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La terapia in acqua per pazienti oncologici Chiara Bertocco

Chiara Bertocco

bertoccochiara@gmail.com

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Laurea in Fisioterapia; Master in Linfologia Dr. Vodder School International certificated Therapist AQUATIC WELLNESS

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LA TERAPIA IN ACQUA PER PAZIENTI ONCOLOGICI

I benefici della terapia in acqua post intervento chirurgico oncologico (e non solo)

ph HydroWorx International

Piccole vasche per rehab e recupero funzionale sono importanti, ma decisiva è la professionalità del terapista, ancor più con pazienti oncologici

PERCHÈ IN ACQUA? Il nostro legame con l’acqua è molto profondo e ci riporta indietro nel tempo, alle origini della vita sulla Terra ma anche alla nostra vita prenatale. Il nostro stesso corpo è costituito per due terzi di acqua e indubbiamente essa costituisce per noi un elemento indispensabile. Ognuno di noi si muove in modo diverso e possiede abilità motorie differenti: questo accade anche in Acqua.

LA RICONOSCIUTA EFFICACIA TERAPEUTICA DELLE ACQUE NON SOLO TERMALI HA COMPORTATO IL LORO INSERIMENTO NEL SISTEMA SANITARIO NAZIONALE

Il termine idroterapia deriva dall’ unione delle parole greche hydor (acqua) e therapeia (guarigione). L’acqua ha sempre avuto una forte valenza aggregante nella storia della civiltà umana: basta pensare ad esempio ai fiumi che mettono in comunicazione città e paesi diversi o al mare che, bagnando varie nazioni, ha permesso scambi commerciali e culturali. Non si sa con precisione quando l’acqua fu usata per la prima volta per scopi curativi, ma si sa che Ippocrate (460-375 a.C.) usava i bagni di contrapposizione (acqua calda e fredda) nel trattamento di malattie. L’ impiego delle acque termali per idroterapia, nel bacino del Mediterraneo, era conosciuto fin dai tempi antichi, come evidenziato dai reperti archeologici, dalle testimonianze letterarie e scientifiche, dalle numerose epigrafi. L’acqua per scopi ricreativi e curativi fu largamente usata ad esempio dai Romani. La riconosciuta efficacia terapeutica delle acque non solo termali ha infatti comportato il loro inserimento nel sistema sanitario nazionale e nei livelli essenziali di Assistenza. È solo negli anni 50, in Inghilterra, che l’utilizzo terapeutico dell’ acqua esce dal contesto termale; da

allora, in tutto il mondo occidentale si sono moltiplicati i centri di riabilitazione che prevedono l’utilizzo di vasche terapeutiche. La terapia in acqua ha assunto quindi un ruolo fondamentale a fianco delle altre possibilità di trattamento. Il trattamento in acqua rappresenta una forma di terapia coadiuvante non esclusiva, inserita nel capitolo della rieducazione motoria.

IL MIGLIORAMENTO DELLA MOBILITÀ ARTICOLARE È IL PRIMO OBIETTIVO CHE IL TERAPISTA SI PONE NEL PERCORSO DI RECUPERO FUNZIONALE COMPLETO

QUALI SONO I BENEFICI DELLA TERAPIA IN ACQUA? L’esercizio in acqua comporta diversi effetti terapeutici: 1) EFFETTO ANTALGICO E MIORILASSANTE: il calore dell’acqua provoca una reazione neuro-ormonale che prevede la liberazione, di endorfine (sostanze analgesiche che si liberano nelle situazioni in cui avviene un trauma). Una volta alleviato il dolore il soggetto riesce a muoversi con maggiore agilità e la serie dei movimenti terapeutici può aumentare. Il calore dell’acqua, attraverso l’uso corretto della temperatura, diventa importante anche per trattare le tensioni-dolori muscolari, in modo da interrompere il circolo vizioso: dolore- contrattura muscolare- danno tissutale.

