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HEIMATSCHUTZ PATRIMOINE
Finestra in lingua italiana
Rifugi nello spazio alpino
EDITORIALE
TEMI D’AT TUALITÀ
Proteggere i paesaggi
IL COMMENTO
La Legge federale sulla pianificazione del territorio divide imperativamente le zone edificabili da quelle che non lo sono. Fuori dalle prime, è per principio concessa unicamente la realizzazione di stabili agricoli o di edifici indispensabili nel luogo previsto. Un principio più volte disatteso negli ultimi anni. Di questi tempi, sono sul tappeto numerose proposte che per appagare gli interessi finanziari in gioco anelano a trasformare migliaia di stalle e maggenghi. Molti di questi edifici non sarebbero più utilizzati e rischiano di cadere in rovina, si argomenta. L’Heimatschutz Svizzera si impegna con altre organizzazioni ambientaliste e protezionistiche per preservare i paesaggi non edificati. Lo spazio alpino è costellato da infinite particolarità che gli studenti della Scuola universitaria professionale di Lucerna hanno esaminato nell’ambito del progetto interdisciplinare Rifugi nello spazio alpino per verificare quale sviluppo turistico sia possibile per i luoghi discosti. In questo numero, ci siamo chinati sull’insediamento Walser di St. Martin nella Valle di Calfeisen (SG). In questa selvaggia e romantica valle allignano, lontane dai frenetici ritmi urbani, una flora e una fauna uniche. La nostra Fondazione Vacanze in edifici storici viaggia col vento in poppa. Sono trentacinque le strutture aderenti, molte delle quali in territorio alpino. Nel Domaine des Tourelles alla Chaux-de-Fonds, è ora possibile per la prima volta vivere l’emozione del contatto diretto con la cultura architettonica romanda. Una bella idea per le prossime vacanze!
Contro lo smantellamento della protezione del patrimonio
Adrian Schmid, Segretario generale dell’Heimatschutz Svizzera
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Prossimamente, il popolo svizzero sarà con ogni probabilità chiamato a votare su due modificazioni di legge entrambe di nocumento per la protezione del patrimonio. Ora, perché ne combattiamo una e non l’altra? Tentativo di spiegazione. Il primo oggetto concerne la Legge federale sull’energia. La sua revisione, detta Strategia energetica 2050, contempla numerosi provvedimenti per accrescere l’efficacia energetica (edifici, mobilità, industria, apparecchi) e per sviluppare le energie rinnovabili. Le norme che interessano gli immobili devono tener conto in modo appropriato della protezione dei monumenti, del patrimonio e dei siti. Molto bene. Sfortunatamente, i nuovi articoli 12 e 13 di questa legge danno alle energie rinnovabili una certa priorità rispetto agli interessi della protezione (in particolare della natura e del paesaggio). In concreto, sarà possibile derogare alla regola secondo la quale le zone tutelate – per esempio dall’Inventario federale dei paesaggi, siti e monumenti naturali d’importanza nazionale (IFP) – devono rimanere intatte. Tuttavia, la svolta energetica sarebbe possibile senza mettere in pericolo il nostro patrimonio naturale e culturale! La votazione su questo oggetto avrà luogo in maggio. La seconda modificazione, ben peggiore della prima, prende di mira direttamente la Legge federale sulla protezione della natura e del paesaggio (LPN), in particolare limitando la portata della tutela degli inventari federali (IFP, ISOS), come pure i pareri della Commissione federale per la protezione della natura e del paesaggio e della Commissione dei monumenti storici. Questo secondo oggetto è più lontano, ma se sarà adottato dalle Camere federali, l’Heimatschutz S£vizzera e molte altre organizzazioni lanceranno un referendum.
Concludendo: la strategia energetica è un pacchetto globale comprendente numerose misure. Quelle che danneggiano il patrimonio sono soltanto uno degli elementi. Coscienti che la svolta energetica sia un imperativo per il nostro pianeta e che i nostri beni culturali soffrirebbero ben di più se si rinunciasse a controllare i mutamenti climatici, desistiamo a malincuore a contestare le disposizioni nefaste proposte da questa legge. La pericolosa modificazione della LPN tange invece direttamente il patrimonio. Nessun motivo la giustifica, e noi la contesteremo. Lanciare un referendum non è uno scherzo, occorre poter contare sull’impegno di tutti. E noi contiamo sul vostro appoggio per portare a buon fine questa battaglia. Philippe Biéler, Presidente dell’Heimatschutz Svizzera
MOSTRA A BELLINZONA
FORUM NATURA INCONTAMINATA E PAESAGGIO ANTROPICO NELL’ARCO ALPINO 6
Sulle tracce del passato Lo spazio alpino è disseminato di piccoli insediamenti sparsi. Quali sono le ragioni che hanno determinato questa forma di occupazione del territorio, considerata idilliaca, ma in via d’abbandono? Che cosa ci dicono le tracce del passato sull’architettura e la storia culturale della Svizzera centrale? Dott. Marion Sauter, docente di storia dell’architettura, Scuola universitaria professionale di Lucerna – Tecnica & Architettura
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«Una valle ticinese senza uguali» La mostra Valle Bavona – Una valle ticinese senza uguali curata dal Centro Heimatschutz (italiano/ tedesco) sarà aperta dal 19 marzo al 23 luglio 2017 al Castello di Sasso Corbaro di Bellinzona dal lunedì alla domenica, ore 10-18.
