Heimatschutz/Patrimoine 4-2016: Finestra

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HEIMATSCHUTZ PATRIMOINE

Finestra in lingua italiana

La politica di protezione del patrimonio

EDITORIALE

TEMI D’AT TUALITÀ

Smantellare con le revisioni legislative

IL COMMENTO

Per la conservazione del patrimonio culturale sono tempi duri. Nei mesi a venire, sono in calendario tre revisioni di leggi che potrebbero sancire un nuovo indirizzo politico e influenzare negativamente il futuro dei nostri insediamenti, monumenti e paesaggi. Quella che mi preoccupa maggiormente è la revisione della Legge sulla protezione della natura e del paesaggio (LPN). Questa legge è stata emanata con grande lungimiranza mezzo secolo fa. A quell’epoca, il Consiglio federale aveva detto a chiare lettere che «lo sviluppo impetuoso dell’economia, della tecnica e del traffico minaccia sempre più la nostra patria». Oggi, il Parlamento prende invece la direzione opposta e vorrebbe smantellare la protezione della natura e del paesaggio. La pressione sugli oggetti catalogati nell’Inventario federale dei paesaggi, siti e monumenti naturali d’importanza nazionale (IFP) sta drasticamente aumentando. In questo numero della nostra rivista, presentiamo foto e impressioni su alcuni dei 162 oggetti dell’IFP. Ci batteremo a fondo per la tutela dei nostri monumenti e beni culturali. Su queste pagine, documentiamo il nostro impegno, aiutandovi nel contempo a non perdere di vista tutti i tentativi di annacquare i vigenti disposti di legge con revisioni legislative. Vedrete, l’Heimatschutz Svizzera non mollerà la presa. Peter Egli, Redattore

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Realtà sociali A fine settembre, quasi il 40 per cento degli elettori ha detto sì all’Iniziativa popolare federale per un’economia sostenibile ed efficiente in materia di gestione delle risorse mirante a ridurre il carico ambientale a un livello sostenibile. Anche se questo oggetto non raccoglie ancora una maggioranza di consensi, rappresenta comunque un segnale positivo, anche per gli iniziativisti dei Verdi. Nel 2011, David Bosshart, futurologo e Direttore dell’Istituto Gottlieb Duttweiler, aveva pubblicato il libro The age of less - die neue Wohlstandsformel der westlichen Welt, nel quale ammoniva che in futuro ci sarà meno produzione, meno lavoro pagato e, di conseguenza, una minore creazione di valore. Anche la nostra Costituzione reclama un uso parsimonioso del suolo. Stando così le cose, saranno necessari cambiamenti e provvedimenti per compensare una più elevata densità edilizia e demografica. Nuovi campi d’azione Questa constatazione mi fa venire in mente la visita di quest’estate alla 15ma Mostra Internazionale di Architettura di Venezia. Il curatore, l’architetto cileno Alejandro Aravena, ha presentato col titolo Reporting from the Front una bellissima mostra, che documentava l’agire di chi cerca nuovi campi d’azione e si confronta con temi come le diseguaglianze, le catastrofi naturali, la penuria di alloggi, le migrazioni, il traffico e l’inquinamento atmosferico. Ne sono uscito impressionato. Non c’erano gli architetti di grido, non c’erano realizzazioni spettacolari a mascherare le realtà sociali. Sconosciuti erano gli autori che, per esempio, hanno documentato lo scoppio della bolla immobiliare in Spagna mettendosi in viaggio tra Barcellona e Valenza mostrando dozzine di edifici lasciati a metà e talvolta già cadenti, un ponte che finisce nel nulla, una casa in mezzo al vuoto senza porte e finestre. Ma ci sono sempre persone che sfruttano queste costruzioni, gente senza lavoro che le occupa e le trasforma.


Il giorno dopo, sono stato a Palazzo Franchetti per visitare la grande retrospettiva dedicata a Zaha Hadid. Contemporaneamente alla Biennale d’architettura, è stata infatti aperta questa mostra programmata prima dell’inopinata morte dell’architetto anglo-irachena di fama mondiale. Nel contesto della Biennale, la sua opera rappresenta una sorta di monumento commemorativo di un indirizzo architettonico lontano dalle realtà sociali e dalle sfide del mondo odierno. E il contributo elvetico a Venezia? Criticando la mancanza di sensibilità sociale e ambientale dell’installazione, nella rivista «Hochparterre» Axel Simon l’ha descritta come eine Schmollwolke (un nuvola sulla quale si sta ritirati nell’indifferenza). Nulla di più. Adrian Schmid, Segretario generale dell’Heimatschutz Svizzera

FORUM A COLLOQUIO CON SILVA SEMADENI  7

«La Legge sulla protezione della natura e del paesaggio è efficace» La poschiavina Silva Semadeni è dal 2002 Presidente di Pro Natura. Dal 2011, siede in rappresentanza dei socialisti grigionesi in Consiglio nazionale, dove si impegna anche a difesa della protezione della natura e del paesaggio. L’abbiamo incontrata per parlare dei suoi auspici e delle sue visioni in un contesto politico fattosi più acceso.  Marco Guetg, giornalista, Zurigo

