The Pill Outdoor Journal 50 ITA

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Vanishing Lines

What a Run!

Winter Home

L’aspetto impiantistico ha sempre fatto parte del nostro immaginario ma alcune infrastrutture sono una minaccia.

La giornata ideale di un freerider? La racconta Markus Eder fra boschi, crepacci, grotte, pick up e un castello.

Il campo base di Aaron Durogati. Il punto di appoggio sulle montagne di casa per salire sulle cime circostanti.

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Tenth

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NEW YEAR. Photo: BRUNO LONG © 2021 Patagonia, Inc.

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EDITO TEXT DAVIDE FIORASO

Oggi è una giornata strana. Mi sento strano. Mi succedono cose strane. La gente mi parla strano. Il cielo è strano. Perfino il mio cane è strano. Certo, ci sono volte in cui non capirci granché e sentirsi confusi è comunque una gran bella esperienza. Ma oggi è come se fossi catapultato in un universo parallelo. È tutto come prima o si è spenta una parte del mio cervello? In pianura sta soffiando un gelido vento di Bora. Piove a dirotto da ore e in montagna sono già caduti 60cm di neve. Due giorni fa ero tra i boschi del Carso, con 17 gradi centigradi, in gennaio. Ecco, forse quella che provo è una sensazione di smarrimento. Come quella marmotta che l’altro giorno è uscita dal suo buco, in Alta Val Venosta, ingannata da un tempore primaverile che ha imbrogliato il suo letargo.

PHOTO AITZET MUELLER

Colpa di quel maledetto anticiclone africano, dicono, che nelle Alpi ha spostato lo zero termico oltre i 3500 metri. In Tofana, cuore delle Dolomiti d’Ampezzo, nei giorni scorsi un elicottero faceva la spola tra valle e monte trasportando tonnellate di neve. “Un lavoro necessario nel tentativo di garantire il servizio di apertura di questa meravigliosa pista” hanno dichiarato gli addetti ai lavori. Questo quello che succede, quando è impossibile fabbricare neve artificiale e viene a mancare la materia attorno a cui strutturare l’offerta. Per affrontare il cambiamento climatico, invece di cercare misure alternative, la maggior parte delle località alpine implementa proprio quelle misure che le stanno spingendo verso il baratro. Andrea Zanzotto, grande poeta veneto, con lungimiranza aveva definito gli attuali assetti socio-economici “un progresso scorsoio”: un progresso che,

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come il nodo, si strozza nel realizzarsi. Sì, sembra proprio che sia la natura a dirci che oggi è una giornata strana. Poi arriverà la montagna, e come al solito provvederà a sistemare ogni turbamento. Ma in giornate così, quando non trovi armonia, hai bisogno di una sterzata, a destra o a sinistra, per far tornare tutto normale. Hai bisogno di tirare fuori la semplicità dal disordine e dalla confusione. Ho deciso, esco a correre, chissà che l’aria in faccia e qualche goccia di pioggia mettano a posto le idee. Diamine, mi si sono pure rotte le stringe delle scarpe. Oggi è una giornata strana. Mi sento strano. Assorbo un'energia strana. Scrivo cose strane.


V-SHAPE: VOLUMI DI ENTRATA MOLTO AMPI SISTEMA DI CHIUSURA DOUBLE RELEASE™ PEBAX® BIOBASED SHELL ECO-COMPATIBILE V-GUARD PROTECTION INTERFACES™ VIBRAM V-LUG


THE CREW PHOTO CAMILLA PIZZINI

ALPINIST PAOLO MARAZZI

PRODUCTION The Pill Agency | www.thepillagency.com

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EDITOR IN CHIEF Denis Piccolo | denis@thepillagency.com

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E D I T O R I A L C O O R D I N AT O R S Davide Fioraso, Filippo Caon, Chiara Guglielmina

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E D I T I N G & T R A N S L AT I O N S Silvia Galliani

COVER Federica mingolla By Matteo Pavana

ART DIRECTION George Boutall | Evergreen Design House Niccolò Galeotti, Francesca Pagliaro

PRINT L'artistica Savigliano, Savigliano - Cuneo - Italy, lartisavi.it

THEPILLMAGAZINE .COM Ludovica Sacco | ludovica@thepillagency.com Martina Fea | martina@thepillagency.com

DISTRIBUTION 25.000 copies distribuited in 1100 shops in Italy, Switzerland, Austria, Germany, France, Belgium, Spain, England & The Netherlands

PHOTOGRAPHERS & FILMERS Matteo Pavana, Thomas Monsorno, Camilla Pizzini, Chiara Guglielmina, Silvia Galliani, Francesco Pierini, Elisa Bessega, Andrea Schilirò, Denis Piccolo, Achille Mauri, Simone Mondino, Alice Russolo, Patrick De Lorenzi, Giulia Bertolazzi, Tito Capovilla, Luigi Chiurchi, Isacco Emiliani

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C O L L A B O R AT O R S Filippo Caon, Chiara Guglielmina, Marta Manzoni, Sofia Parisi, Fabrizio Bertone, Eva Bonk, Luca Albrisi, Marta Manzoni, Luca Schiera, Giulia Boccola, Valeria Margherita Mosca

The Pill rivista bimestrale registrata al tribunale di Milano il 29/02/2016 al numero 73 4


Shared passion Every detail considered, every feature overengineered, every moment unforgettable. Designed for mountain enthusiasts by mountain enthusiasts, our ski touring collection combines the newest technologies and lightweight materials, allowing the garments to breathe on the way up and protect on the way down. mammut.com


ISSUE 50 PHOTO AITZET MUELLER

T H E D A I LY P I L L

P. 5 2

UNDER ARMOUR STORM

P. 1 2

P. 8

BEST MADE

P. 5 4

FILIPPO MENARDI

P. 1 6

KILLER COLLABS

P. 5 6

FERRINO & ENSA

P. 2 0

ECO SEVEN

P. 6 0

SKI TRAB

P. 2 4

S A L E WA S K I M O U N TA I N E E R I N G

P. 6 4

CRAZY

P. 2 6

OBERALP SUMMIT

P. 7 0

ARIANNA TRICOMI

P. 2 8

DYNAFIT SYSTEM

P. 74

LIVING DEAD

P. 3 0

PILA PROJECT

P. 7 8

SOFIANE SEHILI

P. 3 2

CANADA GOOSE X HDRY

P. 8 4

VANISHING LINES

P. 3 6

MICHELIN X RIDE SNOWBOARDS

P. 9 2

ACROSS EMPTINESS

P. 3 8

ARVA AND THE PL ANET

P. 1 0 0

A CHALLENGE HIGHER THAN MONT BLANC

P. 4 0

SCARPA SPI RIT E VO

P. 1 0 6

PAO LO MARA Z Z I

P. 4 2

L A S P O R T I VA X S W I S S C L U B A L P I N E

P. 11 2

IF WALLS USED TINDER

P. 4 4

COLMAR SPORT IN STYLE

P. 1 2 0

W H AT A R U N

P. 4 6

ORTOVOX ART VA

P. 1 2 8

WINTER HOME

P. 4 8

ULL SKIS

P. 1 3 8

T H E M E LT I N G P O I N T

P. 5 0

VIBRAM X SCOTT

P. 1 6 0

LAST WORD

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MAESTRALE

THE ORANGE LEGEND.

MAESTRALE, il leggendario scarpone da sci alpinismo. Affidabile e confortevole per chi si avvicina a questo sport, si esalta ai piedi degli sci alpinisti più esperti. L’uso del Pebax Rnew®, materiale prodotto da fonti rinnovabili, conferma la vocazione di SCARPA alla sostenibilità.

SCARPA.NET


THE DAILY PILL BY MARTINA FEA

I L B A N F F M O U N TA I N F I L M F E S T I V A L T O R N A I N I TA L I A Avrà inizio il 25 gennaio, al The Space Cinema Odeon di Milano, la decima edizione italiana del Banff Mountain Film Festival che toccherà oltre 26 città italiane. Nato in Canada nel 1976, dopo oltre quarant’anni di storia, il festival è ormai un evento globale che ogni anno si pone l’obiettivo di unire tramite il cinema, la community degli appassionati di outdoor su territorio nazionale.

R A B A N D LO W E A L P I N E , I N U OV I S P O N S O R D E L L’ I C E C L I M B I N G E C R I N S Si è tenuta a metà gennaio, nel cuore dell’Argentiere-la-Bessée in Francia, la 32esima edizione dell’Ice Climbing Ecrins, evento ormai incluso tra le più importanti competizioni di climbing al mondo. Grazie alla partnership di Rab and Lowe, nell’edizione di quest’anno, i climber hanno potuto testate i prodotti ed incontrare due climber del team del brand britannico Maud Vanpoulle e Sylvain Thiabaud.

C R A Z Y A R R I VA N E G L I S TAT E S CO N I L N UOVO FL AGS H I P STO R E È stato aperto ad Aspen, in Colorado, grazie alla collaborazione con Cripple Creek, marchio già distributore negli States del brand valtellinese, il primo flagship store di Crazy. La scelta del Colorado è stata semplice: qui batte il vero cuore del mondo outdoor. Un passo certamente molto importante per l’azienda italiana di Luca Salini, che ha in previsione nuove aperture anche nel nostro paese.

ORTOVOX ANCORA LE ADE R D E L L A FA I R W E A R F U N D AT I O N Ortovox è stata riconosciuta per la quarta volta per l’impegno in favore della tutela di condizioni di lavoro eque dalla Fair Wear Fundazion, ente che ogni anno stila una classifica dei brand più meritevoli. Anche quest’anno l’azienda tedesca figura tra le più responsabili, merito soprattutto della strategia di sostenibilità, la ProtACT2024, che mira a rendere l’azienda meno impattante entro il 2024.

F E R R I N O A F I A N C O D I A L E X T X I KO N D U R A N T E L’A S C E S A A L M A N A S L U Accompagnato dai compagni di sempre, Simone Moro e Inaki Alvarez, Alex Txikon tenta per la seconda volta nella sua vita la salita invernale del Monte Manaslu. Dopo un primo tentativo non concluso nel 2021, i tre alpinisti hanno scelto di affrontare di nuovo la cima nepalese accompagnati ancora una volta dalle attrezzature e gli equipaggiamenti di Ferrino, progettati per resistere anche al clima più freddo.

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/ E N G I N E E R E D

I N

T H E

D O L O M I T E S

ENGINEERED IN THE DOLOMITES AT HOME EVERYWHERE

SALEWA.COM


THE DAILY PILL BY DAV I D E F I O R AS O

L A S P O R T I VA S A R À I L N U O V O SPONSOR DELLO SWISS ALPINE CLUB Sarà la collezione Alpine Tech ad unire uno dei più importanti club alpini d’Europa, lo Swiss Alpine Club, e la storica azienda trentina, tra le leader mondiali nella produzione di calzature e abbigliamento outdoor. Una partnership che permetterà a La Sportiva di vedere il proprio marchio indossato da atleti ufficiali, ma soprattutto di far testare le proprie tecnologie da professionisti del settore.

K R I S T I A N B L U M M E N F E LT È IL N UOVO AM BASSADOR DI ASICS Medaglia olimpica, campione del mondo e triatleta. Questa sono le caratteristiche che hanno spinto Asics a scegliere il runner norvegese Kristian Blummenfelt come nuovo atleta del brand nipponico. Un legame che nasce soprattutto dai successi sportivi conquistati da Kristian, ma anche dalla condivisione della reciproca filosofia di vita: mens sana in corpore sano, di cui Asics si fa portavoce da sempre.

H E L E N O F T R OY A C Q U I S I S C E O S P R E Y Un passaggio voluto dai proprietari dell’azienda Mike Pfotenhauer e Diane Wren, che hanno scelto la compagnia americana Helen Of Troy per la grande affinità dal punto di vista produttivo e valoriale. Osprey continuerà ad essere guidata dall’attuale CEO, Layne Rigney, mantenendo la propria sede in Colorado e mirando ancora a diventare un dei migliori brand nel campo outdoor per progresso e sostenibilità.

C O T O PA X Y F I N A L M E N T E I N I TA L I A G R A Z I E A D A R T C R A F T S I N T E R N AT I O N A L Una partnership che ha come comune denominatore l’impegno alla sostenibilità e una filosofia no-profit, che mirano a creare community di consumatori consapevoli e capaci di vedere oltre. Questa è la sintesi del nuovo accordo tra il brand americano e il distributore toscano, da anni impegnato nella valorizzazione di brand in grado di dare un contributo sempre maggiore anche in ambito di benefit sociale.

M O N T U R A PA S S A D I P R O P R I E TÀ Da novembre 2021 l’azienda di abbigliamento e attrezzatura outdoor è nelle mani della Herno Spa, brand outdoor guidata da Claudio Marenzi. Nonostante l’operazione di passaggio, Montura continuerà a produrre seguendo la propria filosofia e dedicandosi maggiormente anche ai mercati esteri. Continuerà anche l’attività di comunicazione sulla sostenibilità promossa dal format “Montura Editing”.

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BEST MADE BY DAV I D E F I O R AS O

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1 . L A S P O R T I VA

2.HOLDEN

3 .W O L F TO OT H

ATLAS DOWN JKT

PUFFY SLIP ON

ENCASE SYSTEM BAR KIT ONE

Caldo piumino pensato per utilizzi in climi rigidi. Atlas Down adotta un design pulito pensato per non ingombrare durante l’attività aerobica. Due tasche frontali con zip a scomparsa, tasca addizionale sul petto, cappuccio e girovita regolabili, costruzione con camere 3D per garantire miglior assorbimento del sudore.

Comode slip on ideali per riscaldare i piedi stanchi dopo una lunga giornata sulla neve. Tomaia trapuntata con inserti in maglia sulla caviglia e accogliente isolamento riciclato in PrimaLoft Eco. La suola antiscivolo e la finitura DWR idrorepellente consentono di portare il comfort anche all'aperto.

Un kit multiuso in grado di far fronte alle emergenze su due ruote. Include una chiave a punta esagonale con testa girevole da 14 funzioni ed uno smagliacatena con set di riparazione tubeless in due differenti custodie EnCase System che si adattano ai tubolari per esser ospitate nella maggior parte dei manubri.

4 . S Y LV A N S P O R T

5 . D A N G E R G R I Z Z LY

DINE O MAX CAMP KITCHEN

GHOST VEST 12

6 . AT H L E T I C PROPULSION LABS

Dine O Max di SylvanSport è il meglio del meglio quando si tratta di cucinare all'aperto. Un robusto telaio in alluminio sostiene due grandi superfici di lavoro in bamboo protette da un pannello anti vento. Quattro vani portaoggetti resistenti all'acqua, tasche multiple in rete ed una pratica borsa da viaggio integrata.

Con un peso di appena 170g Ghost Vest è il rivoluzionario zaino da trail running super leggero che privilegia il comfort e la facilità di stivaggio. Struttura in Dyneema CT2K.18 unita ad un jersey a doppia elasticità con schienale interno in Mesh Coolmax. Compatible con gli accessori della serie Ghost. Fatto a mano in Italia.

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TECHLOOM WAVE

Tomaia 3D elasticizzata di nuova concezione che si muove dinamicamente con i tuoi piedi. Una gabbia interna fornisce supporto laterale e mediale, personalizzabile quando si stringono i lacci. Wave utilizza la tecnologia Propelium (proprietaria di APL) per massimizzare l’energia e fornire un comfort superiore.



BEST MADE BY DAV I D E F I O R AS O

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7. S A L E W A

8 .C L I M B I N G T EC H N O LO GY

9.DYNAFIT

SELL A ALPINE MERINO PULLOVER

AGILE KIT

DNA SKI TOURING BOOT

Maglione tecnico in tessuto AlpineWool, mix di fibre funzionale (lana di pecore alpine e filati tecnici di poliestere con una speciale lavorazione a maglia) studiato per assicurare calore e comfort nella pratica dello scialpinismo in condizioni di freddo intenso. Sovrapposizione di tessuto impermeabile su spalle e petto.

Sicurezza, una parola d’ordine per appassionati di scialpinismo e alpinismo. È pensando a questo che Climbing Technology ha sviluppato Agile Kit, un sistema che può essere utilizzato come piccozza o trasformarsi in pala, da adoperare per scavare nella neve o per realizzare un ricovero di fortuna.

800 grammi, costruzione del gambetto in carbonio e una chiusura innovativa Race Lock rendono lo scarpone DNA la prima scelta per gli agonisti. Ridotto all'essenziale, garantisce velocità e massima prestazione a fronte di un peso decisamente contenuto. Stabile, assolutamente affidabile e garantito a vita.

10.BIOLITE

1 1.URSA MAJOR

12.FERRINO

CAMPSTOVE 2+

T R A I L S I D E R O O M S P R AY

RU TO R 25 B AC K PAC K

La pluripremiata stufa di BioLite trasforma il fuoco in 3 watt di elettricità in grado di alimentare una batteria integrata da 3.200 mAh o ricaricare direttamente i tuoi dispositivi. La tecnologia di combustione brevettata crea un vortice di fiamme senza fumo. Compatibile con gli accessori KettlePot e Portable Grill.

No trail, no problem. Spray per ambienti che evoca la magia dei sentieri che per primi hanno ispirato Ursa Major. Una miscela calda e invitante di oli essenziali quali incenso, vetiver, bergamotto e pepe nero. Bastano un paio di spruzzi per essere trasportati nell'incanto del bosco. Realizzato artigianalmente in Vermont.

Zaino per lo scialpinismo in tessuto Diamond HD ideale per uscite “fast & light”. Tasca frontale per il contenimento del materiale da auto soccorso, comparto inferiore porta ramponi e porta corda, sistema porta sci frontale, cinturino pettorale con fischietto integrato, due porta piccozza e asole porta materiali.

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TRU E ORIGINALS

ORIGINAL ECOSTRETCH

Creato 30 anni fa, l’Original Ecostretch è l’unico originale. Morbido, elastico e protettivo può essere indossato in 12 modi diversi. Ora, è realizzato al 95% con tessuto ottenuto dal riciclo della plastica, sempre più leggero, confortevole e versatile per ogni tua avventura. B U F F. C O M

N OV- I TA . C O M


KILLER COLLABS BY DAV I D E F I O R AS O

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1. JI L SA N D E R X A R C ’ TERY X

2.VA N S X H A N N A S C O T T

3.MONCLER X HOKA

JACKET

TOTE BAG

M A FAT E S P E E D 2

Jil Sander e Arc'teryx sono i co-autori di una nuova capsule dedicata agli sport invernali. Hard shell in tessuto 3L Gore-Tex Pro che unisce l'eccellenza tecnica del marchio canadese con le forme inedite immaginate da Lucie e Luke Meier, il duo di designer dietro la storica etichetta tedesca nelle mani della holding OTB.

Stile e funzionalità per affrontare il clima di Tofino, home spot della surfista canadese Hanna Scott. Dalle città affollate alle coste frastagliate, questa originale borsa convertibile in zaino è pronta a lasciare il segno. Chiusura con cordino, tasche laterali in mesh, tasca frontale a bustina e manici a contrasto.

Un progetto collaborativo che si pone come obiettivo la coesistenza tra versatilità e stile. Moncler, uno dei brand più apprezzati dal pubblico internazionale, rielabora una delle prime scarpe da trail running di HOKA. Suola Vibram Megagrip e un fondo neutro sul quale risalta lo schema di colori della bandiera francese.

4 . N O R T H D R I N K WA R E X TUBBS SNOWSHOES

5 . L E B E NT X CO DY TOW N S E N D

6.RAPHA X ROCKET ESPRESSO

PRO SERIES SOCKS

R58 ESPRESSO MACHINE

F L E X V R T 24

Dopo due anni di ricerca sul campo esce la nuova calza da backcountry sviluppata tra Le Bent e Cody Townsend, uno dei freerider più iconici di tutti i tempi. Un mix di rayon, lana merino, nylon ed elastane con diverse zone di compressione o ammortizzazione e cuciture strategiche che forniscono un supporto mirato.

Due caldaie indipendenti controllate tramite un'interfaccia PID. R58, la macchina da caffè più popolare di Rocket Espresso, si presenta in questa edizione marchiata Rapha. Realizzata a Milano nella migliore tradizione artigianale italiana, in soli 100 esemplari riservati ai soci del Rapha Cycling Club.

Tubbs e North Drinkware si uniscono per celebrare le coste nord degli Stati Uniti con altrettante icone montuose: il Mt.Rainier da un lato, il Mt.Washington dall’altro. Elementi topografici accurati decorano questa edizione limitata delle Flex VRT 24, racchette da neve di alta qualità per l'esplorazione in backcountry.

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DEFINE YOUR TRACK

IL FREERIDE È UNO STILE DI VITA. PRATICARE FREERIDE SIGNIFICA SENTIRE E LEGGERE LE MONTAGNE. SIGNIFICA RISPETTARLE E PROTEGGERLE. PER QUESTO TUTTI I NOSTRI PRODOTTI FREERIDE SONO NEUTRALI DAL PUNTO DI VISTA CLIMATICO. Per saperne di più vai al sito ortovox.com


KILLER COLLABS BY DAV I D E F I O R AS O

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7. P O L E R X CA P TA I N F I N C O.

8 . PA S N O R M A L S T U D I O S X P O R T E R YOS H I DA F R A M E B AG

9. S H I N O L A X N O R T H E R N

2-PERSON TENT

Il grande ritorno di Poler è influenzato da qualsiasi genere di collaborazione: NHL, Airblaster, Madness Skateboards solo per citarne alcune. Captain Fin porta un tocco di South California e cultura surf nella classica tenda per 2 persone con ampie entrate e la caratteristica finestrella Cyclops Eye per guardare le stelle.

Una collezione di accessori specifici per il ciclismo e l’utilizzo casual è il risultato della terza collaborazione consecutiva tra Pas Normal Studios e la storica etichetta fondata nel 1935 da Kichizo Yoshida. Borsa da telaio in nylon twill con finitura Navy Opaco resistente all’acqua. Prodotta esclusivamente in Giappone.

Ci sono oggetti insostituibili che si godono meglio alla vecchia maniera. È il caso di questo slittino in quercia rossa realizzato a mano da Northern Toboggan, uno dei 50 esemplari esclusivi per Shinola. Rifinito con hardware in acciaio inossidabile, morbidi cuscini e corda intrecciata. Ospita comodamente 2 adulti o 3 bambini.

10.THE JAMES BRAND X ROARK

11.SATISFY X RUNNER’S WORLD

1 2 . Z EG N A X L A S P O RT I VA

T H E R OA D K I T

RACE SINGLET

U LT R A R A P T O R

Dopo le collaborazioni con Pendleton e Wrangler, Roark si unisce ad un vero specialista del settore EDC in un simpatico kit che racchiude gli attrezzi da cucina più essenziali: coltello a lama fissa Hell Gap, cucchiaio, forchetta e bacchette in titanio avvolti in una custodia di tela cerata, numerata in 140 esemplari.

Nel bel mezzo di un nuovo boom nel mondo del running, il brand parigino Satisfy ha deciso di collaborare con una pubblicazione in grado di cavalcare queste ondate da generazioni. Nell’ampia collezione con Runner's World la canottiera in rete traforata, leggera e traspirante, progettata per correre ad alta intensità.

Beyond Boundaries è il concetto attorno al quale si sviluppa la collezione che Zegna, leader globale del luxury menswear, dedica al mondo outdoor. Per completarla con calzature tecniche, Zegna ha voluto coinvolgere La Sportiva con una special edition della Ultra Raptor, calzatura simbolo della categoria Mountain Running.

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CL ASSIC TOBOGGAN


MARO ITOJE PRO RUGBY PLAYER ALEX AUST PRO LACROSSE PLAYER

COLD IS YOUR ALLY

WHEN EVERYONE ELSE IS TAPPING OUT, TURN IT UP WITH UA RUSH COLDGEAR


ECO SEVEN BY DAV I D E F I O R AS O

O R T O V OX O T T I E N E N U O VA M E N T E LO S TAT U S D I L E A D E R FA I R W E A R F O U N DAT I O N Ortovox ottiene per la 4ª volta consecutiva lo status di leader della Fair Wear Foundation. L'organizzazione no-profit, di cui Ortovox fa parte dal 2015, ha voluto premiare il brand di Taufkirchen per il suo impegno a favore di condizioni di lavoro eque. Nel Brand Performance Check annuale, FWF esamina il lavoro e i risultati delle aziende partecipanti rispetto al cosiddetto "Code of Labour Practices". Nel quadro della strategia di sostenibilità ProtACT2024, il raggiungimento dello status di leader è definito come un obiettivo aziendale.

PATA G O N I A R I C E V E L’ U . S . D E PA R T M E N T O F STAT E ’ S AWA R D F O R C O R P O R AT E E XC E L L E N C E ( AC E ) Patagonia è una delle sei aziende a ricevere l’ACE, premio che il Dipartimento di Stato assegna alle aziende statunitensi che operano a livello internazionale. Patagonia è stata premiata per il lavoro di tutela e protezione intrapreso a supporto della Tompkins Conservation nell’omonima regione a cavallo tra Argentina e Cile. Il brand si è dimostrato anche parte attiva della decisione che ha portato il governo provinciale della Terra del Fuoco a vietare l’allevamento di salmoni, impedendo così la contaminazione del Canale di Beagle.

I P R O G R E S S I D E L S U P P LY C H A I N D E C A R B O N I S AT I O N P R O J E C T D I E O G L’European Outdoor Group ha illustrato i progressi del SCDP, innovativo progetto che vede già il coinvolgimento di Amer Sports, Burton, Deuter, Fenix Outdoor, Gore-Tex, Haglöfs, Helly Hansen, Mammut, Ortovox e Vaude e che ha l’obiettivo di ridurre le emissioni di gas serra e aumentare l’uso di rinnovabili nella supply chain dell’industria outdoor. La 1ª fase, conclusa con la mappatura dei fornitori top tier e la conferma di un certo grado di crossover nelle strutture utilizzate, vedrà ora il coinvolgimento di un partner esterno per identificare i punti caldi delle emissioni di GHG. 20


Surfy and playful meet powerful. Rockin’ a split personality, the QST Blank blends a twin rocker profile with Double Sidewall Construction, C/FX Technology and Cork Damplifier deli delivering a ski that offers finesse and floatation for the deepest of days along with power and balance to tackle the fall line regardless of terrain.

Salomnotnain otiuve. M Collec

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ECO SEVEN BY DAV I D E F I O R AS O

AD OUTDOOR BY ISPO RITORNA I L S U S TA I N A B I L I T Y H U B DI GREENROOM VOICE Greenroom Voice, agenzia di comunicazione focalizzata sui temi della sostenibilità, annuncia il ritorno al Sustainability HUB di Outdoor by ISPO (12-14 giugno 2022). Con il dilatare dei tempi concessi dalla riprogrammazione di ISPO 2022, questa vetrina si propone come punto di riferimento per analizzare lo stato di questo settore nel suo viaggio verso un business sostenibile. Sul tema "Tracciabilità e trasparenza", dal padiglione A1 ripartiranno anche i Guided Transparency Tours giornalieri riservati ai visitatori.

DY N A F I T: G A R A N Z I A A V I TA S U T U T T I GLI SCARPONI DA SCIALPINISMO Gli scarponi sono uno degli elementi più importanti per la pratica dello scialpinismo. In una recente intervista, Schorsch Nickaes, Product Director di Dynafit, ha spiegato i vantaggi della nuova garanzia a vita che il marchio fornisce da ottobre 2021: “La sostenibilità è un tema centrale, non solo nella produzione ma anche nello sviluppo e creazione. Per noi sostenibilità significa anche durabilità. Siamo orgogliosi dell’alta qualità e della lunga durata dei nostri prodotti, e lo sottolineiamo con la Lifetime Guarantee, che forniamo sui nostri attacchi già dal 2019.”

RAB E LOWE ALPINE: PRODOT TI PFC-FREE ENTRO IL 2024 Rab e Lowe Alpine, marchi di Equip Outdoor Technologies, hanno annunciato l’intenzione di eliminare i fluorocarburi non necessari entro il 2024. Ad aprire la strada a questo virtuoso percorso la collezione FW 2022, con alcuni prodotti dotati di trattamenti DWR privi di PFC. Tra questi la nuova gamma di piumini Mythic e le giacche impermeabili Namche GTX. “Con la nostra roadmap stiamo facendo un passo importante, aprendo la strada allo sviluppo di attrezzature outdoor ad alte prestazioni con un impatto ambientale inferiore” ha dichiarato Tim Fish, Product Director di Equip.

T H E C O N S E R VAT I O N A L L I A N C E A N N U N C I A I D E S T I N ATA R I D E G L I O U T S TA N D I N G PA R T N E R S H I P AWA R D S Bank of the West, Grayl e Obōz Footwear sono i destinatari degli Outstanding Partnership Awards 2021, premio annuale che riconosce le aziende associate alla Conservation Alliance, le cui quote supportano più di 50 organizzazioni beneficiarie che lavorano per proteggere i luoghi selvaggi del Nord America. Nel 2021, The Conservation Alliance ha assegnato oltre 2,2 milioni di dollari di finanziamenti per sostenere gli sforzi di conservazione.

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MAKE YOU FASTE

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E Y OU RIDERS: Giulia Pirola / Paola Marazzi PHOTO: Camilla Pizzini

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THE PILL PRODUCTS BY MARTINA FEA

Salewa

Nuovo design e tecnologie innovative per lo ski mountaineering Semplicità e qualità unite all’interno di una linea uomo/donna che punta tutto su materiali all’avanguardia. Dopo la grande scoperta dello scialpinismo della passata stagione, questo inverno sta confermando l’interesse di sempre più persone per la montagna e la neve, anche al di fuori dei comprensori serviti dagli impianti. Salewa ha sviluppato la nuova collezione Sella di abbigliamento per lo skialp per offrire una soluzione funzionalmente senza compromessi per gli appassionati di sci con le pelli, ma che fosse adatta anche per le occasionali giornate in pista con gli amici. L’outfit di punta della collezione è formato dalla Sella 3L Powertex Responsive Jacket e dai Sella 3L Powertex Responsive Pant, in versioni e colorazioni specifiche da uomo e donna. Si tratta di un guscio tecnico per lo ski mountaineering e l’alpinismo, realizzato utilizzando due diversi tipologie di tessuto Powertex laminato a 3 strati con membrana impermeabile e traspirante, per offrire una affidabile protezione da vento, neve e freddo. Entrambi i tessuti utilizzati sono antivento, robusti e resistenti alle abrasioni su roccia, e con una finitura idrorepellente DWR senza PFC. Il tessuto è il protagonista di questo outfit. Il tessuto Powertex frontale è caratterizzato da un blend di fibre di poliestere e fibre di lana (10%) che gli conferiscono un aspetto distintivo e

piacevole al tatto. Il tessuto Powertex utilizzato nel resto della giacca integra la esclusiva tecnologia Responsive che Salewa ha introdotto con successo nelle proprie collezioni nel 2020. La stampa sulla faccia interna del laminato contiene una miscela di minerali Responsive. Grazie alle proprietà rifrattive di questi minerali, le radiazioni FIR (Far Infra Red) emesse dal corpo umano vengono intercettate e restituite, stimolando le funzioni cellulari, la micro circolazione e l’ossigenazione periferica. Il risultato per chi usa i prodotti con tecnologia Responsive è una sensazione di benessere che può consistere in un migliore comfort termico, una riduzione della fatica muscolare e un recupero più rapido dalla fatica. La Sella 3L Powertex Responsive Jacket integra anche il nuovo Direct Access System, una innovativa solu-

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zione funzionale messa a punto dal team di ricerca e sviluppo Salewa. Si tratta di una speciale tasca frontale con cerniera a doppio cursore, che in caso di emergenza consente un accesso diretto e immediato al sistema Artva di ricerca travolti in valanga sul torace, senza perdere un solo secondo quando i secondi sono vitali. Tutti i prodotti della linea Sella sono dotati di Direct Access System allineati fra loro, per consentire di raggiungere il proprio apparecchio Artva sia attraverso il guscio sia attraverso il midlayer. In un’ottica di sostenibilità, il completo Sella di Salewa non è stato progettato per durare nel tempo solo dal punto di vista funzionale, ma anche da quello estetico. Infatti, le colorazioni della collezione 2022/23 del prossimo anno si integrano perfettamente con quelle della attuale collezione.


graphic design: studio olga – photo: Riccardo De Tollis – rider: Maurizio Marassi

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THE PILL EVENT BY I L A R I A C H I AVAC C I

Oberalp Summit: quale sarà il futuro degli sport invernali? Da quando è scoppiata la pandemia da Covid19, la montagna e gli sport invernali hanno conosciuto una fortuna incredibile. Complici la voglia di stare all’aria aperta e le limitazioni di viaggio, sono moltissime le persone che si sono approcciate alla montagna per la prima volta o che hanno scoperto altri modi di viverla. Il gruppo Oberalp, nella sua annuale Convention, si è interrogato sulla prospettiva futura degli sport invernali, provando a tracciare un percorso intorno al quale articolare il business nel futuro tenendo sempre ben presente due pilastri: innovazione e sostenibilità. “Viviamo in tempi veloci ma se guardiamo alla storia dell’umanità, vediamo che tutti i cambiamenti che sono stati provocati dalle pandemie in realtà erano già presenti prima" esordisce il patron del gruppo, Heiner Oberrauch. “Noi abbiamo la fortuna di accompagnare le persone in un momento felice della loro vita, in vacanza o in montagna. Le esperienze nella natura diventeranno sempre più importanti, perché la vita di oggi ci costringe a stare in spazi sempre più piccoli, questo fa crescere la voglia di libertà.” Una prospettiva che mette la montagna al centro di trend futuri per quanto riguarda passioni e tempo libero. “Dal canto nostro avremo sempre più il compito di tracciare una linea ben definita tra quello che è attrezzatura per la montagna e quello che non lo è, perché i nostri clienti sanno

che facciamo loro una promessa ben precisa: i nostri prodotti sono studiati per permettere loro di vivere le loro passioni in sicurezza. Non solo, dobbiamo fare affari in modo che i clienti di oggi possano trasmettere quella passione anche ai loro nipoti, ovvero agire responsabilmente in termini di sostenibilità.” In questo contesto si inserisce anche la prospettiva futura legata allo scialpinismo, che il grande pubblico ha conosciuto durante la pandemia ma che sta raccogliendo sempre più adepti. “È sempre più caldo e c’è sempre meno neve, ma i numeri dello ski touring stanno salendo.” Benedikt Böhm, General Manager Dynafit, brand che vede nello ski touring il suo core business e che, stagione dopo stagione, sta assistendo a un’articolazione sempre maggiore del settore, è convinto che potrebbe fornire anche nuove opportunità in termini di fetta di mercato. “Molto probabilmente il 50% delle persone che durante lo scorso inverno ha praticato scialpinismo perché non aveva altra alternativa tornerà alle vecchie abitudini. Dall’altro lato però c’è il restante 50%, che rimarrà fedele alla nuova scoperta e che magari a sua volta coinvolgerà altre persone. Noi puntiamo sul fatto che non solo scendere, ma anche risalire la montagna con le pelli entrerà nel DNA delle nuove generazioni.” Da un punto di vista dei cicli produttivi

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invece la linea da seguire è quella della semplicità, almeno secondo Salewa. La politica produttiva del brand per alpinisti doc si basa su tre pilastri: l’utilizzo di materiali naturali, o sintetici riciclati, un design a lungo termine volto sia a migliorare la performance che a dare una vita più lunga ai prodotti, e l’utilizzo di materiali locali, come la canapa alpina, per stimolare l’economia locale e ridurre la produzione di emissioni. A partire dalla prossima stagione sarà applicata su questi prodotti una label che ne certifica la sostenibilità. Less is More, d’altra parte, è anche il mantra di Thomas Moe, Product Director Salewa. “Il mio approccio per la collezione è stato iniziare a rimuovere anziché aggiungere. In montagna è importante essere leggeri, non è necessario usare tanti materiali, o componenti, per fare un prodotto funzionale e di qualità. Anche a livello di design cerchiamo di fare qualcosa che possa durare il più possibile anche in termini di estetica, stiamo costruendo le collezioni in modo che si possano aggiungere pezzi di attrezzatura di anno in anno senza che il nuovo componente sia totalmente diverso da quello che si ha già. La montagna ci insegna ad essere onesti, perché a lei non si può mentire, noi non ci possiamo permettere di non essere onesti nei confronti dell’ambiente e dei nostri consumatori.”


