Jenn Drummond
Madre Terra
Giro dei Pellegrini
Un lavoro in finanza, una bella famiglia, sette figli. Poi un terribile incidente cambia la sua vita per il meglio.
Osservare la natura può svelarci il senso stesso della vita e farci acquisire un modo di trattarla più rispettoso.
C’è il pensiero per cui si debba andare lontano, quando basta solo cambiare prospettiva per scoprire un nuovo mondo.
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EDITO TEXT ILARIA CHIAVACCI
La montagna e noi «Ma, insomma, se sapessero solo cos’han fatto le donne!» questa frase è stata raccolta dalle storiche Anna Maria Bruzzone e Rachele Farina nel loro saggio La Resistenza taciuta, in cui hanno raccolto le testimonianze di 12 partigiane piemontesi, protagoniste di un tassello fondamentale della nostra storia a cui è sempre toccato un ruolo di subalternità e mai di protagonismo. Staffette, combattenti, madri e mogli di partigiani: le donne che combatterono attivamente nelle montagne italiane durante il periodo della Resistenza si stima siano state oltre 35 mila, eppure solo a trenta di loro toccò una medaglia al valore. Anno dopo anno, il 25 aprile si alza il numero delle commemorazioni in cui si fa diretto
PHOTO DENIS PICCOLO
riferimento al ruolo delle donne alla lotta partigiana, ma la narrazione che riguarda il genere femminile, quando si tratta di riconoscere imprese che l’immaginario collettivo vuole come appannaggio del maschio-esploratore, o del maschio-guerriero, è tuttora problematica. Se le donne che attivamente combatterono, le “madri della montagna” che preparavano viveri e indumenti e le staffette furono escluse dalle sfilate dei partigiani all’indomani della Liberazione, non c’è da stupirsi che ancora oggi l’argomento delle imprese femminili sia, quando non divisivo, maneggiato in modo maldestro. Quando si tratta di riconoscere a una donna qualcosa che storicamente siamo abituati a percepire come maschile c’è spesso una fastidiosa nota di stupore, un sottotesto che lascia intendere che il fatto che ci sia riuscita è già di per sé qualcosa di sbalorditivo perché insomma, è una donna. Molti studi hanno ormai dimostrato come nell’al-
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pinismo e nell’arrampicata la differenza fisica tra uomini e donne sia minima, ma nonostante questo le donne nell’ambiente outdoor fanno ancora fatica ad essere prese seriamente. In questo numero, che per altro è scritto, fotografato, tradotto e pensato in larga parte da donne, troverete molte storie di ragazze che vi racconteranno attraverso la loro esperienza quanto a volte possa essere, o essere stato, frustrante essere considerata non all’altezza a prescindere, o raccontata solo in quanto “madre alpinista”. Ancora: donne che si sono spese in prima persona per combattere regimi strettamente patriarcali attraverso lo sport e l’attività outdoor. La parità di genere è ancora lontana dall’essere raggiunta: per farlo servono azioni concrete da parte soprattutto delle istituzioni, ma è importante non sottovalutare il tema della rappresentazione, che nel caso delle ragazze che frequentano la montagna, stenta ancora ad essere egualitaria.
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EDITOR IN CHIEF Denis Piccolo | denis@thepillagency.com
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E D I T I N G & T R A N S L AT I O N S Silvia Galliani
COVER Valeria Margherita Mosca Photo Achille Mauri
ART DIRECTION George Boutall | Evergreen Design House Niccolò Galeotti, Francesca Pagliaro
PRINT L'artistica Savigliano, Savigliano - Cuneo - Italy, lartisavi.it
THEPILLMAGAZINE .COM Ludovica Sacco | ludovica@thepillagency.com
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PHOTOGRAPHERS & FILMERS Matteo Pavana, Thomas Monsorno, Camilla Pizzini, Chiara Guglielmina, Silvia Galliani, Francesco Pierini, Elisa Bessega, Andrea Schilirò, Denis Piccolo, Achille Mauri, Simone Mondino, Alice Russolo, Patrick De Lorenzi, Giulia Bertolazzi, Tito Capovilla, Luigi Chiurchi, Isacco Emiliani
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The Pill rivista bimestrale registrata al tribunale di Milano il 29/02/2016 al numero 73 4
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THE DAILY PILL BY LUDOVICA SACCO
F E D E R I CA M I N G O L L A E N T R A N E L T E A M SA L E WA P E O P L E Salewa accoglie nel suo team Federica Mingolla, una delle migliori climber a livello internazionale. Mingolla è un ottimo acquisto per il team data la sua esperienza in montagna, come conferma Thomas Aichner, direttore marketing Salewa: “Con Federica è stato più naturale parlare dell’estetica dell’arrampicata come forma di danza verticale, e delle emozioni delle sue esperienze in montagna. In questo approccio abbiamo scoperto grande sintonia coi valori di Salewa e siamo certi che Federica ci potrà aiutare a trasmetterli a chi va in montagna.”
LIV RACING E LE SUE MACHA PRO Macha Pro è la new entry di Liv Racing Xstra che offre efficienza, leggerezza e stile a tutte le bikers. Vanta la tomaia avvolgente in rete rivestita in poliuretano, che presenta delle micro-perforazioni ottenute attraverso il taglio laser che offrono la massima ventilazione anche a lunga durata. Il design interno ExoWrap con Boa Li2 microregolabili e lacci in Dyneema garantisce un supporto completo e un’alta precisione nella chiusura. La soletta Transtextura Plus presenta uno strato antimicrobico per una sensazione fresca e confortevole.
T H E N O R T H FAC E C O L L A B O R A C O N L’ I L L U S T R AT R I C E N AO M I O T S U Nasce la collezione The North Face che celebra le donne nell’outdoor, ispirata all’esplorazione, alla condivisione e il senso di appartenenza. Secondo questo concept, Naomi Otsu ha elaborato un’esclusiva stampa, della quale afferma: "Amo osservare e trarre ispirazione dalla natura perché mi piace pensare che i fiori e le piante abbiano una loro personalità. Questa collezione nasce per incoraggiare le persone ad andare alla scoperta dell'inesplorato. Come avviene con questa stampa se si guarda da vicino la natura, si potrebbe rimanere sorpresi."
M A R I A N N E FAT T O N V E S T E S C A R PA A N C H E D ’ E S TAT E Classe ’95, campionessa del mondo skialp nel 2020 e nel 2021 nella gara Race. Ma non finisce qui. Quando non c’è la neve, Marianne corre macinando chilometri su chilometri, come ha dimostrato durante la scorsa Marathon Du Mont Blanc. L’atleta è talmente inarrestabile, che SCARPA le ha proposto di vestire i suoi colori anche nel team di trail running. L’acquisizione è stata annunciata su Instagram, dove SCARPA si dichiara felice dei traguardi competitivi di Marianne al punto da voler supportare la sua passione per la montagna per tutto l’anno.
F R E E TO U R I N G : L A N G E P R O P O N E X T 3 TO U R P R O E S P O R T Che l’obiettivo sia esplorare o sciare in neve fresca, salire con le pelli è sempre sinonimo di libertà. Per questo motivo, Lange ha lanciato la gamma da free touring nella versione femminile di XT3 Tour e Sport. Con questi scarponi leggeri a quattro ganci, Lange porta oltre le piste battute le ragazze che amano lo scialpinismo ma non vogliono rinunciare al piacere della sciata. Queste versioni dei boot, sono studiate per adattarsi perfettamente alla morfologia femminile: hanno il gambetto accorciato e più ampio in corrispondenza del polpaccio.
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THE DAILY PILL BY LUDOVICA SACCO
C A S E Y B R O W N A F I A N C O D I M O N S R OYA L E Casey Brown, due volte “Queen of Crankworx”, è entrata a far parte della family Mons Royale. Il brand e la mountain biker hanno stretto una partnership che rappresenta una precisa visione del futuro: un progresso sostenibile con una dedizione allo sport. Casey commenta: “Collaborare con un brand che utilizza fibre naturali ed ha valori di rispetto ambientale è stato qualcosa di molto voluto da parte mia. Sono entusiasta di aver potuto scegliere un partner in linea con i miei principi etici e che riflette il modo che ho di intendere il riding.”
VA N S X T E X T U R E D WAV E S Vans lancia una collezione surf head-to-toe con Textured Waves completamente dedicata alle donne. I due brand vogliono mettere in risalto le tantissime donne di colore che fanno parte della comunità del surf, cercando di amplificarne la voce per dare il via ad un cambiamento sociale. “Textured Waves è stata creata per far risorgere le storie delle donne che sono venute prima di noi, mostrare il presente e aprire la porta al futuro”, racconta Chelsea Woody, co-fondatrice di Textured Waves e atleta del team Vans.
ASICS, L A COLLEZIONE PE R DONNE ISPIRATA AL G IAPPONE La nuova collezione sportiva per donne di ASICS “Yozakura” mostra uno stile unico e ricercato. Il nome utilizzato deriva dal concetto che descrive la fioritura dei fiori di ciliegio, raccontato attraverso colori e stampe. La collezione presenta tantissimi capi, da felpe e t-shirt fino a pantaloncini e scarpe. Citiamo il reggiseno sportivo ASICS Sakura, che dona supporto anche nelle attività più intense, e i leggings Sakura AOP. Inoltre, le scarpe Gel-Nimbus 24 e le Gel-Kayano 28 sono ideali per le runner e amanti dello sport in generale.
ALBA OPTICS LANCIA ANVMA LEI Il brand ha presentato Anvma Lei, un nuovo occhiale tondo da donna che vuole recuperare l’anima rivoltosa e anticonformista di qualche decennio fa. Quest’occhiale, con la sua forma tondeggiante, porta un’eredità di ribellione femminista, amore libero e rock ’n roll. Anvma Lei ricerca l’avventura, con un telaio in Bio-Based Tr90 che lo rende super leggero, flessibile ma resistente allo stesso tempo. Dallo stile versatile, la forma si adatta bene ai visi più piccoli, massimizzando le prestazioni sia in città, sia nel mondo outdoor.
REFRAMED DI PATAGONIA "Vorrei che fossimo falegnami. Vorrei che fossimo artigiane del legno. Non voglio che siamo semplicemente donne che costruiscono." È con queste parole che Jenna Pollard esprime l’essenza dello short-movie Reframed di Patagonia. La protagonista del film è Jenna stessa, artigiana del legno che, con un gruppo di apprendiste, sta riscrivendo la storia della falegnameria e della costruzione. Infatti, uno studio dimostra che le donne costituiscono meno del 5 per cento di tutti i falegnami degli Stati Uniti.
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WAVE DAICHI 7 Una scarpa da trail running che si adegua allo spirito avventuroso di chi pratica questa attività. La nuova Wave Daichi 7 è dotata della MIZUNO WAVE, che ne migliora la struttura, e suola in EVA per una maggiore stabilità senza sacrificare l’ammortizzazione. La leggera suola in gomma Michelin offre un’aderenza impareggiabile in natura e il sistema di calzata regolabile protegge il piede, offrendo un’adattabilità imbattibile.
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Precisa e avvolgente, progettata e testata per rendere al massimo nei sentieri più tecnici, performante anche sugli sterrati più facili. La piastra in carbonio, inserita in un foam di nuova generazione, accentua la risposta elastica dell’arco plantare riducendo lo sforzo fisico senza comprometterne la precisione.
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Dopo aver lanciato Long Root nel 2016, Patagonia Provisions ha collaborato con Dogfish Head, microbirrificio del Delaware, per creare una nuova linea di birre da agricoltura rigenerativa. Kernza Pils è una pilsner in stile tedesco a base di ingredienti biologici tra cui il grano Kernza, pianta perenne che non richiede risemina annuale.
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New Boom è la grande scommessa del brand spagnolo Mikakus per questa stagione. Nuove forme e nuovi dettagli a migliorare la tomaia ed un sistema di allacciatura regolabile ispirato alle moderne scarpe da trail running. Suola oversize Vibram da 3,5cm con un grande effetto ammortizzante.
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R I PA R T E I L P R O G E T T O S U P P O R T C YC L I S T S O N T H E R OA D D I S E L L E R OYA L Il van che dal 2018 gira l’Europa per supportare i ciclisti e la mobilità sostenibile torna “on the road”. Più di 2300 bici riparate, oltre 6000 caffè offerti e più di 8000 ciclisti incontrati, rafforzando idealmente, e non solo, una community internazionale di persone che scelgono la bicicletta nella loro vita quotidiana. Per il 2022 il tour toccherà ancora una volta le città che in Europa stanno valorizzando la “rivoluzione verde” su due ruote: Salisburgo, Hannover, Copenhagen, Utrecht e Strasburgo. Per informazioni www.selleroyal. com/it/supportcyclistsontheroad.
L’A P P E L L O D E L T M C C O N T R O L’ I N Q U I N A M E N T O D A M I C R O F I B R E The Microfibre Consortium, ONG che si occupa di tessili sostenibili e lavora per guidare il settore attraverso il Microfibre 2030 Commitment, ha esortato l’industria tessile ad aumentare i controlli sulle acque di scarico utilizzate per la produzione dei capi d’abbigliamento, prevenendo la frammentazione involontaria delle fibre sia sintetiche che naturali e l’inquinamento derivato. L’organizzazione ha adottato una posizione decisa sull’argomento e sta invitando gli operatori ad essere maggiormente coinvolti, incentivando la diffusione di nuove linee guida per la produzione consapevole.
S A L E WA C O M M I T T E D : L A N U O VA E T I C H E T TA D I S O S T E N I B I L I TÀ E T R A S PA R E N Z A Con l'arrivo nei negozi delle prime collezioni della stagione 2022, Salewa ha svelato al pubblico di appassionati di montagna la nuova etichetta di sostenibilità Salewa Committed. Un totale di 243 articoli della collezione di abbigliamento e 16 articoli della collezione technical equipment hanno infatti le caratteristiche necessarie a essere identificati dalla etichetta Salewa Committed, rendendo in questo modo più facile per la clientela sensibile alle tematiche ambientali selezionare i prodotti con le maggiori credenziali di sostenibilità. 22
ECO SEVEN BY DAV I D E F I O R AS O
MERRELL LANCIA UN PROPRIO TA K E B AC K R E S A L E P R O G R A M Merrell ha lanciato un programma di ritiro e rivendita di prodotti chiamato ReTread. Il programma, attualmente attivo solo negli Stati Uniti e in Canada grazie alla collaborazione con ReCircled, si espanderà nell'area EMEA entro la fine dell'anno. Una volta ricevute, le calzature vengono riparate e rinnovate per la rivendita, oppure scomposte per essere riciclate. Ogni volta che un prodotto viene ritirato, il consumatore riceverà un codice promozionale di $20 per acquistare nuove calzature o abbigliamento Merrell.
EOCA: SPRING VOTE F O R C O N S E R VAT I O N N O W O P E N L’European Outdoor Conservation Association ha annunciato l’apertura delle votazioni pubbliche per la selezione dei progetti di salvaguardia che verranno sostenuti nel 2022. Le votazioni online sono rivolte ad aziende, membri dell’industria outdoor, professionisti e appassionati che si impegnano per la tutela della natura. Anche quest’anno, tutti i progetti finanziati saranno in linea con il focus biennale di EOCA: “Wild for Nature: Eoca’s Landscape Legacy Project”. L’obiettivo è quello di affrontare la doppia minaccia del cambiamento climatico e la perdita di biodiversità.
P R I M A LO F T P U B B L I CA I L SU O P R I M O R A P P O R T O R E L E N T L E S S LY R E S P O N S I B L E PrimaLoft Inc. ha pubblicato il suo primo Relentlessly Responsible Report che dimostra la propria filosofia nell’utilizzare l'innovazione e le prestazioni a servizio della sostenibilità. Il rapporto mette in evidenza i risultati chiave degli ultimi anni, con particolare attenzione al 2021, e dà uno sguardo sulla visione futura. L'obiettivo principale sarà la riduzione dell'impatto ambientale attraverso l'uso costante di materiali riciclati, la progettazione circolare, la riduzione drastica del carbonio e lo sviluppo di tecnologie che utilizzano materie prime non basate sul petrolio.
NEMO FESTEGGIA 20 ANNI OTTENENDO L A C E R T I F I C A Z I O N E C L I M AT E N E U T R A L NEMO Equipment, marchio di outdoor gear fondato nel 2002 da Cam Brensinger, festeggia i suoi 20 anni diventando Climate Neutral Certified. Dopo anni di lavoro, formazione, ricerca e collaborazione, NEMO ha completato il processo di certificazione basato su standard riconosciuti per la misurazione della propria impronta di carbonio, impegnandosi in piani d'azione per la riduzione delle emissioni future e riportando annualmente i progressi. Tutti i dati del marchio sono pubblicamente disponibili sul sito web di Climate Neutral. 24
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Dolomite, Design italiano per donne
Il design italiano outdoor cucito su misura delle donne Dalla sua lunga esperienza nello sviluppo di prodotti in pieno stile italiano, Dolomite lancia una collezione estiva dedicata alle donne. Giacche, scarpe, t-shirt e zaini sono solo alcuni dei nuovi prodotti della collezione estiva progettata da Dolomite per le appassionate di montagna. Come sempre, l’azienda che si ispira alle Dolomiti ha mantenuto la sua estetica inconfondibile, utilizzando un design senza tempo. Le tecnologie sono rinnovate, garantendo sempre alte performance. Vediamo nel dettaglio i prodotti di punta della collezione: gli scarponcini 54 Hike EVO GTX e la giacca Expedition Hybrid Hood.
Dolomite 54 Hike EVO GTX
Scarponcini progettati per le donne che amano l’escursionismo leggero, sono nati fondendo l’estetica dell’iconico 54 con la classicità degli scarponcini da trekking. Sono realizzati con il sistema Perfecta, che consiste in una forma ergonomica studiata appositamente per la struttura del piede femminile, risultando confortevoli dalla fase di calzata, a quella di appoggio e rullata. Come suggerisce il nome, questo scarponcino vanta l’utilizzo della membrana Gore-Tex nella fodera, rendendo il prodotto impermeabile e traspirante. Inoltre, utilizza la resistente suola Predator II Vibram XS Trek, caratterizzata da feature come durata, comfort e un’alta aderenza su terreni misti e diverse pendenze. Infine, gli scarponcini Dolomite
54 Hike EVO GTX utilizzano la tecnologia DAS (Dolomite Wrapping System), che consiste in una costruzione elastica della linguetta che aiuta a rendere la calzata ancora più confortevole, lasciando lo spazio per poter muovere il piede in maniera naturale. In questo modo, anche la stabilità e il controllo dei movimenti sono incrementati.
Dolomite Expedition Hybrid Hood Jacket
Questa giacca funzionale è un prodotto molto importante per Dolomite, perché fa parte del progetto Re-Source che si impegna a ridurre il suo impatto am-
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bientale e preservare le generazioni future. Realizzata con materiali riciclati, vanta una zip centrale e due posizionate sulle tasche laterali, utili per tenere al sicuro e a portata di mano gli oggetti più piccoli. Tra le diverse feature, citiamo il morbido cappuccio fisso, utile ad affrontare i cambi repentini del meteo. Inoltre, a supporto del cappuccio, interviene il tessuto resistente all’acqua. Il design e la struttura raccontano l’identità di Dolomite, ispirata alla montagna e allo stile tipicamente italiano. La Expedition Hybrid Hood Jacket risulta quindi il connubio ideale di sportività, stile, comfort ed efficenza.
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Letizia Nicolino
La magia delle montagne dietro casa. Un concentrato di energia positiva, curiosità e voglia di esplorare i propri limiti: Letizia Nicolino in poche parole. Maestra di sci e ambassador di Cober, si dedica con passione al suo lavoro e alla scoperta di nuovi secret spot sul suo amatissimo Monviso.
Letizia, raccontaci un pò di te. Mi chiamo Letizia (di nome e di fatto) e ho 29 anni. Sono maestra di sci e appassionata di montagna in tutte le sue forme. Amo viaggiare ma allo stesso tempo sono completamente innamorata delle montagne di casa, alle quali dedico il mio tempo libero andando alla scoperta di nuovi luoghi selvaggi. Quando è iniziato il tuo amore per la montagna? Non c'è un momento preciso, ne sono sempre stata innamorata! Quello che posso affermare con estrema certezza è che mi è stato tramandato da mia mamma e che diventa ogni giorno più forte. Hai fondato il progetto “I Maestri di Pian Muné”. Com’è nato e in cosa consiste? Il progetto "I Maestri di Pian Muné" è la fusione perfetta tra passione e lavoro. A 18 anni sono diventata maestra di sci e, dopo alcune esperienze lavorative in grandi stazioni, ho sentito il bisogno di tornare là dove tutto era nato. Mi sono trovata nel posto giusto al momento giusto, perché proprio in quel periodo la piccola stazione di Pian Muné cercava di rinascere. Così
abbiamo fatto quello che nessuno ha mai avuto il coraggio di fare: fondare la prima scuola di sci della stazione. Da un po’ di tempo fai parte della Cober Crew, quale pole hai scelto e perché? Ho scelto gli Adventure Carbon Adjustable: ottimi per andare alla ricerca della discesa perfetta con gli sci da alpinismo ma capaci di adattarsi ad ogni stagione e ogni situazione, proprio come me.
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Cosa significa vivere ai piedi del Monviso? Il Monviso per me non è un luogo, è sentimento ed emozione. La montagna è un luogo puro, genuino, con una potente energia ispiratrice. Quando raggiungo quelli che chiamo "i miei posti segreti”, riesco a liberarmi dai pensieri negativi e rendere tutto più leggero. Non esagero quando dico che grazie alla montagna ho conosciuto veramente me stessa. In montagna non c'è tempo
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né voglia di essere qualcun altro: ci si toglie ogni maschera, ogni status sociale e ci si sente liberi di misurarsi coi propri limiti. Dai un consiglio ai meno esperti: come approcciare lo ski touring per la prima volta? Quanto bisogna essere preparati? Il primo consiglio che posso dare a chi si avvicina a questo sport è quello di partecipare ad un corso di scialpinismo. Tecniche di salita, tecniche di discesa, valutazione del pendio e dei rischi, nivologia e autosoccorso sono solo una piccola parte delle basi fondamentali che bisogna avere per praticare questo sport con consapevolezza. Se sei alle prime armi, la scelta migliore che tu possa prendere è quella di scegliere percorsi nelle vicinanze delle piste da sci, così da non avere problemi di orientamento e scendere su percorsi battuti. Questo è un ottimo modo per prendere confidenza con la salita e goderti la gita senza preoccupazioni. Mi parli del tuo ultimo viaggio? Sono stata in Norvegia, più precisamente nelle Lyngen Alps, per fare una settimana dedicata interamente allo ski touring. È stata un'esperienza talmente intensa che è diventata un pezzo del mio cuore e della mia anima. Sette giorni di vacanza "lenta" dove l'unico pensiero, dopo la colazione, era quello di decidere la prima gita del giorno. Le giornate a metà aprile sono lunghissime e le luci uniche delle Norvegia ti permettono di sciare vista mare fino alle 21. Una delle ultime sere è successo qualcosa di indescrivibile a parole: per concludere nel migliore dei modi, la Norvegia ha voluto regalarmi un’inaspettata aurora boreale. Sciare vista mare con le luci magiche della Norvegia è stata sicuramente una delle esperienze più belle della mia vita.
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Liv, il brand cycling dedicato alle donne.
Liv ha lanciato una nuova campagna di comunicazione che racconta temi come l’impegno e l’inclusività. Correva l’anno 2008 quando Bonnie Tu ha dato vita a Liv, il brand parte del Gruppo Giant completamente dedicato al ciclismo femminile. Da allora, l’obiettivo è sempre stato quello di far crescere la community femminile di ciclismo, supportandola realizzando prodotti performanti sia per le principianti che per le professioniste. Dopo quattordici anni, il focus della comunicazione di Liv non cambia, cercando di stimolare le cicliste a superare i propri limiti mostrando validi esempi di impegno, inclusività e soprattutto uguaglianza nella community a due ruote. “Liv All In”, tre semplici parole per raccontare un messaggio ben chiaro: lanciarsi senza paura verso l’avventura che chiama, perché tutte possiamo farlo. Per concretizzare al meglio il concetto, Liv ha realizzato una campagna video con protagoniste le atlete Liv Racing, global ambassador e cicliste, esplorando e valorizzando le varie sfumature del ciclismo, spesso poco considerate in ambito femminile. Bonnie Tu ha voluto dare qualche informazione aggiuntiva riguardo Liv All In: “Come brand che si impegna in ambito femminile, continueremo a cercare in maniera attiva modi per coinvolgere maggiormente le donne nello sport. Per noi, andare All In significa dare il benvenuto a tutte le donne nel ciclismo, sia le beginner che le atlete che gareggiano a livello competitivo." Tra le protagoniste della campagna, spicca
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la tredicenne canadese Tayte ProulxRoyds del team off road di Liv, e con lei la paraolimpica e medaglia d’oro a Tokyo Allysa Seely, rappresentante di come l’impegno e la forza di volontà permettano di superare ogni ostacolo. Nel video incontriamo anche la Brand Specialist Liv Vanessa Lebrun, che dimostra come non bisogna essere competitive per potersi godere l’esperienza ciclistica. Liv non dimentica le sue ambassador, includendo anche l’atleta Ceca Radka Kahlefeldt, inoltre, la campagna comprende l’associazione The Black Foxes, che riunisce ciclisti e cicliste di colore come Alexa Everson e Shequaya Bailey. Ogni rider racconta un momento della propria vita legato allo sport, mostrando cosa significhi “andare All In. Citiamo le parole di Alexa Everson, che riassumono in maniera eccellente lo spirito di questa campagna: “All In è quando riconosciamo il nostro potere e facciamo un passo in quella direzione.” La scelta delle protagoniste sottolinea ancora una volta il concept del progetto, dimostrando quanto sia vasto e variegato il mondo del ciclismo femminile, come ogni donna possa entrare a far parte di questa community nel modo che più preferisce. Non c’è alcun giudizio né pretesa, solo una gran voglia di lanciarsi all’avventura e superare le proprie paure e limiti. Le donne citate sono solo alcune di quelle legate alla filosofia Liv, che supporta ben 38 atlete professioniste in quattro racing team: Liv Racing Xstra, Liv Factory Racing, Liv Racing Collective e Team BikeExchange-Jayco. Inoltre, quest’anno l’azienda è premier partner del Tour de France Femmes avec Zwift che si svolgerà dal 24 al 31 luglio 2022. A proposito di questa occasione Phoebe Liu, chief branding officer di Giant Group, commenta: “L’aggiunta del Tour de France femminile al calendario UCI Women’s WorldTour è un grande passo per il ciclismo femminile, ma c’è ancora molto lavoro da fare per raggiungere l’equità per le donne nel nostro sport. Questa campagna ritorna al cuore del nostro brand e racconta del potere di spingere i nostri limiti.”