L’attenzione per le esigenze della tutela della natura e del paesaggio non è di solito una qualità innata. Lei come l’ha sviluppata? C’è stata una sorta di folgorazione sulla via di Damasco? Che parolone! È stata la somma di più avvenimenti a sensibilizzarmi, naturalmente anche i contatti con persone impegnate. Poi ci sono state attività pubblicistiche, un libro sulla cultura architettonica nel Grigioni meridionale, il libro sulla Valle Po-

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schiavo, un articolo nella monografia sull’Albergo Bregaglia… La mia antenna per la protezione della natura e del paesaggio ha incominciato a spuntare però già prima, nel mio villaggio natìo, Poschiavo, con il suo tipico aspetto di cittadina del Sud, o i mesi estivi trascorsi in mezzo alla natura sull’Alpe Li Mason. Si ricorda ancora del suo primo impegno politico? Me ne ricordo benissimo. Eravamo a metà degli anni Settanta e il nucleo di Pagnoncini era caduto nelle grinfie di uno speculatore che voleva costruire quel che la gente del luogo non voleva. Ho sostenuto la popolazione nella sua opposizione e poco tempo dopo ho fatto altrettanto contro un altro progetto speculativo nella mia valle natale. A Millemorti, si volevano costruire residenze secondarie che non si inserivano nel paesaggio e nemmeno nel concetto di sviluppo turistico della valle. Eravamo in tre e abbiamo lanciato un’iniziativa: a Millemorti non si è costruito. Adesso lei è Consigliera nazionale e Presidente di Pro Natura Svizzera. In quale funzione ha più libertà di manovra? Una persona da sola può fare ben poco. Occorre fare gioco di squadra. Da Pro Natura ricevo idee e impulsi, mentre in Parlamento ho la possibilità di difendere le esigenze della tutela della natura e del paesaggio, e di migliorare il quadro legislativo. Che peso hanno le esigenze della protezione della natura e del paesaggio nell’attuale Parlamento? Nel 1966, un Parlamento dominato dalle forze borghesi ha varato una legge progressista contenente l’importante diritto di ricorso delle associazioni … … creando uno strumento valido. La Legge sulla protezione della natura e del paesaggio (LPN) è stato il punto di partenza per altre leggi importanti, come la Legge sulla pianificazione del territorio e la Legge sulla protezione dell’ambiente. Sono poi stati allestiti anche importanti inventari, tra cui l’Inventario federale degli insediamenti svizzeri da proteggere d’importanza nazionale (ISOS) e l’Inventario federale dei paesaggi, siti e monumenti naturali d’importanza nazionale (IFP), che sono espressione di una sensibilizzazione. Ci si è resi conto che lo sviluppo economico comporta anche un elemento distruttore e che occorre agire con prudenza nei confronti della natura e dei beni culturali. Gli ambienti protezionistici hanno subìto un duro colpo, visto che nell’ambito della strategia energetica 2050 il Consiglio nazionale e il Consiglio degli Stati hanno respinto la proposta di assicurare una garanzia minima per i 162 oggetti dell’IFP. Sì, purtroppo le esigenze energetiche sono oggi viste come di «pari grado» rispetto ai paesaggi degni di protezione e vengono anch’esse considerate d’«importanza nazionale». Tutto ciò va a detrimento degli oggetti dell’IFP. È questa un’avvisaglia del vento nuovo che tira in Parlamento? Constato semplicemente che si vorrebbe poter costruire senza impedimenti. Si vuole deregolamentare. E così la natura, i paesaggi e i beni culturali sono sottoposti a pressioni crescenti, il che mi preoccupa.


Come siamo messi col diritto di ricorso delle associazioni? La votazione del novembre 2008 ha segnato la fine delle critiche? No. Però chi vorrebbe metterlo in forse abbassa le orecchie quando gli si ricorda che il 66 per cento degli Svizzeri e tutti i cantoni hanno confermato il diritto di ricorso. La strategia energetica 2050 è stata approvata dal Parlamento nella sessione autunnale. È contenta di questo risultato? A metà. Se ci fermiamo al fatto che non ci saranno nuove centrali atomiche, d’accordo. L’approvvigionamento energetico deve diventare efficiente e rinnovabile. Anche questo va bene. Ma non mi sta invece bene la parificazione degli oggetti dell’IPF alle esigenze energetiche. Un’altra occasione mancata è stato il rifiuto di fissare una data di scadenza per l’esercizio delle centrali nucleari. Così com’è prevista, è attuabile la svolta energetica? Sì, a condizione che le misure siano adottate in modo ragionevole. Per me, la cosa più importante è l’efficienza energetica. Se usassimo apparecchi efficienti e tecnologie attuali, riusciremmo a ridurre del 40 per cento il consumo giornaliero di corrente. Inoltre, siamo ben lungi dall’aver esaurito il potenziale rappresentato dalla posa di pannelli solari su edifici. Nei quartieri storicamente significativi, essi entrano però subito in conflitto con la tutela dei beni culturali! Certo, può succedere, ma non dobbiamo perdere di vista le proporzioni: solo il 5 per cento circa degli edifici è meritevole di protezione. In questi casi, occorrerà trovare altre soluzioni. Dove andrebbero piazzate le turbine eoliche, dov’è possibile costruire ancora centrali idroelettriche? Non sono molti in Svizzera i luoghi adatti alle eoliche, ma ce ne sono. Per le centrali idroelettriche, siamo invece al capolinea. Si potranno ottenere risultati migliori operando rinnovamenti e ottimizzando i processi. La revisione della LPN è rimasta in sospeso fino all’approvazione della strategia energetica. Quanto forte è la pressione? È forte, visto che la LPN è la «madre» di tutte le leggi sull’ambiente e la natura. Una LPN annacquata avrebbe effetti negativi su tutte le questioni centrali della tutela della natura e del paesaggio. Dove si gioca una parte importante della partita? Nella Commissione federale per la protezione della natura e del paesaggio (CFNP), per esempio, o anche nella Commissione federale dei monumenti storici (CFMS). Queste due commissioni sono formate da specialisti che sanno dare una valutazione tecnica oggettiva. Anche se le loro analisi non sono giuridicamente vincolanti, i loro pareri hanno un peso determinante tanto per le autorità quanto per i tribunali. Ed è bene che le cose rimangano così come sono.