La colonizzazione delle vallate alpine nell’Alto Medioevo racconta un processo plurisecolare di intenso dissodamento, che venne ben presto a scontrarsi con i limiti imposti dalla natura. I pendii franosi e i boschi protettori furono risparmiati dalla brama conquistatrice dell’uomo. Assieme al recupero di terreni attuato con l’inalveamento dei corsi d’acqua e delle rive lacuali, com’è accaduto nell’insenatura lucernese del Lago dei Quattro Cantoni, questo rapporto col territorio ha gettato le basi del paesaggio antropico che oggi conosciamo. Evoluzione delle forme economiche Il modellamento di questo paesaggio colturale era (ed è) costantemente condizionato dalle forme economiche che vi si praticano. Agli inizi, l’attività dominante era un’economia di sussistenza. I modesti appezzamenti coltivati della Svizzera centrale prendevano nomi derivati dalla loro posizione (Talacher, Langacher). La carne e il latte erano forniti da capre e pecore. Agli albori del Basso Medioevo, si affermò l’allevamento bovino, che permetteva uno sfruttamento migliore dei pascoli in altura. La campicoltura andò scemando e gli appezzamenti cerealicoli furono trasformati in prati foraggeri. La ricerca di pascoli si spinse fin sopra i 2000 m s.l.m. I diritti d’uso delle vallate periferiche, e spesso inospitali, furono disputati con accanimento. Nella zona del Surenen, tra il XIII e il XIV secolo, Urani e Untervaldesi furono protagonisti di sanguinose faide. Nella Svizzera centrale, da oltre mille anni il paesaggio antropico e la presenza umana si manifestano fino a quote elevate. Tuttavia la storia edilizia e la cultura della protostoria delle stazioni in altura sono state finora poco studiate.
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Tipologia costruttiva Il paesaggio antropico dello spazio alpino presenta alcune particolarità. Lo sfruttamento dei pascoli in quota ha determinato un’economia di transumanza alpestre stagionale, che obbligava uomini e animali a spostamenti periodici. Di conseguenza, gli stabili abitativi e utilitari nelle varie stazioni – a valle, sui maggenghi, sugli alpeggi – erano alquanto modesti. Le difficoltà di spostamento indussero i contadini a costruire in loco gli stabili necessari allo sfruttamento di una determinata zona, giacché era più semplice far camminare il bestiame da una stalla all’altra che non trasportare il fieno su ripidi sentieri o con le slitte in inverno fino a valle. Nelle zone più discoste, sono così sorti piccoli nuclei sparsi, comprendenti beni di proprietà privata a valle e sui maggenghi, e proprietà comuni sugli alpeggi. Fin quasi alla fine del XIX secolo, orsi e lupi minacciavano il bestiame che andava costantemente custodito tanto di giorno quanto di notte e, più tardi, ricoverato nelle stalle. La conservazione dei prodotti lattieri richiedeva la presenza di locali freschi. La cura di tutte queste costruzioni era, ed è, un’operazione impegnativa, ma sarebbe ancor più laborioso smantellare gli edifici non più utilizzati. Di conseguenza, crollano i tetti, cedono i muri e negli insediamenti abbandonati rimangono soltanto i ruderi, un terreno di studio privilegiato per l’archeologia, la ricerca sulle tipologie costruttive e le scienze naturali. Progetto di ricerca Alpine Archäologie Alcuni studenti della Scuola universitaria professionale di Lucerna hanno condotto tra il 2009 e il 2013 campagne di prospezione nel Canton Uri e inventariato centinaia di ruderi presenti nel territorio. Il progetto ha avuto quale punto culminante uno scavo nei dintorni del Passo Surenen, che ha regalato agli archeologi alcuni resti di un singolare edificio risalente alla cultura di Hallstatt, il primo ritrovamento del genere nelle Alpi della Svizzera centrale. Si sono conservate quasi solo le fondamenta che documentano le dimensioni ridotte degli edifici, ma consentono di ricavare soltanto scarne informazioni sulla tipologia costruttiva e ne rendono difficile la datazione. Per la loro dimensione, i muri sono più facilmente identificabili. Sono pure riconoscibili le cantine refrigerate con correnti d’aria o rivoli d’acqua. Molti resti di muri, talvolta usati fino a un passato recente, dovrebbero risalire al Medioevo e documentano la presenza di un’intensa attività di coltivazione che è andata scemando col tempo. La mobilità motorizzata che ha interessato anche lo spazio alpino nella seconda metà del XX secolo ha condotto all’abbandono dei luoghi più discosti, risparmiando ai contadini il continuo andirivieni periodico da una stazione all’altra. Le prospezioni hanno consentito agli studenti di considerare lo spazio alpino come zona di colonizzazione, ossia come paesaggio antropico e non come natura incontaminata, di meglio capire i motivi alla base di determinate scelte geografiche e di aumentare il loro interesse nei confronti dell’edilizia rurale. Le ricerche che portano ad acquisire conoscenze e a capire lo sviluppo storico rappresentano un punto di partenza importante per l’elaborazione di concezioni strategiche atte a dare un futuro a questo paesaggio assolutamente singolare. → Il progetto di ricerca Alpine Architektur è sfociato nella pubblicazione curata da Marion Sauter, Surenenpass. Archäologie und Geschichte in Attinghausen, Hochwald 2016.
