPORTES LA TRUCHA RÍOS RUNNING MANRESA VÈRTIC SABADELL VÈRTIC MANRESA EVORUNNER FACTOR 2 CARVING ESPORTS CAMP BASE C17 LA SPORTIVA RODELLAR CAMP BASE SANT CUGAT AGOSTI XTREME SPORT PEREGRINOTECA.COM DEPORTEMANIA TANGOSENLAROCA.COM DEPORTES AITANA L’AVENTURA THE NORTH FACE VALENCIA DEPORTES ALVARADO TERRA DEPORTE AVENTURA SALEWA OUTLET VILADECANS CAMP BASE VITORIA DEPORTES GAIKAR KIROLAK

ALCOBENDAS ALICANTE ALMERÍA ANDORRA LA VELLA BARCELONA BARCELONA BARCELONA BARCELONA BARCELONA BARCELONA BARCELONA BARCELONA BARCELONA BARCELONA BARCELONA BENASQUE BERGA BETXÍ BILBAO BILBAO BULLAS BURGOS CANILLO CHULLILA COLLADO VILLALBA CÓRDOBA CORNUDELLA DE MONTSANT ENCAMP GANDIA GIRANA GRANADA GRANOLLERS JACA LA BISBAL D'EMPORDÀ LEÓN MADRID MADRID MADRID MADRID MÁLAGA MANRESA MANRESA MANRESA MORALZARZAL MURCIA ORDINO PARETS DEL VALLÈ RODELLAR SANT CUGAT DEL VALLÈS SANTANDER SARRIA SEVILLA UTIEL VALENCIA VALENCIA VALENCIA VALÈNCIA VIGO VILADECANS VITORIA-GASTEIZ VITORIA-GASTEIZ

Spain

The Netherlands 839. 840. 841. 842. 843. 844. 845. 846. 847. 848. 849. 850. 851. 852. 853. 854. 855. 856. 857. 858. 859. 860. 861. 862. 863. 864. 865. 866. 867. 868. 869. 870. 871. 872. 873. 874. 875. 876.

BEVER ALMERE BEVER AMERSFOORT BEHIND THE PINES BEVER AMSTERDAM BEVER AMSTERDAM CARL DENIG KATHMANDU AMSTERDAM MONK AMSTERDAM THE NORTH FACE AMSTERDAM BEVER APELDOORN BEVER ARNHEM BEVER ASSEN BEVER BREDA BEVER DEN HAAG BEVER DEN HAAG HUNA OUTDOOR SHOP BEVER DEVENTER BEVER DOETINCHEM BEVER EINDHOVEN MONK EINDHOVEN BEVER ENSCHEDE RENÉ VOS OUTDOOR BEVER GRONINGEN SOELLAART BEVER HENGELO BEVER HILVERSUM BEVER HOUTEN BEVER NIJMEGEN KATHMANDU NIJMEGEN OUTDOOR & TRAVEL OUTFITTERS BEVER ROTTERDAM BEVER S-HERTOGENBOSCH BEVER STEENWIJK BEVER TILBURG BEVER UTRECHT KATHMANDU UTRECHT THE NORTH FACE UTRECHT ZWERFKEI OUTDOOR

ALMERE AMERSFOORT AMSTERDAM AMSTERDAM AMSTERDAM AMSTERDAM AMSTERDAM AMSTERDAM AMSTERDAM APELDOORN ARNHEM ASSEN BREDA DEN HAAG DEN HAAG DEN HAAG DEVENTER DOETINCHEM EINDHOVEN EINDHOVEN ENSCHEDE GORSSEL GRONINGEN HAARLEM HENGELO HILVERSUM HOUTEN NIJMEGEN NIJMEGEN ROOSENDAAL ROTTERDAM S-HERTOGENBOSCH STEENWIJK TILBURG UTRECHT UTRECHT UTRECHT WOERDEN

877. 878. 879. 880. 881. 882. 883. 884. 885. 886. 887. 888. 889. 890. 891. 892.

NEEDLE SPORTS SNOW+ROCK LONDON SNOW+ROCK LEEDS THE NORTH FACE THE NORTH FACE LONDON COTSWOLD OUTDOOR ELLIS BRIGHAM MOUNTAIN COTSWOLD OUTDOOR SNOW+ROCK LONDON CANARY SNOW+ROCK LONDON SNOW+ROCK LONDON THE NORTH FACE VICTORIA SNOW+ROCK LONDON SNOW+ROCK MANCHESTER PATAGONIA MANCHESTER SNOW+ROCK PORT SOLENT

KESWICK KNIGHTSBRIDGE LEEDS LONDON LONDON LONDON LONDON LONDON LONDON LONDON LONDON LONDON LONDON MANCHESTER MANCHESTER PORTSMOUTH

England


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D AV I D E F I O R A S O

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PHOTO BY LUIGI CHIRUCHI

Che tu ci creda o no, ogni mattina la vita bussa alla tua porta e chiede: cosa facciamo oggi? Niente, risponde la pigrizia. Quello che abbiamo fatto ieri, risponde l’abitudine. Dobbiamo proprio fare qualcosa? aggiunge la noia. Ma per fortuna, ogni mattina, la vita non si dà per vinta. La vita insiste. La vita ci prova. Sempre. Per questo torna a chiedere: cosa facciamo oggi? Tutto quello che posso, risponde la vitalità. Che tu ci creda o no, anche questa mattina la vita busserà alla tua porta e chiederà: cosa facciamo oggi? Ma tu cosa risponderai?


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