Pro Natura è un po’ la sorella maggiore dell’Heimatschutz. Come vanno le cose in famiglia? Per quanto mi riguarda, benone. D’altronde, le due organizzazioni hanno le stesse radici … … e tutte e due si contendono le risorse del tallero d‘oro … … che è appunto una struttura comune, nella quale lavoriamo bene e discutiamo su temi e provvedimenti. Purtroppo i ricavi del tallero sono in calo, ragione per cui stiamo pensando a nuove possibilità per la sua distribuzione. Sono una convinta sostenitrice del tallero e mi piacerebbe rivederlo in buona salute. Che portata ha secondo lei la protezione della natura? Anche gli insediamenti ne fanno parte? Certamente! Gli insediamenti sono luoghi dove le persone entrano giornalmente in contatto con la natura. L’uomo appartiene alla natura e logicamente anche la cultura che esprime fa parte della natura. Vale anche per la città. Guardiamo per concludere ai suoi Grigioni. Pro Natura sostiene il Parc Adula. Perché? Aumentano le esigenze d’utilizzazione, l’espansione disordinata degli insediamenti nel territorio continua, la biodiversità è in pericolo. Un parco nazionale è un esempio di come si può proteggere la natura con ricadute economiche positive per la regione. In Svizzera, da oltre cent’anni c’è un solo parco nazionale. Per questo motivo, alla fine degli anni Novanta Pro Natura ha studiato una strategia con il chiaro intento di creare altri parchi nazionali in Svizzera. Abbiamo bandito una gara alla quale hanno risposto sei regioni, due delle quali sono rimaste in corsa. In una di esse dovrebbe ora nascere il Parc Adula. Non tutti sono d’accordo, vi sono anche voci critiche, come quella dello scrittore Leo Tuor, che dicono: non vogliamo una riserva! Non siamo mica gli indiani delle Alpi! Come succede ovunque, anche in merito al Parc Adula vi sono opinioni contrastanti. I residenti locali rinunciano malvolentieri all’uso tradizionale del territorio, alla caccia e all’economia alpestre. Però, la popolazione dovrebbe essere disposta ad accettare cambiamenti che comportano vantaggi per tutta la comunità. C’è sempre un dare e un avere. Un parco nazionale offre reali prospettive di crescita in regioni strutturalmente deboli. Un parco nazionale promuove il turismo dolce, e il turismo dolce diventa un fattore economico importante che crea plusvalore. Ne sono convinta. → Silva Semadeni è cresciuta a Poschiavo e vive a Coira. Ha studiato storia, et-

nologia europea e letteratura italiana a Zurigo. Ha prima insegnato storia e italiano alla Scuola magistrale di Coira e dal 2000 fino al 2011 storia alla Scuola cantonale. È stata deputata del PS per i Grigioni in Consiglio nazionale dal 1995 al 1999 e lo è di nuovo a partire dal 2011. Dal 2002, è Presidente di Pro Natura Svizzera. È da molto tempo membro dell’Heimatschutz Svizzera.

Occorrono nuovi strumenti alla LPN revisionata per meglio tener conto delle esigenze della natura e del paesaggio? Si dovrebbe concretizzare la necessità di salvaguardare gli oggetti dell’IFP e garantirne la protezione, ciò che non è oggi il caso.

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50 ANNI DI LEGGE SULL A NATURA E IL PAESAGGIO  10

Tocca al popolo decidere Con la revisione della Legge sulla protezione della natura e del paesaggio (LPN), la tutela dei monumenti e dei paesaggi corre un grave rischio. Questa revisione è l’esito di un’iniziativa parlamentare. L’Heimatschutz Svizzera appronta con un largo ventaglio di altre organizzazioni il referendum contro lo smantellamento della legge. Tocca al popolo decidere se vuole la distruzione dei nostri beni culturali e dei nostri paesaggi antropici.  Adrian Schmid, Segretario generale dell’Heimatschutz Svizzera