GENTE DI CITTÀ E TRADIZIONI EDILIZIE DI MONTAGNA 14
Imparare dalla sagacia edilizia nello spazio alpino La cultura e la storia alpine vivono una nuova notorietà. L’edilizia rurale che si è conservata rappresenta un’importante componente per sensibilizzare la popolazione «urbana» nei confronti del valore degli spazi naturali. Le Alpi sono ben più di un parco divertimenti o di una riserva vergine, sono un paesaggio cresciuto nel tempo e modellato dall’uomo, e come tale vanno considerate. I minuscoli insediamenti come St. Martin SG possono contribuire a trasmettere questa consapevolezza. Prof. Dieter Geissbühler & Stefan Kunz, Centro di competenze Tipologia & Pianificazione, Scuola universitaria professionale di Lucerna – Tecnica & Architettura
Anche se prima della realizzazione dei collegamenti turistici nei secoli XVIII e XIX la maggior parte della popolazione guardava alle Alpi come a una minaccia, questi territori erano percorsi da una rete relativamente fitta di vie di comunicazione, il cui scopo non era soltanto di garantire il cammino più breve per valicare la montagna, ma anche quello di garantire i collegamenti interni allo spazio alpino. Questa rete viaria raggiungeva anche le vallate più discoste, le quali, essendo sovente concesse in godimento alle signorìe, rappresentavano un’interessante forma di reddito. Nel XIV secolo, questo fenomeno condusse anche alla colonizzazione della Valle di Calfeisen da parte dei Walser e all’erezione della chiesa a St. Martin. Il rapporto tra contesto costruito e paesaggio L’edilizia tradizionale in un contesto climaticamente ostico si è rivelata logica nella sua concezione, parsimoniosa nell’uso di materiali e ingegnosa nell’adozione di soluzioni tecniche tanto semplici quanto efficaci. Questi manufatti non possono essere osservati e apprezzati soltanto in un’ottica romanticheggiante, ma piuttosto come antitesi alla banalità dell’architettura «urbana». Valgano per tutti gli esempi di Gion A. Caminada in Svizzera e Wang Shu (Premio Pritzker 2012) su scala internazionale. Quest’ultimo postula il confronto con l’edilizia rurale quale contrapposizione all’architettura delle nuove città in Cina, riferendosi allo stretto legame tra opera
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edilizia e paesaggio nella cultura cinese. Benché la modalità con cui si esplica questo legame sia specifico al contesto cinese, pure nel nostro contesto culturale l’interazione tra realtà costruita e aspro paesaggio è recepita in modo banale come «veduta». È anche per questo che la salvaguardia e la manutenzione di questo paesaggio antropico sono prioritarie, non solo per le popolazioni di montagna, ma anche per quelle urbane. Le capanne alpine sono una componente dell’architettura alpina, le locande o i piccoli insediamenti come St. Martin nella Valle di Calfeisen un’altra. Sono realtà difficili da gestire sotto il profilo economico, giacché non è facile oggi trovare personale disposto a trasferirsi in luoghi discosti. Anche i costi di manutenzione degli stabili rappresentano un onere non indifferente.
• mantenimento dell’accessibilità delle zone discoste • prospettive economiche per il rifugio • creazione di posti di lavoro • contenimento dell’esodo rurale • attivazione della catena di creazione di valore locale • tradizioni quali componenti essenziali dell’offerta turistica
St. Martin, un caso esemplare Questo antico insediamento, occupato tra il XIV e il XVII secolo dai Walser, giace a 1350 m s.l.m. ed è oggi abitato temporaneamente dalla primavera all’autunno, quando sono aperti il ristorante e le strutture di pernottamento. I piccoli edifici dell’insediamento risalgono quasi tutti all’epoca dei Walser e forniscono un bell’esempio di arte costruttiva basata sull’impiego dei materiali disponibili in loco. Allorché due anni or sono l’intero insediamento fu ripreso da una persona intenzionata a rilanciare turisticamente il luogo, è stata avviata una collaborazione con la Scuola universitaria professionale (SUP) di Lucerna. Ne è nato un progetto di ricerca interdisciplinare che ha coinvolto esperti del ramo turistico, dello sviluppo socioculturale e dell’architettura allo scopo di progettare uno sviluppo sostenibile. Costoro hanno seguito gli studenti di architettura durante il semestre dedicato alla stesura di progetti edilizi e alla ricerca di possibilità di sfruttamento turistico atti a rianimare il luogo. Non è stata presa in considerazione l’ipotesi un insediamento permanente, bensì quella di proporre un concetto di «rifugio», in un piccolo insediamento discosto, ma di elevato valore architettonico.