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THE PILL PRODUCTS BY MARTINA FEA

Dynafit Al primo posto il sistema La filosofia del brand di atleti per gli atleti è quella di offrire un sistema integrato di prodotti dalla testa ai piedi. La nuova collezione Radical, presentata per la stagione 2021/2022, è un sistema integrato di prodotti per il segmento dello ski touring classico nelle intenzioni ma, trattandosi di prodotti Dynafit, sempre leggero e veloce. Il set up comprende tutto quanto è necessario, dalla testa ai piedi. Quindi abbigliamento, zaini, e ovviamente scarponi, sci, attacchi e pelli. “I sistemi Dynafit vengono ingegnerizzati dalla testa ai piedi, integrando abbigliamento, footwear, equipaggiamento e hardware” spiega Alexander Nehls, Marketing Director Dynafit. “Ogni singolo prodotto è un elemento di un sistema efficiente e intuitivo, in modo da rendere il nostro sport più facile e accessibile.” Tra le novità si distingue il nuovo scarpone Radical Pro, progettato per essere versatile e confortevole, con un peso di solo 1380 grammi. È la naturale evoluzione dell’Hoji Pro, di cui eredita il sistema di chiusura Hoji Lock, l’esclusivo sistema sviluppato da Dynafit che lascia ampia libertà di movimento in salita ma consente di ottenere una perfetta connessione tra scafo e gambetto in discesa. Il nuovo Radical Pro è compatibile con tutti gli attacchi pin presenti sul mercato, ma può essere utilizzato anche con attacchi a telaio e ibridi, con una versatilità unica sul mercato in questa categoria di peso e prestazione. Il design dello scafo sviluppato attraverso tecniche di scansione 3D e il design della linguetta in due parti sovrapposte di diversa rigidità e diversi materiali

plastici ha permesso di portare il Radical Pro a un nuovo livello di comfort. A partire dalla scorsa stagione Dynafit ha iniziato a proporre alcuni modelli di sci in versione ski-set, con attacchi e pelli premontati. Una soluzione talmente apprezzata dagli scialpinisti che anche il nuovo Radical 88 (disponibile in versioni specifiche da uomo e da donna) viene offerto con questa soluzione, in abbinamento ai nuovi attacchi Radical e alle pelli Pomoca Speedskin. Con larghezza al centro di 88 millimetri, il Radical 88 è un modello per gli scialpinisti classici, leggero in salita e al contempo altamente stabile per una sciata fluida in discesa. La costruzione è stata ottimizzata per garantire un utilizzo semplice e agevolare la virata. Il set up per lo ski touring classico è completato dall’outfit giacca e pantalo-

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ne Radical Infinium Hybrid, un completo softshell che integra la tecnologia Gore-Tex Infinium Windstoppercon il tessuto elasticizzato Dynastretch in una costruzione ibrida leggera che offre protezione, traspirabilità e libertà di movimento. Lo zaino Radical è il perfetto complemento per il sistema Radical. Con il peso di appena 640 grammi nella versione da 28 litri si rivolge agli scialpinisti classici, che cercano uno zaino sia per le uscite brevi che per i tour lunghi e impegnativi. Accessori amovibili e regolabili rendono lo zaino molto versatile consentendo di regolarlo a seconda della destinazione, delle esigenze e delle preferenze individuali spostando o rimuovendo le singole parti in modo semplice. Ad esempio, l’imbottitura sulla schiena si può estrarre attraverso una zip, per risparmiare cento grammi di peso nei tour più impegnativi.



THE PILL LOCATION BY MARTINA FEA

Pila: Nuove soluzioni e progetti per la montagna Un progetto dalla doppia anima che unisce rispetto per l’ambiente e accessibilità. È stato presentato a inizio dicembre, presso il teatro Splendor di Aosta, alla presenza di alcune figure istituzionali e del Presidente di Pila, Davide Vuillermoz, il nuovo ed ambizioso progetto della telecabina Pila-Couis che nasce da un’idea innovativa: rendere la montagna accessibile a tutti impattando pochissimo sull’ambiente. Il progetto vincitore, coordinato da un bando dell’Ordine degli Architetti di Bologna, è stato realizzato dallo studio De Carlo - Gualla e prevede la costruzione di un’infrastruttura comprendete due stazioni di salita e discesa, due stazioni intermedie e un ristorante panoramico completo di servizi dedicati al pubblico. Alla base del disegno c’è l’idea di poter permettere a tutti, dai semplici turisti agli sportivi più appassionati, di raggiungere agilmente il resort montano fino a Cima Couis a 2730 metri in breve tempo, si parla di solo 13 minuti, e qui poter così ammirare alcune delle cime più famose al mondo: dal Monte Bianco al Gran Paradiso. Una nuova cabinovia avanguardista che non è solo un’attrazione turistica, ma che presenta un’anima sportiva dedicata allo sci assicurando un occhio di riguardo nei confronti dell’ambiente e della montagna. L’obiettivo centrale del progetto sta nella volontà di integrarsi il più possibile nell’ambiente circostante, realizzando una struttura sostenibile che impiega materiali e tecnologie all’avanguardia, in grado di impattare il

meno possibile sull’ambiente, sia in fase di costruzione che in fase di utilizzo, e che sia comunque capace di portare turisti ed appassionati su una delle terrazze panoramiche più suggestive in Italia. Il tutto, armoniosamente costruito seguendo la linea già tracciata dal vecchio impianto esistente, attraverso un design che segue le forme ed i colori neutri della montagna. Il punto di partenza sorgerà a 1800 nei pressi della già esistente stazione di Aosta-Pila, andando non solo a minimizzare l’area di intervento, ma ad apportare anche delle migliorie alla vecchia struttura, rendendola più moderna e all’avanguardia. Sarà poi presentata una stazione intermedia, a 1878 metri, in corrispondenza della seggiovia Pila-Gorraz “Liaison”, che

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permetterà agli sciatori della scuola di sci di raggiungere alcuni punti nevralgici, come la funivia Gorraz - Grand Grimond, il campetto Baby Gorraz e la seggiovia Leissé. Infine, le ultime due stazioni, quella motrice in località Couis e quella di monte situata nei pressi della Platta de Grevon (2723m). L’ultima stazione, in particolar modo, sarà il simbolo della doppia anima del progetto: verrà realizzata con una copertura in legno ad avrà la forma di una stella, le cui punte indicheranno i diversi 4000 della Valle d’Aosta. Una volta in funzione, la telecabina presenterà due impianti distinti in grado di unire la città di Aosta alla Platta de Grevon, permettendo a chiunque voglia di passare da 583 a 2730 metri sul livello del mare in soli 30 minuti.



THE PILL TECHNOLOGY BY MARTINA FEA

Canada Goose, il lusso incontra la performance Il brand di Toronto sceglie la tecnologia italiana HDry per la sua nuova collezione di boots lifestyle.

In principio fu lo Snow Mantra Parka, modello di giacca storico del brand canadese, a portare performance e alta qualità nel mondo di Canada Goose. Dopo decenni di perfezionamento tecnico e di esplorazione di nuovi design, il brand di Toronto ha ora presentato una nuova linea di boots dedicati al lifestyle, Snow Mantra Boot e Journey Boot, che danno il via ad una nuova categoria di prodotti caratterizzati da un design funzionale ma al tempo stesso ricercato e che mira all’estetica. La collezione è stata lanciata a livello globale ed ha avuto come ambassador Romeo Beckham, l’artista e attivista indigena Sarain Fox ed il leader indigeno ed ex giocatore della NHL Jordin Tootoo, promuovendo le loro straordinarie storie di resilienza e perseveranza come esempi per tutti coloro che vogliono vivere esprimendosi liberamente. Utilizzando come linea guida il motto di Canada Goose, “Live in the Open”, unito ad un’attenzione particolare alla natura ed alla sua forza ancestrale, il brand ha realizzato due modelli in grado di restituire a chi le indossa un grande senso di forza, che permettesse di affrontare la vita all’aperto in qualsiasi condizione, temperature o terreno. Gli Snow Mantra Boots sono realizzati in nylon "Tundra-Tech" e pelle e sono

pensati per l’uso nel clima artico. I Journey Boots, invece, sono il perfetto compromesso tra stile urban e performance, grazie all’unione tra la suola in gomma antigraffio e la flessibilità assicurata dai tre diversi materiali che compongono la tomaia. In entrambi i casi il design di lusso si sposa con una vestibilità sicura e versatile, in grado di isolare perfettamente dal freddo fino a temperature comprese tra gli 0° ed i -15°, per i Journey Boots, e fino a -30° dell’inverno artico per gli Snow Mantra Boots.

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Merito di tanta eccellenza, che non rinuncia a linee pulite e ricercate, sta anche nella scelta delle tecnologie che vanno a comporre la singola calzatura. Proprio nella ricerca di massima protezione ed elevato comfort, per la funzione di impermeabilità e traspirazione, il brand canadese si è affidato ad HDry, una tecnologia 100% italiana sviluppata da Matteo Morlacchi, ingegnere con una lunga esperienza nel settore dei tessuti tecnici e protettivi, (creatore dello "Storm System" di Loro Piana) e, insieme all’attuale socio Mau-


Mantiene neutro il pH dei capi.

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THE PILL TECHNOLOGY BY MARTINA FEA

rizio Ostani, uno dei founders di "OutDry", poi ceduta a Columbia Sportswear. In entrambi questi primi modelli invernali, l’interno della tomaia è infatti integralmente laminata con la membrana impermeabile e traspirante HDry, che crea così una barriera all’acqua completamente sigillata. La particolarità della tecnologia HDry risiede infatti proprio nel particolare processo di laminazione "3D Direct", e cioè un incollaggio a "micropunti" della membrana sulla superficie interna

della tomaia, realizzato quando questa è già assemblata e cucita, con ganci e cerniere applicate. HDry blocca così pioggia e gelo al livello più esterno della calzatura, mentre i sistemi tradizionali con membrana impermeabile lasciano comunque penetrare l’acqua attraverso la tomaia per fermarla poi solo al livello della fodera, evitando così che raggiunga il piede ma causando un aumento di peso e soprattutto la perdita di termicità della calzatura. Al di là della performance tecnica, HDry sposa anche la battaglia della

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sostenibilità, ritrovandosi in linea anche col brand canadese: posizionando la membrana all’esterno della calzatura si riduce sensibilmente la necessità di applicare trattamenti idrorepellenti PFC inquinanti e la scarpa dura più a lungo. Uno sguardo etico nei confronti dell’ambiente che da anni Canada Goose cerca di mantenere ben saldo su obiettivi concreti, che coinvolgono le proprie linee di produzione, realizzate spesso con materiali e tecnologie all’avanguardia e rispettose della forza della natura.


“Deve davvero essere così scomoda?” La vera storia dell’invenzione dell’abbigliamento Fast and Light. Dalle necessità di questi atleti ho studiato soluzioni per tutti gli amanti della montagna come te. Creando capi che superassero i limiti dell’abbigliamento tradizionale attraverso innovazioni continue: • 1989: la prima tuta da sci alpinismo • 1992: la prima giacca nata per lo sci alpinismo • 1995: primo completo da sky running • 2000: l’intruduzione delle cuciture piatte nel mondo della montagna • 2013: la prima giacca completamente elastica dall’imbottitura ai tessuti • 2020: Jkt Levity, la giacca più leggera del mondo


THE PILL TECHNOLOGY BY DENIS PICCOLO

Happy Feet Michelin Soles X Ride Snowboards Nella scelta di uno scarpone da snowboard la suola gioca un ruolo fondamentale. Lo sa bene Ride Snowboards.

Ride Snowboards, azienda americana fra le più innovative e all’avanguardia del settore, ha scelto, già da alcune stagioni, di equipaggiare i propri scarponi con suole a marchio Michelin, con l'obiettivo di realizzare prodotti che offrano performance e sicurezza sulla neve. Abbiamo fatto due chiacchiere con Eric Frazier, Global Marketing Manager di Ride Snowboards, per saperne di più. Ciao, puoi parlarci del tuo ruolo in Ride Snowboards? Mi chiamo Eric Frazier e sono Global Marketing Manager di Ride Snowboards. Siamo un team piuttosto piccolo, quindi tutti internamente ricopriamo più ruoli rispetto a quello che c’è scritto sul nostro biglietto da visita. C’è molta comunicazione con gli altri reparti del brand riguardo ai modelli che realizziamo e scambiamo numerosi feedback con i nostri ingegneri anche riguardo lo sviluppo del prodotto. Ride è uno dei leader di mercato nel mondo snowboard. Tavole, attacchi e scarponi: quale di questi richiede maggior impegno e ricerca in fase di sviluppo? È un'ottima domanda: tutte e tre le categorie richiedono un sacco di tempo e sforzi durante la fase di sviluppo. Abbiamo ingegneri che lavorano specificamente su tavole (Michael), scarponi (Stef) e attacchi (Brandon). Non c’è un set-

tore che richieda maggior impegno degli altri, ma in Ride siamo davvero orgogliosi di avere i migliori ingegneri che sviluppano i migliori prodotti specifici per il mondo snowboard. Puoi raccontarci come avviene lo sviluppo di uno scarpone da snowboard? Quali sono i punti di partenza e di arrivo di un prodotto così importante? Gli scarponi da snowboard sono decisamente unici. Tra l'attrezzatura specifica sono probabilmente la parte più importante del set up. Se i piedi non stanno bene, probabilmente la giornata sarà pessima. Per questo motivo passiamo attraverso più revisioni e prototipi prima di arrivare alla perfetta vestibilità e funzionalità.

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I nostri ingegneri sviluppano per prima cosa un prototipo, spesso digitalmente. Da lì si passa a realizzare dei modelli grezzi modificando magari alcuni dei nostri boots già esistenti per testare le varie caratteristiche e il fit. In seguito Stef (l'ingegnere che si occupa degli scarponi) riequilibra i vari fattori e crea un nuovo modello da cui verrano poi realizzati alcuni prototipi reali. Questi poi passano attraverso più cicli di test, per mettere alla prova prestazioni e durata. Durante questo processo Stef lavora a stretto contatto con fornitori come JVI-solesbyMICHELIN, Intuition e Boa che forniscono nuove tecnologie e miglioramenti. Una volta soddisfatti delle prestazioni, della du-


THE PILL TECHNOLOGY BY DENIS PICCOLO

rata e della vestibilità, finalizziamo il modello e lavoriamo con il reparto artistico che si occupa di tessuti e grafica. È pazzesco quanto lavoro serva per creare un nuovo scarpone. I modelli più performanti di Ride sono realizzati in collaborazione con Michelin. Quali sono i vantaggi di queste suole? Adoriamo le suole Michelin! Tutti i nostri boots di fascia alta sono dotati di battistrada Michelin. Per quanto riguarda i vantaggi, sono praticamente gli stessi di avere la gomma Michelin sui pneumatici della tua auto. Migliore trazione e maggiore durata. JV International, il licenziatario mondiale di Michelin Soles, dispone di un intero team footwear che si

impegna costantemente nel trovare le migliori soluzioni per gli scarponi da snowboard. Svolgono le loro ricerche per vedere quale gomma funzioni meglio, dove debba essere rinforzata, e sviluppano inoltre modelli di battistrada specifici per stare sulla neve e sul ghiaccio tutto il giorno. Cosa preferisci tra le varie allacciature? Personalmente il mio scarpone preferito è il Ride Fuse, che ha una combinazione di lacci tradizionali e il nostro sistema Boa Tongue Tied. È un tradizionale modello stringato all'esterno, ottimo per personalizzare la vestibilità e mantenere alcune aree più strette e altre più larghe. All'interno è presente il sistema Tongue Tied, fon-

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damentalmente un sistema di adattamento Boa che si ancora su entrambi i lati dello scarpone e tira la linguetta verso il basso e intorno alla caviglia, rendendo il modello super aderente. Il bello dello snowboard è sempre stato nelle sue diverse sfumature: freeride, park, street, carving e ora splitboarding. Ma se dovessi citarne uno, quale pensi sarà la categoria del futuro? Che domanda difficile! In realtà fare snowboard significa uscire e divertirsi. Che tu stia facendo trick, sfrecciando in backcountry, saltando nel park o semplicemente girando per il resort. Tutto quello che darà il massimo divertimento al rider sarà ciò che guiderà lo snowboard in futuro.


THE ECO PILL BY MARTINA FEA

Arva, salvare persone e pianeta. La nuova sfida di Arva che punta a ridurre le emissioni di CO2 entro il 2023. Da oltre 35 anni Arva è in prima linea nella progettazione e produzione di dispositivi ed attrezzature antivalanga, che garantiscono ogni giorno la sicurezza degli sportivi sulle montagne. Sempre alla ricerca di alte prestazioni ed affidabilità, Arva affianca la migliore tecnologia ed i più ricercati materiali, al lavoro a stretto contatto con Guide Alpine e soccorritori che ogni giorno si occupano in prima persona di salvare vite umane. Oltre alla progettazione di strumenti per riuscire a sopravvivere in casi estremi, negli ultimi anni, tuttavia, il brand francese ha iniziato a guardare ad un altro tipo di salvaguardia, rivolgendosi verso la montagna stessa: non basta più salvare le persone, ma occorre anche dimostrare una nuova sensibilità nei confronti della sostenibilità ambientale e delle montagne. Per questo motivo, l’azienda ha scelto di contribuire a questa missione mettendoci la faccia, creando un piano di indagine in grado di calcolare la propria carbon footprint e poter agire di conseguenza. Il punto di partenza è stato stabilire una linea guida, fatta di macro-obiettivi: misura, riduci, compensa.

Misura. Come ormai è risaputo, le emissioni di CO2 sono la causa principale del surriscaldamento globale, per questo motivo Arva, attraverso un bilancio delle proprie emissioni, ha potuto iniziare a valutare l’impatto concreto della propria produzione. Analizzandone ogni

fase, dalla lavorazione dei materiali grezzi, fino alla parte finale di ultimazione e packaging, il brand ha iniziato a tracciare un disegno di intervento: a fronte delle 1089 tonnellate di CO2, quasi 1,7kg di CO2 per prodotto, del 2020, Arva ha potuto correggere in corsa i tratti che non erano più in grado di garantire una sostenibilità adeguata. In particolar modo, il lavoro di rinnovamento è stato applicato alla prima fase di lavorazione delle materie prime ed uso del prodotto, circa il 60%, mentre il 17% della produzione di CO2 è attribuita al trasporto. Il risultato di questa indagine approfon-

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dita ha portato all’elaborazione di 14 obiettivi da raggiungere per ridurre le emissioni di CO2.

Riduci. I 14 impegni che Arva ha preso riguardano: l’ottimizzazione del consumo di alluminio per la produzione, la diminuzione di emissioni GHG di pale e sonde, l’eliminazione di PFC e di plastiche monouso dalla lavorazione, l’impiego di più materiali riciclati, come alluminio, tessuti, antenne ricetrasmittenti dismesse, creare una linea di vendita di prodotti di seconda mano, limitare i viaggi del personale


THE ECO PILL BY MARTINA FEA

Arva e ridurre i trasporti arerei dei prodotti ed infine portare avanti un’attività di sensibilizzazione e comunicazione in grado di mostrare la progressione del lavoro di Arva e l’impegno dei partner. Attraverso il sito dell’azienda è possibile seguire la progressione di ognuno di questi obiettivi, che dovrebbero portare ad una riduzione del 15% delle emissioni entro il 2023. Fondamentale, in questa fase, è stata anche la nuova collaborazione con ClimatePartner, un’agenzia che segue aziende durante questo tipo di ri-progettazione, aiutandole a raggiungere gli obiettivi di Sviluppo Sostenibile

delle Nazioni Unite ed ottenere le certificazioni internazionali.

Compensa. Questo rinnovamento della produttività, tuttavia, non vuole compromettere la qualità dei prodotti Arva. Tutto il lavoro che sta dietro alla riduzione delle emissioni, alle nuove modalità di approvvigionamento delle materie prime e alla comunicazione di ogni successo raggiunto fa parte di un percorso che Arva ha scelto di intraprendere per contribuire alla “global neutrality”. Da novembre 2021 ogni chilogrammo di CO2 emesso

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dal brand sarà compensato con una raccolta fondi per finanziare progetti riduzione delle emissioni di carbonio in tutto il mondo promosse da ClimatePartner. Si tratta di una scelta di consapevolezza che non sarà semplice da portare avanti, ma che ormai è diventata è necessaria. Scegliere di aumentare il grado di consapevolezza e sicurezza, anche all’interno della produzione, è il primo passo per smettere di essere parte di un problema e restituire anche maggiore qualità ed eticità a ciò che si costruisce ogni giorno.


THE PILL PRODUCT B Y S I LV I A G A L L I A N I

SCARPA Spirit Evo ITW a Simone Castellani, Direttore Commerciale di Sciarada, e Francesco Favilli, Scarpa Mountain Brand Manager. SCARPA e Sciarada da sempre volgono il proprio sguardo verso le montagne e verso la ricerca continua di preservare gli spazi naturalistici che ci circondano. L’unione di intenti e di valori tra le due realtà italiane si consolida nella scelta di utilizzare Evolo, suede di Sciarada prodotto nel rispetto completo dell’ambiente, nel nuovo modello approach Spirit Evo. Come è iniziata la collaborazione fra SCARPA e Sciarada? SC: La collaborazione parte da un incontro in sede da SCARPA, che come noi da sempre rivolge il proprio sguardo verso l’ambiente e la continua ricerca di preservare gli spazi naturalistici che ci circondano. Da qui è nata la nostra sinergia e l’unione di intenti e di valori tra le due realtà italiane che si è poi consolidata nella scelta di utilizzare Evolo, il primo scamosciato green, brevettato e certificato, in un particolare modello da approach da un inconfondibile stile outdoor che contamina la moda urbana, SCARPA Spirit Evo. FF: SCARPA da sempre guarda alla montagna e alla salvaguardia della natura. Gli sforzi per migliorare l’impatto ambientale e per raggiungere obiettivi aziendali consolidati sui temi di responsabilità sociale hanno posto le basi per individuare partner virtuosi con cui collaborare e lavorare con fiducia. Da qui è nata la sinergia con Sciarada. Quali sono i valori e la mission del nuovo brand di Sciarada, Evolo? SC: Il nuovo brand Evolo è il risultato di

oltre otto anni di impegno costante, di prove, test e innovazione tecnologica del reparto R&D al servizio di un futuro migliore e più responsabile. Un processo produttivo innovativo, che rispetta l’ambiente e i principi dell’economia circolare, permettendo un uso più consapevole delle risorse. Con Evolo i nostri partner utilizzano uno scamosciato green brevettato e certificato da Bureau Veritas che attesta il nostro lavoro e le attenzioni ambientali. Qual è il processo di produzione di Evolo? SC: Il processo parte dal concetto di riutilizzo e rigenerazione delle risorse, in particolare gli scarti di produzione dello scamosciato, dopo averli resi materiale conciante, per produrre nuovo materiale. Il risultato è una riduzione di circa il 66% dell’acqua impiegata e del 36% l’utilizzo di prodotti chimici, senza aggiunta di cromo ulteriore, con conseguente abbassamento di emissioni di CO2 fino al 50%. Come lavorano in sinergia due reparti di ricerca e sviluppo? FF: SCARPA e Sciarada si sono incrociate in ricerche tramite università per due

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progetti separati ma dalla stessa mentalità innovativa e che rispecchia appieno i valori di entrambi. Crediamo che questa mentalità di ricerca innovativa stia portando le due aziende ad una collaborazione concreta sul tema sostenibilità, cercando di dimostrare come una mentalità sociale non sia in conflitto con i profitti e possa anzi essere la chiave del successo. Qual è stata l’ispirazione che ha portato alla creazione del modello Spirit Evo? FF: Volevamo una scarpa da approach in grado di adattarsi bene alla quotidianità ed esigenze dei climber più moderni, dalle giornate in falesia al boulder, dalle sessioni di allenamento in palestra ai momenti di relax con un look pronto per l’uso quotidiano. Come arrampicatori, abbiamo l'opportunità di vivere la natura più da vicino di quanto non facciano molte persone. Questa intimità può portare ad una profonda preoccupazione per i paesaggi che amiamo e per l'ambiente in generale. Un consumatore capace di andare in montagna, nella natura e che chiaramente cerca un prodotto che sia in accordo con la natura. Nelle nuove


THE PILL PRODUCT B Y S I LV I A G A L L I A N I

generazioni è un fattore predominante, il prodotto non basta più, vogliono sapere chi è il produttore, come viene prodotto, che impatto ha sul pianeta e sulla comunità. Il processo di progettazione e sviluppo sta cambiando. È una sfida enorme poiché ogni paio di scarpe ha circa mille componenti diversi e molti di questi sembrano impossibili da sostituire al momento. Nonostante questo, però, continuiamo a provarci, collaborando con centri di ricerca e con le più importanti università. Spirit Evo: quali sono le sue principali caratteristiche? FF: La comodità è uno dei punti di forza. Sono delle low top stringate con collo imbottito per supporto, flessibilità e comfort. La tomaia è in suede ecosostenibile Evolo e integra rinforzi di nuova generazione biodegradabili e rinnovabili. Il bordo di protezione sulla parte anteriore è in gomma riciclata e avvolge l’intersuola per maggior precisione e durabilità. L’allacciatura è in PE 100% riciclato, derivato dal recupero di materiali per l’imballaggio, bottiglie e contenitori per alimenti. Il collarino superiore è ben profilato, con un inca-

vo posteriore per alloggiare il tendine d’Achille, e presenta delle imbottiture interne sotto malleolari che creano un bell’invaso che accoglie in modo stabile la caviglia. Il battistrada è realizzato in mescola 40% gomma riciclata e un 30% gomma naturale. Il design del battistrada è studiato per fornire supporto tramite chiodi più o meno ampi a seconda delle aree di appoggio. L’ampia climbing zone anteriore permette un’ottima sensibilità, aderenza e una precisione accurata anche sugli appoggi più piccoli. Infine un fussbett Ortholite Imperial – Hybrid per ammortizzazione a lungo termine, traspirabilità di alto livello e comfort. Per che tipologia di utilizzatore è stato pensato il modello? FF: Per la climbing community, ma non solo. L’arrampicata è uno stile di vita. Alla gente piace far parte di questa comunità, essere riconosciuta come appartenente a questa community. Con questo modello vogliamo catturare i consumatori più giovani. Non vogliamo limitare il prodotto solo per una categoria come l’approach o il climbing. La nostra ambizione è che questa nuova

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scarpa diventi un modello lifestyle, all day use. È un modello che vuole creare un legame tra mondi diversi e spiriti diversi. Parlare di montagna alla fine significa parlare di esperienze, avventura e spiritualità. Quali soluzioni sostenibili adotta Spirit Evo? Quali sono i vantaggi in termini di sostenibilità? FF: Dove possibile, i materiali sono stati selezionati per minimizzarne l’impatto ambientale mantenendo lo stesso risultato di performance e durabilità su cui non accettiamo compromessi. Siamo riusciti così a costruire una calzatura unica nel suo genere, dove l’90% dei materiali ha delle caratteristiche evolute di sostenibilità che si affiancano a quelle tecniche. La principale caratteristica è il nuovo suede ecosostenibile Evolo, un processo produttivo innovativo che rispetta l’ambiente e i principi dell’economia circolare recuperando e rigenerando gli scarti di lavorazione del camoscio e riducendo significativamente i prodotti chimici senza ulteriore aggiunta di cromo, diminuendo quindi le emissioni di CO2 e l’acqua impiegata.


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La Sportiva X Swiss Club Alpine Una collezione creata in collaborazione gli atleti della Nazionale Svizzera. Da un lato una delle squadre di scialpinismo più importanti d’Europa, con alle spalle anni di successi ed impegno per la promozione della cultura montana. Dall’altra una storica azienda trentina che da oltre 90 anni produce scarpe e abbigliamento tecnico di altissima qualità trovando un equilibrio perfetto tra qualità e responsabilità ambientale. Poteva esistere un connubio migliore? Evidentemente no, tanto che lo Swiss Alpine Club non ha avuto esitazioni nel momento di scelta. La Sportiva è stata la risposta naturale. Il legame tra la squadra ed il brand, tuttavia, è già iniziato da alcuni anni. Annoverata tra le squadre con più successi, in termini di vittorie, la Nazionale Svizzera conta alcuni dei migliori atleti del mondo nelle discipline dello skialp. Non a caso, alcuni di loro fanno parte del team di La Sportiva da alcuni anni: Werner Marti, Iwan Arnold, Arnaud Gasser, Florian Ulrich e Aurelian Gray, guidati dal CT Oscar Angeloni, hanno iniziato a macinare un successo dopo l’altro, sia a livello europeo che mondiale. Dalla primavera 2021 la collaborazione si è ufficializzata. La Sportiva è diventata partner tecnico della Nazionale Svizzera di scialpinismo e continuerà ad esserlo anche per tutta la stagione 2021/2022. Un sodalizio che ha permesso all’azienda italiana di progettare un total look per gli atleti. La collezione Alpine Tech, infatti, prima nata per la vendita nel solo mercato svizzero, è ora disponibile in tutta Eu-

ropa. La collezione Alpine Tech è stata realizzata gomito a gomito con gli atleti del club svizzero, unendo le più avanzate tecnologie ed i migliori materiali de La Sportiva, con i test effettuali dagli stessi atleti della nazionale, che hanno saputo così perfezionare e personalizzare i prodotti secondo le proprie esigenze. Importanti sono state le parole dell’azienda italiana, che da anni è presente all’interno delle competizioni internazionali riscuotendo successi e riconoscimenti con alcuni degli atleti migliori del panorama internazionale. La collaborazione con la Nazionale Svizzera non è altro che un altro riconoscimento che testimonia la grande crescita dell’azienda anche in settori in continua evoluzione. La Sportiva nasce come brand di produzione di calzature dedicate all’arrampicata e

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al mondo del mountaineering, ma nel corso degli anni ha saputo avvicinarsi ad altri sport, evolvendo sempre più verso nuove sfide.

“Lo skialp è una disciplina in rapida evoluzione e che nei prossimi anni sarà sempre più sotto i riflettori del mondo sportivo invernale. […] La Sportiva vuole continuare a supportare gli atleti skialper nella loro evoluzione e nell’esposizione ad un pubblico sempre più ampio. Vedere il nostro marchio sulle divise ufficiali di una delle nazionali più importanti, è motivo d’orgoglio proprio pensando alla strada fatta per arrivare sin qui”.


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Sport in Style, la storia di Colmar Siamo stati al Lagazuoli, a 2778 metri di quota, per avvicinarci agli imminenti 100 anni di Colmar. Tra discussioni di moda e sport d’avanguardia, abbiamo anche sciato e rivissuto l’incredibile storia del brand monzese. Quando si avvicina il traguardo dei cento anni è importante guardarsi indietro e fare un bilancio di quelle che sono state le conquiste ed i successi ottenuti. Proprio seguendo quest’ottica, Colmar ha scelto di celebrare una vita di lavoro e vittorie attraverso la mostra “Sport in Style”, che ripercorre la storia sportiva e l’apporto al mondo della moda del brand monzese. Immersa nella magnifica cornice del Lagazuoli EXPO Dolomiti, a 2778 metri di quota, tra l’Alta Badia e Cortina d’Ampezzo, l’esposizione resterà aperta fino al 13 febbraio 2022. La location ci lascia immediatamente col fiato sospeso, perché a quasi 3000 metri, raggiungibili anche grazie alla funivia costruita negli anni ’60, è possibile ammirare un panorama mozzafiato, che conta una distesa infinita di cime innevate che sembrano perdersi a vista d’occhio. La storia del turismo di questo luogo è strettamente legata agli impianti di risalita ed al rifugio, inaugurati nel 1964, ed ancora oggi annoverati tra i punti più belli e suggestivi d’Europa. La mostra si divide nelle quattro sale del museo e ripercorre, a partire dall’anno della fondazione, il 1923, la storia dell’azienda fondata da Mario Colombo. Ad essere esposti sono scatti accuratamente selezionati che crea-

no un rimando continuo tra presente e passato e che mostrano ai visitatori quanto fashion e sport si siano influenzati a vicenda nel corso dei decenni. Un legame che Colmar non ha semplicemente seguito, ma ha saputo reinterpretare e guidare al tempo stesso.

capi di abbigliamento, permettono ai visitatori di calarsi completamente in una storia di trend mondiali e eccellenze sportive. Si tratta di fotografie di altissima qualità, non solo visiva ma soprattutto storica, che raccontano l’evoluzione negli sporti invernali.

Un’azienda dal carattere forte, che ha scelto di proporre alcune delle immagini più suggestive e emozionanti della sua storia: dalle prime collezioni che hanno segnato la storia del mondo della moda, ai podi raggiunti con gli atleti dei team sportivi, dalle discese di Zeno Colò negli anni ’50, fino alla consacrazione dello sci come sport nazionale negli anni ’70 e le vittorie atleti come Piero Gros e Paolo De Chiesa che elevato Colmar tra i brand sportivi più influenti al mondo. Le immagini della giacca Bormio dedicata ai Mondiali dell’85, i capi della linea Technologic degli anni ’90 e le tute in grafene progettate negli ultimi anni, accompagnate dalle esposizioni di alcuni

“Siamo felici di ospitare la mostra dedicata ai 100 anni di Colmar, punto di riferimento del settore sportswear” ci ha raccontato Stefano Illing, ideatore dello spazio espositivo e figlio di Ugo Illing, l’ingegnere che progettò la funivia. “Per la prima volta focalizziamo la nostra attenzione su un brand. Colmar diventa la lente attraverso cui possiamo leggere come è cambiata l’iconografia della montagna, adottando un punto di vista originale.” Presenti all’inaugurazione della mostra anche gli ex sciatori alpini Piero Gros e Stephan Eberharter, da qualche anno testimoni dell’azienda monzese, che assieme ai fondatori e ai dipendenti del brand, hanno inaugurato l’inizio di un nuovo corso.