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Crazy Jacket Fly Crazy crea la prima giacca dal peso di soli 49 grammi
Il brand italiano, con la sua continua ricerca ed esperienza nel Fast & Light, ha presentato una giacca antivento dal peso di soli 49g. L’azienda italiana Crazy si è superata, riuscendo a concretizzare in maniera sempre più puntuale il concetto di Fast & Light. Questa volta, le forze del team di sviluppo si sono concentrate nella realizzazione di una giacca antivento di emergenza che risultasse ancora più leggera rispetto al resto dei prodotti del
brand e della concorrenza: Jacket Fly pesa infatti solamente 49g (taglia M da uomo), ben 25g in meno rispetto alle giacche leggere in commercio. La Jacket Fly è stata studiata per l’utilizzo specifico per gli sport di montagna, trekking, alpinismo e running distinguendosi anche per la sua costruzione; Crazy ha infatti evitato l’utilizzo di tessuti rigidi prediligendo un filato leggero ma allo stesso tempo elastico, in modo da favorire ogni tipo di movimento. Questo equilibrio tra elasticità e leggerezza è dato da due importanti innovazioni avvenute in Crazy. Innanzitutto, l’azienda si impegna dal 1995 per migliorare la costruzione dei modelli di giacche, riducendo al minimo le cuciture e mantenendo l’essenziale per la riuscita di una buona performance. In questo modo, i prodotti risultano
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meno pesanti e più resistenti sia all’usura, sia al passaggio dell’aria. Inoltre, il tessuto utilizzato è stato sviluppato ad hoc per la Fly Jacket in collaborazione con Toray, che ha contribuito a renderlo estremamente elastico mantenendo la capacità di resistere al vento, idrorepellenza, esaltando l’incredibile senza rinunciare ad un’alta leggerezza. Queste tecnologie ed innovazioni hanno portato Crazy alla realizzazione di un prodotto nuovo, un’icona indiscussa del Fast&Light. Infatti Jacket Fly è il prodotto che meglio incarna le caratteristiche che Crazy ritiene fondamentali in un capo da montagna, ovvero leggerezza, compattabilità ed elasticità.
Leggerezza
Fondamentale per ogni attività in montagna, in particolare in sport come l’alpinismo dove ogni singolo grammo
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conta in maniera considerevole sul carico complessivo. Sono ormai anni che le aziende con focus nell’abbigliamento outdoor si impegnano nello sviluppo e realizzazione di capi che riescano ad essere leggeri ma allo stesso tempo performanti, mantenendo un’adeguata regolazione termica e resistenza agli agenti esterni. La Jacket Fly di Crazy ne è un ottimo esempio, pesando solamente 45g e mantenendo le sue proprietà elastiche e antivento.
Compattabilità
In montagna, i cambiamenti di meteo e terreno lungo il percorso non sono una novità, ma spesso è difficile riuscire a portare tutto il necessario senza rimanerne appesantiti. Di conseguenza, utilizzare capi che possano essere facilmente sistemati in uno zaino può facilitare notevolmente l’attività in monta-
gna, riducendo il carico e aumentando la libertà di movimento. Con il suo ingombro di circa mezza mela, Jacket Fly riesce a superare anche questa prova risultando facilmente compattabile in una tasca.
Elasticità
Come sottolineato in precedenza, i capi con una struttura rigida sono carenti in leggerezza ed elasticità. Questa struttura va completamente in contraddizione con la filosofia di Valeria Colturi, fondatrice di Crazy, dal primo giorno non è mai scesa a patti per rinunciare o limitare l’elasticità. L’obiettivo di Crazy è sempre stato di cercare soluzioni che permettessero di supportare al meglio gli atleti in montagna, concentrandosi in particolare sulla libertà di movimento e il conseguente comfort anche durante le attività più intense.
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A proposito del nuovo gioiello made in Crazy, proprio Valeria Colturi commenta: “L’innovazione e l’evoluzione di quello che si trova sul mercato fa parte del DNA di Crazy. Fin dal primo giorno, ho voluto trovare soluzioni che permettessero ai miei clienti di muoversi in maniera più comoda, atletica e smart. La giacca Fly è esattamente un prodotto di questo tipo. Dopo un lungo lavoro di ricerca e sviluppo siamo riusciti a realizzare un tessuto incredibile insieme al nostro partner Toray. Unendo questo tessuto, straordinariamente leggero e contemporaneamente elastico, a una costruzione del prodotto che riduce al massimo le cuciture, siamo riusciti a proporre un prodotto davvero nuovo ed entusiasmante. Escludendo la zip, la giacca montata pesa poco più di 20g! Sembra di non avere nulla indosso, una seconda pelle che protegge dal vento.”
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Epic Women By Zamberlan Una collezione epica per donne epiche BY CAMILLA PIZZINI ITW TO MARIA ZAMBERLAN
Nipote di Giuseppe Zamberlan, Maria Zamberlan è l’attuale presidente dell’omonimo calzaturificio. A livello professionale è nata e cresciuta in azienda, lei e il fratello Marco sono stati coinvolti dai genitori fin da piccoli. Maria è saltata da un ruolo all’altro, seguendo con precisione tutte le attività aziendali. Da qualche anno, il calzaturificio ha assunto diversi collaboratori, permettendo a Maria di concentrarsi su ruoli più amministrativi e di coordinamento.
tanto tempo. Più recentemente, dal 2018 abbiamo definito la collezione “Epic Women” e la promuoviamo con determinazione. Da dove nasce l’idea di creare una linea femminile come Epic Women? MZ. Sostanzialmente, vogliamo dare più importanza alle donne di montagna. La scarpa tipicamente outdoor è sempre stata concepita da uomo e declinata poi alla donna, metodo che abbiamo fortemente evitato. Tuttavia, la nostra essenza è “poco fumo e tanto arrosto”, abbiamo sempre dato molta importanza alla sostanza e poca alla comunicazione del prodotto. Negli ultimi tempi siamo più attenti, infatti dal 2018 è stato deciso di lanciare questo progetto per onorare tutte le donne che hanno lasciato il segno. Inizialmente pensavamo solo all’ambiente alpino, tuttavia abbiamo deciso di estenderlo in generale alle donne che hanno lasciato un’impronta positiva nel mondo. L’idea era di fare una linea donna a 360 gradi, disegnata da una donna con modelli scelti dalle donne, comprese le colorazioni. Abbiamo fatto esperimenti interessanti con alcuni shop presentando loro le nostre scarpe da donna, ricevendo feedback positivi dalle buyer e collaboratrici di buyer uomini. In sostanza, abbiamo voluto dedicare ogni prodotto alle donne che hanno avuto un ruolo importante nella società, perché la storia non l’hanno scritta mica solo gli uomini!
Quali sono i valori su cui si fondano Zamberlan e i suoi prodotti? Maria Zamberlan. Quelli che mi ha trasmesso mio nonno, ovvero la famiglia e il rispetto in generale. Valori di serietà, concretezza, qualità e sostenibilità, che ci portano a mantenere la produzione Made in Italy perché crediamo nel nostro territorio e in quello che ha da offrire. La sostenibilità è intrinseca nei nostri prodotti: sono tutti di ottima qualità e di lunga durata. Dal punto di vista femminile credi ci siano valori che riconosci in Zamberlan? MZ. Sono gli stessi citati prima ma declinati al femminile. Non è molto noto, ma circa il 60% della nostra forza lavoro è rappresentato da donne. Vogliamo dare visibilità a questa percentuale, sia in ufficio che a livello di produzione e comunicazione. È da molto che sviluppate prodotti specifici per l’anatomia femminile? MZ. Nei primi anni ’80 abbiamo sviluppato con i distributori inglesi una forma specifica per la donna, che al tempo ancora non esisteva: siamo stati i precursori e da tanto tempo abbiamo “vere” scarpe da donna da
Invece qual è stato il processo creativo di Circe? MZ. Volevamo sdrammatizzare, quindi ci siamo chiesti qual è la donna più mitica? Cosa c’è di meglio di una donna che trasforma gli uomini in maiali? Arriva dalla storia epica, ci siamo col-
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legati facilmente alla linea Epic Women tirando fuori un personaggio epico in tutti i sensi.
passi con tecniche e materiali sostenibili, bisogna essere sicuri che ci sia la giusta affidabilità. Al momento stiamo sperimentando dei poliuretani più ecologici oppure sviluppati con dei processi di produzione più sostenibili. È un grande tema, ma si rischia di ridurlo ad una questione di pubblicità e marketing, oltre che di snaturare il prodotto.
Per quanto riguarda il processo tecnico e la tecnologia X-Active Fit? Defne Yalkut, Epic Women designer. Essendo scarpe dinamiche, c’è stato un adattamento della nostra classica forma donna in una versione sportiva. Spesso viene proposta la scarpa da donna semplicemente prendendo il prodotto da uomo e spennellandolo di rosa. Facendo così, i piedi camminano su una struttura innaturale. C’è stato bisogno di analizzare forme, componenti, resistenza torsionale. Anche l’arco del piede è diverso tra uomo e donna, cambia la centratura del peso, inoltre il tallone femminile è più sottile.
Per non utilizzare materiali con componenti di derivazione animale avete sviluppato dei modelli in microfibra. Come funziona? MZ. Abbiamo utilizzato dei materiali che dessero le stesse performance, se non migliori, rispetto alla pelle. I modelli, Anabasis, Circe e Free Blast non possiamo essere chiamati vegani perché rimane presente una piccolissima parte di componente animale e per correttezza non lo facciamo, anche se non abbiamo raggiunto il traguardo per una componente molto molto piccola. È un completamento della gamma, ci piace poter offrire questi prodotti ai nostri clienti che hanno una particolare sensibilità sull’argomento in oggetto.
MZ. Le nostre consumatrici preferiscono l’essenziale, stanno acquistando una scarpa costosa che possa essere utilizzabile per 10 anni, anche se la moda cambia. I modelli non sono mai troppo eccentrici con sovrapposizioni o print, manteniamo una linea riconoscibile e pulita, rendendoli utilizzabili facilmente con tutto l’abbigliamento da montagna.
Con i brand partner che tipo di collaborazione avete? MZ. Con Vibram abbiamo una collaborazione iniziata da mio nonno, quindi da tantissimo tempo. Non c’erano le suole in gomma, Vitale Bramani ha iniziato a svilupparle proprio in quel periodo. Una cosa che pochi sanno, è che la prima scarpa con suola Vibram era Zamberlan. Siamo 100% Vibram: spesso ci facciamo supportare dalle loro tecnologie ma capita anche che ne sviluppiamo insieme. Anche con Gore-Tex la collaborazione dura da molto tempo, sicuramente è un partner tecnico importante perché dà un valore aggiunto al prodotto. È stata una buona palestra dal punto di vista disciplinare, Gore-Tex ha aiutato l’azienda a crescere grazie a certe modalità operative e accorgimenti, in particolare nel metodo di svolgimento dei test.
Defne, ci spieghi cosa c’è stato di particolare nella ricerca del design di queste calzature? DY. Inizialmente ho svolto un’intervista interpellando donne che si approcciano alla montagna su diversi gradi di esperienza. Ho indagato su cosa cercassero a livello di elementi stilistici e visivi, oltre che di comfort e performance. Cosa piacerebbe alle donne di diverso dalle scarpe da uomo? Ho preso spunto da questo output, ho guardato tra gli hashtag Zamberlan i modelli preferiti dalle donne e le varie collezioni di scarpe femminili nel mondo. Da questo spunto, abbiamo lavorato sulla forma sviluppando una struttura comoda per il piede femminile. Poi abbiamo pensato alla tomaia, i colori, ci siamo concentrati su estetica, flessibilità e morbidezza.
Producete scarpe Made in Italy. Che vantaggi porta? MZ. Avere un’azienda produttiva e non solo commerciale porta dei gran mal di testa. Però credo che sia l’asset più grande che un marchio possa avere, stabilire la produzione sotto casa consente di mantenere il controllo e di avere flessibilità e capacità di reagire agli stimoli esterni che sicuramente non avremmo se producessimo in Asia. Il Made In Italy è percepito in tutto il mondo come sinonimo di qualità, creatività e professionalità.
Siamo tutti più sensibili sul tema sostenibilità, come si muove Zamberlan a riguardo? MZ. Abbiamo tanti stimoli, tanti spunti e tanto spazio per migliorare. Il tipo di sostenibilità che per noi è in primo piano è la durabilità del prodotti: i nostri resistono anni e la maggior parte di loro sono anche risuolabili. Sottolineo che non siamo stati dei bravi comunicatori in passato, quello della durabilità è un punto su cui insisteremo molto in futuro. Inoltre, prima di fare dei
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Per la sua strada BY E VA TO S C H I
PHOTOS ELISA BESSEGA
La macchinetta del caffè borbotta, per la terza volta da stamattina. La stiamo stressando. Elisa ed io siamo tornate al furgone ieri sera, dopo una settimana in giro tra neve, bivacchi e paure. Abbiamo preso le pizze in paese e le abbiamo mangiate in furgone, proprio come prima di partire. Solo la fame che abbiamo è totalmente diversa.
Sono in Valle, dove tutto è iniziato, e più tardi mi raggiunge una ragazza che è venuta a vedere il furgone e sembra seriamente intenzionata a comprarlo. Si è fatta tanti chilometri per questo. Viene a trovarmi al parcheggio dove qualche anno fa dormivo, mangiavo, mi lavavo con l’acqua del fiume. Dove mi hanno tagliato una gomma.
Ci godiamo la mattina per quella che è, mangiando i pezzi di pizza che abbiamo avanzato, perché la fame era tanta, ma i nostri stomaci erano stretti. Beviamo caffè in moka, che sembra un lusso, e in effetti lo è, e parliamo, sentiamo musica, leggiamo ad alta voce e digeriamo. Non tanto la pizza; digeriamo le emozioni.
Mentre le spiego, le mostro, so già che lo prenderà. Lei ascolta ma la decisone è già presa, e non dipende da me. Forse nemmeno da lei. Le sto accanto mentre cambia le marce dolcemente, per quanto sia morbido il cambio di questo Ducato del 2001.
Mentre lo sto vivendo, e capita raramente, sto già che questo è un momento che vorrò ricordare. É un punto di svolta: la fine e l’inizio di qualcosa. É l’inizio della fine della mia avventura con Maurone. Scandaglio la mia bocca in cerca dell’amaro che voglio sentire ogni volta che mi passerò i denti sulle gengive. La fine dell’estate, anche se non è quella degli ombrelloni chiusi e la sabbia fredda, porta con sé l’inevitabile nostalgia di qualcosa che deve finire. Ho fatto le foto, ho messo in vendita il furgone. L’ho fatto d’inerzia, come se fosse qualcosa deciso da qualcun altro ma che so che devo fare. Rispondo alle domande svogliata; sono la venditrice peggiore che c’è. Intervisto i candidati a prendere il mio posto, nella mia casa di emozioni, e non trovo nessuno di adatto. Nessuno che mi assicuri che mettendo Maurone nelle sue mani, non lo sto mandando in rovina.
Brindiamo al bar della Monica e il sapore amaro della birra mi fa parlare senza freni, mi fa pensare senza pregiudizi, così le chiedo se lei e il suo ragazzo vogliono cenare con noi in furgone. Non è una cosa che devo fare, ma voglio farla. Cucino per loro in quella che sarà presto la loro casa, la loro cucina. Lei, senza saperlo, si siede al mio posto ed io glielo lascio fare. È tutto talmente naturale e infatti non sembra deciso da noi. Noi saremmo goffi e spaventati. Metto la mia vita nelle scatole e pulisco a fondo tutte le superfici dai ricordi. Lavo e piango e vorrei celebrare con qualcosa di speciale questo addio ma l’unica cosa che offro sono le mie lacrime e il mio sudore. Che hanno il valore che hanno. Brucio un incenso e nel fumo, divento inconsistente anche io. Io e le mie inutili memorie. Guido nella notte e con il buio riesco a distinguere, ancora più intenso, il suono dello scricchiolio dello sterzo mentre giro tra i tornanti del Passo dell’Aprica. È un suono nuovo, quasi
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un lamento, come un lamento è stato il suono del clacson appena muovevo il volante verso destra, per tutto il viaggio di ritorno dalla Liguria, questa estate. Sembrava il suono della paura quando non si è capaci di lasciare andare. L’ultima notte ho deciso di passarla da sola, come sono stata sola nelle notti più buie, nelle notti più intense. Dormo nel sacco a pelo, come si fa nei posti in cui non si appartiene. Non c’è più la tenda che separa l’abitacolo dal retro, non ci sono più le foto né gli oggetti inutili che ho accumulato negli anni. Non ci sono più nemmeno io. La mattina del passaggio di proprietà lo sportello del guidatore si blocca, resta chiuso. Sembra una disperata richiesta di restare, un capriccio di un vecchio pezzo di ferro che non è pronto al cambiamento. Scavalco i sedili, esco dall’altra portiera. Brindiamo con un prosecco anche se è solo mattina. Lei piange di gioia e io guardo vuota verso un futuro che non mi riguarda, ma che mi fa sorridere. Sono contenta che siano le mani di quella donna che reggono il calice di bollicine che lo porteranno verso nuove avventure e verso temperature più miti. Adatte a un signore che sta andando in pensione.
Seduta sui sedili del pullman che mi riporta a casa non ho più niente, se non quella che sono diventata in questi anni grazie a quella vecchia scatola di lamiera e un portachiavi senza più nulla da portare.
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La Sportiva
Vanguard Experience BY M A R TA M A N ZO N I
La leggenda narra che esistesse un tempo una terra sommersa dal mare, un mare poco profondo e in continua trasformazione, nel quale la linea della costa si spostava avanti e indietro in modo ciclico. Questo luogo selvaggio, nel corso delle ere si è caratterizzato per un incontaminato ambiente alpino, regno di infiniti contrasti: laghetti alpini, verdeggianti boschi di abeti, profondi canyon con pareti verticali. Gli unici compagni di avventura dell’umanità erano orsi, cervi, aquile, camosci e lupi. culla e ci accompagna dolcemente dentro i segreti di queste montagne. “La cima più alta di questo Gruppo è il Catinaccio d'Antermoia, con i suoi 3004 metri. Le Torri del Vajolet sono invece un insieme di sette guglie del Gruppo del Catinaccio, composte dalla Torre Est, Torre Nord, Torre Principale, Torre Piaz, Torre Winkler, Torre Stabeler, Torre Delago e Torre Piaz." Toni anima la giornata con un entusiasmo trascinante, sempre con la battuta pronta, senza risparmiare storie straordinarie su imprese sue e di altri leggendari alpinisti. La giornata si preannuncia di quelle memorabili.
“Questo territorio è stato protagonista dell’alpinismo mondiale, sia nel periodo antecedente la Prima Guerra Mondiale che durante le due guerre. Qui viveva Tita Piaz, “il diavolo delle Dolomiti” chiamato così per l'arditezza di molte sue imprese alpinistiche. Poeta e scrittore, nell'estate 1897, non ancora ventenne, entrò nella storia dell'alpinismo a seguito della salita in solitaria della Torre Winkler sul Catinaccio. Insieme alla sua famiglia gestì per anni il rifugio Vajolet, ma quando morì sua moglie, il rifugio venne tolto a Piaz. L’alpinista rimase talmente offeso dell’accaduto che decise di acquistare un terreno lì vicino, sul quale costruì subito dopo un altro piccolo rifugio, intitolato alla memoria dello scomparso alpinista Paul Preuss, suo grande amico.”
Ci siamo incontrati sabato 5 marzo al La Sportiva Store di Pozza di Fassa, scalpitanti e sorridenti. Qui Sandro De Zolt, Guida Alpina, Product Specialist Mountain e Ski Mountaineering boots di La Sportiva, e gli altri Product Specialist del team hanno mostrato le peculiarità dello scarpone Vanguard. “È un prodotto pensato per lo ski touring e il free touring, molto leggero, versatile ed estremamente comodo” ha affermato Giulia Delladio, Corporate Marketing Director dell’azienda di Ziano di Fiemme (Trentino, Dolomiti). Le
Siamo nel cuore delle Dolomiti, patrimonio dell’umanità: Antonio Bonet, anche conosciuto come Toni, mitica Guida Alpina di Pozza di Fassa, ci sta accompagnando, con aneddoti personali e ancestrali racconti, alla scoperta del suo parco giochi di casa, dove ha organizzato per noi una meravigliosa gita di scialpinismo. Il sole ci
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Vanguard Experience sono un’iniziativa nata dal desiderio di consentire agli appassionati di montagna di provare in prima persona la nuova proposta per lo scialpinismo del rinomato brand di attrezzatura e abbigliamento outdoor.
Passo delle Cigolade, situato nella catena montuosa del Catinaccio, tra risate, foto di gruppo e panorami incredibili. Toccare la cima è sempre un momento intenso e, come vuole la nostra tradizione, ci scambiamo complimenti reciproci, un rapido giro di “cinque”, pacche sulle spalle, e qualche selfie.
Occasioni uniche per conoscere da vicino i propri miti dell’outdoor, tirare curve su curve insieme ad alcuni tra i più forti alpinisti italiani e vivere emozioni epiche. La serata è proseguita con l’intervento dell’ospite dell’evento Giuliano Bordoni, ambassador La Sportiva, Guida Alpina e freerider, incentrato sulla sicurezza in montagna e il soccorso in caso di valanga. La passione sincera e diretta di Giuliano emerge subito da come brillano i suoi occhi quando trasmette le sue conoscenze e la sua esperienza ai presenti, incoraggiando la curiosità di tutti. Giuliano è sempre stato affascinato dal mondo invernale: quella sensazione di sci-volare lo ha stregato sin da bambino, quando vedeva i ragazzi più grandi di lui galleggiare sulla neve appena scesa su un surf da neve, come allora veniva chiamato lo snowboard. Giuliano ha circa dieci anni quando trova qualcosa che lo fa andare più veloce degli sci stretti che esistevano allora, e che presto diventa la passione della sua vita.
Ammiriamo in silenzio la bellezza del gruppo del Lagorai, raro e prezioso esempio di wilderness, che conserva tutt’oggi gli elementi di montagna pura e vergine, e la Regina delle Dolomiti, la Marmolada. Respiriamo il suono del nostro respiro: quassù si sente solo il vento tra i capelli e il suo fischio nelle orecchie. Poi finalmente arriva il momento della discesa e ci lanciamo in picchiata verso Gardeccia. Le condizioni della neve sono molteplici e sfidanti, così abbiamo modo di cimentarci in una prova tecnica e stimolante. “Non è la prima volta che indosso questi scarponi, li utilizzo da diverso tempo: i Vanguard sono studiati e progettati per chi si approccia al free touring, sono ben strutturati, e perfetti per un approccio più focalizzato sulla discesa” dice Giuliano Bordoni. Concludiamo la giornata al Rifugio Stella Alpine Spiz Piaz, insieme a diverse persone del team La Sportiva, che contribuiscono a rendere ancora più unico il momento di convivialità. Abbiamo conosciuto tante nuove belle persone, e ci salutiamo portandoci a casa nuove amicizie, ricordi speciali, la voglia di ripartire e la nostalgia di un’esperienza indimenticabile.
L’indomani mattina il fermento è palpabile nell’aria e l’atmosfera piena di energia positiva. Nel sorriso dei compagni d’avventura si legge la voglia di vivere al massimo ogni momento della giornata che ci aspetta. Prima di iniziare a pellare, le Guide Alpine elargiscono a tutti i presenti precise indicazioni sulla sicurezza. Ognuno vive la montagna come preferisce: c’è chi spinge e punta tutto sulla performance, chi chiacchiera e approfitta della salita per conoscere meglio le persone con le quali condivide quei momenti magici e irripetibili. Avere nella mente la stessa meta è come un sogno comune che diventa realtà grazie alla partecipazione. Assaporiamo ogni passo verso la cima, e più aumenta la fatica più sembra che si alleggerisca l’anima. Percorriamo circa 600 metri di dislivello verso il
“Non è la prima volta che indosso questi scarponi, li utilizzo da diverso tempo: i Vanguard sono studiati e progettati per chi si approccia al free touring, sono ben strutturati, e perfetti per un approccio più focalizzato sulla discesa”
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LaMunt Brand new concept BY I L A R I A C H I AVAC C I
Nel mercato dell’abbigliamento da montagna si sta facendo strada un nuovo marchio del Gruppo Oberalp, interamente creato da donne per donne: LaMunt. Ruth Oberrauch, sesta generazione di una famiglia che nel mondo dell’abbigliamento per la montagna ha fatto la storia, nel 2020 decide di creare un nuovo brand, dedicato esclusivamente alla donna. Il Gruppo Oberalp – già proprietario dei marchi Salewa, Dynafit, Pomoca, Evolv e Wild Country – amplia così il proprio portfolio, guardando la montagna da un punto di vista femminile.
vita più alta sulla parte posteriore, realizzata con inserti in lana Merino-Tencel, che offrono comfort termico e maggiore comodità. Inoltre, abbiamo definito un nuovo “concetto stilistico”, quello di Ali Shape, che prende il nome dalla parola italiana “ali” e ne rappresenta la leggerezza attraverso un design che richiama le sinuose forme del corpo. Abbiamo anche ideato una gamma di soluzioni “intelligenti”: le Smart Fit Solutions, sviluppate per garantire un’ottima vestibilità, dove è il capo ad adattarsi al nostro corpo e non il contrario. Ad esempio, per cambiare volume di alcuni modelli di giacca e avere una maggiore ventilazione, abbiamo strategicamente posizionato due ampie zip ai lati del capo. Con un semplice taglio fai-da-te, invece, è possibile accorciare la lunghezza del leggings Lisa, adattandolo alle proprie esigenze. Anche per i thermal layers si ha la possibilità di regolare la lunghezza delle maniche grazie a polsini risvoltabili, che rendono visibile il nostro monogramma “LM”. In questo modo si può scegliere non solo la lunghezza del leggings o della manica, ma anche lo styling.
"Da amante della montagna facevo fatica a trovare capi di abbigliamento con forme e colori che incontrassero le mie esigenze. Le collezioni erano spesso troppo “pinky” e, a volte, troppo colorate o “accese” per i miei gusti. Sentivo che l’interpretazione dell'abbigliamento da montagna mancava di uno sguardo autentico e non stereotipato." LaMunt è quindi innovativo nel settore femminile dal punto di vista estetico, ma anche funzionale? Ogni prodotto LaMunt è prima di tutto progettato e sviluppato con un approccio funzionale. I pantaloni, ad esempio, presentano un dettaglio esclusivo per il settore sportivo che è la soluzione Me-Care back: una
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Qual è il tuo rapporto con l’abbigliamento da montagna? In montagna ci sono cresciuta, la frequento fin da piccola, e quell’età non prestavo molta attenzione alla scelta dell’abbigliamento. Poi è arrivata l’adolescenza e, a quel punto, volevo indossare ciò che era considerato cool. Con la maturità, invece, è arrivata una consapevolezza maggiore e ho smesso di correre dietro a ogni singola novità o tendenza. Adesso ci tengo a indossare quello che mi fa sentire a mio agio ed è proprio da questa mia esigenza che è scaturito il desiderio di creare LaMunt.
poi andare sempre più nel dettaglio, fino ad arrivare alla produzione dei primi prototipi. Poi c’è stata tutta la fase di test, durante la quale abbiamo voluto far provare i samples a donne diverse tra loro, per poter avere feedback differenti e poter fare dei miglioramenti, perché ovviamente, quando parti da zero, il rischio aumenta. Direi che la fase di prova è stata quella più intensa: più vai avanti e più hai esperienza di cosa sta funzionando e cosa no, ma quando costruisci un brand completamente nuovo e crei una collezione da zero è una sfida enorme.
Qual è stata la miccia che ti ha fatto prendere la decisione di fondare LaMunt? Il concetto fondamentale intorno a cui ruota LaMunt è quello che noi chiamiamo Mountain me-time, che per noi significa prendersi del tempo per se stesse e scegliere di passarlo in montagna. Lo definiamo quality time: quei momenti che ci prendiamo per staccare la spina, liberare la mente, lasciare andare i pensieri e ricaricare le energie. Ognuna di noi ha bisogno di vivere il proprio me-time e ognuna lo cerca nel posto che preferisce: per LaMunt è la montagna, perché crediamo che sia un luogo unico, fonte d’ispirazione. Nella fase di progettazione e durante i vari workshop (tutti al femminile, ndr) ci siamo rese conto di come l’approccio delle donne alla montagna spesso si differenzi da quello degli uomini: l’obiettivo non è focalizzato sulla conquista della cima, ciò che davvero conta è vivere in libertà la propria passione e comunicare la propria individualità attraverso un abbigliamento tecnico, che non rinuncia all’aspetto estetico. Arrivare alla cima dà sicuramente soddisfazione, come anche lo spingersi oltre i propri limiti, ma non è questo il motivo principale che ci porta ad andare in montagna, è il passare del tempo con noi stesse e con chi amiamo.