Sta annunciandosi una stagione politica tempestosa. Il Parlamento intende sacrificare i nostri insediamenti e paesaggi antropici meritevoli di protezione adottando diverse revisioni legislative. La pressione sui nostri beni culturali è aumentata enormemente in questi ultimi anni. Cinquant’anni or sono, in vista dell’adozione della Legge sulla protezione della natura e del paesaggio, il Consiglio federale aveva espresso a chiare lettere la sua preoccupazione, scrivendo che «lo sviluppo impetuoso dell’economia, della tecnica e del traffico minaccia sempre più la nostra patria». E il Parlamento di allora aveva votato all’unanimità la nuova legge. Prima, già nel 1936, era stata istituita la Commissione federale per la protezione della natura e del paesaggio. Guardiamo che cosa succedeva nel 1966, quando fu approvata la LPN. Passate le privazioni e i tempi bui della seconda guerra mondiale, frigoriferi, lavatrici e televisori fecero irruzione nelle nostre case. Il numero delle automobili in circolazione aumentava senza posa, e fu necessario costruire le autostrade. I redditi agricoli conobbero un miglioramento grazie all’uso di pesticidi e concimi chimici. L’aspetto di molti abitati e paesaggi fu stravolto. Questa evoluzione suscitò proteste e la formazione di un’opposizione extraparlamentare. Oggi, stiamo vivendo uno andamento analogo. Ma, contrariamente ad allora, il Parlamento, anziché rafforzare la protezione della natura e del paesaggio, intende indebolirla. Il pretesto della svolta energetica Con la scusa della svolta energetica, vengono sottoposte a revisione due leggi, togliendo loro l’efficacia protettiva che esercitano. La promozione di energie rinnovabili e la tutela della natura e del paesaggio non stanno di per sé in contrapposizione. La svolta energetica e l’uscita dal nucleare sono possibili senza met-

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tere in pericolo i monumenti più significativi, l’aspetto degli insediamenti e i paesaggi antropici. In presenza di un conflitto di interessi, bisogna in primo luogo ricorrere all’enorme potenziale che non rappresenta alcun rischio per il paesaggio. Occorre rinunciare a nuocere e ancor meno a distruggere monumenti e insediamenti degni di protezione. Com’è possibile? Il patrimonio edilizio della Svizzera ammonta a circa 1,8 milioni di costruzioni, di cui meno del 5 per cento, ossia pressappoco 90 000 edifici, è tutelato. Contando anche gli immobili che in un modo o nell’altro vanno considerati nell’ottica degli insediamenti da proteggere, arriviamo a un 10, 15 per cento di tutte le costruzioni. A libera disposizione, rimane quindi l’85-90 per cento del patrimonio edilizio non soggetto ad alcun vincolo di salvaguardia. Il Parlamento federale ha rafforzato la Legge sull’energia (LEne) a svantaggio della tutela in seguito ai risoluti interventi della Consigliera federale Doris Leuthard. Le organizzazioni attive nella salvaguardia della natura, dell’ambiente, del paesaggio e dei beni culturali si sono opposte, ma senza successo. Per finire, hanno bene o male accettato la svolta energetica. Ma ben più gravi sono gli attacchi attualmente in corso approfittando della revisione della LPN. Parte integrante della nostra identità Gli insediamenti, i monumenti e i paesaggi inseriti nei nostri inventari hanno una grande valenza per la nostra identità collettiva. La revisione della LPN ha per effetto che questi oggetti possono ora essere modificati, se gli interessi della Confederazione, dei cantoni o «una ponderazione complessiva degli interessi» dovesse giungere a tale conclusione. Finora, per consentire una modificazione del genere su oggetti protetti occorreva l’esistenza di interessi nazionali almeno equivalenti. I pareri della Commissione federale per la protezione della natura e del paesaggio (CFNP) perderebbero inoltre la loro importanza. Secondo il diritto vigente, la CFNP e la Commissione federale dei monumenti storici (CFMS) devono esprimere una loro valutazione o porre una serie di domande, qualora un oggetto menzionato in un inventario federale corra il rischio di essere manomesso. Le Commissioni stabiliscono se l’oggetto deve rimanere inalterato e come va rispettato. È importante sapere che l’attuale revisione non tange unicamente la LPN, ma anche la conservazione dei monumenti, in quanto attualmente la CFNP e la CFMS possono essere interpellate solo se vi è il rischio di compromettere oggetti protetti degli inventari, ossia in pochi casi. I progetti devono inoltre avere una rilevanza centrale. Di conseguenza, la stragrande maggioranza dei progetti edilizi non viene valutata da queste Commissioni. Nei pochi casi in cui intervengono, molte decisioni sono prese seguendo il loro parere. Con la revisione prospettata, le loro valutazioni sarebbero soltanto uno dei criteri che le autorità prendono in considerazione per formulare le decisioni. Tocca al popolo decidere Gli inventari federali raccolgono i gioielli del patrimonio culturale e dei paesaggi svizzeri. Una loro manomissione è definitiva, non si potrà mai tornare indietro. Ecco perché bisogna metterli al riparo da interventi poco ragionevoli. Con la revisione, gli scopi di protezione della LPN subiscono un attacco frontale. In occasione dell’Assemblea dei delegati


dell’Heimatschutz Svizzera del 2013, è stata adottata una risoluzione che minacciava il ricorso al referendum, nel caso in cui le rivendicazioni originarie dell’iniziativa fossero state approvate. Oggi, questo referendum è in preparazione con varie associazioni ambientaliste e con Alliance Patrimoine. Tocca in qualunque caso al popolo decidere se lasciare che i nostri monumenti e i nostri paesaggi antropici vengano distrutti.

