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HEIMATSCHUTZ PATRIMOINE
Finestra in lingua italiana
Parchi e giardini sotto pressione
EDITORIALE
TEMI D’AT TUALITÀ
Anno del Giardino 2016
IL COMMENTO
L’Heimatschutz Svizzera si adopera affinché gli insediamenti abbiano a evolversi in modo armonioso. In tale contesto, le aree libere e quelle verdi rivestono un’importanza primaria. È per questo motivo che ci impegniamo nella campagna nazionale Anno del giardino 2016 – Spazio per incontri e proponiamo una ricca rassegna di incontri per la conservazione e lo sviluppo dei nostri parchi e giardini. A inizio marzo, uscirà la pubblicazione bilingue (tedesco/ francese) Erfolgsgeschichten zum Jubiläum / Les belles histoires de l’Ecu d’or per festeggiare i 70 anni del Tallero d’oro. Quest’anno, la vendita del tallero affronta il tema dei parchi e dei giardini. Parte del ricavato sarà devoluta per la conservazione del quartiere operaio Elsässli a Derendingen SO. I suoli di questa importante testimonianza di storia industriale sono avvelenati. Grazie al Tallero d’oro, l’Heimatschutz Svizzera contribuisce alla creazione di nuovi giardini rispettosi tanto degli aspetti monumentali quanto di quelli legati alla biodiversità. A inizio aprile, Isabelle Chassot, Direttore dell’Ufficio federale della cultura, aprirà l’Anno del giardino 2016 qui da noi, nel parco di Villa Patumbah. Il programma completo delle manifestazioni organizzate per l’occasione dall’Heimatschutz Svizzera è allegato a questo numero della rivista. Sarà per me un piacere incontrarvi a uno della sessantina di incontri proposti dalle nostre sezioni. Oltre a questi eventi speciali, in maggio vi sarà la tradizionale consegna del Premio Schulthess per i giardini. In questo numero, potete già ordinare con l’apposita cedola sul retro la pubblicazione Die schönsten Gärten und Parks der Schweiz / Les plus beaux Jardins et Parcs de Suisse (tedesco/ francese) a prezzo di favore.
Beni culturali contro la paura
Adrian Schmid, Segretario generale dell’Heimatschutz Svizzera
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Il 2015 ha conosciuto momenti terribili. Oltre ai massacri costati innumerevoli vite umane in Siria e altrove, i terroristi del sedicente Stato islamico si sono avventati contro ogni forma di cultura, disperdendo biblioteche, vietando strumenti musicali, distruggendo sculture anche millenarie. Non contenti di aver decapitato il già direttore del sito archeologico siriano di Palmira (per poi esibirne il cadavere appeso per i piedi: un atto di efferatezza allucinante), hanno fatto saltare i monumenti di questa antica città, riducendo in polvere inestimabili tesori mondiali. Mai prima del 2015 sono stati distrutti così tanti siti in così poco tempo. Il nostro patrimonio storico, la nostra cultura sono nel mirino di queste persone, perché simbolo della nostra forza: sono le nostre radici, le fondamenta e il collante della nostra civiltà, i nostri valori. I beni culturali sono strumenti di libertà. In seguito a quanto accaduto a Parigi, l’Europa intera ha paura. Tuttavia, ha reagito in modo positivo, con vigore e orgoglio. Minacciato che sia, il nostro patrimonio culturale rappresenta la nostra carta vincente. Invece di farci intimidire, possiamo rivendicare i nostri valori sulla base di una storia ricca e straordinaria. «La distruzione di Palmira è un crimine intollerabile contro la civiltà, ma non potrà mai cancellare 4500 anni di storia», ha affermato Irina Bokova, Direttore generale dell’Unesco. «Ciascuno di questi attacchi deve incoraggiarci a condividere ancora di più il patrimonio dell’umanità, nei musei, nelle scuole, negli organi d’informazione, a casa.» In Italia, dove si è da sempre molto sensibili alla protezione dei beni culturali, il 24 novembre scorso il Presidente del Consiglio Matteo Renzi ha risolutamente dichiarato: «Non accetteremo mai di odiare la musica, che è bellezza, incanto, profondità e leggerezza allo stesso tempo: l’Italia è la patria della
musica, non dell’Odio. Distruggono le statue, noi vogliamo i caschi blu della cultura. Bruciano i libri, noi apriamo le biblioteche (…)». Bisogna insistere sul potere della cultura come antidoto contro la violenza. La cultura è sotto tiro: rafforziamola! L’odio è figlio dell’ignoranza e della disperazione: contrastiamolo con la forza dei valori, della storia, del patrimonio culturale. In tempi di crisi, è nella cultura che possiamo trovare la speranza, l’apertura e la fiducia che ci guidano fuori dal vortice di paura e intolleranza. Si dice che quando, in piena guerra, gli si era chiesto di tagliare i fondi per la cultura, Churchill rispose: «Ma allora per che cosa ci battiamo?». Noi siamo orgogliosi del nostro patrimonio culturale e non abbiamo paura! Philippe Biéler, Presidente dell’Heimatschutz Svizzera
FORUM AIUTARE CON IL TALLERO D’ORO 2016 6