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Artva, anche con le ciaspole. La proposta di Ortovox. La Guida Alpina Giulio Signò ci aiuta a capire quali sono i criteri per scegliere i prodotti migliori quando si parla di kit per la sicurezza in ambiente innevato e la gestione dell’emergenza valanghe.

Dal primo gennaio 2022 Artva, pala e sonda non saranno obbligatorie solo per i freerider o gli scialpinisti, ma anche per escursionisti e ciaspolatori. A sancirlo è un decreto legislativo, il 40 del 28 febbraio 2021, nato con l’obiettivo di dare una svolta al tema della sicurezza in montagna. Da quando è scoppiata l’emergenza sanitaria legata alla pandemia infatti sono moltissime le persone che hanno riscoperto l’attività in montagna, ma questo aumento vertiginoso di chi frequenta la montagna, ha portato a un conseguente incremento degli interventi di soccorso. “Se è importante avere sempre con sé il kit di emergenza quando ci si avventura fuori pista, o in ambienti innevati potenzialmente a rischio valanghe, è chiaramente altrettanto importante imparare ad utiliz-

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zare i tre strumenti che lo compongono, esercitandosi il più possibile” è il consiglio di Giulio Signò, Guida Alpina di Courmayeur con cui abbiamo cercato di capire gli aspetti positivi e negativi di questa nuova norma. “Diciamo che è un punto di riferimento in più: questo testo ti dice che se vuoi affrontare un certo tipo di terreno, devi essere preparato. Poi sicuramente ci saranno delle situazioni per le quali questa legge è un po' troppo forte: se uno percorre un bosco totalmente in piano e senza pendii nelle vicinanze è molto difficile che esistano problemi di valanghe, però è importante che le persone, soprattutto se non accompagnate da una guida, acquisiscano famigliarità con i problemi della montagna. Ad esempio, come prima cosa, bisognerebbe sempre partire dalla consultazione del bollettino valanghe, da


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effettuare prima di decidere qualsiasi uscita in ambiente innevato.” Ortovox, azienda leader nella produzione di kit di sicurezza per valanghe, ha lanciato a marzo un prodotto molto innovativo, vincitore tra le altre cose dell’ISPO Awards 2021 come prodotto dell’anno: si tratta del Diract Voice, un Artva parlante che guida il soccorritore proprio come farebbe un navigatore. “Il Diract Voice è molto utile anche perché funziona come un supporto psicologico: dà la conferma delle azioni che si stanno compiendo in quel momento, e può essere cruciale per il soccorritore, che nei casi di autosoccorso non è quasi mai un professionista. È un aiuto non da poco. Ortovox ha modelli caratterizzati da grande semplicità di utilizzo e altri più

completi e adatti anche ai professionisti, comunque tutti possiedono caratteristiche tecnico-funzionali e di performance estremamente valide: anche il modello della fascia “base” rispetta standard di qualità altissimi. Le informazioni che vengono fornite da tutti i modelli del brand tedesco sono precise e affidabili. In ogni caso, quando si utilizzano questi strumenti, essi non solo devono avere standard qualitativi alti, ma è indispensabile imparare ed esercitarsi ad usarli. Lo stesso discorso vale per gli altri componenti del kit di sicurezza, cioè pala e sonda. Acquistare la pala o la sonda più economica sul mercato, spesso si rivela un grave errore, perché al momento di scavare o sondare, ci si può trovare davanti a grosse difficoltà, sia per l’efficienza che per la resistenza degli strumenti. Ortovox, ad esempio, ha scelto da tempo di

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non produrre né commercializzare pale in policarbonato, poco resistenti e molto meno efficaci, soprattutto quando si ha a che fare con neve dura o molto compatta. La massa nevosa, infatti, anche quando formata da cristalli soffici, nel movimento e soprattutto nella fase di arresto si comprime sempre, formando una massa estremamente compatta, che richiede strumenti adatti per essere smossa.” Queste, in estrema sintesi, alcune delle indicazioni che i professionisti della montagna offrono agli appassionati delle attività invernali: indicazioni importanti, che dovrebbero entrare a far parte di una vera e propria “cultura della sicurezza”, diffusa e rivolta sia agli scialpinisti più esperti che ai semplici escursionisti invernali.


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Ull Skis Explore. Dream. Discover. Nato e cresciuto a Courmayeur, Rudy Buccella inizia a sciare nel prato di fronte a casa a 4 anni. A 15 fa la sua prima gita di scialpinismo e appena a 21 diventa Guida Alpina. Rudy è tutta la vita che ha che fare con gli sci: sciare fuori pista gli è sempre piaciuto un sacco e diventa adulto a pane e Monte Bianco. A metà degli anni ’90 c’è un boom del fuori pista e si va spesso sul ghiacciaio del Toula, ancora oggi uno spot unico e selvaggio. Rudy lavora con i clienti tra scialpinismo, eliski e fuoripista, mentre il settore cresce in fretta. Poi, 4 anni fa, gli viene un’idea: creare un brand di sci. E così, in compagnia di Edoardo e Filippo, inizia questa avventura. Perché Ull Skis? Com’è nata l’idea? Ho sempre pensato che fosse strano che non esistesse un marchio di sci Made in Courmayeur, una realtà di alta montagna unica con una storia di alpinismo mitica. I primi sci che ha progettato la ditta che avevo trovato però non erano come li desideravo, così ho lasciato perdere. Poi durante il lockdown mi è tornato in mente questo progetto e ho accennato l'idea a due miei amici Edoardo e Filippo che da subito si sono dimostrati entusiasti. Com’è lo sci come lo intendi tu? Ho sempre avuto in mente una certa idea di curva, quella dello snowboard, che secondo me è impareggiabile: più lunga, veloce. Pensavo a uno sci per il Monte Bianco, che si prestasse alle condizioni che si trovano qui, che poi sono le più molteplici. Se uno sci funziona su queste montagne, significa che va bene ovunque. Ull Skis, avendo

un raggio di curva lungo, ti permette di avere il contatto di tutta la lamina sotto il piede. Anche la costruzione vuole dire tanto: ho sempre sciato con sci un po’ più rigidi, non morbidi. Cosa significa Ull? Anche il logo è molto d’impatto. Ull nella mitologia norrena è il Dio dell'inverno. Uno sciatore così bravo che nessuno può rivaleggiare con lui. Il nome del brand è immediato, semplice e si ricorda facilmente. Il logo sono i caratteri dell’alfabeto norreno. Sia la prima lettera del logo, una U, che la L, nell’alfabeto norreno sono capovolte. Così abbiamo girato le lettere e scritto ULL con i caratteri norreni. Qual è il DNA e la filosofia di Ull Skis? Il concept, la filosofia, il design e il DNA di Ull Ski sono Made in Courmayeur. È qui che siamo cresciuti

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e abbiamo appreso gli strumenti del mestiere, per essere in grado di offrire un vero alleato per gli sciatori, in ogni condizione. Ull è uno sci con un peso medio, versatile, con il quale si può fare scialpinismo e godersi la discesa. Uno sci da skitouring e freeride. La prima serie limited edition si chiama Glacialis. Come mai questo nome? La piantina sulla serigrafia dello sci è quella del Genepì, che è ottenuto a partire di una rara erba di montagna, l'Artemísia Glacialis, che cresce in estate oltre i 2000 metri di altitudine. I due sci sono gemelli ma con un’anima diversa. In cosa differiscono? I due modelli Glacialis 01 nero e Glacialis 02 fucsia hanno stesso shape e lunghezza (179) ma diverso flex e una serigrafia uguale con colore differente.


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Lo sci nero è 100g più leggero dell’altro, avendo più carbonio e meno fibra di vetro, ed è più indicato per giri con le pelli, skitouring e discese ripide, mentre l’altro, essendo più morbido come flex e un po’ più pesante, è uno sci da freeride. Perché un nuovo brand di sci? Qual è il valore aggiunto di Ull Skis? È uno sci nato dalla mia esperienza diretta. Siamo tutti e tre legati a Courmayeur e volevamo creare il primo sci del lato sud del Monte Bianco. È un piccolo marchio e questo ci consente di avere un rapporto personalizzato con il cliente, c’è grande attenzione ai feedback che riceviamo e alle esigenze di chi lo prova. Quali sono le principali caratteristiche degli sci? La prima impressione guardando gli Ull Skis è che siano

degli sci dritti, uguali, mentre non è così. Lo sci è un full rocker, sotto non ha il ponte, è talmente semplice da utilizzare che si curva benissimo e con facilità. Chi l’ha provato ha notato che è molto maneggevole sebbene sia abbastanza strutturato, proprio per poter tenere velocità elevate sul ripido. Chi sono i tuoi soci e perché li hai scelti per accompagnarti in questa avventura? Una sera a cena, nella primavera del 2021, mentre bevevo qualche bicchiere di Genepì con una coppia di buoni amici di Milano, Edoardo De Leo e Filippo Gerundini Gherardi, con cui abbiamo sciato e esplorato tanto insieme soprattutto in Norvegia, ho parlato loro della mia idea e hanno subito dimostrato grande entusiasmo, così abbiamo iniziato a lavorarci tutti insieme in squadra. Non è facile, ma è stato sicu-

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ramente un viaggio molto emozionante finora, una bella avventura, che mi dà soddisfazione e piacere personale. Quali sono le vostre aspettative sul brand? Quello che volevamo era realizzare degli sci affidabili e stabili, poi crediamo che se un prodotto è valido vada da sé, quando al contrario non funziona le persone se ne accorgono. Poi chiaramente speriamo che andrà bene e aumenteremo la produzione, perché è un’avventura divertente: la parte bella è mettersi insieme per pensare che sci realizzare, con quali caratteristiche. Poi la soddisfazione di sciare con gli sci che hai realizzato tu è impagabile! Dove e da quando si possono comprare gli Ull Skis? Direttamente sul sito del marchio ullskis.it e in alcuni punti vendita selezionati.


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Vibram x Scott Itw to Alessandro Landini & Marco Pisano

Gli ultimi sforzi combinati di Vibram e Scott hanno dato vita a Cosmos Pro, il modello da scialpinismo ad elevate prestazioni con suola Vibram a doppia densità per tutta la lunghezza, che permette un grip ottimale su tutti i terreni sconnessi e maggior comfort in presenza di neve e ghiaccio. Ma da dove nasce e quali sono le varie fasi di una collaborazione di questo tipo? Abbiamo parlato di questo, e di molto altro ancora, con Marco Pisano, Scott R&D Department, e Alessandro Landini, Vibram Outdoor Sales Manager. Quali sono le storie di Vibram e Scott? Come e quando è iniziata la collaborazione tra i due brand? Alessandro Landini: Vibram nasce oltre 80 anni fa da una storia molto affascinante di passione per la montagna, intuizioni geniali e capacità imprenditoriale. Il suo fondatore, Vitale Bramani, all’epoca accademico del club alpino italiano e grande appassionato di sport di montagna, ha avuto l’idea geniale di creare suole in gomma per le scarpe da alpinismo con un design di battistrada in grado di offrire trazione e rendere le escursioni più sicure: le suole Vibram Carrarmato. Oggi Vibram è un’azienda leader, specializzata nella realizzazione e commercializzazione di suole in gomma per diverse applicazioni tecniche nel mondo montagna e outdoor, nonché per altri settori (militare, antinfortunistico, moda, lifestyle ecc). Ci occupiamo inoltre di tutta la parte che riguarda la riparazione, fornendo materiale per le risolature ai calzolai. Marco Pisano: Scott è una storia di innovazione, il fondatore, Charley French, animato dalla sua stessa passione

per le montagne, non ha mai cessato di evolvere e migliorare creando alcuni dei prodotti più iconici del mondo outdoor. Dal motocross al ciclismo fino ad arrivare al settore montagna, da 60 anni il brand offre a tutti gli appassionati il supporto necessario per tutte le loro avventure. Alessandro Landini: la collaborazione tra Scott e Vibram nel mondo neve esiste da sempre, da quando Scott ha iniziato a realizzare scarponi per lo sci alpinismo. Il primo prodotto da sci alpinismo che Scott ha messo sul mercato, e che è ancora oggi in collezione, è il modello Cosmos che utilizzava già Vibram all’epoca. Possiamo quindi dire che si tratta di una collaborazione collaudata, trasparente e tutt’oggi in ottima forma. Questa scambio proficuo negli anni si è concretizzato in un nuovo progetto che è arrivato adesso sul mercato, il Cosmos Pro, e stiamo lavorando in sinergia per portare avanti altri nuovi progetti e capire come implementare nuove soluzioni e tecnologie per le collezioni a venire. Come lavorano in sinergia i due reparti di ricerca e sviluppo? AL: Per quanto riguarda lo scialpinismo, l’attività di collaborazione tra i due brand

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deve essere importante sin dalle prime fasi del progetto perché, ovviamente, per andare a creare un battistrada in gomma che si adatti perfettamente ad uno scafo in plastica serve una condivisione completa di tutte le specifiche tecniche sin dall’inizio. In aggiunta, abbiamo bisogno anche di specifiche più di prodotto, ovvero informazioni tecniche riguardo cosa si vuole incrementare all’interno della suola per andare a definire quello che sarà il design estetico e funzionale. Quindi direi che la sinergia fra i due uffici è molto stretta fin dalle prime fasi del progetto grazie a uno scambio continuo di informazioni. Quali sono le innovazioni e le caratteristiche fondamentali del modello Cosmos Pro? Per quale tipologia di utenti è raccomandata? MP: Cosmos Pro è una scarpa da touring nata per essere più pratica e permettere all’utente di performare al massimo nella parte della salita. Il metodo costruttivo Cabrio Hybrid offre una libertà di movimento di 60° che permette di camminare con facilità, garantendo al tempo stesso supporto in sciata. È un modello ben strutturato e di sostanza, che assicura più sicurezza nella discesa, per questo motivo è adat-


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tante, sarà il trend futuro o ci sarà un ritorno massivo all’uso degli impianti? MP: La gente ha scoperto che esiste anche un ambiente esterno che permette di sfogare la frenesia della settimana e al tempo stesso ti fa conoscere posti nuovi e bellissimi. Tanti che prima sciavano solo nei resort adesso hanno realizzato che gli sci ti permettono di scoprire un ambiente al di fuori della solita routine dell’impianto. Questo può aprire delle porte e portare ad una evoluzione ancora maggiore. Inoltre tante stazioni sciistiche stanno cercando di implementare lo scialpinismo a bordo pista, perché le due cose possono lavorare assieme, si va sempre più verso un concetto di multidisciplinarietà.

ta anche agli scialpinisti meno esperti in quanto risponde bene anche nelle situazioni più difficili, garantendo una calzata perfetta, prestazioni e comfort, ma soprattutto sicurezza durante tutta la giornata. Quali sono i primi fattori da considerare quando si decide di progettare uno scarpone da touring? MP: Il tipo di suola che si va ad utilizzare è sicuramente un fattore fondamentale da tenere in considerazione, infatti, quando ci si sposta senza ramponi diventa importantissima e può davvero salvarti la vita. Deve avere un buon drenaggio, un grip importante e dare sicurezza in ogni fase dell’attività. Oltre alla suola, un buon scarpone deve offrire grande camminabilità data dalla mobilita del gambetto. Lo scialpinista moderno ha grande capacita aerobica quindi ricerca un modello che lo faccia camminare quasi come se indossasse una scarpa normale. Ogni movimento deve essere libero, facile e leggero in modo da essere veloci e gustarsi l’ambiente che ci circonda. Lo scarpone deve dare una sensazione di sicurezza e leggerezza. Quali sono invece i fattori fondamentali da prendere in considera-

zione nello sviluppo di una suola specifica per il touring? AL: Le caratteristiche che sono state richieste per il progetto Cosmos Pro, e che sono quelle che di solito sono richieste per lo scialpinismo, riguardano la durata: avere un prodotto durevole nel tempo e affidabile. La suola deve quindi assicurare caratteristiche immutate nel tempo e permettere di avere una confidenza sul terreno di utilizzo adeguata. Il prodotto da scialpinismo è abbastanza particolare perché tendenzialmente ha 3 tipi di utilizzo: nella prima fase di risalita con le pelli e nella seconda fase di sciata l’attacco con gli sci è chiuso e la suola lavora fino a un certo punto, durante la terza fase invece, la camminata, la suola diventa un fattore importante nella funzionalità dello scarpone. Nella quasi totalità dei casi ci si trova su neve (su ghiaccio subentra il rampone) dove il terreno è morbido ed ha una bassa consistenza, quindi le caratteristiche che una suola deve avere sono una buona trazione e la possibilità di trasferire la potenza di chi cammina dai propri muscoli al terreno, e quindi progredire senza scivolare. Lo scialpinismo durante la pandemia ha avuto una crescita impor-

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AL: L’anno scorso è stato un anno in Europa forse irripetibile e la fetta degli utilizzatori è cresciuta in maniera esponenziale. Probabilmente con la riapertura delle ski area una buona parte di chi ha provato lo scialpinismo continuerà a farlo, bisognerà capire con che tipo di prodotto e con che setup (magari ibrido). Adesso esistono prodotti adatti sia a fare gite di scialpinismo che ideali per i comprensori, che non si fanno mancare nulla anche in termini di discesa. Lo scialpinismo è sicuramente un settore dinamico che cambierà molto ma che può contare su una fetta sempre maggiore di utenti e che quindi continuerà a crescere. Progetti futuri? MP: Stiamo lavorando ad un prodotto che fa della leggerezza il suo punto cardine, i tempi di sviluppo sono comunque lunghi quindi ci vorranno un paio d’anni prima che sia lanciato sul mercato. Posso anticipare che si tratterà di una scarpa da freeride. AL: In Vibram stiamo lavorando a diversi progetti per il mondo dello scialpinismo. Uno dei più sfidanti è quello di riuscire a coniugare performance e leggerezza anche sui battistrada destinati alla pratica di questo sport. È un progetto in cui crediamo molto e siamo già al lavoro!


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Under Armour Storm La collezione per chi non si ferma neanche d’inverno.

Per i runner più appassionati l’inverno non è mai sinonimo di stop: non importano freddo, pioggia, neve o umidità, conta solo potersi allenare con la stessa costanza e grinta di sempre. Anche se la passione rimane la stessa, a cambiare sono le condizioni climatiche, che hanno un impatto non indifferente sulla qualità dell’allenamento. L’abbigliamento, in questi casi, è ciò che fa la differenza: l’importanza di essere isolati e mantenere una temperatura corporea corretta sono le basi di un training che promette di restituire il massimo della soddisfazione e dei risultati. Under Armour, dagli anni ’90, si impegna per individuare nuove tecnologie attraverso le quali sviluppare collezioni e linee di abbigliamento tecnico in grado di adattarsi ad ogni condizione climatica e restituire le migliori performance. L’importanza di fare sport con indosso dei prodotti di ottima qualità, non è solo fondamentale per quanto riguarda il comfort, ma anche e soprattutto per avere delle performance elevate. Proprio seguendo questa filosofia, ed accompagnandola al motto Through the Cold, il brand statunitense ha pensato proprio a quei runner che non vogliono smettere di allenarsi nemmeno in inverno, sviluppando per loro una collezione di capi, accessori e scarpe completamente waterproof ed ideali per resistere al freddo.

Storm, infatti, prevede che i tessuti utilizzati nella produzione dei capi vengano trattati con una sostanza idrorepellente, che permette di impermeabilizzare la superficie per proteggere così chi la indossa. Il trattamento, inoltre, è pensato per non limitare la traspirabilità, permettendo di bilanciare perfettamente la temperatura del vostro corpo con quella dell’ambiente esterno man mano che ci si allena. Storm è antiacqua, antivento ed è, inoltre, pensata per non limitare le performance: grazie all’elasticità ed al comfort dei materiali utilizzati, sarai sempre in grado di dare il massimo.

La collezione Storm, che prende il nome dall’omonima tecnologia, è stata pensata per tutti gli sportivi che scelgono di allenarsi anche in condizioni climatiche avverse. La tecnologia

La tecnologia è stata utilizzata all’interno di una nuova collezione, completamente dedicata al running, che comprende capi, accessori e scarpe tecniche per la corsa. Nascono così

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pantaloni, maglie, berretti, guanti e scarpe in grado di creare una barriera contro acqua e freddo, ma che al tempo stesso, grazie alla leggerezza, non costringono i runner a dover stratificare eccessivamente per trattenere il calore. Dato il grande successo della collezione, per la Stagione 2022, Under Armour ha studiato una nuova versione di Storm, più ecosostenibile, chiamata Eco-Storm. La differenza principale, rispetto alla versione classica, è l’utilizzo di un liquido di trattamento dei tessuti senza fluoro, per ridurre l’impatto di questa sostanza sull’ambiente. La qualità resta la stessa, altra protezione dalle intemperie, traspirabilità perfetta e performance eccellenti. Nessuna scusa da adesso in poi. Si corre 365 giorni l’anno.


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Filippo Menardi Il suo “sci” progressive Salomon QST Blank.

Natura e libertà sono le keyword del vocabolario di questo professionista della montagna e ambassador Salomon: la sua passione per il backcountry-freeride è tutta da leggere, QST Blank ai piedi. Maestro di sci e Guida Alpina, Filippo Menardi conosce le discipline sulla neve in ogni minima virgola e dettaglio, ma il backcountry gli consente ancora e sempre di più di esprimere la sua irrefrenabile voglia di esplorare luoghi nuovi, perché l’alta quota è il suo habitat naturale e un mondo fantastico che gli permette di muoversi a 360° in ogni stagione dell’anno: escursioni, trekking, arrampicata su roccia e su ghiaccio, alpinismo classico, scialpinismo, freeride. Backcountry-freeride, un’unica parola che nella sua traduzione letterale, quella di guidare liberi, include tutta una serie di emozioni che per Filippo sono gli ingredienti principali del suo modo di intendere lo sport e la montagna: neve fresca, gioco, divertimento, gruppo, spazi ampi fuori pista e libertà assoluta. Il tutto con la sua grande esperienza professionale che gli consente sempre uno sguardo attento sugli aspetti legati alla sicurezza, perché sciare fuoripista richiede un buon livello di sciata ed esperienza: le condizioni della neve che si possono incontrare fuori pista possono essere molto varie, dalla neve pesante, dura crostosa alla neve primaverile, fresca, non battuta, così come i terreni molto diversi, da terreni ripidi a boschi o pianori. Quindi oltre alle capacità tecniche e al saper adattare le proprie evo-

luzioni, senza dubbio la scelta degli sci diventa fondamentale. Il backcountry-freeride è sempre più la nuova frontiera dello sci. Perché secondo te? Quali sono i tag che caratterizzano lo sci alpino? In realtà c’è sempre stata questa idea, più che una nuova frontiera possiamo dire che adesso si sente la necessità di cercare un po’ di contatto con la natura e di uscire dal classico. Forse è un po’ questo il messaggio forte del freeride, dello scialpinismo e dell’approccio skialper freeride. È sempre un po’ difficile inquadrarlo perché c’è chi lo interpreta in diverse modalità: da chi sale con lo sci da 65 a chi lo fa con quello da 112, come il Salomon QSR Blank, quindi ci sono tanti approcci ma l’idea centrale è quella di stare sempre più a contatto con la natura e di riuscire a ricercarsi una situazione di nicchia con condizioni più particolari: che si tratti di un luogo dove non è passato nessuno, un po’ più ripido, più bello, tranquillo e isolato, è proprio la parte della ricerca che entusiasma gli appassionati di scialpinismo. Si tratta quindi di un avvicinamento che va nella

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direzione della ricerca di qualcosa di più isolato, una forma di esplorazione assolutamente personalizzata. Questo sarà un po’ l’obiettivo, la frontiera di quello che succederà nel mondo dello sci. Il periodo Covid ha direzionato sicuramente la gente a provare una nuova dimensione dello sci fuori pista, del blackcountry e dello scialpinismo. Salomon QST Blank: un nuovo modo di intendere il freeride? Quali sono le novità dello sci che ti hanno colpito maggiormente? Rispetto agli sci precedenti di Salomon di quel settore e di quel posizionamento, questo è uno sci un pochino più strutturato, molto più reattivo e anche a livello di sensazioni, è molto più forte, ha una tenuta maggiore nelle condizioni di powder non espressamente perfetta. È uno sci che mi piace molto, dalla forma rinnovata rispetto al QST 118: la punta, molto interessante, abbastanza larga, adatta soprattutto per condizioni di neve difficili perché è proprio qui che uno sci fatto bene fa la differenza. Funziona molto bene in situazioni in cui si ha necessità di una struttura forte, infatti permette


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curve anche sulla neve primaverile. A livello di pop dà molta spinta, quindi se anche si vuole uscire dalle curve è super. Non ho ancora avuto modo di provarlo sulla neve fresca molto profonda perché ultimamente non c’erano le condizioni. È uno sci largo in punta e in coda, la misura che ho provato è la 186. C’è anche la 195 quindi di sicuro su powder va molto bene. Non ci sono sempre condizioni ottime, molto spesso ci si ritrova con presupposti di neve un pochino più brutti o semplicemente si incontrano degli attraversamenti in pista per arrivare da un fuori pista all’altro decisamente difficili: con questo sci nuovo è molto più facile affrontare anche queste situazioni, sia per chi ha meno capacità sia quando si è un pochino più stanchi. Le geometrie e la struttura sono state studiate talmente bene che ti permettono di essere efficace sia in quelle condizioni che in neve fresca. Rispetto al QST 118 è un pochino più stretto, sembra che abbia meno galleggiamento. Non l’ho ancora provato in condizioni super estreme di neve fresca però galleggia molto bene ed è molto facile da gestire. Ha parecchio pivot sotto il piede, il che

consente di girare molto in fretta e pur avendo una struttura un po’ più solida sotto il piede funziona egregiamente. Da questo punto di vista è ottimo. A livello di geometria punta-coda non è simmetrico però comunque è abbastanza ricercato, quindi molto "new school". Quando un'avventura freeride può dirsi stupenda? L’obiettivo del freeride per me è passare una giornata o una mezza giornata in natura: si impara qualcosa, ci si diverte scoprendo ambienti e situazioni nuove, pendii e luoghi sconosciuti e si condivide il tutto con gli amici. Un’avventura è stupenda quando le varie condizioni esterne a noi sono meritevoli ed abbiamo la fortuna di trovare una neve particolarmente bella e condizioni meteo ottimali. In quali avventure hai sentito in modo così forte le caratteristiche del nuovo sci? QST Blank ha un utilizzo sempre più globale, se i QST 118 erano perfetti nelle condizioni di neve fresca o nei boschi, in percorsi stretti o larghi o nei canali, il nuovo QST va benissimo in tutte queste situazioni,

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ma il plus è che è eccellente anche in tutti quei casi in cui la neve non è così bella. In molte occasioni si può trovare la neve un po’ rovinata da altri passaggi, un pochino più tracciata e forse questo era un po’ il limite dei modelli precedenti. Quanto si sente il galleggiamento su neve fresca? Anche sul galleggiamento va molto bene: io sono alto 1.90m e peso 90kg, con lo zaino e tutto il materiale ho molto peso sugli sci, ma i QST Blank funzionano benissimo. Ero veramente un amante dei modelli precedenti del 192 del 118, mi piacevano moltissimo perché mi permettevano di andare veloce e galleggiare parecchio, con questi non ho ancora avuto la possibilità di trovare quelle condizioni perfette per tutti gli altri, ma sono sicuro che si avvicinano nella maniera più assoluta. L’affidabilità in curva? Migliorano tantissimo, sia in curva che in neve fresca, nonostante abbiano queste geometrie sotto il piede. Il che potrebbe risultare penalizzante a livello di lavoro di piede, ma funzionano invece benissimo.


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Ferrino ed ENSA Un’intesa speciale BY M A R TA M A N ZO N I

L’ENSA (Ecole Nationale de Ski et d’Alpinisme), definita l’Università delle Guide Alpine a livello mondiale, nasce in Francia nel 1943 ed è un ente pubblico sotto tutela del Ministero della Gioventù e dello Sport, riconosciuto storicamente e a livello internazionale. La missione di ENSA consiste nel formare tutti i professionisti della montagna: lo studio dell’attrezzatura tecnica e dei migliori prodotti disponibili sul mercato sono parte integrante del percorso accademico. La più che ventennale collaborazione di Ferrino con ENSA (divisione montagna e alpinismo) ha assicurato nel tempo numerosi test sul campo dei prodotti Ferrino da parte di professionisti della montagna. Il fine è sempre stato quello di ricevere feedback utili al perfezionamento delle collezioni, prestando particolare attenzione alla sicurezza. Queste prove, effettuate da chi vive ogni giorno la montagna, sono sinonimo di garanzia e innovazione progettuale oltre che di qualità dei prodotti. Abbiamo parlato della storica collaborazione con Marco Chiaberge, Product Design & Development Manager di Ferrino, e Alexis Mallon, Guida Alpina dell’ENSA.

que andiamo. I punti più importanti per noi sono robustezza, resistenza e leggerezza, un mix non facile da ottenere. Cerchiamo anche prodotti efficienti: tutto ciò di cui abbiamo bisogno dovrebbe essere integrato nello zaino, come i porta sci e piccozze, il porta casco e le tasche. Dovrebbe anche essere comodo da trasportare. Il principio generale può essere riassunto in “less is more”: un design pulito e ordinato che garantisca le caratteristiche sopra citate ma che abbia allo stesso tempo un look accattivante. In cosa consiste di preciso il processo di test con le Guide? Quali sono i diversi passaggi? M: Il protocollo di sviluppo qualità che abbiamo con ENSA prevede due incontri annuali, uno prima di Natale e l’altro a giugno, quando ci troviamo tutti a Chamonix per fare il punto della situazione. Queste occasioni sono organizzate in tre momenti: il primo è una presentazione da parte di Ferrino delle principali novità, quando mi occupo di presentare le nuove idee di sviluppo, e ci confrontiamo con le Guide che, grazie alla loro considerevole esperienza trasversale, mi danno le loro prime impressioni e sensazioni sul concept, sulla tecnologia, sulle componenti tessili e sui materiali. In un secondo momento presento i nuovi prodotti, le Guide Alpine mi dicono quali sono quelli che vorrebbero testare, e che provvederò a spedirgli nei mesi seguenti. Il terzo momento consiste nel ricevere i feedback sui prodotti che hanno provato nei mesi precedenti: ricevo i loro commenti, e analizziamo e verifichiamo se ci sono state delle anomalie.

Quando e come è iniziata la collaborazione tra Ferrino e l’ENSA e come si è sviluppata nel corso degli anni? Marco: La collaborazione è nata agli inizi degli anni duemila, per sviluppare prodotti in maniera congiunta: consiste in un percorso continuo di test e feedback da parte delle Guide. Durante questi vent’anni il lavoro insieme si è concentrato sugli zaini e in parte sulle tende: ci siamo conosciuti e abbiamo instaurato subito un bel feeling reciproco imparando ad adattare le nostre reciproche esigenze, in particolare con un gruppo ristretto di Guide con le quali lavoro più a stretto contatto.

Quali sono i valori che come Guide condividete con Ferrino e perché continuate a sceglierlo con marchio nonostante non sia francese? A: Ricerchiamo e apprezziamo particolarmente una collaborazione lungimirante con i nostri partner. La fedeltà è per noi un valore di grande importanza, per questa ragione incontriamo regolarmente i manager di Ferrino. Durante i nostri corsi siamo istruttori esi-

Quali aspetti tenete maggiormente in considerazione durante i test e cosa vi interessa di più? Alexis: Testiamo gli zaini sul campo durante i nostri corsi e con i clienti nell'alpinismo e per lo sci, ovun-

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genti: il rischio nell’alpinismo è alto e molte situazioni, se non vengono ben gestite, possono portare a incidenti mortali. Siamo anche dei clienti esigenti per i prodotti Ferrino, ma loro si dimostrano sempre all’altezza delle nostre aspettative. È un accordo win-win, dove ognuno è spinto a migliorarsi.

zaino al mondo che ha al suo interno 3 device per la sicurezza in caso di valanga: il primo è l’airbag, il secondo l’AIRSAFE, un sistema che abbiamo inventato che consiste in un boccaglio-respiratore, e infine il riflettore Recco.. Anche in questo caso per lo sviluppo è stato fondamentale l’aiuto da parte di ENSA, sebbene fossero diversi gli stakeholder coinvolti, come medici e soccorso alpino.

Perché è importante la collaborazione tra Ferrino e l’ENSA? M: L’ENSA è definita Università delle Guide Alpine a livello mondiale: sono dei professionisti di alto livello, per questa ragione dal nostro confronto si instaura uno scambio di knowhow davvero prezioso per entrambe le parti e per la sicurezza in montagna di tutti i professionisti e gli appassionati di outdoor.

Cosa rende i prodotti Ferrino così funzionali e performanti in montagna? A: Il marchio ha sviluppato una consolidata esperienza e competenza nella produzione di zaini, perché ascolta sempre il punto di vista dell'utente. Cerca anche costantemente nuovi tessuti per migliorare la qualità dei prodotti, per esempio è stato il primo brand a sviluppare uno zaino innovativo come l'Instinct, realizzato con un tessuto utilizzato per le vele delle barche.

Il Monte Bianco è un contesto unico e particolare. Come sapete quando potete fidarvi di un prodotto anche in un ambiente a volte estremo? Come vi accorgete quando è perfetto per la vostra attività? A: È una collaborazione che si fonda su un profondo impegno nel corso del tempo. Quando Marco e Matteo vengono da noi e ci mostrano i nuovi prodotti che hanno, spesso destano la nostra curiosità: ci mostrano nuovi tessuti, nuove fibbie, un nuovo modo di progettare gli zaini. Di solito abbiamo una prima buona impressione, che viene puntualmente confermata quando usiamo i prodotti sul campo: quando ci dimentichiamo di avere uno zaino sulle spalle è sempre un’ottima cosa!

Quali sono le caratteristiche della linea HighLab? M: È la linea dedicata all’alta quota e alle spedizioni, grazie alla quale abbiamo l’opportunità di testare tecnologie all’avanguardia: creiamo prodotti di altissima qualità e poi trasferiamo queste caratteristiche innovative anche alle altre linee del marchio meno di nicchia. Come pensate di sviluppare la collaborazione nei prossimi anni? Avete intenzione di sperimentare anche altre strade oltre ai test prodotto? M: Una possibile evoluzione, non solo con l’ENSA ma in generale per tutto il mondo dei test, potrebbe essere quella di abbinare la prova classica sul campo a test che abbiano anche validità scientifica, sviluppando dei protocolli per esempio con le università. Bisogna considerare, infatti, che quando un lavoro viene svolto in alta quota presenta notevoli complessità in più. Inoltre si potrebbe eventualmente ampliare la categoria di prodotti da testare.

