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CONTENUTI 36
Lettera dell' Editor - p.8 Fashion Today, il global trend è la natura - p.12 Essential - editoriale p.18 L'attivista Tedesca Luisa Neubauer - intervista p.32 Cover story: Into the Woods - p.36 ARTE Lisa Wright e i suoi piccoli guardiani della foresta - intervista p.48 Le mostre da non perdere p.55 Emma Witter e la sua arte in ossa - intervista p.56 Dark Ivy - editoriale p.64 AI19 Must Have ispirati dalla natura - p.72 BEAUTY Golden Hours - editoriale p.78 Prodotti beauty per questo inverno? La risposta è Nature Vibe - p.90 CINEMA Da Stranger Things a Doctor Sleep, parliamo con la giovane attrice Chelsea Talmadge - intervista p.100 Pretty Bows - editoriale p.104 ACCESSORI La guida su cosa indossare in una vacanza sulla neve - p.116
TRE COVER cerca la tua preferita nei negozi
La Vita Semplice - editoriale p.122 Cos'è il Greenwashing? E come possiamo sconfiggerlo? - p.140 Cold Lake - editoriale p.148 Selina Wamucii, la coltivatrice Africana che sta davvero aiutando il suo Paese - p.162 L'architettura del futuro è Green, e Visionaria - p.166 Exit - editoriale p.172 PARADISE La nostra vacanza invernale sostenibile: scopri con noi 6 luoghi top nel nord Italia - p.180
LETTERA DELL' EDITOR 36
P
assword: pianeta terra. Con il mondo intero che grida allo scandalo climatico eccoci qui a dedicarci (totalmente stavolta) a quello che, personalmente, più mi emoziona al mondo: la natura. Come si possa ignorare certi argomenti e non dargli importanza nella propria vita privata è una cosa che non capirò mai, se poi hai uno strumento media e non lo usi per fare della giusta informazione allora è anche peggio. La fotografia in particolare è un potente mezzo per lanciare messaggi, spero quindi che apprezzerete il nostro nei 10 editoriali dedicati, interviste e articoli che hanno amorevolmente formato il numero di Dicembre.
Editor-in-chief Facebook: @marta.forgione Instagram: @martaforgione
Marta Forgione
MISSSELFRIDGE.COM
Editor’s letter PRESIDENTE, CHIEF EDITOR Marta Forgione martaforgioneph@gmail.com via Raimondo Scintu, 78 - 00173 Rome (Italy) LAYOUT Marta Forgione CONTRIBUTORS IN QUESTO NUMERO: WRITERS Giulia Greco Ludovica Mucci Marta Forgione PHOTOGRAPHERS Frank Widemann, Oliver Beckmann, Kevin Alexander, Eva Schwank, Aleksandra Buca, Mattia Pasin, Katharina Werle, Flavia Sistiaga, Jaan Eric Fischer, Christina Kapl AGENCIES INVOLVED A-management, NEXT worldwide, Nina Klein, MN-creative, Uschirabe, Muse NYC, Premier models, Louisa models, Milk management, United for models, Kathrin Hohberg, LE management, Izaio management
ADVERTISING adv.latest@gmail.com Roma Italy 2019 | p.iva 15126391000 | ROC registrazione n. 32682 Pubblicazione bimestrale by LATEST srls unipersonale in Febbraio, Aprile, Giugno, Agosto, Ottobre. Stampato da Severn print, UK | per l'Italia da Facciotti s.n.c Distribuito da Pineapple media LTD, UK prezzo sul sito latestmagazine.net - print €15 - digital €4.5 Cover price: IT €15 UK £10
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Editor’s letter
Nel tempo dei social network i trend girano così velocemente che è diventato difficile tenergli dietro. Che questo sia un bene o un male è ancora materia di discussione. Da quando è esploso il tema sostenibilità, tutti, nel mondo della moda, sembrano aver messo il turbo e in un paio d’anni c’è stato un gran fermento. Oggi i brand gareggiano ad essere i più verdi del reame e le menti creative cercano sempre nuove soluzioni da adottare, con l’obiettivo di alleggerire un po’ questa nostra Madre Terra dal peso dei suoi (scellerati) figli. Greenwashing a parte, tutto questo parlare di sostenibilità è sicuramente una cosa buona. Che poi alle parole corrispondano i fatti è un altro discorso, ma è comunque un punto di partenza da non sottovalutare. L’ultimo mese dedicato alla moda donna, settembre, è stato dominato dal tema naturale, che è sbocciato, letteralmente, su passerelle e collezioni, red carpet ed eventi serali. Natura, natura, natura, ovunque i nostri occhi si sono posati l’hanno incontrata. Abbiamo fatto un riassunto di ciò che ci ha ispirato di più durante le sfilate, per comprendere come la moda può effettivamente influenzare le nostre scelte e i nostri comportamenti, guidandoci verso un futuro migliore.
FASHION TODAY: IL GLOBAL TREND E'
NATURA Words Giulia Greco - fino a pagina 16 Qui e di fronte: Dior SS20 dettagli | ph. Armando Grillo Di fronte: Collina Strada SS20 | ph. Filippo Fior e Alexander McQueen SS20 | ph. Alessandro Lucioni all shots c/o gorunway.com
p.12
Il set delle sfilate è sempre stato molto importante per la definizione dello show. E’ ancora più importante oggi, perchè l’altissima competizione che esiste nel fashion system costringe i brand ad aguzzare l’ingegno e a cercare soluzioni innovative per catturare l’attenzione del pubblico. Lo storytelling che circonda la collezione è dunque essenziale. Collina Strada ha scelto di presentare la sua collezione a Stuyvesant Square Park, New York. La lista di spunti positivi che questa collezione ha portato agli ospiti è probabilmente troppo lunga per essere vagliata interamente. La maggior parte dei capi è stata realizzata con materiali di riciclo e Hillary Taymour, la designer, ha dichiarato dopo lo show che tutto il suo impegno è volto a rendere il marchio 100% sostenibile: un cammino lungo forse, ma in cui ogni piccolo passo è importante.
Ciò che ci ha veramente affascinato infatti è stata l’atmosfera e la sensazione, a fine show, che anche la più piccola azione individuale può essere di aiuto per il pianeta. A partire dal titolo, Thank You Very Much for Helping Me, e dalle note alla collezione, un memorandum di azioni quotidiane che sono utili al pianeta, come mangiare meno carne, coltivare le proprie verdure e cucinare a casa. Fino al piccolo mercato locale situato vicino alla passerella, dove, a fine show, gli ospiti hanno “fatto shopping” di prodotti a km 0: frutta e verdura, ma anche pane e fiori. Non solo una collezione, ma un vero e proprio stile di vita. Come Collina Strada, molti altri brand hanno deciso di agire in modo pratico e sostanziale, utilizzando materiali riciclati, scarti provenienti da archivi e magazzini, o tessuti innovativi derivati dalla plastica. Sarah Burton per Alexander McQueen ha superato tutti gli altri e ha veramente presentato una collezione che, oltre ad essere incredibilmente bella, è incredibilmente buona. Per il nostro pianeta, certo, ma anche per le persone che l’hanno realizzata. Tutti i tessuti utilizzati sono sostenibili: l’organza, il tulle e i pizzi sono stati recuperati da vecchie collezioni; il lino proviene dall’Irlanda e tutto, anche i più piccoli scarti della produzione, sono stati reinventati e utilizzati per realizzare il damasco; la lana e il mohair sono Inglesi e lavorati artigianalmente. Ogni singolo pezzo viene dalla natura ed è per la natura, nell’essenza e nell’aspetto. E ci insegna che è questa l’unica via alla sostenibilità, l’autenticità delle cose naturali, fatte secondo tradizione e con l’amore che solo la genuinità può avere.