Suolo contaminato nel quartiere operaio di Derendingen Nel quartiere operaio Elsässli a Derendingen SO, il suolo è stato contaminato dalle lastre catramate posate decenni or sono nei giardini. Il complesso architettonico risalente agli anni Settanta del XIX secolo è un importante testimone della storia industriale della regione. Il ricavato della vendita del tallero 2016 sarà destinato dall’Heimatschutz Svizzera a un riallestimento dei giardini che rispetti il loro valore di bene culturale e la biodiversità. Patrick Schoeck-Ritschard, Heimatschutz Svizzera
Quando Roger e Franziska Blanchat si sono sentiti dire che i loro bambini non potevano più accedere al giardino, sono rimasti sconcertati. Avevano acquistato una delle ventisette casette
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del quartiere operaio Elsässli nel 2010, e solo mezz’anno dopo le autorità cantonali solettesi hanno comunicato che il suolo dell’intero comparto era contaminato da sostanze pericolose per la salute. All’origine del problema ci sono le lastre catramate che coprivano il tetto della vicina filanda e che sin dagli anni Quaranta del secolo scorso erano state riciclate come materiale di pavimentazione per i vialetti nei giardini dell’insediamento. Sgretolandosi col tempo, hanno rilasciato nel terreno particelle tossiche di idrocarburi policiclici aromatici. Il problema della conservazione diventa un problema di soldi Questo fenomeno ci riconduce a un episodio di storia industriale, al 1872, quando nell’ancora rurale Derendingen sorse la filanda, affettuosamente soprannominata Kammgi dagli abitanti. Per alloggiare le famiglie degli operai immigrate in seguito alla guerra franco-prussiana del 1870-71, la fabbrica fece costruire il quartiere e ne conservò la proprietà per oltre un secolo. Recuperare i materiali di costruzione della filanda si è rivelata un’idea tanto inopportuna oggi quanto era sembrata pratica allora. Come spiega Roger Blanchat: «La decontaminazione del nostro giardino costa sui 50 000 franchi, soldi che volevamo destinare alla ristrutturazione del sottotetto». Ma la preoccupazione principale non è quella economica, bensì il fatto di non aver saputo per anni che cosa sarebbe accaduto. «Mentre i nostri bambini crescevano in queste condizioni, le autorità non facevano che passarsi la patata bollente, finché si è arrivati davanti al Tribunale federale.» Il caso è delicato. Il Comune di Derendingen aveva acquisito l’intero quartiere operaio nel 1988 per conservare questa testimonianza architettonica della storia industriale svizzera. Nel 1991, il Cantone ha posto sotto protezione l’intero comparto, per il quale si è così potuto accedere a fondi federali. L’impegno del Comune per la salvaguardia degli edifici gli si è però ritorto contro: in quanto rivenditore della proprietà, è ora responsabile – almeno in parte – per il problema di inquinamento del suolo. Evitare la banalizzazione dei rischi La decontaminazione dei ventisette giardini costerà circa 1,4 milioni di franchi. Hansruedi Meyer, Presidente dell’Associazione per la difesa degli interessi dell’Elsässli, spiega che «stiamo parlando di investimenti importanti, difficilmente sostenibili per molti proprietari. Ci chiediamo però anche quale sarà l’aspetto a lavori eseguiti. Se dobbiamo spendere un sacco di soldi per poi trovarci circondati da monotone siepi di tuia e prati verdi tutti uguali, non ci stiamo. Vogliamo mantenere l’aspetto caratteristico del nostro quartiere». Assillato da queste preoccupazioni, Hansruedi Meyer ha deciso di rivolgersi anche all’Heimatschutz Svizzera. Dopo una perizia accurata e vari colloqui, si è giunti alla conclusione che il futuro dell’Elsässli dipenderà da come potranno essere conservate le particolarità del verde dei giardini, finora tutelato solo in modo approssimativo. L’Heimatschutz ha dato la sua disponibilità a contribuire finanziariamente e con la sua esperienza, il che ha permesso di riunire in poco tempo i vari attori in gioco intorno a uno stesso tavolo. Le autorità cantonali, i proprietari e il Comune si sono trovati d’accordo che è giunto
il momento di elaborare un piano concreto per salvare il comparto sia dal punto di vista ecologico sia da quello della protezione dei beni culturali. Linee guida per le qualità paesaggistiche dei giardini Lo studio di architettura paesaggista SKK è stato incaricato di redigere le linee guida a complemento del progetto cantonale per garantire la conservazione delle qualità paesaggistiche esistenti e proporre soluzioni per una sistemazione adeguata dei giardini dopo i lavori di decontaminazione. Tenuto conto delle caratteristiche attuali del quartiere, i proprietari delle case dovranno quindi poter continuare a gestire i loro giardini nei limiti delle regole di base. Per esempio, bisognerà piantare principalmente essenze