Heimatschutz/Patrimoine 3/2020: Finestra

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3 | 2020

HEIMATSCHUTZ PATRIMOINE

Finestra in lingua italiana

Società civile e volontariato

EDITORIALE

TEMI D’AT TUALITÀ

Insieme per la cultura architettonica

IL COMMENTO

Associazione degli amici del castello di Chillon, Associazione svizzera degli amici dei mulini, Associazione ProSaffa1958-Pavillon… La lista delle associazioni in Svizzera è lunga. Si stima che ne esistano circa 100 000 e il sostegno di molte di loro alla conservazione del patrimonio architettonico è incalcolabile. Ma che ne sarebbe delle associazioni e delle aziende attive in ambito culturale se non ci fossero i volontari? Quali sarebbero le prospettive per il futuro? Gabriela Gehrig spiega come già da oltre dieci anni i volontari forniscono un contributo prezioso ai siti storici del Museo d’Argovia: dalla cuoca che prepara ricette medievali al castello di Lenzburg, fino al ricercatore impegnato a decifrare i segreti dell’archivio della famiglia von Hallwyl. L’esempio argoviese mostra come il volontariato evolve nel corso del tempo. Serve agilità, anche da parte delle istituzioni. Si preferiscono di solito gli impieghi flessibili, quelli che non costringono a impegnarsi per anni. In quanto militante del mondo associativo e Segretario generale di Patrimonio svizzero, sono convinto che la società civile, e quindi il volontariato, assumeranno un’importanza crescente e sapranno sempre ridefinire il proprio ruolo. I volontari non sono semplice forza lavoro non retribuita. Sono un potenziale nel quale investire. E ne vale la pena. Patrimonio svizzero continuerà a fare la sua parte a favore della cultura architettonica e questo grazie all’impegno dei nostri membri, che ogni anno ci sostengono anche con migliaia di ore di volontariato. È un contributo cui va dato il giusto riconoscimento: grazie per tutto quello che fate! Stefan Kunz, Segretario generale di Patrimonio svizzero

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L’onere della proprietà Che la pubblica utilità dovrebbe precedere l’interesse particolare sembra ovvio, tuttavia, quando dall’astratto si passa al concreto, si rende evidente che la proprietà di determinati immobili implica anche degli oneri. Ma dove va tracciato il confine tra il vantaggio personale e il pubblico interesse? Stabilirlo non è sempre facile, ma esistono esempi grazie ai quali è possibile farsi un’idea. Il principio della «densificazione centripeta degli insediamenti», per quanto si tratti di qualcosa di desiderabile, ha anche condotto a un’esplosione senza precedenti dei prezzi degli immobili. Così, mantenere una dimora signorile, anche se è in buone condizioni, può diventare molto oneroso e quindi poco conveniente dal punto di vista economico. Inoltre, c’è sempre dietro l’angolo un investitore pronto a persuaderci con qualche progetto che si pretende «lungimirante». Come biasimare quei proprietari che cedono a simili proposte? Tuttavia, tali tentazioni sono controbilanciate se, oltre ai vantaggi immediati, si tiene conto degli interessi a lungo termine. È chiaro che vendendo al migliore offerente il proprio edificio tutelato come bene culturale (o, più precisamente, il terreno sul quale si trova) si può diventare ricchi da un giorno all’altro. Ma poi che si fa con quel denaro? Lo si investe in un’altra casa? Ha senso? Il pensiero che più assilla molti proprietari è allora quello di come trasmettere l’immobile alla generazione seguente o perlomeno assicurarsi che finisca in buone mani. Certo, non è affatto semplice quando i prezzi salgono alle stelle e nessuno dei successori dispone del reddito necessario per compensare gli altri eredi. In questi casi la messa sotto protezione dell’immobile è spesso d’aiuto, poiché in tal modo si garantisce che il suo valore non si discosti in modo eccessivo da quello di un utilizzo volto alla redditività. È un po’ come quello che si fa, per i medesimi motivi, nel diritto di successione relativo ai fondi agricoli. E quando non ci sono eredi? Molte volte la soluzione migliore è il trapasso di proprietà a un ente benefico per volontà testa-


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