Editor’s letter
Giorgio Armani dalla natura prende ispirazione ormai da tempo. Niente è meglio per lui che il mondo che ci circonda, con i suoi paesaggi e le sue peculiarità. Le sue collezioni sono un inno, silenzioso e celato, ma non per questo meno d’impatto, a tutti gli elementi naturali che vivono, ancora, nelle zone incontaminate della terra. Piante, pietre, suolo e acqua diventano vocaboli del suo delicato ed elegante lessico, con cui poi va a dare forma ai tessuti. Il titolo della sua Spring Summer 2020 è, non a caso, Earth. Dal grigio opaco di pietre preziose e metalli, la collezione passa alle varie tonalità di marrone della terra, così calde e friabili che sono quasi tattili, fino al verde intenso delle foglie tropicali. C’è anche un accenno di rosa halite, il salgemma che nasce spontaneamente in natura e che è di incredibile bellezza, anche per la sua trasparenza cristallina. Il richiamo alla natura è stato sviluppato anche sul livello dei tessuti, che spaziano su un ampio spettro di lucentezza e imitano sia la porosità delle pietre che il riverbero della luce sulle foglie lucide degli alberi. L’organza rende omaggio a certi fondali marini e al loro lascivo alternarsi di tinte pastello, mentre le applicazioni di piume e fiori parlano da sé. Il tatto di Armani non può che sublimare ciò che la Terra offre a chiunque abbia voglia di prestarle occhio e orecchio. Decisamente più stilizzata e d’impatto la collezione di Marni firmata Francesco Risso. Il designer è partito dalla sua conoscenza personale della foresta Amazzonica e della sua situazione attuale, per realizzare una collezione d’impatto. Niente scenari idilliaci e amore panico per ciò che circonda, ma un grido disperato e di straziante bellezza per l’impatto che l’uomo e le sue azioni stanno avendo sulla natura.
p.14
Giorgio Armani SS20 | Ph. Filippo Fior Stella McCartney SS20 | Ph. Armando Grillo Cividini SS20 | Ph. Isidore Montag all shots c/o Gorunway.com
Per Risso la Spring Summer 2020 è “una protesta gioiosa” contro i nostri comportamenti più disumani. Gli abiti dipinti a mano sono così colorati e d’impatto che lasciano lo spettatore senza parole, quasi stordito. La palette è intensa e vagamente surreale e crea un vortice estatico in cui tutti noi siamo coinvolti. Una collezione che è una metafora perfetta per ciò che sta avvenendo intorno a noi, talmente veloce che a malapena riusciamo a rendercene conto. Approcci e percorsi differenti, che si uniscono per creare un grande spettacolo e un mese intenso di bellezza, sì, ma anche di impegno e di riflessione. La forza della natura è messa a confronto con l’azione umana e sono soppesate, guardate da punti di vista differenti, per creare un dibattito di fondamentale importanza nella nostra società. La moda, ancora una volta, riconferma il suo ruolo culturale e sociale. Come un buon libro e un dipinto cubista di fascino discutibile, essa è in grado di dare forma al nostro pensiero e il confronto tra designers così diversi, ognuno con il proprio approccio personale all’argomento, è prolifico. Da qui in poi il resto spetta a noi. Sicuramente le sfilate della scorsa stagione non devono servire a ricordarci di fare la differenziata, o di eliminare cannucce e bicchieri di plastica per salvaguardare l’ambiente naturale. Non solo, quanto meno. La moda si muove su un piano più astratto e concettuale e il cuore di queste collezioni “naturali” è da cercare altrove. E’ la gioia che ancora troviamo nel contatto con la natura, il vero tema verso cui il mondo della moda sta andando. Dopo anni di industrializzazione e avanzamento tecnologico forzato (e spietato), ora la società sembra riscoprire ciò che l’uomo ha di più naturale e innato, il contatto viscerale con Madre Terra, perchè è qui che l’essere umano può ancora trovare la pace dei sensi.
Marni SS20 | Ph. Armando Grillo Elie Saab SS20 | Ph. Filippo Fior JW Anderson SS20 | Ph. Alessandro Viero All shots /o Gorunway.com
Editor’s letter
Possiamo tirare un sospiro di sollievo forse, perchè il nuovo interesse delle generazioni più giovani per la natura e il suo benessere sembra scongiurare la minaccia di una generazione che vive sugli schermi dei cellulari e fa amicizia online. Sia lo stile utility che il trend del “giardinaggio cool” testimoniano il bisogno di abiti comodi, di colori naturali che si amalgamano bene con il mondo che ci circonda, di scarpe, borse e cappelli che, nel nostro tempo libero, siano adatti per una passeggiata nei boschi o per mettere le mani, letteralmente, nella terra e prenderci cura di fiori e piante. Sono influenze diverse, che però tendono tutte alla leggerezza. Che è anche una risposta politica dopo tutto, ai tempi bui in cui stiamo vivendo ora. Non è un caso che, proprio ora, torni anche di gran moda lo stile anni ’70. Gli hippies che mettevano i fiori nei cannoni sono l’esempio migliore per una generazione che i fiori vorrebbe piantarli al posto di industrie e discariche. Una nuova epoca rivoluzionaria dunque, ancora una volta alimentata dai giovani. Settembre ha generato una buona ondata di speranza, e per questo siamo grati a tutti coloro che, ancora una volta, sono stati capaci di darci ispirazione. Forse, l’ispirazione è proprio l’unica cosa che può salvarci, e aiutarci a cambiare in meglio la nostra vita quotidiana. Per questo la moda sta andando proprio verso la quotidianità: basta esclusività ed elitarismo, basta artificio. Ciò che ci serve è la comunione e la condivisione, per salvaguardare ciò che ancora ci resta, di noi stessi e del mondo.
p.16
Missoni SS20 | Ph. Daniele Oberrauch Louis Vuitton SS20 | Ph. Armando Grillo shots c/o Gorunway.com Schiaparelli SS20 | courtesy of Schiaparelli
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Essential “Ton-sur-ton di colori della terra creano outfits minimal ed estremamente chic. Questo anche per i materiali: pelle, cotone e viscosa. Consistenze rigide e piene, che non vanno a sopraffare la figura ma la esaltano. La bellezza naturale viene dalla forza interiore ed è illuminata dai giusti abbinamenti. Soprattutto, la bellezza naturale ci fa stare bene con noi stessi, perchè non richiede nessun tipo di impegno o di finzione. Semplicemente è. L’essenzialità è il valore più grande, e il più difficile da raggiungere. La bellezza non risiede nell’aggiungere, ma nel saper togliere tutto ciò che è superfluo. ”
Photography Frank Widemann Style Marcello Bona Model Yvonne Wegener c/o A-Management & Next worldwide Makeup, Hair Style Bianca Hartkopf c/o Nina Klein using Dior Post Production Bird Imaging
Apertura: Gilet, Dolcevita Max Mara | Gonna Ganni Qui: Top COS | Dolcevita JW Anderson | Di fronte: Cappotto Sportmax | Stivali Hermès
Top COS | Dolcevita JW Anderson | Gonna Nobi Talai | Stivali Hèrmes Di fronte: Cappotto Bottega Veneta | Pantaloni Hèrmes
Tuta intera Chanel | Di fronte: Total Look Gauchere
Qui e di fronte: Total Look Ganni
Qui e di fronte: Total Look Hèrmes
Qui e di fronte: Gilet, Gonna Max Mara | Abito Joseph | Stivali Sportmax
Luisa NEUBAUER Intervista all'attivista tedesca che sta davvero cercando di cambiare il mondo words Giulia Greco
p.32
Le nuove generazioni non hanno paura di far sentire la propria voce, soprattutto quando si tratta di argomenti spinosi come il cambiamento climatico. Forse perchè, con la gioventù, possiedono anche una buona dose di speranza, intraprendenza e sfrontatezza. O forse, più semplicemente, perchè il futuro appartiene a loro e non hanno nessuna intenzione di farselo portare via. Abbiamo deciso di chiedere direttamente a uno di loro, per confrontarci con le idee e le speranze che muovono i giovani attivisti del Friday for Future, il movimento di sciopero scolastico che scende in piazza per il clima. A iniziare il movimento è stata Greta Thunberg nell’agosto 2018. Da allora si è espanso, sia geograficamente che per il numero di partecipanti, dando vita ad un’entità pacifica e risoluta, che non si può più ignorare. Luisa Neubauer è un’attivista tedesca di 24 anni che, sulle orme di Greta, ha dato il via agli scioperi studenteschi in Germania. Con lei abbiamo parlato di scienza, doveri morali ed educazione, ma anche di fast fashion e impatto ambientale. E abbiamo scoperto che la differenza la fa ognuno di noi, ogni giorno, e che tutto parte sempre dal credere in sé stessi.
ph. ©Jörg Farys - previous page ph. ©Wanda von Bremen
Quando hai iniziato con il Friday for Future e quali erano le tue aspettative durante l'organizzazione dell'evento? Ho iniziato a organizzare il Friday for Future a Berlino nel dicembre 2018, e prima dello sciopero ero davvero spaventata, perché non avevo idea di come pianificarlo e cosa aspettarmi da esso. Avevo paura che nessuno si presentasse. Non mi aspettavo di essere ancora qui a manifestare dieci mesi dopo. Non avevi paura - o hai paura adesso - delle responsabilità che sono arrivate, come leader di un tale movimento? Nessuno ti chiede mai se vuoi essere un cosiddetto leader, qualunque cosa ciò significhi. Quindi penso che sia un salto nel vuoto, il che è positivo. Non mi era stato detto cosa potesse significare per la mia vita, ma immagino che vada bene. Da quando tutto è iniziato, sei stata sottoposta alle attenzioni dei media, sia in modo positivo che negativo. Questo fa parte del gioco, ma in che modo influisce sulla tua vita quotidiana? Cerchi di mantenere una certa distanza tra la tua immagine pubblica e la tua vita privata? L'attenzione dei media è enorme sotto tutti gli aspetti.