→ I lavori degli studenti presentati alle pagine 15 e 17 della presente rivista mo-
Lavorare sul concetto di rifugio Per intervenire senza compromettere la natura di questi luoghi appartati, occorre elaborare concetti d’insieme e, al tempo stesso, specifici. Oltre all’ampliamento dell’offerta esistente (nuove costruzioni e adattamenti di quelle esistenti), bisogna mettere a punto una gestione energetica intelligente, una strategia efficiente per la manutenzione e un orientamento rispettoso della cultura locale. Sarà dunque utile far capo alle abilità artigianali delle popolazioni indigene, e conoscere i materiali e i metodi costruttivi tradizionali. L’obiettivo di attivare uno sviluppo sostenibile è raggiungibile promovendo la catena di creazione di valore locale e sfruttando le possibilità creative offerte dalla tecnica moderna. Occorre prestare particolare attenzione ai materiali, in quanto il loro impiego si inserisce in una complessa rete di relazioni che spazia dalla percezione individuale alle condizioni quadro tecniche, ma che può anche allontanarsi dalle soluzioni tradizionali. Nell’ambito del progetto di ricerca, i rifugi come luoghi di ritiro, di riflessione e di trasmissione di valori vanno tenuti in considerazione per gli aspetti seguenti: • tutela del patrimonio edilizio di valore • interventi rispettosi del paesaggio • garanzia di cura del paesaggio
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L’obiettivo finale di messa in rete dei rifugi può rappresentare una base per assicurare un avvenire a questi luoghi. In tal senso, questi gioiellini possono essere salvaguardati come granai del sapere per un canto e come esempio della simbiosi possibile tra paesaggio e opera dell’uomo per l’altro. In tal modo, essi rimarranno anche in futuro elementi centrali dell’identità di un territorio dall’incerto futuro. strano un approccio differenziato verso l’insediamento esistente. Sulla scorta dei progetti, possono essere ravvisate strategie diverse: inserimento, adattamento, variazione, estraniazione, separazione.
NUOVI APPROCCI ALLE CONSEGUENZE DELL’INIZIATIVA SULLE RESIDENZE SECONDARIE 18
Il progetto Zukunft Hasliberg Nel Comune di Hasliberg BE, le preoccupazioni causate dall’accettazione dell’iniziativa sulle residenze secondarie sono parecchie. Il timore di perdere posti di lavoro e di formazione, e di assistere a una fuga di abitanti dovrebbe essere scongiurato da un progetto allestito sotto la supervisione della Scuola universitaria professionale di Lucerna. Il Comune intende sviluppare e mettere in pratica una serie di nuove idee discusse con la popolazione e gli attori coinvolti. L’impegno è notevole per tutti. Prof. Alex Willener, docente e direttore del progetto Scuola universitaria professionale di Lucerna – Lavoro sociale
I numerosi interessati convenuti un sabato mattina al padiglione multiuso di Hasliberg erano curiosi di conoscere i risultati scaturiti dagli undici gruppi di lavoro creati un anno fa e composti da residenti e proprietari di residenze secondarie, in tutto un centinaio di persone. In seguito, hanno lavorato a fondo sulle idee e i provvedimenti atti a garantire un futuro alla località montana.
Spiaggia sabbiosa e casa delle generazioni Un giro tra gli stand di presentazione ha riservato non poche sorprese. Le proposte, alcune pratiche, altre visionarie, sono state illustrate con passione dai membri dei vari gruppi di lavoro. Il gruppo dei bambini desidererebbe una spiaggia di sabbia al laghetto e ha raccolto parte dei fondi necessari organizzando un pomeriggio cinematografico. La comprensione reciproca è invece il grande auspicio del gruppo di lavoro agricoltura. Le gite guidate sui monti della regione e l’aiuto prestato nelle attività alpestri dovrebbero favorire lo scambio e sensibilizzare sul problema dei rifiuti abbandonati. Un gruppo di anziani ha pensato a una Casa delle generazioni e un gruppo delle Scuole universitarie professionali (SUP) di Lucerna e di Berna ha elaborato un progetto di rete del legno sovrarregionale. È stata presentata un’applicazione per smartphone, in un primo tempo come strumento informativo, in futuro anche per l’impiego di volontari. Sono stati inoltre discussi temi legati agli investimenti e alle infrastrutture turistiche, la valorizzazione del centro del villaggio, il miglioramento dei trasporti pubblici e altro ancora. Il tutto è sfociato nell’immediato nella costituzione dell’associazione Netzwerk Hasliberg. Prendere in mano il proprio futuro Alla base dell’incontro di quel sabato mattina, vi è il progetto Zukunft Hasliberg, nato per rispondere alle preoccupazioni legate all’accettazione dell’iniziativa sulle residenze secondarie per l’edilizia locale e, in particolare, per la tradizione delle costruzioni in legno vecchia di secoli. Il timore avvertito era quello di perdere posti di lavoro e di formazione, di veder declinare l’economia locale e di assistere a una perdita di abitanti. Il progetto con la supervisione della SUP di Lucerna dovrebbe aiutare a scongiurare il peggio. L’idea di