2) MIGLIORAMENTO DELLA MOBILITA’ ARTICOLARE: l’effetto antalgico e miorilassante associato all’immersione in acqua, che provoca la riduzione delle forze compressive sulle articolazioni e quindi una sensazione di leggerezza che permette al paziente di muovere le sue articolazioni più liberamente e con uno sforzo minore rispetto allo stesso movimento eseguito sulla terra e cio’ comporta un miglioramento della mobilità articolare; quest’ultima rappresenta il primo obiettivo che il terapista si pone nel percorso di recupero funzionale completo, sia esso post-trauma, post-intervento chirurgico o in eventuali altre condizioni dolorose algiche. 3) MIGLIORAMENTO DELLO STATO DELLA CUTE E DELLA CIRCOLAZIONE: il calore dell’acqua dilata anche i vasi sottocutanei ed aumenta l’afflusso di sangue alla pelle, migliorando così lo stato della cute, specie nei soggetti che hanno una circolazione periferica debole; non appena il sangue raggiunge i muscoli, la loro temperatura aumenta ed essi si contraggono più facilmente e con una funzione migliorata. Con la ripresa precoce dell’esercizio in acqua migliora anche la forma cardiorespiratoria. 4) EFFETTO DRENANTE: quando ci si immerge, più vado verso il fondo di una piscina più aumenta la pressione che “schiacciando” effettua una compressione sui tessuti del corpo provocando un effetto drenante. Si può paragonare l’immersione di una persona ad un effetto compressivo drenante ottenuto con l’ utilizzo della stessa, di calze elastiche compressive. 5) MIGLIORAMENTO DELLA DEAMBULAZIONE/UTILIZZO DELLE BRACCIA: unitamente agli effetti del calore, il galleggiamento permette di compiere un numero maggiore di movimenti possibili. Infatti, grazie alla spinta di galleggiamento, il soggetto con difficoltà di deambulazione prende fiducia ed inizia a camminare in piscina prima di quanto non possa farlo sulla terra e allo stesso modo avviene per l’utilizzo dell’ arto superiore. 6) RIEDUCAZIONE MUSCOLARE E TROFISMO: la resistenza offerta dall’acqua permette al rieducatore di impostare un programma graduale di esercizi per il rinforzo muscolare, senza creare stress alle articolazioni. Una progressione graduale dell’esercizio si può ottenere usando il galleggiamento prima per sostenere il movimento, poi come supporto e infine

Ambienti separati e resi confortevoli per finalità riabilitative sono ideali per seguire al meglio i vari pazienti

GRAZIE ALLO SCARICO PONDERALE CHE SI VERIFICA IN ACQUA GLI ESERCIZI SVOLTI PERMETTONO UN LAVORO GLOBALE E SIMMETRICO, IN MODO DA EVITARE DANNOSI SOVRACCARICHI E/O COMPENSI

come resistenza. Ogni variazione dell’esercizio può essere modificata dall’uso di galleggianti, dalla variazione della lunghezza della leva e del peso applicato all’arto interessato al movimento, dal cambio della velocità di esecuzione del movimento e dalla creazione di turbolenza. Man mano che la forza muscolare aumenta, gli esercizi possono essere migliorati in intensità, in modo da ottenere la massima reazione dei muscoli.

7) SIMMETRIA DEL MOVIMENTO: molto spesso gli arti/l’arto del lato sano, soprattutto in pazienti che convivono con un linfedema monolaterale, vengono sovraccaricati e sottoposti a compensi posturali, a causa del dolore e delle limitazioni funzionali dell’emisoma patologico; a lungo andare, questa situazione provoca infiammazione, dolore e affaticamento anche degli arti sani/nell’ arto sano. Grazie allo scarico ponderale che si verifica in acqua, il soggetto riesce a compiere degli esercizi che permettono un lavoro globale e simmetrico, in modo da evitare dannosi sovraccarichi e/o compensi. 8) AUMENTO DELLE AFFERENZE ESTEROCETTIVE: la pressione idrostatica provoca un “effetto guanto” sulle porzioni del corpo immerse in acqua; quest’effetto, unito al galleggiamento, stimola i recettori cutanei della pelle e genera un fenomeno di feedback al soggetto. Tutto ciò induce miglioramenti nella capacità di coordinazione.

9) EFFETTI PSICOLOGICI: sono determinati dalla libertà di movimento, dalla sicurezza e dal senso di protezione avvertiti in acqua e dal recupero di alcune capacità funzionali che spesso si credevano perse, con il conseguente aumento dell’autostima. Tutto ciò determina nel soggetto il desiderio di muoversi, che diventa il preludio alla ripresa della funzione persa. Dopo questa breve elencazione si può affermare che, con l’immersione in acqua, il sistema muscolo-tendineo, cardiocircolatorio e linfatico reagiscono con una risposta adattiva agli stimoli meccanici e calorici, che determinano azioni sulla nutrizione tissutale, sul sistema cardiovascolare, sul ricambio idrico-salino, sul flusso ematico distrettuale, sull’apertura di numerosissimi capillari linfo-venosi e sul maggior scambio dei liquidi fra il settore intra ed extra cellulare.

AQUA LYMPHATIC THERAPY – THE TIDHAR METHOD©

L’Aqua Lymphatic Therapy (ALT) è una metodica innovativa ideata dalla Fisioterapista Israeliana Dorit Tidhar nel 2002 basandosi sui principi degli esercizi riabilitativi proposti per la rieducazione degli arti edematosi e con linfedema.

A.L.T.: LA TERAPIA CONSISTE NELL’ESECUZIONE IN ACQUA DI ESERCIZI SPECIFICI PER PROBLEMI E DISFUNZIONI LINFATICHE PRIMARIE O SECONDARIE IN ABBINAMENTO A TECNICHE DI RESPIRAZIONE E AUTOMASSAGGIO

curo, per mantenere e ottimizzare i risultati ottenuti dopo la terapia intensiva di decongestione; inoltre questo metodo fornisce l’opportunità di un auto trattamento che può migliorare la cura di sé, la socializzazione e l’autostima.