Penso che ci sia una tendenza a glorificare l’odio oggi, come se ti dicessero "devi superare questo, devi affrontare quello perché fa parte del gioco”, ma non c’è assolutamente alcun motivo per cui dovrebbe essere glorificato. L'odio non è normale e non dovrebbe mai essere normalizzato. Questa è la prima volta che sperimento l’odio online. Noi di Friday For Future non avevamo la minima idea di come gestirlo, ma ho rapidamente scoperto che non volevo semplicemente accettarlo. Per questo motivo, ho iniziato a lavorare insieme a una ONG che fa causa alle persone se usano un linguaggio che non è più legale. Sto cercando di trovare un buon equilibrio tra la quantità di tempo che trascorro sui social media quando non organizzo le proteste e ovviamente sono diventata più consapevole di ciò che dico, del linguaggio che uso e quanto inclusivo può essere: provo ad usare un linguaggio non violento il più possibile. La distanza tra la mia immagine pubblica e la mia vita privata è difficile da gestire in termini di social media. Su Instagram, le persone si sentono parte della tua vita: ti conoscono, quindi mi salutano per strada chiedendomi come è stato il mio weekend a Berlino, sapendo che l'ho passato lì, mentre io non ho la minima idea di chi essi siano. È difficile e penso che questa distanza sia un po’ sfocata al giorno d’oggi, sempre più labile.
ph. ©Marcelo Hernandez / HA
Le notizie false sono molto comuni al giorno d'oggi, ma a volte sono difficili da gestire. Quali sono i tuoi sentimenti sulle accuse che ti hanno rivolto, riguardo alla tua collaborazione con One campaign? E come pensi che possano danneggiare il tuo lavoro? Il problema delle fake news è sicuramente importante ma, almeno in Germania, non è il più grave. Questa cospirazione sul fatto che io sia la manager di Greta è strana ma in realtà, se non altro, mi fa ridere. Non è qualcosa di cui sono molto preoccupata, a essere onesta. Sento che ci sono così tanti milioni di persone in tutto il mondo che abbiamo toccato, che ci ascoltano, che abbiamo raggiunto con successo, che si stanno unendo a questo movimento e sono coinvolti in altri modi e questi sono coloro su cui mi piacerebbe concentrarmi. C'è un'enorme massa di persone pronte per il cambiamento e poi c’è un piccolo gruppo di vecchietti scontrosi con le loro teorie ... Non credo di voler mettere lì la mia energia. I cambiamenti climatici non sono facili da capire, perché non sono facilmente visibili. Molte persone sono influenzate da leader politici che non condividono le stesse paure che noi nutriamo per l'ambiente, e questo è molto pericoloso per l'opinione pubblica e la consapevolezza. Le spiegazioni scientifiche possono essere il modo appropriato di spiegarlo alla popolazione: quali prove daresti p.34
loro, per metterle dalla tua parte? Per quanto riguarda gli Europei, credo che l'abbiamo vissuto l'estate scorsa; e in molte altre parti del mondo ci sono esempi locali di cambiamenti ambientali e climatici che stanno accadendo. Inoltre ci sono curve molto semplici su CO2, temperature e sui confini planetari che stiamo distruggendo in questo momento, secondo il modello usato da Johan Rockström, uno scienziato molto noto. I segni sono molto chiari, ma non si tratta tanto di trovare i grafici appropriati, quanto piuttosto di accettare che siamo nel mezzo della crisi e che in realtà è troppo difficile da gestire, troppo grande persino per immaginarla. È spaventoso, perché puoi facilmente arrivare alla conclusione che tu, tutti noi, siamo essenzialmente parte del problema. Il modo in cui viviamo, il modo in cui lavoriamo, il modo in cui commerciamo ... tutto ciò contribuisce in qualche modo a questa crisi. Improvvisamente tutti pensano "è colpa mia adesso?" e ovviamente la risposta è "no, non posso essere io, perché non volevo fare alcun danno". Quindi entri rapidamente nella spirale di "questo è troppo duro, non voglio doverlo affrontare "e poi inizi a negare e ad odiare gli attivisti climatici. Ma una volta arrivato al punto in cui dici “Ok, accetto l’idea di questa crisi, accetto la scienza dietro di essa e accetto che io sono parte del problema” scopri che tutti possono e devono essere anche parte della soluzione, e questa è una prospettiva molto promettente, penso.
Nei tuoi discorsi inviti le persone a unirsi al movimento, dicendo che diventare un attivista è il primo passo per fare un cambiamento. Questo è importante ma ovviamente non abbastanza: qual è il prossimo? Pensiamo che le persone di tutto il mondo, in particolare gli adolescenti, abbiano bisogno di suggerimenti più specifici e tangibili su come cambiare le loro abitudini. Non penso che la risposta sia tradizionale, ad esempio, ridurre la quantità di carne o cose del genere. Il cambiamento essenziale di cui abbiamo bisogno è che le persone inizino a vedersi meno come consumatori e più come voce politica. Penso che il cambiamento di abitudine di cui abbiamo bisogno sia che le persone inizino a prendersi più sul serio e smettano di limitare il loro spazio di responsabilità e influenza su questo tipo di argomenti. Non per il tempo che trascorrono al supermercato, ma per ampliare questo aspetto su tutti gli aspetti della loro vita. Questo è il motivo per cui è necessario iniziare a parlarne, per indurre le persone a iniziare a votare per il clima, a mettere in discussione la politica, a iniziare a pretendere soluzioni migliori. Prima di tutto, l'educazione è uno dei modi migliori per uscirne: insegnare ai bambini come comportarsi e come prendersi cura del nostro pianeta, come fare scelte consapevoli, ci assicurerà un futuro più verde. Potrebbe essere utile anche la strategia opposta, con i bambini “educati” che fanno pressione sui genitori affinché cambino le loro abitudini? Sì, i bambini sono fondamentali per questo! Ci sono mancati messaggeri negli ultimi 30 anni. Tutti i segni erano già chiari ma non abbiamo avuto persone disposte, o in grado, di passare il messaggio e queste possono essere i bambini oggi. Dobbiamo convincere gli adulti, perché per loro è facile ignorare ciò che sta accadendo: non sono quelli colpiti da qualcosa che accade lontano, dall'altra parte del pianeta o in futuro, quando non saranno più vivi. Ma non possono sfuggire alla logica di un bambino che dice "dici che mi ami: beh, se lo fai ti devi preoccupare del mio futuro e interessarti al clima e ai suoi problemi". Questo è un ruolo chiave per i bambini, suppongo, e quindi ovviamente hanno bisogno di essere educati. In secondo luogo, la comunicazione è il modo più efficace di agire e lo state già facendo con il Friday for Future. Sappiamo tutti che gli Influencers e gli Instagrammer hanno ora un enorme ascendente sulla popolazione: pensi che usare questi personaggi pubblici possa essere un modo utile per
cambiare il comportamento dei consumatori? Oh sì, gli influencers dovrebbero essere i primi a cambiare in questo senso. Il modo in cui la comunicazione viene diffusa è cambiato enormemente da quando abbiamo i social media. Ora abbiamo tutte queste nuove importanti voci nel mondo digitale, in grado di raggiungere milioni di persone: con ogni nuovo follower che guadagni, la tua responsabilità aumenta. Mi dispiace se alcuni influencers là fuori non vogliono sentirlo, ma è così che funziona in questo momento, quindi adeguatevi per favore! Venendo alla moda in particolare, sappiamo tutti che è una delle industrie più inquinanti di sempre. Siete informati sull'impatto del fast fashion e avete cambiato le vostre abitudini come consumatori in questo senso? L'industria della moda è enorme e ha un impatto così grande. Sono diventata grande fan dello slow fashion: raramente compro abiti nuovi, vado spesso a fare shopping nei negozi di seconda mano e indosso quasi sempre le stesse cose, anche perché non ho davvero molto tempo per pensare a questo tipo di cose. Ma ovviamente la moda può essere un messaggio molto forte, perché le immagini prodotte dall'industria della moda raggiungono così tante persone e devono cambiare in tutte le dimensioni. Spero che l'industria sia all'altezza della necessità. Invitare le persone a prendere le distanze dal fast fashion è già un grande passo verso il cambiamento: la tua associazione fa qualcosa di specifico? Non abbiamo davvero una posizione sulla questione ma penso che sia qualcosa di cui molte persone si preoccupano. Mi interessa, ma penso anche che gran parte delle responsabilità non spetti al consumatore, che viene attaccato - letteralmente attaccato - da annunci pubblicitari con immagini persuasive, saldi, offerte estive e così via. È in qualche modo una sorta di fraintendimento che tutte quelle persone che stanno là fuori e si confrontano con tutte quelle pubblicità per tutto il giorno, ora hanno bisogno di dimostrarsi più coscienziosi nella vita di tutti i giorni. Il problema va ben oltre questo. Penso che il cambiamento debba iniziare da un settore che comprenda le proprie responsabilità e la comprensione che, se si è realmente interessati ad esso, se si vuole durare più di poche generazioni, in futuro, bisogna diventare parte del cambiamento. E, sai, ufficialmente, il fast fashion dovrà morire ad un certo punto. Quindi l'industria della moda dovrebbe iniziare e creare il futuro della moda, che deve essere in linea con la crisi climatica.