base è quella di garantire a Hasliberg un futuro sostenibile anche in circostanze meno favorevoli. A questo fine, le autorità comunali intendono prendere in mano le redini del futuro, elaborando e attuando nuove idee con la popolazione e gli attori interessati. Il progetto è stato presentato nel giugno 2015 con una manifestazione pubblica, nel corso della quale è stato avanzato un buon numero di proposte e di idee di varia natura. In seguito, sono stati formati i gruppi di lavoro, le cui proposte sono state raccolte in un piano di provvedimenti. Il progetto dura due anni, ma l’attuazione di talune proposte (per esempio la Casa delle generazioni e il centro del legno) si prolungherà oltre. Liberare le risorse Un fatto che merita di essere sottolineato è che in questo progetto sono coinvolti tanto i 1200 residenti locali quanto i 600 proprietari di residenze secondarie. Questi ultimi si sentono legati al luogo, lo frequentano talvolta da generazioni, ma finora non avevano la possibilità di «restituire qualcosa» al villaggio, come qualcuno ha detto. Il gruppo dei proprietari di residenze secondarie, a volte visto di malocchio, si è rivelato una risorsa importante. È grazie a esso che è nata l’associazione Netzwerk Hasliberg, la quale, a sei mesi dalla fondazione, conta più di 150 iscritti. Lo scopo dell’associazione è quello di attivarsi per dare a Hasliberg un futuro come area ricreativa e di consolidare la funzione residenziale e di sede lavorativa del Comune. Oltre al sostegno finanziario dei progetti, un altro
aspetto prioritario dell’associazione è quello di promuovere la collaborazione e il contatto tra residenti e villeggianti. Come sono riusciti a Hasliberg a ottenere questa comunione d’intenti tra popolazione locale e vacanzieri? Quattro sono gli elementi centrali. Sostegno politico Il progetto è stato presentato al Municipio, all’Assemblea comunale e ai principali gruppi d’interesse per ottenerne l’approvazione. La signora sindaco di Hasliberg è membro della Direzione a tre del progetto, e la sua presenza testimonia l’appoggio dato in alto loco all’iniziativa. Partecipazione della popolazione Il progetto ha preso avvio con una grande manifestazione pubblica, nel corso della quale tutti hanno potuto dare il proprio contributo. Le idee uscite da quell’incontro sono poi state riprese e approfondite nei vari gruppi di lavoro tematici creati allo scopo. Coinvolgimento dei proprietari di residenze secondarie I proprietari di residenze secondarie sono stati coinvolti, dapprima con una consultazione in linea e successivamente invitati a partecipare a un seminario. La rispondenza e l’interesse sono stati ottimi. Sembrava quasi che molti aspettassero soltanto che qualcuno accendesse la scintilla iniziale. Fiducia reciproca I rapporti tra residenti locali e villeggianti è in singoli casi buono, ma più spesso problematico e zavorrato da pregiudizi e malintesi. Grazie alla fattiva collaborazione, è stato possibile compiere alcuni passi avanti nel miglioramento della comprensione reciproca. Questo caso mostra che le persone viventi stabilmente o temporaneamente in un determinato ambiente sono molto interessate a partecipare alla sua gestione. Questa disponibilità va sfruttata alla stregua di risorsa e schiude nuove opportunità nel campo del turismo nelle regioni di montagna. → www.zukunfthasliberg.ch
POTENZIALE TURISTICO DEI RIFUGI NELLO SPAZIO ALPINO 22
Tendenza turistica verso la pace e il ritiro Nelle Alpi elvetiche vi sono numerosi maggenghi, capanne e rustici fuori dai circuiti turistici. Riuscendo a organizzare un minimo di infrastrutture e un aggancio ai servizi già presenti e ai canali di
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vendita, questi luoghi potrebbero diventare interessanti nicchie per un turismo dolce e contribuire a salvare il retaggio culturale regionale. Dott. Fabian Weber, Barbara Rosenberg-Taufer, Istituto per il turismo della Scuola universitaria professionale di Lucerna – Economia
Le Alpi svizzere sono sfruttate a vario titolo a scopo turistico. Oltre alle infrastrutture pubbliche, come le strade, le gallerie, i sentieri e le linee di comunicazione, entrano in gioco anche elementi prettamente turistici, come le funivie, le piste, i percorsi per rampichini e le palestre per l’arrampicata. Benché tutte le Alpi svizzere possano essere considerate zone turistiche, vi sono anche regioni a scarsa intensità turistica. Molti maggenghi, capanne, cascine, a volte addirittura insediamenti abbandonati si trovano discosti dalle mete più note, sono difficilmente raggiungibili, non dispongono di nessuna infrastruttura che consentirebbe uno sfruttamento turistico e non sono collegati con altre offerte di svago. Ma proprio per il loro isolamento in un contesto ambientale quasi del tutto incontaminato racchiudono un potenziale di attrazione per chi è in cerca di pace e di evasione. Questi luoghi hanno in molti casi anche una certa importanza culturale per quanto riguarda i manufatti e la storia del sito. Solo alcuni di questi rifugi isolati sono