Heimatschutz/Patrimoine 3-2018: Finestra

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3 | 2018

HEIMATSCHUTZ PATRIMOINE

Finestra in lingua italiana

Natura, paesaggio e patrimonio culturale

EDITORIALE

TEMI D’AT TUALITÀ

No allo smontaggio della protezione dei monumenti

IL COMMENTO

Sotto la cupola federale si sta attualmente discutendo della seconda tappa della revisione della Legge sulla pianificazione del territorio (LPT) e della revisione della Legge sulla protezione della natura e del paesaggio (LPN), che alcuni membri della Commissione dell’ambiente del Consiglio degli Stati vogliono indebolire drasticamente. A ciò si aggiungono numerosi interventi parlamentari che rimettono in discussione l’Inventario federale degli insediamenti da proteggere. Per fortuna si è messa in moto anche una resistenza attiva e organizzata. L’Heimatschutz Svizzera si è unita a un’ampia coalizione per preparare il referendum contro lo smontaggio della protezione della natura, del patrimonio architettonico e del paesaggio. In questo numero della rivista abbiamo chiesto a Peter Zumthor, uno degli architetti più rinomati del paese, che cosa ne pensa, mentre Herbert Bühl, ex Presidente della Commissione federale per la protezione della natura e del paesaggio, si interroga sui veri moventi dietro a questa pericolosa revisione. I nostri parlamentari a Berna sembrano infatti ignorare la volontà del popolo, che recentemente si è espresso più volte in favore della tutela del nostro territorio e di una pianificazione territoriale giudiziosa. Secondo l’Heimatschutz la revisione proposta è un altro colpo basso nella serie di piani volti allo smantellamento della legislazione ambientale. Anche diversi partiti politici come pure i cantoni Berna, San Gallo, Basilea, Argovia e Friburgo si stanno tuttavia mostrando ostili a un improvvido allentamento delle regole. Il dibattito a livello federale sarà intenso e vi ringrazio sin d’ora per l’appoggio che vorrete darci. Adrian Schmid, Segretario generale dell’Heimatschutz Svizzera

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Una deliberata distruzione del patrimonio culturale Con l’esclusione di 6000 siti dall’inventario dei beni da proteggere, nel Canton Berna la distruzione del patrimonio culturale è già cominciata. Il Canton Glarona, che notoriamente conta solo ancora tre comuni, ha deciso di tutelare in ciascuno di essi un solo edificio per categoria. Significa quindi al massimo tre chiese, tre case rurali, tre filande e tre case patriziali. Ancora più radicale è la proposta di tre granconsiglieri zurighesi, i quali vorrebbero limitare la tutela a soltanto un edificio per stile o epoca in tutto il cantone. Le molte piccole chiese gotiche e romaniche, come la chiesa di Greifensee o la Lazariterkirche di Gfenn a Dübendorf, verrebbero quindi espunte dall’inventario poiché in competizione con monumenti come la chiesa del convento cistercense di Kappel o il Grossmünster, l’antico duomo di Zurigo. Tra i castelli rimarrebbe solo quello di Kyburg e tra le case delle corporazioni zurighesi probabilmente solo la «Meise», poiché barocca, e la «Rüden», perché gotica. Nessuna speranza invece per i piccoli borghi, con le loro meravigliose case a graticcio, e per i nuclei storici dei centri minori, visto che in tutto il cantone verrebbe protetto un solo edificio per ogni tipologia. Di autentiche perle come i villaggi di Stammheim o Regensberg potrebbe non rimanere più nulla. Qui non si tratta di porre «limiti ragionevoli» alla protezione dei monumenti: ciò che sta avvenendo è una distruzione sistematica del patrimonio culturale, senza alcun riguardo per le generazioni future. È il momento che gli enti turistici prendano chiaramente posizione: chi mai vorrebbe visitare un paese in cui gli edifici storici cedono il posto alla speculazione immobiliare? Spesso si dimentica che i monumenti, anche quelli più notevoli, sono sempre inseriti in un preciso contesto. Certo non sono monumenti storici tutti gli edifici di un centro cittadino o di un villaggio rurale, tuttavia partecipano a quell’insieme che dà forma all’insediamento. La pianificazione del territorio non


impedisce che le case antiche siano rimpiazzate da blocchi di edifici senza alcuna fantasia e poco importa poi se questi abbiano il tetto a falde anziché piano. Quando una piccola casa storica viene sostituita da una palazzina, gli unici che ci guadagnano sono i proprietari dei terreni. Tutti gli altri ci perdono, innanzitutto i vicini, coloro che tengono al patrimonio culturale e che vedono le proprie abitazioni svalutate dall’ingombrante presenza dei nuovi edifici. La legislazione sulla protezione dei beni culturali esiste proprio per evitare questo genere di situazioni. In nessuna epoca e da nessuna parte si è mai potuto costruire come e dove si voleva. Una «libertà della proprietà privata» in questi termini non è semplicemente mai esistita. Certo, per il singolo anche inquinare l’ambiente può essere più conveniente che smaltire correttamente i rifiuti, ma è proprio per garantire il bene della collettività che ci vogliono regole e ciò vale anche per la protezione dei monumenti. Martin Killias, Presidente dell’Heimatschutz Svizzera

FORUM SMANTELLAMENTO PIANIFICATO DELLA PROTEZIONE DEI BENI CULTURALI  6

Sopor patrio sotto la cupola federale Oltre alla revisione della Legge sulla protezione della natura e del paesaggio, a Berna si sta discutendo sulla seconda tappa della revisione della Legge sulla pianificazione del territorio. A ciò si aggiungono numerosi interventi parlamentari che rimettono in discussione l’Inventario federale degli insediamenti da proteggere. Per fortuna si è messa in moto anche una resistenza attiva e organizzata. Alla fine sarà il popolo a decidere. Adrian Schmid, Segretario generale dell’Heimatschutz Svizzera