Into THE WOODS “Il Monte Ida, in Turchia, ha una lunga storia mitologica. Omero ne parla più volte nell’Iliade. Il nome deriva da un’antica divinità femminile che coincide poi con la più conosciuta dea Demetra, la Madre Terra. Oggi torna a far parlare di sè, perchè migliaia di alberi sono stati sradicati in cerca dell’oro. E il Dio denaro, così moderno e spietato, sembra vincere ancora, sostituendosi drasticamente a qualsiasi altro credo. ”
COVER STORY Photography Oliver Beckmann c/o MN-Creative Style Elke Dostal c/o Nina Klein agency Model Günce Gözütok c/o M4 models Style Assistant Olivia Dahleiden Hair Style, Makeup Christian Olivier c/o Uschirabe Using Balmain Hair And Chanel Casting Nicholas Forbes Watson Postproduction Retush
Cappotto Salvatore Ferragamo
Cappello Valentino Visto su Mytheresa.com Cappotto Acne Seen Visto su Mytheresa.com Di fronte: Cappotto, stivali Kenzo
Abito Jil Sander Stivali Ermanno Scervino Di fronte: Cappotto Nobi Talai
Cappotto Erdem Di fronte: Cappello Rick Owens Top Sid Neigum Pantaloni Nobi Talai Scarpe Prada
Cappotto Mulberry Di fronte: Trench Sportmax
Qui e di fronte: Cappello Burberry Maglione William Fan Stivali Hunter
I PICCOLI GUARDIANI DELLA FORESTA DI
Lisa
WRIGHT words Ludovica Mucci
all images courtesy of Lisa Wright
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In occasione del Centenario della Forestry England, la più grande associazione che gestisce i parchi nazionali inglesi, due artisti si sono uniti per le celebrazioni mettendo su un set naturalistico nel mezzo della foresta di Thetford, la più grande foresta di pini situata tra il nord di Suffolk e il sud di Norfolk in Inghilterra. Tom Piper, designer e Lisa Wright, pittrice, hanno creato un’atmosfera magica in cui dei piccoli bambini custodi della foresta proteggono il suo ecosistema. In questo numero di dicembre scopriamo di più sull’artista Lisa Wright e sul suo processo creativo. Conosciuta per i suoi quadri originali raffiguranti figure bambinesche non ancora adolescenti, Lisa Wright ha studiato alla Royal Academy Schools di Londra, per poi trasferirsi in Cornovaglia, dove tuttora vive e lavora. La natura, con i suoi colori seducenti, è molto spesso d’ispirazione, così come lo è l’età dell’infanzia e della prepubertà, periodo in cui si avverte un cambiamento che non può ancora definirsi tale, un momento dell’età così fuggevole e per questo così puro e semplice. Scopriremo come è nata e si è sviluppata la collaborazione per Forestry England e qual è lo scopo dietro alla celebrazione del centenario, un momento profondo in cui sentirsi in comunione con la natura. Attraverso le parole di Lisa ci inoltriamo per un attimo nel suo mondo, accompagnati dagli occhi curiosi delle sue creazioni alla scoperta di fili sottili che collegano il passato al futuro passando per il presente e del ruolo dell’arte nel fare emergere un’emotività libera dalle catene dell’età adulta in simbiosi con la natura. p.49
L’installazione “Future Forest” è nata dalla collaborazione tra te e il direttore artistico Tom Piper per celebrare il centenario della Forestry England all’ High Lodge nella Foresta di Thetford. Potresti dirci di più su qual è stato il punto d’inizio della collaborazione e perché avete deciso di imbarcarvi in questo viaggio per celebrare un’occasione così importante? Tom ed io abbiamo lavorato insieme nel 2016 quando mi ha invitato ad unirmi alla Royal Shakespeare company in qualità di artista per completare una parte del ciclo di rappresentazioni intitolato “Storie”. Quando ci è stata offerta l’opportunità di lavorare all’idea per il centenario della Forestry Commission ci è sembrato un progetto al quale poter collaborare di nuovo. La nostra proposta prevedeva che Tom lavorasse al design delle strutture per ognuna delle sei installazioni e che io creassi le sculture a grandezza naturale da piazzare al loro interno. I tuoi ritratti di figure infantili, spesso raffigurate senza bocca, comunicano uno stato di preadolescenza in cui tutto è ancora possibile, e la prospettiva dell'ambiente può ancora essere molto flessibile rispetto alla rigidità che a volte si accompagna all’età adulta e all’esperienza. La loro innocenza è anche l'innocenza della natura, in una simbiosi eterea che sembra ricordarci da dove veniamo e cosa non dovremmo perdere. Ci sono state letture, ritratti o storie che ti hanno ispirato in qualche modo nella creazione di queste bellissime creature? Il mio lavoro è sempre stato ispirato dalla pittura storica e dalla scultura classica. Basarmi su delle sculture classiche molto particolari per questo progetto mi ha permesso di sviluppare una narrazione legata al passato, al presente e al futuro. Il racconto sulla figura di Daphne per esempio è collegato al mito greco di Daphne e Apollo in cui Daphne rifiuta Apollo ed è infine trasformata in un albero di alloro, sempre giovane, sempre verde. Il mito sembrava un riferimento molto toccante per “Future Forest”. Queste figure rappresentano i futuri custodi della foresta per i prossimi cento anni.
Questi bambini della foresta sono stati ispirati dalle sculture progettate da Tom Piper e allo stesso tempo ispirati dalla serie di pitture “Infinite Forest”, che hai descritto come la continuazione del tuo “paesaggio interiore”. C'è un posto in cui riesci a riconnetterti con la natura e a liberare i tuoi pensieri ed emozioni? L'idea era quella di creare figure a grandezza naturale che sembrassero uscire dai miei
quadri e entrare nel mondo reale, ognuna delle quali incarnava un senso del paesaggio. Questo effetto è stato ottenuto dipingendo a mano ogni figura quasi come farei su una tela piatta. Tom ha progettato le strutture che si trovano in tutta la foresta, portando il visitatore in un viaggio sensoriale- in una pineta morta per esempio, che è un'esperienza totalmente immersiva, al centro della quale si può scoprire una delle figure.
p.51
L'arte, in tutte le sue infinite forme, svolge un ruolo cruciale nella nostra società e cultura, nel nostro presente come è stato per il passato e sarà anche vitale per il futuro. Infatti, attraverso la potenza delle immagini visive, l'arte può arrivare a volte dove le parole non possono. Pensi che la sua funzione catartica possa anche spingerci all'azione e farci migliorare il nostro comportamento verso l'ambiente?
rappresentare un'esperienza individuale che attraverso la tela comunica piuttosto un'esperienza condivisa, fino al punto che gli occhi dei tuoi figli sono anche i nostri nel passato. Interrogandoci su come questi potenti disegni prendono vita, siamo curiosi di saperne di più su quale sia la tua principale fonte di ispirazione dietro il processo creativo. Hai delle abitudini o dei rituali che fai prima di avvicinarti alla tela?
La speranza è che vivendo un collegamento con queste figure nei loro ambienti forestali, la mostra incoraggerà lo spettatore a pensare al proprio legame con la natura e all'importanza delle nostre foreste.
La figura è sempre stata centrale nella mia pratica e, negli ultimi anni, ho esplorato il punto cardine tra l'infanzia e l'età adulta. Molti dei dipinti mostrano figure in questo stadio di cambiamento spesso non del tutto rivelato. Gli elementi pittorici formano un pizzo, come protezione o un’armatura sopra
I tuoi ritratti hanno questo potere magico di
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la figura o forse una maschera - che si riferisce alla pittura veneziana del 18 º secolo, dove colui che la indossava voleva nascondere la sua identità. Disegnare è alla base della mia pratica, quindi spesso faccio studi per sviluppare idee. Traggo dalla vita così come dalle fonti scoperte e dall'immaginazione. È importante mantenere quel senso del gioco in studio, è così che possono accadere cose interessanti. Dalla tua mostra passata “Walking Through Beautiful” capiamo che i tuoi quadri provengono da un filo di esperienze che collegano la tua infanzia a quella dei tuoi bambini, raffigurando quindi un momento che è ormai lontano dal tempo in cui si vive, ma che va comunque custodito in modo puro e sincero. Dal tuo punto di vista e sensibilità, in che modo i colori e la loro struttura possono esprimere questa sensazione? Che cosa c’è dietro la tua scelta di una tonalità di colore o di una palette rispetto a un’altra? Il colore è molto emotivo Le scelte delle palette spesso cambiano drammaticamente durante la pittura. Alla fine, devo trovare il giusto equilibrio tra colore e soggetto. Voglio che lo spettatore sia attirato dal colore dei dipinti e gratificato anche da un'ispezione più accurata, dalla qualità della superficie e dalla manipolazione della vernice. L'arte a volte può evocare un'epifania nell'osservatore, perché può innescare qualche ricordo o sensazione che non abbiamo mai considerato prima. Ti sei mai trovata a guardare i tuoi dipinti e a scoprire qualcosa di nuovo sul tuo passato? Un'emozione o un sentimento che non avevi mai esplorato?
Hai altri progetti futuri in mente relativi alla natura e all'ambiente? Stai lavorando su qualcosa di nuovo?