Qual è il prodotto di punta reso possibile grazie alla collaborazione con l’ENSA del quale sei più orgoglioso? M: Ci sono diversi prodotti e innovazioni legate all’attenzione particolare che negli ultimi dieci anni il mondo dell’outdoor ha dedicato alla leggerezza e alla sicurezza in montagna. Quando si fa alpinismo è fondamentale che lo zaino non si rompa, sia robusto e durevole. Per diversi anni, con ENSA abbiamo testato diversi tipi di tessuto, per cercare qualcosa che fosse al tempo stesso leggero e robusto. Da questo lavoro congiunto è scaturita la scelta di utilizzare il tessuto in Dyneema, estremamente leggero ma che non si strappa se viene inciso: è lo stesso materiale utilizzato per le corde, e che ora utilizziamo sia per gli zaini che, in parte, per le tende. Così siamo riusciti a ottenere uno zaino leggerissimo, grazie al Dyneema, ma anche robusto per mezzo del tessuto SuperFabric di derivazione militare che ha la caratteristica di essere anti-taglio (anche inciso con un coltello non si rompe) e che abbiamo applicato nei punti di maggiore abrasione come il fondo dello zaino. Dall’altra parte c’è tutto il mondo della sicurezza. Il Full Safe Ferrino è l’unico

Quanto conta per la sicurezza in montagna la collaborazione tra Ferrino e l’ENSA? M: La sicurezza è uno dei macro temi sui quali Ferrino investe da sempre, basta vedere i prodotti del nostro marchio presenti sul mercato. Siamo anche fornitori nazionali del soccorso alpino con zaini dedicati pensati apposta per agevolare, durante le manovre di emergenza, una serie di soluzioni ad hoc, per esempio abbiamo studiato e validato una procedura per evitare che la maniglia dello zaino si rompa, una caratteristica fondamentale per una Guida Alpina. Le nostre collezioni sono il risultato del nostro impegno profondo nell’ambito della sicurezza in montagna.

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Ski Trab Ieri, oggi, domani. BY E VA TO S C H I

ITW TO ADRIANO TRABUCCHI

Se oggi entri nell’appena inaugurata Corte Ski Trab vieni inondato dal profumo del legno e della pietra e abbagliato dalla luce che filtra dalle grandi vetrate incorniciate dal ferro. L’estetica e il concept dietro a questa nuova sede rappresentano perfettamente l’essenza di Ski Trab, che vede la tradizione artigiana fondersi in un legame unico con l’innovazione tecnologica. La domanda che sorge spontanea è: come ha fatto in questi anni Ski Trab ad affrontare tutte le nuove sfide che il mercato e la storia hanno posto di fronte al suo cammino senza mai tradire la propria essenza? E noi, in questo momento in cui lo sguardo di tutto il settore è rivolto verso il futuro (con le Olimpiadi di scialpinismo in arrivo proprio a Bormio) vogliamo guardarci dietro le spalle e capire come si è arrivati dove si è ora. Del resto solo guardando al passato si può capire cosa vi è in serbo per il futuro.

competere con questa nuova generazione tecnologica e proprio in quegli anni molte aziende italiane sono fallite. Il papà in quel periodo andava a ritirare i fallimenti e con poco siamo riusciti ad acquisire alcune nuove tecnologie e così, non senza fatica, abbiamo retto il colpo. La valanga azzurra che aveva portato lo sci ai suoi apici stava finendo e in generale, anche per via di alcune stagioni con meno neve, l’interesse nello sci era calato. In quegli anni Daniele (il fratello di Adriano, ndr) ed io eravamo piccoli, stavamo finendo le scuole e vedevamo il papà che si era ridotto a fare gli sci per gli amici. L’azienda contava un paio di dipendenti.

L’inizio: una piccola azienda artigiana Come molti sapranno Ski Trab è un’azienda di famiglia: nostro papà Giacomo ha iniziato a costruire gli sci in legno massiccio nel 1946, in una cantina di Bormio. Allora nei posti di montagna era comune che ci fossero delle piccole aziende, degli artigiani che costruivano sci, perché erano attrezzi di uso quotidiano, fatti in legno. Se la partenza è stata ordinaria, simile a quella di tante altre aziende, quello che non è affatto ordinario è che adesso, 75 anni dopo, ci siamo ancora e riusciamo a fare gli sci con la stessa competenza e passione di allora.

La rinascita con la seconda generazione In quegli anni mio fratello Daniele, che ha una spiccata dote creativa, ha iniziato ad interessarsi all’azienda. Da quest’interesse e da una particolare attenzione e cura nei confronti del prodotto c’è stata una vera e propria rinascita. Oltre che dalla visione di Daniele anche l’ambiente in cui l’azienda è nata e si è sviluppata ha fatto molto: abbiamo iniziato a fare sci per chi ne aveva più bisogno e a confrontarci con questi personaggi locali che erano atleti di altissimo livello nelle loro discipline e che ci hanno stimolato a portare nuovi sci sul mercato. Nello scialpinismo la vera scommessa era la leggerezza abbinata alla resistenza, mentre nello sci di fondo la scorrevolezza dello sci: questi obbiettivi primari per loro come atleti di alto livello sono diventate delle sfide per noi e ci hanno inseriti in quel mondo. Il Piuma, prodotto negli anni ’90, è stato il nostro

Gli anni ’70: in piedi, ma con difficoltà Per capire il nostro percorso bisogna guardare al cambiamento del prodotto. Negli anni ’70 c’è stato un grande cambiamento della tecnologia: dal legno si è passati agli sci in materiali compositi. Le tecnologie necessarie a costruire gli sci nei nuovi materiali necessitavano di grandi investimenti. Di conseguenza i piccoli artigiani hanno fatto fatica a

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primo tentativo di alleggerire uno sci. Nonostante la ricerca e l’innovazione abbiamo sempre continuato a portarci dietro gli insegnamenti che ci ha trasmesso nostro padre: tra questi, l’indispensabile lavorazione del legno.

ci di avere degli sci che non funzionano, perché noi li costruiamo sulle esigenze di quella piccolissima percentuale di sciatori che hanno bisogno di uno sci con cui fare 3000 metri di dislivello ogni giorno o per sciatori come Robert Antonioli che fanno discesa con gli sci da gara a velocità insensate.

Approccio tradizionale alle nuove tecnologie Quello che è stato fondamentale negli anni a seguire è stato partire in vantaggio rispetto agli altri: abbiamo iniziato a pensare ad uno sci leggero 15 anni prima della concorrenza. Il vero passaggio di prodotto, comunque, c’è stato quando abbiamo iniziato a fare lo sci con l’Aramide negli anni 2000. Ancora adesso siamo gli unici ad usare questo materiale che arriva dall’aeronautica perché è molto difficile da lavorare e Ski Trab ci riesce perché ha un cuore artigiano. Ti faccio un esempio: noi utilizziamo in produzione la colla fresca e questo richiede che i nostri produttori indossino guanti per moltissime ore e che abbiano delle protezione individuali particolari, questo sarebbe molto scomodo (e soprattutto poco conveniente) in una grande azienda. Una grande azienda ha come obiettivi il tempo e lo standard: tuttavia con lo standard non riesci a raggiungere certe finezze. Per cui, il modo in cui noi approcciamo la tecnologia ci è possibile solo per la tradizione artigiana che ci portiamo dietro. Questo mix ci ha permesso di creare un prodotto unico, perché non ha competitor.

Gli attacchi Abbiamo iniziato a produrre attacchi perché si dava sempre colpa allo sci perché sciava male in discesa: sì, lo sci leggero ha dei limiti, ma il limite più grande è il controllo che nasce dal sistema “scarpone, attacco, sci”. È questo sistema a creare una sensazione completamente diversa. In quest’ottica siamo partiti costruendo il TR2: non si può pensare di sciare bene con uno scarpone che rimane sospeso sullo sci. Il TR2 aveva comunque i suoi limiti di pesantezza e di compatibilità con gli scarponi, per noi rimane un successo tecnico, non commerciale. Per il mondo gara, invece, abbiamo inventato il Titan, un attacco che mette in connessione i due pin con un sistema unico a molla. É stata un’invenzione geniale: un attacco più semplice, senza problemi di manutenzione, più elastico e più forte. Abbiamo tuttavia fatto fatica ad inserirlo, ci è voluto tempo. Ma se pensi che abbiamo più atleti con gli attacchi che con gli sci, vuol dire che questo attacco è compreso e apprezzato. Direzione futuro Ski Trab è diventata un’azienda che ha la sua identità grazie alla coniugazione tra artigianato e tecnologia, che ci ha permesso di sviluppare delle unicità come l’Aramide e i 14 strati. Siamo riconosciuti con queste unicità soprattutto nel mondo gara, ma stiamo sempre più guardando al touring. Anche chi fa touring vuole degli sci di qualità. Ski Trab ha iniziato ad analizzare le esigenze dello sciatore normale e con una squadra di esperti, di atleti locali proprio come nel passato, abbiamo iniziato a pensare degli sci che fossero facili, domabili, ma capaci di grandi prestazioni. Da questa ricerca sono nati sci come il Magico, il Maestro e il futuro Neve.

Cosa sono i 14 strati Quando si è iniziato a cercare di alleggerire gli sci, in molti hanno trovato la soluzione nell’uso del carbonio. Tuttavia non è una soluzione così semplice. Noi abbiamo capito che non si può alleggerire e basta, ad esempio usando un legno molto leggero nell’anima che però non regge gli sforzi dello sciatore, ma ci vuole una vera e propria “tecnologia del leggero”. Da questa necessità sono nati i 14 strati: un alta stratificazione con materiali leggerissimi che donano sia leggerezza che resistenza. Questo è il nostro segreto, questo è il perché il 50% degli atleti mondiali sceglie Ski Trab. Non possiamo permetter-

Il futuro per noi è continuare su questa strada legata alla qualità dello sci, concentrandoci sulle esigenze degli scialpinisti di tutti i giorni e non solo degli atleti. Con la nuova sede inoltre l’azienda maturerà, diventerà più indipendente. Potremo lavorare meglio e soprattutto speriamo di creare un posto che sia un punto di riferimento per lo scialpinismo. Un posto dove condividere la propria passione per le montagne che ci circondano e per la bellissima pratica che consiste nel salire con le proprie gambe e poi, sciarle.

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Crazy

La pazza storia di un brand nato a Bormio B Y S I LV I A G A L L I A N I

I T W T O VA L E R I A C O LT U R I & L U C A S A L I N I

Atleta, artista e visionaria. Valeria Colturi da 30 anni è al timone di Crazy, il brand Made in Italy, che si è fatto largo tra colossi del mercato facendosi conoscere ed apprezzare grazie ai propri prodotti di altissima qualità, performanti e al tempo stesso eclettici. Al fianco di Valeria c’è Luca Salini che, sia a casa che in azienda, supporta Valeria e con lei porta avanti con coraggio la mission di Crazy. Valeria, qual è la tua storia? Quella di Crazy? Sono nata a Bormio, in montagna, dove è normale che si pratichi sport fin da giovani. Ho iniziato nello sci club Alta Valtellina come fondista, in seguito ho gareggiato per il Comitato Alpi Centrali. Fin da bambina ho però avuto mille altre passioni e sono sempre stata una persona molto creativa e “manuale”. Amavo l’abbigliamento ma volevo abiti fatti esattamente “come dicevo io”, non mi piaceva quello che proponeva il mercato, quindi ho iniziato a creare i miei vestiti cucendomeli da sola: il poter creare da niente un capo mi regalava una sensazione veramente galvanizzante. Nel frattempo portavo avanti la mia carriera di atleta di sci di fondo ma, come per i vestiti di tutti i giorni, nessuna tuta che lo sci club mi dava mi piaceva: finivo sempre per smontarle e personalizzarle, tanto che le mie compagne di squadra hanno iniziato a chiedermi di fare lo stesso con le loro. Ai tempi smettevo di sciare all’una e subito dopo visitavo tutti i negozi della zona alla ricerca di scampoli e tessuti che mi piacessero, di solito erano fantasie e colori inusuali, mai visti sulle piste da sci. Di sera e di notte cucivo. Raccogliendo scarti di lycra sono poi passata al creare costumi da bagno e pantaloncini da ciclismo, sport che praticavo in estate come allenamento per lo sci di fondo. Avevo un mio piccolo giro quindi ho pensato: perché non provare a vendere anche ai negozi? Ho messo insieme un piccolo campionario che è da subito stato apprezzato ed ho finito per

avere così tanti ordini che le ore di una giornata non mi bastavano per realizzarli! Questo è l’inizio di Crazy, una vera e propria storia di passione che è iniziata nel 1989. Da cosa deriva la scelta del nome? E quella del logo e di tutta la parte creativa? Inizialmente i primi capi che realizzavo avevano come logo “Vale di Valeria Colturi”, il nome Crazy è arrivato dopo ed è sicuramente legato a quello che diceva la mia famiglia quando, a 18 anni, ho deciso di non continuare a sciare per lanciarmi a capofitto in questa avventura: tutti pensavano fosse un’idea folle! Oggi l’azienda si chiama solo Crazy, un nome più corto ed immediato che pensiamo funzioni meglio. I due triangoli del logo invece sono la V e la A di Valeria, la C di Crazy è stata inserita successivamente. Luca, siete sia una coppia che colleghi di lavoro: come ti sei appassionato al mondo outdoor e quali sono i vostri ruoli in azienda? Sono nato e cresciuto a Morbegno in Valtellina, ma ho vissuto per 4 anni a San Martino Valmasino. Fin da ragazzo, con mio padre, ho frequentato la montagna e ho partecipato a moltissime gare di scialpinismo e skyrunning. Nel 1994, tramite amici comuni, ho conosciuto Valeria in Val di Mello dove entrambi arrampicavamo. Crazy esisteva già dal 1989 ma io ai tempi lavoravo nel campo automotive. Abbiamo iniziato a collaborare solamente più tardi, nel

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2004, quando nel frattempo erano nati i nostri due figli. Conoscevo l’ambiente dello scialpinismo per via delle gare fatte e avevo esperienza di vendita grazie ai miei lavori precedenti quindi perché non unire il tutto lavorando in Crazy? Valeria ha continuato a gestire la parte creativa, i contatti con le società sportive e i rapporti con i negozi, mentre io ho iniziato a cercare nuovi clienti occupandomi della parte commerciale. Siamo andati avanti in questo modo fino al 2015 quando abbiamo deciso di gestire l’azienda seguendo dei metodi più canonici: fare una collezione, proporla sul mercato e cercare di andare all’estero. Nel 2015 e 16 abbiamo riposizionato azienda e collezioni, abbiamo deciso di concentrarci sulla focalizzazione, ovvero su tutto quello che conosciamo meglio, il mondo dell’outdoor sportive. Il passo più importante è stato definire e nominare la nostra categoria di prodotti. E’ stato qui che è nato il Fast & Light, una denominazione chiara che dopo che l’abbiamo utilizzata noi viene oggi usata da molte altre aziende, ma con orgoglio possiamo dire di averne definito noi i canoni. Valeria continua ad occuparsi di tutta la fase di ricerca, sviluppo, studio e stile del prodotto mentre io seguo la parte gestionale. Di invariato rispetto al passato è rimasto il fatto che qualunque cosa che esca di Crazy, anche il modo in cui decidiamo di comunicarlo a livello marketing, viene dalla visione di Valeria.

non necessariamente esperti di sport di montagna. Sono prodotti ideali per tutti coloro che vogliono partire con il piede giusto e che magari prendono spunto da chi va da tempo in montagna. Tutto ciò fa di Crazy un brand decisamente ispirazionale. I prodotti Crazy sono caratterizzati da un approccio Fast&Light: cosa significa? Come si articola il processo produttivo? Qual è l’ispirazione alla base di un nuovo capo? Valeria. Fast&Light significa realizzare prodotti senza orpelli, senza niente di inutile, guardando a tessuti elastici, leggeri e con fantasie eclettiche. Ho sempre cercato di realizzare prodotti che sentissi miei, ben lontani da quello che la società imponeva, e il fatto di avere una buona manualità, ma anche di aver praticato gli sport per cui i miei capi sono pensati, mi ha permesso di esprimere la mia creatività al 100%, dall’idea fino alla realizzazione di un modello, testandolo poi io stessa. Detto questo, bisogna sempre partire dal presupposto che nessuno inventa mai niente di nuovo, tutti copiano il che significa, per una persona creativa come me, prendere ispirazione, anche inconscia, dal mondo che mi circonda: dalla moda, all’arredamento, all’arte in generale. Osservo sempre tutto con attenzione e con occhi diversi. Una volta avuta l’ispirazione giusta, il disegno parte sempre da me anche se ora ho al mio fianco 10 collaboratrici in ufficio Tecnico e stile, 6 delle quali mi seguono fin dai primi anni del brand.

Valeria, quale esigenza voleva soddisfare Crazy quando hai creato il marchio? Crazy è da sempre un brand molto differente dagli altri marchi outdoor. Ho iniziato realizzando modelli per me stessa perché non mi piaceva nulla di quello che c’era ai tempi sul mercato. Ero io la prima a testarli e a sapere quali esigenze dovessero soddisfare. Se sei una atleta ti rendi subito conto quali sono i difetti di un capo, il mio valore aggiunto è stato quello di sapere anche esattamente come rimediare a questi difetti.

Luca, avete diversi punti vendita, sono solo monomarca o trattano anche altri brand? In quali mercati, oltre quello italiano, vi siete espansi e quale volete approcciare in futuro? Ad oggi abbiamo 13 punti vendita, di cui 3 all’estero: Praga, Chamonix e Carbondale, negli Stati Uniti, un vero punto strategico per gli sport di montagna, fra Denver e Salt Lake City. A parte 4 store monomarca, gli altri negozi sono tutti in gestione, si tratta di un vero e proprio progetto monobrand fatto in collaborazione con i negozianti stessi. In alcuni di questi negozi sono presenti alcuni brand partner di accessori o di sci e scarponi a seconda di dove si trova il negozio.

A che tipo di target fate riferimento? Valeria. Tutti i nostri capi sono realizzati pensando alla performance, questo però non significa che possano essere utilizzati dai soli atleti, il turista o il beginner può trarre numerosi vantaggi dai prodotti Crazy. Sicuramente sono capi ideali per gente che ricerca uno stile diverso, fuori dalle righe, anzi spesso solo dopo averli utilizzati molte persone scoprono che sono stati creati per assecondare una esigenza tecnica specifica. Luca. Crazy si rivolge principalmente a clienti con aspettative molto alte, consumatori esigenti ma

Quanto sono importanti invece le vendite online? Che differenza c’è tra la vendita diretta in negozio dove un capo può essere toccato, spiegato e anche testato? In che modo scegliete i punti strategici dove aprire? Abbiamo un e-commerce di “servizio” su cui non facciamo mai sconti,

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Valeria, siete molto attivi a livello marketing: ad oggi come comunicate il marchio Crazy? Atleti, eventi, social, riviste, etc. Fin dall’inizio abbiamo sempre lavorato molto con gli atleti. All’inizio erano miei colleghi, poi qualcuno è diventato ambassador nel corso degli anni, in seguito abbiamo iniziato a creare i nostri team di scialpinismo e sky running, su cui abbiamo creduto fin dall’inizio quando ancora non erano sport considerati da altri marchi. Tutti i grandi atleti di scialpinismo sono passati da Crazy e molti sono rimasti degli amici. Oltre a questi due team, da poco tempo siamo diventati partner della Nazionale Italiana di sky running: i loro atleti vestiranno Crazy per i prossimi 3 anni e ci sarà il circuito Crazy Sky Running Italy Cup. Supportiamo anche diversi eventi, molti sono nostri clienti verso cui abbiamo un trattamento particolare perché acquistano gadget gara o abbigliamento per lo staff, di altri invece siamo sponsor.

serve solo al cliente finale nel caso non trovi qualcosa in negozio: se quello specifico prodotto c’è sul sito può acquistarlo ed anche farlo consegnare al suo negozio di fiducia senza spese di spedizione. Questo perché il nostro scopo principale è supportare i negozi che per noi rappresentano il primo canale di vendita. L’online è il nemico del nostro negoziante, vogliamo che il cliente vada negli store perché lì troverà qualcuno di competente sempre pronto a consigliarlo. I negozi creano comunità e crediamo molto nel lavoro dei negozianti, sia perché conoscono la materia ma anche perché conoscono il territorio, ecco perché ci affidiamo completamente a loro quando dobbiamo scegliere un nuovo punto strategico dove aprire un punto vendita. Quali sono i programmi futuri sullo sviluppo del brand? L’obiettivo è sicuramente quello di far crescere il brand a livello internazionale. Al momento siamo presenti in 8 nazioni europee e negli Stati Uniti, dove siamo appena partiti con una prima collezione. Funzioniamo molto bene in Repubblica Ceca, Austria, Slovacchia, nella parte bavarese della Germania e nell’enclave di Andorra, sui Pirenei. Siamo inoltre presenti in Svizzera, Francia e Spagna, quindi in futuro puntiamo sicuramente a consolidare questi mercati e in seguito espanderci verso est, ad esempio in Polonia e Bulgaria dove c’è una forte tradizione scialpinistica e dove l’outdoor sta crescendo molto. Tutto ciò sempre portando avanti il nostro approccio Fast&Light unito allo stile unico ed eclettico che ci contraddistingue, focalizzandoci su ski touring in inverno e trekking e trail running in estate.

La sostenibilità è un termine molto usato ultimamente, spesso abusato. Come vi ponete voi nei confronti di questo tema? Per noi la sostenibilità è, ed è sempre stato, un tema importante, tuttavia non hai mai fatto molto parte della nostra comunicazione perché crediamo che debba essere un punto di partenza, non qualcosa da raggiungere e sui cui, spesso purtroppo, si costruisce una strategia di marketing comunicandolo come un fatto fuori dall’ordinario. Io da sempre cerco di inquinare il meno possibile: ho iniziato questa avventura riutilizzando gli scarti dei tessuti in modo da non buttare niente e produrre meno spazzatura possibile. Avere una collezione ridotta va sempre in questa direzione. Inoltre non utilizziamo sacchetti di plastica per impacchettare i vari capi, da 4/5 anni consegniamo tutto nella carta che poi può essere riutilizzata in vari modi. Anche le nostre etichette sono ridotte al minimo per occupare meno spazio possibile e ridurre il numero di trasporti. Anche i cartellini dei prodotti sono riutilizzabili perché incorporano semi che poi possono essere piantati.

Sviluppate anche prodotti tecnici hardware (scarponi, ecc) o avete intenzione di farlo in futuro? In passato abbiamo realizzato alcuni modelli di sci e zaini ma ora, per scelta, realizziamo solo abbigliamento perché crediamo che sia il modo migliore e più immediato di comunicare chi siamo, i nostri valori e la nostra mission, soprattutto all’estero. Abbiamo inoltre deciso di ridurre la collezione a livello di numero e abbiamo a campionario solo alcuni modelli continuativi ma con colorstory sempre diverse. Quello che è importante per noi è rimanere al passo con i tempi e con le esigenze del consumatore finale, utilizzando i migliori tessuti che il mercato offre e le ultime tecnologie disponibili. Tutto ciò sempre seguendo la nostra filosofia Fast&Light e il nostro approccio creativo. Siamo certi che chi produce tutto per tutti abbia poca competenza specifica, finendo per fare tutto male.

Valeria, quali sono i vostri progetti a medio/ lungo termine? Come vi immaginate Crazy tra 10 anni? Sono molto contenta dei traguardi raggiunti negli ultimi 30 anni ma ero felice anche nel mio piccolo laboratorio all’inizio di questa avventura, non mi è mai interessato il profitto fine a sé stesso, Crazy è nato dall’esigenza di fare qualcosa che mi piaceva ed appassionava. Ogni giorno mi sveglio pensando a cosa di nuovo posso realizzare e ogni giorno è diverso.

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Arianna Tricomi Vecchia attitudine, nuovi obiettivi BY E VA TO S C H I

PHOTOS ZLU HALLER

Tutti conoscono Arianna Tricomi, atleta The North Face, come la fortissima campionessa del Freeride World Tour. Oggi però, sta uscendo fuori una nuova Arianna, guidata sempre dalla sua fortissima motivazione ma che non ha paura di partire da zero e mettersi in discussione con umiltà e determinazione. E noi abbiamo proprio voglia di conoscerla. Ciao Arianna, ho visto che quest’estate ti sei data all’arrampicata e all’alpinismo. Come è stato approcciarti a queste nuove discipline? Sono cresciuta in Alta Badia, nelle Dolomiti, quindi la scalata non mi è mai stata totalmente estranea, anzi, mi ricordo che da bambina, quando avevo 6 anni, mia mamma mi ha iscritta ad un corso d’arrampicata. Tuttavia l’arrampicata non è stato uno sport che mi ha preso fin dall’inizio, anzi, direi che fino a quest’anno mi ha fatta penare perché andavo ogni tanto, poi magari smettevo per tre mesi e quando tornavo era difficile riprendere. Poi più o meno l’anno scorso è scattato qualcosa dentro di me: mi è venuta voglia di scalare e giorno dopo giorno non faceva che aumentare questo desiderio dentro di me. È stato bellissimo soprattutto vedere e riscoprire le mie montagne di casa con occhi nuovi: con gli sci le ho esplorate un po’, però passare davanti a una parete che hai scalato e riuscire a rivederti lì, immersa in quella roccia ti da una sensazione incredibile. La scalata mi ha preso quasi come nient’altro. Ho voglia di continuare a migliorare e divertirmi. Come hai ripreso contatto con il tuo corpo grazie all’arrampicata? All’inizio la scalata mi ha fatto pensare che

non ho usato il mio corpo praticamente per gli ultimi 30 anni della mia vita. Mi sono chiesta: è veramente possibile che sia così impedita? Pensavo di avere una buona percezione del mio corpo, so controllarlo piuttosto bene quando faccio sport, eppure a scalare mi sono ritrovata a partire da -100, altro che da 0. Nonostante la difficoltà, ho trovato molto affascinante conoscere il mio corpo in modo più dettagliato, più preciso. In molti sport che ho fatto fino ad ora, più grezzi, bastava aprire il freno e “dargliene” e spesso con un movimento grezzo riuscivi a cavartela, mentre questo con la scalata non è possibile. É stato bello anche perché penso di aver aspettato il momento giusto nella mia vita per approcciare seriamente questa disciplina. Avevo bisogno di uno sport lento, dove non puoi semplicemente crederci e dare gas, anzi, devi controllare il respiro, e per riuscire a fare un movimento devi cambiare di 2 centimetri la posizione di un piede. Ho riscoperto il mio corpo ed è stato affascinante, come guardare le montagne di casa con occhi diversi. Vedere i piccoli miglioramenti, che sono arrivati poco alla volta, mi hanno dato grande soddisfazione. Sicuramente per l’infortunio (ho rotto il perone, la caviglia e tutti i legamenti) l’arrampicata è stata una

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dei migliori riabilitazioni che potessi fare: mi ha dato l’opportunità di avere una propriocezione molto dettagliata. È stata un’estate molto interessante. Cosa ti porti dietro di queste nuove esperienze nella prossima stagione di sci? Se qualche anno fa qualcuno mi avesse detto che avrei fatto quello che ho fatto quest’estate in montagna avrei pensato stesse scherzando. Penso che queste esperienze mi daranno una gran mano nell’essere esposta in montagna con gli sci, mi darà ancora più fiducia a sciare in ambienti severi. Quest’inverno, fra i vari progetti, ne ho uno che ha un touch un po’ alpinistico, che avrei già dovuto fare l’anno scorso e che però per vari motivi ho deciso di rimandare. Sono contenta di averlo fatto perché adesso ho un minimo di esperienza in più su come muovermi su queste creste, come proteggermi, come assicurare il mio partner. L’alpinismo mi ha aperto un mondo di possibilità e mi è piaciuto tantissimo. Mai avrei potuto pensare che fare una cresta per ore avrebbe potuto prendermi così tanto e invece sono super motivante a continuare in questa direzione e spostarmi piano piano dal freestyle verso qualcosa di nuovo: ho nuovi sogni e nuovi obiettivi.


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Dicci qualcosa che non hai mai fatto e vorresti fare quest’inverno. Ho voglia di imparare a fare altro in montagna oltre allo sciare: ghiaccio, misto e quello che porterà l’inverno. L’alpinismo mi sta affascinando molto e avendo tanto da imparare sono decisamente stimolata. Spero di trovare dei partner giusti per fare queste cose. All’inizio non ero molto consapevole di cosa stessi facendo, poi col tempo ho capito la serietà della cosa, non è uno scherzo. Quando sei legato a qualcun altro hai una connessione così forte che io, sciando, non conoscevo. Non si può scalare con chiunque. Trovo sia molto interessante anche a livello umano. Parlando del Tour invece, sicuramente parteciperò, ma con un minimo di imprevedibilità. Prendo la vita giorno per giorno. Pensi che i tuoi sponsor ti supporteranno anche in queste nuove discipline? Per fortuna collaboro con dei partner fantastici che mi hanno supportata e che ancora lo stanno facendo. Vedo che cambia un po’ da partner a partner: c’è chi da più importanza alle gare, cosa che posso capire. Continuo a fare le gare perché mi piace ma anche per che so che a loro fa piacere. É una situazione win-win. Secondo me per tanti è bello vedere che ci sia un’evoluzione, che non stai sempre lì aggrappato al tuo successo. Se continuo a sciare bene nel Tour sono contenta ma se arrivano ragazze più giovani e forti lo sono stesso perché è così che deve andare. Credo che tutto sommato a tutti stia piacendo la mia evoluzione e se non è così non importa, farò quello che sento perché di solito si rivela la cosa giusta. Il mio più grande sogno sarebbe di fare i corsi per diventare Guida Alpina, e penso che per tanti può essere interessante questa transizione da atleta a guida (se mai riuscirò a farcela) e quindi continuare a collaborare in un altro e modo creare qualcosa da bello. Sentendo le tue parole nel video in cui parli dell’incidente in cui hai prestato soccorso, mi hai fatto ri-

flettere sul fatto che deve essere un grande peso da portare quello di “influenzare” o meglio, ispirare qualcuno. Cosa ti senti di trasmettere a chi ti segue e ti ammira e cosa invece fai fatica a comunicare ma vorresti dire? Ho avuto di recente una conversazione su questo perché uno dei progetti a cui vorrei dar luce riguarda la sicurezza in montagna. Una parte del progetto sono i social media e questi tool relativamente giovani: penso che le conseguenze che hanno sulle generazioni più giovani sono più potenti di quello che pensiamo. È difficile saperlo perché siamo i primi che li usano ed è un modo bellissimo per farsi conoscere, per poter condividere idee e passioni, ma allo stesso tempo sono anche molto pericolosi perché non sono reali. In una giornata con brutte condizioni se fai un video negli unici due metri di fresca che trovi puoi dare un’idea distorta e la gente ci crede. Conosco bene questo meccanismo: scrolli i video sui social e pensi di essere stata nel posto sbagliato, a quel punto ti devi distaccare, fare un passo indietro e riconoscere che quella non è la vita reale. Quando sei ragazzino (lo so, perché anche io ho avuto 15 anni) hai questa mentalità che ti fa sentire invincibile e ti porta a fare delle stupidaggini. Noi non avevano queste influenze che ci dicevano sei figo se fai così, se ti vesti così, se ti fai i capelli così. Noi avevamo come ispirazione i nostri amici e la natura, non era così pericoloso, al massimo ci facevamo male cascando da un albero che avevamo scalato. Da quando l’anno scorso ho partecipato ad uno soccorso in valanga in cui ho scavato e con un mio amico ho tirato fuori questo ragazzino di 15 anni non riuscirò mai a togliermi quest’immagine dalla mente. Da lì ho iniziato a farmi molti più pensieri su cosa voglio condividere con la gente e soprattutto con le nuove generazioni. Penso che noi atleti, soprattutto se indossiamo un casco Red Bull, abbiamo una responsabilità più grande di quello che pensiamo e un potere assurdo che potremmo sfruttare in modo migliore. Dall’anno scor-

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so ho provato, cercando di rimanere un’atleta e non diventare un bollettino valanghe, di mantenere un bell’equilibrio nel condividere quello che vado a fare ma con un minimo di informazione su cosa guardo, cosa faccio, che scelte prendo. Io penso che tanti adulti possano capire che sei una pro e che ti prepari per quello che fai, mentre i bambini pensano solo “voglio farlo anche io”. Voglio rendermi più utile, non solo con i social: sto organizzando dei camp sulla sicurezza in montagna. Spero che noi atleti riusciremo a trasmettere un buon messaggio ai giovani, non influenzarli e permettergli di svilupparsi per quello che sono senza seguire gli altri. Quali sono le donne che ti ispirano? La donna che più mi ha ispirata in tutta la vita è mia mamma, che è una dura: mi ha cresciuta praticamente da sola. È stata una campionessa di discesa libera in Coppa del Mondo e alle Olimpiadi. È una grande sciatrice, un po’ matta e mi ha sempre fatto conoscere tutti gli aspetti dello sci, portandomi da quando ero molto piccola a sciare in telemark, con le pelli, in neve fresca. Mia mamma mia ha ispirata a diventare la donna che sono oggi, ed è ancora la mia più grande fonte di ispirazione: ha avuto dei brutti infortuni e si è sempre ripresa alla grande, meglio di molta gente più giovane. Per il resto son cresciuta con i ragazzi, mi è piaciuto sempre fare quello che fanno i ragazzi. Però quando incontro una ragazza con cui mi trovo bene è fantastico, diventa bellissimo condividere delle esperienze un po’ grezze insieme, anche se è piuttosto raro, persino nella scalata. Finche vai in falesia è pieno di ragazze, poi bastano due ore di avvicinamento, o un ambiente più di montagna e non ne trovi più così molte. Quest’anno voglio organizzare un camp di sci per ragazze, perché so che lo sci è un mondo difficile per esprimersi ed è dominato dai maschi. Spero che con il camp si incanalerà un bel po’ di energia femminile di ragazze gasate con cui condividere nuove esperienze.


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Living Dead BY M A R TA M A N ZO N I

Le strade sono piene di morti viventi. Persone che si lamentano e non fanno nulla per cambiare. Animali nelle gabbie della città. La vita gli scivola tra le dita delle mani. Non riescono ad afferrarla. “Bevono senza sete, rincorrono il tempo senza raggiungerlo mai.” Poi c’è chi si riprende la sua vita. E ce la mette tutta per vivere ogni giorno come se fosse l’ultimo. “Non tutti ci provano, in pochi ci riescono.” Vuoi vivere o sopravvivere?

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Capitolo primo. I fratelli Schorderet

Capitolo quinto. Dire ti amo (soprattutto dopo ogni litigio)

Forrest e Lake non parlano tanto. Non ne hanno bisogno. Si capiscono da sempre con uno sguardo. La passione per la polvere li unisce da quando, piccolissimi, hanno messo gli sci. Così presto sono diventati due freerider pro. Sulle Alpi della Svizzera hanno disegnato linee su linee uno accanto all’altro, surfato fino a non sentire più le gambe. Con lo stesso stile. Forrest si fida di Lake, Lake si fida di Forrest.

Dopo l’incidente Forrest è combattuto tra la frustrazione per aver fatto prendere dei rischi a suo fratello e la felicità di avere organizzato in modo rapido ed efficace i soccorsi. Ad agosto del 2021, i due fratelli sono tornati entrambi insieme sul posto dove si era staccata la valanga, per riconciliarsi con la montagna. Rivedere quel posto è stato un mix di emozioni. Lake e Forrest si sono detti che non smetteranno mai di fare freeride, non riescono a immaginarsi senza gli sci. Ma ora sono consapevoli di dover stare molto più attenti in futuro.