REVISIONI LEGISLATIVE IN PARLAMENTO  16

Attacchi frontali alla protezione della natura e del paesaggio Oltre alla Legge sull’energia adottata nella sessione autunnale dal Parlamento, sono in agenda la revisione della Legge sulla protezione della natura e del paesaggio e la seconda revisione della Legge sulla pianificazione del territorio. Inoltre, sono in atto altri attacchi per mettere in forse l’efficacia dell’Inventario federale degli insediamenti svizzeri da proteggere d’importanza nazionale. Adrian Schmid, Segretario generale dell’Heimatschutz Svizzera

Il riepilogo che proponiamo qui di seguito serve a fare chiarezza sulle revisioni legislative in ballo e i tentativi di smantellare la protezione dei beni culturali in generale. La pressione sulla protezione della natura, dei paesaggi e del patrimonio è generale e agguerrita, ragione per cui si è formata una larga alleanza che va dall’Associazione svizzera per la protezione degli uccelli al Club Alpino Svizzero, e comprende naturalmente anche l’Heimatschutz Svizzera, per approntare una strategia coordinata capace di tener conto di tutti i processi politici. In risposta ai peggioramenti della Legge sull’energia (LEne), è pure in discussione un’iniziativa popolare per la protezione dei paesaggi d’importanza nazionale. A contrastare questi indirizzi è stata lanciata dai Giovani Verdi l’Iniziativa contro la dispersione degli insediamenti ed è in preparazione il referendum contro il massiccio smantellamento della Legge sulla pianificazione della natura e del paesaggio (LPN). Per approfondire questi temi e discutere il futuro della protezione dei nostri beni culturali, nel gennaio 2017 si terrà ad Aarau una giornata di studio sull’Inventario federale degli insediamenti svizzeri da proteggere d’importanza nazionale (ISOS). Revisione della Legge sull’energia (LEne) A fine settembre, il Consiglio nazionale e il Consiglio degli Stati hanno votato la LEne, contro la quale l’UDC ha annunciato il referendum. 50 000 firme valide dovranno essere consegnate a Palazzo federale entro metà gennaio 2017. Quantunque la revisione di detta legge comporti conseguenze che incidono sulla tutela dalla natura e del paesaggio, tutte

le organizzazioni ambientaliste, Heimatschutz Svizzera compresa, hanno rinunciato a impugnare l’arma referendaria, giacché sono fondamentalmente favorevoli alla svolta energetica e all’uscita dal nucleare. In che cosa consiste il peggioramento? Secondo l’articolo 14 paragrafo 3 della nuova LEne, un progetto riguardante impianti per l’impiego di energie rinnovabili d’importanza nazionale va messo sullo stesso piano di altri interessi nazionali, per esempio la protezione di paesaggi d’importanza nazionale. Ora, diventa possibile rimettere in questione la conservazione integrale di un oggetto iscritto secondo il disposto dell’articolo 5 della LPN in un inventario. In concreto, ciò significa che si possono autorizzare le grandi centrali idroelettriche anche in oggetti dell’Inventario federale dei paesaggi, siti e monumenti naturali d’importanza nazionale (IFP). → L’Heimatschutz Svizzera non appoggia il referendum dell’UDC contro la LEne.

Revisione della Legge sulla protezione della natura e del paesaggio (LPN) A dare il via alla revisione della LPN è stata un’iniziativa parlamentare del Consigliere agli Stati Joachim Eder (PLR ZG), mirante non solo a sminuire drasticamente la valenza delle zone protette secondo l’IFP, ma anche a ridimensionare il ruolo della Commissione federale per la protezione della natura e del paesaggio (CFNP) e della Commissione federale dei monumenti storici (CFMS). L’Heimatschutz Svizzera si batte da tempo contro questa iniziativa in collaborazione con Alliance Patrimoine e le associazioni ambientaliste. Al momento, la revisione della LPN è in sospeso fino all’approvazione della revisione della LEne. → L’Heimatschutz Svizzera e una larga alleanza di organizzazioni preparano il referendum contro la revisione della LPN.

Revisione della Legge sulla pianificazione del territorio (LPT) Quale controprogetto all’Iniziativa per il paesaggio, si è proceduto in una prima fase alla revisione della LPT che regolava l’attività edilizia nelle zone edificabili puntando sulla densificazione. Un’importante e combattuta vittoria per le organizzazioni ambientaliste. La seconda fase del processo di revisione prende in considerazione l’attività edilizia fuori delle zone edificabili, il sottosuolo e gli spazi funzionali, ed è attualmente in elaborazione con i cantoni e i comuni. Altre cerchie verranno coinvolte soltanto per fasi. Il progetto di messaggio del Consiglio federale dovrebbe essere pronto per l’estate 2017. La LPT del 1979 contiene una chiara distinzione tra zona edificabile e zona non edificabile. In queste ultime aree, è ammessa di principio unicamente la realizzazione di costruzioni agricole. Questo principio è stato gradualmente annacquato, consentendo anche altre possibilità di utilizzazione: nel 1998 per zone ad agricoltura intensiva supplementari e serre per le colture idroponiche, nel 2007 con eccezioni per l’attività agrituristica e gli impianti di biogas, nel 2012 per facilitare l’allevamento equino nelle zone agricole. Ora, anche la tenuta di piccoli animali domestici a scopo di hobby dovrebbe diventare un’attività conforme alle zone agricole. Così facendo, il Parlamento ha in questi ultimi anni inficiato il principio della separazione tra zone edificabili e zone non edificabili. La possibilità di costruire fuori dalle zone edificabili è un argomento discusso non solo su scala nazionale. Parecchie ini-