L'arte ha il potere di cambiare le nostre percezioni. Se una persona è aperta e ricettiva, il viaggio creativo può collegarci con ricordi e sentimenti del passato e del presente. Ci incoraggia a fermarci e a pensare al nostro posto nel mondo. Ogni volta che visito un museo e vedo particolari dipinti preferiti, la sorprendente realtà del ritrovarsi faccia a faccia con loro è sempre un momento emozionante.
La mia pratica è in costante evoluzione, ogni creazione è d’ispirazione per ciò che viene dopo. Attualmente mi sto preparando per la mostra personale “Infinite Forest” che si terrà il 29 ottobre a Londra con la Coates & Scarry Gallery. Questo lavoro è collegato alle sculture che ho fatto per “Future Forest” e parla dell'importanza di preservare la natura in questo periodo di maggiore consapevolezza del cambiamento climatico.
MANDCO.COM
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LATEST artE words Giulia Greco "Training Humans", Milano, Osservatorio Fondazione Prada, 12 Settembre - 24 Febbraio Il rapporto tra tecnologia e società è spesso il tema principale per storie distopiche. Romanzi e film fantascientifici prediligono scenari apocalittici di un futuro più o meno prossimo, in cui la tecnologia prenderà inaspettatamente il sopravvento sull’essere umano e modificherà irreparabilmente il nostro tessuto sociale e non solo. Ma cosa succede quando ci accorgiamo che il futuro di cui stiamo parlando non è affatto futuro, ma presente? La mostra Training Humans di Kate Crawford e Trevor Paglen cerca di mostrarci in modo chiaro che il futuro è oggi e non c’è più modo di fuggire. La mostra non dà giudizi morali sull’uso della tecnologia, né ne indaga cause storiche e sociali. Semplicemente attesta un dato di fatto: istituti bancari, scuole e ospedali, ambienti militari e politici, tutti utilizzano le risorse delle nuove tecnologie per comporre uno schedario dettagliato della popolazione, dandogli un volto definito - nel vero senso della parola. Un’educazione corretta sul tema è di improrogabile necessità. "Futurium Lab" Berlino, dal 5 September Tra le tanti capitali europee, Berlino è sicuramente la più futuristica. Per ragioni storiche soprattutto, ma non solo, si trova oggi ad avere un concentrato esplosivo di menti creative che, insieme, possono dare forma al futuro. Con queste premesse è stato inaugurato Futurium, uno spazio avveniristico di acciaio e vetro che si sviluppa su diversi piani. Oltre alla visita alla mostra permanente, che rimarrà gratuita fino al 2022, la struttura offre spazi ricreativi e di lavoro dove le menti più prolifiche possono condividere spazi e lavorare sui propri progetti. Per esempio il Futurium Lab, al primo piano, dove sono disponibili stampanti 3D, laser cutter e bracci robotici per sperimentare liberamente. La mostra invece si svolge intorno a cinque temi fondamentali dell’esistenza, che vanno considerati in previsione dei cambiamenti futuri: cibo, salute, energia, lavoro e vita urbana. Senz’altro un’esperienza elettrizzante. “Muff Busters: Vagina Myths and How To Fight Them" Londra, Vagina Museum, 16 Novembre - 16 Febbraio A Londra ha (finalmente) aperto il Vagina Museum. Dopo alcuni anni itineranti, viaggiando in diverse parti del Regno Unito in pop ups sempre diversi, il museo ha finalmente trovato una posizione stabile in Camden Market e ha già un programma fittissimo di esposizioni, eventi, talks e laboratori. La direttrice del museo, Florence Schechter ha dichiarato che (ovviamente) non c’è alcun risvolto pornografico nelle varie esposizioni, ma solamente la voglia di abbattere dei tabù millenari e creare un ambiente confortevole per chiunque. L’esibizione di Muff Busters cerca di fare proprio questo, indagando false mitologie e oscurantismi che ancora circolano intorno al tema dell’organo sessuale femminile. Solo in questo modo si può raggiungere consapevolezza e benessere, di fondamentale importanza per le donne di oggi e di domani. "2020 Vision: Photographs, 1840s-1860s" New York, MET Museum Fifth Avenue, 2 Dicembre - 10 Maggio Il 2020 è un anno importante per il MET, perchè festeggia ben 150 anni di attività. In occasione della ricorrenza sono state organizzate innumerevoli mostre durante tutto l’anno, insieme a eventi speciali. Tra gli altri, il MET vuole celebrare l’importanza del “dono”, che è un tema sociologico veramente interessante e ha permesso ai musei, tra cui il MET, di crescere e ampliare la propria collezione. Moltissime nuove donazioni sono state fatte in occasione dell’anniversario di fondazione, ma saranno esibite anche tutte le donazioni più vecchie, che sono ormai parte della storia del museo. Tra le altre ci ha colpito la mostra sulla fotografia, che è divisa in due parti e permette al grande pubblico di accedere ad un archivio vastissimo, dal 1840 ad oggi. Il tema è ancora più pregnante ora, vista la capillarità di Instagram e delle fotocamere dei cellulari. La fotografia è indagata nel suo ruolo storico di medium che ha cambiato radicalmente la nostra visione del mondo, seguendo passo passo la sua storia nel corso dei decenni.
Training Humans @Marco Cappelletti
Futurium @Dacian Groza
Vagina museum © Nicole Rixon
MET museum Fifht Avenue | courtesy of nytimes.com
LATEST interviste words Giulia Greco
Emma Witter è giovane e brillante e la sua carriera di artista si è sviluppata velocemente, sin dai primi anni al college. Molti critici d’arte contemporanea si sono interessati al suo lavoro e le hanno assicurato, ad oggi, un posto alla Sarabande, la Lee Alexander McQueen Foundation che continua il volere del suo fondatore e offre supporto e opportunità a giovani artisti talentuosi e, sopratutto, coraggiosi. Emma Witter rientra alla perfezione in questa descrizione e il suo lavoro, benchè delicato e all’apparenza fragile, possiede una forza espressiva speciale. Proprio alla Sarabande si è tenuta, a Settembre, la personale titolata Remember You Must Die, la seconda nella carriera dell’artista, dopo la BLOOM alla Hix Art Gallery. Due appuntamenti importanti, non solo per l’artista ma per il pubblico, perchè trovarsi di fronte alle sue opere è un’esperienza catartica. Emma Witter realizza infatti sculture floreali con ossa animali e, se l’idea può risultare quantomeno bizzarra, il risultato finale è stupefacente. Insieme alle sculture la Witter ha esposto anche una serie di fotografie correlate.
Emma Witter: la vita che si rinnova p.57
Oltre alla scultura lavori anche nella scenografia. Quando hai deciso che la scultura era ciò su cui volevi concentrarti e come sei arrivata a questa decisione? Sì, ho sviluppato entrambe le pratiche per un po '. Di solito le due sono molto contese tra arte e commercio, ma poi ci sono momenti incantevoli in cui la mia scultura può alimentare il mio lavoro come creatrice, che si tratti di un processo di realizzazione, di un'estetica o di uno stile usando i pezzi reali. Allo stesso modo, ci sono aree artistiche in cui è stato davvero utile avere uno sfondo da scenografa, ad esempio durante la cura di uno spazio e di un’installazione, la fotografia di opere, le collaborazioni ecc. Ho studiato scenografia alla Saint Martins di Londra ed ero veramente interessata. Per il mio ultimo grande progetto, ho prodotto un'esibizione interattiva in cui riflettevo sul cibo e sui pasti: mi è particolarmente piaciuta la realizzazione di questi strani "pasti" immaginari, usando la materia alimentare ma in modi inusuali. Ho sviluppato questa idea di scultura col cibo, ho creato uno studio e ho iniziato a ottenere commissioni editoriali e commerciali da luoghi come The Wellcome Trust, Rowntrees, Hix Restaurants. Ero interessata soprattutto alla caducità del cibo come materiale di lavoro, ma volevo anche creare qualcosa di duraturo. Quindi mi sono interessata alle pelli, alle conchiglie, alle ossa - la materia alimentare che non si deteriora. Ho creato una serie di piccole sculture di ossa e ne ho presentato una all'Hix Award, e quello spettacolo penso sia stata la mia prima mostra. Sono stata in grado di concentrarmi molto di più sulla scultura al ristorante Tramshed di Hix l'anno scorso e recentemente alla Fondazione Sarabande, dove sto lavorando ad un grande spettacolo.
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La Natura Morta è un genere che risale alla storia dell’arte di alcuni secoli fa: quale educazione artistica hai e quanto è importante la natura morta nella tua pratica? Sono molto ispirata dai classici dipinti di natura morta di Vanitas, che rappresentano la transitorietà della vita e la futilità del piacere. Come fiori in decomposizione in contrasto con oggetti ricchi. Lo scrittore e curatore Paul Carey Kent è venuto di recente a vedere la mia mostra e mi è piaciuta la descrizione che ha fatto dei miei fiori di ossa come "una sorta di Memento Mori al quadrato". Non ho un'educazione formale alla storia dell'arte, ma l'anno scorso mi sono iscritta a un incredibile corso serale di 10 settimane presso la Royal Academy chiamato "The Vogue of Vanitas and Mortality", in cui una grande selezione di oratori ci ha portato attraverso la storia di Vanitas e Memento Mori, fino alle pratiche contemporanee. Ann Gallagher (direttrice delle Collezioni di arte britannica alla Tate) ha tenuto un discorso particolarmente interessante sugli artisti della natura morta di Vanitas e mi ha fatto riflettere sulle mie composizioni.