Dorit Tidhar è una fisioterapista nata in Israele che dal 1999 si è avvicinata alle patologie linfatiche,seguendo la formazione secondo la Scuola Casley Smith International fondata dal Dr John and Dr Judith Casley-Smith. Nel 2002 Dorit presentò il suo programma di esercizi in ambiente acquatico che denominò “Aqua Lymphatic Therapy (ALT). The Tidhar Method ©”.

Il programma di Aqua Lymphatic Therapy nasce come aiuto rivolto alle persone affette da patologie linfatiche, sia di natura primaria (congenita) sia a seguito di interventi chirurgici post oncologici (come il tumore al seno) per mantenere e aumentare i risultati ottenuti con la tradizionale terapia di decongestione complessa e la fisioterapia senologica, e la riabilitazione post oncologica. In letteratura scientifica sono presenti molteplici studi, molti dei quali curati da Dorit stessa, chesostengono l’efficacia del metodo. Attualmente Dorit si divide tra Israele e Canada (Montreal) dove lavora sia come docente sia come fisioterapista presso la McGill University Health Centre’s Lymphedema Clinic. Lei cura i programmi riabilitativi che il team riabilitativo linfologico proporrà ai pazienti affetti. l’efficacia della terapia di decongestione combinando i principi anatomici del sistema linfatico e le caratteristiche fisiche dell’acqua (temperatura, galleggiamento, pressione idrostatica e viscosità). La temperatura dell’acqua deve esser compresa tra i 29° C e i 33° C poiché tali temperature consentono di eseguire i movimenti lentamente, in modo sicuro senza causare un aumento dell’edema. La spinta di galleggiamento permette di svolgere gli esercizi e l’automassaggio con il minimo sforzo senza sovraccaricare le articolazioni. La pressione idrostatica dell’acqua aumenta il flusso linfatico e venoso riducendo l’edema. I pazienti possono sfruttare un nuovo strumento, divertente e siAi pazienti viene riservato un ruolo estremamente attivo nella terapia: insieme al terapista ALT infatti, viene steso un piano di trattamento individuale, monitorato costantemente con lo scopo di apportare miglioramenti continui nella mobilità articolare e di stimolare e mantenere attivo il drenaggio linfatico e circolatorio del nostro corpo. Sarà infatti premura del professionista sanitario esser in grado di adattare la terapia ALT a tutte quelle condizioni particolari, specifiche che caratterizzano il paziente come ad esempio il linfedema bilaterale, il linfedema delle zone genitali, obesità, convivenza di pluripatologie, range articolare limitato, debolezze muscolari, e fenomeni quali il Cording o Axillary Web Syndrome, la presenza di protesi mammarie fisse, la sensazione di fatigue tipica del paziente post oncologico.

IL PROGRAMMA DI AQUA LYMPHATIC THERAPY NASCE COME AIUTO RIVOLTO ALLE PERSONE AFFETTE DA PATOLOGIE LINFATICHE

ALT quindi risulta una metodica innovative nel panorama riabilitativo linfologico poiché mette insieme le proprietà specifiche dell’acqua e le caratteristiche del drenaggio linfatico manuale. La Terapia consiste nell’esecuzione in ambiente acquatico di esercizi specifici per i problemi e disfunzioni linfatiche (primarie o secondarie come in caso di intervento chirurgico al seno) in abbinamento a tecniche di respirazione e automassaggio. Il metodo aumenta

ph SwimEx

Gli ausili galleggianti sono d'aiuto per pazienti in fase di recupero

ph SwimEx

In conclusione, possiamo concordare che sebbene la terapia del linfedema abbia in ogni soggetto un risultato differente, che varia a seconda di molteplici fattori individuali e tecnici, i pazienti sono invitati a praticare in modo costante un’attività fisico-motoria che diventa uno stimolo per il corpo in generale ma di fondamentale importanza se di fronte a condizioni patologiche croniche di linfedema primario, secondario o associato o come riabilitazione post oncologica. Conoscere quali attività sono consideraste sicure per un paziente affetto, evita peggioramenti della condizione e soprattutto non si rischia di incorrere in complicanze. Affidarsi a personale sanitario e sportivo esperto, che conosce la patologia è sicuramente il primo step per poter scegliere in sicurezza come imparare a gestire correttamente la patologia, ma soprattutto per inserirla nella routine di tutti i giorni e nella vita ‘ normale’ che ogni persona merita. 

AFFIDARSI A PERSONALE SANITARIO E SPORTIVO ESPERTO, CHE CONOSCE LA PATOLOGIA È IL PRIMO STEP PER POTER SCEGLIERE IN SICUREZZA COME IMPARARE A GESTIRE CORRETTAMENTE LA PATOLOGIA

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