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ziative cantonali, come nei Cantoni Vallese e Grigioni, spingono per consentire altre destinazioni alle stalle dei maggenghi. Il Parlamento grigionese, a titolo d’esempio, intende permettere la trasformazione in residenze di vacanza di 20 000 stalle non più in uso. La Conferenza svizzera dei direttori delle pubbliche costruzioni, della pianificazione del territorio e dell’ambiente DCPA sta mettendo a punto nuove eccezioni per costruire fuori dalle zone edificabili. Una scelta deprecabile! Ricordiamo che nel 2012 i cittadini avevano votato l’Iniziativa sulle abitazioni secondarie, mettendo ben in chiaro la loro opposizione alla dispersione degli insediamenti. → L’Heimatschutz Svizzera e una larga alleanza di associazioni operanti a tutela dell’ambiente, della natura e del paesaggio stanno approntando una strategia coordinata. È necessaria una formulazione univoca e realistica degli obiettivi sulla costruzione fuori dalle zone edificabili da opporre ai fautori di una liberalizzazione indiscriminata.

Iniziativa popolare contro la dispersione degli insediamenti I Giovani Verdi hanno consegnato a metà ottobre oltre 125 000 firme per l’Iniziativa popolare federale fermare la dispersione degli insediamenti – per uno sviluppo insediativo sostenibile. Il testo specifica tra l’altro che «La delimitazione di nuove zone edificabili è ammessa soltanto se è tolta dalla zona edificabile un’altra superficie non impermeabilizzata di dimensioni almeno equivalenti e con un potenziale valore di reddito agricolo comparabile» e, più avanti, che «fuori della zona edificabile sono autorizzati esclusivamente edifici e impianti a ubicazione vincolata destinati all’agricoltura dipendente dal suolo».

INVENTARIO FEDERALE DEGLI INSEDIAMENTI SVIZZERI DA PROTEGGERE D’IMPORTANZA NAZIONALE  20

Difesa e distruzione dell’aspetto degli insediamenti Il mandato del Consiglio federale di allestire un Inventario nazionale degli insediamenti svizzeri da proteggere (ISOS) fu una salutare reazione all’attività edilizia che, negli anni Settanta, poco si curava del rispetto dei monumenti esistenti. Oggi che siamo incamminati lungo un processo di densificazione, questo prezioso inventario per alcuni uomini politici e autorità sta in cima all’elenco delle cose da togliere di mezzo.  Patrick Schoeck-Ritschard, Heimatschutz Svizzera

→ L’Heimatschutz Svizzera deciderà nel corso del 2017 quale priorità e importanza dare a questa iniziativa.

Iniziativa popolare per la protezione dei paesaggi e dei monumenti naturali Quale conseguenza dei peggioramenti introdotti dalla LEne, la Fondazione svizzera per la tutela del paesaggio (FP) ha studiato una possibile iniziativa popolare per proteggere i paesaggi e i monumenti naturali. L’Inventario federale dei paesaggi, siti e monumenti naturali d’importanza nazionale definisce i paesaggi di maggior valore della Svizzera. La sua protezione mediante una nuova iniziativa popolare è attualmente all’esame di un’ampia coalizione di organizzazioni. → L’Heimatschutz Svizzera prenderà una decisione in merito a questa iniziativa una volta terminato l’iter legale della seconda fase della revisione della LPT.

Inventario federale degli insediamenti svizzeri da proteggere d’importanza nazionale (ISOS) La creazione dell’ISOS fu la saggia decisione presa a suo tempo dal Consiglio federale per regolare l’attività edilizia che, negli anni Settanta operava con scarsissimo riguardo dei monumenti. Oggi, questo prezioso strumento di protezione viene messo in forse. → L’Heimatschutz Svizzera considera l’ISOS un validissimo contenitore di sapere e invita i lettori a partecipare alla giornata di studio indetta ad Aarau per il 24 gennaio 2017.

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La Confederazione si era trovata nel 1967 in una delicata situazione: l’appena entrata in vigore Legge sulla protezione della natura e del paesaggio (LPN) la obbligava esplicitamente a «rispettare e proteggere le caratteristiche del paesaggio, l’aspetto degli abitati, i luoghi storici, le rarità naturali e i monumenti culturali del Paese e a promuoverne la conservazione e la tutela». Nessuno sapeva però a quel momento che cosa andasse protetto e rispettato, perché mancavano sia gli inventari sia i principî ai quali attenersi per una valutazione. Il Consiglio federale agì con determinazione, decise di censire e catalogare i paesaggi naturali e antropici e gli insediamenti di tutto il paese meritevoli di protezione. Fu subito evidente che a quell’epoca – eravamo agli inizi degli anni Settanta – non c’erano modelli e metodi ai quali avrebbe potuto ispirarsi un progetto di tali dimensioni. L’ISOS: una novità mondiale Per quanto concerne l’aspetto degli abitati, l’allora giovane architetto Sibylle Heusser aveva sviluppato un nuovo metodo che consentiva di inventariare seguendo gli stessi principî qualsiasi insediamento, piccolo nucleo o città che fosse, e dunque applicabile ovunque in Svizzera. L’iscrizione sistematica degli insediamenti elvetici fu quindi eseguita con questo nuovo «metodo ISOS», che fu assai apprezzato anche su scala internazionale. Si giunse così, cantone dopo cantone, a registrare e a fotografare tutti gli insediamenti meritevoli di protezione, circa 6000 in totale, di cui più o meno 1300 ottennero la menzione «d’importanza na-