inseriti nell’offerta turistica. È il caso degli alpeggi ancora caricati e delle capanne del CAS, molto frequentate come punto di partenza per giri in montagna o per brevi soggiorni. La maggior parte di essi non è invece sfruttata a scopo turistico, sebbene la domanda di possibilità di pernottamento semplici e fuori mano in montagna sia in crescita. L’isolamento consente un contatto più intenso con la natura, può rivelarsi ispiratore per scrittori e giornalisti, che possono scrivere in santa pace un libro o un servizio, e in generale può essere gradito a chi vuole staccare dalle occupazioni quotidiane per dedicarsi alla riflessione, alla meditazione, alla lettura. Oltre alla natura, sono appunto anche la pace e l’isolamento, nuovi «lussi» di una certa tendenza, a giocare un ruolo importante. Potenziale per il turismo Questa tendenza sarà trattata da Svizzera Turismo nel quadro della campagna estiva Ritorno alla natura. A partire dalla prossima estate, sarà possibile prenotare in linea capanne alpine in tutto il paese. Nel quadro del progetto Enjoy Capanne alpine, Svizzera Turismo allestisce una piattaforma che consente ai privati di far conoscere e commercializzare la propria offerta. Il fulcro dell’operazione è, secondo il responsabile del progetto Michael Leibacher, il carattere autentico e credibile delle capanne alpine. In pratica, gli edifici devono presentare una tipologia costruttiva tipica della regione, mentre gli interventi posteriori o le nuove costruzioni devono essere effettuati con materiali locali.
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La consapevolezza del potenziale turistico dei rifugi alpini è emersa anche in altri ambiti. Il Canton Grigioni pubblicizza capanne alpine e cascine alpestri sul suo portale, nel Canton Uri è stato approvato un progetto della Nuova politica regionale che prevede di inserire le capanne alpine nell’offerta turistica. Il Gran Consiglio grigione si è spinto fino a inoltrare un’iniziativa cantonale mirante a modificare il diritto della pianificazione del territorio federale nel senso di consentire la trasformazione fuori dalle zone edificabili di stabili agricoli dismessi, segnatamente i rustici sui maggenghi, in semplici residenze turistiche (cfr. riquadro). Sfide da affrontare In vista di uno sfruttamento turistico, la presenza in molti di questi luoghi di un’infrastruttura minima (p. es. acqua, elettricità) è un vantaggio. Anche se il valore aggiunto derivante da una loro utilizzazione rimane modesto, vi è comunque sempre la salvaguardia degli aspetti culturali, soprattutto quelli legati all’edilizia rurale. Tuttavia occorre poter sormontare taluni ostacoli. Uno sfruttamento turistico può scontrarsi con limiti pianificatori che impediscono una trasformazione o un cambiamento di destinazione, oppure con questioni giuridiche legate alla responsabilità e alla sicurezza (p. es. prevenzione contro i pericoli naturali, contro gli incendi ecc.). Capita così che in molti casi scarseggino i mezzi per garantire una manutenzione, spesso onerosa, o per rimettere in funzione oppure realizzare le infrastrutture necessarie. Per finire, vi sono gli aspetti organizzativi, come la consegna e il ritiro delle chiavi, la comunicazione di informazioni sulle attività in corso nella regione, la pulizia ecc. Siccome in molti luoghi manca il collegamento con il ramo turistico, occorre unire le forze per trovare il modo di finanziare e commercializzare l’offerta presso gli ospiti potenziali. Uno studio sulle esigenze espresse dalla società nei confronti dell’economia e dei paesaggi alpini condotto nel 2013 dall’Istituto federale di ricerca per la foresta, la neve e il paesaggio (WSL) indica che i turisti si aspettano una combinazione di natura e di paesaggio antropico. Le offerte turistiche sulle Alpi devono perciò puntare sul mantenimento di un carattere genuino. Bisogna quindi tener presente che il miglioramento delle infrastrutture e lo sfruttamento turistico rischiano di compromettere quel che invece vorrebbero valorizzare, ossia l’isolamento, la semplicità e l’autenticità. → Costruire fuori dalle zone edificabili: la trasformazione di stalle e cascine in
residenze di vacanza fuori dalle zone edificabili è assurto a tema nazionale, anche perché questi interventi su edifici rurali che conferiscono una fisionomia tipica al paesaggio non cadono sotto la Legge sulle abitazioni secondarie. I Cantoni Grigioni e Vallese chiedono con un’iniziativa cantonale un allentamento della Legge federale sulla pianificazione del territorio (LPT). Il punto centrale della seconda tappa della revisione LPT, attualmente in elaborazione con i cantoni e i comuni, è appunto quello della costruzione fuori dalle zone edificabili. La bozza di progetto del Consiglio federale dovrebbe essere pronta entro la metà del 2017. L’Heimatschutz Svizzera metterà a punto con un’ampia coalizione di associazioni attive nella protezione dell’ambiente, della natura e del paesaggio una strategia coordinata sulla possibilità di costruire fuori dalle zone edificabili.