La pressione che da anni viene esercitata sulla protezione della natura, del paesaggio e dei monumenti sta giungendo a un apice con la prevista revisione della Legge sulla protezione della natura e del paesaggio (LPN). Il «sopor patrio» di alcuni membri della Commissione dell’ambiente, della pianificazione del territorio e dell’energia del Consiglio degli Stati ha condotto a un deleterio

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progetto di revisione della LPN passato in consultazione. L’Heimatschutz Svizzera reputa la revisione prevista un altro inaccettabile colpo basso nella serie di piani per lo smantellamento di una legge che tutela la natura, il paesaggio e i beni culturali. Un’ampia coalizione prepara ora un referendum. Un altro colpo di mannaia alla protezione (di per sé già insufficiente) dei più importanti monumenti storici e siti naturali del paese – per di più nell’Anno europeo del patrimonio culturale, in cui si dovrebbe invece sensibilizzare alla ricchezza ma anche alla fragilità di questo patrimonio – è un affronto inaccettabile. Il grande consenso del 1966 Il desiderio di tutelare i siti più caratteristici della Svizzera diede lo spunto per il varo della Legge federale sulla protezione della natura e del paesaggio. Per questo motivo nel 1959 l’Heimatschutz Svizzera, il Club Alpino Svizzero e la Lega svizzera per la protezione della natura (oggi Pro Natura) lanciarono l’iniziativa per la creazione di un inventario dei paesaggi degni di protezione. A tale scopo fu creata una commissione indipendente che inventariasse paesaggi, siti e monumenti naturali d’importanza nazionale. E nel 1966 la Legge sulla protezione della natura e del paesaggio fu approvata dalle Camere federali all’unanimità! Oggi, al contrario, non soltanto si rimette in discussione la LPN, ma si lanciano attacchi a tappeto contro la tutela del nostro patrimonio storico e naturale. Per questo, varie organizzazioni – dall’Associazione svizzera per la protezione degli uccelli alla Fondazione svizzera per la tutela del paesaggio, da Pro Natura all’Heimatschutz – si sono unite per coordinare una strategia di opposizione a questi processi politici nefasti. In risposta all’ormai avvenuto indebolimento della protezione nella Legge federale sull’energia e alle altre offensive in corso, è stata elaborata un’iniziativa federale volta a garantire che i nostri paesaggi, insediamenti, siti storici e monumenti naturali e culturali di valore siano preservati. Una controversa revisione della pianificazione del territorio Secondo la Legge sulla pianificazione del territorio (LPT) del 1979, in Svizzera vige il principio della separazione tra comprensori edificabili e non edificabili. In questi ultimi sono in principio ammesse soltanto costruzioni agricole oppure legate e adatte al territorio in questione. Il Parlamento ha gradualmente allentato i vincoli di tale principio, estendendo le possibilità di utilizzo delle zone non edificabili. Così, nel 1998 si è acconsentito a un aumento delle zone agricole intensive e all’installazione di serre idroponiche. Nel 2007 sono state introdotte eccezioni per l’agriturismo e gli impianti di biogas. Nel 2012 sono state allentate le regole per l’allevamento di cavalli nelle zone agricole. Le Camere federali hanno dunque annacquato parecchio la distinzione tra comprensori edificabili e non edificabili. Che costruire fuori delle zone edificabili non sia più un tabù si nota non solo in Parlamento, ma pure nelle iniziative cantonali, come in Vallese e nei Grigioni, che hanno chiesto maggiore flessibilità per il cambiamento di destinazione di stalle e maggenghi. Benché queste iniziative siano state respinte, le commissioni parlamentari a Berna ne hanno fatto un pretesto per lanciare mozioni che consentissero la riconversione in case di vacanza di migliaia di stalle in disuso. Vi ricordate che nel 2012 il popolo aveva approvato l’iniziativa