Le tue sculture suggeriscono una buona conoscenza del mondo della botanica: da dove viene? La tua visione artistica è venuta prima o avevi già una "educazione floreale"? No, nessuna educazione floreale! Sono cresciuta in campagna e sono sempre stata attratta dalle piante e dalla natura. Adoro visitare i Kew Gardens, il Museo di storia naturale, l'Horniman e la bellissima serra del Barbacane. A un certo punto della mia vita andavo molto spesso al mercato dei fiori di New Covent Garden per il mio lavoro di scenografa, e in seguito ho iniziato a osservare meglio i fiori per vedere come morivano. I tulipani muoiono in modo particolarmente drammatico e bello e puoi capire perché sono stati i fiori scelti dai pittori di nature morte olandesi. Come li descrive Anna Souter "i dipinti raffigurano vasi di fiori in quel momento inquieto tra la loro vetta sensuale e l'inevitabile caduta dei petali che segue poco dopo" ed è quel peso e movimento che provo a replicare nelle mie opere. Per uno dei miei lavori fotografici per "Remember You Must Die", ho provato con molta attenzione a replicare alcuni fiori di Anthurium, usando la bresaola, i cetriolini e l'olio d'oliva per creare gocce d'acqua. Mi è piaciuta l'idea che tu potessi passarci davanti e non notare assolutamente che fosse fatto di cibo. p.60
Fai parte della Sarabande Foundation, la comunità artistica creata da Alexander McQueen, la cui estetica conosciamo tutti molto bene. Condividete lo stesso fascino per la caducità e la morte che, nonostante siano argomenti centrali nell'arte per ovvie ragioni, sono ancora percepiti come soggetti difficili. Le tue opere, tuttavia, danno un senso di leggerezza e bellezza. Come pensi che la percezione della morte sia cambiata nel corso dei secoli e da quale prospettiva la guardi attraverso il tuo lavoro? Penso che siamo sempre più distaccati dalla morte, specialmente in Occidente. È molto evidente quando si confrontano le tradizioni funerarie in tutto il mondo e nella nostra storia. Ne siamo molto distaccati fisicamente, non ci occupiamo più dei corpi e non siamo nemmeno più in grado di guardarli. Abbiamo creato una sorta di tabù e oscurità che circonda qualcosa che è assolutamente naturale e di cui dovremmo essere naturalmente curiosi. C'è un distacco simile anche nel mondo del cibo: le persone spesso non pensano da dove proviene ciò che mangiano. La carne non appare magicamente senza pelle e disossata negli imballaggi in plastica del supermercato. Ho sentito un certo numero di persone che sono state disturbate durante la loro infanzia quando hanno scoperto che la loro cena proveniva da un animale in particolare! Penso che tutta questa opacità sia davvero malsana. Nel mio lavoro cerco sempre di sfidare la percezione dell'osso come significante di morte e oscurità. È un materiale davvero incredibile e bellissimo. Al momento abbiamo un grosso problema con i rifiuti e la produzione, e quindi spero anche di evidenziarne l'ampia disponibilità come sottoprodotto industriale creando opere che sono innocue e belle. I tuoi materiali sono chiaramente molto importanti e hanno un significato simbolico: quando è nata l'idea di usare le ossa? Probabilmente ne sono stata affascinata fin dall’inizio, ma era più che altro l’interesse generale per il cibo come materiale scultoreo e la sua transitorietà che mi ha portato a pensare ai materiali di scarto alimentari più durevoli - "I doni che non possono essere mangiati" come il sociologo Marcel Mauss fa riferimento alle conchiglie nei suoi saggi sul modo in cui lo scambio di oggetti tra gruppi costruisce relazioni tra umani. Cibo, fiori e altri materiali transitori sono i doni perfetti che formano un legame poiché sono progettati esclusivamente per essere consumati dal destinatario. Poi parla di alcune tribù che si trasmettono e conservano le conchiglie, la parte che è rimasta dal consumo - aggiungendole a pezzi sempre più numerosi di ornamenti per il corpo come le fascette decorative. Questi oggetti sono donati, in occasioni speciali, ad altre tribù, per formare legami sociali o politici, con l'idea che per un'altra ragione molto speciale l’oggetto verrà ridonato. Quindi, tornando alle ossa, il mio materiale preferito tra i "doni che non possono essere mangiati" - ricordo di aver mangiato pollo e stufati e di aver guardato le ossa rimanenti, in particolare le ossa della colonna vertebrale e di pensare a quanto fossero belle. Queste forme simmetriche già pronte erano così incredibilmente scultoree, floreali e meravigliose ai miei occhi e mi è sembrato un vero peccato gettarle via. Mi sono sentita in dovere di rivendicarli, trasformarli in qualcosa di bello e trasmetterli.
LATEST interviste
Parlando di morte, il tuo lavoro sembra contemporaneamente dare una forma di rinascita e di nuova vita, soprattutto perchè ti impegni a riciclare i materiali di scarto. Pensiamo che sia estremamente importante parlare del materiale stesso - le ossa - a causa della sua precedente "storia personale" e del fatto che non è necessariamente una scelta ovvia di materiale da cui partire per creare arte. Sai, è interessante notare che l'osso è stato ampiamente utilizzato come materiale industriale, di cui in genere trovo le persone non troppo consapevoli. L’osso è davvero unico nel suo rapporto di leggerezza e forza insieme. Storicamente le ossa venivano utilizzate per creare armi, utensili, strumenti musicali, gioielli, forcine, bottoni e persino capanne e rifugi con quelle più grandi. Poi, più recentemente sono state usate per tutti i tipi di scopi, frantumati per estrarre gli oli per fare dolci, frammentati e utilizzati per la riparazione di mobili. E la cenere di ossa, che è molto usta per distillare il vino (i vegani dovrebbero veramente controllare come viene distillato il loro vino). E ancora, l’osso viene frantumato e utilizzato per l'inchiostro del tatuaggio in quanto aiuta il corpo a non rifiutare le sostanze chimiche (di nuovo, i vegani la fuori potrebbero essere ricoperti di ossa di animali) per non parlare della porcellana ossea, che è una porcellana molto ricercata perchè ha una densità di almeno il 30% di ceneri di ossa bovine. Ancora una volta, oltre alla loro utilità e quotidianità, le ossa sono anche un materiale che ci ricorda la necessità di riconnetterci con la provenienza del nostro cibo e delle cose che ci circondano. Venendo alla mostra, essa presentava sculture floreali fatte di ossa, fotografie e varie installazioni: puoi darci un'idea di come è stata organizzata? L'idea era interamente basata sulla vanitas e sul tentativo di sostenere e dare spessore alle mie idee. Ho incluso alcune installazioni, sculture di bambù dal pavimento al soffitto realizzate secondo il sito di esposizione, e un soffitto delicato da cui pende una massa di piccoli fiori. Volevo proprio lavorare sulla specificità del sito espositivo, e ho sfruttato il fatto che avevo la galleria nello stesso edificio del mio studio, per cui ho potuto familiarizzare molto con lo spazio. Ho collaborato con un grande fotografo, Ade Okelarin (artista Asiko) a una serie di stampe di nature morte "La transitorietà dei piaceri terrestri". Abbiamo creato le nostre versioni contemporanee di una natura morta di vanitas, creando composizioni floreali con materiali diversi, alcune materie alimentari transitorie come patatine e dolci. La mia preferita è quella che abbiamo realizzato premendo fiori morti in una massa di ossa in polvere e poi fotografato l'impronta delicata. Sembrano resti fossilizzati di piante. Quali sono i tuoi piani per il futuro? Sembri interessata a diversi tipi di arte: ti piacerebbe esplorare altre possibilità oltre alla scultura? Mi piacerebbe molto pensare a lavori e collaborazioni interdisciplinari, ad esempio creando un ibrido tra scultura e fotografia, scultura e gioielleria, scultura e arredamento ecc. Ci sono alcune cose che ho iniziato ad esplorare durante la realizzazione della mia recente mostra personale, che vorrei sviluppare in modo più approfondito, come la stampa 3D, l'elettroformatura del rame, tornare a utilizzare il cibo come materiale per la fotografia basata sulla scultura e altre cose. Oh e ho dipinto con il cibo! Volevo vedere se riuscivo a far funzionare su carta una vanitas alimentare e ho usato diversi condimenti per realizzare un dipinto floreale. Mi piacerebbe sviluppare una serie di questi e vedere fino a dove posso spingere l'idea.
p.62
La morte, così umana e così inafferrabile, ci appare sotto una luce totalmente diversa grazia all’arte di Emma Witter. Forse, questo è esattamente ciò di cui avevamo bisogno: offrendoci una versione moderna di memento mori, l’artista mette al centro il nostro più grande dovere in quanto esseri umani. Onorare la vita. Così, la morte ispira la vita e Emma Witter trae energia nuova dalle ossa, per poi renderla al mondo esterno sotto forma di bellissime, preziosissime, sculture.