Capitolo secondo. 20 Marzo 2021. La fine (o forse no) Non nevica da diverse settimane. È difficile trovare un po’ di soddisfazione (quella che ti fa volare con la lingua di fuori). Una situazione frustrante. Poi, finalmente, eccola: bianca, intonsa, perfetta. L’eccitazione è alle stelle e l’unica cosa che conta è sciare. Senza pensare. Eppure, tutto intorno, i segnali sono evidenti. Basta osservare. Forrest e Lake non hanno l’airbag quel giorno. Sanno che stanno rischiando grosso. Inizia la discesa. E la valanga si stacca quasi subito.

Capitolo sesto. La montagna non sa che sei esperto Il video Aspects | Stories from avalanche terrain (disponibile su YouTube e sui profili social di Mammut) mette i brividi. Le action cam dei due skier sono rimaste accese durante tutto l’incidente. Si vede Forrest che cerca suo fratello e Lake sepolto dalla neve. In montagna ogni decisione sulla sicurezza conta, e questa storia ci insegna a non sottovalutare mai i rischi, anche quando si è molto esperti. Sottovalutare la sicurezza aumenta la probabilità di morire. Inoltre, come ha dimostrato Forrest, avere un’ottima formazione su come comportarsi in caso di incidente in montagna può salvare la vita. È fondamentale controllare le previsioni meteo, essere dotati di tutti i dispositivi di sicurezza (nel caso di scialpinismo e freeride: Artva, pala, sonda, zaino con airbag) controllare il territorio circostante, leggere le condizioni dell’ambiente nel quale ci troviamo e sapere come chiamare i soccorsi. A causa del cambiamento climatico sta diventando sempre più difficile fare previsioni affidabili sulle condizioni che troveremo durante un’uscita, e questo è dovuto sia all’aumento delle temperature, sia al verificarsi di eventi metereologici estremi e imprevedibili. Per questo occorre tenere presente che ciò che può essere considerato sicuro al mattino, potrebbe non esserlo più all'ora di pranzo. Infine, è importante assicurarsi di lasciare il giusto spazio tra i diversi sciatori: un maggiore peso sul manto nevoso aumenta la probabilità di provocare una valanga e, in caso di distaccamento, più persone resterebbero sepolte, qualora si trovassero molto vicine tra loro.

Capitolo terzo. Forrest È una questione di secondi. Lo sai. Forrest lo sa. Suo fratello non si vede. Mette subito l’Artva in modalità ricerca e chiama i soccorsi. E parla a Lake. Urla tutto il tempo, senza mai smettere. “Sto chiamando i soccorsi!”, “So che sei qui!”, “Lake ti tireremo fuori!”. Forrest trema, è terrorizzato. Ma non smette un secondo di parlare a suo fratello. “Ho trovato il segnale!”, “Siamo qui Lake!”. Forrest sa che suo fratello lo sente. Vuole fargli sapere quanto lo ama.

Capitolo quarto. Lake Lake è sepolto vivo. Pensa che sia finita. Piano piano si addormenta per la mancanza d’ossigeno. Ma ha la voce di suo fratello nella testa. “Siamo qui! Siamo qui! Ti salveremo!”. Quella voce gli dà speranza. Sente che stanno scavando sopra di lui, ma lentamente perde conoscenza. Quando lo tirano fuori però si muove ancora. Respira. La prima cosa che si ricorda è suo fratello Forrest chinato sopra di lui. C’era questa luce… Anche se non avrebbe saputo dire se fosse stata reale o meno. Subito dopo suo fratello inizia a toccarlo, e allora Lake realizza che non è un sogno.

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Sofiane Sehili Pedalare senza mai dormire. BY ANDREA BENESSO PHOTOS RUBÉN PLASENCIA & FIZIK

Sofiane Sehili è prima di tutto una persona sorridente, che trasmette passione e entusiasmo, ma è anche un atleta capace di vincere molte delle gare più dure del pianeta, come Silk Road, French Divide, Atlas Mountain Race o Italy Divide, arrivando secondo o terzo in molte altre. Qualche giorno fa Sofiane ha fatto visita alla sede di Miss Grape e abbiamo avuto l'occasione di fare una lunga chiacchierata ascoltando i suoi racconti. Sofiane, tutti parlano di te: chi sei e come hai iniziato con l'ultracyling? Sono un ultracyclist e vivo a Parigi. Dal 2010 ho percorso oltre 100.000km, visitando più di 40 paesi nei 5 continenti. La mia prima esperienza con le gare è stato il Great Divide: nel 2014 ho pedalato lungo il percorso Great Divide Mountain Bike negli Stati Uniti. Avevo sentito dire che ogni anno le persone si radunavano su questa traccia per pedalare senza sosta, giorno e notte, con il cronometro che non si fermava mai. Ovviamente pensavo fossero pazzi, ma l'idea di prendere parte a questa gara si è fatta strada in me. Due anni dopo, sono tornato lì per gareggiare e sono arrivato terzo. È stato molto più difficile di quanto immaginassi, ma mi sono appassionato e la mia carriera di ultracycling è iniziata.

veloce e mi permette di affrontare qualsiasi terreno. Ultimamente corro su percorsi più difficili, quindi sto pensando di aggiungere forse una sospensione anteriore per un maggiore comfort. Quando trascorri dalle 18 alle 20 ore al giorno in bicicletta, il comfort è velocità. Mi piace utilizzare una borsa full frame per sfruttare al meglio lo spazio offerto dal triangolo anteriore. È anche molto comodo per me perché mi piace usare una sacca per l'acqua per l'idratazione. Ho sempre una borsa per tubo orizzontale Node per batterie, cavi e caricabatterie. Uso poi due Bud per il cibo, perché quando pedalo mi piace avere il cibo a portata di mano. A seconda delle condizioni atmosferiche, utilizzo una borsa impermeabile Cluster 7 o Cluster 13. Per le avventure brevi nella stagione calda, uso quello più piccolo. Quando le temperature rischiano di scendere e ho bisogno di più attrezzatura, utilizzo la versione da 13 litri.

Qual è il set up della tua bici? Mi piace correre con una MTB hardtail e forcella rigida, con pneumatici 2.25. È leggera e

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Quello che mi aiuta moltissimo è la mia capacità di andare avanti senza (o con pochissimo) sonno. Ho un background nei viaggi e ho sviluppato l'abitudine di essere molto efficiente, piuttosto che andare veloce e poi riposarmi. È un'abilità che è sia un dono sia qualcosa che si acquisisce con tanto allenamento ed esperienza. La tua strategia di gara è unica. Quello che mi aiuta moltissimo è la mia capacità di andare avanti senza (o con pochissimo) sonno. Ho un background nei viaggi e ho sviluppato l'abitudine di essere molto efficiente, piuttosto che andare veloce e poi riposarmi. È un'abilità che è sia un dono sia qualcosa che si acquisisce con tanto allenamento ed esperienza.

to felice e vivo. Stai lavorando con Miss Grape per sviluppare o migliorare i prodotti, per renderli ancora più efficienti: quali sono le tue idee? Le borse Miss Grape sono già molto ben concepite ed è difficile trovare modi per migliorarle. Sono le borse più robuste che abbia mai usato, che, secondo me, è la qualità più importante quando le usi tanto quanto faccio io. Sono comunque riuscito a proporre alcune idee a Michele. Quello che mi piacerebbe vedere su una borsa da sella, ad esempio, è uno scomparto dedicato per il tracker. Le cose che sento che mi mancano e che potrebbero essere aggiunte alla gamma Miss Grape sono una piccola borsa a tracolla e una borsa compatta e leggera per trasportare la bicicletta sul treno.

Qual è la tua gara preferita? Silk Road è stata probabilmente la mia corsa preferita in assoluto, anche se è stata anche una delle, se non la più dura. Ho sofferto molto ma non mi sono mai chiesto cosa ci facessi qui. Il Kirghizistan è un posto così magnifico, ogni giorno continuavo ad essere stupito dal paesaggio. Sono molto orgoglioso di aver potuto vincere la gara e non vedo l'ora di riprovarci.

Perché secondo te la gente è così attratta dall'ultracyling e dalle avventure in bicicletta? Penso che come società abbiamo raggiunto un livello di comfort così alto che spesso ti senti come se ti stessi addormentando. Le cose sono sia molto complesse (tutte le scelte che dobbiamo fare quotidianamente) sia molto prevedibili. Quando ti iscrivi a una gara di ultracycling, rinunci a qualsiasi tipo di comfort e hai la possibilità di vedere dove sono i tuoi limiti. Ma scopri anche la vita più semplice, dove ci sono pochissime scelte da fare e un obiettivo dove concentrare tutte le tue energie. Non ci sono più domande senza senso. E per di più, non puoi prevedere cosa accadrà. È proprio l'esatto contrario della routine quotidiana che molte persone cercano di fuggire perché hanno bisogno di sentirsi vivi.

Stai lavorando a un nuovo progetto? L'anno prossimo cercherò di battere il record della traversata più veloce dell'Eurasia in bicicletta da Lisbona a Vladivostok. Il record attuale è di 64 giorni. Il viaggio più lungo che hai fatto? Nel 2017, ho guidato la mia bicicletta da casa mia a Parigi fino alla riva del Mar Cinese Meridionale. Un viaggio lungo 16.624 km attraverso 18 paesi nel corso di 88 giorni. Perché hai iniziato a pedalare così tardi? I motivi sono molti, ma quello che so è che se avessi iniziato prima, probabilmente sarei un professionista, ma forse non sarebbe una buona cosa a causa del mio carattere. Mi piace pedalare senza l'ossessione della performance e il ciclismo ultra è perfetto per me, mi fa scoprire luoghi e incontrare persone. È sulla bici che mi sen-

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Vanishing Lines A D O C U M E N TA RY BY PATAG O N I A TXT LUCA ALBRISI

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o sci e le montagne fanno parte della nostra cultura. E non solo della nostra cultura outdoor, ma della nostra cultura più trasversale e popolare. Basti pensare a quanto la “settimana bianca”, che si tratti di settimana sciistica o semplicemente vacanza in montagna d’inverno, sia parte del modo più comune di immaginare le ferie invernali. Molti di noi sono cresciuti durante i maggiori momenti di gloria di alcuni dei migliori atleti di sci alpino che l’Italia abbia potuto vantare, e questo ha certamente amplificato e consolidato un legame, se pur talvolta effimero, con il mondo dello sci e della montagna, da parte anche di coloro che la montagna la vivono per pochi giorni l’anno.

intensificato di fronte all’evidenza delle tangibili problematiche climatico/ambientali che stiamo vivendo. Vanishing Lines, nuovo documentario di Patagonia da poco prodotto in Europa e diffuso a livello globale, ha come scopo proprio quello di evidenziare la minaccia rappresentata da alcune nuove infrastrutture sciistiche pianificate in luoghi selvaggi delle Alpi Austriache. In particolare il progetto relativo all’ambiente di ghiacciaio del Pitztal/Ötztal che mira a costituire il più grande resort sciistico su ghiacciaio d’Europa i cui lavori, come spiega Benjamin Stern (Austrian Alpine Club Spatial Planning & Nature Conservation) comporterebbero la trasformazione irreversibile di un ambiente di alta montagna.

Va da se che l’aspetto più impiantistico della montagna ha sempre fatto parte del nostro immaginario e di ciò che ci aspettiamo di trovare in un ambiente alpino. Visti questi presupposti non stupisce quindi che la tematica riguardante l’espansione impiantistica sia una delle più sentite e discusse a livello nazionale per quanto riguarda il delicato equilibrio tra lo sviluppo e la tutela delle aree alpine. E sono anche consapevole, per esperienza, di quanto sia difficile affrontare tale tematica a causa non solo della sua complessità tecnica ma anche a causa dei molteplici punti di vista che possono, e devono, essere tenuti in considerazione.

Questo basterebbe a far sorgere dubbi concreti in merito a un progetto di questo genere (così come di molti altri), se inoltre consideriamo che le Alpi rappresentano le zone di alta quota più sviluppate e antropizzate al mondo e che, a causa del cambiamento climatico, i ghiacciai saranno praticamente scomparsi entro il 2050, viene dunque da chiedersi quale sia il senso, oltre che etico anche economico, di progetti di questo tipo. Considerando il lato naturalistico i ghiacciai, di fatto, come testimonia la dottoressa Birgit Sattler, ricercatrice del dipartimento di limnologia dell’Università di Innsbruck, rappresentano ambienti unici e dall’enorme valore ambientale la cui acqua proveniente dallo scioglimento di 1mm di ghiaccio/neve può contenere milioni di vite con uno specifico ruolo per l’equilibrio dell’ecosistema circostante e non solo. E sono due i fattori principali che minano questo equilibrio: uno è il surriscaldamento globale e l’altro è proprio l’inarrestabile opera dell’uomo che cerca

Scenari culturali ed economici simili al nostro, se pur con alcune differenze, sono presenti nei diversi paesi europei che condividono la particolarità di avere l’arco alpino all’interno dei propri confini. Nella maggior parte di questi stati europei ormai da anni è particolarmente acceso il dibattito relativo alla reale sostenibilità, sia ambientale che economica, di sistemi legati agli impianti sciistici, dibattito che, per fortuna, si è

Le Alpi rappresentano le zone di alta quota più sviluppate e antropizzate al mondo e, a causa del cambiamento climatico, i ghiacciai saranno praticamente scomparsi entro il 2050, viene dunque da chiedersi quale sia il senso, oltre che etico anche economico, di progetti di questo tipo.

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di sfruttare tali spazi per fini turistici. Quindi, entrambe le cause che mettono a rischio questi spazi di alta montagna sono, tristemente, di origine antropica. Sarebbe allora necessario per la salvaguardia dei ghiacciai, aggiunge la dottoressa Sattler, iniziare a prospettare una tipologia di turismo che possa essere realmente in sinergia con gli spazi alpini piuttosto che considerare questi ultimi come semplice risorsa economica. Certo, a mio parere, nel panorama di greenwashing generalizzato come quello in cui stiamo vivendo, risulta sempre più complicato riuscire a individuare progetti di turismo (e sviluppo) sostenibile reali. Proprio per questo sono convinto sia necessaria una sempre maggior informazione e diffusione di cultura outdoor/sostenibile per far crescere una reale consapevolezza nel singolo che possa poi riflettersi nelle scelte politiche e di mercato che esercita ogni giorno.

zione, dunque, deve rappresentare uno step fondamentale per chiunque abbia a cuore tali spazi e il loro valore intrinseco perché il vero problema, come fa notare il dottor Gerd Estermann (chimico e fondatore di Citizens’ Initiative Feldring) sta nel fatto che a livello politico il business ha sempre avuto forti lobby dalla sua parte mentre l’ambiente non ne ha mai avuta alcuna. Almeno fino ad ora. E questo credo sia uno dei cardini principali su cui è necessario far ruotare la parte più attivista del mondo outdoor, cercando di creare sempre più informazione riguardo a progetti simili a quello preso in esame in Vanishing Lines ma dai quali siamo letteralmente circondati anche sul nostro versante delle Alpi. È sostanziale capire qual è veramente la posta in gioco su cui si sta perpetuando un sistema sempre più insostenibile sia da un punto di vista ambientale che economico.

È innegabile che come outdoorer legati al mondo della neve viviamo nella contraddizione di essere ciò che siamo anche grazie agli impianti e al ruolo che essi hanno avuto nel nostro processo di apprendimento di queste discipline, come sottolineano anche Lena Stoffel e Mitch Tölderer, rispettivamente skier e snowboarder. Ma la differenza che possiamo fare sta proprio nel chiederci fino a che punto abbia senso proseguire con politiche di sviluppo di questo genere e non aver timore di “esprimere dissenso verso la continua espansione delle stazioni sciistiche (a favore) della conservazione dei nostri ultimi paesaggi montani naturali rimasti” dice Mitch. Questo anche per garantire ai nostri figli di poter ancora godere di spazi naturali incontaminati che saranno, comunque, profondamente diversi da come abbiamo potuto viverli noi.

E ricalcando quanto aggiunto dal dottor Estermann, pensare che qualunque cosa facciamo non possa comunque fare la differenza non è utile a nessuno, perché se ogni singola persona interessata a queste tematiche si unisse in qualche modo a un’associazione o a un gruppo di attivisti le dinamiche cambierebbero completamente e si potrebbe davvero fare la differenza raggiungendo obiettivi inimmaginabili. Come dicevo, sono convinto che lo sci e le montagne facciano profondamente parte della nostra cultura. Ma ancora di più sono convinto che sia giunto il momento di mutare questa cultura, ricostruendola dal basso, in modo che possa portarci verso una nuova interpretazione degli spazi alpini che possa essere rispettosa dell’indispensabile ricchezza naturale che questi rappresentano.

Il passaggio dalla presa di consapevolezza all’a-

Se ogni singola persona interessata a queste tematiche si unisse in qualche modo a un’associazione o a un gruppo di attivisti le dinamiche cambierebbero completamente e si potrebbe davvero fare la differenza raggiungendo obiettivi inimmaginabili.

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Across Emptiness A D O C U M E N TA RY BY LU CA A L B R I S I TEXT ELISA BESSEGA

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Spoiler: in questo documentario è presente una quantità notevole di baffi. Poche curve in fresca e nessuno slow motion. In poche parole poco snow porn e molto real punk su crosta. L’outdoor messo in scena ricreando le condizioni perfette per filmare trick memorabili ci piace, ma, diciamocelo, la realtà va ben oltre i colori saturati e le discese impressionanti. In una traversata di più giorni, soprattutto se organizzata in un periodo storico così incerto, la sfida è arrangiarsi bene con quello che si trova, e noi spesso abbiamo trovato crosta, ma anche un’esperienza intensa che vale la pena di essere condivisa. La verità è che non andiamo in montagna solo per la polvere, e soprattutto, della montagna c’è molto altro da dire. Across Emptiness racconta un viaggio reale tra le cime delle Dolomiti di Fassa e Gardena, attraverso i due vuoti della modernità alpina: lo spazio naturale e incontaminato delle valli meno servite (un vuoto solo apparente, perché pieno di vita e di potenzialità di esplorazione) e lo spazio artificiale, quello degli affollatissimi impianti di risalita rimasti vuoti durante la pandemia. Due ambienti opposti che spesso convivono a distanza di pochi chilometri, entrambi estremamente familiari eppure difficilmente concepibili come parte di un’unica realtà; Luca Albrisi, splitboarder, regista e filmmaker, ha approfittato delle particolari condizioni dell’inverno 2021 per provare a superare questa dicotomia, osservando quei territori con gli occhi di chi usa le pelli per attraversarli entrambi.

sentiamo esattamente così: come animali selvatici che trovano nuovi modi per sfruttare spazi antropici in disuso. La neve intonsa sulle piste, solitamente rigate dal passaggio di migliaia di sciatori, oggi registrerà solo la nostra traccia. Dopo aver ricamato qualche zeta verso la cima, Luca e i soci si inseguono tra i piloni e i cannoni sparaneve a riposo, intrecciano curve armoniche intersecando l’ombra retta dei cavi spogli e disegnano forme piene di vita lì dove c’erano solo i segni di una stagione mancata. Osservo la scena surreale dalla scaletta di servizio di un pilone e provo a trasformarla in immagine. Solo 24 ore prima ci trovavamo in tutt’altro ambiente, a cavalcioni della forcella che divide il versante nord della Marmolada dalla selvaggia Val Contrin, lo sguardo rivolto a sud, alla ricerca della linea più sicura per superare le balze rocciose sotto di noi, pronti a immergerci in un anfiteatro crostoso e privo di impronte umane. Il contrasto mi fa dubitare di essere in viaggio da soli due giorni.

Il viaggio comincia alle pendici della Regina delle Dolomiti, una delle cime più ambite per i turisti di tutto il mondo. Mi sono unita al gruppo con la scusa di scattare qualche foto, ma il vero motivo per cui mi trovo lì è che le domande da cui nasce Across me le sono sempre poste anche io: che ne è di un luogo quando viene meno la funzione per cui è stato creato? Nell’era in cui interi territori alpini sopravvivono grazie alla monocultura dello sci, e col fantasma del cambiamento climatico alle porte, cosa resterà quando “non ci sarà più nulla da vendere”?

L’idea originale di Across risale a quattro anni fa, il Covid al tempo non era in programma e quel “vuoto artificiale” degli impianti deserti avrebbe dovuto essere un “pieno”. L’itinerario era stato pensato come occasione per raccontare la coesistenza di aree montane altamente antropizzate (spesso saturate da una presenza turistica fuori controllo) e ambienti selvaggi, nella speranza che mostrarne contrasti e connessioni portasse a percepirle come facce di un’unica realtà da gestire nel suo insieme. La pandemia rischiava di mandare a monte il progetto, ma ha solo reso più evidenti certe dinamiche: quando un territorio affida le proprie possibilità di sviluppo al solo mezzo turistico, mette in atto una serie di meccanismi irreversibili che arrivano a svuotarlo di senso.

Queste riflessioni si arricchiscono di nuove sfumature durante il secondo giorno di traversata, quando ci svegliamo con i sacchi a pelo gonfi di umidità e ricoperti da un sottile strato di neve. Abbiamo passato la notte accampati sotto al porticato della stazione a valle di una funivia che, come tutte le altre, per quell’anno resterà chiusa. Durante il lockdown si diceva che la natura si stesse riappropriando dei propri spazi, e noi quella mattina ci

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È il destino dei nonluoghi, quegli spazi standard creati ad hoc per rispondere a esigenze univoche. Sono nonluoghi i centri commerciali, gli aeroporti, gli autogrill, i franchising e per un certo verso, ne siamo stati testimoni, anche i comprensori sciistici. Sono spazi uguali tra loro anche quando si trovano a centinaia di chilometri di distanza, sono legati solo in minima parte alla cultura e alle peculiarità del territorio che li ospita perché servono una funzione unica di tipo commerciale, sebbene siano frequentati da migliaia di individui, non danno vita a comunità reali, tutti sono di passaggio e i più si incrociano senza mai incontrarsi. Quello che caratterizza un non luogo è che, se viene meno quella funzione per cui è nato, non ha più senso di esistere.

Dicevo, qui vivono tutti di montagna eppure sentono la paura di rimanerne senza. Non senza lavoro, ma senza spazi liberi dalle regole di un outdoor che assomiglia sempre più a intrattenimento controllato, ovunque uguale a sé stesso. Senza una natura che faccia sentire a casa per davvero. Senza luoghi reali dove ritrovare un po' di lentezza e autenticità, e un collegamento con un'essenza più profonda della mera caratteristica di “consumatori” con cui troppo spesso veniamo identificati. Mi rendo conto che dietro a ogni accento ecologista di queste riflessioni, si nasconde in realtà il bisogno egoistico di trovare nella wilderness una via di fuga e di ristoro, o anche di semplice intrattenimento. La dicotomia naturale/artificiale è solo apparente e il problema della presenza antropica di massa in quota non riguarda più i soli versanti occupati dagli impianti; è tutto collegato, non si può parlare di salvaguardia dell’ambiente alpino senza considerare le esigenze di sviluppo delle terre alte, e viceversa.

Un aeroporto, senza possibilità di viaggiare, resta un enorme capannone non utilizzabile. Una montagna satura di impianti perde la sua identità originaria, e tolto lo sci da discesa non ha più niente da offrire, né al turista né alle comunità che vi sono radicate. Come la riviera d’inverno. Across Emptiness vuole raccontare proprio questo, non il vuoto lasciato dai ghiacciai in ritirata, ma quello delle valli con gli impianti chiusi, che rende evidente cosa resta se si toglie quel cardine su cui si sostengono. Non lo fa in tono giudicante, ma con le parole di chi vive di montagna e ama profondamente il territorio che attraversa; ti accompagna attraverso la bellezza delle vette dolomitiche, ma solo per mostrarti che sono molto più che una serie di guglie da cartolina e che dietro a ogni cima c’è una valle fatta di persone.

Annoiati e oppressi dall’ambiente artificiale ci rivolgiamo al mondo della fresca alla ricerca di solitudine e autenticità, in un certo senso voltiamo le spalle al conflitto sperando di trovare nell’isolamento una personale soluzione. Dimentichiamo, però, che come noi migliaia di altri amanti della montagna vogliono fare lo stesso, e il mercato è già pronto a soddisfare questa nuova domanda. Basti pensare non solo al boom dello scialpinismo negli ultimi anni, ma anche all’industria dell’eliski e del cat skiing in rapida crescita, o al fatto che sempre più comprensori aprano interi nuovi settori per il freeride. Continueremo a ricopiare gli stessi paradigmi, trasformando in svago controllato tutto ciò che ancora non lo è?

Discutiamo di questi argomenti mentre scaldiamo la cena nel jet-boil con le gambe già nel sacco a pelo. Il bello di girare con questa banda di tatuati baffuti e poco raccomandabili è che nessuno si prende mai troppo sul serio, e quando il discorso assume toni troppo aulici ne arriva sempre uno a sparare qualche stronzata. Il regista per decenza ha tagliato i dialoghi più coloriti, ma non c’è comunque il rischio di scadere in un composto ambientalismo da salotto. Anche perché tutti coloro che hanno preso parte a questo documentario si guadagnano da vivere grazie alla montagna e alle attività outdoor. C’è chi fa la Guida Alpina, chi il maestro di snowboard, chi fotografa montagne per professione e chi distribuisce articoli sportivi. (Tranne Silvia, l’autrice della colonna sonora. Lei di mestiere fa la compositrice, ma è forse legata alla montagna più di tutti perché è nata e vive in uno dei piccoli paesi che abbiamo attraversato).

Across suggerisce che ci vuole il coraggio di attivarsi per affrontare la complessità della crisi, e di farlo non solo come singoli ma come comunità montana e outdoor. Prendere atto che dovremo accettare la presenza di una certa economia ma senza espanderla, imparare a contenerla e a cercare vie alternative in accordo con le sfumature e le peculiarità di ogni territorio, senza arroccarsi sul sì o no: come il documentario, che comincia in bianco e nero, ma si chiude con una sciata liberatoria su un tramonto pieno di tonalità diverse. Take action with The Outdoor Manifesto www.theoutdoormanifesto.org

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Una sfida più alta del Bianco BY I L A R I A C H I AV I C C I

Klaus ed Hervé Barmasse insieme sui 4000. Tudor Laurini, in arte Klaus, ha realizzato uno dei suoi sogni di bambino insieme ad una guida d’eccezione. È salito sul Monte Bianco insieme a Hervé Barmasse, ma ci è salito per un motivo. Tudor Laurini è un content creator, ovvero una figura che produce contenuti per i social, principalmente YouTube e Instagram, dove lo trovate sotto il nickname di Klaus. La passione per i video lo ha portato a fare questo di lavoro ma, nella sua vita, c’è una passione ancora più ancestrale, quella per la montagna. Ecco cosa ci faceva in cima al Monte Bianco insieme a Hervé Barmasse, stava producendo contenuti per i suoi canali e, al contempo, realizzando uno dei suoi più grandi desideri, quello di scalare i 4809 metri d’altitudine del Bianco: “Lo sognavo da almeno 10 anni”. Considerando che ne ha 24 possiamo dire che lo ha desiderato per la maggior parte del tempo nella sua vita adulta.

avevano impressionato. Se era così divertente sciare, figuriamoci scalare!” Ecco che, lo scorso settembre, con equipaggiamento video e con Hervé Barmasse, Tudor è riuscito nella sua impresa-sogno, sostenuto da Flowe, company bancaria che ha fatto della sostenibilità, ambientale e sociale, il suo core business. Il lavoro di Tudor/Klaus infatti è questo: creare contenuti che abbiano un valore informativo o di entertainment e che possano, allo stesso tempo, veicolare valori e interessi di un’azienda o di un committente. In questo caso la sfida, oltre all’ascensione in sé e per sé, è quella di generare video volti a promuovere una cultura della montagna e della vita outdoor rispettosa dell’ambiente. Si può fare alpinismo in molti modi, e Klaus ha scelto, insieme e grazie alla guida di Hervé, di raccontarne uno puro, dove non si lascia traccia del proprio passaggio e dove una vetta non si conquista, ma ci si arriva.

“Me ne parlò per la prima volta una collega di mio padre, fu lei ad insegnarmi a sciare, cosa per me all’epoca incredibile, e i suoi racconti di come la cosa più bella che avesse fatto in montagna fosse stato scalare il Monte Bianco mi

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Me ne parlò per la prima volta una collega di mio padre, fu lei ad insegnarmi a sciare, cosa per me all’epoca incredibile, e i suoi racconti di come la cosa più bella che avesse fatto in montagna fosse stato scalare il Monte Bianco mi avevano impressionato. Se era così divertente sciare, figuriamoci scalare! Qual è stato l’aspetto più avvincente di questa impresa? Diciamo che la sfida è stata duplice: salire sul Bianco di per sé, ma anche realizzare il video, perché abbiamo beccato una giornata tremenda e non funzionava niente là in cima. C’erano nuvole, freddo e vento oltre i 50km/h, non erano esattamente le premesse migliori per fare un documentario. Filmare in quelle condizioni significa fare il doppio della fatica.

il monte Tachil, poi il Maudit e infine siamo arrivati sul Bianco. La difficoltà è che tu parti da lì e fai la prima cima, che è il Tachil, che è ripidissima e quando arrivi in vetta, credimi, è difficile pensare di doverne fare altre due. Infatti, una volta lì, mi hanno raccontato che una volta che si sale sul Tachil, che è quello più difficile, il resto è lungo, ma la parte peggiore è passata. Hervé per incoraggiarmi continuava a ripetermi che eravamo a buon punto, eravamo a un quarto praticamente.

Quanto ti eri allenato? Sinceramente? Non tantissimo a livello fisico, anche se sono ormai 4 anni che faccio scialpinismo, però ero pronto di testa. Sono tanti anni che ce l’ho lì come obiettivo, lo avrei dovuto fare l’anno scorso, ma il giorno in cui sarei dovuto partire per la montagna è stato il giorno in cui hanno chiuso Milano, e non sono più partito. Avrei dovuto iniziare in quel momento l’allenamento che mi avrebbe dovuto portare sul Bianco a giugno. Non ho fatto alpinismo, ma nel frattempo ho chiuso altri progetti belli e altrettanto impegnativi, come quello di andare da Venezia a Cortina in bici: da 0 a 3000 metri sopra il livello del mare, l’ultimo pezzo per arrivare ai 3000 l’ho fatto con le pelli.

E una volta arrivati in cima? Siamo stati in vetta forse 4 minuti. Siamo riusciti a filmare giusto per pochi minuti, perché Hervé non voleva che ci raffreddassimo. Del ritorno, poi, non c’è nessun video perché eravamo tutti distrutti. Mi sentivo le ginocchia pesantissime e per scendere dal Tachil eravamo in cordata doppia, è stata una sofferenza continua. Stai già pensando alla prossima impresa? La prossima cosa che proverò a fare con Hervé sarà l’ascensione del Cervino. Con lui e con il CAI abbiamo questo progetto che si chiama We Club: l’obiettivo è quello di riscoprire le montagne italiane, ma anche tutte le varie discipline che si possono fare in montagna, quindi scialpinismo, arrampicata su ghiaccio, arrampicata, hiking, tutte cose che di base non so fare e che quindi per me sono delle sfide attraverso le quali spero di avvicinare il mio pubblico all’ambiente alpino.

Quindi? Com’è andata? Durissima, ma è stata un’esperienza pazzesca. Soprattutto perché noi abbiamo fatto la via dei tre Monti Bianchi: siamo partiti dal Cosmique, che è il rifugio che sta dalla parte di Chamonix, poi abbiamo salito e disceso

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Hervé è un puro che scala in stile alpino. Per noi, per dire, ha scelto la via più difficile, la via classica: tante spedizioni per il Bianco partono dai rifugi più vicini. Io l’ho scoperto solo una volta lì e in un primo momento ho rosicato tantissimo, poi però ho capito che era giusto così, salire attraverso la via completa, anche se più complicata. Come ti sei trovato con lo stile di Hervé? Hervé è un puro che scala in stile alpino. Per noi, per dire, ha scelto la via più difficile, la via classica: tante spedizioni per il Bianco partono dai rifugi più vicini. Io l’ho scoperto solo una volta lì e in un primo momento ho rosicato tantissimo, poi però ho capito che era giusto così, salire attraverso la via completa, anche se più complicata. Non ti nascondo che adesso vorrei riprovare a farlo in maniera ancora più pura, quindi partendo dal mare. Come ho fatto da 0 a 3000 vorrei fare da 0 a 4000.

Tornando più su quello che è il tuo forte: quale futuro vedi per la content creation legata al mondo della montagna? Secondo me stiamo già andando verso un momento positivo rispetto a questo tipo di contenuti. Io ho iniziato a fare video sulla montagna 5/6 anni fa in un momento in cui non andava così tanto di moda. Con altri contenuti più pop arrivavo a 2 o 300mila visualizzazioni e poi con questi, che mi richiedevano molto più tempo e soldi, sia per registrarli che per l’editing, un decimo delle views rispetto agli altri, ma ho continuato a farli per passione. Così ho scoperto il telemark e lo scialpinismo, raccontandoli su YouTube con sfumature pop e hanno iniziato ad andare sempre meglio. Ad oggi si è creata una bella community di creator legata alla montagna, uno che mi piace un sacco e che ammiro, per esempio, è Omero (@omeromartinello), che racconta la montagna ponendo l’accento soprattutto sul rispetto per la natura. Durante il prossimo Trento Film Festival, io ed Hervé, lanceremo un’edizione per il digital dove ci sarà la possibilità, per i content creator, di uploadare i propri contenuti.

Hai visto la foto pubblicata da Nirmal Purja della coda per salire sull’Everest? Ormai l’Everest è diventata una vetta che tutti vogliono fare per un discorso di ego, perché alla fine è solo una questione di soldi: paghi, ti portano al campo base e poi sali in corda fissa. Il problema è l’impatto ambientale di tutto questo. Da quando conosco Hervé mi sono iniziato a documentare su questo aspetto e ho scoperto come la maggior parte degli alpinisti realizzi le proprie imprese grazie soprattutto alla tecnologia diffondendo un’idea distorta del raggiungere la vetta: la foto scattata da Nirmal sull’Everest è l’esempio lampante di come si sia commercializzata la questione dell’alpinismo.

L’impresa è fondamentale secondo te in questo tipo di narrazione? Per me più che altro sono importanti l’obiettivo e il percorso da fare per arrivarci, l’impresa fine a sé stessa non ha senso per me.