zionale» e furono riportati nell’ISOS, che il Consiglio federale aveva messo in vigore dopo consultazione con i cantoni. Discrepanze tra i livelli di competenza Nel corso degli anni, l’ISOS è così diventato un enorme contenitore di sapere nazionale, che raccoglie e classifica informazioni e conoscenze concernenti l’aspetto dei siti caratteristici. Rispetto all’onere della sua creazione, l’influenza esercitata dall’Inventario sullo sviluppo territoriale era però rimasta marginale. Solo la Confederazione era tenuta a rispettarlo, mentre i cantoni e i comuni erano liberi di attenervisi o no. Con la decisione «Rüti» (DTF 135 II 209), il Tribunale federale fece scoppiare nel 2009 una vera e propria bomba, proiettando la messa in agenda immediata dell’ISOS da parte della pianificazione e della politica. Nei termini giuridici impiegati nella versione originale tedesca, si legge: «Auch bei der Erfüllung von kantonalen (und kommunalen) Aufgaben sind indessen Bundesinventare wie das ISOS von Bedeutung. Ihrer Natur nach kommen sie Sachplänen und Konzepten im Sinne von Art. 13 RPG (SR 700) gleich». In parole povere, significa che anche i cantoni e i comuni devono riferirsi all’ISOS nell’adottare le misure pianificatorie. Se gli obiettivi di tutela dell’ISOS vengono a scontrarsi con i piani del comune o del cantone, occorre discuterli e ponderarli. Se si osserva quanto successo negli insediamenti, la decisione del Tribunale federale può essere definita un giudizio salomonico. I cantoni e i comuni, nonostante le perduranti lacune, rimangono sostanzialmente responsabili dello sviluppo e della tutela della fisionomia del loro territorio. Se invece sono in ballo interessi nazionali, ecco che gli inventari federali ritrovano la loro importanza. I comuni con una saggia concezione pianificatoria entrano raramente in conflitto con gli obiettivi dell’ISOS. E se mai capitasse, sanno come ponderare gli interessi contrapposti e come decidere per il verso giusto. I problemi si manifestano unicamente dove anche la politica spinge verso soluzioni insensate e irriguardose. Il futuro in gioco La decisione del Tribunale federale riguardante l’ISOS è vecchia di sette anni, mentre l’ordinanza federale in materia è entrata in vigore sei anni orsono. I pianificatori si sono attivati già da tempo per fronteggiare la nuova situazione, poiché con o senza ISOS in quest’epoca di densificazione occorre chinarsi seriamente sul futuro degli insediamenti e riflettere su come muoversi tra salvaguardia e sviluppo. Non desta quindi eccessivo stupore constatare come oggi alcuni segmenti politici si diano un gran da fare per limitare la portata dell’ISOS e la tutela della natura e del patrimonio, se non addirittura livragarle del tutto. Sembra quasi che occorra sgombrare il campo da qualsiasi ostacolo, affinché la Svizzera, che non può più crescere verso l’esterno, possa gonfiarsi verso l’interno. Va pure detto con non poco rammarico che anche alcuni servizi nazionali e cantonali preposti alla pianificazione battono lo stesso chiodo. È loro responsabilità non solo spingere gli aspetti quantitativi, ma pure assicurare quelli qualitativi. Stando le cose come stanno, sembra che alcuni funzionari e politici abbiano dimenticato che dalla storia si può anche imparare.

HEIMATSCHUTZ SVIZZERA NUOVA PUBBLICAZIONE DELLA COLLANA I PIÙ BEI...  30

Architettura e arte figurativa Architettura e arte figurativa: questi i temi proposti nel secondo volumetto bilingue (tedesco e francese), nell’abituale formato tascabile, dedicato ai più bei musei della Svizzera, nel quale l’Heimatschutz Svizzera presenta cinquanta luoghi d’arte. Il lettore potrà in tal modo scoprire il rapporto armonico tra arte e architettura di epoche diverse. Françoise Krattinger, Heimatschutz Svizzera

Il rapporto tra arte, architettura e contesto ambientale è essenziale per l’Heimatschutz Svizzera. Le arti riflettono valori, rimandano a ideali, e al tempo stesso anche alle sfide e ai cambiamenti che una società deve affrontare. Le opere costruite per ospitare il lavoro culturale sono quindi eloquenti testimonianze del loro tempo ed espressione di un preciso atteggiamento. Questa seconda pubblicazione dedicata ai più bei musei presenta la grande varietà di approcci riscontrabili nel nostro paese. Alta congiuntura e arti figurative Da che l’arte è considerata un investimento di capitale, lo spettacolare valzer dei prezzi sul mercato internazionale si è ripercosso anche sulla produzione artistica nazionale. Per ospitare le sempre più ricche collezioni, si costruisce, e la progettazione di musei è diventata una delle operazioni di maggior prestigio su scala internazionale. Che succede in Svizzera? Dov’è possibile trovare un’offerta di qualità lontana dal cono di luce dei riflettori mediatici? Decidere che cosa accogliere in una collezione e che cosa presentare al pubblico dipende dal modo in cui si intende l’arte e si considerano i valori. La varietà degli approcci e dei confronti con gli elementi in gioco riscontrabile nei musei presentati è quanto mai ampia e stimolante per una visita dal vivo. → Cento musei in due edizioni: Nel 2015, è apparso il primo volumetto Wissen und Geschichten / Savoirs et histoires che presentava cinquanta musei che operano nel campo delle scienze e delle arti applicate. Questo secondo volumetto è invece dedicato a cinquanta musei di arti figurative.