federale sulle residenze secondarie dando un forte segnale contro la crescente dispersione degli insediamenti? E che cosa si fa invece a Berna? Alla fine dell’anno il Parlamento esaminerà la seconda revisione della LPT. Non è ancora chiaro se la «strategia compensatoria» proposta durante la procedura di consultazione dall’Ufficio federale dello sviluppo territoriale – in teoria per evitare di diluire il principio di separazione tra zone edificabili e non edificabili – rimarrà all’ordine del giorno. Se fosse il caso, il rischio è che qualora si costruiscano grandi stabili ingombranti si proceda poi a «compensare» la perdita di terreno distruggendo piccoli edifici rurali di valore. L’Heimatschutz Svizzera è contraria a questa idea elaborata troppo frettolosamente. Presa di posizione sulla costruzione fuori delle zone edificabili La prima tappa della revisione della LPT ha permesso di regolamentare la costruzione nelle zone edificabili puntando sulla densificazione dei centri urbani, un’importante e sudata vittoria delle organizzazioni ambientaliste. La seconda tappa si concentra invece sulle costruzioni fuori delle zone edificabili, sul sottosuolo e sui cosiddetti spazi funzionali. L’Heimatschutz Svizzera si attiene a quanto già affermato nelle prese di posizione Pianificazione del territorio, Densificare con qualità, Impianti eolici e Impianti solari (disponibili su www. heimatschutz.ch > Politica), che abbiamo pubblicato in occasione di varie revisioni legislative negli ultimi anni. Le costruzioni agricole tradizionali oggi in disuso sono spesso molto antiche. Si tratta di testimonianze di una cultura rurale plurisecolare e costituiscono un prezioso tassello del nostro patrimonio architettonico. Sono importanti non solo a livello paesaggistico, ma anche da un punto di vista socioeconomico. L’Heimatschutz Svizzera è dell’opinione che invece di pasticciare con il principio della separazione tra comprensorio edificabile e non edificabile – che deve rimanere sacrosanto – ci si debba basare su strumenti tecnici quali gli inventari e trovare soluzioni innovative. A fine autunno il Comitato dell’Heimatschutz presenterà ai Presidenti delle sezioni cantonali una presa di posizione sulle costruzioni fuori delle zone edificabili. L’ISOS: un inventario prezioso La creazione dell’Inventario federale degli insediamenti svizzeri da proteggere d’importanza nazionale (ISOS) fu un’accorta iniziativa del Consiglio federale in reazione all’intensa attività edilizia che intorno agli anni Settanta non aveva mostrato grande riguardo per il patrimonio architettonico. Oggi una campagna coordinata e a lungo tempo pianificata vuole rimettere in discussione questo preziosissimo strumento. L’Heimatschutz considera l’ISOS un immenso deposito di conoscenze e lo difende a spada tratta. L’anno scorso, in collaborazione con l’Associazione svizzera per la pianificazione del territorio e l’Ufficio federale della cultura, abbiamo per esempio organizzato una giornata di studio con la partecipazione di oltre 400 persone. Anche la nostra conferenza stampa a Rüti ZH, in cui abbiamo presentato la decisione del Tribunale federale (DTF 135 II 209) in merito all’importanza dell’ISOS, ha attirato molta attenzione. Vari articoli nella NZZ hanno purtroppo preparato il terreno per la campagna anti-ISOS in Parlamento. L’Heimatschutz zu-

righese aveva presentato un ricorso in merito al nuovo regolamento edilizio e di zona di Zurigo, per il quale l’inventario federale non era stato preso sufficientemente in considerazione. Il caso è stato chiuso recentemente grazie a una soluzione che ha messo tutti d’accordo. Alle urne contro la dispersione degli insediamenti Il tema è d’attualità e già all’inizio del 2019 saremo chiamati a votare sull’«Iniziativa contro la dispersione degli insediamenti» promossa dai giovani Verdi per impedire l’estensione delle zone edificabili. Di recente sono inoltre state consegnate le firme per alcune iniziative cantonali: una a Zurigo, che chiede risorse finanziarie per la protezione della natura e dei monumenti, due a Lucerna, una per definire i principi della tutela dei paesaggi antropici nella Costituzione cantonale e l’altra per una legge che regoli la pianificazione del territorio e la protezione dei paesaggi modellati dall’uomo. Il popolo ha così modo di opporsi anche all’allentamento della protezione dei beni culturali in atto nei legislativi cantonali. Ma non sono soltanto le organizzazioni della società civile e i partiti politici a opporre resistenza. Durante la procedura di consultazione in merito alla revisione della LPN che si è appena conclusa, anche il Canton Berna ha espresso un giudizio negativo, temendo possibili danni irreversibili al patrimonio naturale e culturale. Un’opinione simile è stata difesa dal Canton San Gallo e anche i governi dei Cantoni Basilea, Argovia e Friburgo si sono pronunciati contro la modifica legislativa. Per i prossimi mesi si preannunciano dunque accesi dibattiti.

INTERVISTA A PETER ZUMTHOR  13

Solo ciò che è antico è davvero antico Benché viva e lavori nel piccolo villaggio grigionese di Haldenstein, le opere di Peter Zumthor si trovano in tutto il mondo. Incontriamo il celeberrimo architetto nel suo atelier per parlare di ricostruzione edilizia, del suo impegno a favore della cultura architettonica e dei luoghi in cui non gli dispiacerebbe essere esiliato. Marco Guetg, giornalista, Zurigo

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Negli anni Ottanta è stato eletto alla presidenza dell’Heimatschutz grigionese. Quali sono i motivi all’origine del suo impegno nella protezione dei beni culturali? Nel 1979 ho iniziato a lavorare come architetto, ma i miei primi progetti sono stati rifiutati. È stata un’esperienza frustrante. Così ho deciso di riunire un gruppo di amici, abbiamo elaborato una strategia e all’assemblea generale successiva siamo in effetti stati eletti in comitato. Quali erano le vostre intenzioni? Volevamo cambiare il clima culturale dei Grigioni in favore di una maggiore apertura nei confronti dell’architettura contemporanea. Così, poco dopo abbiamo fondato il Werkbund grigionese e poi, in collaborazione con l’Heimatschutz Grigioni, abbiamo istituito il premio «Distinzione architettura Grigioni». Queste iniziative hanno contribuito a sensibilizzare un più ampio pubblico all’architettura. Nei Grigioni la gente ha cominciato a parlare di architettura contemporanea, le autorità pubbliche si sono aperte al tema e già la generazione successiva di architetti ne ha beneficiato. Oggi collabora ancora con l’Heimatschutz Grigioni? In qualità di membro onorario… Altrimenti mi impegno a livello privato, all’occasione avanzando delle proposte. Di recente, insieme a Ludmila Seifert, direttrice dell’Heimatschutz Grigioni, e Köbi Gantenbein, caporedattore di «Hochparterre», abbiamo creato un gruppo di lavoro con l’obiettivo di individuare i modi migliori per salvaguardare l’architettura grigionese del XX secolo. Ogni anno l’Heimatschutz Svizzera assegna il Premio Wakker. Quale significato attribuisce a questo premio? È uno strumento importante per sensibilizzare l’opinione pubblica. Il Premio Wakker aiuta inoltre a fare meglio conoscere le istituzioni che si sono impegnate nella valorizzazione della cultura edilizia. Negli ultimi anni i Grigioni hanno avuto diversi riconoscimenti: nel 2010 il premio Wakker è andato al comune di Fläsch, nel 2015 a Bregaglia e quest’anno alla Nova Fundaziun Origen di Riom… …magnifico! Su questi riconoscimenti non ho assolutamente nulla da ridire. Che il riconoscimento sia andato alla Nova Fundaziun Origen è però stato qualcosa di speciale. Indubbiamente! Ciò che Giovanni Netzer è riuscito a realizzare è incredibile. Ha fatto rivivere spazi ormai vuoti, riconvertito stalle, adattato temporaneamente una casa per farne un albergo e ogni volta che ha lanciato una nuova produzione, che si tratti di opera o di teatrodanza, ha sempre informato gli abitanti del villaggio in anticipo e lo ha fatto in romancio. Netzer si è impegnato nella promozione culturale e ha dato un contributo significativo alla conservazione della cultura architettonica. Fino al 1979 ha lavorato presso il Servizio monumenti dei Grigioni. Quali ricordi la legano a quel periodo? È stato un periodo meraviglioso. Innanzitutto ho visitato quasi tutti i villaggi grigionesi, dopodiché ho iniziato a studiare la