E come sta andando? È la prima volta in questi due anni che mi sento di dire che sta andando bene: fino ad oggi ero sempre molto cauta nel rispondere a questa domanda, perché fino a quando non sai se il prodotto verrà acquistato o meno, è sempre molto difficile sbilanciarsi. I dealer ci hanno creduto fin da subito e questo è stato un primo passo importante, ma poi si sa che il verdetto spetta alla cliente finale. Al momento abbiamo ancora pochi “numeri” da condividere perché siamo negli store con la nostra prima collezione - la primavera-estate 2022 - solo da febbraio, ma i primi dati di sell out e il feedback qualitativo dei nostri partner sono molto incoraggianti. In più vediamo che anche sui nostri social media e sui canali di comunicazione la curiosità e l’attenzione del pubblico non mancano. LaMunt si definisce un brand “by women for women", non si corre il rischio che suoni un po' come auto escludente? Con LaMunt siamo partiti in un momento storico in cui molti brand, soprattutto americani, hanno preso la decisione di proporre collezioni sempre più genderless. Io credo che ci sia spazio per tutti. Il nostro non è un approccio al femminile totalitario, vogliamo semplicemente dare più spazio alle donne all’interno del mondo outdoor. Il core team è composto da donne: non per volontà di esclusione, ma perché credo che sia importante che si identifichi in quello che fa. Non manca però il supporto di colleghi uomini, lato sourching, ricerca di materiali, sales, ecc., che contribuiscono allo sviluppo e alla crescita di LaMunt e che hanno sposato il progetto con grande entusiasmo fin dalla sua fase embrionale.
Quanto ci è voluto in termini di ricerca e sviluppo per arrivare alla realizzazione del brand? LaMunt è il primo marchio del gruppo Oberalp che nasce totalmente in house, quindi abbiamo dovuto costruire tutto dal nulla: dall’idea, al trovare un nome e definire un logo, fino al concepire il prodotto e la collezione. Abbiamo iniziato più di due anni fa lavorando principalmente sull’identità del brand, con una prima fase concettuale di posizionamento per
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Discover Your Trail The North Face incoraggia l’esplorazione BY LUDOVICA SACCO
Preparare gli atleti per le avventure più estreme e complesse è sempre stato l’obiettivo di The North Face. Ma questa visione non può e non vuole escludere la semplice voglia di esplorare e godersi la natura a pieni polmoni. Per questo motivo, uno dei brand leader del settore vuole spronare tutti gli appassionati del mondo outdoor a superare i propri limiti. Non solo alpinisti da 8000, il brand vuole supportare anche chi si sta approcciando alla natura e chi ha semplicemente voglia di godersi il weekend scoprendo le montagne dietro casa.
vera e propria challenge. La sfida, in collaborazione con Strava, è stata rivolta a runner ed escursionisti di qualsiasi livello: dagli atleti con focus sul registrare un nuovo FKT (Fastest Known Time), agli appassionati che vogliono entrare in contatto con la natura riscoprendo sé stessi e i sentieri vicino a casa. I partecipanti che hanno completato 100km di corsa, trail running o trekking nell’arco di un mese, hanno avuto la possibilità di essere selezionati per vincere un kit di prodotti. Lo spirito esplorativo di Discover Your Trail è stato applicato in tre diverse collezioni, in modo da incontrare le esigenze di ogni atleta e appassionato.
Con la campagna “Discover Your Trail”, The North Face ha voluto fare qualcosa di più concreto per stimolare gli appassionati con una
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La collezione Hike
per reattiva pur mantenendo stabilità e protezione, ottima per i trail più tecnici e su terreni accidentati. Questa collezione include nuove varianti cromatiche della Flight Vectiv, della giacca antivento Lightriser e della canottiera da corsa. I capi presentati sono utilizzabili anche sui percorsi più lunghi e intensi, grazie alle proprietà di termoregolazione, resistenza e traspirabilità.
Progettata per accompagnare gli escursionisti in ogni tipo di esplorazione, a prescindere dalla difficoltà del percorso. Democratica anche sullo spirito, questa collezione si adatta bene per godersi la natura in solitudine e con compagni di viaggio, per connettersi con l’ambiente in luoghi nuovi o per esplorare gli angoli poco battuti di sentieri conosciuti. Tra i nuovi prodotti, quello che spicca maggiormente è la scarpa da trekking Vectiv Fastpack Mid Futurelight: modello caratterizzato dalla sua alta ammortizzazione che lo rende ideale per gli atterraggi più bruschi, alleviando la tensione sul corpo. Calzatura ottima anche in condizioni di maltempo, grazie al tessuto impermeabile che crea una barriera dall’umidità e la suola antiscivolo che offre stabilità e trazione.
La collezione Trail Running
La regina della campagna Discover Your Trail, specifica per gli atleti di trail running. The North Face propone la giacca First Dawn Packable caratterizzata da un tessuto impermeabile, traspirante e resistente al vento, riducendo notevolmente il rischio di raffreddamento. Tra gli altri prodotti della collezione, spiccano la t-shirt a maniche corte Sunriser e la scarpa da trail The North Face Vectiv Enimus, caratterizzata da un’alta flessibilità e ammortizzazione. Tutti gli articoli della collezione Trail Running vantano una grafica completamente nuova, ispirata ai sentieri più iconici.
La collezione Flight Series
Ideale per i runner esperti, è stata realizzata seguendo lo stesso, fondamentale, principio: spingersi oltre i propri limiti. Ricordiamo la scarpa Flight Vectiv, progettata per essere su-
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Guida per vocazione Yvonne Koch BY I L A R I A C H I AVAC C I
P H OTO S M AT T EO M O C E L L I N
La complessità di un mestiere come quello della Guida Alpina non si limita all’abilità tecnica e alla conoscenza della montagna, ma ha molto a che fare con i sentimenti, parola di Yvonne Koch. Qual è il tuo rapporto con la montagna? Direi un dialogo costante: in montagna ci si può mettere alla prova in molti modi: sia perché le attività che si possono fare sono varie, ma anche perché non è necessario percorrere una via difficile perché questo succeda. Può capitare che una giornata diventi difficile per ragioni molto intime: un conflitto interiore, dei pensieri che non ti fanno stare bene, oppure per condizioni esterne, come poco feeling con il tuo compagno di escursione o condizioni meteo avverse. Credo che le situazioni più difficili da superare non siano quelle in cui c’è qualcosa che non va a livello fisico, ma quelle in cui sei chiamato a prendere decisioni difficili.
Yvonne Koch è cresciuta in Baviera e tutta la sua vita ruota intorno alla montagna: ora vive nella regione di Arlberg in Austria, dove lavora come Guida Alpina, in inverno. In estate si sposta poi su tutto su tutto l’arco alpino, specialmente in Svizzera. Il suo lavoro consiste nell’accompagnare gruppi in escursioni di freeride e ski touring oppure, in estate, nel guidare uscite in alta montagna, prevalentemente sui ghiacciai. “Credo che il mio amore per la montagna abbia radici nella mia infanzia, i miei mi ci hanno sempre portata fin da piccolissima. Una volta cresciuta poi ho continuato, credo di non aver mai fatto una sola vacanza al mare.” Come hai deciso di diventare Guida Alpina? È quello che mi chiedono tutti, ma non ho una risposta vera e propria, è successo e basta. All’università ho studiato geofisica, ma parallelamente ho fatto il test e poi seguito il corso per diventare Guida. Nel 2017 mi sono laureata e ho finito il corso, ma non ho mai veramente considerato l’ipotesi di fare un lavoro “normale”, d’ufficio.
La più difficile da prendere nel tuo ruolo di guida? In cima al ghiacciaio Morteratsch, il più grande del massiccio del Bernina: era un’escursione invernale e la perturbazione è arrivata molto prima del previsto, togliendo visibilità dal lato svizzero, dove ci sono molti crepacci e sciare in condizioni non ottimali è pericoloso. Ho preso quindi la decisione di tornare indietro dal versante italiano, anche se questo significava scendere da dove eravamo venuti, con un percorso di dieci ore anziché di due. La finestra di bel tempo si stava chiudendo e ho dovuto impormi con il gruppo, che avrebbe preferito la via più breve. Alla fine, è stata un’esperienza molto
Quindi non hai mai lavorato come geofisica? Neanche un solo giorno: a volte capita qualche cliente interessato agli aspetti geologici, e quindi racconto qualcosa in più, in generale credo che sia sempre utile avere imparato cose diverse nella vita, ma non è qualcosa che rende più facile il mio essere una Guida.
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positiva, sia per me che per i clienti. Tenere alta la motivazione e l’attenzione di tutti non è stato semplice, anche perché abbiamo dovuto utilizzare di nuovo tecniche diverse per tornare a valle: hiking, climbing e sci, ma alla fine siamo arrivati alla meta tutti sani e salvi. Per me è stato molto importante, perché ho realizzato cosa può fare un gruppo ben motivato se la guida fa capire che è tutto sotto controllo.
te Guide donne la maggior parte dei colleghi è contento di avere a che fare con me. Capita però che alcuni uomini, vedendo che faccio il loro stesso lavoro, si sentano sminuiti, come se non potessero più essere così orgogliosi del proprio lavoro se anche una donna è in grado di farlo. Parlando con atlete e altre donne amanti della montagna viene spesso fuori il discorso che una donna debba sempre dimostrare di essere in grado di fare qualcosa prima di essere presa seriamente, tu cosa ne pensi? Credo proprio che sia vero. Prendiamo il contesto delle guide ad esempio: se un uomo mostra un po’ di insicurezza nella strada da prendere, o impiega un po’più di tempo per capire come risolvere un problema, le persone non reagiscono in maniera tanto scettica come fanno invece quando la stessa situazione capita a una guida donna. Rispetto ai colleghi maschi probabilmente dobbiamo fare degli sforzi in più per guadagnarci la fiducia dei clienti, per provare che siamo realmente in grado di fare quello che facciamo.
Quali sono per te gli aspetti cruciali di essere una Guida? Le competenze tecniche sono sicuramente importanti: hai nelle tue mani la responsabilità delle persone e se fai qualcosa di sbagliato qualcuno potrebbe cadere e morire, ma il 90% del valore di una Guida sta nelle sue abilità sociali. Come Guida Alpina ti devi costantemente confrontare con le paure delle persone che stai accompagnando, con le loro emozioni in situazioni di pericolo: in più sono persone che non conosci bene, molte le hai incontrate per la prima volta poche ore prima e di colpo ti ritrovi con loro in ambienti ostili e in situazioni in cui devono spingersi oltre i propri limiti. Le emozioni coinvolte in questo processo sono molte e capita spesso di doversi misurare con i sentimenti negativi degli altri: il gruppo si deve fidare di te, ma tu quella fiducia te la devi guadagnare. Se qualcuno si blocca devi fare in modo che si fidi di te, che si lasci convincere ad andare avanti.
Ti vengono invece in mente degli aspetti positivi dell’essere una donna e una Guida Alpina? In generale quando vieni sottostimata poi sei ricompensata dal venire molto apprezzata quando le persone si rendono conto che sai il fatto tuo. Generalmente, ma non è sempre detto, le donne hanno una maggiore propensione a stabilire delle connessioni emotive, le abilità sociali di cui parlavamo prima. Ma ripeto, non è sempre così e probabilmente è uno stereotipo che gli uomini siano meno in grado di farlo. Quello che vedo osservando i gruppi con cui lavoro è che gli uomini sono spesso più focalizzati sul risultato, sul raggiungere la cima, le donne sono più riflessive, prudenti e spesso molto più brave tecnicamente. Se c’è una cosa bella dell’alpinismo però è che la forza da sola non serve, la tecnica da sola non aiuta e neanche la tenuta di testa, ma sono tutti questi fattori insieme a concorrere alla buona riuscita di un’impresa o di un’escursione. Non necessariamente chi arriva in cima è il più forte, o il più tecnicamente preparato, perché sono tutti aspetti che si compensano tra loro.
Sei mai stata sottovalutata per il fatto di essere una donna? Dai clienti, o da altre Guide Alpine? Molto credo, e non solo perché sono donna, ma anche perché fisicamente sono molto minuta, non sembro certo una Wonder Woman. A volte lo percepisci che qualcuno è scettico, probabilmente perché si aspettava di trovare un uomo con bicipiti enormi e un aspetto forte e invece si trova di fronte me. Altre volte qualcuno lo esplicita proprio, dicendo che non gli è mai successo prima di avere una Guida donna. Ma nella maggior parte dei casi l’atteggiamento del gruppo è positivo, o neutro. Se sai quello che fai, se ti fidi delle tue capacità, i clienti lo percepiscono: a quel punto si sentono al sicuro e non ci sono problemi. Le reazioni delle altre Guide Alpine invece sono molto diverse tra loro: alcune volte sono molto positive, non incontrando mol-
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Dream Mountain BY CHIARA GUGLIELMINA
I N C O L L A B O R AT I O N W I T H BA N F F PHOTOS CIRA CROWELL
C’è un’immagine che colpisce, esige di essere guardata e si trova circa a metà film: il nitido dettaglio su due occhi neri come il nulla in cui si riflette tutto: un rilievo bianco, una vetta, un sogno. Occhi neri come fossero tutti pupilla. Come se l’iride potesse pericolosamente limitarne la veduta, l’ingresso di nuova luce. I grandi occhi neri appartengono a Pasang Lhamu Sherpa Akita. I grandi occhi neri stanno guardando molto più di una vetta. I 6440 metri del Cholatse non sono solo la sua montagna di casa, ma rappresentano la passione di una vita e, come rivela Pasang:
C’è un interrogativo (c’è sempre dove c’è progresso) tra immagini e profumi che affascinano lo spettatore: “È giusto inseguire i propri sogni?” Piccolo spoiler: la risposta è meno banale di quanto si possa pensare. Non vi diremo come si evolve la storia, c’è il film di Cira Crowell per questo. Vi vogliamo invece coinvolgere attivamente sulla questione.
“All women have the right to follow their dreams.”
Fino a che punto è giusto sacrificare tempo e affetti per un proprio obiettivo? Dove si trova la sottile linea che separa la sana ambizione dal mero egocentrismo?
Anche se per certi concetti varrebbe la pena rispolverare quei dizionari impolverati, dimenticati dai tempi del liceo su dispense piegate dal peso di tanta cultura immobile, inesplorata, vergine, sprecata. La parte alta dell’iride scuro, dove si riflette il cielo, è densa, oleosa e blu come petrolio. E in mezzo ci naviga questa insolita piramide che culmina in un trapezio ghiacciato, tutto bianco. Siamo nel cuore della regione dell’Everest e anche dalle immagini della regista si sente odore di Nepal: cumino, coriandolo e zenzero si mescolano a yak pelosi e folti mentre qualcosa viene affumicato in controluce, qualcosa brucia sempre. Un po’ per il calore, un po’ per la cucina o per preghiera agli Dei, poco importa: qualcosa brucia sempre in Nepal.
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Rispondete per davvero, fatelo nella mente o a voce alta, da soli o con gli amici, sobri o sbronzi. Scriveteci pure sui social se vi va, ci interessa la visione di chi legge, è la cosa che conta. Noi, la pellicola l’abbiamo vista. Ed è un capolavoro. Non è solo la storia di un’alpinista, o della prima donna nepalese a diventare istruttrice di alpinismo, o di una madre tenace, o ancora di una donna che ha riempito la cover di National Geographic nel 2016, quando è stata eletta Adventurer of the Year. Men che meno è la donna che nel film tenta la salita al Cholatse.
Dream Mountain, se si guarda bene cosa si riflette in quegli occhi senza iride, va al di là di una madre alpinista che torna a scalare. Pone invece nuove domande mettendo in discussione i canoni con cui tutti noi, bianchi, neri, gialli o marroni, siamo cresciuti. C’è sicuramente qualcosa di poetico nell’immagine del marito che la guarda scalare dal Campo Base, con in braccio il loro bambino. Così come c’è qualcosa di coraggioso nella scelta di voler scalare di nuovo, comunque e a ogni costo. Esattamente come c’è qualcosa di lungimirante nella comprensione che la ricerca della propria felicità, se gestita con intelligenza e rispetto, non neghi nulla a chi ci sta a fianco. Anzi… L’Oriente è più avanti, non solo nel fuso orario. Crediamo di essere evoluti quando invece rincorriamo. A volte ci avviciniamo tanto da sentire odore di farina abbrustolita, eppure ne dobbiamo ancora mangiare di chapati.
Vittime di un progresso tecnologico involutivo cerchiamo, nella montagna riflessa in uno sguardo saggio, una bussola capace di indicarci i nostri sogni. Perché non abbiamo solo perso la strada, siamo senza meta. Il film fa sognare con saggezza, alla ricerca di un equilibrio tra alpinismo e maternità. E non limita l’emozione alla poltrona rossa di velluto del nostro Cinema, mette in discussione tante cose che “si sono sempre fatte così”. Insomma, diteci la vostra sui sogni. E seguite il BANFF.
La parte alta dell’iride scuro, dove si riflette il cielo, è densa, oleosa e blu come petrolio. E in mezzo ci naviga questa insolita piramide che culmina in un trapezio ghiacciato, tutto bianco.
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Girls gotta eat dirt C’è ribellione nell’aria BY CHIARA GUGLIELMINA
L’approccio delle protagoniste, tre affascinanti donzelle su due ruote, rappresenta molto più di uno sport, dimostra che finalmente ci si sta ribellando a qualche cosa.
ne e compagne di viaggio. Un cameratismo femminile capace di rendere ogni donna fiera di appartenere al gentil sesso. Tre fighe in sella a una bicicletta, sempre a scherzare. Questo è “Girls gotta eat dirt”. E sì, la ingurgitano per davvero una manciata di terra a metà film. Mi chiedo se il gesto abbia ispirato il titolo o il contrario. Mi piace credere alla prima ipotesi.
Seppur nella consapevolezza che ogni ribellione è fine a sé stessa e morirà con i dissidenti stessi, ma tanto basta.
Il panorama senza fine del Colorado è la scenografia del film, cambia a ogni inquadratura restando fedele a sé stesso. Un pezzo di terra quadrato, incastonato nel centro degli Stati Uniti d’America, né troppo a sud né troppo a nord, non troppo a est ma nemmeno del tutto a ovest. Si sente odore di West, piuttosto. Ci sono stata in Colorado, una sfida rendergli giustizia a parole. C’è un arido deserto fatto di afa in Colorado, di dune calde, dipinte e cangianti nel giorno. Ci sono poi spaccature tangibili, squarci terribili nella roccia rossa, crepe senza fine apparente. Vivono alberi locali, abeti verdi
“We just like to go fast” suona come un payoff marchettaro e invece è la frase con cui si presentano Avra, Clare e Delilah. Non c’è niente di perfetto nella pellicola della Ripton & Co. È questa la sua forza: l’arte di non prendersi sul serio nemmeno quando si è giovani talenti della mountain bike, soprattutto quando si è giovani. Tutto è sporco, anche alcuni movimenti di camera lo sono. Le tre rider sono amiche, nonché coinquili-
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si innalzano di oltre 25 metri interrompendo la siccità col verde smeraldo e svelando, tra i rami meno folti, le innevate Montagne Rocciose sul retro. Acqua che evolve, dagli specchi blu dei fiumi lenti, densi e metallici, al riverbero accecante della neve più alta. Da liquida a solida. Fin nel vapore che al tramonto asciuga l’asfalto americano, che è più scuro di quello europeo.
Le sgommate fiere, talvolta quasi sprezzanti, si congiungono a un passato in cui la ribellione era un’opzione presa sul serio. La loro è una sommossa inconsapevole, peraltro. Questo è il vero valore. Così dovrebbero essere le vere insurrezioni: felici, sporche, ignare. Il film lascia un sorriso passeggero, ma è la nostalgia per un coraggio mai avuto a restare.
Ci sono agglomerati urbani nel mezzo del nulla. Si fanno notare, gli esseri umani di qui, con insegne luminose intermittenti e qualsiasi stereotipo “stars and stripes” vi possa venire in memoria. Ci sono anche essere umani defilati tuttavia, i più solitari, che si avvicinano a quegli animi western, a quei luoghi di frontiera carichi di libertà e speranza. In questa breve pellicola questo ho visto, l’asprezza della vita selvaggia a contatto con la natura in una ritmica anticonformista, un po’ Rock’n Roll e insieme un po’ Western. Eroi (eroine in questo caso) perennemente sudati che si muovono in ambienti selvaggi e polverosi. Su scenari altrettanto desolati, ma di desolata bellezza.
Insomma, il BANFF ha festeggiato bene i suoi 10 anni in Italia. Se vi siete persi le tappe di quest’anno su Itaca On Demand trovate la raccolta di tutti i film compresa questa figata in cui si pedala, ci si diverte e “si deve mangiare terra”. *Si consiglia, in sintesi, di alternare un buon libro a un buon cortometraggio, di superare sempre le dosi giornaliere consigliate, di assumere vicino o lontano o durante i pasti, in caso di complicazioni consultare una guida escursionistica. Il tutto da conservare alla piena portata dei bambini.
La loro è una sommossa inconsapevole, peraltro. Questo è il vero valore. Così dovrebbero essere le vere insurrezioni: felici, sporche, ignare. Il film lascia un sorriso passeggero, ma è la nostalgia per un coraggio mai avuto a restare.
I copertoni sporchi delle ragazze non si limitano a ricoprire creste, nemmeno a spolverare il fondo delle foreste o i sentieri più sconnessi. Non attraversano solo uno spazio naturale ma diventano invece ponte di comunicazione tra culture e forme espressive antiche e dissimili tra loro. Accomunate dalla ricerca del gioco, dell’avventura in montagna così come dovrebbe sempre essere: senza pensieri. A nessuno, io credo, è stato risparmiato il temuto quesito esistenziale: “E tu? Cosa farai da grande?” In queste immagini è un po’ come se la domanda fosse stata posta al contrario. Chiedere ai grandi cosa farebbero da piccoli, per poi vedere tre super fighe incarnare quella che, in fondo, è un po’ la risposta di tutti.
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Madre Terra BY VA L E R I A M A R G H E R I TA M O S CA
PHOTOS ACHILLE MAURI
“Insegnate ai vostri figli tutto ciò che noi abbiamo insegnato ai nostri: che la Terra è la madre di tutti. Tutto ciò che capita alla Terra capita anche ai suoi figli. Sputare a Terra è sputare su sé stessi. La Terra non appartiene all’uomo, è l’uomo che appartiene alla Terra. Tutto è collegato, come il sangue che unisce una famiglia. Ciò che capita alla Terra, capita anche ai figli della Terra.” Lettera inviata nel 1855 al presidente degli Stati Uniti Franklin Pierse dal capo Sealth della tribù Duwamish
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In tutte le culture e per millenni, la biosfera è stata sempre considerata come un pianeta vivente completo di spirito, nella sua concezione più animistica. Una creatura viva che respirava, con un aspetto organico, autosufficiente, caratterizzata, ricca di coscienza, ritenuta sacra ed invocata e celebrata come una dea. Gli antichi greci la chiamavano Gea, gli aborigeni austruliani Kunapipi e i popoli andini Pachamama. Pachamama nella mitologia aimara, insieme alle dee Mallku, spirito della montagna, e Amaru, serpente alato, simboleggiava la trilogia del rapporto tra società e natura. In tutti i culti legati alla celebrazione della Terra il filo conduttore è sempre stato la coscienza della condizione dell’essere umano come parte integrante della natura e dei suoi cicli, non al di sopra ma all’interno della natura. La Madre Terra, nella nostra storia di essere umani presenti sul pianeta, è stata trattata con il massimo rispetto in ogni parte del mondo in quanto sacra, sacra perché ogni giorno nutriva l’essere umano con i suoi frutti, lo idratava con la sua acqua e generava l’aria che veniva respi-
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rata e quindi, in quanto necessaria, di nuovo sacra. Anche in Italia ritroviamo ancora tanti riferimenti a questa attitudine di profonda gratitudine per il nostro pianeta. Ad esempio a Sappada, in provincia di Belluno, è possibile visitare un orrido che si chiama Acquatona. Si tratta di una profonda gola scavata dal fiume Piave nel punto d’incontro con il Rio Acquatona, dove il fiume si getta con un salto di oltre 50 metri. Questa affascinante cascata si può osservare dal ponte posto a ridosso della strada provinciale poco prima del paese. Una scala di ferro porta fino al greto del fiume e quasi alle cascate. Il rumore del fiume nella forra genera un eco imponente e terrificante, maestoso e stordente, che fa rabbrividire. Il termine che da nome a questo contesto Acquatona significa proprio acqua donata (acqua che tuona secondo un’altra interpretazione), a suggerirci la generosità di Madre Terra che, attraverso il fiume e la cascata, ci dona acqua. Poi, con la prima riforma protestante, le filosofie di Cartesio e di Bacone e la nuova era scientifica è arrivato il progresso e con esso non solo
Io non sono religiosa ma penso che osservare la natura, studiarla e comprenderla possa non solo farci entrare in contatto profondo con questa, ma anche svelarci in un certo qual modo il senso stesso della vita e soprattutto riacquisire un modo di percepirla e trattarla più simile a quello dei nostri avi e quindi più rispettoso. un miglioramento delle condizioni essenziali della civiltà ma anche un veloce e deprimente abbandono dei valori fondamentali di rispetto del pianeta e del ruolo dell’uomo inserito nel meccanismo complesso della biosfera. Piano piano abbiamo violentato questo meraviglioso pianeta vivente, saccheggiandolo e sfruttando ogni sua risorsa senza pietà. Madre Terra, da entità sacra, venerata e onorata, è divenuta un nostro esclusivo oggetto di conquista. La caratteristica più evidente e che più mi perplime, che ho scorto rievocando brevemente la triste ascesa di questa nuova società, è la convinzione comune della necessità di dover persuadere gli esseri umani del fatto che la vita sulla Terra non ha alcun significato metafisico o scopo trascendente. Io trovo che un buon compromesso tra un atteggiamento scientifico, e quindi propulsivo per un miglioramento delle condizioni fisiche umane, ma che mantiene nelle sue basi un’attitudine più trascendentale possa essere ben rappresentato dal caso Linneo. Il medico e naturalista svedese ha ideato la nomenclatura binomia che utilizziamo ancora oggi per denominare le specie botaniche. Nacque nel 1707 nella provincia svedese di Småland. Suo padre era pastore in una parrocchia e per seguire la sua volontà Linneo si iscrisse alla facoltà di Medicina dell’Università di Uppsala. Il suo vero interesse era però la botanica e si mise così a frequentare anche le lezioni di quella materia. I suoi studi sono raccolti nell’opera principale, il Systema Naturae, pubblicato nel 1735 e più volte rimaneggiato, una sorta di rigido catalogo tassonomico delle specie animali e vegetali, dove Linneo afferma che le specie, create in forma eterna e immutabile secondo un progetto divino, sono spontaneamente disposte in un sistema naturale che si presta alla classificazione. Prima di Linneo le specie erano descritte dal nome del genere, seguito da una descrizione per esteso della specie. Il grande naturalista sostituì questo sistema con una nomenclatura binomiale più precisa, in cui
anche la specie veniva individuata da un unico termine. Secondo questa classificazione, ogni organismo vivente è identificato da un doppio nome in lingua latina, di cui il primo è relativo al genere e il secondo alla specie. Il suo sistema aggiornato costituisce ancora oggi il fondamento della classificazione del regno vegetale (e non solo). Successivamente altri studiosi introdussero nuovi generi e specie e, dovendoli diversificare da quelli stabiliti da Linneo, si decise di aggiungere al binomio latino anche l’abbreviazione del cognome del naturalista coniatore: per Linneo, la sola lettera “L”. Linneo era molto religioso e credeva che studiando ciò che Dio aveva creato sarebbe stato possibile comprendere la saggezza divina. A suo parere lo studio della natura rivelerebbe l’ordine divino della creazione, e il lavoro del naturalista sarebbe dunque quello di costruire una “classificazione naturale” per rivelare quest’ordine nell’universo. Io non sono religiosa ma, sentendo comunque in me una forte spiritualità, penso anch’io che osservare la natura, studiarla e comprenderla possa non solo farci entrare in contatto profondo con questa ed esserne rassicurati, ma anche svelarci in un certo qual modo il senso stesso della vita e soprattutto riacquisire un modo di percepirla e trattarla più simile a quello dei nostri avi e quindi più rispettoso. Negli ultimi mesi sto lavorando ad un progetto che mi sta profondamente a cuore il cui nome è “Last Chance” con Stefano Tosoni, che lo ha scritto ed ideato, e Achille Mauri, di cui trovate le foto a corredo di questo articolo. Last Chance è un viaggio nei luoghi trasformati dal cambiamento climatico e un racconto degli scossoni che la biosfera sta incassando a causa dell’impatto delle nostre vite e dei nostri sistemi. È il nostro appello, l’ultima chiamata per ascoltare il grido di dolore della terra e insieme la nostra dichiarazione d’amore e cura per il nostro pianeta.