indigene ed evitare lunghe siepi di sempreverdi che frantumerebbero la visuale del quartiere. Andranno inoltre evitate installazioni ornamentali vistose come giardini rocciosi e terrazze pavimentate troppo estese. Queste indicazioni non mirano a riprodurre giardini simili a quelli originali. Quando sorse il quartiere operaio, si pensò di concedere vasti appezzamenti di terreno, affinché le famiglie potessero usarli come orti. Nelle fotografie degli anni intorno al secondo dopoguerra, è ben visibile lo sfruttamento intensivo che se ne faceva coltivando cavoli, insalate, patate e carote. Ciò rappresentava un bel vantaggio, visto che i costi di sostentamento «mangiavano» una buona metà del reddito familiare. Con le linee guida, si desidera comunque incoraggiare l’orticoltura, e i Blanchat ne sono entusiasti: l’idea è di coltivare un orticello e piantare qualche arbusto da bacche. Presto nascerà il terzo figlio, ed è bene che i bambini imparino quanto lavoro e quanta pazienza ci vogliono prima che la verdura finisca nel piatto. Questa primavera, il piano di decontaminazione prenderà finalmente il via. → Sarà possibile visitare il quartiere Elsässli il 4 giugno 2016 nell’ambito
dell’Anno del giardino 2016. Petra Schröder, autrice delle linee guida, e Hansruedi Meyer, Presidente dell’Associazione per la difesa degli interessi dell’Elsässli, fungeranno da guide. Maggiori informazioni nel programma degli incontri allegato alla rivista o al sito www.heimatschutz.ch/anno delgiardino.
A COLLOQUIO CON STEFAN ROTZLER 13
«L’architettura paesaggista e gli spazi aperti» Stefan Rotzler, architetto paesaggista, è oggi principalmente attivo nella consulenza. Segue i bandi di concorso in questo campo e siede in parecchie giurie in Svizzera e all’estero, in particolare presiede la Commissione del Premio Schulthess per i giardini. Qui di seguito, riassumiamo alcune sue riflessioni sui giardini e l’architettura paesaggista.
Nel 1975, dopo quattro semestri di studi di storia dell’arte all’Università di Zurigo, Stefan Rotzler interrompe la tradizione artistica di famiglia. Influenzato dal movimento hippie, cambia rotta, segue un praticantato di orticoltura e poi si volge agli studi di architettura paesaggista al Tecnicum di Rapperswil. Dopo aver lavorato alle dipendenze della Città di Zurigo, nel 1982 si mette in proprio e con altri associati. Lascia nel 2014 lo studio di architettura che dirigeva per dedicarsi ad attività di consulenza. Partecipa a giurie internazionali e a procedure di concorsi in veste di esperto con una lunga esperienza alle spalle e di «libero pensatore» aperto a idee innovative. Stefan Rotzler presiede dal 2013 la Commissione del Premio Schulthess indetto dall’Heimatschutz Svizzera per onorare ogni anno un progetto significativo nel campo della cultura paesaggistica. Vive e lavora in piena campagna poco distante da Zurigo, a Gockhausen, in località Ursprung, insediamento disegnato da Gottfried Honegger, uno dei maggiori esponenti dell’arte concreta e costruttiva, morto di recente. Questo luogo di studi d’artista e stalle, che Rotzler considera magico, ha accolto dagli anni Cinquanta pittori e poeti in soggiorno temporaneo; Max Frisch, tanto per fare un esempio, era un ospite regolare. Oggi, Stefan Rotzler opera per conservare lo spirito di questo luogo mitico. «Abitiamo e lavoriamo qui, alleviamo gli animali, organizziamo mostre, letture, spettacoli, affittiamo locali per seminari, feste. È un mondo di creatività vivacissimo, un luogo al quale teniamo molto e che vogliamo migliorare per farlo diventare uno spazio vivo e sensibile, in cui la creatività continui a trovare la propria linfa», spiega. L’architettura paesaggista è in effetti un lavoro sugli spazi aperti (in senso proprio e in senso figurato) che incomincia con l’elaborazione di una concezione nelle cose vive del presente (suolo, piante, stagioni). Questi spazi sono in continuo divenire. L’architettura paesaggista è oggi una disciplina sempre più riconosciuta. L’attenzione alla natura e l’integrazione del paesaggio nell’urbanizzazione sono argomenti ormai ineludibili. Sono gli effetti dell’intensificazione del lavoro in rete e dell’interdisciplinarietà. Inoltre, la domanda del pubblico di spazi aperti e di giardini è importante. Stefan Rotzler mette comunque in guardia contro una sovrabbondanza di progetti. Il suo auspicio è di mantenere una certa semplicità per rendere gli interventi una cosa normale. Le realizzazioni dell’architettura paesaggista creano plusvalore. La partecipazione della popolazione e dell’utenza è indispensabile per ponderare al meglio i vari interessi in gioco. In questo senso, il 2016, Anno del giardino – Spazio per incontri, è un punto di partenza interessante come incubatrice di progetti miranti, per usare le parole di Stefan Rotzler, all’ideale «del paradiso terrestre».