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struttura degli insediamenti e delle case rurali. Ciò che mi interessava non era tanto la ricerca tradizionale sulle case rurali, fortemente influenzata dalla storia dell’arte. Guardavo ai villaggi più come a unità economiche in cui la fattoria costituiva l’unità più piccola intorno alla quale si definiva il villaggio. Vrin fu il mio primo campo di ricerca. A Vrin ho avuto modo di scoprire che il villaggio era chiaramente diviso in due zone, una dedicata alle stalle e una alle abitazioni. Nei Grigioni non è dappertutto così. In altri comuni le stalle e le abitazioni sono disposte una accanto all’altra e in Engadina si trovano addirittura sotto un unico tetto. Se si guarda ai villaggi in questo modo si possono capire molte cose anche se mai proprio tutto. Le vie della storia rimangono a volte imperscrutabili. C’è un tema che la riguarda sia in qualità di architetto sia di persona impegnata nella tutela dei beni culturali: la ricostruzione edilizia. Come deve essere affrontata la questione? Si tratta di un problema complesso. C’è stato un tempo in cui si è introdotta la consulenza edilizia. Che ne è oggi? Un esempio è quello di Haldenstein. Qui ogni anno vengono demoliti almeno due o tre edifici storici. Al loro posto se ne costruiscono di nuovi che occupano più o meno la stessa superficie. I consulenti suggeriscono allora per esempio che le nuove finestre siano uguali a quelle vecchie. Il risultato è però un villaggio posticcio, che non ha più nulla a che vedere con la propria storia. Ciò che manca è la sostanza architettonica. Oggi in generale è possibile demolire qualsiasi cosa, basta poi ricostruirla con lo stesso stile. In questo modo la protezione degli insediamenti si orienta sempre più a un insediamento ormai inesistente. È un’assurdità! Le autorità di Haldenstein hanno però preso coscienza del problema e di recente hanno deciso di imboccare nuove strade. Per quale ragione si batte a favore della conservazione degli edifici storici? Gli edifici storici hanno una grande importanza per l’uomo. L’uomo ha una provenienza e una storia entro cui deve muoversi anche l’architettura. Allo stesso tempo bisogna però anche poter creare qualcosa di nuovo. Per quanto riguarda la ricostruzione edilizia, pensa che norme edilizie restrittive siano utili per evitare disastri o che rappresentino un ostacolo alla creatività? Restrittive non è la parola giusta. Occorre prestare attenzione alla qualità e partire da questa, è necessario discutere e indicare in che modo può essere sviluppata. In via di principio sono a favore della conservazione della sostanza storica. Solo ciò che è antico è davvero antico. La sedia su cui si sedeva mio nonno è la sedia su cui sedeva mio nonno. Una sua copia è semplicemente un’altra sedia. A Berna si è discussa la revisione della Legge federale sulla protezione della natura e del paesaggio. Si tratta di un tema molto delicato, poiché l’inventario federale elenca oggetti e paesaggi che rischiano di non essere più tutelati nel caso in cui dovessero prevalere interessi cantonali o equivalenti. Che cosa ne pensa? La mia esperienza con il progetto Ufenau ha mostrato che nei casi concreti le disposizioni generali possono presentare punti deboli. A livello generale il principio è che bisogna preservare la


qualità architettonica e assicurare la protezione del paesaggio antropico, anziché obbedire solo all’idea secondo cui una maggiore libertà è sempre la cosa migliore.

Molto tempo fa ho deciso che non avrei lavorato per ragioni commerciali e che non sarei diventato un marchio. Mi vedo come un architetto che realizza progetti originali.

Uno strumento utile al mantenimento della sostanza architettonica storica è l’Inventario federale degli insediamenti svizzeri da proteggere d’importanza nazionale (ISOS). L’inventario federale fu creato come risposta urgente al boom economico degli anni Sessanta e Settanta durante il quale si distrusse molta sostanza architettonica. È importante che l’inventario federale abbia il più ampio sostegno.

È per questa ragione che ha deciso che l’attività dell’Atelier Zumthor & Partner finirà con il suo ritiro? Sì. È una conseguenza logica del mio approccio. Quando Hodler smise di dipingere, semplicemente non ci fu più Hodler.