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Riding for women rights across Afghanistan BY I L A R I A C H I AVAC C I
Shannon Galpin è arrivata in Afghanistan per fondare una no profit che si occupasse dei diritti delle donne e facendo questo si è innamorata delle montagne del paese, che l’hanno portata a unire l’amore per l’outdoor all’azione umanitaria. E quindi cosa hai fatto? Non volendo lavorare con le international aid, ho creato da zero un’organizzazione no profit. Avevo bisogno di trovare una strada alternativa, di interagire direttamente con le donne che volevo aiutare.
Questa storia non parla solo di sport e outdoor, ma anche di politica e di diritti umani e inizia nel 2008 in Afghanistan, che è un luogo dalle infinite possibilità dal punto di vista naturalistico, ma di cui si parla sempre a proposito della guerra o dei diritti umani negati. Che è anche quello che per la prima volta ha attirato lì Shannon Galpin, trainer, appassionata ciclista e attivista che si è recata in Afghanistan proprio per far partire un progetto che al centro aveva i diritti delle donne afgane, in particolare uno molto semplice, quello di andare in bicicletta. "La prima volta sono stata lì circa un mese, ero con un mio amico fotografo ed ero vista con un po’ di diffidenza: come mai questa donna bianca, americana, viene qui a tirare su un programma di aiuti al di fuori delle organizzazioni internazionali? Ma io non volevo lavorare con i modelli delle international aid, ma direttamente con le persone coinvolte, con le donne afgane."
È così che è nata Mountain2Mountain? Il primo progetto in realtà non aveva nulla a che vedere con le biciclette, ma era incentrato sulla violenza di genere: lavoravo nelle prigioni femminili e con l’educazione femminile a tutto tondo. Questo mi ha portato a conoscere la comunità outdoor afgana di riflesso, proprio perché ero lì per conto mio e non con un’organizzazione: non ero chiusa in un compound e viaggiavo per il paese in moto o in macchina, esplorandolo da cima a fondo, dormendo spesso a casa delle persone. Ho viaggiato attraverso tutte le province, da nord a sud, e così mi sono resa conto prima di tutto di quanto fosse bella questa terra, e poi sono stata spinta a conoscerla sempre di più da tutti quelli che incontravo. Quello che è successo è che più persone conoscevo e più queste mi volevano mostrare gli angoli più nascosti e magnifici dello stato. Mi portavano a camminare in montagna, a fare quello che io o te chiameremmo hiking e che per loro, semplicemente, era portarmi a vedere un posto significativo, come le miniere di smeraldi dove lavoravano. È così che mi sono resa conto che mancava una sorta di
Com’è successo quindi che un’americana si è trasferita in Afghanistan per mettere in piedi un’organizzazione no profit? Nella mia vita precedente, in Colorado, avevo un business di sports rehab, poi mi sono trasferita in Europa, dove ho vissuto per 10 anni, e poi ancora a Beirut, dove ho iniziato ad occuparmi dei diritti delle donne e di violenza di genere e dove ho realizzato che volevo rendermi utile in quell’ambito.
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cultura dello sport e dell’attività all’aria aperta ed è così che è nato tutto: nella mia vita passata in Colorado ero una mountain biker, quindi mi è venuto spontaneo unire l’aspetto umanitario a quello più fisico-esplorativo.
nel villain della storia mandando all’aria tutto. Dopo io non sono stata bene, ho avuto un coagulo di sangue nel cervello e ho dovuto subire delle operazioni alla testa che mi hanno allontanata dall'Afghanistan. Con le recenti evoluzioni e con i Taliban di nuovo al potere poi è stato impossibile tornare.
Perché le bici? Storicamente, se andiamo indietro di più di un secolo, la bicicletta è sempre stata un veicolo del cambiamento sociale e un propulsore di uguaglianza. Basti pensare a molte delle battaglie femministe: le lotte delle suffragette sono state combattute in sella a delle biciclette. Alla fine dell’Ottocento sia in Europa che negli Stati Uniti le donne che guidavano biciclette erano considerate immorali dalla società dell’epoca, ma tutte le volte che le abbiamo viste su delle biciclette era per portare avanti i movimenti di uguaglianza. La bicicletta se ci pensi è il mezzo di trasporto più egualitario che esista: non richiede una fonte di energia per essere messa in moto a parte quella corporea, non richiede una patente per essere guidata e in più è economica se comparata ad altri tipi di veicoli.
Ma non è stato possibile per te rimanere con le mani in mano. No, assolutamente: da agosto scorso sto aiutando ad evacuare persone, le prime sono state le ragazze della squadra femminile di ciclismo, poi anche molti degli uomini, e adesso continuo a farlo con chi è rimasto, i ciclisti in Afghanistan adesso sono diverse centinaia tra uomini e donne. Non deve essere un’impresa semplice. Non lo è, la situazione era ed è drammatica, ma ho una rete di contatti molto fitta: prima di tutto ho fatto in modo che gli atleti rientrassero nelle liste di evacuazione, e poi sto letteralmente organizzando delle evacuazioni via terra attraverso la mia rete là, che per ragioni di sicurezza non posso descrivere troppo nel dettaglio. Abbiamo organizzato delle case in cui poter ospitare chi scappa in modo sicuro nei paesi confinanti con l'Afghanistan e poi lavoriamo per trovargli un posto dove andare in Europa: una dozzina sono già arrivati in Italia, ma anche in Svezia, Germania, Svizzera, qualcuno anche negli Stati Uniti e 25 in Canada. Molti si fermano in Pakistan per un po’, fino a che non riusciamo a portarli in Italia o altrove, ma in questo momento mancano i soldi per i visti, ma anche per l’assistenza medica di base: c’è chi necessita di interventi chirurgici appena supera il confine. È come dover incastrare i pezzi di un puzzle gigante. In più l’accoglienza degli afgani non è così benvista come si potrebbe pensare, sia in Europa che negli Stati Uniti.
Quindi cosa hai fatto? Le bici nell’Afghanistan del 2008 erano ovunque, ma ci vedevi sopra solo uomini e ragazzi, anche se le donne all’epoca facevano sport eccome: avevo incontrato ragazze che giocavano a football e c’era un team di boxe. Le donne prendevano parte a qualunque tipo di sport e iniziavano a comparire anche nella vita politica e sociale del paese, guidavano le macchine, ma le biciclette erano ancora un tabù per la maggior parte di loro. Quindi ho iniziato a chiedermi il perché e soprattutto a voler cambiare questa situazione. Nel 2011, poi, è stata costituita una squadra femminile nazionale composta da 8 donne, che l’anno dopo ho iniziato ad allenare e supportare, fino a che non hanno partecipato anche a gare in Pakistan e in India, ho fornito loro biciclette ed equipaggiamento trovando degli sponsor, è stato un bel lavoro.
Cosa manca per completare il puzzle? Soldi, ma anche aiuto e accoglienza: molti pensano che l’evacuazione degli afgani sia finita, ma non è così, il fatto che non se ne parli più tanto e l’attenzione del mondo si sia spostata sull’Ucraina non significa che sia tutto finito.
E poi cos’è successo? Tutto è crollato nel 2016 quando un altro coach, Haji Abdul Sediq Seddiqi, dopo aver fondato il team, iniziò a vendere le bici che avevo aiutato a far avere alla squadra per suo proprio profitto: si è trasformato in fretta
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Mind Over Mountain BY E VA TO S C H I
“Perché ho voluto farlo?” È una domanda che prima o poi si pongono tutti quando si sta facendo qualcosa che mette a dura prova mente e corpo. Possono essere molteplici le motivazioni che ci spingono a intraprendere un viaggio di più giorni in luoghi talmente severi che l’uomo, per passarvi, deve dare tutto quello che ha. Quasi come un sacrificio a un dio. Ma qualunque sia la motivazione - e ognuno ha la sua - che porta a percorre una traversata di più giorni in alta montagna, ciò che veramente è interessante è il viaggio interiore che chi si pone in queste situazioni, decide di percorrere. Mind Over Mountain, il documentario di Patagonia realizzato da Sweetgrass Productions, racconta proprio quel tipo di viaggio. Quello che non conta quanti chilometri si percorrono o quali montagne si attraversano, ma che una volta arrivati in fondo, ci trova cambiati.
Bugs to Rogers
Il viaggio - quello sci ai piedi e zaino in spalla - di Leah Evans, Marie-France Roy e Madeleine Martin-Preney è il “Bust to Rogers”, una delle più ambite traversate con gli sci del Canada che parte dai Bugaboos, con le sue spettacolari guglie di roccia, e dopo 137 chilometri di sali e scendi in mezzo a enormi ghiacciai e passando nei territori nativi dei Ktunaxa, Okanagan e Shuswap termina
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a Rogers Pass. Una traversata che chiunque sia appassionato di traversate con gli sci, sogna di fare prima o poi nella vita. Se dovessimo immaginare qualcosa di paragonabile al “Bust to Rogers” nelle nostre Alpi, potremmo pensare la "Haute Route Zermatt-Chamonix", ma senza il prezioso appoggio dei rifugi. Infatti la traversata che Leah, Marie e Madeleine (ed è il caso di dirlo, anche la troupe che le filma) compiono, è gestita in totale autonomia. Si dorme in tenda, si mangia quello che si trasporta sulle spalle (ad eccezione di qualche rifornimento che è stato sepolto in punti selezionati precedentemente) e ci si orienta con bussola, mappa ed esperienza.
Come si crea un legame indissolubile
La riuscita - e per riuscita non intendo solo arrivare in fondo, ma portarsi a casa un’esperienza che si ha voglia di ricordare e raccontare - di una traversata dipende da moltissimi fattori, ma quello senz’altro più importante è la relazione che si crea tra le persone coinvolte. Scegliere le compagne giuste per un’avventura come questa non è cosa facile, ed è una scelta che si abbraccia fino in fondo, nonostante tutto quello che possa accadere. Leah, Marie, e Madeline sono persone molto diverse tra loro, con un grado di esperienza
diverso e con una sensibilità e approccio alle situazioni diverso ma in qualche modo, creano un gruppo che si completa e che funziona perfettamente. Ognuna di loro ha le proprie sfide con cui confrontarsi, ma nonostante questo, nonostante il dialogo intimo che si instaura quando ci si sente nulla in confronto alla montagna, durante questo viaggio personale si crea un legame d’amicizia indissolubile con le persone con cui lo si condivide. Ad un certo punto, le condizioni del gruppo, come unica entità, diventando più importanti delle condizioni del meteo, per andare avanti. Per sopravvivere. Ad un certo punto, come dice Madeline (che ha da subito si è presa la responsabilità di essere la guida del gruppo): “questa esperienza non riguarda me”. Non riguarda il senso di responsabilità verso le altre, o la paura di tradire la fiducia altrui. Riguarda arrivare in fondo, insieme. E per raggiungere questo può essere necessario anche andare contro le proprie regole.
Essere donna, in traversata
Mind Over Mountain non racconta di come tre donne siano riuscite a portare a termine quest’impresa, ma di come tre persone, tre amiche ce l’abbiano fatta. Non c’è il minimo di retorica e trovo che la narrazione scelta da
Sweetgrass possa essere un ottimo spunto per il futuro, su come trattare l’argomento “donne in montagna”. Argomento che, mi auguro sia, sempre meno distinguibile dal più generale “alpinisti in montagna”. C’è da chiedersi, in un’ottica di parità di genere, se si sarebbe scelto di girare un documentario sul Bugs to Rogers se i protagonisti dell’avventura fossero stati uomini, considerando che la traversata - nonostante sia molto impegnativa - è stata fatta da svariate cordate nel corso degli anni. Nel pormi questa domanda mi sono resa conto di una cosa che credo vera da sempre: che non è importante quello che si fa, ma con quale spirito ci si pone nei confronti di quello che si fa. E nel vedere come si sono poste Leah, Marie e Madeline, con una tale umiltà e capacità di mettersi in gioco da fare invidia, non posso che dire che la loro sia un’esperienza che merita di essere raccontata, letta, vista. “Per essere donna e fare queste cose non è solo necessario dimostrare di averne le capacità. Bisogna avere qualcosa in più”, dice Madeline Martin-Preney. Ma quel qualcosa in più che queste tre ragazze hanno, anche se potrei averlo in parte svelato, ve lo lascio indovinare guardando il film.
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Hurricane Stefi is kicking off again BY I L A R I A C H I AVAC C I
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Trent’anni. Segni particolari: rossetto rosso e matte sulle labbra e un’energia incontenibile. Estefania Troguet, per tutti Stefi, si sta preparando per affrontare altri due 8000: K2 e Broad Peak. Ti stai allenando? Yeeeessss. L’energia di Stefi Troguet è contagiosa, anche se la senti per telefono, a molti chilometri di distanza.
aspettando il verdetto di quella prova. E non sto parlando solo degli 8000, ma di qualunque tipo di montagna. E la cosa bella dell’alpinismo è che questo accade, non fai bene sempre, ma non c’entra il fatto che tu sia un uomo o una donna, ma se sei una ragazza e per qualche motivo fallisci, è come se tutti gli occhi fossero puntati su di te, con un verdetto già scritto in partenza. Che poi la prima volta che ho messo il rossetto per scalare era stato a causa delle screpolature: siccome sono una ragazza molto nervosa mi si rompono spesso le labbra, così un giorno l’ho messo, ma non con l’intento di creare un makeup speciale. Il risultato pratico è che mi protegge dal sole, quello emotivo è che le persone così mi giudicano persino di più, e questo in realtà mi piace perché quando le cose vanno sono ancora più sorprese.
Quando partirai? Il 10 o l’11 giugno sarò a Islamabad, in Pakistan. Tutto questo entusiasmo è giustificato dal fatto che l’alpinista di Andorra, che Ferrino supporta in questa impresa, sta per partire per due spedizioni affascinanti e impegnative: l’ascesa del K2 (8611m) e di Broad Peak (8051m), che sono rispettivamente i suoi terzi e quarti 8000, che arrivano dopo Nanga Parbat (8126m) e Manaslu (8163m), scalati nel 2019 insieme a Nirmal Purja, alpinista nepalese famoso per la sua caccia al record: non solo detiene il tempo più veloce su 5 dei 14 ottomila al mondo, ma complessivamente li ha scalati tutti nell’arco di pochi mesi documentando tutto nel film "14 Peaks: Nothing is Impossible". Nirmal è veramente un buon amico, abbiamo scalato insieme nel 2018 e ci siamo legati molto. Al tempo lui mi disse del suo progetto dei 14 8000 in 6 mesi e mi chiese se volevo partecipare a una delle spedizioni, io chiaramente gli risposi di sì. E lui, “Ok, allora scegline uno”. Io scelsi il Nanga Parbat e così è arrivato il mio primo 8000.
E quando vanno male? Si imparano tante cose. L’anno scorso ho provato a salire sul Dhaulagiri (8167m), ma non ce l’ho fatta. Ci sono stati due fattori: il primo è che sono andata con un team veramente molto piccolo, eravamo solo in due, io e un mio compagno di scalate, e quando vai in coppia se non procedi su una stessa linea diventa molto dura. Lì invece è stato come se io fossi salita per la mia strada e lui per la sua: non so come mai, ma io in questa spedizione ero molto lenta e lui ha deciso di andare avanti, quindi ci siamo separati. In più ho preso il Covid al campo base e dopo poco siamo stati tutti evacuati.
Sul tetto del mondo con il rossetto, le tue foto hanno fatto il giro del mondo, ma c’è qualcuno che ti ha criticata o preso poco seriamente per questo? Succedeva soprattutto all’inizio: quando sei una donna, in più una donna come me quindi che indossa spesso colori brillanti e ha sempre le labbra rosso fuoco, le persone ti giudicano, pensano che tu sia fuori posto. È solo quando arrivi a fare una grande impresa che ci ripensano, cambiano il loro mindset e pensano che sì, in effetti sei capace, ma prima parlano. Nel mondo dell’alpinismo ottieni il rispetto se riesci a provare qualcosa, altrimenti, in quanto donna, no. Questo fa sì che su di noi ci sia sempre un certo tipo di pressione, perché sai che le persone ti guarderanno
Questa esperienza ti ha insegnato qualcosa? Che il team è tutto, soprattutto in montagne come queste: anche se in definitiva si tratta di uno sport individuale il team è quello che fa la differenza in certi tipi di spedizioni. Sicuramente fare alpinismo ha molto a che fare con la spiritualità di ciascuno: devi sentirti parte della montagna, sentirla, soprattutto nei punti più pericolosi, dove il rischio di valanghe è alto, devi ascoltarla ed esserne coinvolto, ma allo stesso
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All’inizio [...] ho fatto molta fatica perché appunto, come ti dicevo all’inizio, non venivo presa sul serio. Per me il turning point è stata l’ascensione al Nanga Parbat il momento in cui le persone hanno iniziato a capire che sapevo quello che stavo facendo. Vuoi scalarli tutti e 14? Almeno ci vorrei provare, quello è il piano. Ma non ho un timing preciso, dipende tutto dal tempo e dai soldi che avrò, se riuscirò a trovare degli sponsor che mi supportano. Vivo il momento, non è un progetto come quello di Nirmal, con delle tempistiche precise. Lo faccio perché amo queste montagne e per me ogni spedizione rappresenta un sogno che si avvera.
tempo devi muoverti con il tuo team in una sorta di flow, come se si trattasse di una persona sola, di un unico corpo. Quando ero più giovane pensavo che le persone che scalano gli 8000 non fossero per niente spaventate da queste montagne: “se hai paura non ci vai”, pensavo, ma non è così. È una paura mista a rispetto quella che si prova al loro cospetto alla quale di recente, almeno per me, si è aggiunto lo shock per aver perso tre dei compagni con cui ero sul Nanga Parbat: Ali Sadpara Sergi Mingote e Cala Cimenti, che sono morti tutti lo stesso inverno, e Antonios Sykaris, con cui sono stata sul Dhaulagiri, che ci ha lasciati poche settimane fa. Quando vedi le persone intorno a te morire inizi a provare terrore, non di morire, quello lo metti in conto, ma di perdere le persone a cui vuoi bene. Quando parti per queste spedizioni lo sai che potresti non tornare, quello che tendi a non considerare è quello che può succedere agli altri. Perdere i miei amici, i miei compagni, è come perdere una parte della mia famiglia e questo sinceramente mi spaventa più della morte di per sé.
Trovare sponsor è più facile rispetto al passato con tutto l’hype che c’è sul mondo del climbing e dell’arrampicata? Credo di sì, soprattutto grazie a Instagram. Io non sono né la più veloce né la più forte a fare quello che faccio, ma i social mi hanno aperto molte porte. Ma allo stesso tempo dipende dal tipo di spedizione: nel passato nessuno usava ossigeno extra per scalare gli 8000, quindi dovevi essere in grado di farlo, oggi è alla portata di molte più persone, ma dipende dai valori in cui si rispecchiano i marchi che scelgono di supportare queste imprese. Tu per esempio non utilizzi ossigeno nelle tue salite. No, non l’ho mai fatto e io la considero un’attività proprio totalmente diversa.
Ti ricordi la prima volta che hai desiderato scalare un 8000? In realtà è stata una cosa graduale: io sono cresciuta in Andorra, contornata dalle montagne tutto l’anno, ci andavo con la scuola, ci andavo con i miei genitori, ci andavo con gli amici. La prima grande sfida per me è stata scalare una montagna vicino casa, una salita di 3000 metri per la quale mi sentivo nervosissima. Mi ricordo che non sapevo da dove cominciare con l’allenamento. Mi aveva coinvolto mio cugino e la cosa veramente bella, anche più dell’impresa in sé, era stato avere un progetto: qualcosa a cui pensi spesso e per cui ti impegni e ti alleni. È stato talmente bello che poi ci sono stati i 4000 e poi è stato un voler salire sempre più su. In un attimo mi sono ritrovata a scalare gli 8000, ma è successo tutto in maniera molto naturale.
Credi che se fossi un ragazzo avresti più semplicità nel trovare sponsor? All’inizio è stato così, ho fatto molta fatica perché appunto, come ti dicevo all’inizio, non venivo presa sul serio. Per me il turning point è stata l’ascensione al Nanga Parbat, il momento in cui le persone hanno iniziato a capire che sapevo quello che stavo facendo. Da quel momento in poi in realtà forse sono stata avvantaggiata: alpiniste donne ce ne sono meno, quindi c’è meno concorrenza. In più oggi per molti brand è interessante attivare progetti con alpiniste donne, come ad esempio Ferrino, un’azienda con cui collaboro da diverso tempo e che è sempre stata molto vicina e attiva nell’accompagnare le sue atlete in tutti i loro progetti. Diciamo che è una medaglia che ha due lati.
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Larissa Arce Climbing is a refuge BY LUDOVICA SACCO
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Larissa Arce nasce e cresce in un piccolo villaggio nel nord del Messico, chiamato Namiquipa. Per lei, il climbing è stato un rifugio dai problemi, una famiglia che le ha mostrato una nuova prospettiva, verticale, del suo paese. Più Larissa arrampica, più la passione cresce, attraverso l'amore per quelle pareti immense e la voglia di impegnarsi a scalarle trovando nuove vie. Larissa è un’atleta di La Sportiva è attualmente vive in Spagna, dove ha trovato serenità e le giuste motivazioni per progredire nel climbing.
Sono venuta in Spagna seguendo il mio sogno di spingere i limiti del climbing femminile messicano. Scoprire nuovi tipi di roccia e prese è stato incredibile e impegnativo, soprattutto perché mi sono innamorata di un posto che è completamente diverso dal mio stile: Margalef.
Arrivi dal Messico e ti sei spostata in Spagna, che impatto hai avuto con la roccia spagnola? Sono venuta in Spagna seguendo il mio sogno di spingere i limiti del climbing femminile messicano. Scoprire nuovi tipi di roccia e prese è stato incredibile e impegnativo, soprattutto perché mi sono innamorata di un posto che è completamente diverso dal mio stile: Margalef. Infatti, nell’ultimo anno mi sono allenata in particolare su pockets e monos. Mi sento super felice di vivere in Spagna, la roccia è infinita e le persone sono davvero gentili e accoglienti.
alla cascata e la vista rende l'esperienza indimenticabile. Altri bei posti che mi piacerebbe tornare a scalare di nuovo sono Red River George, Riglos e Peñoles. Hai partecipato al film Pretty Strong di Leslie Hittmeier del 2020. Ci racconti questa esperienza? Per me questa esperienza è stata davvero significativa, un viaggio che ho percorso principalmente per accompagnare e sostenere la mia amica Fernanda. È come una sorella e per me, come per molte altre ragazze in Messico e nell’America Latina, essere una climber e spingere i propri limiti non è sempre facile, soprattutto per come funziona il nostro mondo. Abbiamo molte responsabilità in famiglia, a volte problemi, quindi dobbiamo lavorare sodo. Dopo, se c'è tempo ed energia, ci si allena. Guardare la sua parte in Pretty Strong mi ha fatto sentire orgogliosa e felice di vedere che la nostra realtà e la passione di Ferys abbiano avuto la giusta visibilità.
Qual è stato il multi pitch più complesso che hai fatto? Per grado penso che il più difficile sia stato Logical Progression 7c+ (900m) a El gigante, ma non ho mandato tutti i tiri. Invece, quello che personalmente è stato il più difficile è il Southwest Rarámuri un multi pitch misto che ho aperto con Sergio Almada dove abbiamo dovuto studiare la parete per 10 giorni per cercare di arrivare in cima. Qual è il posto più bello dove hai arrampicato? Uno dei posti più belli è Basaseachi. Ci sono alcuni multi pitch accanto
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Come ti alleni? Mi racconti una tua giornata tipo? Ogni giorno è diverso. Cerco di organizzare i miei allenamenti giorno per giorno facendo attenzione al mio carico di lavoro. L'arrampicata su roccia è la mia priorità al momento, però se ho molto lavoro faccio qualche fingerboard session, conditioning etc.
perché ho molte responsabilità verso la mia famiglia. Loro non sono climber e per molto tempo mi sono sentita in colpa per essermi allenata piuttosto che rimanere a prendermi cura di mio padre. Ciò che mi ha aiutato a trovare l'equilibrio è stato renderli parte del mio stile di vita, ma anche prendere dei periodi off durante l'anno per stare con loro e concentrarmi su diverse attività a casa.
Quali sono i tuoi prossimi obiettivi come atleta? Migliorare il mio onsight e il mio flash grade, imparare a muovermi meglio in diversi stili e tornare di nuovo ad arrampicare su un big wall.
Come sarà Larissa tra dieci anni? Avrò la stessa motivazione, sto ancora crescendo in diversi aspetti della vita, ad esempio nella mia carriera. Continuerò a divertirmi e arrampicarmi non per un premio, ma per il piacere di farlo. E spero di saper parlare catalano!
Sei entrata nella family La Sportiva, come ti trovi? È cambiato qualcosa nella tua vita? Quando mi sono trasferita dal Messico alla Spagna mi sono lasciata alle spalle tante cose, tra cui sponsor, amici e familiari. Non mi sarei mai aspettata che qualcuno un giorno mi avrebbe detto "ehi, anche qui una famiglia qui" dall'altra parte del mondo, come ha fatto La Sportiva. Quindi entrare a far parte del team è stata una sorpresa preziosa per me, spero che aiuti ad offrire opportunità e dare visibilità ad altre donne.
Credo che dipenda dalla persona, per me non è stato facile perché ho molte responsabilità verso la mia famiglia. Loro non sono climber e per molto tempo mi sono sentita in colpa per essermi allenata piuttosto che rimanere a prendermi cura di mio padre.