Pura ArtE
p.111
"Luci e ombre, come quelle che si alternano in una radura nel bosco: c’è qualcosa di insidioso nella natura che ci circonda. Indomabile e vendicativa: più che una madre benigna è un’amante con cui dobbiamo imparare a fare i conti. Bellissima nella maggior parte dei casi, ma può trasformarsi nel nostro incubo peggiore se maltrattata o sottovalutata. "
Dark Ivy
Photography Kevin Alexander Style Kimmi Ade Model Madhulika Sharma c/o MUSE NYC Photography assistant David Gannon Cinematography and lighting Joel Wolter Lead hair style Nicole Higgins Hair style Graham Nation Makeup Brad Van Dyke Set design Luciano Sandoval Jr
Abito Whisper Bridal Cappotto Victoria Hayes Collane R.J. Graziano Apertura: Abito Cessani Orecchini Victoria Hayes Stivalit Dr. Martens
Cappotto Asady Stivali Dr. Martens Collane R.J. Graziano Di fronte: Abito Saba Asad Collane, Bracciali R.J. Graziano
Abito Bree Billiter Cintura B-Low the Belt Di Fronte: Giacca, Pantaloni Miranda Kurtishi Top Cessani Cintura BCBG
Gonna come Top House of Gillian Marie Pantaloni Nueque Cinture Isabel Marant, Diesel Bracciali R.J. Graziano Orecchini Georgina Herrera
JOHNLEWIS.COM
must have words Giulia Greco
Ogni artista che si rispetti prende ispirazione dal mondo che lo circonda. Persona, paesaggi, situazione ed emozioni sono la linfa vitale di un’opera d’arte e la moda non fa eccezione. I designers passeggiano per il mondo e compongono il loro vocabolario estetico, poi tornano in laboratorio e creano. Questo è vero oggi più che mai, perchè la Natura è il grande tema a cui tutti (sì, tutti) si sono ispirati per le due ultime stagioni. Mare e montagna, foreste e campi di lavanda, abbiamo visto veramente di tutto. Alcuni designers hanno preferito arrivare al cuore del discorso partendo dal lato opposto: landscape urbani e giardini curati sono i luoghi in cui la natura è addomesticata dall’uomo, ma non è per questo meno interessante. La moda oggi ha un ruolo assolutamente centrale nel dibattito sull’ecosostenibilità. Non solo da un punto di vista prettamente fattuale, dove politiche più accorte nel sistema di produzione possono cambiare in meglio l’impatto ambientale del settore. Ma anche da un punto di vista culturale: fino a dove può spingersi l’opera dell’uomo? Qual è il punto in cui le nostre azioni diventano nocive e dove invece la nostra intelligenza può effettivamente giovare all’ambiente? L’unico must have delle prossime stagioni sarà l’ecosostenibilità, tutto il resto passa in secondo piano. Di conseguenza, ci siamo lasciati ispirare dai paesaggi naturali per definire cosa sarà trendy nel 2020. La giungla urbana di luci e palazzi sembra essere il nostro habitat naturale nel XXI secolo: abiti strutturati, spalline importanti e materiali fatti per brillare arrivano direttamente dagli anni ’80 e suggeriscono un nuovo ottimismo per l’unione delle nostre forze. I campi di fiori diventano stampe e invadono abiti e completi, le trasparenze sembrano acqua limpida di mare sulla pelle e lasciano intravedere la lingerie sottostante. Infine le montagne innevate ci invitano per un apres ski sulle piste, tra maglioni lavorati e sciarpe coprenti. Dal mare alla montagna, con un semplice cambio di outfit. Trends autunno inverno 2019/20
STRUTTURE ARCHITETTONICHE
1.
Un buon cappotto è sempre l’investimento migliore. Quest’anno è un vero e proprio pezzo cult in grado di definire l’interno outfit. Di buona qualità, con proporzioni ampie e spalle esagerate, non ha bisogno di nient’altro. Le linee rigide ci ricordano le architetture geometriche moderne delle metropoli. Questo di Saint Laurent abbinato con la jumpsuit di Marine Serre e gli stivaletti alla caviglia di Balenciaga è un look di grande impatto, in grado di accompagnarci in giro per le strade. Super moderno.
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Balenciaga stivali visti su netaporter.com
1. JW Anderson FW19/20 Runway show | Ph: Alessandro Lucioni / gorunway.com 2. Sain Laurent cappotto visto su mytheresa.com 3. Marine Serre tuta intera vista su mytheresa.com
Gucci occhiali da sole visti su mytheresa.com
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A FILO D'ACQUA
1.
Il mare e le sue onde sono stati di ispirazione per molte sfilate. Giorgio Armani, per esempio, ha citato direttamente le profondità marine nelle ultime due collezioni, ma c’è anche chi ha preso dal mare i colori e le consistenze e le ha usate in modo meno diretto. E’ il caso delle trasparenze, di gran moda quest’anno e l’anno prossimo, che come l’acqua sono impalpabili e iridescenti e sfiorano il corpo in maniera gentile. La tunica in seta di Dries Von Noten in azzurro lascia intravedere la lingerie. Sexy sicuramente, ma anche delicato, così come vuole la moda 2020.
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Dries Van Noten top visto su netaporter.com
The Row, scarpe viste su mytheresa.com 1. Alberto Zambelli FW19/20 Runway show | courtesy of the brand 2. Emilio Pucci pantaloni visto su mytheresa.com 3. Fleur du mal reggiseno visto su netaporter.com
SOTTO ZERO
1.
La montagna è una meta ambita per i weekend invernali. Il paesaggio mozzafiato è impagabile, neve e chalet è la combinazione migliore per ritrovare la pace che durante le settimane di lavoro viene a mancare. Il look si adatta all’atmosfera. Maglioncini ricamati, calze in lana spessa, sciarpe e cappelli in coordinato. Il piumino Moncler è la scelta giusta per stare al caldo, da indossare sopra ad un maglioncino ricamato come quello di Loveshackfancy.
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Moncler giubbotto imbottito visto su mytheresa.com
1. Chanel FW19/20 Runway show | Ph: Alessandro Lucioni / gorunway.com 2. Gabriela Hearst sciarpa vista su mytheresa.com 3. LOVESHACKFANCY cardigan in lana e alpaca vista su mytheresa.com
Gucci fascia a righe vista su mytheresa.com
p.75
FIORI D'INVERNO
1.
I fiori non sono solo il simbolo della primavera. Indossati in inverno regalano sofismo, leggerezza e fanno sognare la stagione calda. Non serve cospargere di petali il look completo, un singolo dettaglio è sufficiente, soprattutto se si tratta di questo bucket hat by Valentino. Il pizzo disegna la silhouette di fiori e foglie su viso e capelli ed è assolutamente sofisticato, pur con una nota street dovuta alla forma sbarazzina. Indossatelo con un total look nero e aggiungete un profumo a base floreale. Sarà come far sbocciare la primavera con qualche mese di anticipo.
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Allude maglione in cashmere a collo alto visto su netaporter.com
1. Richard Quinn FW19/20 Runway show | Ph: Daniele Oberrauch / gorunway.com 2. Floraiku profumo visto su netaporter.com 3. Alan Crocetti orecchino singolo visto su mytheresa.com
Valentino cappellino in pizzo visto su netaporter.com
LIKE A BIRD
1.
Se avete in programma qualche party favoloso, questo look fa al caso vostro. Non passerete di certo inosservate se vi ispirate al trend piume, che ha contagiato proprio tutti, dagli stilisti alle trend setter. Leggere, fluttuanti, spensierate, proprio come gli uccelli liberi in natura. Per rendere l’outfit veramente d’effetto aggiungete dei dettagli fluo e divertitevi sulla pista da ballo finché non arrivano le luci del mattino.
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Wandler stivaletti in pelle visti su modaoperandi.com
1. Saint Laurent FW19/20 Runway show | Ph: Salvatore Dragone / gorunway.com 2. Prabal Gurung mini dress in piume con cintura visto su modaoperandi.com 3. Stalvey neon mini borsa a mano 2.0 vista su modaoperandi.com
Jennifer cerchietto in velluto LarssonBehr & Jennings, watch €162visto seen su at modaoperandi.com farfetch.com
p.71 p.15 p.77
“C’è un preciso momento della giornata in cui, se il cielo è limpido e l’orizzonte infinito, la luce dorata del sole che muore si posa sugli oggetti e tutto assume la stessa tinta: un giallo ocra con milioni di sfumature e toni, che luccica e manda bagliori. Proprio in quel momento, in cui, come l’oro, tutto è fuso e liquido, allora ci si sente parte del tutto e si prova una leggerezza d’animo che è difficile descrivere a parole. Per questo ci servono le immagini, per comprendere ciò che le parole non possono dire.”