Marco Guetg, giornalista, Zurigo
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PARCHI E GIARDINI STORICI NELLE ZONE URBANE DEL TICINO 16
Parchi e giardini minacciati Gli spazi liberi e le aree verdi nelle zone urbane del Cantone Ticino sono sotto costante pressione. Per esempio, il parco di Villa Argentina a Mendrisio, bene protetto a livello cantonale dal 1985, ma ora in pericolo. Heiner Rodel, architetto paesaggista FSAP, Lugano
Esigenze sociali ed economiche conducono a radicali e spesso opprimenti trasformazioni del territorio. In tempi di limitate risorse economiche cantonali e comunali, sono necessarie strategie attive per il mantenimento e per lo sviluppo di spazi aperti, parchi e giardini urbani. Intense relazioni con il pubblico, lobbying politiche e metodi innovativi sono i futuri strumenti per la progettazione e la realizzazione di azioni e provvedimenti atti al mantenimento e alla rivalutazione degli spazi pubblici aperti. È necessario che le autorità che hanno compiti pianificatori e i professionisti del verde s’impegnino per una nuova cultura del verde urbano e un rinnovato piacere per il giardino. Un ruolo particolare in questo contesto è rappresentato non solo dai giardini storici pubblici ma anche da quelli privati. Superfici libere e a disposizione per nuovi spazi urbani aperti e nuovi parchi pubblici sono estremamente rari, e i prezzi dei terreni aumentano costantemente in proporzione alla sempre più limitata disponibilità. La necessità di adeguare la città ai bisogni sempre più crescenti della mobilità pubblica ed individuale si è fatta tema politico prioritario, per cui le alberature dei viali hanno fatto spazio a nuove corsie di scorrimento, l’erba delle piazze a posteggi, dapprima in superficie e poi sotterranei. Pure sul versante degli spazi aperti privati, giardini, siepi e alberature hanno fatto posto a parcheggi in superficie e sotterranei. In Ticino il processo di adattamento della città all’automobile continua a vincolare la maggior parte delle risorse finanziarie stanziate dalla politica, in termini di tempo e denaro. Ben pochi sono gli esempi di misure sostitutive o di riequilibrio benché taluni piani regolatori le avessero previste. Accanto a qualche alberatura piantata lungo marciapiedi stretti, non si può annoverare nel dopoguerra nessuna creazione di un parco o giardino pubblico degno di questo nome.
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Vi è ancora motivo di speranza? Sono convinto di sì, purché si arresti il degrado di quanto è rimasto della città pre-automobilistica e si dia inizio a un cambiamento culturale. In questo senso, si può constatare un cambiamento di tendenza per quanto concerne i diritti dell’automobile in città. Credo si possa affermare che i Comuni che costituiscono gli agglomerati urbani sono disposti e pronti a passi decisivi per modificare la loro politica in materia di trasporti. La politica di densificazione del tessuto urbano rischia di condurre al sacrificio di altri spazi verdi pubblici e privati: bisognerà badare a proteggere i parchi e i giardini più considerevoli e, in generale, compensare le altre aree verdi perse con la creazione di nuovi spazi aperti e rilanciare così la volontà di investire per costruire parchi e giardini. D’altro canto, sono proprio i nostri rimanenti giardini storici testimonianze della nostra cultura, di solito situati nei centri urbani dove gli spazi di ricreazione e polmoni verdi sono un bilanciamento importante al sempre più compresso tessuto urbano. Tali motivi ci hanno spinti a dedicare la manifestazione Anno del giardino 2016 – Spazio per incontri a tre parchi storici situati in centri, di grande importanza per il pubblico e in pericolo a causa della pressione del tessuto urbano circostante. Il gruppo regionale della Svizzera centrale/Ticino della Federazione architetti paesaggisti FSAP in collaborazione con la Società ticinese per l’arte e la natura (STAN, sezione ticinese dell’Heimatschutz) presenterà il 4 giugno il parco Balli a Locarno, il parco della Villa dei Cedri a Bellinzona e il parco della Villa Argentina a Mendrisio. Parco della Villa Argentina a Mendrisio Un esempio concreto sul quale desidero esporre alcune considerazioni è il parco di Villa Argentina, che corre un grave pericolo di essere snaturato da un’altra imponente edificazione. Villa Argentina (edif. ca. 1883) costituisce un significativo esempio di dimora borghese ottocentesca e un unicum in Ticino, poiché il progettista, arch. Antonio Croci, è riuscito a fondere la tradizione palladiana con la tradizione delle costruzioni coloniali. Alla Villa si unisce inscindibilmente il suo parco, una sapiente composizione architettonica e botanica che unisce elementi tipici dello stile rinascimentale e barocco dei giardini all’italiana (assialità, delimitazioni, scenografia e rapporto con il paesaggio circostante) allo stile inglese (ampi prati verdi con vialetti e gruppi d’alberi secolari). Il parco è composto di un giardino ornamentale e di diletto, nella parte pianeggiante attorniante la villa, e di una parte collinare, agricola, composta dai terrazzamenti coltivati, in passato, a frutteto, vigna e orti, nella quale sono inserite le strutture architettonico-scenografiche costituite dai muri di contorno e dal belvedere con le ali laterali a pergolato (queste ultime sono state asportate mentre altre sono state parzialmente manomesse e versano in stato precario), e negli ultimi vent’anni quasi la metà della vegetazione è scomparsa senza sostituzione. Nel 1985, lo Stato del Cantone Ticino tutelò la villa e il parco, poiché «costituiscono una testimonianza storica e artistica meritevole di protezione». Tale tutela integrale fu parzialmente revocata per la parte collinare del parco, permettendo in tal modo l’acquisizione pubblica della villa e della parte ornamentale del parco.