Le linee guida dell’inventario federale sono uno strumento utile per gli architetti? Direi di sì. Riportano una serie di indicazioni. Mostrano il valore dell’architettura e degli insediamenti inserendo il tutto in una realtà paesaggistica. Allo stesso tempo è però necessario sapersi rapportare in maniera intelligente a queste indicazioni. Sfortunatamente non possono essere applicate schematicamente, ma devono essere adattate di volta in volta alle varie situazioni. Un tema che riguarda soprattutto le regioni di montagna è la riconversione delle stalle dei maggenghi. Come può essere gestita in maniera intelligente? Su questo tema sono diviso tra due posizioni opposte. Da un lato sono chiaramente contrario. Poi ci ripenso e mi dico: perché no? Perché, per esempio, un grigionese non dovrebbe riconvertire una stalla che comunque resterebbe inutilizzata? Ovviamente capisco bene che ci sono problemi ecologici e di pianificazione. Per questa ragione sono contrario alle autorizzazioni senza vincoli. Alcuni maggenghi dovrebbero essere lasciati così come sono, ma ci sono casi in cui, a determinate condizioni, deve essere possibile procedere con la riconversione. Un’esigenza di pianificazione territoriale spesso ribadita è la necessità di una maggiore densità degli abitati. Ma in quali zone va pianificata questa densificazione? Sicuramente non nei villaggi rurali! Sono già molto densamente edificati. Altri interventi in questa direzione finirebbero per distruggerli. Purtroppo però è spesso proprio quel che succede.

Quindi la densificazione dovrebbe avvenire innanzitutto nelle periferie? Sì, dove enormi aree sono occupate da case unifamiliari. Queste zone residenziali sono nate perché nella pianificazione i comuni hanno pensato solamente all’infrastruttura, senza curarsi degli aspetti architettonici e urbanistici. In questo modo non potrà mai sorgere un vero spazio pubblico. Pensa che sarebbe stato un architetto diverso se non avesse fatto esperienza nella tutela del patrimonio paesaggistico? Non saprei dire. Ogni esperienza, casuale o no, alla fine si deposita dentro di noi. Una vita è formata da tanti piccoli e grandi eventi, che alla fine formano la nostra persona. Come architetto lei come si definisce? Come un appassionato autodidatta che vuole arrivare in fondo alle cose. Ho trovato un lavoro in cui sono bravo e che mi piace.

Per concludere le vorrei porre ancora tre brevi domande. All’interno di quale tipo di paesaggio si trova meglio? In molti luoghi di questo mondo! Nel paesaggio contadino di un piccolo villaggio, per esempio a Soglio in Bregaglia, oppure in Surselva, ma anche nelle zone desertiche del sudovest degli Stati Uniti. C’è un luogo dove si farebbe esiliare? Qui nel Süsswinggel a Haldenstein. In quale edificio si lascerebbe rinchiudere? In una casa di Frank Lloyd Wright oppure a Casa Malaparte a Capri. Ma anche nell’albergo Waldhaus a Sils Maria o in una casa con vista sul Reno nella città vecchia di Basilea. Sono posti in cui sono sicuro che potrei resistere a lungo. Peter Zumthor è nato a Basilea campagna, ha 75 anni e da oltre quaranta vive a Haldenstein GR, dove dal 1979 dirige il suo studio di architettura. Zumthor è uno dei più famosi architetti svizzeri. I suoi lavori gli sono valsi numerosi premi in tutto il mondo, tra cui nel 2009 il prestigioso Premio Pritzker, il corrispettivo del Nobel in campo architettonico.

L’INIZIATIVA PARLAMENTARE EDER E LA REVISIONE DELLA LPN  16

A proposito della protezione degli insediamenti e del paesaggio Secondo quanto proposto dall’iniziativa parlamentare del Consigliere agli Stati Joachim Eder, nella conservazione degli insediamenti e dei paesaggi di importanza nazionale, le esigenze federali di tutela del patrimonio culturale dovrebbero essere subordinate agli interessi dei Cantoni. Il testo dell’iniziativa e la conseguente revisione della Legge federale sulla protezione della natura e del paesaggio (LPN) sollevano interrogativi sulla nostra concezione dello Stato e della democrazia. Herbert Bühl, ex Presidente della Commissione federale per la protezione della natura e del paesaggio (CFNP), Sciaffusa