Che modello di La Sportiva utilizzi per arrampicare nei vari ambienti? Solitamente uso le Solution e le Skwama, mentre in falesia a Margalef uso solo le Solution. Famiglia e vita da atleta sono facili da coniugare? Come gestisci questo equilibrio delicato? Credo che dipenda dalla persona, per me non è stato facile
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Rinvii & attivismo
Climbing Iran BY I L A R I A C H I AVAC C I
Nasim Eshqi nel suo paese, l’Iran, è una pioniera dell’arrampicata all’aperto. Il documentario Climbing Iran racconta la storia del suo attivismo su roccia. Quando una ragazza si dimostra in qualche modo non incline a come la società la vorrebbe è un problema. È un problema in Italia, figuriamoci in Iran. Climbing Iran, il documentario girato dalla regista Francesca Borghetti, prodotto da NANOF, premiato al Festival di Trento e al DOC Film Festival, e trasmesso in Italia su LaF, racconta come Nasim Eshqi, ragazza iraniana con la passione per l’outdoor, abbia dovuto combattere per poter seguire questa sua inclinazione fino a diventare la numero uno del climbing in Iran. Dalla rivoluzione khomeinista in avanti, cioè dal 1979, l’Iran è infatti una Repubblica Islamica e, come tale, basa le sue regole e le convenzioni sociali su principi che si rifanno alla sharia, la legge islamica, e la società iraniana è di stampo fortemente patriarcale.
non aveva intorno a sé molti riferimenti di donne impegnate in attività sportive, di certo non le vedeva in televisione, e non le erano d’aiuto neanche i modelli femminili che aveva intorno a sé. “Io voglio essere una donna che realizzerà i suoi sogni e non si fermerà mai”: se c’è una cosa che a Nasim non manca è la determinazione e nell’arrampicata, scoperta per caso a 23 anni, ha trovato un buon modo per allenarla. La progressione lenta e faticosa che chi fa climbing è costretto a sperimentare è un buon modo per allenare pazienza e resilienza. Questo documentario offre infatti il ritratto di una donna determinata a superare qualunque ostacolo incontri nell’inseguire le sue passioni: sia questo fisico, sociale, psicologico, geografico o ideologico. Attraverso lo sguardo del suo primo istruttore e di chi ha arrampicato con lei è palpabile la determinazione di Nasim, decisa ad aprire una via sulle montagne persiane e ad essere di esempio per le donne del suo paese.
In un contesto del genere è facile capire come essere una ragazza dall’indole iperattiva, come Nasim, possa costituire un problema. In un contesto sociale in cui alle donne adulte non è permesso uscire di casa senza velo, è facile immaginare quali possano essere le reazioni nei confronti di una ragazza che voglia fare sport come i maschi, esporsi ai pericoli come i maschi, fare quello che le va come i maschi.
“A girl for all season”, così ha scelto di chiamare la via, aperta grazie anche all’aiuto del suo mentore e coach in fatto di climbing: fare una cosa tanto pericolosa, in Iran, espone non solo al rischio fisico, ma anche a conseguenze sociali, se fosse successo qualcosa a Nasim lui si sarebbe trovato a rispondere a molte, scomode, domande. La polizia religiosa non scherza da quelle parti. In tutto l’Iran chi fa climbing ad alti livelli
Nei primissimi frame del documentario Nasim racconta come, da bambina, avrebbe preferito molte volte essere nata uomo, per non essere percepita come debole, per poter avere più “libertà di movimento”, in tutti i sensi. Già perché
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si conta sulle dita di una mano e, in mezzo a un gruppo tanto ristretto, salta subito all’occhio il fatto che l’unica donna della faccenda sia Nasim, cosa che lei stessa accetta con difficoltà, perché chiaramente rimane esclusa dai circuiti ufficiali delle competizioni. Anche se ci sono più esempi rispetto al passato, fare sport per una donna iraniana rimane ancora oggi qualcosa di molto complesso. “In città accetto le loro regole, ma qui in montagna è diverso. Non importa che tu sia ricco o povero, italiano o iraniano, uomo o donna, la forza di gravità attira tutti verso la terra allo stesso modo, e questo mi ha sempre trasmesso un grande senso di equità.”
da rigidi precetti religiosi. Il documentario si conclude con le immagini di Nasim che insegna ad arrampicare a ragazze e ragazze, alcune velate. Lo fa in falesia perché le palestre miste sono vietate in Iran, ragazzi e ragazze si possono allenare, ma in giorni separati. Un ragazzo, intervistato da Francesca, racconta di come sia stata questa esperienza a fargli cambiare prospettiva rispetto alle questioni di genere: come uomo non concepiva il fatto di mostrarsi in difficoltà in parete di fronte a Nassim e ad altre ragazze, ma l’esperienza in montagna gli ha fatto cambiare idea e ribaltare le sue opinioni. Nasim usa l’arrampicata come strumento per affrontare qualunque tipo di difficoltà ed è questo il messaggio che passa dalle parole dei suoi allievi, ai quali infonde fiducia e coraggio.
Grazie a Francesca e a un percorso complicato di crowdfunding (il fatto che fosse in qualche modo coinvolto l’Iran ha inizialmente bloccato il processo, che coinvolgeva una società degli Stati Uniti, che attualmente applicano all’Iran sanzioni abbastanza dure) Nasim ha aperto una via anche in Trentino. Sarebbe più semplice per lei vivere in Europa, ma è il suo paese, l’Iran, ad averla resa la donna che è e lei giustamente non lo vuole abbandonare, e magari un giorno sarà un posto più equo per le donne anche grazie all’esempio di tutte le persone come lei, che non si sono lasciate scoraggiare da un’impostazione patriarcale soffocante e
In tutto l’Iran chi fa climbing ad alti livelli si conta sulle dita di una mano e, in mezzo a un gruppo tanto ristretto, salta subito all’occhio il fatto che l’unica donna della faccenda sia Nasim, cosa che lei stessa accetta con difficoltà, perché chiaramente rimane esclusa dai circuiti ufficiali delle competizioni.
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Non siamo panda BY I L A R I A C H I AVAC C I
PHOTOS EUGENIA VITOBELLO
La nostra è una società in cui gli squilibri di genere esistono ancora e sono enormi, e questo è un fatto. Quando grandi player di questa società, come i brand o i media, si trovano a fare i conti con questo squilibrio e tentano di metterci una pezza, sono spesso goffi, anche quando mossi da un intento nobile, e anche questo è un fatto. Ci sono settori più aperti e inclusivi di altri, ma in tutti o quasi rimane la difficoltà nel maneggiare in maniera equa ed equilibrata la questione femminile. Succede sempre e ovunque, e succede anche nell’outdoor. Se per moltissimo tempo l’universo sportivo legato alle attività di montagna è stato più maschiocentrico che altro, adesso le aziende si sono messe in riga e i prodotti femminili sono tali e tanti quelli per gli uomini. Quello che però ancora non siamo riuscite a conquistare, noi ragazze amanti della montagna e dell’outdoor, è l’abbattimento di quegli stereotipi da riserva indiana, o da specie in via d’estinzione, che fanno sì che la maggior parte dei prodotti a noi destinati abbia una chiara ed inequivocabile connotazione femminile. Nelle collezioni “per noi” una spruzzatina di rosa o di fluo non ce la toglie nessuno, così come i fiori e le decorazioni girly su snowboard e sci. Per eliminare le distinzioni di genere non basta dichiararlo, bisogna sentirlo, e porre troppo l’accento su cosa è da donna e cosa non lo è sicuramente non aiuta.
cui possiamo disporre. Identificare chiaramente qualcosa come da uomo o da donna non fa che acuire le differenze, fa sì che si cresca con l’idea che per le donne serva qualcosa di diverso. Cosa che in effetti è vera, ma riguarda la conformazione fisica, non l’aspetto esteriore. Un conto è se il prodotto in questione è stato studiato specificatamente per il corpo femminile, un altro è se è la semplice trasposizione di quello da uomo con un’altra variante di colore. Tutto questo non fa che alimentare l’assunto che alle donne serva qualcosa di specifico: una protezione nel migliore dei casi, una limitazione nel peggiore. Ma noi non siamo panda, non ci stiamo estinguendo e il modo migliore per far sì che godiamo della montagna è quello di non porci alcun limite, neanche estetico. È importante sentirsi bene con sé stessi, in un contesto outdoor come in qualunque altro, e certamente quello che decidiamo di indossare influisce ed è giusto che uomini e donne siano in grado di sentirsi gratificati nell’aspetto anche facendo sport o affrontando una sfida in montagna. Una situazione già di per sé challenging la si affronta meglio sentendoci sicuri del nostro aspetto oltre che delle nostre capacità, ma questo vale per chiunque e a prescindere dal genere. L’aspetto più importante dei prodotti per la montagna e l’outdoor è la loro funzionalità, riparare dal freddo e dal vento, essere traspiranti, comodi e resistenti o, se si tratta di attrezzatura, essere funzionali a quello che più ci piace fare: alpinismo, discesa in pista, freeride, arrampicata o trail running.
Quanto di quello che siamo, facciamo e vogliamo è un nostro reale desiderio e quanto è qualcosa che abbiamo introiettato grazie al modo in cui siamo cresciute? Agli esempi che abbiamo avuto? Pensare un mondo in cui la parità di genere è un dato di fatto e non utopia passa anche per i modelli e, perché no, per i prodotti di
La scrittrice e attivista afroamericana Bell Hook, nel suo saggio "Il femminismo è per tutti" spiega come, per capire il movimento femminista, sia
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tare la scintilla in molte ragazze, che magari non credevano fosse cosa per loro, la montagna. Ma oggi, nel 2022, non dovremmo essere riusciti a superare il discorso della “donna che fa qualcosa da uomo”? Credo che la mancanza di rappresentazione sia un problema tanto quanto la narrazione secondo cui, se una donna fa qualcosa considerato prevalentemente maschile, come arrampicare su una vetta piuttosto pericolosa o battere un determinato record, sia qualcosa di speciale, fuori dall’ordinario. O, peggio ancora, che implichi il sottotesto che ci è riuscita malgrado sia una donna. Sfogliando le pagine di questo magazine vi renderete conto di come molte delle firme, sia per le storie che per le fotografie, siano femminili. Lo scorso febbraio, noi di The Pill, abbiamo ospitato il nostro primo Base Camp, un evento B2B dedicato ai brand specializzati negli sport invernali e ai rivenditori. In quei giorni, a parte il direttore Denis Piccolo e Tommaso Bernacchi, il resto dello staff era composto solo da ragazze. La sera abbiamo ospitato un evento, che chiaramente è stato ampiamente documentato sui nostri social e la nostra collega Marta Manzoni ci ha taggate tutte in una foto scrivendo: “l’outdoor è roba per veri maski”: è una battuta, certo, ma la verità è che, come ragazze, in questo ambiente dobbiamo fare un briciolo di fatica in più, sia per imporci, che per essere correttamente rappresentate. Lo stesso direttore ci ha detto che il nostro Women Issue, quello che state leggendo, è quello per cui fa più fatica a raccogliere degli investimenti: questo la dice lunga su quanto il mondo dell’outdoor ci consideri ancora un fenomeno marginale.
in primo luogo necessario comprendere e riconoscere cosa sia e in che maniera si manifesti il sessismo. Cosa che, purtroppo, ancora oggi non è immediata per una larga fetta di persone che, semplicemente, non vede il problema. Riconoscere il fatto che nei confronti delle donne ci siano dei comportamenti oppressivi e delle rappresentazioni discriminanti, è il primo passo per scardinare un sistema ingiusto. Prendiamo ad esempio i titoli che spesso riguardano le imprese di montagna: quante volte viene stressato il fatto che a salire su questa o quell’altra cima, o a battere un determinato record, sia stata una donna? Che ci siano delle differenze fisiche, ma anche emotive e mentali, tra i generi è un fatto, sarebbe stupido provare a confutarlo, ma porre l’accento sul fatto che “anche una donna ce l’ha fatta” è utile? O non fa che corroborare l’idea che siamo una specie diversa, da tutelare e aiutare, soprattutto quando si parla di montagna e di sfide da superare? Quando l’alpinista giapponese Junko Tabei per prima del suo genere salì sull’Everest era il 1975 e la società era profondamente diversa: il suo esempio probabilmente fece scat-
Comunque, visto che invece la community delle ragazze appassionate di montagna è nutrita, ho pensato di coinvolgere in questo pezzo la voce di altre donne, le mie colleghe, ma anche conoscenze virtuali fatte grazie a Instagram, che può risultare essere uno stupendo strumento di sorellanza e confronto. “Non mi sono mai sentita una grande rappresentante del genere femminile, non mi riconosco negli stereotipi che sono stati creati sulle donne, ma quando si tratta di arrampicata mi sento orgogliosa di far parte di questo genere, che ogni giorno si deve confrontare con nuove sfide.” È il punto di Eva Toschi, firma di The Pill, “trovo anche che le iniziative
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al femminile, sicuramente promosse con tutte le buone intenzioni del caso, finiscano col passare il messaggio che “anche noi donne possiamo arrampicare (correre, sciare, vivere nel selvaggio) come gli uomini” quando in realtà non possiamo fare nulla di queste cose come loro. Il bello sta proprio qui: nel capire che quelli che pensiamo siano dei limiti alla parità, in realtà, possono diventare bellissimi strumenti per le nostre esperienze. È solo spogliandoci di tutti i preconcetti che troveremo il nostro modo di fare le cose: non migliore e non peggiore, semplicemente diverso.”
nello sport, ma ci consideriamo sempre “rare” e in una sfida continua con l’altro sesso, invece di andare avanti e portare in alto quello che sappiamo fare e prenderci il dovuto rispetto. Quello che rischiamo, così facendo, è creare un bias cognitivo, una percezione distorta della realtà del mondo sportivo femminile.” “Credo che nel mondo dell’outdoor, soprattutto quello più istituzionale, noi donne siamo ancora considerate come alpiniste di serie B” dice Elena Casolaro, giovanissima climber livornese e giornalista outdoor. “Quando sono andata nella sezione CAI della mia città per chiedere informazioni su attività organizzate sono stata trattata con sufficienza, mi è stato chiesto persino se sapessi che per arrampicare servono le corde. Qualche mese più tardi ci è andato un amico maschio col quale arrampico, quindi al mio livello, e gli è stato addirittura proposto di fare il corso per diventare istruttore. Nessuno di loro ci ha mai visti arrampicare.” La strada per una parità di genere piena e condivisa è ancora lunga e tortuosa, ma, intanto, ricordatevi che non siamo panda.
“Quando un marchio propone la versione da donna di un prodotto del suo catalogo, quello che mi aspetto e che pretendo non è una maggiore attenzione all'estetica o una sfumatura di rosa con stampa floreale, ma che sia stato progettato per un corpo diverso da quello maschile, ritenuto universale.” Dice Chiara Beretta, anche lei giornalista, che critica da insider l’enfasi di certe rappresentazioni. "Trovo profondamente sbagliato quando il focus del titolo e dell'articolo è la famigerata "una donna": non importa veramente chi sei, ma solo il fatto che, appunto, sei una donna, una donna qualunque, una creatura delicata e misteriosa che occasionalmente, se si impegna, fa anche cose da uomo: complimenti! Questo enfatizzare il fatto che sia una donna a fare qualcosa, tra le righe, è un modo per dire che ci è riuscita nonostante sia una donna, ed è terribile.” “Da ex atleta che lavora nel mondo dello sport e specialmente negli eventi sportivi” spiega Sofia Marchesini, che dopo essere stata freeskier professionista si occupa di operation e branding per eventi invernali, “penso che talvolta siamo noi donne a sbagliare. Per esempio non condivido il pensiero forse un po’ femminista di organizzare attività sportive solo per donne, di esaltarci per una impresa solo femminile e di motivare un’impresa sportiva con il fatto di esserci spinte oltre la nostra comfort zone per superare un conflitto interiore irrisolto. Troppo spesso ci dimentichiamo che facciamo sport e andiamo in montagna per stare bene, per essere più sicure, per stare insieme e essere felici, proprio come tutti. Secondo me ci autoghettiziamo anche nel mondo del lavoro: non siamo poche a lavorare
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Emily Scott
Leaving everything behind BY M A R TA M A N ZO N I
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Originaria dell’Irlanda del Nord, Emily Scott, vive in Scozia e lavora come maestra di sci e International Mountain Leader, una sorta di accompagnatore di media montagna. Ma riavvolgiamo il nastro. Emily Scott ha un lavoro full time a Londra. Stare davanti al computer la rende frustrata, e durante i weekend trascorre moltissime ore in auto, per raggiungere le montagne, e passa molto tempo a chiedersi cosa la renda davvero felice. Nonostante sia cresciuta in campagna, le serve il trambusto della vita di città per rendersi conto che la vita all'aria aperta è indissolubilmente legata alla sua ricerca di pace interiore. Così, un giorno, a 27 anni, decide di cambiare vita, abbandona la carriera e inizia a lavorare come maestra di sci in giro per il mondo. Poi, nell'estate del 2018, parte per tentare la traversata, in autonomia e in gran parte in solitaria, di tutti i 282 Munro (montagne che superano i 3000 piedi) della Scozia. Ci riuscirà in soli quattro mesi. Project 282 è il sorprendente cortometraggio di Perch Films in collaborazione con il British Adventure Collective che racconta l'amore di Emily per la Scozia e ciò che l'ha motivata durante questo viaggio di 120 giorni, mostrando alcuni dei panorami più spettacolari della Scozia. La narrazione di Emily offre una visione personale sia del contesto della sfida che delle sue riflessioni e della sua passione per le Highlands scozzesi.
Credevo che questa storia avesse del potenziale e volevo mostrare la bellezza cruda della Scozia. Sebbene il mio background di triathlon mi avesse mostrato il mio desiderio di spingermi al limite fisicamente, non avevo mai affrontato nessuna prova più lunga di una settimana. Ben presto mi sono resa conto che la perseveranza, unita con la frammentazione di una grande idea in parti più piccole, sarebbe stata la chiave per riuscire a portare a casa questo progetto. Perché hai deciso di realizzare la tua impresa da sola? Volevo del tempo per riflettere. Ogni tanto mi sono sentita molto sola ma andava bene così, è importante saper stare da soli. In questo modo inoltre non avevo nessuna fretta, potevo decidere in autonomia le mie tempistiche, in maniera completamente flessibile, e valutare come muovermi in assoluta libertà. Alcuni giorni, quando pioveva, passavo in tenda diverse ore a leggere e pensare prima di decidermi a uscire. Molto tempo lo impiegavo a programmare il giro e a organizzare la logistica. Filmare l'intero viaggio non è mai stata un'opzione: ero ben consapevole che la compagnia dei registi avrebbe completamente snaturato la natura solitaria dell’avventura. Sarebbe stato anche del tutto impraticabile sia dal punto di vista temporale che finanziario. Per queste ragioni il corto è stato realizzato in due viaggi separati: uno in tempo reale durante l'ultima settimana dell’esperienza, e l'altro l'estate successiva. Ci sono intere settimane di fatica e avventura nei 10 minuti del cortometraggio: un vero lavoro d'amore. La
Per il tuo progetto 282 hai impiegato 120 giorni, camminato per 2200km e pedalato per 2600km, con oltre 195.000m di dislivello. Com’è nata l’idea? Avevo già scalato una cinquantina di Munro, in maniera non continuativa, e mi ero completamente innamorata dei paesaggi e dei panorami spettacolari di quella terra, era il posto più incredibile che avessi mai visto. Così ho deciso di prendermi qualche mese per stare in questo ambiente unico, e provare a concatenare tutte le cime sopra i 3000 piedi, utilizzando la bici per spostarmi da un Munro a un altro. Nessuno aveva mai fatto nulla del genere.
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Ho deciso di prendermi qualche mese per stare in questo ambiente unico, e provare a concatenare tutte le cime sopra i 3000 piedi, utilizzando la bici per spostarmi da un Munro a un altro. Nessuno aveva mai fatto nulla del genere. Credevo che questa storia avesse del potenziale e volevo mostrare la bellezza cruda della Scozia. registrazione della voce fuori campo poi è stata un’altra parte preziosa dell'intera esperienza: non è stata scritta, e ha preso la forma di una sorta di introspezione guidata, che mi ha davvero aiutata per elaborare sia il mio perché sia quello che avevo appena finito di fare.
ti i guanti per la forte pioggia e ho temuto che mi si ghiacciassero le dita delle mani per il freddo. È stata un'avventura all'insegna della sostenibilità. Sì, spero che il film aiuti a mostrare alle persone che non si deve necessariamente volare in luoghi esotici per vivere delle avventure straordinarie e, in effetti, ci sono alcuni luoghi incredibili, selvaggi e remoti proprio dietro la porta di casa, nelle isole britanniche per esempio. Credo che ciò sia particolarmente pertinente in un momento come questo, in cui da una parte piano piano stiamo emergendo dagli effetti della pandemia, dall’altra i viaggi internazionali probabilmente rimarranno non consigliabili ancora per un po’. La scoperta della vita all'aria aperta per molte persone è sicuramente un elemento positivo degli ultimi mesi, ma spero che grazie a il film, condividendo la bellezza della natura selvaggia della Scozia, sia chiara a tutti la necessità di rispettare la natura e di lasciare i paesaggi incontaminati così come sono stati trovati. Per questa ragione durante il Progetto 282 ho raccolto fondi per tre organizzazioni: Scottish Mountain Rescue, Mountain Bothy Association e Air Ambulances UK.
Come ti sei mossa e come ti sei organizzata? La logistica non è stata affatto semplice, soprattutto per gli spostamenti da una cima all’altra. A volte dovevo tornare un po’ indietro per recuperare la bici, e questo mi rendeva abbastanza frustrata. Per il resto è stato abbastanza semplice: facevo l’avvicinamento alla base della montagna in bici, trovavo un albero per legarla e poi iniziavo il trekking per la cima. Spesso ho dormito in tenda e qualche volta in campeggio o in ostello per farmi una doccia. A volte ho preso alcuni autobus e poi alla fine sono venuti a recuperarmi alcuni amici, e ho potuto caricare la mia bici sulla loro auto. Quali momenti di difficoltà hai affrontato? La Scozia vissuta durante una bella giornata di sole è imbattibile, forse anche perché le belle giornate sono davvero una rarità. Lassù non sei mai troppo lontano dalla civiltà, e puoi vivere delle avventure stupende non troppo estreme, eppure, a volte, ti senti come se fossi completamente sperduta al mondo. L’ambiente è davvero selvaggio e può essere molto crudo e duro. Ci sono stati alcuni giorni con raffiche di vento molto forti e un meteo terribile, nelle quali era impensabile stare in montagna, e così mi sono rifugiata in qualche b&b, non volevo trovarmi in situazioni pericolose, che sapevo non sarei stata in grado di gestire. Un pomeriggio si sono bagna-
C’è un aneddoto che ci vuoi raccontare? Non mi era capitato di non fare una doccia per oltre dieci giorni, alla fine puzzavo tantissimo! Poi ricordo l’ultima notte di viaggio, non ho dormito un secondo, volevo godermi fino all’ultimo istante di quell’esperienza meravigliosa in quelle montagne. Il corto Project 282 mi ha permesso di avere modo di ricordarmi di quest’avventura e di poter rivivere le lezioni che ho imparato, focalizzandomi solo sul qui e ora.
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Jenn Drummond
The power of number seven BY I L A R I A C H I AVAC C I
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Jenn Drummond incarnava in pieno il cliché della donna di successo americana: un lavoro in finanza, una bella famiglia, sette figli. Poi un terribile incidente d’auto ha cambiato la sua vita, per il meglio. Ma anche arrivare per prima a fare tutte le Seven Seconds. Certamente, voglio avere questo primato. Però contando che il Mount Tyree in Antartide, si può scalare solo a dicembre e gennaio ed è permesso ad una sola persona a stagione, e quest’anno sono stata io, e il Dykh-Tau in Russia dove non credo che in questo momento storico sia possibile andare, non credo che realisticamente ci sia qualcuno che mi possa scippare il primato.
Quando ci sentiamo, in video call, Jenn si sta preparando per iniziare il suo allenamento giornaliero, è appena tornata da un training trip in Alaska e a breve girerà degli episodi TV per Outside TV, un network statunitense dedicato al mondo outdoor. La sua storia è finita di recente anche sul New York Times, perché le mancano solo 4 vette per aver salito tutte e sette le seconde cime più alte in ogni continente, le Seven Seconds Peaks. Che poi in realtà sono otto perché, come spesso succede nel mondo dell’alpinismo, i big delle scalate non sono semplici da mettere d’accordo. Il fatto è che sono state stilate due liste: una da Richard Bass e un’altra, proposta successivamente, da Reinhold Messner. Nella lista di Bass la seconda montagna australiana più alta è il Mount Townsend, mentre secondo Messner è il Puncak Mandala, in Papua Nuova Guinea. Jenn, che è una persona estremamente pratica, ha tagliato la testa al toro e, una volta arrivata in Oceania, proverà a salirle entrambe.
Una volta completato il K2 te ne mancheranno due… Sì, ad agosto rimarrò a casa, poi sarà la volta dell’Australia, con il Puncak Mandala e il Mount Townsend, voglio provare a completare tutte e due le liste esistenti, sia quella di Messner che quella di Bass. Una volta salite tutte e 8 le cime sarai la prima donna ad averlo fatto. In redazione ci interroghiamo sempre molto sull’enfasi che viene posta sui traguardi femminili, tu cosa ne pensi? Le altre due persone che hanno scalato le Seven Seconds fino ad oggi sono maschi, e credo sia importante che a raggiungere questo risultato ci sia anche una rappresentanza femminile. Ad esempio quando ho salito il Mount Tyree sono stata la prima americana a farlo, e la seconda donna in generale, e mentre salivo pensavo al fatto che queste conquiste sono un’arma a doppio taglio, perché da una parte i titoli su di me non fanno che enfatizzare il fatto che abbia sette figli, ma allo stesso tempo credo sia una conquista importante per tutte le donne. Mentre piantavo la bandiera pensavo proprio a questo, l’ho visto come una traguardo collettivo. Vorrei che qualcun’altra prendesse questa bandiera per portarla da qualche altra parte. Credo che raccontare le nostre storie faccia in modo che non sia più percepito come una cosa unica, o speciale, ma una situazione come
Jenn inquadra col suo smartphone fuori dalla finestra, c’è ancora un po’ di neve in Utah, ma le giornate si stanno facendo più calde e le condizioni sono perfette per il suo allenamento giornaliero. Jenn tra quanto parti e qual è la prossima cima? La prima tappa sarà il per Mount Logan, in Canada, parto il 4 maggio, non vedo l’ora. Dopodiché tornerò a casa per un mesetto e a luglio proverò per la seconda a volta a salire sul K2. Lo scorso anno ho dovuto rinunciare, non c’erano le condizioni e un mio compagno di spedizione è stato travolto da una valanga. Il K2 è pericoloso, si sa. Ci sono le corde fisse, il che mi dà sicurezza, ma il rischio valanghe è sempre molto alto. Se anche questa volta non ci saranno le condizioni ci riproverò il prossimo anno, la cosa che conta di più è la sicurezza.
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un’altra vissuta da una persona, indipendentemente dal genere. La cosa che più mi dà fastidio però è che durante le interviste la prima cosa che mi viene chiesta di solito è come mi organizzo con i bambini e chi penserà a loro mentre sono via, mentre a nessun alpinista maschio viene mai posta la stessa domanda.
in finanza come investment advisor: andavo a lavoro, curavo i miei figli, ero presa nel flusso degli eventi. Non ero infelice, ma neanche propriamente felice: nulla mi ispirava particolarmente e sentivo che dovevo fare qualcosa per sbloccare la situazione. Così ho smesso di lavorare, la società di investimenti è ancora mia, ma non ci lavoro più, e mi sono trasferita a Park City, in Utah, che è un posto più congeniale per stare in mezzo alla natura ed è stato più o meno in quel momento che ho avuto l’incidente mentre stavo guidando la mia macchina. Prima di allora avevo sempre pensato che avrei dovuto aspettare che i miei figli fossero grandi per dedicarmi a qualcosa che mi ispirasse veramente ma poi, dal momento dell’incidente in avanti, qualcosa è cambiato dentro di me. Continuavo a pensare a quale sarebbe stata la mia storia se fossi morta quel giorno: non volevo che il racconto fosse quello di una persona che aveva messo la sua vita in pausa. Quindi ho iniziato a vivere la vita nella maniera più viva e piena possibile, anche attraverso il pormi degli obiettivi importanti, come il fatto di voler scalare le Seven Seconds Summit.