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Paolo Marazzi Baffi, Patagonia e resilienza BY CAMILLA PIZZINI

Lo vedo arrivare su un furgone bianco, sorride e mi dice: “C’è vento e nuvole basse, andiamo o ci spostiamo?” “Per me non è un problema, per te?”, guarda le montagne e risponde “Direi proprio di no!”. Inizia così la mia giornata con Paolo Marazzi, all’insegna di sci, neve appena caduta, nuvole e tanto vento. Oltre ad essere Guida Alpina, è parte dei Ragni di Lecco e del team di atleti di Alba Optics, Black Diamond, Scarpa e Arc’teryx. Se dovessi descriverlo in tre parole vi direi: baffi, Patagonia e resilienza. Mi sembra di aver capito che l’outdoor, la montagna e l’alpinismo siano di famiglia, o sbaglio? No, non sbagli. Mio nonno paterno Piero, che è morto pochi anni prima che nascessi, era un alpinista nel senso più profondo del termine. Andava in montagna perché non poteva farne a meno, quasi per un senso di bisogno. Grazie a lui anche mio padre e mio zio hanno ereditato la passione per la montagna e si sono concentrati sullo sci, senza scalare. Per intenderci, per il diciottesimo compleanno di mio padre mio nonno gli ha chiesto di scegliere tra la macchina e la settimana bianca e lui ha preferito sciare. Di conseguenza, anche io e i miei fratelli abbiamo imparato ad amare la montagna. La prima volta che ho scalato avevo 4 anni e la prima stagione in Val di Mello l’ho fatta a 16 anni. Amavo stare a contatto con la montagna più che andare in discoteca con i miei coetanei. Non sono mai stato forzato a fare sport, è sempre stata una mia scelta, anche se essere circondato da persone che amano la montagna ha influenzato la curiosità verso quel mondo. Uno dei più bei regali di Natale di

mio padre è stato una guida per la Patagonia, nella speranza che mi fosse utile. Lo è stata davvero perché in Patagonia ci sono stato già 6 volte. A proposito di Patagonia, è programmata una partenza per il 7 gennaio, puoi dirci cosa andrai a fare? Hai delle preoccupazioni? Metterete in atto nuove tecniche per attraversare il ghiacciaio? Non posso dire di preciso cosa farò. Ora come ora non c’è nulla che mi preoccupa. Magari quando sarò là non me la sentirò e tornerò indietro, ma se dovessi avere già ora delle preoccupazioni probabilmente non dovrei neppure partire. Secondo me la cosa che rende un alpinista tale è saper rinunciare quando non si sente pronto. Vogliamo attraversare un ghiacciaio non classico, dove il metodo più veloce per arrivarci è utilizzare una vela come traino per arrivare all’attacco della via. Avremo con noi circa 100kg di attrezzatura, corde, ferri e cibo sulle slitte. Non sono certamente pochi, ma costituiscono l’essenziale per una spedizione di questo tipo, in cui il superfluo va eliminato.

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L’alpinismo è attesa: cosa leggi di solito? Ci consigli dei libri? Hai mai dovuto lasciare qualcosa indietro perché non c’era più spazio? Solitamente non leggo moltissimo, mi ritaglio un momento la mattina per leggere qualche giornale e tenermi informato sull’attualità. È durante le spedizioni che mi concedo il piacere di leggere nelle lunghe attese che regala l’alpinismo. Non leggo molti libri sulla montagna, anche se ho in testa qualche titolo interessante su alpinismo e arrampicata. I due libri che mi sento di consigliare sono “Ribelli!” di P.Cacucci e “Spero che servano birra all’inferno” di M.Tucker. Sono una persona che i libri ama viverseli, sottolinearli, rileggerli e l’aspetto materiale spesso si fonde con quello simbolico. Infatti, durante il primo viaggio in Patagonia, avevo portato con me dei libri e al ritorno sono stato costretto a bruciarli perché pesavano troppo. È stato un momento bruttissimo e bruciando la parte materiale ho perso anche un po’ di ciò che il libro mi aveva trasmesso. Ora, per fortuna, ho imparato a usare il Kindle, che mi evita pesi eccessivi e la sofferenza di dovermi disfare di una cosa preziosa come un libro.

Come è nata l’idea di Milano Adventure? Credi che negli ultimi tempi ci sia una crescita di interesse verso il mondo outdoor? Milano Adventure è una creazione mia e di Matteo Bernasconi, che purtroppo non è più in vita. Io e Matteo frequentavamo la stessa palestra di arrampicata e nel tempo abbiamo pensato di creare un gruppo di Guide Alpine che lavorassero con prezzi e modalità fattibili per le persone. Abbiamo in primis scelto il nome del progetto, poi l’idea di lavoro di gruppo che man mano le persone hanno iniziato a conoscere ed apprezzare. Sicuramente il Covid ha “favorito” l’interesse verso il mondo outdoor, soprattutto di chi lo sfrutta come valvola di sfogo dai ritmi cittadini, e quindi siamo cresciuti sempre di più. Organizzate anche Safety Camp, è veramente così fondamentale la sicurezza in montagna? Organizzando Safety Camp cerchiamo per quanto possibile di sensibilizzare le persone a muoversi in modo sicuro in montagna. Agire in sicurezza è d’obbligo, perché purtroppo gli incidenti e le valanghe sono molto frequenti. Cercare di mitigare il rischio è fattibile. Imparare a leggere un bollettino, capire quando bisogna rinunciare e saper usare bene il manuale di autosoccorso non costa troppo impegno e spesso ti può salvare la vita.

Hai vari brand che ti supportano nel tuo percorso, ci sono degli oggetti senza cui non puoi partire per uno dei tuoi viaggi? Il supporto maggiore arriva dai Ragni di Lecco, da Alba Optics, Black Diamond, Scarpa e Arc'teryx. Fortunatamente sono coperto dalla testa ai piedi. Indubbiamente gli occhiali sono un elemento importante nell’alpinismo e Alba Optics, un brand a conduzione familiare, è molto disponibile e aperto alla comunicazione con gli atleti. A loro ho chiesto un occhiale personalizzato, con delle lenti con protezione 4 con nasello e paraocchi, che non avevano mai montato prima perché sono utili solo a chi scala in ghiacciaio. Da questo ho capito che non solo sono un’azienda in grado di venire incontro alle esigenze del cliente e con cui poter parlare la stessa lingua, ma anche un marchio pronto a progettare insieme un prodotto migliore.

Sul tuo van troviamo un adesivo con la scritta “Home is where you park it”. Se non fossi Guida saresti comunque così tanto in giro? Lo userei ancora di più, perché se non fossi Guida sarei sempre in giro a scalare. Il van è come un hotel, ma con il pregio di poterti fermare ovunque tu voglia. Hai già programmato qualcosa dopo la Patagonia? Per il futuro prossimo non ho piani certi. Sicuramente cercherò di chiudere un 8b su plastica in palestra e vorrò tornare a scalare perché in Patagonia non ne avrò la possibilità. Vorrei stare con la mia dolce metà e tornare in Val di Mello, magari pensando a un progetto per salvaguardarla. Ti vedremo mai senza baffi? No, non penso li taglierò mai. Sono un mio tratto distintivo.

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If walls used tinder A Greenland adventure by Matteo Della Bordella, Silvan Schüpbach and Symon Welfringer BY I L A R I A C H I AVAC C I

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Nel raccontarci della sua ultima impresa, Matteo Della Bordella ci ha spiegato come nascono i grandi progetti alpinistici. L’ultima parete che gli ha fatto battere il cuore è stata quella di Siren Tower, in Groenlandia: ecco com’è andata. Matteo della Bordella, classe 1984, è uno degli alpinisti italiani più forti: è il presidente dei mitici Ragni di Lecco e sta collezionando imprese epiche una via l’altra. L’ultima in ordine temporale è diventata materiale per un documentario, sponsorizzato da Vibram, che porta la firma di Fulvio Mariani: Greenland - An adventure by Matteo Della Bordella, Silvan Schüpbach and Symon Welfringer. Quello che i tre alpinisti hanno portato a termine è stato un viaggio epico attraverso una delle regioni più remote al mondo, quella del Mythics Cirque in Groenlandia, attraversata in kayak, tra iceberg e correnti oceaniche, per arrivare al cospetto della parete obiettivo: la Siren Tower.

venire voglia di prendere una canoa e partire in esplorazione, anche se il percorso di Matteo, Silvan e Symon è stato tutto tranne che un gioco da ragazzi. “Tra andata e ritorno abbiamo pagaiato per 350 chilometri, ma ne è valsa la pena. Avevo già fatto altre spedizioni dove ho combinato kayak e arrampicata e devo dire che questo rende il viaggio, l’esplorazione, più completa: è un’avventura in piena regola. La parete rimane comunque il piatto forte, e in questo caso devo dire che è stata una gran bella scalata, però aggiungere un avvicinamento così ti fa veramente godere il viaggio: ti senti libero. Esplori un territorio, te lo guadagni a poco a poco. Non è la situazione per cui dici vado, scalo e torno a casa: ti vivi l’impresa in maniera molto intensa e per me è questo l’importante. Avventure come questa rispecchiano molto il modo di vedere l’alpinismo in generale.”

Matteo lo incontro al Vibram Connection Lab la sera della presentazione del corto, che per 25 minuti ci ha trasportati nel paesaggio incredibile e artico della Groenlandia: frame che fanno

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Il mondo dell’alpinismo oggi sembra un pò essere polarizzato: da una parte ci sono le imprese iperboliche, il record, dall’altra il concetto più puro di un approccio alla montagna etico e il meno invasivo possibile. Cosa ne pensi? Per me più tecnologia tu usi e meno vale la tua impresa. Se inizi ad avvalerti di elicotteri, a spostarti di qua e di là, se ogni giorno sei collegato e ti fai portare il materiale da altri, se usi le corde fisse e hai equipaggiamento di ogni tipo, allora per me viene meno lo spirito dell’alpinismo, dell’esplorazione, dell’avventura. Di conseguenza tutto quello che fai, per spettacolare che sia, perde di valore.

pareti di misto, che mi piacciono, per carità, ma le pareti di roccia sono più fighe. Poi ogni esperienza è a sé: nei miei viaggi ho provato diversi tipi di parete: qua in Groenlandia era un tipo di viaggio e di parete, a Bhãgãrathã, in India, si era invece trattato di tutto un altro tipo di spedizione: la cosa fondamentale per me è che ci sia qualcosa che mi colpisca. Le pareti che per me sono un match sicuro sono aguzze, difficili e possibilmente mai scalate da nessuno. Poi mi piace sempre aggiungere qualche elemento in grado di rendere la scalata non facile. In Patagonia il coefficiente di difficoltà è dato dalle condizioni meteo, ma anche la quota può essere un elemento: in India scalavamo a 6000 metri d’altitudine, che non è la stessa cosa che scalare al livello del mare. In Groenlandia invece c'erano tutte le incognite legate al viaggio: all’esplorazione e alla parete stessa, perché praticamente non avevamo informazioni su niente. Il viaggio per arrivare ai piedi della Siren Tower non era affatto scontato e, in più, sulla parete non avevamo alcun tipo di informazione.

Il vostro viaggio in Groenlandia, da questo punto di vista, è stato abbastanza “puro”. A noi piaceva l’idea di partire da Tasiilaq, l’ultimo paese più vicino al Mythics Cirque, e da lì arrivare al cospetto della Siren Tower cavandocela con le nostre forze, caricando tutto su i nostri kayak. Non è uno stile che abbiamo inventato noi, in passato altri lo hanno fatto. Io per la prima volta ne sentii parlare da Stefan Glowacz, che addirittura lo faceva 20, 30 anni fa, e da allora ne sono rimasto affascinato. Leggevo i suoi libri e mi immaginavo delle situazioni alla Zanna Bianca, dove tu vivi un’avventura completa, non solo una scalata. Per fortuna noi non abbiamo avuto chissà che imprevisti, ma la dimensione del viaggio e dell’esplorazione in questa impresa c’è tutta.

Momenti critici ce ne sono stati? Sulla scalata, in realtà. Anche se questa spedizione coinvolgeva diversi aspetti, la parte più impegnativa è stata quella, perché la linea non era evidente e in più era difficile. Siamo saliti lentamente, per alcuni giorni solo di 100-120 metri al giorno: Silvan ha avuto male al braccio come conseguenza del kayak, mentre io e Symon eravamo belli stanchi e abbiamo fatto diversi voli. Il quarto giorno eravamo veramente indecisi su cosa fare, ci si erano anche bucati 2 dei 3 portaledge su cui dormivamo. Abbiamo tenuto duro e il quarto giorno, per fortuna, abbiamo superato quella che era la parte più difficile, poi il quinto giorno la parete era un po’ più facile, quindi siamo arrivati in cima, e la discesa l’abbiamo fatta il sesto giorno.

Io mi sono sempre chiesta: come si sceglie un’impresa? C’è una parete che ti chiama, o ti metti lì a pensare a quale potrebbe essere il tuo prossimo step? Prendi il mappamondo, lo giri e punti a caso. Potresti fare anche così, però la realtà è che alla fine, come sempre, tutto nasce da una foto, da un’immagine. Se guardo 10 foto, di 10 montagne diverse, magari 9 non mi dicono niente e poi 1 è un colpo di fulmine: la vedo e penso che la voglio scalare. Il desiderio, l’istinto di voler scalare una montagna è la prima cosa: solitamente, per me, accade con montagne dalla forma slanciata, aguzza, difficili, e con pareti di roccia. Queste sono le montagne che mi fanno accendere la scintilla.

Ci descrivi tecnicamente la parete? Si tratta di 800 metri di parete di granito compatto: l’abbiamo salita con protezioni mobili. La difficoltà vera è stata la linea: non c’erano fessure, o punti dove era evidente che si potesse salire da quel punto. Bisognava inventarsi come salire e come unire le diverse linee, i pigli e gli appoggi: si trattava di interpretare la roccia.

Se ci fosse un Tinder della montagna cosa scarteresti e cosa, invece, terresti? Scarto sicuramente i panettoni di neve, ma anche le

Che grado di difficoltà è? Un 7c.

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Come avete chiamato la via? Forum! Perché ognuno aveva la propria opinione. Poi serviva un nome internazionale, perché la spedizione era composta da un italiano, uno svizzero e un francese e alla fine Forum è latino e metteva d’accordo tutti. Molte volte succede che in un gruppo ci sia un leader evidente, a cui gli altri si accodano, ma in questo caso non era così: ognuno voleva sempre dire la sua su come procedere. Poi alla fine arrivavamo ad una conclusione condivisa, però a volte sembrava veramente un conciliabolo. Quello che sta scalando per primo in un dato momento è quello che decide: nel nostro caso le discussioni si concentravano più che altro sulla linea di salita e sul capire dove andare, poi alla fine arrivavamo sempre in maniera ragionata e condivisa a una soluzione.

miti, che sono i posti più conosciuti, è vero, ma un motivo c’è! L’estate è la mia stagione preferita proprio perché puoi scalare su tantissime pareti alpine. “La via meno battuta” invece è il titolo del libro che hai scritto nel 2019, ti piace essere poco convenzionale? Le scelte che faccio io non devono andare dietro a fattori esterni, o a condizionamenti sociali, ma devono venire da dentro e ci devo in primo luogo credere. “La via meno battuta” per me rappresenta un po’ quello: il fatto che magari tutti puntano a salite più blasonate, che possono stupire, invece a me piace tirare fuori quelle più avventurose e autentiche, che magari sono meno conosciute. Dove ci sono vie nuove ti vivi la montagna in maniera diversa e, soprattutto, fai del gran bell’alpinismo.

Spesso vieni descritto come il prossimo grande alpinista italiano: senti mai la pressione? Direi di no: faccio quello che riesco a fare. Le idee, l’entusiasmo e la voglia per fortuna non mi mancano, posso ancora contare su quelle e sul mio fisico, che per il momento mi ha sempre seguito, e quello che si riesce a fare si fa. All’inizio, quando ero più giovane, era difficile non lasciarsi condizionare. Poi, con gli anni, questa cosa l’ho imparata sempre di più ad arginare: mi piace fare le cose per me, perché sento il bisogno di farle.

Hai già in mente la prossima impresa? O la prossima via? Nel mio 2022 ci sarà ancora la Patagonia, voglio portare avanti il progetto che era nato insieme a Matteo Bernasconi (scomparso a maggio 2020 travolto da una valanga Valtellina) e Matteo Pasquetto (morto ad agosto 2020 durante una spedizione sul Grandes Jorasses), che sono mancati due anni fa. Insieme volevamo aprire una via nuova sul Cerro Torre: è un progetto enorme, ci abbiamo già provato due volte dovendo rinunciare, vediamo se questo può essere l’anno buono o meno. Per me sarà comunque un modo di onorare il loro ricordo.

Neanche da parte degli sponsor? Spesso sono loro a sovvenzionare le spedizioni. Sono dell’opinione che il grande valore aggiunto sia dato dalle idee: il fatto di tirare fuori sempre cose nuove mi piace, ma stupire per stupire non mi interessa. Per fortuna con i miei sponsor il processo è sempre molto lineare: quando ho un’idea con i miei compagni ne parlo con il brand che, se poi mi aiuta nel realizzarla, la comunica in un certo modo. Non succede mai il contrario, ovvero che io mi senta spinto a fare qualcosa per compiacere il tale o il talaltro brand.

Tuo padre, i tuoi amici: l’alpinismo ti ha portato via molte persone care. Come si concilia questo con la grande passione che è per te? L’ho vissuto la prima volta con mio papà, che è stata la perdita più dura legata a un incidente in montagna, ma la verità è che è sempre durissima, lo è stato anche con Berna e Pasquetto. Chiaramente però, quando da una situazione ci sei già passato, la affronti in maniera molto diversa. Sicuramente la consapevolezza di quello che può succedere c’è. Nel senso che quando ti imbarchi in certe imprese, o in certe situazioni, sei consapevole dei rischi che stai correndo e li accetti. La cosa assurda è che, moltissime volte, gli incidenti non accadono quando stai facendo la salita pericolosa, o l’ascensione incredibile, ma accadono nei contesti in cui meno te lo immagineresti. E questo ti fa dire che, o lo accetti come parte del gioco, o non lo fai.

Hai scalato vette incredibili in tutto il mondo ma sei anche molto legato alle montagne di casa, non è vero? Moltissimo, sono arrivato qui giusto pochi minuti fa perché ero a fare una via anche oggi. Del complesso delle Grigne la mia via preferita è Sasso Cavallo: una via che abbiamo aperto un po’ di anni fa su una parete bellissima, soprattutto per la stagione invernale. Per l'estate invece ti direi Monte Bianco o Dolo-

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What a Run! Markus Eder BY I L A R I A C H I AVAC C I

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Se un freerider dovesse descrivere la sua giornata ideale non potrebbe farlo meglio di come ha fatto Markus Eder nel docufilm che ha girato per Red Bull: The Ultimate Run. Credo che il miglior commento a questo film sia il tuo sorriso nella scena finale, quello di un bambino nel suo playground preferito. La montagna mi fa sentire libero: nello sci, nello sport in generale, mi sento a mio agio. Non succede sempre nella vita di tutti i giorni, mi sento normale, che va bene, però solo lo sport e la montagna mi permettono di sentirmi speciale, di essere nel mio elemento, dove la vita è molto più semplice, perché è tutto sotto controllo.

Il picco immacolato di Zermatt, boschi, crepacci, grotte, rail, pick up e persino un castello: in The Ultimate Run, Markus Eder ha costruito la montagna perfetta, quella che farebbe uscire di testa qualunque freerider. L’atleta altoatesino, che nel 2019 ha vinto il Freeride World Tour, ha da sempre la passione per il videomaking e, con questo docufilm girato per Red Bull, ha dato prova di aver talento da vendere non solo come freerider, ma anche come regista. Lo show, che su YouTube ha raggiunto milioni di views in pochi giorni, consiste in 10 minuti di pura adrenalina attraverso cui Markus inanella trick su trick tra le alpi svizzere e il comprensorio di Klausberg, dove è cresciuto, mixando powder, park e urban. Il tutto montato come se si trattasse di una discesa unica, da mattina fino a sera, The Ultimate Run, appunto.

Credetemi, è così. Markus si sente molto più a suo agio quando sotto i piedi, o meglio sotto gli sci, ha il vuoto, o metri di fresca, piuttosto che seduto a rispondere a delle domande, o a fare quello che fanno le persone “comuni”, quelle a cui viene la tachicardia solo a guardarlo fare quello che fa.

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In molti dissentirebbero riguardo alla tua definizione di controllo. Quando faccio freeride, o giro in park, ma anche in una giornata di sci normale, entro in quello che si chiama stato di flow, le cose succedono normalmente, senza che io debba realmente pensarci.

tion per The Ultimate Run. Non ho mai voluto solo vincere, neanche nel Freeride World Tour, ma lasciare un segno. Il vero obiettivo è sempre stato quello di avere tutto il supporto possibile per questo progetto che mi porto dentro da così tanto tempo. Una delle cose più difficili è stata trovare il giusto spot per il salto sul camion: l’idea originaria, di 7 anni fa, era di farlo su un bus, però ho dovuto cambiare per poter salire di più, dove le strade sono più strette, con più neve e soprattutto meno traffico. Ho usato tantissimo anche Google Maps e Street View, mi sono guardato palmo a palmo tutto l’Alto Adige e il Trentino: così ad esempio ho trovato la miniera. È stato come comporre un puzzle.

Com’è nata l’idea di girare questo video? A dire la verità ci penso da sette anni. All’epoca avevo anche iniziato le riprese, ma poi mi sono lussato la spalla al primo ciak. In definitiva è stato un bene che sia successo: l’idea era a un livello molto più base, così come le mie capacità come sciatore, il tempo trascorso ha fatto sì che il progetto potesse crescere negli anni insieme allo studio dei trick e alle mie abilità. L’unica cosa che è rimasta come allora è il titolo.

Molte delle scene sono girate proprio nel comprensorio dove hai imparato a sciare. Un omaggio alla tua terra? Sono super fiero che la maggior parte del film sia stata girata nelle montagne di casa, alcune scene proprio nell’impianto dove ho imparato a sciare. Ci sono poi tutti i posti segreti dove da sempre vado con i miei amici, ma non ci avevo mai filmato niente. Il vero omaggio però è al posto dove è nato mio padre: il castello di St. Taufers. La nostra era una famiglia povera e, nel periodo in cui hanno costruito la casa, da soli e nello spazio di anni, il sindaco gli aveva dato il permesso di vivere nel castello.

Sette anni per sviluppare l’idea e due per realizzarla, ma ne è valsa la pena. Sono stati due anni bellissimi e impegnativi, non solo il periodo in cui abbiamo filmato, ma anche la parte di post produzione, in cui abbiamo lavorato per dare la sensazione di una discesa unica. È stato bellissimo lavorare con la società di video produzione (Legs of Steel, diretta dall’ex snowboarder professionista Christoph Thorensen) e assorbire la loro passione. Tutti ci hanno messo tantissima dedizione e hanno dato talmente tanto che pensavo continuamente che non avrei potuto permettermi di sbagliare: se mi fossi fatto male addio al progetto.

Che feedback hai avuto dagli altri atleti? Mi hanno scritto tutti i miei idoli di bambino: è stata una cosa incredibile. Tanner Hall, Julien Renier, Mike Douglas, l’unico che manca all’appello però è il mio più grande mito, l’atleta a cui mi sono sempre ispirato: Candide Thovex.

Il legame con la crew in progetti come questo è fondamentale: rischi tu, ma rischiano anche loro. Legs of Steel è stata fondata da sciatori professionisti, hanno tutti tantissima esperienza: per noi la sicurezza è al primo posto e abbiamo fatto tutti insieme il percorso valanghe: consapevolezza e allenamento in queste situazioni non sono mai abbastanza e quando giravamo in neve fresca eravamo al massimo in 4 o 5, non riesci ad avere la situazione totalmente sotto controllo altrimenti.

Ti sei tolto qualche sassolino dalla scarpe con questo film? In verità sì. E la cosa bella è che non mi sono mai trovato in questa situazione: in passato ogni volta che finivo una stagione sapevo com’era andata, ma sapevo anche di poter fare meglio. Per la prima volta nella mia vita mi trovo a pensare: come riuscirò a fare meglio di così? È una situazione un po’ strana, ma è anche una liberazione. Lo sci mi ha dato talmente tanto nella vita, e mi ha insegnato tantissimo anche al di fuori delle piste, che spero di poter trasferire un po’ della mia motivazione a qualcun altro.

Anche il lavoro di scouting delle location deve essere stato bello impegnativo. Quando ho vinto il Freeride World Tour ero molto stanco, anche mentalmente. Non ho mai messo via gli sci così presto in una stagione: l’unica volta in cui sono uscito dopo il FWT è stato con cellulare e drone per andare a cercare delle loca-

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Sono stati due anni bellissimi e impegnativi, non solo il periodo in cui abbiamo filmato, ma anche la parte di post produzione, in cui abbiamo lavorato per dare la sensazione di una discesa unica. Tutti ci hanno messo tantissima dedizione e hanno dato talmente tanto che pensavo continuamente che non avrei potuto permettermi di sbagliare: se mi fossi fatto male addio al progetto. Per te è stato così? Ho iniziato a fare sci alpino con lo sci club a quattro anni, ma mi stufavo tantissimo: mi stava stretto soprattutto il rapporto con l’allenatore, che ci diceva in continuazione cosa potevamo o non potevamo fare, in particolare con me si arrabbiava sempre perché ogni volta che si girava mi trovava a saltare a bordo pista. Ma è dai 14 anni che ho iniziato seriamente a fare freeride e freestyle: uno dei miei migliori amici mi aveva regalato il primo film sci, ovvero una cosa che arrivava dal Nord America: un video party senza storia e senza commento, solo un trick di sciatori in sequenza. Crescendo in una valle, all’epoca senza internet e senza social, non avevo mai visto niente del genere: per me era come se venissero da un altro pianeta, lo guardavo in loop.

fatto sbagliare il calcolo, ed è stato un salto più lungo del previsto. Quando mi dicono che sono uno spericolato io rispondo sempre che non è vero, che è tutto calcolato. Ecco, lì non lo era e mi sarei potuto fare davvero male. Sono stato in angoscia per dei giorni dopo quel salto. Avrei potuto perdere molto. La prima volta che ti ho intervistato, ormai molti anni fa, già parlavi della tua passione per il videomaking, ci dobbiamo aspettare una svolta di carriera o gareggerai ancora? Per me è sempre stato importante l’equilibrio: se vado tanto in neve fresca poi non vedo l’ora di andare nello snowpark e viceversa, ma lo stesso succede con le riprese e le gare. Quando ho gareggiato nel Freeride World Tour non vedevo l’ora di filmare, ma adesso che per due anni mi sono dedicato solo a questo, il pensiero delle gare non mi dispiace. Una tappa del FWT la farò sicuramente (prima di terminare l’intervista le tappe sono già diventate due, e probabilmente saranno pure di più). Una cosa di cui sono certo è che non vedo l’ora di tornare a sciare, sono contentissimo che riaprano gli impianti.

Nei primi minuti fai un salto enorme che ha un atterraggio, diciamo, brusco. Cosa è successo? Quel momento per me rappresenta una grande vergogna in realtà. Non per la caduta in sé, che ci sta e che succede, ma perché di solito sono sempre molto calcolato. Cado ovviamente, ma non sono mai stato uno che rischia tanto, non l’ho fatto neanche al Freeride World Tour. Piuttosto ci metto tre ore in più a trovare la linea, ma mi faccio sempre in modo che se cado non mi succeda niente. Lì invece ero talmente pompato da come stava tutto andando per il meglio, che sono arrivato quel giorno con troppa self confidence. Una componente, sicuramente, è anche dovuta al fatto che in questi anni sia mancato il confronto con altri atleti, che sono sempre un buon punto di riferimento. È successo che non avevo paura: erano le primissime curve della giornata e ho pensato “Ha funzionato tutto, funzionerà anche questo”: quel momento di mancanza di attenzione e mancanza di paura mi ha

Quindi quali sono i tuoi obiettivi per il 2022? Non ho mai voluto rinunciare a una cosa perché ho imparato l’altra e non sono mai stato uno che riesce a motivarsi con quello che dicono o pensano gli altri, le cose le devo sentire. A parte le tappe al FWT, vorrei focalizzarmi di più sullo scialpinismo. Negli ultimi 4 anni non ho potuto farlo molto perché avevo bisogno di avere muscoli veloci, mentre quando fai endurance i muscoli diventano lenti. Non mi sono mai allenato propriamente per lo scialpinismo: quindi il mio obiettivo per quest’anno è essere super fit per diventare forte anche nella salita, non solo nella discesa.

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Winter Home

Aaron Durogati & Matthias Weger

BY M A R TA M A N ZO N I

PHOTOS DANIELE MOLINERIS

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Chi. Aaron Durogati. Due volte Campione del Mondo di parapendio, atleta d’elite di hike&fly, freerider, alpinista, speedrider e maestro di sci. Nato a Merano, è cresciuto circondato a nord dalle Alpi Venoste, a ovest dall’Ortles e il Gran Zebrù, a sud dall’Adamello e a est dalle Dolomiti.

Quando. Inverno 2021. Cosa. Un campo base invernale a 2100 metri, dal quale partire per salire oltre i 3000 metri delle cime circostanti.

Dove. Winter Home a 2100m, nel parco giochi di Aaron. Sulle montagne di casa, c’è un posto selvaggio, nascosto tra le Alpi, vicino ai laghi di Sopranes nel Gruppo di Tessa, dove in inverno non ci capiti di passaggio. Ci devi proprio volere andare.

Come. Sci, parapendio, speedriding. Partendo da Merano con le bici elettriche. Il più sostenibili possibili. Perché. Lo abbiamo chiesto a lui.

Com’è nata l’idea di questa experience speciale? Nel 2020, durante il primo lockdown, ho pensato che per l’inverno dell’anno seguente avrei voluto avere un punto di appoggio sulle montagne di casa, che mi permettesse di esplorare la mia zona vivendo emozioni autentiche, senza andare dall’altra parte del mondo. Anche se ci fosse stata la possibilità di viaggiare lontano avrei fatto la stessa scelta. Durante l’autunno del 2021 io e il mio socio Matthias Weger abbiamo iniziato a portare in cima tutto il materiale: tenda, gas, fornelletto, sacchi a pelo e tanto cibo. Già questa prima fase è stata molto emozionante, visto che, sfruttando le termiche, spesso riuscivamo a trasportare l’attrezzatura volando con il parapendio fino al campo base. Da lì in poi è iniziata l’avventura che ci ha portati nel corso di tutto l’inverno e abbiamo passato circa trenta notti al campo base. Di solito stavamo due o tre notti su e poi scendevamo a valle. Siamo stati fortunati perché c’era neve, non nevicava così da tanto tempo!

persone hanno a disposizione almeno due giorni alla settimana. Certo ci vuole la voglia di farlo! Perché hai cercato questa esperienza che comportava una parte di sofferenza? Non ho visto la parte di dolore. Ci sono state tre notti super fredde, intorno ai meno venticinque gradi, per il resto una volta trovati degli escamotage, come mettere delle bottiglie di acqua bollente dentro il sacco a pelo, non abbiamo mai patito il freddo. È stato come vivere un’avventura in un angolo remoto del mondo, ma dietro casa. Cosa vedevi guardando fuori dalla finestra? Dalla tenda dove avevamo la prima ‘Casa invernale’ tutto intorno si vedeva solo neve a perdita d’occhio, e anche se da qui non vedevamo l’alba, che invece era visibile dal secondo posto dove ci siamo spostati. Quel posto era magico. C’erano dei tramonti incredibili dalle cime. C’è una cresta che divide questa parte di montagne molto selvagge e quando ti trovi lì in cima vedi la super strada e le macchine passare dal un lato, mentre guardando dall’altra parte ci sono solo le linee che avevamo sciato. Poi ci siamo dovuti spostare tra la Val Passiria e la Val Sarentino, dall’altra par-

È stata un’esperienza alla portata di tutti? Se una persona abita in città è più difficile, ma per chi vive vicino alle Alpi è qualcosa di fattibile, molte

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te della valle, visto che una valanga ha distrutto il primo Campo Base. Da questa seconda location, avevamo di fronte a noi il Sassolungo e il Sassopiatto, e nelle giornate terse si vedeva la Marmolada. Niente male!

qua senza dover bollire la neve. Era un posto perfetto anche per volare, ci ha consentito di fare il rientro con il parapendio. La giornata iniziava quasi sempre prima dell’alba, cucinavamo una colazione super abbondante rimanendo dentro la tenda, per non prendere freddo e per scaldare un po’ tutta l’attrezzatura con il calore del fornelletto, poi sceglievamo dove andare a sciare, volare o fare speedriding in base alla nostra fantasia e alle condizioni. Facevamo di solito tra i duemila e i tremila metri di dislivello al giorno, a volte anche di più. Stavamo in giro cercando di sfruttare al massimo tutte le ore di luce e poi rientravamo alla Winter Home. Mangiavamo qualcosa e alle 6 era già buio, così passavamo molte ore a parlare, rivivere insieme i momenti della giornata e fare progetti per il giorno seguente. Poi ci addormentavamo subito.

Hai trovato quello che cercavi? Direi di sì, anche se non so di preciso cosa cercassi. Mi sono trovato in un luogo particolare che mi dava la sensazione di essere lontanissimo ma allo stesso tempo di trovarmi a casa. Ho avuto l’opportunità di vedere casa mia con nuovi occhi: già prima mi piaceva moltissimo ma adesso ancora di più! Sei un pazzo? O sei un eroe? Un pazzo di certo no: anche se magari per chi non vive la montagna come professione a volte può sembrare estremo quello che faccio, ogni cosa in realtà è ponderata, svolta in sicurezza e dopo anni di allenamento. Quello che si vede nei video è frutto di molto impegno e di un lavoro svolto passo dopo passo. Lo dimostra il fatto che sono vent’anni che vivo di queste attività e sono ancora qui. Gli eroi poi sono altri, magari nel mio piccolo posso ispirare delle persone, ma questo è quanto.

Cosa ti ha reso più felice? Quando eravamo al campo base era come essere fuori dal mondo, nonostante fossimo molto vicini alle nostre case, avremmo potuto trovarci ovunque, in Alaska come in Patagonia. Il contrasto tra l’ambiente selvaggio della Winter Home e la vita a casa con la mia famiglia era molto forte e particolare, visto che ci mettevamo appena un’ora a spostarci da un contesto all’altro. Lassù tutto è molto più semplice: quando hai una zuppa calda, la boule d’acqua calda da mettere nel sacco a pelo, e non fa freddissimo sei la persona più contenta del mondo. Quando invece sei a casa quella zuppa magari non la mangi neanche, e stare in un posto riscaldato lo dai per scontato. Ogni periodo è stato bello a modo suo: da dicembre fino a gennaio sembrava di essere in Alaska, c’era tanto freddo e polvere a non finire, delle condizioni incredibili che si trovano raramente nelle Alpi. Poi fino a fine febbraio c’è stata una fase delicata dove ha tirato molto vento e la situazione è diventata più pericolosa per cui siamo stati molto attenti. Ci sono state delle valanghe enormi e una ha investito la nostra tenda. Infine sono

Ci sono persone che si cimentano in imprese estreme dopo aver visto dei video, ignorando che sono fatti da professionisti che hanno a disposizione un sostegno per la sicurezza. Se vedo il video di un atleta di mountain bike che va giù a cento all’ora e salta venti metri, non essendo quello il mio sport, non mi verrebbe mai in mente di fare come lui, so che non sono in grado. Se dovessi decidere che quello è il mio obiettivo nella vita andrei per gradi, e magari in dieci anni riuscirei a saltare il doppio di ora. Descrivici il posto in cui vivevi e la tua giornata tipo. La prima Winter Home era davvero bellissima. Era una conca circondata dalle montagne: c’era un torrente che riforniva d’acqua, un piccolo laghetto alpino a 2300 metri e, nonostante le temperature rigide, scorreva sempre l'acqua sotto il ghiaccio, quindi avevamo accesso all’ac-

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iniziate le condizioni primaverili ma con tanta neve, così abbiamo cambiato di nuovo il nostro approccio e l’attrezzatura, usando sci più stretti per andare anche sul duro, sciando anche su pareti più ripide. Molte discese si facevano con il parapendio o in speedriding. Ogni fase dell’inverno è stata bella a modo suo e sono davvero felice di tutto il pacchetto di emozioni che mi sono portato a casa.