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«Le procedure di autorizzazione hanno un effetto frenante sulla realizzazione dei progetti, soprattutto nel settore delle energie rinnovabili. A seconda della tecnologia sviluppata, i progetti devono passare attraverso un laborioso iter a livello comunale, cantonale e federale, nel quale sono coinvolti svariati uffici e servizi e quindi anche la Commissione federale per la protezione della natura e del paesaggio (CFNP). Una volta allestita una perizia della CFNP, è molto difficile derogarvi persino per le autorità elette democraticamente (municipi, governi cantonali, tribunali). Questa situazione non è più accettabile.» Così, il 29 febbraio 2012, il consigliere agli Stati Joachim Eder (ZG) ha introdotto le motivazioni dell’iniziativa parlamentare volta a subordinare la legislazione federale sulla tutela dei monumenti alle esigenze cantonali per quanto riguarda sia gli insediamenti svizzeri da proteggere d’importanza nazionale (ISOS) sia i paesaggi, i siti e i monumenti naturali (IFP). L’idea di una priorità dei cantoni sugli interessi federali non si giustifica tuttavia dal punto di vista legale e contraddice l’art. 78 cpv. 2 della Costituzione svizzera. Il testo dell’iniziativa e la relativa revisione della Legge federale sulla protezione della natura e del paesaggio (LPN) gettano luce non solo sulla LPN, ma anche sulla concezione di Stato e di democrazia dei promotori dell’iniziativa, desumibile da questa frase: «Non è ammissibile che una commissione designata dal Consiglio federale e non legittimata dal popolo continui a rivestire un ruolo così importante, specialmente se le decisioni cantonali sono maturate in un contesto democratico». Il principio di sussidiarietà del diritto pubblico Il Consigliere agli Stati Joachim Eder o non ha capito che cos’è il principio di sussidiarietà del diritto pubblico oppure intende ignorarlo. Sostiene infatti che i comuni e i cantoni avrebbero la facoltà di sottrarsi a loro piacimento alle leggi federali. Un Consiglio comunale o un governo cantonale, in quanto organi votati dal popolo, non sarebbero dunque tenuti a rispettare i pareri della CFNP, poiché quest’ultima non è stata eletta direttamente dalla popolazione. Il che equivale a dire che non siamo tenuti a rispettare le ordinanze del Consiglio federale perché esso non viene eletto con un’elezione popolare. Un’ordinanza federale è un atto esecutivo relativo a una legge federale. Allo stesso modo l’attività della CFNP è una diretta emanazione di una legge federale: la LPN. La sua legittimità è fondata su una chiara base legale stabilita dal Parlamento a seguito di un progetto soggetto a referendum. Non ha quindi alcun senso mettere in discussione la legittimità democratica di una commissione extraparlamentare della Confederazione. Il Consigliere agli Stati Eder è infastidito dal fatto che le procedure di autorizzazione abbiano un «effetto frenante sulla realizzazione dei progetti». Ciò significa preferire la frettolosa realizzazione dei progetti a un’ordinata e ben consolidata procedura di valutazione e verifica, in cui tra l’altro l’applicazione delle

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leggi federali è delegata proprio ai cantoni. È questo il caso per esempio dei permessi di dissodamento o di costruzione per scopi non agricoli fuori delle zone edificabili, oppure dei permessi relativi alla protezione delle acque nei casi in cui la costruzione è realizzata in luoghi che presentano acque sotterranee. In situazioni di questo tipo i cantoni devono attenersi alle finalità espresse dalla legge federale sulla protezione della natura e del paesaggio (LPN) e tenere conto dell’Inventario federale dei paesaggi, siti e monumenti naturali (IFP), di quello delle vie di comunicazione storiche della Svizzera (IVS) e di quello degli insediamenti d’importanza nazionale (ISOS). La CFNP, ai sensi dell’art. 7 cpv. 2, è chiamata a valutare se un determinato oggetto debba essere mantenuto nella sua integrità o in che modo debba essere conservato. Lo scopo della Commissione è quindi di contribuire a far sì che gli obiettivi di tutela siano uniformi tra i vari cantoni. Per i progetti che non sono vincolati all’adempimento dei compiti della Confederazione, per esempio la concessione di un permesso di costruzione all’interno di una zona edificabile in un insediamento di importanza nazionale, i cantoni godono già di sufficiente libertà, anche se sono comunque tenuti a rispettare gli obiettivi di tutela degli oggetti presenti negli inventari. I cantoni non di rado utilizzano questo spazio di manovra a favore dei promotori dei progetti. Eder pone l’accento sull’importanza di progetti riguardanti centrali per la produzione di energie rinnovabili, ma nel frattempo il legislatore si è mosso proprio in direzione dell’iniziativa parlamentare e la popolazione svizzera ha espresso il suo assenso. Ai sensi dell’art. 12 cpv. 2 della nuova Legge sull’energia, le centrali idriche ed eoliche con una produzione di 20 GWh l’anno rappresentano infatti un interesse nazionale. Questo significa che per quanto concerne tali concessioni i cantoni non sono più sottoposti ai vincoli della LPN. Le centrali che producono 20 GWh sono piccole centrali idroelettriche o centrali eoliche con appena quattro turbine. L’attuale legislazione sull’energia costituisce quindi già un chiaro indebolimento della protezione dei paesaggi di importanza nazionale. Il consigliere agli Stati Eder avrebbe allora potuto dichiararsi soddisfatto che gli obiettivi della sua iniziativa parlamentare in termini di energie rinnovabili erano stati accolti dalla nuova revisione della Legge sull’energia. C’erano quindi ragioni sufficienti per ritirare l’iniziativa. Evidentemente non era però questo l’obiettivo di Eder. Dietro c’era una chiara posizione politica: la posizione di chi si preoccupa meno di proteggere il patrimonio naturale e culturale svizzero e più delle possibilità di profitto che dal punto di vista degli investitori rimangono sopite in questi paesaggi incontaminati. Eppure, guardando al turismo, proprio l’integrità dei paesaggi e degli insediamenti storici è importante per attirare i viaggiatori e rappresenta quindi un messaggio pubblicitario sempre vincente. Le cascate del Reno: un fenomeno naturale In conclusione prendiamo un esempio concreto. Alle cascate del Reno (IFP 1412) si potrebbe costruire un albergo proprio in riva alle rapide, magari con passerelle e piattaforme sull’acqua. Nelle ore notturne si potrebbe fare defluire l’acqua nelle turbine idroelettriche. Si potrebbe anche costruire una funivia per portare i turisti da Neuhausen a fluttuare sulle acque. Oppure, durante la notte, le cascate potrebbero essere illuminate proiettan-


do sulla spuma messaggi pubblicitari lampeggianti. Si potrebbe anche ampliare il parco avventura con un gioco della teleferica sospeso sopra l’acqua. Si potrebbero costruire file di chioschi e take away senza permessi di costruzione. Si potrebbero realizzare questi e tanti altri progetti, molti dei quali esistono già come ipotesi. In tutti i casi in cui finora si è espressa la CFNP, i cantoni lungo il Reno potrebbero fare invece valere i propri interessi. Forse non è lontano il giorno in cui i turisti sceglieranno di non visitare più queste magnifiche cascate non essendoci più nessun fenomeno naturale da contemplare. L’iniziativa parlamentare del Consigliere agli Stati Eder avrebbe così finalmente raggiunto il suo scopo. Quel giorno però anche lui potrebbe pentirsene.