Petizione e mozione interpartitica Nel 2015, il Municipio di Mendrisio, aderendo parzialmente alla petizione Un magnifico Parco per il Magnifico Borgo sottoscritta da 2870 cittadini e a una mozione interpartitica, ha proposto l’acquisizione della parte collinare così da ricostruire il parco nei suoi confini storici e ha elaborato una variante pianificatoria. Purtroppo, quest’ultima propone una potenzialità edificatoria per scopi pubblici pari a 3000 mq di SUL e con un’altezza edificatoria della facciata di oltre 10 m. È previsto almeno un nuovo edificio per la facoltà di architettura della Università della Svizzera Italiana. Tale variante costituisce: a) un attentato al parco e ai suoi valori storici, artistici e paesistici, che banalizza e violenta l’anima e la caratteristica fisica dei luoghi, cancellandone l’essenza; b) una violazione dei principi contenuti nella Carta dei giardini storici detta Carta di Firenze 1981 del Comitato internazionale dei giardini e dei siti storici ICOMOS-IFLA. A seguito del processo di aggregazione comunale, il parco deve ritrovare la sua estensione massima possibile grazie all’acquisizione della parte collinare e nel contempo si deve impedire qualsiasi ulteriore edificazione estranea ai principî che governano la tutela dei parchi storici. Sarebbe compito dell’autorità cantonale evitare che si snaturi anche nella sua parte collinare un parco di così elevato valore storico-culturale per tutto il Cantone Ticino: lancio un appello al Consiglio di Stato ticinese affinché ristabilisca il vincolo di protezione su tutta l’area del parco storico di Villa Argentina, già esistente nel passato.
qua sono stati per molti anni incanalati, arginati e interrati per trasformarli in forza idrica o per rendere sicuri gli insediamenti sulle rive. Questo modo di considerare le acque è soggetto a una forte revisione, dovuta principalmente ai processi di densificazione degli spazi urbani, una riconsiderazione che interessa tanto la percezione del pericolo quanto l’estetica del paesaggio. Dott.ssa Annemarie Bucher, curatrice e autrice, Zurigo
Protezione dalle piene e zone di svago
I canali industriali sono chiamati a esercitare nuove funzioni, i corsi d’acqua imprigionati in canali o in arginature vengono «liberati», con conseguenze di ampio respiro. L’acqua dovrebbe ritrovare un corso più naturale, poiché le irregolarità degli alvei e le zone golenali attenuano la velocità dell’acqua e, di riflesso, il pericolo di straripamenti, offrono nuove opportunità di sfruttamento e un plusvalore ecologico ed estetico. Stando così le cose, con quali metodi e con quali obiettivi vengono oggi gestiti i corsi d’acqua? E che impatto hanno sul nostro rapporto con la natura? Uno sguardo alla storia e ai progetti eseguiti possono far luce sul mutamento in atto. L’industrializzazione ha determinato la correzione di molti corsi d’acqua finalizzata a scopi economici ben precisi. Arginature, rettificazioni e condotte hanno alterato esteticamente e strutturalmente molti paesaggi, mortificandone l’essenza naturale e culturale. Sotto il profilo ecologico, questi corsi d’acqua erano come morti e in quanto paesaggi meramente funzionali avevano perso la loro valenza estetica. La crescente pressione insediativa e gli sforzi per ridare alle acque le perdute funzioni ecologiche hanno riportato la questione al centro dell’attenzione. Nel XXI secolo, sono stati compiuti passi importanti per risanare paesaggi precedentemente compromessi, gestirli in modo nuovo e definire una nuova estetica. È stato soprattutto in contesti urbani che i corsi d’acqua hanno dato la stura a rivitalizzazioni di vasta portata implicanti una triplice valorizzazione a livello ecologico, funzionale ed estetico. Tuttavia, non di rado le esigenze di rinaturazione e di creazione di aree di svago sono entrate in collisione. Questo conflitto iniziale è però presto evoluto in un quadro interdisciplinare comprendente ecologia, idrologia, estetica, funzioni sociali e altri aspetti. Gli esempi di rivitalizzazione in contesto urbano e di recupero di spazi che proponiamo qui di seguito illustrano quali positivi risultati sia possibile ottenere.