La prima volta che ho letto un articolo su di te il titolo era questo: “Mamma di sette figli tenterà di conquistare le Seven Summit”. Ora, se fossi stata un uomo probabilmente nessuno avrebbe scritto “Padre di sette figli tenterà di conquistare le Seven Summit”. Assolutamente no. Questo mi fa arrabbiare, ma allo stesso tempo credo che raccontare la mia storia possa essere utile. Essere madre è una parte dell’essere donna, ma non è l’unica: per questo è importante celebrare le altre parti tanto quanto la maternità. Essere madre è fantastico, ma non è l’unica cosa che mi definisce, non sono solo una mamma: sono un’amica, un’esploratrice, una donna d’affari. Siamo tutte composte da così tanti pezzi che tutti devono essere valorizzati allo stesso modo. Ho letto che ti sei avvicinata all’alpinismo dopo un’incidente, com’era la tua vita prima? Piuttosto tipica a dire la verità: lavoravo
Ai tuoi figli trasmetti questa passione? Credo più che altro che per loro sia un bel mes-
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saggio il fatto che io porto avanti i miei obiettivi e loro i loro, uno sforzo parallelo, non in un senso solo. Io sono focalizzata sia su di loro che e su di me. Credo che questo sia stato il punto di partenza: permettere a me stessa di avere sogni e obiettivi oltre il fatto di essere madre. Poi sono molto fortunata, ho un marito che mi supporta al cento per cento e possiamo contare su una tata, che vive con noi. La cosa buffa è che io sono stata la sua tata quando era piccola, e ora lei mi aiuta con i miei figli. Allenarsi per le Seven Seconds è quasi come un lavoro, ma è difficile che mi porti via più di 4 o 5 ore al giorno, sfrutto i momenti in cui loro sono a scuola.
Non lo so come e quando morirò, ma l’unica cosa che so è che se non faccio niente muoio lentamente. Quindi per me il fatto che fare alpinismo sia pericoloso non è una ragione valida per non farlo, se è quello che mi fa stare bene. Se c’è il rischio di una valanga mi fermo, ma se le condizioni per scalare quella cima ci sono tutte io quella opportunità non me la lascio scappare, perché la vita è fatta di questo, cogliere le opportunità, prendersi dei rischi, in una parola: vivere. Qual è stata al momento la vetta più dura? Il Dykh-Tau, che quando le condizioni climatiche sono buone non è di per sé così difficile, ma col maltempo può diventare un incubo: non ci sono corde fisse, quindi sali in cordata. Quando l’ho fatto io il percorso era estremamente ghiacciato e il rischio di valanghe era alto quindi abbiamo dovuto camminare in cresta e stare davvero molto attenti. Se io fossi caduta, o la mia guida fosse caduta, saremmo caduti insieme fino a che uno dei due non fosse stato in grado di fare la manovra di arresto. Eravamo completamente soli, non c’era una struttura di supporto e se ci fosse successo qualcosa i soccorsi non sarebbero arrivati in fretta.
Molte delle cime che hai scalato e che scalerai sono piuttosto pericolose, che rapporto hai con la paura? Quello che è successo con quell’incidente stradale è che sarei dovuta morire, e invece non è successo. Hanno provato a ricostruire la dinamica 50 volte e non sono riusciti a trovare uno scenario in cui fosse plausibile che sopravvivessi. Pochi giorni dopo una mia amica è scivolata facendo hiking in un sentiero semplicissimo vicino casa sua, uno di quelli che puoi fare anche con un passeggino, ha battuto la testa ed è morta.
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Giro dei Pellegrini A gravel bike trip TXT & PHOTOS DENIS PICCOLO
CYCLIST ELISA SISA VOT TERO WITH KOMOOT
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CASTELLO DI RIVOLI TORINO
Ore 9.10: sono già in ritardo anche se, sinceramente, mi ritengo soddisfatto perché pensavo di fare peggio. Elisa Vottero, meglio conosciuta nell’ambiente outdoor come Sisa, mi batte e mi tocca aspettare. Ne approfitto per godermi il maestoso castello di Rivoli, il nostro punto di partenza (direi niente male).
Con chi pedalo oggi? Sisa è una maestra e allenatrice di sci e nel 2018 ha avuto bisogno di trovare un nuovo modo per curare il suo corpo e la sua mente, ha scelto di farlo in bici. Ha sentito l’estrema necessità di ritagliare del tempo per sé stessa e spingere per centinaia di chilometri i suoi limiti. Ed è così che è salita in sella, accompagnata dal suo Golden Retriever Brigitta, per pedalare dal suo paese natale, Cesana Torinese, fino in Sicilia. Da quel momento, è riuscita a trovare sempre del tempo da dedicare a sé stessa attraverso viaggi in tutta Europa, come è successo l’anno scorso a Girona, cit-
tà dove il gravel va alla grande. Tutto questo, con una nuova attività alle spalle aperta in piena pandemia: il bistrot Il Filorosso a Cesana (se siete in zona vi consiglio di passare a trovarla). Competizioni, agonismo e scomode pettorine hanno lasciato spazio all’esplorazione, al paesaggio, all’architettura, al riempire i polmoni di vita nuova senza alcun limite né stress. E perché no, farsi ispirare dalle storie dei passanti al bistrot, che siano con gli sci sulle spalle o con una gravel infangata lasciata appoggiata in prossimità dell’ingresso. Arriva Sisa sulla sua Audi con la sua bike, cerchiamo un tipico bar nei
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dintorni per una veloce colazione e siamo pronti per affrontare il Giro dei Pellegrini, non prima di qualche scatto di fronte al castello di Rivoli (sì, anche un selfie). Innanzitutto, un paio di informazioni sul Giro che stiamo per percorrere. È nato durante i primi anni 2000 per iniziativa di Gianfranco Salotti, collaboratore di Pro Natura Torino, con l’obiettivo di recuperare la viabilità pedonale della Collina Morenica. Il percorso si sviluppa lungo il bordo del lago primitivo postglaciale che si estendeva nella sottostante Bassa Valle di Susa, premessa che rende l’escursione ancora più affascinante.
Ci decidiamo a partire e, grazie all’applicazione Komoot, siamo sicuri di non perderci. La sera prima, con estrema facilità, abbiamo creato la nostra traccia e abbiamo studiato il percorso nei minimi dettagli, tipologie di strade e profilo altimetrico compresi. Infine, abbiamo scaricato il percorso sia sul Garmin che sull’iPhone in modalità offline per il massimo dell’affidabilità nella navigazione. Lasciamo velocemente Rivoli alle nostre spalle per inoltrarci nei sentieri boschivi che ci accompagneranno per gran parte del percorso. Dobbiamo pedalare per circa 22km prima di arrivare al centro storico di Avigliana, ma non abbiamo
alcuna fretta. Ci godiamo il venticello fresco tipico delle mattine di maggio piemontesi, il sole si fa spazio fra le fronde per permetterci di assaporare un clima e un’atmosfera magici. Potrebbe non sembrare, vista la fama di Torino come città molto grigia, ma anche queste zone sanno essere soleggiate. In questo tratto, colgono la nostra attenzione massi erratici come la Grande Pera e la Roca Sgaroira, leggende della Collina Morenica raccontano che in antichità le Masche, più comunemente streghe, popolavano queste zone riunendosi intorno a questi giganteschi massi. La sensazione di essere entrati in un luogo magico
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non è poi così ingiustificata, allora. Dopo qualche ora e molte chiacchiere manca davvero poco al punto più elevato della prima tratta. Con un po’ di stanchezza, arriviamo alla punta di Col Buchet a 617m. Ci fermiamo a prendere fiato e a goderci il panorama che ci si para davanti: un’incredibile distesa di verde, macchiata dai due laghi di Avigliana che ci abbagliano con il riflesso del caldo sole tardo primaverile. Oltre il verde, si staglia l’enorme cinta di montagne con una leggera spruzzata di neve in cima, che dimostra che l’inverno quest’anno è arrivato tardi, anzi forse non è proprio arrivato.
C’è questo pensiero diffuso per cui si debba per forza partire e andare lontano per scoprire qualcosa di nuovo, qualcosa che ci stupisca e ci apra la mente. Quando, in realtà, basta solo cambiare prospettiva, inserire una lente diversa nell’occhiale per farsi travolgere da un nuovo mondo.
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Silenzio. Respiriamo a pieni polmoni. Entra in noi pura essenza di vita sotto forma di ossigeno, soddisfazione e goduria per gli occhi. I profumi ci avvolgono, la primavera è in piena potenza. Il momento della contemplazione dura poco, dobbiamo ripartire altrimenti finisce che ci tocca mangiare nel primo pomeriggio, con il rischio di trovare tutto in siesta. Passiamo di fronte al pilone di Pera Luvera, recentemente restaurato, per poi scendere verso il centro storico di Avignana. Un veloce pranzo in un vecchio bar, un buon caffè e ci avviamo per affrontare la seconda parte del percorso. Già da lontano vedo il Lago Grande il
Lago Piccolo di Avigliana e sono impaziente di avvicinarmi. È bello poter cambiare così spesso scenario mentre si pedala, non so mai cosa aspettarmi e riesco a farmi sorprendere ad ogni manciata di chilometri. Sfioriamo il Lago Piccolo (in effetti è proprio piccolo), che riflette la luce del sole dandoci quell’impulso di energia utile a ripartire con la salita. Ci lasciamo alle spalle l’elemento acquatico per rientrare in contatto con il terreno e le migliaia di alberi che accoglie, dandoci un po’ di tregua dal caldo. Ben presto ricominciamo a salire, superiamo la collina della Seja percorrendo chilometri e chilometri di boschi, con i massi erratici che tengono alti ritmo e attenzione. Come per magia passiamo dalla natura incontaminata e silenziosa al contesto urbano che ci
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conduce nuovamente al Castello di Rivoli, nostro punto di partenza, esattamente 7 ore dopo. Stanchi, ma pieni di vita. Pare un controsenso? Lo so. Riuscire a farsi sorprendere dai luoghi vicino a casa non è poi così scontato. C’è questo pensiero diffuso per cui si debba per forza partire e andare lontano per scoprire qualcosa di nuovo, qualcosa che ci stupisca e ci apra la mente. Quando, in realtà, basta solo cambiare prospettiva, inserire una lente diversa nell’occhiale per farsi travolgere da un nuovo mondo.
"Denis, oggi senza Komoot ci saremmo sicuramente persi ahaha" - SISA
MONTE MUSINÈ E LAGHI DI CASELETTE
SANT 'AMBROG IO DI TORINO
DRUBIAGLIO
FERRIERA
AVIGLIANA
BUTTIGLIERA A LTA
CASTELLO DI RIVOLI R O S TA
HIGHLIGHT L AG O D I AVI G LIA N A TORINO REANO
R I VA LTA DI TORINO GIAVENO
SAN BERNARDINO
TRANA
SANGANO PA R C O N AT U R A L E D E L MONTE SAN GIORGIO
D U RATI O N
7:29 ROUTE
87km E LE VATI O N
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890m AC C E D I Q U I A L L A T R AC C I A DEL PERCORSO SUL PROFILO
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KO M O O T D I THE PILL OUTDOOR 400M
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Nella taverna di paese Jacqueline Fritz BY CHIARA GUGLIELMINA
PHOTOS LAURA SCHRÖDER
Jacqueline l’ho incontrata nel locale più figo di Alagna, quello dove si incontra chi in montagna ci va per davvero. Non è stato un caso. Qualche sera fa, nella noia dell’ennesimo *doomscrolling su Instagram, una silhouette elegante e la forza delle parole “Single Lines” hanno fermato il movimento compulsivo del pollice.
*doomsrolling è un neologismo inglese entrato nell’Oxford Dictionary nel 2020: la parola indica la tendenza a cercare in modo ossessivo cattive notizie online, scorrendo sullo schermo del nostro telefono o del nostro tablet con il desiderio di restare aggiornati sulle sventure (dooms) che accadono nel mondo.
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Single Lines non è altro che una parentesi all’interno di una visione più ampia. La sua linea, com’è giusto definirla, è iniziata nel 2019, quando con la filmer e amica Laila Tkotz e il cane guida Loui, ha attraversato le Alpi del Nord Italia per giungere ai piedi del Monte Rosa, alle pendici del suo sogno. Jacqueline.
Quanto potere diamo, noi esseri umani moderni, ai polpastrelli. A furia di cliccare, scrollare, zoommare, taggare, postare e commentare ci consumeremo le impronte digitali perdendo identità, uniformandoci sempre più. Mentre ordino la mia Leffe ambrata saluto Jacqueline. Mentre le sorrido immagino l’uomo del futuro. E mentre lei, per un errore umano, ha una gamba in meno, noi, per un errore umano, avremo due pollici in più su ogni palmo. Per scrollare meglio.
35 anni, alpinista e scalatrice tedesca. Ha perso la gamba destra all’età di 24 anni a causa di un banale incidente di danza quando ne aveva appena 14. Dieci anni di sofferenza e numerosi interventi chirurgici falliti l’hanno segnata, ma non indebolita. Nella montagna ha ritrovato il coraggio, riappropriandosi della propria vita, recuperando il tempo perso nei passi lenti dell’alta quota, nel silenzio degli alti bivacchi. Oggi atleta affermata, scalatrice della squadra nazionale tedesca di para-climbing. Jacqueline oggi è seduta di fronte a me, indossa un fleece La Sportiva dai colori accesi; a sinistra della manica rosso corallo sbucano fiere due stampelle. Lineamenti tedeschi ma dolci, come se non avessero visto otto anni di ospedale. Occhi nordici ma caldi, come chi sa che in montagna c’è molto più di freddo e ghiaccio.
Intanto fuori piove, sono le sette di sera e le tre bionde immobili, bevute a metà, mi fanno capire che ho interrotto una *conversazione importante. Insieme a lei, oltre alle quattro zampe di Loui, “Il Nik” e “Il Pier”; due amici. Entrambi Guide Alpine del Monte Rosa, ma se le presentassi così dovrei allora dire “Andrea Pierrettori” e “Nicola Degasperis” e loro per me non sono Andrea e Nicola, non solo. Ignoro da quanto Jacqueline vada in montagna con i miei amici, ma mi pare troppo intelligente per non aver capito di essere in ottime mani. “Il Pier” ha gli occhi azzurri, è alto e spettinato e si muove come chi è in gamba e non lo sa. “Il Nik”, piccolo e scattante, ha un sorriso fisso come se avesse del biadesivo agli angoli della bocca. Lei ti colpisce come tutti quelli che hanno conosciuto il dolore, mi guarda come se avesse capito qualcosa che io ignoro, come se custodisse un segreto. Pendo dalle sue labbra. Parliamo a lungo, nel mio inglese imperfetto, e torno a casa più felice di quando ne sono uscita.
Prima di Single Lines. Il 2019.
Si mischia con noi *alagnotti in questa taverna di Paese, ma Jacqueline è conosciuta per aver realizzato il sogno di scalare il Monte Rosa. In “stile pulito” come i migliori alpinisti (che per lei significa salire senza ricorrere a protesi e a supporti) ha messo in discussione il concetto di “possibile”, nonché quello di “limite”. Quello di “comfort zone”, infine. Nel nostro chiacchierare ho capito che Single Lines non è altro che una parentesi all’interno di una visione più ampia. La sua linea, com’è giusto definirla, è iniziata nel 2019,
*conversazione importante: attenta pianificazione delle prossime uscite in montagna insieme.
*alagnotti: gli abitanti di Alagna.
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quando con la filmer e amica Laila Tkotz e il cane guida Loui, ha attraversato le Alpi del Nord Italia per giungere ai piedi del Monte Rosa, alle pendici del suo sogno. La città di Verbania, sulla sponda occidentale del Lago Maggiore, è stata il punto di partenza. Dai 193 metri del “giardino sul lago” fino ai 4554 della Capanna Margherita; la “Regina del Rosa”. Laggiù in riva al lago, dove l’aria è addolcita da rilievi e colline che lo proteggono dai gelidi venti del Nord, Jacqueline, Loui e Laila sono partiti soli: una tenda, provviste alimentari e attrezzatura fotografica. Un’avventura su antichi sentieri deserti, attraverso il Parco Nazionale della Val Grande, le ha portate dai dolci colli ordinati alle verticalità strapiombanti e imponenti della Est del Rosa sotto la Parete Himalayana. Dove tutto appare sospeso. Lunghe colate bianche scivolano sulla roccia scura dove il movimento senza tregua di enormi flussi di ghiaccio confluisce in un’unica lingua glaciale: il Belvedere. Il più affascinante ghiacciaio dell’arco alpino, fiero seppur vittima di una repentina ritirata. Giunte là sotto, a Macugnaga, hanno atteso per oltre tre settimane prima di interrompere a causa del maltempo. Mi chiedo se qualcosa di quell’immensa parete, tra nebbia fitta come fumo di sigaro, abbiano goduto.
Capanna nera, appesa in bilico sopra le teste degli uomini, da Alagna fin giù sopra quelli di Milano, mi ha fatto barcollare per l’emozione. Il vuoto non ti cattura per via delle travi solide, ma la forza di gravità ti tira comunque a sé. Attrazione per la vertigine si chiama. È quello che crea dipendenza. Che fa tornare in alto. Ogni volta. Come un tossico. Sono felice che anche Jacqueline abbia dato uno sguardo a quel vuoto. Non il primo per lei, ma spero il più sereno. Dopo una notte in Rifugio, avvolti in coperte di feltro, il piano è quello di raggiungere la Punta Dufour, la più alta del Monte Rosa, a 4634 metri. Il Nik e il Pier sono i primi a partire per fissare le corde fisse in modo da agevolare l’ascensione nei passaggi più complessi. La partenza è alle 6 di mattina ma il tempo non sembra favorevole; è prevista nebbia. Dopo circa quattro ore di percorso la pessima visibilità ha costretto la squadra a rientrare. Hanno voltato le spalle alla vetta più alta. Poco male, non è quello lo scopo di Jacqueline. Non dovrebbe esserlo per nessuno, a dirla tutta. Prima di abbandonare l’aria rarefatta per tornare a bere birra in questa taverna di Paese, Jacqueline ha salito, oltre alla Punta Gnifetti, la Parrot, il Balmenhorn e la Zumstein, coronando il sogno di scalare il Monte Rosa.
Prima di Single Lines. Il 2020.
*Facciamo ordine
La pandemia ha sconvolto i piani di tutti. Tuttavia, fintanto che lo stravolgimento si limita al dover salire una montagna per un altro versante, possiamo dirci fortunati. Il 12 luglio la squadra è ripartita da Alagna, ai piedi della parete Sud questa volta, quella selvaggia. A 2500 metri di quota, sempre nell’autonomia spartana di una tenda, hanno avuto il primo assaggio della quota. Più in alto, ai 3647 metri della Capanna Gnifetti, hanno incontrato il Nik e il Pier con cui, nei giorni seguenti, è stato possibile raggiungere il rifugio più alto d’Europa; la Capanna Regina Margherita.
Indosso una vecchia felpa in lana spelacchiata. Quando le conversazioni si fanno dense ho il vizio di stringere il lembo della manica tra indice e pollice fino a scoprire la parte del braccio che unisce i gomiti ai polsi. La parte di pelle che resta scoperta, quando Jacqueline mi parla di Single Lines, si riempie di piccolissimi rilievi ravvicinati, i peli radi si alzano come all’inizio di una danza. Prima di raccontare oltre, facciamo ordine. Nel 2019 percorre la prima parte della traversata; parte da Verbania per giungere a Macugnaga dove, causa maltempo, è costretta a fermarsi. Nel 2020 partendo da Alagna, insieme al Nik e al Pier, raggiunge Punta Gnifetti tracciando quella sua meravigliosa linea anche su Zumstein, Parrot, Balmenhorn e su altri tra i 4000 più noti del massiccio rosa.
Di certo non ho visto tutto quello che c’è da vedere. Di certo nessuno ha visto tutto quello che c’è da vedere. Di certo, tra le cose che ho potuto vedere, l’affaccio dal balcone della
*facciamo ordine: vette scalate.
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Single Lines
sé stessa non conta nulla. Io ho salito la mia cima. La mia montagna. Il mio sogno.”
Siamo sempre nella taverna, e mentre il Pier si preoccupa di rabboccare con altro luppolo i bicchieri mezzi vuoti, Jacqueline mi parla dei giorni trascorsi ad Andermatt, in Svizzera. Sono giorni vicini, lo si capisce dalle guance segnate dal sole. Dall’entusiasmo ancora vivo. Scopro solo dopo che “Single Lines” è anche il titolo di un “Film Project”, come lo chiama lei. L’idea era quella di attraversare le montagne del Gottardo con gli sci, ma qui le lascio la parola: “È un progetto enorme per me perché ho imparato a sciare solo due anni fa. Ho sempre fatto Ski Touring risalendo piste battute o boschi non impegnativi, mai on Real Mountains.” Adoro il modo in cui definisce quel limite tra il Regno dei molti e quello dei pochi, tra terre basse e alte, mi piace questa sua “Montagna Vera”. Il progetto è davvero qualcosa di grande, non per le salite in sé, nemmeno per le discese (la parte più complessa per lei), ma per il messaggio.
Questa te la voglio dedicare Jacqueline: “Se ti tagliassero a pezzetti il vento li raccoglierebbe.” FABRIZIO DE ANDRÉ
About Happiness
Recentemente ho letto una cosa a proposito della felicità. Un concetto consumato e per molti ormai banale. (Bisognerebbe imparare a riconoscerla, peraltro, la potenza delle cose banali.) La felicità consiste nell’accettazione. Accettare la vita per quello che è, trasformando le sventure in occasioni per ringraziare. L’autore che ho letto ha perso il suo giovane figlio, un ragazzo di ventun anni. Si è arrabbiato, non capiva perché la vita gli avesse riservato tanto dolore. Poi la svolta, l’inversione del punto d’osservazione. Perché invece che accanirsi sulla perdita, non essere grati per i ventun anni trascorsi insieme? La vita non gli ha portato via la felicità, gli ha regalato del tempo di qualità con il suo bellissimo figlio.
“Cerco di migliorare ogni giorno della mia vita, in tutte le cose. Mi è sembrato giusto, in inverno, occuparmi delle cose dell’inverno. Voglio conoscere tutto della neve, imparare ogni cosa.”
Credo sia tutt’altro che semplice giungere a tale epifania. Ma so che Jacqueline, forse anche inconsciamente, questo ha fatto. Invece di rimuginare sugli anni “persi” in ospedale, sul trauma della perdita, ha scelto di vedere il ventaglio di opportunità ancora da cogliere.
Questa la cosa che più mi stupisce, la sua curiosità per le cose della vita. Fascinazione tipica di un fanciullo che tenta di conoscere il Mondo. Che bello dev’essere, avere la chance di rivivere quella curiosità con la consapevolezza di chi non solo è adulto, ma ha lottato con i denti per diventarlo. Jacqueline questo fa, questo mostra. Tutta la forza di chi, davanti a un’amputazione, ha saputo accettare la vita nella sua pienezza.
Se ti avessi conosciuta prima, Jacqueline, ti direi che quello che ti manca non ti manca affatto. Che con quella gamba hai perso solo qualche osso e qualche tendine, della carne insomma. Quello che non hai mette in discussione il concetto di “indispensabile”. Tutto è importante, niente e nessuno fondamentale. Ti auguro un lungo cammino Jacqueline, su una, due, tre o quattro linee. Come vorrai tu purché ti porti più in là, ogni volta. Dalla mia, mi basta avere la forza di continuare a seguirti, anche da lontano, ma senza lasciarti sparire dietro l’orizzonte. Voglio continuare a vederti. Te e il tuo film.
“Quando la sera m’infilo nel letto e guardo al giorno vissuto sono grata e felice di essere riuscita nel mio progetto. La cosa importante, per quello che voglio comunicare, è mostrare la strada che ho percorso. Non quella per essere la migliore, o la più veloce, o per raggiungere la vetta più alta. Ma per vivere bei momenti. Non commettete l’errore di credere che questo sia poco. La vetta fine a
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In the rain PHOTOS DENIS PICCOLO
MODEL ENRICA ARNAUDO
J A C K E T S A L E WA P U E Z L I G H T P T X S H O R T S S A L E WA P U E Z H E M P C A R G O B A C K PA C K S A L E WA A L P M AT E 2 6 H AT S A L E WA FA N E S 2 B R I M M E D S O C K S M O U N TA I N T R A I N E R S A L A M A N D E R M E R I N O S H O E S S A L E WA A L P T R A I N E R 2 M I D GT X
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JACKET LAMUNT CAROLINE LIGHT WIND SHORTS LAMUNT EVI TREK
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HEADBAND LAMUNT MARTHA REVERSIBLE
PA R K A L A S P O R T I VA X P L O R E W S H O R T S L A S P O R T I VA G U A R D W S H O E S L A S P O R T I VA U LT R A R A P T O R I I M I D W ’ S G T X
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J AC K E T T H E N O R T H FAC E W W E ST B A S I N PA N T T H E N O R T H FAC E W A O W O V E N
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S H O E S T H E N O R T H FAC E V E C T I V FA ST B AC K M I D F U T U R E L I G H T
S H O ES M I Z U N O WAV E DA I C H I 7
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J A C K E T C R A Z Y F LY W O M A N PA N T C R A Z Y F LY W O M A N
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S H O ES M I Z U N O WAV E DA I C H I 7
JACKET FERRINO ROZES S W E ATS H I R T F E R R I N O R O S E S PA N T F E R R I N O H E R V E Y B A C K PA C K F E R R I N O F I N I S T E R R E 4 0 L A DY
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SHOES ZAMBERLAN CIRCE
SHOES DOLOMITE CRODANERA
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The Pill Outdoor Store & Hotel List 1332 selling points L'Outdoor Journal più diffuso in Europa 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9. 10. 11. 12. 13. 14. 15. 16. 17. 18. 19. 20. 21. 22. 23. 24. 25. 26. 27. 28. 29. 30. 31. 32. 33. 34. 35. 36. 37. 38. 39. 40. 41. 42. 43. 44. 45. 46. 47. 48. 49. 50. 51. 52. 53. 54. 55. 56. 57. 58. 59. 60. 61. 62. 63. 64. 65. 66. 67. 68. 69. 70. 71. 72. 73. 74. 75. 76. 77. 78. 79. 80. 81. 82. 83. 84. 85. 86. 87. 88. 89. 90. 91. 92. 93. 94. 95. 96. 97. 98. 99. 100. 101. 102. 103. 104. 105. 106. 107. 108. 109. 110. 111. 112. 113. 114. 115. 116. 117. 118. 119. 120. 121. 122. 123. 124. 125. 126. 127. 128. 129. 130. 131. 132. 133. 134. 135. 136. 137. 138. 139. 140. 141. 142. 143. 144. 145. 146. 147. 148. 149. 150. 151. 152. 153. 154. 155. 156. 157. 158.