REVISIONE DELLA LEGGE FEDERALE SULLA PROTEZIONE DELLA NATURA E DEL PAESAGGIO  20

Né necessaria né opportuna La legislazione in vigore sulla protezione della natura e del paesaggio è tutt’altro che severa. C’è quindi da chiedersi quali interessi si celano dietro alle attuali richieste di modifica della Legge federale sulla protezione della natura e del paesaggio (LPN). Di seguito, una breve analisi. Rudolf Muggli, consulente giuridico dell’Heimatschutz Svizzera, Berna

In Svizzera la protezione della natura e del paesaggio è compito in parte della Confederazione e in parte dei Cantoni. Questa ripartizione piuttosto complessa va ricondotta a una scelta del legislatore nel 1966 di limitare le competenze federali. Ne consegue che, per quanto ciò possa sorprendere, oggi non è possibile obbligare i Cantoni a proteggere in modo efficace il patrimonio culturale. Il triste destino di Casa Nideröst, la più antica dimora in legno della Svizzera, se non d’Europa, lo dimostra1. Oggi gli oggetti d’importanza nazionale beneficiano di una protezione insufficienze nelle leggi federali anche quando appartengono a uno degli inventari della Confederazione come l’Inventario federale dei paesaggi, siti e monumenti naturali (IFP), l’Inventario federale degli insediamenti svizzeri da proteggere d’importanza nazionale (ISOS) o l’Inventario federale delle vie di comunicazione storiche della Svizzera (IVS). Il dovere di conservare come esplicitato agli artt. 3 e 6 LPN vale infatti soltanto qualora si tratti di provvedere all’«adempimento dei compiti della Confederazione», ma ciò avviene solo se la

Confederazione agisce per conto proprio o quando i Cantoni attuano disposizioni federali ben precise (per esempio per quanto riguarda cantieri fuori delle zone edificabili o la costruzione di residenze secondarie). Soltanto in questi casi la legge prevede che gli oggetti degni di protezione siano «conservati intatti» o perlomeno «salvaguardati per quanto possibile». È vero che le eccezioni sono consentite solo qualora vi sia «un interesse equivalente o maggiore d’importanza nazionale», ma simili interessi nazionali sono numerosi. Nel quadro della Strategia energetica 2050, per esempio, si sono dichiarati d’importanza nazionale gli interessi relativi all’utilizzo delle energie rinnovabili. La legislazione federale tutela quindi i nostri più bei monumenti in modo insufficiente. Una protezione relativamente accettabile esiste solo quando gli oggetti sono inventariati a livello nazionale e che ci si trovi in una situazione di «adempimento dei compiti della Confederazione». Indebolimento della tutela di monumenti simbolo nazionali Eppure, la maggioranza della Commissione dell’ambiente del Consiglio degli Stati ritiene che questo sia già troppo e intende indebolire la tutela dei monumenti simbolo nazionali. In futuro anche interessi edilizi cantonali potranno consentire di derogare alla regola della conservazione e della salvaguardia. L’avamprogetto non è tuttavia chiaro su perché ciò sia necessario. D’altronde non si è stati in grado di menzionare alcun esempio di progetto edilizio cantonale in prossimità di un sito da proteggere d’importanza nazionale che sia stato bloccato per ragioni discutibili. I casi noti in cui la tutela dell’oggetto ha prevalso sugli interessi edilizi cantonali o comunali sono comunque rari. Uno di essi è quello del porto che doveva sorgere di fronte a Kesswil (TG), villaggio inventariato nell’ISOS. Il Tribunale amministrativo cantonale nel 2002 e, dopo un sopralluogo effettuato nel 2003, anche il Tribunale federale2 , hanno impedito la realizzazione del progetto. La conservazione dell’isola di Ufenau, sul Lago di Zurigo, ha provocato discussioni a livello nazionale, ma non tanto a causa delle disposizioni della LPN quanto più per la presenza in loco di una torbiera da preservare. Nell’Oberland bernese si è invece autorizzata la costruzione di una funivia che passa davanti alla parete nord dell’Eiger, un sito oltremodo pregiato, perché secondo la commissione federale che si è occupata della perizia tecnica l’impatto sull’oggetto da proteggere sarebbe «assai limitato». La legislazione in vigore è quindi ben lungi dall’essere troppo rigida: è tutt’al più vero il contrario. Ma allora a che pro una revisione? Benché il rapporto della Commissione del Consiglio degli Stati non lo dica, è palese il proposito di allentare la protezione degli oggetti inclusi negli inventari nazionali persino in quei casi limitati in cui tale tutela è efficace. Ciò è confermato dalla proposta aggiuntiva della Commissione del Consiglio degli Stati di ridurre anche l’importanza delle perizie delle commissioni consultive della Confederazione (art. 7 LPN). Si dice che la revisione sia una mera precisazione di regole che rimarrebbero inalterate, ma è ben difficile credervi: perché voler insistere con una modifica se è già tutto chiaro? La revisione va quindi chiaramente respinta: per la popolazione svizzera, i monumenti simbolo nazionali sono una componente essenziale della cultura, della qualità di vita e del senso di appartenenza al paese. La realtà è che in Svizzera la tutela

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legale dei paesaggi e dei monumenti d’importanza nazionale è già alquanto debole e allentare ancora la legislazione non è né necessario né opportuno. 1 NZZ del 18.10.2001: l’Heimatschutz non beneficia del diritto di ricorso a livello federale contro il dislocamento di Casa Nideröst deciso dal governo del Canton Svitto. Questa decisione non si basa sulle leggi federali, anche se l’edificio è parte del nucleo storico di Svitto/Hinterdorf incluso nell’ISOS. 2 Decisione 1A.73-77/2002 del 6.10.2003 del Tribunale federale, considerazione 5: il progetto di porto non ha un valore ecologico tale da renderlo d’importanza nazionale. Pertanto un intervento che devierebbe in modo sostanziale dall’obiettivo di conservazione dell’oggetto da proteggere non è ammissibile.