Lo sfruttamento e l’importanza delle acque, in particolare quella di fiumi e torrenti, sono radicalmente cambiati nel corso del tempo. I corsi d’ac-
Limmat Nella Città di Zurigo, il nuovo approccio alla Limmat si è delineato nel XXI secolo con la trasformazione in frequentato spa-
18/19 Piano con le attuali dimensioni del parco di Villa Argentina a Mendrisio (A: Villa Argentina, B: il nuovo edificio progettato), fotomontaggio e sezione con il volume massimo secondo la variante del piano di edificabilità di Villa Argentina.
→ Maggiori informazioni sulle tre visite guidate del 4 giugno al parco Balli
a Locarno, al parco di Villa dei Cedri a Bellinzona e al parco di Villa Argentina a Mendrisio nel programma degli incontri allegato e al sito www.heimatschutz.ch/annodelgiardino.
NUOVE AREE VERDI URBANE IN RIVA ALL’ACQUA 20
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zio di svago e rilassamento delle rive del fiume, liberate soltanto agli albori del secolo precedente da edifici ed altre attività. In zona Piazza Escherwyss, il Wipkinger Park progettato dagli architetti paesaggisti dello studio ASP Landschaftsarchitekten termina alla riva in duro del fiume. La realizzazione della gradinata su una lunghezza di 300 metri ha creato uno spazio di sosta e di passeggio, e consente inoltre l’accesso all’acqua. I massi disposti lungo la sponda rallentano la velocità di deflusso, cosicché vengono a crearsi in area urbana pozze d’acqua bassa dov’è possibile bagnarsi. Birs Più si infittiscono gli spazi urbani, maggiore diventa la pressione a scopo di svago sulla natura circostante. Questo fenomeno è chiaramente visibile nel corso inferiore della Birs, nell’agglomerazione basilese, dove grazie a un processo collaborativo è stato sviluppato un complesso paesaggio urbano. I Comuni di Arlesheim, Münchenstein, Reinach, Aesch, Dornach e Muttenz, avvalendosi del concorso di specialisti, hanno elaborato una concezione di evoluzione del paesaggio che valorizza l’area fluviale nelle sue varie dimensioni e tiene conto delle diverse esigenze di utilizzazione di un’agglomerazione. Il corso d’acqua è stato rinaturato in molti tratti, le rive sono accessibili, cosicché i paesaggi naturali, colturali, golenali e di brughiera si alternano armoniosamente lungo il fiume alle zone abitative e artigianali. Cassarate A Lugano, la riqualificazione della foce del Cassarate ha creato una nuova zona di svago e di rilassamento evocante un ambiente di spiaggia che funge però anche da sicurezza idraulica. Al termine di un’accurata analisi di tutto il corso del fiume, l’architetto paesaggista Sophie Agata Ambroise (Officina del Paesaggio) ha presentato un progetto che rappresenta un punto d’incontro tra urbanità e natura. Il corso incanalato del Cassarate, fiume sovente in piena, è stato allargato e ristrutturato alla foce, in modo da creare un delta che, unitamente al confinante parco Ciani, forma un’oasi di prossimità, un elemento naturale prezioso che ricopre una funzione aggregativa e di svago. Uno spazio progettato con una visione organica, con gli alberi del belvedere, un angolo spiaggia raggiungibile con una passerella di legno e una passeggiata lastricata con un disegno geometrico e posti a sedere. Aire Il progetto di rivitalizzazione di più ampia portata attualmente in corso è quello del canale dell’Aire, nel Canton Ginevra. Il progetto in quattro tappe prevede l’ampliamento del canale e il suo adeguamento a nuovi usi. I lavori hanno preso avvio nel 2000, e tre delle quattro tappe sono frattanto già state ultimate. Un gruppo interdisciplinare composto di architetti, architetti paesaggisti, ingegneri e biologi, che ha preso il nome di Groupement Superpositions, si è dato per scopo quello di restituire più spazio al fiume. Ciò significa dirimere conflitti esistenti da lungo tempo tra utilizzazione sociale e spazi naturali di pregio, e attrezzare l’area fluviale disponibile come spazio di vita per tutte le parti coinvolte, dai microrganismi agli umani. Se all’inizio del XX secolo il corso del fiume è stato corretto e canalizzato, pur rimanendo nella memoria col-
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lettiva per le ripetute piene, a cent’anni di distanza si procede a tappe in senso inverso. A conclusione di esaurienti studi idrologici, sono stati effettuati interventi di sistemazione paesaggista che hanno allargato l’alveo del fiume, collegando i vecchi canali con quelli nuovi. In tal modo, il fiume riesce a crearsi un corso in modo autonomo e la portata d’acqua è regolata dai bacini di ritenzione. Sotto il profilo dell’arredo urbano, vanno menzionati i ponti, le panchine e le scalinate, soluzioni architettonicamente valide che arricchiscono l’infrastruttura di una zona di svago. Secondo il livello dell’acqua, vengono a crearsi molteplici paesaggi e spazi naturali.