→ cfr. «Finestra Heimatschutz/Patrimoine 4/2016» sul tema Politica del patrimonio
HEIMATSCHUTZ SVIZZERA PREMIO WAKKER 2017 30
Premio Wakker alla città di Sempach (LU) L’Heimatschutz Svizzera attribuisce al Comune di Sempach (LU) il Premio Wakker 2017. La cittadina lucernese riceve l’ambìto riconoscimento per l’accurato sviluppo al passo coi tempi dei centri storici d’importanza nazionale, e per la radicata cultura del dibattito sui temi dell’urbanistica e della pianificazione a livello comunale. Sabrina Németh, Heimatschutz Svizzera
L’abitudine di dibattere sulle scelte urbanistiche e pianificatorie vanta a Sempach una tradizione pluriennale. Questa apertura al dialogo ha fatto sì che la consapevolezza della popolazione sul valore del patrimonio costruito si consolidasse e rendesse possibile l’adozione di soluzioni innovative a tutto vantaggio di uno sviluppo qualitativamente elevato dell’abitato. Questo approccio è particolarmente visibile nei due centri d’importanza nazionale – la città vecchia e il nucleo Kirchbühl – dove alla conservazione dei beni esistenti si affianca la realizzazione di nuove costruzioni che contribuiscono a migliorare la qualità di vita. Coinvolgere le persone interessate in un processo partecipativo La costanza delle autorità nel promuovere tempestivamente l’incontro con le persone interessate a costruire schiude nuove opportunità per ambo le parti: anziché disciplinare l’attività edilizia con norme standardizzate, la città offre una consulenza attiva che favorisce l’adozione di soluzioni urbanistiche e architettoniche vantaggiose per la collettività e il privato. Uno degli elementi chiave del successo sono i concorsi architettonici o altre procedure avviate da privati o dall’ente pubblico che pongono in concorrenza e a confronto le diverse idee formulate dai progettisti. I risultati vengono poi presentati pubblicamente in nome della trasparenza. La città incoraggia il coinvolgimento degli interessati, riunendo attorno allo stesso tavolo i proprietari immobiliari di una determinata area, al fine di delinearne lo sviluppo. Conservare e arricchire i centri storici Allo scopo di mantenere la qualità di vita dei centri storici sul lungo termine, in fase di attuazione occorre curare anche i minimi dettagli. Sempach si è dotato di una Commissione speciale che segue tutti i progetti edilizi negli insediamenti sensibili d’importanza nazionale, affinché sia salvaguardata l’identità del luogo e, al contempo, si possa far fronte alle mutate esigenze della popolazione e delle attività economiche.
I settori o i singoli edifici di valore sono indicati in un preciso regolamento edilizio, in un dettagliato inventario degli immobili meritevoli di protezione e nell’Inventario degli insediamenti svizzeri da proteggere d’importanza nazionale (ISOS). Grazie all’ottima collaborazione con l’Ufficio cantonale dei beni culturali, ma anche e soprattutto grazie alle ristrutturazioni esemplari, la città he gettato le basi per conservare pure in futuro il patrimonio architettonico del passato. Promuovere l’interesse per l’architettura in loco Attribuendo il Premio Wakker alla cittadina lucernese, l’Heimatschutz Svizzera intende ricompensare le autorità politiche e amministrative che si dedicano con vigore e convinzione alla promozione della cultura architettonica. La città non si limita a emanare e applicare con coerenza un buon piano regolatore; si spinge oltre, organizzando pubblici dibattiti con la popolazione, realizzando pubblicazioni ed effettuando un lavoro informativo mirato. La consegna ufficiale del Premio Wakker si terrà il 24 giugno 2017 nell’ambito di una cerimonia pubblica. → L’Heimatschutz Svizzera conferisce ogni anno il Premio Wakker a un comune
politico. Il Premio, dotato di 20’000 franchi, ha un significato più che altro simbolico. Il valore della distinzione risiede infatti nel riconoscimento pubblico di misure e interventi esemplari. Il Premio è stato assegnato per la prima volta nel 1972 grazie a un lascito dell’uomo d’affari ginevrino Henri-Louis Wakker (1875-1972), alimentato negli anni successivi da altri legati che hanno permesso all’Heimatschutz Svizzera di continuare fino a oggi ad assegnare il Premio. Il Premio Wakker è un riconoscimento degli sforzi compiuti dai comuni per salvaguardare l’aspetto e lo sviluppo dell’abitato. L’attenzione è volta sui comuni che favoriscono uno sviluppo urbano ordinato seguendo orientamenti pianificatori attuali. Sotto questo cappello generale, va intesa in particolare la promozione della qualità estetica delle nuove costruzioni, un approccio rispettoso verso i beni architettonici storici, e una pianificazione esemplare e attuale. Dopo Sursee (2003) il Premio Wakker è assegnato per la seconda volta a un comune del Canton Lucerna.