HEIMATSCHUTZ SVIZZERA AD E PREMIO SCHULTHESS 2018  30

Assemblea dei delegati e festa al Ballenberg L’Assemblea dei delegati dell’Heimatschutz Svizzera si è svolta il 30 giugno 2018 presso il Centro dell’artigianato del Ballenberg. Nel pomeriggio si è tenuta la cerimonia di assegnazione del Premio Schulthess per i giardini. Peter Egli, Redattore

I delegati sono stati accolti nel Centro dell’artigianato del Museo all’aperto del Ballenberg dal Presidente dell’Heimatschutz Svizzera Martin Killias, dal Direttore del Ballenberg Peter Kohler e dalla Presidente del gruppo regionale Interlaken-Oberhasli dell’Heimatschutz Berna Silvia Kappeler. Dopo l’approvazione del rapporto e del conto annuali, si è discusso della revisione delle direttive per la collaborazione tra l’Heimatschutz Svizzera e le sue sezioni. Le direttive sono in seguito state approvate insieme a quelle relative ai casi giuridici. Poiché sono entrati in vigore i nuovi statuti approvati l’anno scorso, l’Assemblea dei delegati ha proceduto a una rielezione dell’insieme del Comitato. Sono stati (ri)eletti all’unanimità gli attuali membri Martin Killias (Presidente), Daniela Saxer (Vicepresidente), Beat Schwabe (Vicepresidente), Andreas Staeger, Benedetto Antonini, Brigitte Moser e Julie Schär. È inoltre sta-

IMPRESSUM I testi in italiano sono curati, adattati e a volte ridotti da Sándor Marazza 3/2018: 113mo anno Editore: Heimatschutz Svizzera (redazione: Peter Egli) Stampa: Stämpfli AG, 3001 Berna Grafica: Stillhart Konzept und Gestaltung, 8003 Zurigo Appare: a scadenza trimestrale Indirizzo: Redazione «Heimatschutz/Patrimoine» Villa Patumbah, Zollikerstrasse 128, 8008 Zurigo T. 044 254 57 00, redaktion@heimatschutz.ch ISSN 0017-9817

ta eletta come nuovo membro Claire Delaloye Morgado, che dirige il Segretariato generale della sezione ginevrina e rafforza così la presenza romanda in seno al Comitato. Fra i nostri consulenti tecnici sono stati rieletti Christoph Schläppi, Ruedi Muggli, Raimund Rodewald, Gerold Kunz e Lukas Bühlmann, mentre Patricia Schibli, Georg Mörsch, Christian Bischoff e Hansjörg Stalder sono stati ringraziati per l’impegno profuso durante parecchi anni. Philippe Biéler eletto membro onorario Tra il 2005 e il 2017 Philippe Biéler ha dato un contributo considerevole alla nostra organizzazione. I delegati hanno premiato il suo operato in qualità di Presidente dell’Heimatschutz con un grande applauso e conferendogli lo statuto membro onorario. Mostrandosi onorato e felice, Philipp Biéler ha affermato di essersi sentito sollevato dopo aver lasciato la presidenza l’anno scorso, ma che al contempo l’Heimatschutz gli è mancata. Gli attacchi in corso a livello cantonale e nazionale contro i nostri monumenti storici e paesaggi antropici sono implacabili. L’Heimatschutz sta lottando contro la revisione della Legge federale sulla protezione della natura e del paesaggio (LPN), che porterebbe a uno smantellamento della tutela del patrimonio culturale. I delegati hanno approvato all’unanimità la relativa risoluzione. Una festa riuscita Nel pomeriggio i delegati hanno potuto visitare il Museo svizzero all’aperto del Ballenberg e partecipare al conferimento del Premio Schulthess per i giardini. La cerimonia è stata condotta da Adrian Schmid, Segretario generale dell’Heimatschutz. L’edificio detto Magazzino di Aarau era stracolmo quano Stefan Rotzler, Presidente della Commissione del Premio Schulthess, ha lodato l’approccio del Ballenberg nel gestire in modo scientifico e con tanta passione i suoi spazi verdi. Gli orti e giardini vengono così presentati ai visitatori in tutte le fasi del ciclo tradizionale di manutenzione e preservati per il futuro. Alla presenza del Consigliere di Stato bernese Christoph Ammann, Martin Killias ha consegnato il Premio Schulthess a Beatrice Tobler, Responsabile della Divisione scientifica e Vicedirettrice operativa, e Marianne Eggenschwiler, Responsabile del Team giardino. È stata la ventesima edizione dell’assegnazione di questo premio e per l’occasione, a nome dell’Heimatschutz Svizzera, il Presidente ha ringraziato la famiglia Schulthess, la cui generosità nel corso di tutti questi anni ha reso ciò possibile. Dopo la cerimonia di premiazione, la stupenda giornata di sole si è conclusa con un ricco aperitivo.


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