Senti di essere cambiato dopo questa esperienza? Apprezzo ancora di più il posto in cui vivo. Sono ancora più consapevole del fatto che tante volte non serve andare lontano per vivere delle grandi emozioni. Ho girato tanto il mondo e probabilmente continuerò a girarlo, però due mesi fa sono stato a Dubai per una gara e quando sono tornato ho pensato: finalmente sono a casa! Ora per un po’ non voglio più andare via.

Quali sono stati i momenti più duri? Tra fine gennaio e metà febbraio le condizioni della neve erano più pericolose e quindi da un lato avevamo voglia di esplorare e vivere nuove avventure, dall’altro sapevamo di dover stare attenti, dovevamo trovare il giusto equilibrio senza rischiare troppo. Ci siamo comportati bene, considerando che non abbiamo avuto nessun incidente, ma è stato un momento che ci ha messo alla prova, monando in parte anche nei confronti della stabilità della nostra amicizia perché a volte io avrei voluto fare qualcosa mentre Matthias diceva che secondo lui era meglio di no e viceversa.

Cosa bolle in pentola per il 2022? Andrò in Pakistan a metà maggio insieme a Bruno Mottini. Vorrei sperimentare quello che da anni faccio nelle Alpi, ovvero unire volo, alpinismo e sci, ma su delle altezze diverse e in una nuova dimensione per me, visto che non sono mai stato in quel paese. L’idea è sfruttare il parapendio per fare l’avvicinamento o addirittura la cima di alcune montagne e poi scendere con gli sci fino a dove è possibile, e poi volare di nuovo. Un nuovo modo di fare alpinismo, più dinamico e interessante secondo me. Non ricerco un record di altezza, ma la consapevolezza che questi posti siano molto favorevoli sia al volo che all’alpinismo mi ha fatto pensare che valesse la pena andare a dare un’occhiata.

È stata un’avventura all’insegna della sostenibilità, ma si può essere davvero sostenibili? Tutti gli avvicinamenti li abbiamo fatti con le bici elettriche e gli sci in spalla, non abbiamo mai usato l’auto per andare alla Winter Home. Credo che ognuno nel suo piccolo possa fare delle scelte ed essere un po’ più sostenibile. Durante la pandemia sono diventato più attento all’ambiente e a come mi comporto. All’inizio è stato per cause di forza maggiore, ma poi queste abitudini sono rimaste e anche adesso per andare agli impianti mi sposto solo con la bici elettrica. Per me qualcosa è cambiato: l’automobile, per esempio, ora la uso davvero solo in casi di necessità, quando non posso proprio farne a meno.

Mi sono trovato in un luogo particolare che mi dava la sensazione di essere lontanissimo ma allo stesso tempo di trovarmi a casa. Ho avuto l’opportunità di vedere il posto in cui vivo con nuovi occhi: già prima mi piaceva moltissimo ma adesso ancora di più!

C’è un aneddoto particolare che vuoi ricordare? Quando la temperatura raggiungeva i meno venti o meno venticinque era sempre una sfida riuscire a cucinare!

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The Melting Point BY I L A R I A C H I AVAC C I

PHOTOS LORENZO ALESI & ALICE LINARI

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Punto di non ritorno (o forse no). I ghiacciai si stanno sciogliendo a una velocità impressionante: il documentario Melting Point fa il punto sulla situazione dei ghiacci perenni in Italia e prova a fornire un modello per godersi della montagna a impatto zero. Il punto di fusione si definisce come uno stato termodinamico, sancito da una certa temperatura e pressione, in corrispondenza del quale si ha il processo di fusione. Il processo chimico-fisico dello scioglimento del ghiac-

cio, in sé, ha una connotazione piuttosto asettica, ma quello che comporta questo cambio di stato nelle riserve di ghiaccio europee è tutt’altro che asettico, e riguarda tutti noi. Lorenzo Alesi e Alice Linari lo hanno raccontato in maniera piuttosto emozionale in Melting Point, documentario con la regia di Paolo Prosperi che racconta quello che sta succedendo in quattro zone d’Italia, ora che il punto di fusione si raggiunge sempre più in fretta.

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Il progetto. I due skier e documentaristi sono partiti dal ghiacciaio più a sud d’Europa, il Calderone sul massiccio del Gran Sasso, per poi risalire verso nord e arrivare sul Monte Bianco, la vetta più alta. Nel loro viaggio hanno incontrato Guide Alpine locali, con le quali non solo hanno esplorato i ghiacciai facendo ski touring, ma hanno anche sviscerato le questioni legate al turismo in montagna, a come questo stia cambiando in conseguenza del cambiamento climatico e a quali possano essere le contromisure da adottare

da parte di tutti noi. Lorenzo e Alice hanno iniziato scegliendo, per il loro viaggio, pelli e mobilità elettrica: non un singolo impianto e moto a emissioni zero. Quello che notano i due autori è infatti come sia cambiato il modo di pianificare i viaggi di moltissime persone, almeno di quelle a cui il destino dell’ambiente sta particolarmente a cuore. Si tende a rinunciare ai viaggi in aereo per andare dall’altra parte del mondo per favorire l’esplorazione locale, utilizzando auto e moto elettriche e, dove possibile, andando a

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piedi o con le pelli: un modo più lento di muoversi, ma sicuramente più sostenibile. Anche per quanto riguarda l’equipaggiamento Alice e Lorenzo hanno scelto prodotti di aziende sensibili alle tematiche di sostenibilità ambientale, anche perché i due sono convinti che la tecnologia possa ricoprire un ruolo di primo piano nella tutela del pianeta: oggi rende possibile il riciclo delle plastiche degli scarponi, o il limitare l’utilizzo di sostanze chimiche per l’impermeabilizzazione delle guaine.


Prima tappa: il Ghiacciaio del Calderone Tra i 2800 e i 2680 metri di altitudine, il Ghiacciaio del Calderone costituisce una sorta di rarità climatica: il limite delle nevi perenni, sul Gran Sasso d’Italia è infatti stimato a circa 3100 metri di quota. Questo piccolo ghiacciaio è il più meridionale d’Europa: ce n’era un altro, in Spagna sulla Sierra Nevada, ma si è sciolto completamente verso la metà del secolo scorso, lasciando così il primato al Calderone. La prima Guida Alpina incontrata da Alice e Lorenzo, Gino Perini, non lascia molto spazio all’interpretazione riguardo agli effetti del cambiamento

climatico in questa regione d’Italia. Se prima la stagione scialpinistica in Abruzzo iniziava a fine aprile, per andare avanti fino a maggio, oggi inizia a febbraio: mancano le condizioni di base altrimenti. I due skier e documentaristi, in questo viaggio, hanno voluto raccogliere la testimonianza di come l’alzarsi delle temperature cambi profondamente il modo di vivere la montagna, sia dal punto di vista di chi la vive tutti i giorni e che con lei lavora accompagnando come Guida Alpina i turisti, e sia di chi la vive da avventore.

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Il Ghiacciaio del Calderone costituisce una sorta di rarità climatica: il limite delle nevi perenni, sul Gran Sasso d’Italia è infatti stimato a circa 3100 metri di quota. Questo piccolo ghiacciaio è il più meridionale d’Europa.


Seconda tappa: il lago Pilato sui Monti Sibillini Questa catena montuosa delle Marche per Lorenzo è casa: è qui che ha iniziato a sciare insieme alla sua famiglia, e non poteva mancare in questo documentario. Qui gli effetti del climate change sono riscontrabili soprattutto nella variabilità delle condizioni meteo. L’Appennino è un luogo dove le condizioni variano molto velocemente: è tipico di questa latitudine, ma negli ultimi anni il processo si è velocizzato ulteriormente. Non è insolito, sui Monti Sibillini, passare da giornate freddissime, con temperature quasi siberiane, ad altre calde, sferzate dallo scirocco e libeccio, che fanno alzare le

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temperature anche in pieno inverno. A questo bisogna aggiungere anche che, negli ultimi anni, le nevicate sono diminuite drasticamente, provocando una crisi idrica che ha colpito in modo importante la valle glaciale del lago di Pilato. Tutto questo sta mettendo in pericolo l’esistenza stessa del lago e, conseguentemente, di una specie di crostaceo endemica di questo specchio d'acqua: il Chirocefalo del Marchesoni. Un danno ambientale non da poco quindi, che affetterebbe non solo il paesaggio in sé, ma anche la fauna marchigiana.


Terza tappa: il Ghiacciaio della Marmolada sulle Dolomiti “La trasformazione principale che stanno subendo le Dolomiti è quella del territorio, più di tutto il calo di quei pochi ghiacciai che avevamo” con queste parole il freerider e istruttore di sci Christian Leischner accoglie Alice e Lorenzo. "È cambiato anche il turista, che va meno in montagna, e quando lo fa in genere è meno preparato. E poi è cambiata la stagionalità: negli anni ‘80 e ‘90, qui sulle Dolomiti, lo

sci estivo era molto diffuso. Ora i ghiacciai si stanno riducendo e la Marmolada, che è la regina dei nostri ghiacciai, ha interrotto la stagione dello sci estivo nel 2022”. In questo terzo appuntamento quello che viene messo in luce è infatti l’impatto anche economico e lavorativo che molte località montane stanno subendo a causa degli effetti del riscaldamento globale.

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Quarta tappa: Monte Bianco L’ultima tappa, del viaggio e del documentario, è la vetta più alta d’Europa, il sogno di qualsiasi alpinista: il Monte Bianco. A fare da guida ai due skier questa volta è la Guida Alpina Alberto Boschiazzo, attivo sul Bianco da oltre quindici anni. Attraverso la sua testimonianza apprendiamo come la morena si stia riti-

rando velocemente: anno dopo anno Boschiazzo vede le sue escursioni finire sempre prima. Non solo: la ferrata per salire sul ghiacciaio de La Mer de Glace, col tempo, si è allungata parecchio e anche i pericoli legati a un’escursione del genere sono aumentati: ci sono molte più frane, più cadute di massi.

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Attraverso la sua testimonianza apprendiamo come la morena si stia ritirando velocemente: anno dopo anno Boschiazzo vede le sue escursioni finire sempre prima.


La fine (o forse no). Tutti i ghiacciai si muovono, per il loro naturale peso e per le caratteristiche: tutti scendono verso valle, ma adesso questa corsa ha subito un'accelerazione innaturale e pericolosa. Si stima che tra il 2000 e il 2019, in media, siano state perse 267 gigatonnellate, che sarebbe a dire miliardi di tonnellate, di ghiaccio all'anno: questo significa che in appena nove anni il fenomeno è aumentato del 130% (dati ANSA). Quello che questo documentario vuole spin-

gerci a fare, quindi, è essere esploratori consapevoli, soprattutto se scegliamo di avventurarci su un ghiacciaio insieme a una Guida. The Melting Point è il primo episodio di un progetto più ampio, che si pone come ambizioso e virtuoso obiettivo quello di sensibilizzare gli amanti della montagna e non sugli effetti del cambiamento climatico e sui comportamenti da adottare in futuro in un ambiente alpino.

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Quello che questo documentario vuole spingerci a fare, quindi, è essere esploratori consapevoli, soprattutto se scegliamo di avventurarci su un ghiacciaio insieme a una Guida.


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C R A Z Y P U L L C E R V I N O U LT R A M M A N C R A Z Y PA N T C E R V I N O U LT R A M A N DY N A F I T R A D I C A L 8 8 S K I - S E T B U F F C A P SCARPA ALIEN 4.0 BOOTS 148


Metaverso BY DENIS PICCOLO

Tecnicamente è un universo oltre la realtà conosciuta. Almeno, così ha definito il Metaverso il suo fondatore, re, sovrano, imperatore: Mark Zuckerberg. Una realtà parallela dove, per godere delle cose, delle situazioni, o delle persone, non sarà necessario essere presenti fisicamente. Non solo: nel fantastico mondo del Metaverso ci potremo lanciare giù dalla Streif tirata a dovere per la mitica Kitz Race, o seguire le linee di freeride più estreme: tanto a manovrare sci o snowboard ci penserà la realtà virtuale. Saremo legati a doppio filo con il nostro avatar, la versione probabilmente idealizzata e migliorata di noi stessi, che si potrà incontrare con altri avatar, potrà fare sport, shopping, magari incontrare nuovi amici che porteremo poi nella vita vera, quella in carne ed ossa. Addio al freddo gelato in faccia, addio al profumo dei pini in primavera, addio alla fatica ed al sudore per raggiungere una vetta, addio al valore di una conquista piccola o grande che sia. Se il Metaverso diventerà veramente parte delle nostre vite, reali e virtuali, lo scopriremo presto, nel frattempo l’esigenza più forte è quella di uscire a prendere una boccata d’aria. Lo decideremo noi se questa diventerà la nostra nuova realtà o forse no, non lo decideremo per niente.

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MAMMUT AENERGY AIR HS HOODED JACKET MAMMUT AENERGY AIR HS PANTS BUFF CAP

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COLMAR CHAMONIX EISBÄR CAP

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DYNAFIT RADICAL BE ANIE DYNAFIT RADICAL INFINIUM HYBRID JACKET DYNAFIT RADICAL INFINIUM HYBRID PANTS DYNAFIT UPCYCLED THERMAL GLOVES DYNAFIT RADICAL 8 8 SKI - SET DYNAFIT RADICAL PRO SALE WA CARBONIUM TOUR 152


SALEWA ANTEL AO POM BEANIE SALEWA SELL A 3L POWERTEX RESPONSIVE JACKET SALEWA SELL A 3L POWERTEX RESPONSIVE PANTS SALEWA RANDONNÉE 32 SALEWA FULL LEATHER FINGER GLOVES DYNAFIT RADICAL 88 SKI- SET DYNAFIT RADICAL PRO SALEWA CARBONIUM TOUR 153


SALOMON OUTPEAK GTX 3L JACKET SALOMON OUTPEAK GTX 3L PANT BUFF CAP

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MIZUNO VIRTUAL BODY G3 H/Z EISBÄR CAP

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FERRINO TRIOLET 25+3 BACKPACK FERRINO DYNAFIT RADICAL 88 SKI-SET EISBÄR CAP

ACADIA

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JACKET

FERRINO

GRAN

ZEBRU

PANT

COBER

POLES


THE NORTH FACE STEEP SERIES BRIGANDINE FUTURELIGHT JET EISBÄR CAP

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The Pill European Store List 963 selling points 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9. 10. 11. 12. 13. 14. 15. 16. 17. 18. 19. 20. 21. 22. 23. 24. 25. 26. 27. 28. 29. 30. 31. 32. 33. 34. 35. 36. 37. 38. 39. 40. 41. 42. 43. 44. 45. 46. 47. 48. 49. 50. 51. 52. 53. 54. 55. 56. 57. 58. 59. 60. 61. 62. 63. 64. 65. 66. 67. 68. 69. 70. 71. 72. 73. 74. 75. 76. 77. 78. 79. 80. 81. 82. 83. 84. 85. 86. 87. 88. 89. 90. 91. 92. 93. 94. 95. 96. 97. 98. 99. 100. 101. 102. 103. 104. 105. 106. 107. 108. 109. 110. 111. 112. 113. 114. 115. 116. 117. 118. 119. 120. 121. 122. 123. 124. 125. 126. 127. 128. 129. 130. 131. 132. 133. 134. 135. 136. 137. 138. 139. 140. 141. 142. 143. 144. 145. 146. 147. 148. 149. 150. 151. 152. 153. 154. 155. 156. 157. 158.

ITA BIKE SPORT ADVENTURE ITA SALEWA OUTLET ENNA ITA STILE LIBERO ITA BOULDER & CO ITA SALEWA OUTLET PALMANOVA ITA PEAK LAND ITA ALAGNA OUTDOOR ITA BASE CAMP ITA MOUNTAIN HOME ITA BORDINO FRANCO ITA SPORTLER ALBIGNASEGO ITA ARCO SPORT ITA SPORTRAGE ITA C.ELLE SPORT ITA SPORT HUB ALMENNO ITA FOTO SPORT BANAL ITA ACTIVITY PEOPLE ITA ALPSTATION ANDALO ITA SPORTLAND ANTEGNATE ITA SALEWA AOSTA ITA ALPSTATION AOSTA ITA CRAZY BY VERTICAL ITA MEINARDI SPORT ITA GAL SPORT ITA JOE SPORT ITA EVIVA SPORT ITA LARINO ALBINO ITA CLIMBING VILLAGE ITA G ARCO ITA LA SPORTIVA ARCO ITA RED POINT 1 ITA RED POINT 2 ITA ROCK & ICE ARCO ITA SALEWA ARCO ITA ALPSTATION ARCO ITA KARPOS STORE ARCO ITA ARCO CLIMBING ITA ART ROCK ITA VERTICAL WORLD SPORT ITA GOBBI SPORT ITA RED POINT 2 (MABB 90) ITA VERTICAL SPORT ARCO ITA THE NORTH FACE ARESE ITA ALPSTATION AREZZO ITA BALLONI SPORT ITA EXUM ITA MASTER SPORT ITA CLIMBAP ITA PESAVENTO MOUNTAIN STORE ITA UNY STORE ITA SPORTLAND ASOLA ITA RRTREK GRAN SASSO ITA MATIS SPORT ITA ALPSTATION LAVAREDO ITA DEGNI SPORT ITA BSHOP AVIGLIANA ITA TREKKING SPORT ITA FINISH LINE ITA SALEWA OUTLET MANTOVA ITA AFFARI & SPORT BALLABIO ITA TONINO SPORT ITA CARAVELLA SCOUT ITA LA SORGENTE ITA MAROCCO SPORT ITA ALPSTATION BASSANO ITA DF SPORT SPECIALIST BELLINZAGO ITA MAZZARONA SPORT ITA ROBI SPORT ITA SU E GIU' SPORT ITA B-STORE ITA GREAT ESCAPES BERGAMO ITA CAI BERGAMO ITA DF SPORT SPECIALIST BEVERA ITA FRANCO SPORT ITA NUOVI ORIZZONTI BOLOGNA ITA ITA PATAGONIA BOLOGNA ITA VILLA 1928 ITA THE NORTH FACE BOLOGNA ITA IL GALLO ITA MOUNTAINSPIRIT ITA SALEWA WORLD BOLZANO ITA CMP BOLZANO ITA MONTURA BOLZANO ITA THE NORTH FACE BOLZANO ITA SPORTLER BOLZANO ITA CAVALLO CENTRO SPORT ITA MASSI SPORT ITA TEMPO LIBERO ITA PATAGONIA BORMIO ITA MOUNTAIN & RUNNING ITA CRAZY STORE BORMIO ITA SKI TRAB ITA GIALDINI ITA BLOCCO MENTALE ITA ROMEO SPORT ITA ROSSIGNOL BRESCIA ITA MAD CLIMBERS PALESTRA ITA SPORTLAND BRESCIA ITA KLEON SPORT ITA SPORTLER BRESSANONE ITA BERTHOD SPORT ITA MOUNTAIN SHOP CERVINIA ITA UAINOT MOUNTAIN SHOP ITA PATAGONIA BRUNICO ITA ALPSTATION BRUNICO ITA OUTFIT SPORT MODE ITA SPORT MODE SCHOENHUBER ITA THOMASER ITA SPORTLER ALPIN BRUNICO ITA SPORTLER BRUNICO ITA STILE ALPINO ITA SPORTLER CALALZO ITA VERTICAL SPORT SARCHE ITA NENCINI SPORT ITA PROROCK MOUNTAIN STORE ITA MOUNTAIN SHOP TUBRIS ITA SPORTLIFEE ITA AMPLATZ SPORT ITA SPORT AMPLATZ ITA PUNTO RUNNING ITA RADAELLI SPORT ITA BIG WALL ITA NUOVI ORIZZONTI CARPI ITA THE NORTH FACE CARUGATE ITA UNDER ARMOUR CAROSELLO ITA CAMPO BASE BERGAMO ITA MANCINI ITA SPORTLAND CASTEL GOFFREDO ITA ALPSTATION BISMANTOVA ITA CRAZY STORE CASTIONE ITA OLGA SPORT ITA LA SPORTIVA STORE CAVALESE ITA LARCHER SPORT ITA UN SESTO ACCA - 1/6H ITA FREETIME ITA MAXI SPORT CERNUSCO ITA MAXI SPORT MERATE ITA BASE CAMP SSD ITA PASSSPORT CESIOMAGGIORE ITA DELFINO SPORT ITA MARISPORT ITA ROUTE RAMEY 33 - THE SHOP ITA X-TREME ITA ZECCHIN SPORT ITA SPORTLAND CHIARI ITA L'ARTE DI SALIRE IN ALTO ITA ASPORT’S MOUNTAIN CHIES ITA MAIUK SPORT ITA SALEWA SONDRIO ITA GRIMPEUR ITA CPR FREE SPORT ITA MOLINARI SPORT ITA ALCHYMYA ITA ITA SALEWA CLES ITA ALPSTATION CLES ITA SPORT EVOLUTION ITA CASEROTTI SPORT ITA BETTINESCHI SPORT

ADRANO AGIRA AGORDO AGRATE BRIANZA AIELLO DEL FRIULI ALA DI STURA ALAGNA VALSESIA ALAGNA VALSESIA ALBA ALBA ALBIGNASEGO ALESSANDRIA ALESSANDRIA ALLEGHE ALMENNO SAN SALVATORE ANDALO ANDALO ANDALO ANTEGNATE AOSTA AOSTA AOSTA AOSTA AOSTA AOSTA APPIANO SULLA STRADA APRICA ARCO ARCO ARCO ARCO ARCO ARCO ARCO ARCO ARCO ARCO ARCO ARCO ARCO ARCO ARCO ARESE AREZZO ASCOLI PICENO ASCOLI PICENO ASCOLI PICENO ASCOLI PICENO ASIAGO ASOLA ASOLA ASSERGI ATINA AURONZO DI CADORE AVEZZANO AVIGLIANA AVIGLIANA BADIA POLESINE BAGNOLO SAN VITO BALLABIO BALME BARI BARZIO BARZIO BASSANO DEL GRAPPA BELLINZAGO LOMBARDO BELLUNO BELLUNO BELVEDERE BERGAMO BERGAMO BERGAMO BEVERA DI SIRTORI BIELLA BOLOGNA BOLOGNA BOLOGNA BOLOGNA BOLOGNA BOLZANO BOLZANO BOLZANO BOLZANO BOLZANO BOLZANO BORGO SAN DALMAZZO BORGO SAN DALMAZZO BORGOSESIA BORMIO BORMIO BORMIO BORMIO BRESCIA BRESCIA BRESCIA BRESCIA BRESCIA BRESCIA BRESSANONE BRESSANONE BREUIL CERVINIA BREUIL CERVINIA BREUIL-CERVINIA BRUNICO BRUNICO BRUNICO BRUNICO BRUNICO BRUNICO BRUNICO CAGLIARI CALALZO CALAVINO CALENZANO CAMAIORE CAMPO TURES CAMPODENNO CANAZEI CANAZEI CANTÙ CANZO CARMAGNOLA CARPI CARUGATE CARUGATE CARVICO CASTEL DI SANGRO CASTEL GOFFREDO CASTELNOVO NE’ MONTI CASTIONE ANDEVENNO CATANIA CAVALESE CAVARENO CAZZAGO CENCENIGHE AGORDINO CERNUSCO LOMBARDONE CERNUSCO LOMBARDONE CESENA CESIOMAGGIORE CETO CHAMPOLUC CHAMPOLUC CHAMPOLUC CHIAMPO CHIARI CHIAVARI CHIES D'ALPAGO CHIESA VALMALENCO CHIURO CIRIÈ CISANO SUL NEVA CIVEZZANO CLAUT CLES CLES CLUSONE COGOLO COLERE

159. 160. 161. 162. 163. 164. 165. 166. 167. 168. 169. 170. 171. 172. 173. 174. 175. 176. 177. 178. 179. 180. 181. 182. 183. 184. 185. 186. 187. 188. 189. 190. 191. 192. 193. 194. 195. 196. 197. 198. 199. 200. 201. 202. 203. 204. 205. 206. 207. 208. 209. 210. 211. 212. 213. 214. 215. 216. 217. 218. 219. 220. 221. 222. 223. 224. 225. 226. 227. 228. 229. 230. 231. 232. 233. 234. 235. 236. 237. 238. 239. 240. 241. 242. 243. 244. 245. 246. 247. 248. 249. 250. 251. 252. 253. 254. 255. 256. 257. 258. 259. 260. 261. 262. 263. 264. 265. 266. 267. 268. 269. 270. 271. 272. 273. 274. 275. 276. 277. 278. 279. 280. 281. 282. 283. 284. 285. 286. 287. 288. 289. 290. 291. 292. 293. 294. 295. 296. 297. 298. 299. 300. 301. 302. 303. 304. 305. 306. 307. 308. 309. 310. 311. 312. 313. 314. 315. 316. 317. 318. 319. 320. 321. 322. 323. 324. 325. 326.

ITA SPORT PESCOSTA ITA SPORT POSCH ITA PRANTNER ITA SPORT LIFE ITA MAURIZIO SPORT ASPORT’S MOUNTAIN CORDENONS ITA ITA VISONÀ SPORT ITA SPORTMARKET ITA MILLET SHOP ITA MOROTTO SPORTS EQUIPMENT ITA THE NORTH FACE CORTINA ITA DUE & DUE CORTINA ITA LA COOPERATIVA DI CORTINA ITA QUOTA 1224 ITA LA SPORTIVA CORTINA ITA PATAGONIA CORTINA ITA ROCK & ICE CORTINA ITA SALEWA CORTINA ITA CORTINA 360 ITA TECNICA OLYMPIA ITA SPORT ALFREDO ITA SPORT KOSTNER ITA 4810 SPORT ITA ARDI SPORT ITA LA SPORTIVA COURMAYEUR ITA PATAGONIA COURMAYEUR ITA LES PYRAMIDES ITA ULISSE SPORT ITA SALEWA CUNEO ITA VIALE CALZATURE ITA ALPSTATION CUNEO ITA CRAZY BY VERTICAL ITA THE NORTH FACE CUNEO ITA BIGUP ITA NOCH SHOP ITA FALETTI MOUNTAIN STORE DF SPORT SPECIALIST DESENZANO ITA ITA MOUNTAIN GARAGE ITA OUTSIDER ITA SALEWA DOBBIACO ITA KRALER SPORT ITA ALPSTATION BRIANZA ITA POSSA SPORT ITA SPORT EXTREME ITA MOSONI SPORT ITA ERCOLE ITA OUTDOOR & TREKKING STORE ITA HOLIDAY SPORT ITA SPIT SPORT OUTDOOR ITA LINEA VERTICALE ITA IL DADO BOULDER ITA PENNENTE OUTDOOR ITA ALPMANIA ITA ERREGI SPORT ITA DEVA WALL ITA CRAZY STORE FINALE LIGURE ITA LA SPORTIVA FINALE LIGURE ITA SALEWA FINALE LIGURE ITA MONTURA FINALBORGO ITA OUTPOST MONTAINEERING ITA RIDE & RUN CRAZY STORE ITA ROCKSTORE ITA CLIMB ITA NEVERLAND ITA PESCI CAMPING STORE ITA SPORT CLUB ITA THE NORTH FACE FIRENZE ITA OBIETTIVO MONTAGNA ITA BALANTE SPORT ITA CAPO NORD ITA GIMELLI ITA 3.30 RUNNING STORE ITA ROSSIGNOL FORMIGLIANA ITA FREES SPORT ITA SPORTIFICATION ITA ITA SURF SHOP ITA SPORT MAX ITA ALL4CYCLING ITA BM SPORT ITA SALEWA GENOVA ITA BONI SPORT ITA BONI SPORT ITA CENTRO CANOA ITA HOBBY SPORT ITA MOISMAN ITA REPETTO SPORT ITA BOULDER FACTORY ITA MONTAGNARD SPORT ITA SONEGO ITA RUNNING LIFE ITA SPORTWAY GRAVELLONA ITA BERGLAND ITA 099 OUTDOOR ITA SPORTLAND GUSSAGO ITA GRAZIA SPORT ISEO ITA ALPSTATION ISERA ITA ALTA QUOTA ISERNIA ITA 38° PARALLELO ITA MOUNTAINWORLD ITA SALEWA AQUILA ITA BLOCKLAND ITA TREKKING L’AQUILA ITA ORNELLA SPORT ITA SPORT 203 ITA SPORT TONY ITA IMPULS SPORT ITA SPORT HUB LECCO ITA AFFARI & SPORT LECCO ITA GREAT ESCAPES LECCO ITA MY WALL ITA BOTTERO SKI ITA DF SPORT SPECIALIST LISSONE ITA MAXI SPORT LISSONE ITA CENTRO HOBBY SPORT ITA CRAZY STORE LIVIGNO ITA I’M SPORT ITA LAPPONIA ITA MOUNTAIN PLANET ITA PUNTO SPORT ITA SILENE SPORT ITA SPORT EXTREME ITA THE NORTH FACE LIVIGNO ITA SALEWA OUTLET SCALO MILANO ITA SPORTLAND LONATO ITA SALEWA LONGARONE ITA IL CAMPIONE LUCCA ITA VIVISPORT ITA CRESPI SPORT ITA SPORT MODE STEGER ITA OLIMPIONICO SPORT ITA SPORT 3 TRE ITA SPORT TENNE ITA CINQUE TERRE TREKKING ITA PEIRANO SPORT ITA JANE SPORT ITA MUD AND SNOW ITA BREMA SPORT ITA MEGA INTERSPORT ITA MOUNTAIN STORE ITA THE REVIVE CLUB ITA HUTTER SPORT ITA SPORTLER ALPIN MERANO ITA SPORTLER MERANO ITA MAXI SPORT MERATE ITA NARDELLI SPORT ITA PATAGONIA MILANO ITA RUNAWAY ITA SALEWA MILANO ITA VIBRAM MILANO ITA WHY RUN ITA ALPSTATION MILANO ITA CANADA GOOSE MILAN ITA CARTON ITA ITA DF SPORT SPECIALIST MILANO ITA KIM FORNITURE SCOUT ITA KOALA SPORT ITA LA MONTAGNA SPORT ITA SAVE THE DUCK MILANO ITA SAVE THE DUCK MILANO ITA SEASE ITA THE NORTH FACE MILANO ITA VERDE PISELLO ITA UNDER ARMOUR MILANO ITA UNDER ARMOUR MILANO ITA DON KENYA RUN ITA MANGA CLIMBING ITA SPORTING SAN LORENZO ITA FREE SOLO

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COLFOSCO COLFOSCO IN BADIA COLLALBO COLOMBIERA MOLICCIARA CONDINO CORDENONS CORNEDO CORNUDA CORTINA D'AMPEZZO CORTINA D'AMPEZZO CORTINA D'AMPEZZO CORTINA D'AMPEZZO CORTINA D'AMPEZZO CORTINA D'AMPEZZO CORTINA D’AMPEZZO CORTINA D’AMPEZZO CORTINA D’AMPEZZO CORTINA D’AMPEZZO CORTINA D’AMPEZZO CORTINA D’AMPEZZO CORVARA IN BADIA CORVARA IN BADIA COURMAYEUR COURMAYEUR COURMAYEUR COURMAYEUR COURMAYEUR COURMAYEUR CUNEO CUNEO CUNEO CUNEO CUNEO CUNEO DARFO BOARIO DARFO BOARIO TERME DESENZANO DEL GARDA DESIO DIMARO FOLGARIDA DOBBIACO DOBBIACO DOLZAGO DOMODOSSOLA DOMODOSSOLA DOMODOSSOLA DUEVILLE FAENZA FALCADE FANO FELTRE FELTRE FERMO FERRARA FERRARA FERRARA FINALE LIGURE FINALE LIGURE FINALE LIGURE FINALE LIGURE FINALE LIGURE FINALE LIGURE FINALE LIGURE FIRENZE FIRENZE FIRENZE FIRENZE FIRENZE FIRENZE FIUMALBO FORLÌ FORLÌ FORMIGINE FORMIGLIANA FOSSALTA DI PIAVE FOSSANO FRABOSA SOTTANA FROSSASCO GAZZADA SCHIANNO GENOVA GENOVA GENOVA GENOVA GENOVA GENOVA GENOVA GENOVA GENOVA GIAVENO GODEGA SANT'URBANO GRADISCA D’ISONZO GRAVELLONA TOCE GRESSONEY-SAINT-JEAN GROSSETO GUSSAGO ISEO ISERA ISERNIA IVREA L'AQUILA L’AQUILA L’AQUILA L’AQUILA LA THUILE LA VALLE AGORDINA LA VILLA LANA LECCO LECCO LECCO LEVATA LIMONE PIEMONTE LISSONE LISSONE LIVIGNO LIVIGNO LIVIGNO LIVIGNO LIVIGNO LIVIGNO LIVIGNO LIVIGNO LIVIGNO LOCATE DI TRIULZI LONATO LONGARONE LUCCA LUCCA LUINO LUTAGO MADONNA DI CAMPIGLIO MADONNA DI CAMPIGLIO MALLES VENOSTA MANAROLA MANTA MANTOVA MARANO SUL PANARO MARTELLAGO MARTIGNACCO MATELICA MEOLO MERANO MERANO MERANO MERATE MEZZOLOMBARDO MILANO MILANO MILANO MILANO MILANO MILANO MILANO MILANO MILANO MILANO MILANO MILANO MILANO MILANO MILANO MILANO MILANO MILANO MILANO MILANO MILANO MILANO MIRANO

327. 328. 329. 330. 331. 332. 333. 334. 335. 336. 337. 338. 339. 340. 341. 342. 343. 344. 345. 346. 347. 348. 349. 350. 351. 352. 353. 354. 355. 356. 357. 358. 359. 360. 361. 362. 363. 364. 365. 366. 367. 368. 369. 370. 371. 372. 373. 374. 375. 376. 377. 378. 379. 380. 381. 382. 383. 384. 385. 386. 387. 388. 389. 390. 391. 392. 393. 394. 395. 396. 397. 398. 399. 400. 401. 402. 403. 404. 405. 406. 407. 408. 409. 410. 411. 412. 413. 414. 415. 416. 417. 418. 419. 420. 421. 422. 423. 424. 425. 426. 427. 428. 429. 430. 431. 432. 433. 434. 435. 436. 437. 438. 439. 440. 441. 442. 443. 444. 445. 446. 447. 448. 449. 450. 451. 452. 453. 454. 455. 456. 457. 458. 459. 460. 461. 462. 463. 464. 465. 466. 467. 468. 469. 470. 471. 472. 473. 474. 475. 476. 477. 478. 479. 480. 481. 482. 483. 484. 485. 486. 487. 488. 489. 490. 491. 492. 493. 494.