GIORNATA DI STUDIO AD AARAU E INCONTRO CON LA STAMPA A RÜTI ZH 34
L’ISOS e la Svizzera costruita di domani Nel mondo della politica e della pianificazione del territorio, l’Inventario federale degli insediamenti svizzeri da proteggere d’importanza nazionale (ISOS) è sulla bocca di tutti. Alla giornata di studio indetta il 24 gennaio, i convenuti hanno affrontato il problema di un’applicazione sensata delle norme protezionistiche nell’intersezione tra conservazione e sviluppo degli abitati. Peter Egli, redattore
«L’Inventario federale degli insediamenti svizzeri da proteggere d’importanza nazionale è uno strumento essenziale che aiuta a capire correttamente la rilevanza, la struttura e la storia di
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un luogo. Non ostacola inutilmente la densificazione quand’è necessaria e contribuisce a promuovere uno sviluppo qualitativamente valido degli insediamenti.» Questo il succo del convegno indetto dall’Heimatschutz Svizzera con l’Ufficio federale della cultura e l’Associazione svizzera per la pianificazione del territorio VLP-ASPAN. Oltre quattrocento persone sono accorse da tutte le regioni per discutere ad Aarau sull’incidenza e gli scopi dell’ISOS. L’Inventario è stato creato più di quarant’anni or sono dalla Confederazione per individuare e documentare sistematicamente gli insediamenti elvetici. Oggi, si pone la domanda sul modo di applicare questo strumento fondamentale di pianificazione nell’ottica di una densificazione che interessa tutti gli abitati del nostro paese. Se finora questo argomento aveva occupato principalmente gli specialisti del settore, da qualche tempo è approdato anche sui banchi delle Camere federali. Diverse interpellanze mostrano che occorre chiarire che cosa l’ISOS è e dev’essere. La giornata di studio di Aarau è un primo passo in questa direzione. Incontro con la stampa a Rüti ZH Il 10 gennaio 2017, su invito dell’Heimatschutz Svizzera e della VLP-ASPAN ha invece avuto luogo a Rüti un incontro con la stampa. Il Tribunale federale aveva deciso nel 2009 che non era possibile accordare il permesso di costruzione a un palazzo progettato nel centro storico di Rüti. La motivazione era stata che le istanze preposte al rilascio della licenza edilizia non avevano preso in considerazione l’ISOS. Poco tempo fa, è stato inaugurato il progetto alternativo sorto al posto del contestato edificio. Là dove tutto è incominciato, a Rüti, è stato organizzato un incontro informativo con brevi relazioni, cui ha fatto seguito una visita guidata con gli architetti progettisti.
IMPRESSUM I testi in italiano sono curati, adattati e a volte ridotti da Fabio Chierichetti 1/2017: 112mo anno Editore: Heimatschutz Svizzera (redazione: Peter Egli) Stampa: Stämpfli AG, 3001 Berna Grafica: Stillhart Konzept und Gestaltung, 8003 Zurigo Appare: a scadenza trimestrale Indirizzo: Redazione «Heimatschutz/Patrimoine» Villa Patumbah, Zollikerstrasse 128, 8008 Zurigo T. 044 254 57 00, redaktion@heimatschutz.ch ISSN 0017-9817
Tre principî fondamentali Secondo quanto affermato dal Segretario generale Adrian Schmid all’incontro di Rüti e al convegno di Aarau, nell’ottica dell’Heimatschutz Svizzera sono tre i punti fondamentali riguardanti l’ISOS. 1. Questo Inventario fornisce le linee direttive per una densificazione di qualità. Costruire all’interno di un insediamento significa continuare a costruire, trasformare, sostituire, ma anche conservare. Il patrimonio esistente, gli spazi verdi e quelli liberamente disponibili per la società creano un’identità culturale e un luogo in cui una persona si sente a casa sua. Il rispetto per i beni del passato è un obbligo anche in quest’epoca di densificazione, un principio di base al quale occorre attenersi oggi per creare domani un ambiente costruito di qualità. 2. L’ISOS non è un corsetto pianificatorio, ma un inventario che descrive e valuta gli insediamenti nella prospettiva della protezione della loro fisionomia. Con la sua decisione sul caso di Rüti, il Tribunale federale ha fatto chiarezza in materia, sottolineando l’importanza di un’accurata ponderazione delle possibili soluzioni, che a volte può rivelarsi complicata e impegnativa. 3. L’ISOS fornisce le giuste motivazioni per uno sviluppo degli abitati degno di questo nome. Chi vuole attuare una densificazione di qualità deve andare oltre la valutazione di un singolo oggetto. Occorrono piani capaci di individuare le particolarità dei singoli rioni. In quasi tutti i comuni vi sono territori che si prestano meglio di altri alla densificazione. L’ISOS invita a valutare questi oggetti con maggior attenzione e serietà, e ad agire di conseguenza. I pianificatori e le autorità lungimiranti sanno già da tempo come riferirsi all’ISOS e trarne indicazioni utili. → www.heimatschutz.ch/convegno