→ Cartolina di ordinazione affrancata a tergo della rivista.

4 | 2016  Finestra in lingua italiana  7


VALLE BAVONA  38

Oltre i confini vallerani L’Heimatschutz Svizzera ha potenziato in questi ultimi anni i suoi sforzi nel campo della mediazione della cultura architettonica, e il suo impegno in Valle Bavona è uno di questi. È un ponte gettato tra città e montagna e tra Svizzera tedesca e Ticino. Karin Artho, Direttrice Centro Heimatschutz

Proteggiamo ciò che amiamo e amiamo ciò che conosciamo. Questa idea sta alla base delle attività dell’Heimatschutz Svizzera, ed è su questo principio che negli anni scorsi sono stati potenziati gli sforzi nel campo della mediazione della cultura architettonica, tra i quali va annoverato anche l’impegno a favore della Valle Bavona. Se agli inizii dell’ultraventennale collaborazione il sostegno era prevalentemente concentrato sui progetti di conservazione e ripristino, in questi ultimi tempi l’attenzione si è viepiù spostata verso la sensibilizzazione. L’idea è quella di far conoscere ai residenti, alle autorità e ai visitatori i valori naturali e culturali della valle, così da ottenere una larga disponibilità alla conservazione del paesaggio antropico. Laboratorio paesaggio Su iniziativa dell’Heimatschutz Svizzera, la Fondazione Valle Bavona progetta di lanciare nella primavera 2017 il Laboratorio paesaggio. Tutte le attività utili alla sensibilizzazione avverranno sotto questo cappello. Il Laboratorio paesaggio è una delle attività svolte dalla Fondazione Valle Bavona e verrà gestito nella sede principale di Cavergno. Una convenzione di prestazioni in tal senso valida per i prossimi quattro anni è

IMPRESSUM I testi in italiano sono curati, adattati e a volte ridotti da Fabio Chierichetti 4/2016: 111mo anno Editore: Heimatschutz Svizzera (redazione: Peter Egli) Stampa: Stämpfli AG, 3001 Berna Grafica: Stillhart Konzept und Gestaltung, 8003 Zurigo Appare: a scadenza trimestrale Indirizzo: Redazione «Heimatschutz/Patrimoine» Villa Patumbah, Zollikerstrasse 128, 8008 Zurigo T. 044 254 57 00, redaktion@heimatschutz.ch ISSN 0017-9817

stata firmata nello scorso agosto. Il progetto gode anche dell’appoggio del Canton Ticino. Con il Laboratorio Paesaggio, la Fondazione Valle Bavona promoverà la conoscenza e la comprensione del paesaggio antropico alpino. I progetti e le offerte sono rivolti alle scolaresche, alle famiglie, ai gruppi e alle singole persone, primariamente in italiano, ma anche in tedesco e francese. Esposizione a Zurigo e in Ticino Diffondere una migliore conoscenza della valle anche oltre i suoi confini è uno degli obiettivi centrali dell’Heimatschutz Svizzera. Molte persone abitanti nei centri urbani hanno una vaga idea dell’attività alpestre tradizionale e di tutto ciò che attorno a essa gravita. Le escursioni in montagna sono molto apprezzate, ma solo pochi escursionisti sono consapevoli dell’origine della bellezza dei paesaggi che attraversano, frutto della fatica e del sudore di molte generazioni passate. L’esposizione Valle Bavona – una valle ticinese senza uguali organizzata dal Centro Heimatschutz e dalla Fondazione Valle Bavona intende mostrare questo processo. Aperta dal novembre 2015 fino ad agosto 2016 nel Centro Heimatschutz di Zurigo, dal 20 marzo a fine giugno 2017 sarà visitabile al Castello di Sasso Corbaro a Bellinzona. A Zurigo, la mostra è stata visitata da oltre 4550 persone. Ottimo successo hanno riscontrato la lettura pubblica di brani di Plinio Martini (tutto esaurito), come pure il lavoro volontario in Valle Bavona. Il ponte gettato tra città e montagna e tra Svizzera tedesca e Ticino è servito a qualcosa. L’Heimatschutz Svizzera sostiene dal 1995 la Fondazione Valle Bavona. Questo appoggio è reso possibile soltanto grazie al generoso Legato del già direttore dell’orchestra della Tonhalle Hans Rosbaud e dalla sua consorte Edeltraud. Finora, sono stati impiegati circa due milioni di franchi per il rinnovamento di stabili, la manutenzione dei sentieri, la messa in sicurezza dei muri a secco e l’adozione di misure utili alla protezione della natura. La collaborazione si concentra ora sui progetti di sensibilizzazione. Occorre consolidare e sviluppare quanto ottenuto in questi vent’anni , coerentemente agli scopi del Legato.

→ www.bavona.ch


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