HEIMATSCHUTZ SVIZZERA PRESA DI POSIZIONE: IMPIANTI SOL ARI 30
Agire con rispetto nei confronti dell’ambiente costruito L’energia solare appartiene al futuro, tuttavia la sua promozione non deve andare a scapito di valori testimonianti il nostro passato e la nostra identità. La politica d’incentivazione in atto va rivista e mirata allo sfruttamento degli enormi potenziali inutilizzati. Va pure abbandonato il principio degli aiuti a innaffiatoio. Adrian Schmid, Segretario generale, Heimatschutz Svizzera
La strategia energetica della Confederazione intende portare entro il 2050 la quota di energia solare al 20 per cento. Il forte aumento prospettato di consumo di energia rinnovabile a buon mercato è auspicabile e va nella giusta direzione. L’attuale politica d’incentivazione solleva però numerosi interrogativi. La promozione oggi vigente punta su obiettivi meramente quantitativi, dimenticando troppo spesso la ragione per cui occorre procedere a una svolta energetica: conservare per il futuro un mondo sano e la nostra qualità di vita.
L’identità del nostro paese si manifesta nell’aspetto di numerosi abitati e nuclei storici, così come negli irripetibili paesaggi naturali e antropici. Distruggerli o comprometterli irrimediabilmente per una migliore efficienza a corto termine contraddice il principio della sostenibilità. L’Heimatschutz Svizzera prende in proposito una posizione chiara e inequivocabile: l’incoraggiamento dell’energia solare va indirizzato verso lo sfruttamento di potenziali importanti e dove i conflitti con altri interessi pubblici sono minimi, ossia nelle grandi aree industriali e artigianali. Nei centri storici e nei paesaggi protetti, nonché per singoli oggetti di valore, occorre agire con grande circospezione per non mortificare l’interesse pubblico della conservazione di preziose testimonianze del nostro patrimonio costruito.
no del giardino 2016 – una campagna nazionale organizzata in collaborazione con altri enti. Come sottolineato dal titolo completo dell’iniziativa, Anno del giardino 2016 – Spazio per incontri, auspichiamo che il 2016 sia un anno ricco di discussioni costruttive e di scambi proficui anche tra le varie regioni del nostro paese. → L’Anno del giardino 2016 – Spazio per incontri è un’iniziativa a favore della
conservazione e dello sviluppo di spazi verdi urbani e di sensibilizzazione sul tema di una densificazione di qualità degli abitati. Patrocinato dal Consigliere federale Alain Berset, l’Anno del giardino 2016 è organizzato e sostenuto dall’Heimatschutz Svizzera, dalla FSAP, dal Centro NIKE, dalla Conferenza svizzera delle soprintendenti e dei soprintendenti ai monumenti (CSSM), dall’ICOMOS Svizzera e dalla SSAG. Collaborano inoltre quattro uffici federali: UFC, UFAM, ARE e UFAB.
→ www.annodelgiardino2016.ch
→ La presa di posizione Impianti solari: agire con rispetto nei confronti dell’ambiente costruito può essere ordinata al sito www.heimatschutz.ch/shop o scaricata in formato PDF da www.heimatschutz.ch (Politica).
RICONOSCIMENTO 32 INVITO ALL A SCOPERTA 31
Valorizzare giardini e parchi In occasione dell’Anno del giardino 2016, l’Heimatschutz Svizzera e le sue sezioni propongono un ricco programma di eventi, invitando alla scoperta e allo scambio. Patrick Schoeck-Ritschard, Heimatschutz Svizzera
Nel programma inserito in questo numero della rivista, sono riportati tutti gli appuntamenti che si terranno ai quattro angoli del paese. All’insegna del tema Giardini e parchi, l’Heimatschutz Svizzera e le sue sezioni cantonali intendono attirare l’attenzione sulla progressiva scomparsa di preziosi spazi verdi nei centri urbani. Il programma è finanziato con il provento dalla vendita del tallero d’oro 2016. I nostri membri, i loro amici e qualsiasi persona interessata possono partecipare a uno degli oltre sessanta eventi che invitano a riflettere sulle possibilità di una densificazione di qualità nei centri urbani svizzeri. Verranno organizzate visite guidate e tavole rotonde per saperne di più sull’argomento, per incentivare gli scambi di opinioni su come valorizzare il verde urbano e per garantire la conservazione di giardini e parchi storici, come pure altri spazi verdi non sufficientemente considerati, che migliorano la qualità di vita negli abitati. La serie di eventi è il contributo che l’Heimatschutz dà all’An-
Premio Wakker 2016 a Rheinfelden (AG) L’Heimatschutz Svizzera attribuisce al Comune di Rheinfelden (AG) il Premio Wakker 2016. La cittadina renana di confine mostra in modo eloquente come una riflessione transfrontaliera partecipata e a lungo termine tra mondo politico e autorità possa influenzare positivamente la qualità di vita di un luogo. Sabrina Németh, Heimatschutz Svizzera
Dodici anni or sono, la Città di Rheinfelden ha fissato nel suo piano regolatore in che modo avrebbe in futuro operato per favorire il proprio sviluppo con la necessaria qualità, rinunciando a una pianificazione locale bidimensionale, oggi ancora praticata in molti comparti, che delimita le zone edificabili. Il Comune ha invece scelto di formulare obiettivi urbanistici chiari per i principali poli di sviluppo. I fondamenti pianificatori sono stati costantemente affinati e hanno permesso uno sviluppo basato su una convincente visione d’assieme. Questa evoluzione è stata favorita dal reale interesse manifestato dalle autorità, dal mondo politico e dalla popolazione nei confronti di uno sviluppo urbano curato e sostenibile. L’Heimatschutz Svizzera onora con il Premio Wakker 2016 in modo particolare la pratica e la promozione di una collaborazione, all’occorrenza transfrontaliera, e che si estende
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oltre i confini di singoli terreni e quartieri. Un progetto edilizio non rimane dunque un fatto isolato, ma diventa parte integrante di uno sviluppo urbanistico armonioso.