ITA BIKE SPORT ADVENTURE ITA RIDERS ACTION ITA SALEWA OUTLET ENNA ITA STILE LIBERO ITA BOULDER & CO SALEWA OUTLET PALMANOVA ITA ITA PEAK LAND ITA ALAGNA OUTDOOR ITA BASE CAMP ITA BORDINO FRANCO ITA KING BOARD SHOP ALBA ITA MOUNTAIN HOME ITA KING BOARDSHOP ITA SPORTLER ALBIGNASEGO ITA ARCO SPORT ITA KEVOLUTIONS ITA SPORTRAGE ITA C.ELLE SPORT ITA SPORT HUB ALMENNO ITA ACTIVITY PEOPLE ITA ALPSTATION ANDALO ITA FOTO SPORT BANAL ITA SPORTLAND ANTEGNATE ALPINE WORLD SHOP & GUIDES ITA ITA ALPSTATION AOSTA 2.0 ITA CLAUDESPORT ITA CRAZY BY VERTICAL ITA MEINARDI SPORT ITA SALEWA AOSTA ITA SWIT SHOP ITA GAL SPORT ITA JOE SPORT ITA EVIVA SPORT ITA LARINO ALBINO ITA ALPSTATION ARCO ITA ARCO CLIMBING ITA ART ROCK ITA CLIMBING VILLAGE ITA G ARCO ITA KARPOS STORE ARCO ITA LA SPORTIVA ARCO ITA OLIUNÌD ARCO ITA RED POINT 1 ITA RED POINT 2 ITA ROCK & ICE ARCO ITA SALEWA ARCO ITA VERTICAL WORLD SPORT ITA GOBBI SPORT ITA RED POINT 2 (MABB 90) ITA VERTICAL SPORT ARCO ITA THE NORTH FACE ARESE ITA ALPSTATION AREZZO ITA PRATI DEL VALLONE ITA BALLONI SPORT ITA CLIMBAP ITA EXUM ITA MASTER SPORT PESAVENTO MOUNTAIN STORE ITA ITA SPORTLAND ASOLA ITA UNY STORE ITA RRTREK GRAN SASSO ITA MATIS SPORT ITA ALPSTATION LAVAREDO ITA DEGNI SPORT ITA BSHOP AVIGLIANA ITA TREKKING SPORT ITA FINISH LINE ITA SALEWA OUTLET MANTOVA ITA AFFARI & SPORT BALLABIO ITA TONINO SPORT ITA CENTRO ROSSIGNOL ITA ZEROQUATTRO ITA CARAVELLA SCOUT ITA IMPACT SHOP ITA LA SORGENTE ITA MAROCCO SPORT ITA ALE’S SURF SHOP ITA ALPSTATION BASSANO ITA DF SPORT SPECIALIST ITA MAZZARONA SPORT ITA ROBI SPORT ITA SU E GIU' SPORT ITA B-STORE ITA CAI BERGAMO ITA GREAT ESCAPES BERGAMO ITA LANDI SPORTS ITA MARCO SPORT SERVICE DF SPORT SPECIALIST BEVERA ITA ITA BIBOSPORT BIELLA ITA FABBRICA SKI SISES BIELLA ITA FRANCO SPORT ITA IL GALLO ITA NUOVI ORIZZONTI BOLOGNA ITA PATAGONIA BOLOGNA ITA THE NORTH FACE BOLOGNA ITA VILLA 1928 ITA CMP BOLZANO ITA MONTURA BOLZANO ITA MOUNTAINSPIRIT ITA SALEWA WORLD BOLZANO ITA SPORTLER BOLZANO ITA THE NORTH FACE BOLZANO ITA CAVALLO CENTRO SPORT ITA MASSI SPORT ITA TEMPO LIBERO ITA FLOWER ITA CRAZY STORE BORMIO ITA MOUNTAIN & RUNNING ITA PATAGONIA BORMIO ITA SKI TRAB ITA CELSO SPORT SHOP ITA G2 SPORT ITA BLOCCO MENTALE ITA FRISCO SHOP ITA GIALDINI ITA MAD CLIMBERS PALESTRA ITA MINOIA STORE ITA ROMEO SPORT ITA ROSSIGNOL BRESCIA ITA SPORTLAND BRESCIA ITA KLEON SPORT ITA SPORTLER BRESSANONE ITA BERTHOD SPORT ITA MOUNTAIN SHOP CERVINIA ITA TOP ONE ITA UAINOT MOUNTAIN SHOP ITA ALPSTATION BRUNICO ITA OUTFIT SPORT MODE ITA PATAGONIA BRUNICO SPORT MODE SCHOENHUBER ITA ITA SPORTLER ALPIN BRUNICO ITA SPORTLER BRUNICO ITA THOMASER ITA ESSERRE ITA EMMECI BOARD & ACTION ITA STILE ALPINO ITA SPORTLER CALALZO ITA VERTICAL SPORT SARCHE ITA NENCINI SPORT ITA PROROCK MOUNTAIN STORE ITA BIG AIR ITA MOUNTAIN SHOP TUBRIS ITA AMPLATZ SPORT ITA DETOMAS SHOP ITA DROP LINE ITA RIGHTFEELING ITA SPORT AMPLATZ ITA NUOVA MIAR SPORT ITA PUNTO RUNNING ITA RADAELLI SPORT ITA BIG WALL ITA NUOVI ORIZZONTI CARPI ITA THE NORTH FACE CARUGATE UNDER ARMOUR CAROSELLO ITA ITA CAMPO BASE BERGAMO ITA MANCINI ITA MANCINI STORE ITA SPORTLAND
ADRANO AFFI AGIRA AGORDO AGRATE BRIANZA AIELLO DEL FRIULI ALA DI STURA ALAGNA VALSESIA ALAGNA VALSESIA ALBA ALBA ALBA ALBA ALBIGNASEGO ALESSANDRIA ALESSANDRIA ALESSANDRIA ALLEGHE ALMENNO SAN SALVATORE ANDALO ANDALO ANDALO ANTEGNATE AOSTA AOSTA AOSTA AOSTA AOSTA AOSTA AOSTA AOSTA AOSTA APPIANO APRICA ARCO ARCO ARCO ARCO ARCO ARCO ARCO ARCO ARCO ARCO ARCO ARCO ARCO ARCO ARCO ARCO ARESE AREZZO ARGENTERA ASCOLI PICENO ASCOLI PICENO ASCOLI PICENO ASCOLI PICENO ASIAGO ASOLA ASOLA ASSERGI ATINA AURONZO DI CADORE AVEZZANO AVIGLIANA AVIGLIANA BADIA POLESINE BAGNOLO SAN VITO BALLABIO BALME BARDONECCHIA BARDONECCHIA BARI BARI BARZIO BARZIO BASSANO DEL GRAPPA BASSANO DEL GRAPPA BELLINZAGO LOMBARDO BELLUNO BELLUNO BELVEDERE BERGAMO BERGAMO BERGAMO BERGAMO BERGAMO BEVERA DI SIRTORI BIELLA BIELLA BIELLA BOLOGNA BOLOGNA BOLOGNA BOLOGNA BOLOGNA BOLZANO BOLZANO BOLZANO BOLZANO BOLZANO BOLZANO BORGO SAN DALMAZZO BORGO SAN DALMAZZO BORGOSESIA BORGOSESIA BORMIO BORMIO BORMIO BORMIO BORMIO BRA BRESCIA BRESCIA BRESCIA BRESCIA BRESCIA BRESCIA BRESCIA BRESCIA BRESSANONE BRESSANONE BREUIL CERVINIA BREUIL CERVINIA BREUIL-CERVINIA BREUIL-CERVINIA BRUNICO BRUNICO BRUNICO BRUNICO BRUNICO BRUNICO BRUNICO BUSTO ARSIZIO CADREZZATE CAGLIARI CALALZO CALAVINO CALENZANO CAMAIORE CAMERANO CAMPO TURES CANAZEI CANAZEI CANAZEI CANAZEI CANAZEI CANELLI CANTÙ CANZO CARMAGNOLA CARPI CARUGATE CARUGATE CARVICO CASTEL DI SANGRO CASTEL DI SANGRO CASTEL GOFFREDO
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ALPSTATION BISMANTOVA CRAZY STORE CASTIONE OLGA SPORT LA SPORTIVA STORE CAVALESE LARCHER SPORT UN SESTO ACCA - 1/6H FREETIME MAXI SPORT CERNUSCO MAXI SPORT MERATE CERVINIA 2001 SPORTS CENTER TEAM ALTA QUOTA TORINO AREA 41 BASE CAMP SSD WHITE REEF PASSSPORT CESIOMAGGIORE DELFINO SPORT FRACHEY SPORT MARISPORT X-TREME ROUTE RAMEY 33 SKI SPORT HOUSE ZECCHIN SPORT SPORTLAND CHIARI L'ARTE DI SALIRE IN ALTO ASPORT’S MOUNTAIN CHIES MAIUK SPORT OLLIE RADICAL SPOT SALEWA SONDRIO JEANNOT SPORT GRIMPEUR CPR FREE SPORT MOLINARI SPORT ALCHYMYA ALPSTATION CLES MOUNTAIN SHOP CLES SALEWA CLES SPORT EVOLUTION LOVE BOARD LE PARADIS DES SPORTS CASEROTTI SPORT BETTINESCHI SPORT SPORT PESCOSTA SPORT POSCH PRANTNER SPORT LIFE MAURIZIO SPORT ASPORT’S MOUNTAIN VISONÀ SPORT SPORTMARKET CRAZY BOARD SNOWYSUMMIT DUE & DUE CORTINA FREERIDE HOUSE LA COOPERATIVA DI CORTINA MILLET SHOP MOROTTO SPORTS EQUIPMENT QUOTA 1224 THE NORTH FACE CORTINA BOARDERLINE CORTINA 360 LA SPORTIVA CORTINA PATAGONIA CORTINA ROCK & ICE CORTINA SALEWA CORTINA TECNICA OLYMPIA SPORT ALFREDO SPORT KOSTNER 360 SLIDE SHOP 4810 SPORT ARDI SPORT LA SPORTIVA COURMAYEUR LES PYRAMIDES NOLO COURMA SKI SHOP PATAGONIA COURMAYEUR POINT DU SPORT ULISSE SPORT OLIUNÌD VICENZA ALPSTATION CUNEO BIGUP CRAZY BY VERTICAL SALEWA CUNEO SNOWTIME THE NORTH FACE CUNEO VIALE CALZATURE WILD FREE NOCH SHOP FALETTI MOUNTAIN STORE DF SPORT SPECIALIST MOUNTAIN GARAGE OUTSIDER KRALER SPORT SALEWA DOBBIACO ALPSTATION BRIANZA GVM SHOP MOSONI SPORT POSSA SPORT RE-SKI SPORT EXTREME ERCOLE TONY SPORT MORGAN AIR OUTDOOR & TREKKING STORE HOLIDAY SPORT TWENTY FIVE SPIT SPORT OUTDOOR IL DADO BOULDER LINEA VERTICALE PENNENTE OUTDOOR ALPMANIA DEVA WALL ERREGI SPORT MOUNTAIN LAB CRAZY STORE FINALE LIGURE LA SPORTIVA FINALE LIGURE MONTURA FINALBORGO OLIUNÌD FINALE OUTPOST MONTAINEERING RIDE & RUN CRAZY STORE ROCKSTORE SALEWA FINALE LIGURE CLIMB DREAMSTORE NEVERLAND PESCI CAMPING STORE SPORT CLUB THE NORTH FACE FIRENZE OBIETTIVO MONTAGNA BALANTE SPORT QUERIO ERNESTO CAPO NORD GIMELLI 3.30 RUNNING STORE ROSSIGNOL FORMIGLIANA SNOWGANG FREES SPORT SPORTIFICATION SICCARDI SPORT SURF SHOP BOARDER KING SPORT MAX OTKBOARD ALL4CYCLING BM SPORT BONI SPORT BONI SPORT BOULDER FACTORY CENTRO CANOA HOBBY SPORT MOISMAN REPETTO SPORT SALEWA GENOVA SPINNAKER A&F COMPANY MONTAGNARD SPORT BIG STONE SONEGO RUNNING LIFE WIPE OUT SPORTWAY GRAVELLONA RICCARDO SPORT DAVID “3” SPORT BERGLAND SPORT-GESCHAFT SPORT-GESCHAFT 099 OUTDOOR PLANET RIDER KAFFEKLUBBEN SPORTLAND GUSSAGO MARESPORT QUIKSILVER STORE IMPERIA GRAZIA SPORT ISEO ALPSTATION ISERA ALTA QUOTA ISERNIA 38° PARALLELO SPORTING HOUSE MOUNTAINWORLD BLOCKLAND LELE SHOP SALEWA AQUILA TREKKING L’AQUILA ORNELLA SPORT SPORT 203
ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA
CASTELNOVO NE’ MONTI CASTIONE ANDEVENNO CATANIA CAVALESE CAVARENO CAZZAGO CENCENIGHE AGORDINO CERNUSCO LOMBARDONE CERNUSCO LOMBARDONE CERVINIA CERVINIA CESANA TORINESE CESENA CESENA CESENA CESIOMAGGIORE CETO CHAMPOLUC CHAMPOLUC CHAMPOLUC CHÂTILLON CHIAMPO CHIARI CHIAVARI CHIES D'ALPAGO CHIESA VALMALENCO CHIETI CHIOGGIA CHIURO CHIUSA DI PESIO CIRIÈ CISANO SUL NEVA CIVEZZANO CLAUT CLES CLES CLES CLUSONE CODROIPO COGNE COGOLO COLERE COLFOSCO COLFOSCO IN BADIA COLLALBO COLOMBIERA MOLICCIARA CONDINO CORDENONS CORNEDO CORNUDA CORRIDONIA CORRIDONIA CORTINA D'AMPEZZO CORTINA D'AMPEZZO CORTINA D'AMPEZZO CORTINA D'AMPEZZO CORTINA D'AMPEZZO CORTINA D'AMPEZZO CORTINA D'AMPEZZO CORTINA D’AMPEZZO CORTINA D’AMPEZZO CORTINA D’AMPEZZO CORTINA D’AMPEZZO CORTINA D’AMPEZZO CORTINA D’AMPEZZO CORTINA D’AMPEZZO CORVARA IN BADIA CORVARA IN BADIA COTRONEI COURMAYEUR COURMAYEUR COURMAYEUR COURMAYEUR COURMAYEUR COURMAYEUR COURMAYEUR COURMAYEUR CREAZZO CUNEO CUNEO CUNEO CUNEO CUNEO CUNEO CUNEO CUNEO DARFO BOARIO DARFO BOARIO TERME DESENZANO DEL GARDA DESIO DIMARO FOLGARIDA DOBBIACO DOBBIACO DOLZAGO DOMODOSSOLA DOMODOSSOLA DOMODOSSOLA DOMODOSSOLA DOMODOSSOLA DUEVILLE ENTRACQUE EUPILIO FAENZA FALCADE FALZES FANO FELTRE FELTRE FERMO FERRARA FERRARA FERRARA FIDENZA FINALE LIGURE FINALE LIGURE FINALE LIGURE FINALE LIGURE FINALE LIGURE FINALE LIGURE FINALE LIGURE FINALE LIGURE FIRENZE FIRENZE FIRENZE FIRENZE FIRENZE FIRENZE FIRENZE FIUMALBO FOGLIZZO FORLÌ FORLÌ FORMIGINE FORMIGLIANA FORNO DI ZOLDO FOSSALTA DI PIAVE FOSSANO FRABOSA SOTTANA FRABOSA SOTTANA FRAZIONE DAOLASA COMMEZZADURA FROSSASCO GALGAGNANO GAZZADA SCHIANNO GENOVA GENOVA GENOVA GENOVA GENOVA GENOVA GENOVA GENOVA GENOVA GENOVA GIANICO GIAVENO GIULIANOVA GODEGA SANT'URBANO GRADISCA D’ISONZO GRADO GRAVELLONA TOCE GRESSAN GRESSONEY SAINT JEAN GRESSONEY-SAINT-JEAN GRESSONEY-SAINT-JEAN GRESSONEY-SAINT-JEAN GROSSETO GROSSETO GUASTALLA GUSSAGO IMPERIA IMPERIA ISEO ISERA ISERNIA IVREA IVREA L'AQUILA L’AQUILA L’AQUILA L’AQUILA L’AQUILA LA THUILE LA VALLE AGORDINA
342. 343. 344. 345. 346. 347. 348. 349. 350. 351. 352. 353. 354. 355. 356. 357. 358. 359. 360. 361. 362. 363. 364. 365. 366. 367. 368. 369. 370. 371. 372. 373. 374. 375. 376. 377. 378. 379. 380. 381. 382. 383. 384. 385. 386. 387. 388. 389. 390. 391. 392. 393. 394. 395. 396. 397. 398. 399. 400. 401. 402. 403. 404. 405. 406. 407. 408. 409. 410. 411. 412. 413. 414. 415. 416. 417. 418. 419. 420. 421. 422. 423. 424. 425. 426. 427. 428. 429. 430. 431. 432. 433. 434. 435. 436. 437. 438. 439. 440. 441. 442. 443. 444. 445. 446. 447. 448. 449. 450. 451. 452. 453. 454. 455. 456. 457. 458. 459. 460. 461. 462. 463. 464. 465. 466. 467. 468. 469. 470. 471. 472. 473. 474. 475. 476. 477. 478. 479. 480. 481. 482. 483. 484. 485. 486. 487. 488. 489. 490. 491. 492. 493. 494. 495. 496. 497. 498. 499. 500. 501. 502. 503. 504. 505. 506. 507. 508. 509. 510. 511. 512. 513. 514. 515. 516. 517. 518. 519. 520. 521. 522. 523. 524.
SPORT TONY IMPULS SPORT ADRI SPORT AFFARI & SPORT LECCO GREAT ESCAPES LECCO INUA SPIRIT SPORT HUB LECCO INUA SPIRIT MY WALL BRUMA ON THE BEACH EAST WIND BOTTERO SKI BOTTERO SKI WE RIDE ZONE DF SPORT SPECIALIST LISSONE MAXI SPORT LISSONE CENTRO HOBBY SPORT CRAZY STORE LIVIGNO I’M SPORT LAPPONIA MOUNTAIN PLANET MOUNTAIN RIDERS SIFED MTR LIVIGNO PUNTO SPORT SILENE SPORT SPORT EXTREME THE NORTH FACE LIVIGNO SPORT ADVENTURE ZINERMANN SPORTING HOASY NENCINI SPORT SALEWA OUTLET SCALO MILANO GRINGO SHOP SPORTLAND LONATO SALEWA LONGARONE SPORTLIFEE IL CAMPIONE LUCCA SPORT PROFESSIONAL PROSHOP VIVISPORT CRESPI SPORT SPORT MODE STEGER RABOGLIATTI SPORT OLIMPIONICO SPORT SPORT 3 TRE THE GARDEN ZEBRA SNOWBOARD SCHOOL DODI’S ON SIDE SPORT TENNE CINQUE TERRE TREKKING PEIRANO SPORT JANE SPORT SPORTIME MUD AND SNOW DALL’ORSO STORE BOARDRIDER QUIKSILVER PIPE PRO SHOP BREMA SPORT MEGA INTERSPORT MOUNTAIN STORE HARLEM MELEGNANO THE REVIVE CLUB FAKIE TECH SHOP HUTTER SPORT SPORTLER ALPIN MERANO SPORTLER MERANO MAXI SPORT MERATE SFIDA 2.0 NARDELLI SPORT SNOWBOARDMANIA ALPSTATION MILANO BURTON STORE MILAN CANADA GOOSE MILAN CARTON DAMENO SPORT DF SPORT SPECIALIST DON KENYA RUN FRISCO SHOP MILANO KIM FORNITURE SCOUT KOALA SPORT LA MONTAGNA SPORT MANGA CLIMBING MISSION OLIUNÌD MILANO LORETO PATAGONIA MILANO RUNAWAY SALEWA MILANO SAVE THE DUCK MILANO SAVE THE DUCK MILANO SEASE SPORTING SAN LORENZO THE NORTH FACE MILANO UNDER ARMOUR MILANO UNDER ARMOUR MILANO VERDE PISELLO VIBRAM MILANO WHY RUN PLEASURES RADICAL FREE SOLO EXTREME NUOVI ORIZZONTI MODENA THE NORTH FACE MODENA LIVIO SPORT SPORTMAN THIRD GENERATION HELLWEGER INTERSPORT SPORTLAND MONIGA PATAGONIA MONTEBELLUNA ROSSIGNOL MONTEBELLUNA SALEWA OUTLET MONTEBELLUNA VIBRAM MONTEBELLUNA ROCK & WALLS PURE NATURE WILD PROJECT THE CHANGE PATAGONIA MORBEGNO STILE ALPINO MORBEGNO WHATSALP SPORT HUB MORI MICARELLI STORE LAB8 ARBITER UNTERHOLZNER GRANDE GRIMPE PERICO SPORT ETNA WALL SERVOLARE 17 RUNWAY SPORT SPORT LAURIN ALBY SPORT CLINICA DELLO SPORT DF SPORT SPECIALIST OLGIATE DF SPORT SPECIALIST ORIO SALEWA ORIO CENTER THE NORTH FACE ORIO UNDER ARMOUR ORIO AL SERIO MAMMUT ORTISEI SPORT GARDENA SPORT SCHMALZ SPORTLAND ORZINUOVI FREE TIME STORE SPORTLAND OSPITALETTO BIG WALL ABBÀ INTERSPORT DECA SPORT HOBBIT SHOP LA COCCINELLA ACTIVE CREMA SPORT INTELLIGHENZIA PROJECT OLIUNÌD PADOVA SALEWA PADOVA SESTOGRADO SPORTLAND PALAZZOLO GENCHI SPORT PER CORRERE PELLISSIER SPORT PIRCHER GUENTHER 46° PARALLELO ALPSTATION PARMA ALTERNATIVE SHOP FREE SPORT MOVE MOUNTAIN LOVERS MOVE MOUNTAIN LOVERS PARMA SPORT SEVEN SUMMITS FERRARI SPORT SPORTWAY NOVARA OLIUNÌD MILANO MONDO VERTICALE SPAZIOUTDOOR PAPER SURF ALTA QUOTA PESCARA KING LINE MAKAI SURFSHOP STELLA ALPINA FRANCO SPORT RRTREK PESCASSEROLI DF SPORT SPECIALIST PIACENZA EIGHT SIX L'ALTROSPORT OUTLANDERS
ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA
LA VILLA LANA LAVENO-MOMBELLO LECCO LECCO LECCO LECCO LEGNANO LEVATA LIDO DI TARQUINIA LIGNANO PINETA LIMONE PIEMONTE LIMONE PIEMONTE LIMONE PIEMONTE LIMONE PIEMONTE LISSONE LISSONE LIVIGNO LIVIGNO LIVIGNO LIVIGNO LIVIGNO LIVIGNO LIVIGNO LIVIGNO LIVIGNO LIVIGNO LIVIGNO LIVIGNO LIVIGNO LIVORNO LIVORNO LOCATE DI TRIULZI LODI LONATO LONGARONE LOVER LUCCA LUCCA LUCCA LUINO LUTAGO MACUGNAGA MADONNA DI CAMPIGLIO MADONNA DI CAMPIGLIO MADONNA DI CAMPIGLIO MADONNA DI CAMPIGLIO MAGIONE MALÈ MALLES MANAROLA MANTA MANTOVA MANTOVA MARANO SUL PANARO MARGHERA MARIA DI PIETRASANTA MARINA DI RAVENNA MARTELLAGO MARTIGNACCO MATELICA MELEGNANO MEOLO MERANO MERANO MERANO MERANO MERATE MESENZANA MEZZOLOMBARDO MEZZOLOMBARDO MILANO MILANO MILANO MILANO MILANO MILANO MILANO MILANO MILANO MILANO MILANO MILANO MILANO MILANO MILANO MILANO MILANO MILANO MILANO MILANO MILANO MILANO MILANO MILANO MILANO MILANO MILANO MILANO MILANO MIRANO MODENA MODENA MODENA MOENA MONDOVÌ MONDOVÌ MONGUELFO MONIGA MONTEBELLUNA MONTEBELLUNA MONTEBELLUNA MONTEBELLUNA MONTESACRO MONTESILVANO MONTESILVANO MORBEGNO MORBEGNO MORGEX MORI MUCCIA NAGO TORBOLE NAPOLI NATURNO NEMBRO NEMBRO NICOLOSI NICOLOSI NOICATTARO NOVA LEVANTE NOVALESA OCCHIEPPO INFERIORE OLGIATE OLONA ORIO AL SERIO ORIO AL SERIO ORIO AL SERIO ORIO AL SERIO ORTISEI ORTISEI ORTISEI ORZINUOVI OSIMO OSPITALETTO OSTERIA DEL GATTO FOSSATO DI VICO OULX OULX OVINDOLI OVINDOLI PADOVA PADOVA PADOVA PADOVA PADOVA PADOVA PALAZZOLO SULL’OGLIO PALERMO PALERMO PAQUIER PARCINES PARMA PARMA PARMA PARMA PARMA PARMA PARMA PAVULLO NEL FRIGNANO PERGINE VALSUGANA PERNATE PERO PERUGIA PERUGIA PESARO PESCARA PESCARA PESCARA PESCARA PESCASSEROLI PESCASSEROLI PIACENZA PIACENZA PIACENZA PIACENZA
525. 526. 527. 528. 529. 530. 531. 532. 533. 534. 535. 536. 537. 538. 539. 540. 541. 542. 543. 544. 545. 546. 547. 548. 549. 550. 551. 552. 553. 554. 555. 556. 557. 558. 559. 560. 561. 562. 563. 564. 565. 566. 567. 568. 569. 570. 571. 572. 573. 574. 575. 576. 577. 578. 579. 580. 581. 582. 583. 584. 585. 586. 587. 588. 589. 590. 591. 592. 593. 594. 595. 596. 597. 598. 599. 600. 601. 602. 603. 604. 605. 606. 607. 608. 609. 610. 611. 612. 613. 614. 615. 616. 617. 618. 619. 620. 621. 622. 623. 624. 625. 626. 627. 628. 629. 630. 631. 632. 633. 634. 635. 636. 637. 638. 639. 640. 641. 642. 643. 644. 645. 646. 647. 648. 649. 650. 651. 652. 653. 654. 655. 656. 657. 658. 659. 660. 661. 662. 663. 664. 665. 666. 667. 668. 669. 670. 671. 672. 673. 674. 675. 676. 677. 678. 679. 680. 681. 682. 683. 684. 685. 686. 687. 688. 689. 690. 691. 692. 693. 694. 695. 696. 697. 698. 699. 700. 701. 702. 703. 704. 705. 706. 707.