NUOVI ORIZZONTI MODENA THE NORTH FACE MODENA LIVIO SPORT SPORTMAN SPORTLAND MONIGA PATAGONIA MONTEBELLUNA ROSSIGNOL MONTEBELLUNA VIBRAM MONTEBELLUNA SALEWA OUTLET MONTEBELLUNA ROCK & WALLS PURE NATURE WILD PROJECT THE CHANGE PATAGONIA MORBEGNO WHATSAPP SPORT HUB MORI MICARELLI STORE LAB8 ARBITER UNTERHOLZNER GRANDE GRIMPE PERICO SPORT SPORTLAND TORINO ETNA WALL SERVOLARE 17 RUNWAY SPORT SPORT LAURIN ALBY SPORT DF SPORT SPECIALIST OLGIATE SALEWA ORIO CENTER DF SPORT SPECIALIST ORIO THE NORTH FACE ORIO UNDER ARMOUR ORIO AL SERIO MAMMUT ORTISEI SPORT GARDENA SPORT SCHMALZ SPORTLAND ORZINUOVI FREE TIME STORE SPORTLAND OSPITALETTO BIG WALL ABBÀ LA COCCINELLA SALEWA PADOVA ACTIVE CREMA SPORT INTELLIGHENZIA PROJECT SESTOGRADO SPORTLAND PALAZZOLO GENCHI SPORT PER CORRERE PELLISSIER SPORT PIRCHER GUNTHER 46° PARALLELO MOVE MOUNTAIN LOVERS ALPSTATION PARMA FREE SPORT SEVEN SUMMITS FERRARI SPORT SPORTWAY NOVARA OLIUNÌD MILANO UKU PACHA MONDO VERTICALE SPAZIOUTDOOR KING LINE STELLA ALPINA ALTA QUOTA PESCARA FRANCO SPORT RRTREK PESCASSEROLI OUTLANDERS L'ALTROSPORT DF SPORT SPECIALIST PIACENZA SPORT IN MONTAGNA OUTDOOR LIFE VERTICAL SPORT PIETRAMURATA PIANETA SPORT ASPORTSTATION STIMM ZAMBERLAN ONBOARD ARIAPERTA M.C.RUNNING EUROSPORT SPORT HUB PINZOLO SPORTLAND PISOGNE SELMI TECHNOSPORT VALLEE SPORT PEAK PERFORMANCE STORE AMORINI OUTDOOR SPORTWAY PONTE KAPPAEMME SPORT MOUNTAIN SHOP BERGAMO TOFFOLI SPORT SPORTLER PORDENONE MIVAL SPORT LA SPORTIVA POZZA DI FASSA BLOSSOM SKI IL CAMPIONE PRATO RUNOUT SALEWA PREDAZZO V10 BERGFUCHS MORASSI ETTORE OUTDOOR & TREKKING STORE ROSSIGNOL UDINE REGGIO GAS GINETTO SPORT A1 CLIMBING MONTAGNA VERTICALE SALVATORI SPORT THE NORTH FACE RIMINI PERTINGER VERTICAL SPORTSWEAR MOUNTAIN SICKS SPORT NATURA CAMPO BASE ROMA CAMPO BASE ROMA OUTDOOR EXPERIENCE PATAGONIA ROMA ROSSIGNOL PARMA RRTREK ROMA ALP3 MONTAGNA CLIMBER STORE GEOSTA LBM SPORT MONTURA ROMA ONE RACE ONERACE THE NORTH FACE COLA DI R. THE NORTH FACE ROMA THE NORTH FACE ROMA MIZUNO ROMA ALTA QUOTA ROMA ROCK IT STAR WALL URBANSTAR OMNIA SPORT SPORTLAND RONCADELLE SHERPA ATLANTE MONTELLO MAKALU' SPORT CABAS SPORT MONTURA ROVERETO BLOCK3 SPORTLIFEE SPORT JOCHER MACIACONI PIÙ SPORT ANIMA SPORTIVA ALPSTATION AOSTA PAPIN SPORT SPORT HOLZER SPORT HUB CHIAVENNA LAGAZOI SPORT MILESI SPORT SPORTLAND SAN LEONARDO GODI SPORT TURNOVER SPORT SPORTLER SAN MARTINO SLALOM SLALOM SPORT SAN MARTINO SPORT PARETI WEGER UNICO SPORT ALPSTATION BRESCIA NEW VIAGGIANDO GIUGLAR LAB IS SPORT

ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA

MODENA MODENA MOENA MONDOVÌ MONIGA MONTEBELLUNA MONTEBELLUNA MONTEBELLUNA MONTEBELLUNA MONTESACRO MONTESILVANO MONTESILVANO MORBEGNO MORGEX MORI MUCCIA NAGO TORBOLE NAPOLI NATURNO NEMBRO NEMBRO NICHELINO NICOLOSI NICOLOSI NOICATTARO NOVA LEVANTE NOVALESA OLGIATE OLONA ORIO AL SERIO ORIO AL SERIO ORIO AL SERIO ORIO AL SERIO ORTISEI ORTISEI ORTISEI ORZINUOVI OSIMO OSPITALETTO OSTERIA DEL GATTO OULX OVINDOLI PADOVA PADOVA PADOVA PADOVA PADOVA PALAZZOLO SULL’OGLIO PALERMO PALERMO PAQUIER PARCINES PARMA PARMA PARMA PARMA PAVULLO NEL FRIGNANO PERGINE VALSUGANA PERNATE PERO PERTOSA PERUGIA PERUGIA PESCARA PESCARA PESCARA PESCASSEROLI PESCASSEROLI PIACENZA PIACENZA PIACENZA PIANCOGNO PIANELLA PIETRAMURATA PIETRASANTA PIEVE D’ALPAGO PIEVE DI SOLIGO PIEVE DI TORREBELVICINO PINEROLO PINEROLO PINEROLO PINZOLO PINZOLO PISOGNE PISTOIA PLAN FELINAZ PONT SAINT MARTIN PONTE DI LEGNO BS PONTE FELCINO PONTE NELLE ALPI PONTE SELVA DI PARRE PONTERANICA PORDENONE PORDENONE POVE DEL GRAPPA POZZA DI FASSA PRATA CAMPORTACCIO PRATO PRATO PREDAZZO QUARTU SANT’ELENA RASEN-ANTHOLZ SÜDTIROL RAVASCLETTO RAVENNA REANA DEL ROJALE REGGIO EMILIA REGGIO EMILIA REGGIO EMILIA RIETI RIETI RIMINI RIO DI PUSTERIA RIVAROLO CANAVESE RIVAROLO CANAVESE ROCCA DI MEZZO ROMA ROMA ROMA ROMA ROMA ROMA ROMA ROMA ROMA ROMA ROMA ROMA ROMA ROMA ROMA ROMA ROMA ROMA ROMA ROMA ROMA ROMAGNANO SESIA RONCADELLE RONCO BRIANTINO RORETO DI CHERASCO ROVERETO ROVERETO ROVERETO ROVERETO RUFFRE' - MENDOLA S. ANDREA S. CRISTINA SACILE SACILE SAINT CHRISTOPHE SAN CANDIDO SAN CANDIDO SAN CASSIANO SAN CASSIANO SAN GIOVANNI BIANCO SAN LEONARDO IN PASSIRIA SAN MARTINO BUON ALBERGO SAN MARTINO BUON ALBERGO SAN MARTINO BUON ALBERGO SAN MARTINO DI CASTROZZA SAN MARTINO DI CASTROZZA SAN MARTINO DI CASTROZZA SAN PANCRAZIO SAN PAOLO SAN VENDEMIANO SAN ZENO NAVIGLIO SANSEPOLCRO SANT'AMBROGIO SANT’AGOSTINO


495. 496. 497. 498. 499. 500. 501. 502. 503. 504. 505. 506. 507. 508. 509. 510. 511. 512. 513. 514. 515. 516. 517. 518. 519. 520. 521. 522. 523. 524. 525. 526. 527. 528. 529. 530. 531. 532. 533. 534. 535. 536. 537. 538. 539. 540. 541. 542. 543. 544. 545. 546. 547. 548. 549. 550. 551. 552. 553. 554. 555. 556. 557. 558. 559. 560. 561. 562. 563. 564. 565. 566. 567. 568. 569. 570. 571. 572. 573. 574. 575. 576. 577. 578. 579. 580. 581. 582. 583. 584. 585. 586. 587. 588. 589. 590. 591. 592. 593. 594. 595. 596. 597. 598. 599. 600. 601. 602. 603. 604. 605. 606. 607. 608. 609. 610. 611. 612. 613. 614. 615. 616. 617. 618. 619. 620. 621. 622. 623. 624. 625. 626. 627. 628. 629. 630. 631. 632. 633. 634. 635. 636. 637. 638. 639. 640. 641. 642. 643. 644. 645. 646. 647. 648. 649. 650. 651. 652. 653. 654. 655. 656. 657. 658. 659. 660. 661. 662.

GI-SPORT KRATTER FAMA SPORT ALPSTATION SARZANA 3.30 RUNNING STORE BESSON SPORT GIUGGIA SPORT MOUNTAIN EXPERIENCE MAX SPORT VALLI SPORT ALPSTATION SCHIO PIANETA CICLO ART CLIMB PALESTRA BRUNO SPORT ACTIV SPORT SPORT WALTER CABOT COVE OUTDOOR CAFÈ SALEWA OUTLET SERRAVALLE KINIGER SPORTMODE MAXI SPORT SESTO S.G. XL MOUNTAIN IL MARATONETA SPORT RONDIRO PASSSPORT SIGNORESSA SPORTLER CLIMBING CENTER SPORTLER TREVISO DF SPORT SPECIALIST SIRTORI ALTERNATIVA SPORT ALPIN SPORT MODE ALPIN SPORTS K&K SPORTS SALEWA OUTLET VERONA FIORELLI SPORT SONDRIO CENTRO SPORT SPORTLAND SONICO VI BLOCK CAMPO BASE SPILAMBERTO BERGER SCHUKE SPORTLAND STEZZANO ALPSTATION TARVISIO SPORTLER TAVAGNACCO ZANI SPORT PIÙ SPORT VERTIGINI SPORT IOCORRO! MONTURA FIEMME SPORT VENTURA CRAZY STORE TIRANO TECNICAL SKI BSHOP BRACCINI BSHOP RAVINA FERRINO STORE TORINO FRESH STORE JOLLY SPORT JOLLY SPORT MIZUNO STORE ORIZZONTI VERTICALI RONCO ALPINISMO SALEWA TORINO ALPSTATION TORINO BSIDE CLIMBING VILLAGE CUORE DA SPORTIVO GRASSI SPORT TORINO MONTURA TORINO ORIZZONTI VERTICALI PASSION SPORT SALA SPORT THE NORTH FACE TORINO ASD BOULDER BAR SASP PALESTRA CLIMBING READY TO RUN GULLIVER TORRE PELLICE SPORTLER VICENZA LEZARD CATTI SPORT LA SPORTIVA TRENTO ROCK & ICE TRENTO SHERPA3 PATAGONIA VERTICAL SPORT TRENTO MONTURA TRENTO TECNOSCI SPORTLER ALPIN TRENTO SPORTLER TRENTO MAGNITUDO LE BLOC SHOP ALPSTATION TRIESTE AVVENTURA DUE SPORTLER TRIESTE FIASCARIS K2 SPORT SPORT CENTER FIORELLI SPORT VALMASINO SPORT CORONES LAYAK SPORT MODE MARIA SALEWA OUTLET VALMONTONE SKICENTER LODO SPORT VERNAZZA SPORT CAMPO BASE VERONA MONTURA VERONA ROSSIGNOL VERONA THE NORTH FACE VERONA MARATONANDO OLIUNÌD LDR PALESTRA GILIOLI SPORT MONDO MONTAGNA VERTICAL NO LIMIT DHO SPORT ROSSI SPORTLAND VILLANUOVA AFFARI & SPORT VILLASANTA BAROLI SPORT CALZATURE BAROLI HERBERT PLANK SPORT RUNNER HELLWEGER INTERSPORT LA SPORTIVA ZIANO DI FIEMME TIRABOSCHI SPORT QUOTA 362 CRAS TABIA SPORT SALEWA STORE SALZBURG SPORTLER ALPIN LOACKER BERGFUCHS ALPSTATION INNSBRUCK BLACK DIAMOND INNSBRUCK PATAGONIA INNSBRUCK SPORTLER WITTING THE NORTH FACE INNSBRUCK ROCKNROLL MOUNTAIN STORE HIGH LIFE HANDELS SPORTLER BERGSPORT ZIMML ALPINAUSSTATTER BASE CAMP THE ALPINE STORE SALEWA OUTLET PARNDORF SALEWA STORE SAALFELDEN SALEWA STORE SCHLADMING SPORT4YOU PETE SPORT BERGWERK SALEWA STORE WIEN STEPPENWOLF ONSIGHT BERGSPORT HAVEN DE ZWERVER HAVEN TRANSA BASEL TRANSA BERN BÄCHLI BERGSPORT STILE ALPINO LUGANO PLANET ENDURANCE TRANSA LUCERNE DF SPORT SPECIALIST LUGANO SALEWA STORE PONTRESINA STILE ALPINO SAMEDAN BOOSPORT TRANSA ST. GALLEN MONTAIN-AIR BAYARD SPORT MILLET SHOP SALEWA STORE ZERMATT THE NORTH FACE ZERMATT THE NORTH FACE ZURICH TRANSA ZURICH BÄCHLI BERGSPORT MOUNTAIN-SPORTS

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SAPPADA SARONNO SARZANA SASSUOLO SAUZE D’OULX SAVIGLIANO SAVIGNANO SUL RUBICONE SCHIO SCHIO SCHIO SCOPPITO SEDICO SELVA GARDENA SELVA VAL GARDENA SELVA VAL GARDENA SENIGALLIA SERAVALLE SCRIVIA SESTO SESTO SAN GIOVANNI SETTIMO VITTONE SIENA SIENA SIGNORESSA SILEA SILEA SIRTORI SISTIANA SIUSI SIUSI SIUSI SONA SONDRIO SONDRIO SONICO SPESSA SPILAMBERTO ST. NIKOLAUS ULTEN STEZZANO TARVISIO TAVAGNACCO TEMU TERAMO TERNI TERNI TESERO TESERO TIRANO TOLMEZZO TORINO TORINO TORINO TORINO TORINO TORINO TORINO TORINO TORINO TORINO TORINO TORINO TORINO TORINO TORINO TORINO TORINO TORINO TORINO TORINO TORINO TORRE BOLDONE TORRE PELLICE TORRI DI QUARTESOLO TRADATE TRAVERSETOLO TRENTO TRENTO TRENTO TRENTO TRENTO TRENTO TRENTO TRENTO TRENTO TREVISO TRIESTE TRIESTE TRIESTE UDINE UDINE VAL DI VIZZE VAL MASINO VALDAORA VALDRAGONE VALLES VALMONTONE VARNA VERMIGLIO VERNAZZA VERONA VERONA VERONA VERONA VIAREGGIO VICENZA VIGNOLA VIGNOLA VILLAIR VILLANOVA MONDOVI VILLANOVA MONDOVI VILLANUOVA SUL CLISI VILLASANTA VILLENEUVE VILLENEUVE VIPITENO VITERBO WELSBERG-TAISTEN ZIANO DI FIEMME ZOGNO ZOLA PREDOSA ZOLA PREDOSA ZOLDO ALTO BERGHEIM BEI SALZBURG BLUDENZ GÖTZIS GRAZ INNSBRUCK INNSBRUCK INNSBRUCK INNSBRUCK INNSBRUCK KIRCHDORF IN TIROL KLAGENFURT AM WÖRTHERSEE KUFSTEIN LIENZ LIENZ LINZ PARNDORF SAALFELDEN SCHLADMING SÖLDEN ST. ANTON AM ARLBERG STEYR WIEN WIEN ZAMS ANTWERPEN HERENTALS KNOKKE BASEL BERN BERN-BREITENRAIN CANOBBIO ECUBLENS LUCERNE LUGANO PONTRESINA SAMEDAN SIERRE ST. GALLEN VERBIER ZERMATT ZERMATT ZERMATT ZERMATT ZURICH ZURICH ZURICH-OERLIKON ANSBACH

663. 664. 665. 666. 667. 668. 669. 670. 671. 672. 673. 674. 675. 676. 677. 678. 679. 680. 681. 682. 683. 684. 685. 686. 687. 688. 689. 690. 691. 692. 693. 694. 695. 696. 697. 698. 699. 700. 701. 702. 703. 704. 705. 706. 707. 708. 709. 710. 711. 712. 713. 714. 715. 716. 717. 718. 719. 720. 721. 722. 723. 724. 725. 726. 727. 728. 729. 730. 731. 732. 733. 734. 735. 736. 737. 738. 739. 740. 741. 742. 743. 744. 745. 746. 747. 748. 749. 750. 751. 752. 753. 754. 755. 756. 757. 758. 759. 760. 761. 762. 763. 764. 765. 766. 767. 768. 769. 770. 771. 772. 773. 774. 775. 776. 777. 778. 779. 780. 781. 782. 783. 784. 785. 786. 787. 788. 789. 790. 791. 792. 793. 794. 795. 796. 797. 798. 799. 800. 801. 802. 803. 804. 805. 806. 807. 808. 809. 810. 811. 812. 813. 814. 815. 816. 817. 818. 819. 820. 821. 822. 823. 824. 825. 826. 827. 828. 829. 830.

CONDITION STEIGENBERGER BERGSPORTHÜTTE STADT LAND FLUSS BERGSPORT GEISTALLER CAMP 4 GLOBETROTTER BERLIN MONT K PATAGONIA BERLIN THE NORTH FACE BERLIN UNTERWEGS BIELEFELD GLOBETROTTER BONN UNTERWEGS BONN UNTERWEGS BREMEN UNTERWEGS CELLE DER SKANDINAVIER GLOBETROTTER DRESDEN UNTERWEGS DUISBURG GLOBETROTTER DÜSSELDORF SACK & PACK UNTERWEGS ERFURT FREILAUF BERGSPORT MÜHLBAUER UNTERWEGS FLENSBURG GLOBETROTTER FRANKFURT SALEWA STORE FREIBURG SPORT KIEFER DOOROUT.COM NORDWAND SPORTS ALPINSPORT BASIS BERGSPORT WN ALPIN SPORT CONRAD GARMISCH BERGZEIT GLOBETROTTER HAMBURG GLOBETROTTER HAMBURG UNTERWEGS HAMM BSZ BERGSPORTZENTRALE ADVENTURE COMPANY BERGZEIT UNTERWEGS HÖXTER UNTERWEGS JEVER BASISLAGER SPORT HANDELS SCENIC SPORTS BERGSPORT MAXI UNTERWEGS KIEL GLOBETROTTER AUSRÜSTUNG GLOBETROTTER KÖLN SPORT GRUNER ALPINSPORTZENTRALE ALPEN STRAND THE NORTH FACE LEIPZIG UNTERWEGS LEIPZIG BIWAK EISELIN SPORT ALPIN OUTDOOR LADEN OUTDOORTRENDS MAGIC MOUNT GLOBETROTTER MÜNCHEN GOLDWIN PATAGONIA MÜNCHEN RUMRICH STONE PROJECTS SCHUSTER SPORTHAUS DERU THE NORTH FACE MUNICH UNTERWEGS MÜNSTER SPORT CONRAD MURNAU TRAVEL & TREK BASTIAN SALEWA STORE OBERSTDORF UNTERWEGS OLDENBURG DER OUTDOORLADEN SPORT CONRAD PENZBERG GIPFELSTÜRMER SALEWA STORE REGENSBURG MONTAGNE-SPORT BERGWERKER STUTTGART GLOBETROTTER STUTTGART GLOBETROTTER HARZ SCHNEIDER RAD+SPORT VIKING ADVENTURES BIWAKSCHACHTEL GLOBETROTTER ULM UNTERWEGS WESEL SPORT CONRAD WIELENBACH UNTERWEGS WILHELMSHAVEN SALEWA OUTLET ZWEIBRÜCKEN EVENTYRSPORT NATURLIGVIS OUTDOOR OUTDOOR XPERTEN TRAILXTREM ALCOBENDAS EL REFUGIO DEPORTES DIAGONAL ALMERIA VILADOMAT ALP SPORTS BARRABES CAMP BASE INTERPERIE CAMP BASE NUS CERCLESPORTS CUYLÁS BARCELONA EQUIPA'T GROWOLD SALEWA STORE BARCELONA SHARMA CLIMBING THE NORTH FACE BARCELONA VÈRTIC BARCELONA BARRABÉS RÍOS RUNNING BERGA SERAC SPORT MONTAÑA Y DEPORTES HAMAIKA MOUNTAIN THE NORTH FACE BILBAO ZONA GR ARMERIA Y AVENTURA SUMMIT MOUNTAIN ESPORTS ROC VERTICAL AL COXINILLO MACHAPUCHARE ARISTARUN GOMA 2 TECNIC ESPORTS ANDORRA TRAMUNTANA ESPORTS LUDO AVENTURA ESPORTS NABES DEPORTES SHERPA GRANADA ILLA SPORTS DEPORTES CHARLI JACA BLACKISARD MOUNTAIN K2 PLANET CUYLÁS MADRID DEPORTES KOALA DEPORTES MAKALU OUTDOOR SIN LÍMITE THE NORTH FACE MADRID DEPORTES LA TRUCHA RÍOS RUNNING MANRESA VÈRTIC MANRESA VÈRTIC SABADELL EVORUNNER FACTOR 2 CARVING ESPORTS CAMP BASE C17 LA SPORTIVA RODELLAR CAMP BASE SANT CUGAT AGOSTI XTREME SPORT PEREGRINOTECA.COM DEPORTEMANIA ESPORTS K2 TANGOSENLAROCA.COM DEPORTES AITANA L’AVENTURA THE NORTH FACE VALENCIA DEPORTES ALVARADO TERRA DEPORTE AVENTURA SALEWA OUTLET VILADECANS CAMP BASE VITORIA DEPORTES GAIKAR KIROLAK SCANDINAVIAN OUTDOOR PARTIOAITTA LAHTI PARTIOAITTA ROVANIEMI SCANDINAVIAN OUTDOOR AU VIEUX CAMPEUR ALBERTVILLE MILLET SHOP ALPE D'HUEZ PICTURE SNOWLEADER ANNECY THE NORTH FACE ANNECY CHULLANKA ANTIBES MILLET SHOP BASTIA PEYTAVIN SPORT SPORTS AVENTURE AU VIEUX CAMPEUR CHAMBÉRY

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ASCHAU AUGSBURG BAD TÖLZ BERCHTESGADEN BERLIN BERLIN BERLIN BERLIN BERLIN BIELEFELD BONN BONN BREMEN CELLE COBURG DRESDEN DUISBURG DÜSSELDORF DÜSSELDORF ERFURT ERLANGEN FELDKIRCHEN WESTERHAM FLENSBURG FRANKFURT AM MAIN FREIBURG FREIBURG FULDA FÜSSEN GARMISCH-PARTENKIRCHEN GARMISCH-PARTENKIRCHEN GARMISCH-PARTENKIRCHEN GMUND-MOOSRAIN HAMBURG HAMBURG HAMM HANNOVER HEILBRONN HOLZKIRCHEN HÖXTER JEVER KARLSRUHE KAUFBEUREN KEMPTEN KIEL KÖLN KÖLN KONSTANZ LANDSBERG AM LECH LANDSHUT LEIPZIG LEIPZIG LIMBURG LÖRRACH MAINZ MARKTOBERDORF MENDEN MÜNCHEN MÜNCHEN MÜNCHEN MÜNCHEN MÜNCHEN MUNICH MUNICH MÜNSTER MURNAU NÜRNBERG OBERSTDORF OLDENBURG PADERBORN PENZBERG RAVENSBURG REGENSBURG ROSENHEIM STUTTGART STUTTGART TORFHAUS (HARZ) TRAUNSTEIN TRIER TÜBINGEN ULM WESEL WIELENBACH WILHELMSHAVEN ZWEIBRÜCKEN AARHUS FREDERIKSBERG HOLSTEBRO MADRID ALICANTE ALMERÍA ANDORRA BARCELONA BARCELONA BARCELONA BARCELONA BARCELONA BARCELONA BARCELONA BARCELONA BARCELONA BARCELONA BARCELONA BARCELONA HUESCA BARCELONA CASTELLÓ HUESCA BILBAO BILBAO GIRONA MURCIA BURGOS ANDORRA VALENCIA MADRID CÓRDOBA TARRAGONA ANDORRA VALENCIA ASTURIAS GIRANA GRANADA BARCELONA HUESCA GIRONA LEÓN MADRID MADRIS MADRID MADRID MADRID MÁLAGA BARCELONA BARCELONA BARCELONA MADRID MURCIA ANDORRA BARCELONA HUESCA BARCELONA CANTABRIA LUGO SEVILLA TARRAGONA VALENCIA VALENCIA VALENCIA VALENCIA VALENCIA PONTEVEDRA BARCELONA ARABA ARABA HELSINKI LATHI ROVANIEMI VANTAA ALBERTVILLE ALPES D'HUEZ ANNECY ANNECY ANNECY ANTIBES BASTIA BAYONNE BORDEAUX CHAMBÉRY

831. 832. 833. 834. 835. 836. 837. 838. 839. 840. 841. 842. 843. 844. 845. 846. 847. 848. 849. 850. 851. 852. 853. 854. 855. 856. 857. 858. 859. 860. 861. 862. 863. 864. 865. 866. 867. 868. 869. 870. 871. 872. 873. 874. 875. 876. 877. 878. 879. 880. 881. 882. 883. 884. 885. 886. 887. 888. 889. 890. 891. 892. 893. 894. 895. 896. 897. 898. 899. 900. 901. 902. 903. 904. 905. 906. 907. 908. 909. 910. 911. 912. 913. 914. 915. 916. 917. 918. 919. 920. 921. 922. 923. 924. 925. 926. 927. 928. 929. 930. 931. 932. 933. 934. 935. 936. 937. 938. 939. 940. 941. 942. 943. 944. 945. 946. 947. 948. 949. 950. 951. 952. 953. 954. 955. 956. 957. 958. 959. 960. 961. 962. 963.

EKOSPORT ARC’TERYX CHAMONIX MILLET SHOP CHAMONIX SNELL SPORTS SNOWLEADER CHAMONIX THE NORTH FACE CHAMONIX HAGLOFS CHAMONIX PATAGONIA CHAMONIX COQUOZ SPORTS / SALOMON D'AVENTURE EN AVENTURE MILLET SHOP COURCHEVEL MILLET SHOP DIJON ENDURANCE SHOP EPINAL S'CAPE FONTAINEBLEAU ESPACE MONTAGNE APPROACH GAP ALTITUDE SPORT OUTDOOR AU VIEUX CAMPEUR GRENOBLE MERCI DISTILLERY MILLET SHOP LA CLUSAZ MONTAZ AU VIEUX CAMPEUR LABÈGE ESPACE MONTAGNE MILLET SHOP LES ARCS MILLET SHOP LES DEUX ALPES AU VIEUX CAMPEUR LYON MILLET SHOP LYON SNOWLEADER LYON THE NORTH FACE LYON AU VIEUX CAMPEUR MARSEILLE CAP RUNNING MILLET SHOP MERIBEL CHULLANKA MERIGNAC CHULLANKA METZ THE NORTH FACE NANTES ALTICOOP AU VIEUX CAMPEUR PARIS MILLET SHOP PARIS THE NORTH FACE PARIS THE NORTH FACE PARIS OPERA THE NORTH FACE PARIS SPORT MONTAGNE PERPIGNAN ENDURANCE ESPACE MONTAGNE AU VIEUX CAMPEUR SALLANCHES BERNINA SPORT COLMAR MILLET SHOP SAINT LARY MILLET SHOP NICE AU VIEUX CAMPEUR STRASBOURG THE NORTH FACE STRASBOURG AU VIEUX CAMPEUR THONON CHULLANKA TOULOUSE MILLET SHOP VAL D'ISÈRE MILLET SHOP VAL THORENS TERRE DE MONTAGNE BEVER ALMERE BEVER AMERSFOORT BEHIND THE PINES BEVER AMSTERDAM BEVER AMSTERDAM CARL DENIG KATHMANDU AMSTERDAM MONK AMSTERDAM THE NORTH FACE AMSTERDAM BEVER APELDOORN BEVER ARNHEM BEVER ASSEN BEVER BREDA BEVER DEN HAAG BEVER DEN HAAG HUNA OUTDOOR SHOP BEVER DEVENTER BEVER DOETINCHEM BEVER EINDHOVEN MONK EINDHOVEN BEVER ENSCHEDE RENÉ VOS OUTDOOR BEVER GRONINGEN SOELLAART BEVER HENGELO BEVER HILVERSUM BEVER HOUTEN BEVER NIJMEGEN KATHMANDU NIJMEGEN OUTDOOR & TRAVEL OUTFITTERS BEVER ROTTERDAM BEVER S-HERTOGENBOSCH BEVER STEENWIJK BEVER TILBURG BEVER UTRECHT KATHMANDU UTRECHT THE NORTH FACE UTRECHT ZWERFKEI OUTDOOR NATURKOMPANIET NARTURKOMPANIET ADDNATURE CITY ALEWALDS NATURKOMPANIET ALEWALDS OUTNORTH SNOW+ROCK BIRMINGHAM SNOW+ROCK BRIGHTON THE NORTH FACE BRISTOL SNOW+ROCK CHERTSEY SNOW+ROCK DARTFORD SNOW+ROCK DIDSBURY SNOW+ROCK WIRRAL THE NORTH FACE EDINBURGH SNOW+ROCK EXETER SNOW+ROCK BRISTOL SNOW+ROCK GATESHEAD THE NORTH FACE GLASGOW THE NORTH FACE GUILDFORD SNOW+ROCK HEMEL SNOW+ROCK KENSINGTON NEEDLE SPORTS SNOW+ROCK LONdDHARRODS SNOW+ROCK LEEDS COTSWOLD OUT ISLINGTON COTSWOLD OUT PICCADILLY ELLIS BRIGHAM MNT SPORTS SNOW+ROCK LONDON SNOW+ROCK COVEN GARDEN SNOW+ROCK LOND MONUMENT SNOW+ROCK LOND MOORGATE THE NORTH FACE COVT GARDEN THE NORTH FACE LONDON THE NORTH FACE VICTORIA PATAGONIA MANCHESTER SNOW+ROCK MANCHESTER SNOW+ROCK PORT SOLENT SNOW+ROCK ROMFORD THE NORTH FACE MEADOWHALL

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CHAMBÉRY CHAMONIX MONT BLANC CHAMONIX MONT BLANC CHAMONIX MONT BLANC CHAMONIX MONT BLANC CHAMONIX MONT BLANC CHAMONIX MONT BLANC CHAMONIX MONT BLANC CHAMONIX MT-BLANC CLERMONT FERRAND COURCHEVEL DIJON EPINAL FONTAINEBLEAU FRANCHEVILLE GAP GERARDMER GRENOBLE GRENOBLE LA CLUSAZ LA RAVOIR LABÈGE LE GRAND EPAGNY LES ARCS 1800 LES DEUX ALPES LYON LYON LYON LYON MARSEILLE MARSEILLE MERIBEL MERIGNAC MOULINS LES METZ NANTES NICE PARIS PARIS PARIS PARIS PARIS PERPIGNAN RODEZ SAINT MARTIN D'HERES SALLANCHES SELESTAT ST LARY SOULAN ST. LAURENT DU VAR STRASBOURG STRASBOURG THONON LES BAINS TOULOUSE VAL D'ISÈRE VAL THORENS VILLE LA GRAND ALMERE AMERSFOORT AMSTERDAM AMSTERDAM AMSTERDAM AMSTERDAM AMSTERDAM AMSTERDAM AMSTERDAM APELDOORN ARNHEM ASSEN BREDA DEN HAAG DEN HAAG DEN HAAG DEVENTER DOETINCHEM EINDHOVEN EINDHOVEN ENSCHEDE GORSSEL GRONINGEN HAARLEM HENGELO HILVERSUM HOUTEN NIJMEGEN NIJMEGEN ROOSENDAAL ROTTERDAM S-HERTOGENBOSCH STEENWIJK TILBURG UTRECHT UTRECHT UTRECHT WOERDEN GÖTEBORG MALMO STOCKHOLM STOCKHOLM STOCKHOLM UPPSALA VÄXJÖ BIRMINGHAM BRIGHTON BRISTOL CHERTSEY DARTFORD DIDSBURY EASTHAM EDINBURGH EXETER FILTON GATESHEAD GLASGOW GUILDFORD HEMEL KENSINGTON KESWICK KNIGHTSBRIDGE LEEDS LONDON LONDON LONDON LONDON LONDON LONDON LONDON LONDON LONDON LONDON MANCHESTER MANCHESTER PORTSMOUTH ROMFORD SHEFFIELD

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LAST WORD BY DAVIDE FIORASO

Polvere profonda neve "Per noi sciatori è più facile esistere nel mondo in modo valido, visto che il percorso per noi non è disteso lì davanti come una strada già aperta ma anzi, ci si mostra ad ogni passo che compiamo spingendo avanti lo sci.” Dire in due parole chi era Dolores Lachapelle è riduttivo: sciatrice, ricercatrice, filosofa, scrittrice. Una sorta di leggenda, capace di disegnare armoniche e incomparabili tracce sulla neve

vergine, su pendii ripidissimi, nel silenzio totale e nella pace interiore. Uno spirito libero che ha abbracciato il pensiero di Martin Heidegger e la filosofia della Deep Ecology di Arne Naess e Gary Snyder. Un’anima che si è svincolata progressivamente dai condizionamenti del passato e dalle tradizioni, per volare alla ricerca della felicità allo stato puro. “La neve polverosa non può essere unicamente considerata come metafora del vivere, piuttosto sciare la neve polverosa

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ci mostra come vivere. Se noi insisteremo a procedere in modo arrogante nel sempre più stretto mondo della cultura moderna basata sull’uomo, non solo continueremo a distruggere le specie terrene ma anche l’acqua e l’aria di cui viviamo. Ma se sapremo muoverci nella nostra vita consapevoli dell’esistenza degli altri esseri, dei quattro concetti fondamentali: la terra, il cielo, gli dei, i mortali, allora automaticamente smetteremo di distruggere la terra. Non conosco niente che possa insegnare a vivere in modo valido e così velocemente quanto la neve polverosa.”


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Il nuovo modello EVO 5 è piccolo ma performante : la sua dimensione e il peso di soli 170 grammi gli permettono di non ingombrare,senza però trascurare la performance in caso di emergenza. L’EVO5 piacerà a tutti, sia gli esperti che i principianti.


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