ti ai margini occidentali e orientali della città vecchia. La loro edificazione ha concorso a frenare l’esodo degli abitanti dal centro storico e il conseguente impoverimento del luogo.
Individuare e rafforzare gli aspetti qualitativi La Città di Rheinfelden ha saputo individuare i propri punti forti qualitativi nel centro storico pieno di vita, negli apprezzati spazi pubblici e nelle distanze facilmente percorribili, che lo sviluppo urbano consente di promuovere e di sfruttare per mezzo degli strumenti pianificatori generali. Compiendo un passo dopo l’altro senza mai perdere di vista l’insieme, è cresciuta una fitta rete di percorsi pedonali e ciclabili che collega i nuovi insediamenti abitativi, gli spazi verdi e il nucleo storico. È così venuto a crearsi un tessuto urbano a misura d’uomo che alimenta uno stimolante confronto tra edifici e spazi esterni, e tra nuove e vecchie presenze. L’avere bene in mano le redini dello sviluppo urbano ha pure consentito alla Città di decidere con cognizione di causa i luoghi adatti alla densificazione e quelli che vanno mantenuti liberi e valorizzati.
A tutela dell’accuratezza Il centro storico è tutelato da un regolamento speciale. I beni costruiti di valore esterni al nucleo sono censiti negli inventari e protetti, e anche la cura dello storico parco cittadino è assicurata da un apposito piano. Per i progetti edilizi più complessi o le aree sensibili dal profilo urbanistico, vengono promossi mandati di studio e bandi di concorso accompagnati dal Beirat Stadtgestaltung (foro consultivo all’urbanistica) della Città. Questo consesso interdisciplinare nel quale siedono esperti di diversi rami fornisce un secondo o un terzo parere imparziale e professionale, coadiuvando in tal modo a garantire e a promuovere la qualità dell’abitato e dei progetti, anche privati.
Pianificazione e rapidità d’azione I piani di edificabilità nelle aree di sviluppo pongono alla committenza chiare condizioni quadro inerenti all’urbanistica, allo sfruttamento e ai collegamenti. In tal modo, viene salvaguardata la qualità, si crea una sicurezza giuridica e si rende possibile una rapida attuazione dei progetti edilizi. Per far sì che l’interesse pubblico venga riconosciuto sin dalle prime battute, l’amministrazione e le autorità politiche stabiliscono attivamente un contatto con gli investitori per giungere a soluzioni condivise, per esempio coordinando i provvedimenti da prendere o la permuta di fondi. Un punto centrale per il futuro è rappresentato dai centri commerciali dei due maggiori distributori elvetici raggiungibili a piedi sor-
IMPRESSUM I testi in italiano sono curati, adattati e a volte ridotti da Fabio Chierichetti 1/2016: 111mo anno Editore: Heimatschutz Svizzera (redazione: Peter Egli) Stampa: Stämpfli AG, 3001 Berna Grafica: Stillhart Konzept und Gestaltung, 8003 Zurigo Appare: a scadenza trimestrale Indirizzo: Redazione «Heimatschutz/Patrimoine» Villa Patumbah, Zollikerstrasse 128, 8008 Zurigo T. 044 254 57 00, redaktion@heimatschutz.ch ISSN 0017-9817
Collaborazione transfrontaliera Rheinfelden può avvalersi di una collaudata collaborazione con la più popolosa località omonima al di là del Reno. Tra le due entità comunali, avvengono regolari incontri tra i vertici cittadini e amministrativi, sono stati concordati una concezione d’illuminazione e un servizio di trasporto pubblico tra le rispettive stazioni ferroviarie che accorcia i tempi di percorrenza. La collaborazione è percepibile anche nell’eliminazione del traffico privato sul ponte del Reno e nella sistemazione dell’isolotto (Inseli-Burgstell). Il più importante progetto comune è al momento la nuova passerella sul Reno, per la realizzazione della quale le due città hanno lanciato nel 2013/2014 un bando di concorso internazionale. I crediti di costruzione sono attualmente in fase di approvazione. → La consegna ufficiale del Premio Wakker si terrà il 18 giugno 2016 nell’ambito di una cerimonia pubblica.