HOBBY SPORT SPORT IN MONTAGNA OUTDOOR LIFE TOMMY SPORT VERTICAL SPORT PIANETA SPORT ASPORTSTATION STIMM ZAMBERLAN ARIAPERTA M.C.RUNNING MIRAFIORI SPORT 2 ONBOARD EUROSPORT FINDY SHOP SPORT HUB PINZOLO SPORTLAND PISOGNE DREAMSTORE SELMI TECHNOSPORT VALLEE SPORT PEAK PERFORMANCE STORE AMORINI OUTDOOR SPORTWAY PONTE KAPPAEMME SPORT MOUNTAIN SHOP BERGAMO SPORTLER PORDENONE TOFFOLI SPORT BOARD ROOM MIVAL SPORT BUGS SHOPS LA SPORTIVA POZZA DI FASSA BLOSSOM SKI DEKA UPPER IL CAMPIONE PRATO RUNOUT 3RD GENERATION VIGLIETTI SPORT SALEWA PREDAZZO V10 OFFTRACK CENTER BERGFUCHS MORASSI ETTORE OUTDOOR & TREKKING STORE ROSSIGNOL UDINE REGGIO GAS A1 CLIMBING GINETTO SPORT SURF PARADISE MONTAGNA DIMENSIONE SALVATORI SPORT POLLO WINTER SPORT THE NORTH FACE RIMINI PERTINGER MOUNTAIN SICKS VERTICAL SPORT RIVAROLO VERTICAL SPORTSWEAR SPORT NATURA ALP3 MONTAGNA ALTA QUOTA ROMA CAMPO BASE ROMA CAMPO BASE ROMA CLIMBER STORE GEOSTA KAHUNA LBM SPORT MIZUNO ROMA MONTURA ROMA ONERACE OUTDOOR EXPERIENCE PATAGONIA ROMA ROCK IT ROSSIGNOL PARMA RRTREK ROMA STAR WALL THE NORTH FACE THE NORTH FACE ROMA THE NORTH FACE ROMA URBANSTAR WP OSTIENSE CITY BEACH OMNIA SPORT SPORTLAND RONCADELLE REKORD SHERPA ATLANTE MONTELLO FRONTSIDE BLOCK3 CABAS SPORT MAKALU' SPORT MONTURA ROVERETO 100 - ONE SPORTLIFEE SPORT JOCHER MACIACONI ANIMA SPORTIVA PIÙ SPORT ALPSTATION AOSTA MG MOUNTAIN CISALFA SPORT AOSTA PAPIN SPORT SPORT HOLZER LAGAZOI SPORT SPORT HUB CHIAVENNA MILESI SPORT SPORTLAND SAN LEONARDO GODI SPORT SPORTLER SAN MARTINO TURNOVER SPORT SAN MARTINO SPORT SLALOM SLALOM SPORT SNOWBOARD'S HOUSE PARETI WEGER UNICO SPORT ALPSTATION BRESCIA NEW VIAGGIANDO GIUGLAR LAB IS SPORT GI-SPORT KRATTER FAMA SPORT OLIVER SKI ALPSTATION SARZANA KAU KAU 3.30 RUNNING STORE FRESH FARM 3SIXTY BESSON SPORT FAURE SPORT GIUGGIA SPORT PATTY SPORT MOUNTAIN EXPERIENCE AREA51 CLIMBING CENTER SWITCH SHOP LORI SPORT ALPSTATION SCHIO MAX SPORT VALLI SPORT PIANETA CICLO ART CLIMB PALESTRA BRUNO SPORT ACTIV SPORT SPORT WALTER BOARD STYLE CABOT COVE OUTDOOR CAFÈ SALEWA OUTLET SERRAVALLE HOT ICE SNOWBOARD KINIGER SPORTMODE MAXI SPORT SESTO S.G. TABACCHERIA BIOLCHINI MARCELLIN SPORT PASSET SPORT SPORT LE TORRI SURF SHOPPE XL MOUNTAIN IL MARATONETA SPORT RONDIRO PASSSPORT SIGNORESSA SPORTLER CLIMBING CENTER SPORTLER TREVISO DF SPORT SPECIALIST SIRTORI ALTERNATIVA SPORT ALPIN SPORT MODE ALPIN SPORTS K&K SPORTS SALEWA OUTLET VERONA CENTRO SPORT FIORELLI SPORT SONDRIO TUTTOSPORT MAZZUCCHI SPORTLAND SONICO EDEN SPORT VI BLOCK CAMPO BASE SPILAMBERTO MAKE MERRY BERGER SCHUHE SPORTLAND STEZZANO ALPSTATION TARVISIO SPORTLER TAVAGNACCO ZANI SPORT BLU SURFER PIÙ SPORT IOCORRO!
ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA
PIACENZA PIANCOGNO PIANELLA PIASCO PIETRAMURATA PIETRASANTA PIEVE D’ALPAGO PIEVE DI SOLIGO PIEVE DI TORREBELVICINO PINEROLO PINEROLO PINEROLO PINEROLO PINZOLO PINZOLO PINZOLO PISOGNE PISTOIA PISTOIA PLAN FELINAZ-FELINAZ PONT SAINT MARTIN PONTE DI LEGNO BS PONTE FELCINO PONTE NELLE ALPI PONTE SELVA DI PARRE PONTERANICA PORDENONE PORDENONE PORTO SAN GIORGIO POVE DEL GRAPPA POZZA DI FASSA POZZA DI FASSA PRATA CAMPORTACCIO PRATO PRATO PRATO PRATO NEVOSO PRATO NEVOSO PREDAZZO QUARTU SANT’ELENA RANICA RASEN-ANTHOLZ SÜDTIROL RAVASCLETTO RAVENNA REANA DEL ROJALE REGGIO EMILIA REGGIO EMILIA REGGIO EMILIA RICCIONE RIETI RIETI RIMINI RIMINI RIO DI PUSTERIA RIVAROLO CANAVESE RIVAROLO CANAVESE RIVAROLO CANAVESE ROCCA DI MEZZO ROMA ROMA ROMA ROMA ROMA ROMA ROMA ROMA ROMA ROMA ROMA ROMA ROMA ROMA ROMA ROMA ROMA ROMA ROMA ROMA ROMA ROMA ROMA ROMAGNANO SESIA RONCADELLE RONCHI DEI LEGIONARI RONCO BRIANTINO RORETO DI CHERASCO ROSETO DEGLI ABRUZZI ROVERETO ROVERETO ROVERETO ROVERETO ROVERETO RUFFRE' - MENDOLA S. ANDRA S. CRISTINA SACILE SACILE SAINT CHRISTOPHE SAINT CHRISTOPHE SAINT-CHRISTOPHE SAN CANDIDO SAN CANDIDO SAN CASSIANO SAN CASSIANO SAN GIOVANNI BIANCO SAN LEONARDO IN PASSIRIA SAN MARTINO BUON ALBERGO SAN MARTINO BUON ALBERGO SAN MARTINO BUON ALBERGO SAN MARTINO DI CASTROZZA SAN MARTINO DI CASTROZZA SAN MARTINO DI CASTROZZA SAN MARTINO DI CASTROZZA SAN PANCRAZIO SAN PAOLO SAN VENDEMIANO SAN ZENO NAVIGLIO SANSEPOLCRO SANT'AMBROGIO SANT’AGOSTINO SAPPADA SARONNO SARONNO SARZANA SARZANA SASSUOLO SASSUOLO SAUZE D’OULX SAUZE D’OULX SAUZE D’OULX SAVIGLIANO SAVIGLIANO SAVIGNANO SUL RUBICONE SCANDICCI SCANDICCI SCHIAVON SCHIO SCHIO SCHIO SCOPPITO SEDICO SELVA GARDENA SELVA VAL GARDENA SELVA VAL GARDENA SENAGO SENIGALLIA SERAVALLE SCRIVIA SERRA SAN QUIRICO SESTO SESTO SAN GIOVANNI SESTOLA SESTRIERE SESTRIERE SESTRIERE SESTRIERE SETTIMO VITTONE SIENA SIENA SIGNORESSA SILEA SILEA SIRTORI SISTIANA SIUSI SIUSI SIUSI SONA SONDRIO SONDRIO SONDRIO SONICO SORBOLO SPESSA SPILAMBERTO SPOLETO ST. NIKOLAUS STEZZANO TARVISIO TAVAGNACCO TEMÙ TERAMO TERAMO TERNI
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ITA VERTIGINI SPORT ITA MONTURA FIEMME ITA SPORT VENTURA ITA CRAZY STORE TIRANO ITA ANGELI SPORT ITA TECNICAL SKI ITA ALPSTATION TORINO ITA ASD BOULDER BAR ITA BSHOP BRACCINI ITA BSHOP RAVINA ITA BSIDE CLIMBING VILLAGE ITA CUORE DA SPORTIVO ITA FERRINO STORE TORINO ITA FRESH STORE ITA GRASSI SPORT TORINO ITA JOLLY SPORT ITA JOLLY SPORT ITA MIZUNO STORE ITA MONTURA TORINO ITA ORIZZONTI VERTICALI ITA ORIZZONTI VERTICALI ITA PASSION SPORT ITA PROMOSPORT ITA RONCO ALPINISMO ITA SALA SPORT ITA SALEWA TORINO ITA SASP PALESTRA CLIMBING ITA SCHENONE SPORT ITA STRIKE ITA THE NORTH FACE TORINO ITA JIMMY SURF SHOP ITA READY TO RUN ITA TEDDY PALOMINO ITA GULLIVER TORRE PELLICE ITA SPORTLER VICENZA ITA LEZARD ITA CATTI SPORT ITA PARISPORT IDRO ITA LA SPORTIVA TRENTO ITA MONTURA TRENTO ITA ROCK & ICE TRENTO ITA SHERPA3 PATAGONIA ITA SPORTLER ALPIN TRENTO ITA SPORTLER TRENTO ITA TECNOSCI ITA VERTICAL SPORT TRENTO ITA MAGNITUDO ITA LE BLOC SHOP ITA ALPSTATION TRIESTE ITA AVVENTURA DUE ITA SPORTLER TRIESTE ITA PURA VIDA ITA FIASCARIS ITA K2 SPORT ITA SPORT CENTER ITA FIORELLI SPORT VALMASINO ITA SPORT CORONES ITA LAYAK ITA SPORT MODE MARIA SALEWA OUTLET VALMONTONE ITA ITA UAINOT SNOWBOARD SHOP ITA BONNY MODULAR LAB ITA ZOO PARK ITA SKICENTER ITA SPORTANGEL ITA SKI KLINIK ITA RIDER SHOP ITA ROSSINI SPORT ITA LODO SPORT ITA VERNAZZA SPORT ITA CAMPO BASE VERONA ITA DETOUR ITA GENERATION ITA MONTURA VERONA ITA OLIUNÌD VERONA ITA ROSSIGNOL VERONA ITA SLIDE BY DETOUR ITA THE NORTH FACE VERONA ITA ORIZZONTI MONTAGNA ITA MARATONANDO ITA OLIUNÌD LDR PALESTRA ITA OLIUNÌD VICENZA CENTRO ITA PRO SPORT ITA SERGIO SPORT ITA GILIOLI SPORT ITA MONDO MONTAGNA ITA VERTICAL NO LIMIT ITA DHO SPORT ITA ROSSI ITA SPORTLAND VILLANUOVA ITA AFFARI & SPORT VILLASANTA ITA BAROLI SPORT ITA CALZATURE BAROLI ITA SPORTLAND TORINO ITA HERBERT PLANK SPORT ITA BRUMA STREET STYLE ITA LIQUIDO ITA RUNNER LA SPORTIVA ZIANO DI FIEMME ITA ITA TIRABOSCHI SPORT ITA CRAS ITA QUOTA 362 ITA TABIA SPORT AT MOREBOARDS ST. JOHANN AT ATOMIC AUSTRIA GMBH AT MOREBOARDS AMSTETTEN AT SALEWA STORE SALZBURG AT SPORTLER AT BLUE TOMATO BREGENZ AT MOREBOARDS DORNBIRN AT ORANGE CORNER E.U. AT ALTON PREMIUM STORE AT HOTZONE.TV AT ALPIN LOACKER AT BERGFUCHS AT BLUE TOMATO GRAZ BLUE TOMATO LOGISTIK GRAZ AT AT MOREBOARDS GRAZ AT ALPSTATION INNSBRUCK BLACK DIAMOND INNSBRUCK AT AT BLUE TOMATO INNSBRUCK AT BURTON STORE INNSBRUCK AT BURTON STORE INNSBRUCK AT DIE BOERSE AT MOREBOARDS INNSBRUCK MOREBOARDS INNSBRUCK DEZ AT AT PATAGONIA INNSBRUCK AT SPORTLER WITTING THE NORTH FACE INNSBRUCK AT AT XDOUBLE ROCKNROLL MOUNTAIN STORE AT AT BLUE TOMATO KLAGENFURT AT MOREBOARDS KLAGENFURT AT HIGH LIFE HANDELS AT MOREBOARDS KUFSTEIN AT SPORTLER AT MOREBOARDS LANDECK AT MOREBOARDS LEOBEN AT BERGSPORT AT BLUE TOMATO LIENZ AT ZIMML ALPINAUSSTATTER BASE CAMP THE ALPINE STORE AT BETABOARDS X PETER WAGNER AT AT MOREBOARDS LINZ AT LIVID SPORTS AT MOREBOARDS MAYRHOFEN AT MOREBOARDS STUBAI AT BLUE TOMATO AT BLUE TOMATO OBERTAUERN AT BURTON STORE PARNDORF AT SALEWA OUTLET PARNDORF AT BLUE TOMATO LINZ AT MOREBOARDS PASCHING AT BOARD.AT AT SALEWA STORE SAALFELDEN AT BLUE TOMATO SALZBURG BLUE TOMATO ONLINE STORE AT AT BLUE TOMATO SCHLADMING SALEWA STORE SCHLADMING AT AT BLUE TOMATO SCS AT BLUE TOMATO SEIERSBERG AT MOREBOARDS SEIERSBERG AT MOREBOARDS SÖLDEN AT SPORT4YOU AT PETE SPORT AT MOREBOARDS ST. PÖLTEN AT BERGWERK AT MOREBOARDS STEYR MOREBOARDS INNTALCENTER AT AT BLUE TOMATO VILLACH AT MOREBOARDS WELS AT BLUE TOMATO WIEN AT BLUE TOMATO WIEN AT FAME BOARDSHOP AT HANG LOOSE AT MOREBOARDS WIEN AT SALEWA STORE WIEN AT STEPPENWOLF AT MOREBOARDS WIENER AT BLUE TOMATO WÖRGL AT ONSIGHT BERGSPORT AT LA RESISTANCE CH SNOWLIMIT
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1074. 1075. 1076. 1077. 1078. 1079. 1080. 1081. 1082. 1083. 1084. 1085. 1086. 1087. 1088. 1089. 1090. 1091. 1092. 1093. 1094. 1095. 1096. 1097. 1098. 1099. 1100. 1101. 1102. 1103. 1104. 1105. 1106. 1107. 1108. 1109. 1110. 1111. 1112. 1113. 1114. 1115. 1116. 1117. 1118. 1119. 1120. 1121. 1122. 1123. 1124. 1125. 1126. 1127. 1128. 1129. 1130. 1131. 1132. 1133. 1134. 1135. 1136. 1137. 1138. 1139. 1140. 1141. 1142. 1143. 1144. 1145. 1146. 1147. 1148. 1149. 1150. 1151. 1152. 1153. 1154. 1155. 1156. 1157. 1158. 1159. 1160. 1161. 1162. 1163. 1164. 1165. 1166. 1167. 1168. 1169. 1170. 1171. 1172. 1173. 1174. 1175. 1176. 1177. 1178. 1179. 1180. 1181. 1182. 1183. 1184. 1185. 1186. 1187. 1188. 1189. 1190. 1191. 1192. 1193. 1194. 1195. 1196. 1197. 1198. 1199. 1200. 1201. 1202. 1203. 1204. 1205. 1206. 1207. 1208. 1209. 1210. 1211. 1212. 1213. 1214. 1215. 1216. 1217. 1218. 1219. 1220. 1221. 1222. 1223. 1224. 1225. 1226. 1227. 1228. 1229. 1230. 1231. 1232. 1233. 1234. 1235. 1236. 1237. 1238. 1239. 1240. 1241. 1242. 1243. 1244. 1245. 1246. 1247. 1248. 1249. 1250. 1251. 1252. 1253. 1254. 1255. 1256.
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1607. 1608. 1609. 1610. 1611. 1612. 1613. 1614. 1615. 1616. 1617. 1618. 1619. 1620. 1621. 1622. 1623. 1624. 1625. 1626. 1627. 1628. 1629. 1630. 1631. 1632. 1633. 1634. 1635. 1636. 1637. 1638. 1639. 1640. 1641. 1642. 1643. 1644. 1645. 1646. 1647. 1648. 1649. 1650. 1651. 1652. 1653. 1654. 1655. 1656. 1657. 1658. 1659. 1660. 1661. 1662. 1663. 1664. 1665. 1666. 1667. 1668. 1669. 1670. 1671. 1672. 1673. 1674. 1675. 1676. 1677. 1678. 1679. 1680. 1681. 1682. 1683. 1684. 1685. 1686. 1687. 1688. 1689. 1690. 1691. 1692. 1693. 1694. 1695. 1696. 1697. 1698. 1699. 1700. 1701. 1702. 1703. 1704. 1705. 1706. 1707. 1708. 1709. 1710. 1711. 1712. 1713. 1714. 1715. 1716. 1717. 1718. 1719. 1720. 1721. 1722. 1723. 1724. 1725. 1726. 1727. 1728. 1729. 1730. 1731. 1732. 1733. 1734. 1735. 1736. 1737. 1738. 1739. 1740. 1741. 1742. 1743. 1744. 1745. 1746. 1747. 1748. 1749. 1750. 1751. 1752. 1753. 1754. 1755. 1756. 1757. 1758. 1759. 1760. 1761. 1762. 1763. 1764. 1765. 1766. 1767. 1768. 1769. 1770. 1771. 1772. 1773. 1774. 1775. 1776. 1777. 1778. 1779. 1780.
LEADING RELAX HOTEL MARIA ITA ITA RESIDENCE LASTÈ ITA RESORT DOLCE CASA ITA HOTEL BELLAVISTA ITA WINE HOTEL SAN GIACOMO ITA HOTEL ALPECHIARA ITA HOTEL PIANDINEVE ITA SPORT HOTEL VITTORIA ITA ALPIN HOTEL SONNBLICK ITA HOTEL WALDHOF ITA HOTEL BARRAGE ITA HOTEL VILLA GLICINI ITA HOTEL EUROPEO ITA BEVERLY HOTEL DOLOMEET BOUTIQUE HOTEL ITA ITA HOTEL CRISTINA LEFAY RESORT&SPA DOLOMITI ITA ITA OLYMPIC PALACE ITA BLU HOTEL ACQUASERIA ITA GRAND HOTEL PARADISO ITA HOTEL GARNI SORRISO ITA HOTEL MIRELLA ITA JOLLY RESORT&SPA ITA RESIDENCE CLUB ITA CHALET LA CIASETA ITA FAMILY HOTEL GRAN BAITA ITA HOTEL ANDA HOTEL TERME ANTICO BAGNO ITA ITA WELLNESS FASSA ITA HOTEL CASTEL PIETRA ITA FALKENSTEINER HOTEL ITA HOTEL RUDOLF ITA K1 MOUNTAIN CHALET MAJESTIC HOTEL & SPA RESORTITA ITA PARKHOTEL SCHÖNBLICK ITA ROYAL HOTEL HINTERHUBER ITA GRAND HOTEL LIBERTY ITA GRAND HOTEL RIVA ITA HOTEL ANTICO BORGO ITA HOTEL EUROPA ITA HOTEL LIDO PALACE ITA HOTEL LUISE ITA HOTEL PORTICI ITA HOTEL SOLE RELAX ITA VILLA NICOLLI ITA HOTEL LEON D’ORO ITA HOTEL BELLERIVE ITA HOTEL LAURIN ITA HOTEL SALÒ DU PARC ITA RIVALTA LIFE STYLE HOTEL ITA HOTEL ORSO GRIGIO ITA HOTEL VILLA STEFANIA ITA NATURHOTEL LEITLHOF ITA PARKHOTEL SOLE PARADISO ITA POST HOTEL ITA RESIDENCE SILVIA ITA SPORTHOTEL TYROL ITA ZIN SENFTER RESIDENCE ITA HOTEL LA VETTA ITA HOTEL LADINIA ITA RENÈ DOLOMITES BOUTIQUE ITA X ALP HOTEL ITA HOTEL MONTE SELLA ITA CHRISTOPHORUS MOUNTAIN ITA HOTEL AL SONNENHOF ITA HOTEL CHALET CORSO ITA HOTEL CONDOR ITA HOTEL MAREO DOLOMITES ITA HOTEL TERESA RESIDENCE PLAN DE CORONES ITA ITA SPORTHOTEL EXCLUSIVE ITA HOTEL BAITA FIORITA HOTEL RESIDENCE 3 SIGNORI ITA ITA HOTEL VEDIG ITA CHABERTON LODGE ITA HOTEL LA TORRE ITA RELAIS DES ALPES AGRITURISMO MASO LARCIUNEI ITA ITA APARTMENTS SUNELA ITA ARTHOTEL ANTERLEGHES ITA ASTOR SUITES B&B ITA BIANCANEVE FAMILY HOTEL ITA BOUTIQUE HOTEL NIVES ITA CHALET ELISABETH ITA GRANBAITA DOLOMITES ITA HOTEL AARITZ ITA HOTEL ACADIA ITA HOTEL ALPENROYAL ITA HOTEL ANTARES ITA HOTEL CHALET S ITA HOTEL CONTINENTAL ITA HOTEL DORFER ITA HOTEL FANES ITA HOTEL FREINA ITA HOTEL GARNI DOLOMIEU ITA HOTEL GENZIANA ITA HOTEL MIRAVALLE ITA HOTEL OSWALD HOTEL PORTILLO DOLOMITES ITA ITA HOTEL SOMONT ITA HOTEL SUN VALLEY ITA HOTEL TYROL ITA HOTEL WELPONER ITA LUXURY CHALET PLAZOLA ITA MOUNTAIN DESIGN HOTEL MOUNTAIN HOME VILLA ANNA ITA ITA RESIDENCE ISABELL ITA RESIDENCE VILLA FUNTANES RESIDENCE VILLA GRAN BAITA ITA THE LAURIN SMALL&CHARMING ITA ITA WELLNESS RESIDENCE VILLA ITA RESIDENCE VILLA AL SOLE ITA HOTEL TRE CIME SESTO ALPENWELLNESSHOTEL ST.VEIT ITA ITA APARTMENTS RIEGA ITA BERGHOTEL SEXTEN ITA CIMA DODICI B&B ITA FAMILY RESORT RAINER ITA HOTEL ALPENBLICK ITA HOTEL DOLOMITENHOF ITA HOTEL MONIKA ITA HOTEL MONTE CROCE ITA BAD MOOS ITA GRAND HOTEL SESTRIERE ITA HOTEL CRISTALLO ITA HOTEL IL FRAITEVINO HOTEL SHACKLETON MOUNTAIN ITA ITA PRINCIPI DI PIEMONTE ITA ACTIVEHOTEL DIANA ARTNATUR DOLOMITES HOTEL ITA ITA HOTEL WALDRAST DOLOMITI ITA MIRABELL ALPINE GARDEN ITA NATUR RESIDENCE ITA SCHWARZER ADLER ITA SENSORIA DOLOMITES ITA DOLMITES NATURE ITA BAD RATZES ITA HOTEL CEVEDALE PARADIES MOUNTAIN RESORT ITA ITA GRAND HOTEL DELLA POSTA ITA GRAND HOTEL BRISTOL ITA GRAND HOTEL DES ILES ITA HOTEL ASTORIA ITA HOTEL LA PALMA ITA HOTEL MILAN SPERANZA ITA HOTEL REGINA PALACE ITA HOTEL EDELHOF ITA HOTEL IL CERVO ITA CURT DI CLEMENT ECO ITA HOTEL CENTRALE ITA HOTEL DOSSES ITA ALPINHOTEL VAJOLET ITA GRAND HOTEL TREMEZZO ITA HOTEL LENNO ITA ALBERGO ACCADEMIA ITA BOUTIQUE EXCLUSIVE B&B ITA GRAND HOTEL TRENTO ITA HOTEL AMERICA ITA HOTEL BUONCONSIGLIO ITA BÄRENHOTEL ITA BERGHOTEL HOTEL ITA HOTEL CHRISTOPH ITA KRONPLATZ-RESORT ITA HOTEL DU LAC ITA HOTEL ROYAL VICTORIA ITA HOTEL VILLA CIPRESSI ITA GRAND HOTEL MAJESTIC ITA HOTEL ANCORA ITA HOTEL BELVEDERE ITA HOTEL PALLANZA ITA GRAND HOTEL MIRAMONTI ITA HOTEL DELLE ALPI ITA HOTEL RESTAURANT LILIE ITA WELLNESS PARADISE
MOENA MOENA MOENA MONTEBELLUNA PADERNO DEL GRAPPA PALLEUSIEUX PASSO DEL TONALE PASSO DEL TONALE PERCA PERCA PINEROLO PINEROLO PINZOLO PINZOLO PINZOLO PINZOLO PINZOLO PINZOLO PONTE DI LEGNO PONTE DI LEGNO PONTE DI LEGNO PONTE DI LEGNO PONTE DI LEGNO PONTE DI LEGNO POZZA DI FASSA POZZA DI FASSA POZZA DI FASSA POZZA DI FASSA POZZA DI FASSA PRIMIERO RISCONE RISCONE RISCONE RISCONE RISCONE RISCONE/BRUNICO RIVA DEL GARDA RIVA DEL GARDA RIVA DEL GARDA RIVA DEL GARDA RIVA DEL GARDA RIVA DEL GARDA RIVA DEL GARDA RIVA DEL GARDA RIVA DEL GARDA ROVERETO SALÒ SALÒ SALÒ SALÒ SAN CANDIDO SAN CANDIDO SAN CANDIDO SAN CANDIDO SAN CANDIDO SAN CANDIDO SAN CANDIDO SAN CANDIDO SAN DOMENICO SAN GIOVANNI DI FASSA SAN GIOVANNI DI FASSA SAN GIOVANNI DI FASSA SAN VIGILIO DI FAREBBE SAN VIGILIO DI MAREBBE SAN VIGILIO DI MAREBBE SAN VIGILIO DI MAREBBE SAN VIGILIO DI MAREBBE SAN VIGILIO DI MAREBBE SAN VIGILIO DI MAREBBE SAN VIGILIO DI MAREBBE SAN VIGILIO DI MAREBBE SANTA CATERINA SANTA CATERINA SANTA CATERINA SAUZE D’OULX SAUZE D’OULX SAUZE D’OULX SELVA DI VAL GARDENA SELVA DI VAL GARDENA SELVA DI VAL GARDENA SELVA DI VAL GARDENA SELVA DI VAL GARDENA SELVA DI VAL GARDENA SELVA DI VAL GARDENA SELVA DI VAL GARDENA SELVA DI VAL GARDENA SELVA DI VAL GARDENA SELVA DI VAL GARDENA SELVA DI VAL GARDENA SELVA DI VAL GARDENA SELVA DI VAL GARDENA SELVA DI VAL GARDENA SELVA DI VAL GARDENA SELVA DI VAL GARDENA SELVA DI VAL GARDENA SELVA DI VAL GARDENA SELVA DI VAL GARDENA SELVA DI VAL GARDENA SELVA DI VAL GARDENA SELVA DI VAL GARDENA SELVA DI VAL GARDENA SELVA DI VAL GARDENA SELVA DI VAL GARDENA SELVA DI VAL GARDENA SELVA DI VAL GARDENA SELVA DI VAL GARDENA SELVA DI VAL GARDENA SELVA DI VAL GARDENA SELVA DI VAL GARDENA SELVA DI VAL GARDENA SELVA DI VAL GARDENA SELVA DI VAL GARDENA SESTO SESTO SESTO SESTO SESTO SESTO SESTO SESTO SESTO SESTO SESTO MOSCO SESTRIERE SESTRIERE SESTRIERE SESTRIERE SESTRIERE SIUSI SIUSI SIUSI SIUSI SIUSI SIUSI SIUSI SIUSI ALLO SCILIAR SIUSI ALLO SCILIAR SOLDA SOLDA SONDRIO STRESA STRESA STRESA STRESA STRESA STRESA TARVISIO TARVISIO TIRANO TIRANO TIRES TIRES TREMEZZINA TREMEZZINA TRENTO TRENTO TRENTO TRENTO TRENTO VALDAORA VALDAORA VALDAORA VALDAORA VARENNA VARENNA VARENNA VERBANIA VERBANIA VERBANIA VERBANIA VERMIGLIO VERMIGLIO VIPITENO ZIANO DI FIEMME
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LAST WORD BY CHIARA GUGLIELMINA
Non serve, io credo, ostinarsi nel tentativo di trasformare la condizione femminile. Non credo neppure che il femminismo sia qualcosa di marginale o poco rilevante, s’intende. Sono semplicemente convinta che le donne appartengano alla popolazione umana con gli stessi diritti di chiunque altro. Esattamente come considero assurde le tutele in favore dei disabili, o degli omosessuali,
o degli anziani. Non perché sbagliate, figurarsi. Ma perché indicatore di tutte le peggio mancanze morali che appartengono alla nostra specie. Comprendo, tuttavia e a malincuore, l’utopia del mio pensiero. Quale illusoria società garantirebbe il sereno vivere comune senza che il rispetto sia imposto per Legge? Nel frattempo, mentre veniamo a capo del dilemma, non mi vedrete
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mai schierata nel cosiddetto “femminismo” perché, lo ribadisco, credo nel miraggio della parità, di genere e non solo, come punto di partenza, non di arrivo.
Your mountain me-time has never looked so good.
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