Golden HOURS
Photography Eva Schwank Model Bianca Henry c/o Premier Models Makeup Kristina Vidic using Nars, Skincare Omorovicza Hair style Abra Kennedy using Maria Nila
PRODOTTI BEAUTY PER L'INVERNO? La risposta è
Nature
Vibe words Giulia Greco
Photography Aleksandra Buca Style Paulina Biernacka Model Maja c/o United For Models Makeup, Hair Style Susanna Helén
p.90
Ormai siamo agli sgoccioli e presto dovremo salutare il 2019 per entrare a testa alta nel nuovo anno. Per farlo al meglio abbiamo raccolto gli ultimi trend beauty, abbiamo svolto ricerche incrociate sui migliori prodotti in circolazione e, sì, abbiamo anche sperimentato su noi stessi per stilare una mini lista dei must have per il 2020. Lo scorso settembre è stato ovviamente un mese prolifico: tra sfilate, street style e red carpet abbiamo fatto il pieno di ispirazioni e da lì siamo partiti. Sicuramente la tendenza generale dominante, non solo nella moda ma nel lifestyle, è il ritorno a ciò che è naturale e il più possibile puro. Questo vale anche in materia di beauty e capelli. La cura personale è il trend più grande degli ultimi tempi e segnerà gli anni a venire. Tutto parte dai prodotti che usiamo quotidianamente, che devono essere nostri alleati per preservare e migliorare ciò che la genetica ci ha già offerto. Pelle e capelli sono lasciati liberi di respirare e “di essere se stessi”, perchè la perfezione non è più di moda da un pezzo ormai e ciò che ci rende speciali sono le nostre, irripetibili, peculiarità. L’inverno, così come le altre stagioni, nasconde le sue insidie. Il freddo, l’umidità e la parentesi delle feste possono essere un ostacolo, ma se seguirete i nostri consigli potrete preservare il vostro incarnato senza problemi. D’altra parte però, se la naturalezza e il minimalismo sono così di moda, per alcuni brand make up e hair style sono stati il terreno per la sperimentazione. Sugli occhi si gioca con eyeliner colorato e glitter, ciglia e sopracciglia extra lunghe grazie ad extension (sì, anche sulle sopracciglia! Vedi la sfilata di Gucci). Sui capelli si sperimenta con acconciature elaborate, trecce - tantissime trecce - e accessori di vario tipo, che ancora abbiamo visto ovunque nei front row. Anche la manicure è tornata al centro dell’interesse: c’è chi ha riportato in passerella la french, direttamente dagli anni ’90, e chi ha invece proposto unghie stravaganti, con forma, colore e applicazioni 3D esagerate. Bellezza naturale o sperimentazione, questi sono i due poli tra cui altalena il mondo beauty oggi. Ma ecco i trend che dovete assolutamente provare nei prossimi mesi!
LATEST BEAUTY l mondo della cosmetica è ultimamente protagonista di un cambiamento molto lontano dall’essere
Foto by Daria Shevtsova
Smart Mirror - HiMirror
Camicia Marni p.114 p.59 p.97 p.133
LATEST BEAUTY
TREND CAPELLI: FREE TO BE Chi li ha ricci li vuole lisci e chi li ha lisci li vorrebbe ricci, i capelli sono uno dei punti focali della nostra persona, perchè se li sentiamo belli e curati ci sentiamo istintivamente meglio. Quando il primo di Gennaio compileremo la lista dei buoni propositi, tra gli altri dovremmo mettere: imparare ad apprezzare la nostra chioma così com’è. Sono le sfilate a dircelo: capelli naturali, liberi di fluttuare e occupare tutto lo spazio che vogliono. Per averli morbidi, ordinati e sani vi consigliamo di prediligere prodotti naturali e di controllare che non contengano agenti chimici troppo invadenti. Della linea di Evolve Organic Beauty vi potete fidare ad occhi chiusi. Superfood Shine Natural Shampoo e Conditioner sono fatti a mano in Hertfordshire, Inghilterra, e mantengono inalterate tutte le proprietà di olii ed estratti da cui sono ricavati. Prodotti pagina di fronte: EVOLVE Superfood Shampoo & Balsamo
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La trasparenza trasparenza è il motto di La di Nabla Nabla Cosmetics, Cosmetics, chegenuinità punta allae genuinità che punta alla all’utilizzoe di ingreall’utilizzo di ingredienti vegani e cruelty-free, dienti vegani e cruelty-free, garantendo progarantendo prodotti diIlprima qualità. dotti di prima qualità. marchio italiano racIl marchio italiano racchiude nelnatura nome el’amore chiude nel nome l’amore per la l’arte: per la ènatura l’arte: Nabla un simbolo Nabla sia une simbolo che èinsia fisica si usa per che in fisica usa persiadescrivere la natura, descrivere la sinatura, un richiamo all’immasia un richiamospesso all’immagine dell’arpa, spesso gine dell’arpa, raffigurata in mitologia raffigurata in mitologia accanto Dio accanto ad Apollo Dio delle arti.ad Il Apollo brand prodelle una arti.serie Il brand propone molto una serie di pone di collezioni interessanti, collezioni molto interessanti, tra cui up la Vol.2”, tra cui la “Close-up Line” e la “Close“Close-up Line” e la “Closeup Vol.2”,disegnati due due linee di correttori e fondotinta linee di correttori e fondotinta disegnati per per ogni tipo di pelle. L’attenzione alle esigenogni di pelle. L’attenzione allenel esigenze ze deltipo consumatore si vede anche progetto del consumatore ancheinviare nel progetto “Me&Nabla” area siinvede cui poter qualsiasi “Me&Nabla” area in cui poter inviare qualsiasi suggerimento volto ad arricchire l’offerta del suggerimento volto adviene arricchire l’offerta del brand. Ogni consiglio discusso a cadenza brand. Ogni consiglio viene discusso a cadenmensile dal team. za mensile dal team.
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MANI A REGOLA D'ARTE Avere le mani curate è un’impresa, soprattutto d’inverno quando le temperature scendono e il freddo aggredisce la pelle e le cuticole. Oltre ad una buona idratazione e a qualche rimedio casalingo per rendere la pelle morbida e lucente (avete mai provato con il limone?), una buona manicure è il punto di partenza per essere sempre impeccabili. Sulle passerelle gli stilisti si sono divertiti: forme extra lunghe, colori pastello o psichedelici, applicazioni in metallo o in perle. La french è tornata di gran carriera e noi ne siamo contente, perchè è facile da fare e facile da modificare a nostro piacimento. Se volete provare a casa, Essie è il marchio che fa per voi: sul sito trovate tutti i prodotti necessari, i suggerimenti degli esperti e le ispirazioni dalle sfilate con cui il marchio ha collaborato. Tra gli altri Moschino, Khaite, Tommy Hilfiger e Kith.
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ELISIR DI LUNGA VITA PER LA PELLE Se volete seguire il trend nude nelle prossime stagioni vi conviene preparare la vostra pelle e farla risplendere di luce propria. Non è difficile come sembra, perchè la nostra pelle possiede già tutto ciò che le serve e deve essere solo trattata nel modo giusto perchè sprigioni tutte le sue potenzialità - rigenerative ed equilibranti. Le creme giuste quindi sono quelle che non ne modificano il pH ma forniscono gli stimoli per la rigenerazione e la riparazione. Questa è la filosofia di Augustinus Bader, medico e scienziato che ha creato, secondo i suoi accurati studi, dei prodotti ad hoc per la cura della nostra pelle. The Rich Cream per pelli secche e normali e The Cream per pelli miste e grasse sono due prodotti miracolosi, altamente idratanti e capaci di stimolare la nostra pelle alla rigenerazione autonoma.
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CHELSEA TALMADGE Da Stranger Things a Doctor Sleep, parliamo con questa giovane attrice in ascesa words Ludovica Mucci
All images in this interview © Ben Cope p.100
Una promessa della recitazione e della musica, Chelsea Talmadge è la protagonista dell'intervista cinema di questo numero. Nata e cresciuta circondata dal mondo della musica e dell’arte, abbiamo ammirato Chelsea nella prima e seconda stagione di Stranger Things, in cui recitava la parte di Carol, un’amica del liceo di Steve Harrington (Joe Keery) e Nancy Wheeler (Natalia Dyer). Partendo dal racconto della sua esperienza sul set, torniamo indietro nel tempo con lei ripercorrendo la strada che l’ha orientata verso la recitazione e verso la musica, una passione che un giorno spera di poter unire alla sua carriera di attrice. Chelsea recita la parte di Deenie nel sequel di Shining “Doctor Sleep” al fianco di Ewan McGregor. Il film è uscito l’8 novembre, assolutamente da non perdere. Scopriamo di più attraverso le sue parole, che parlano di sogni, passioni ed entusiasmanti progetti futuri.
Stranger Things: com’è stata l’esperienza sul set? Incredibile. Faccio continuamente le lodi dei Duffer e di Shawn Levi. Ci hanno sempre dato molta libertà nel recitare; “fai qualsiasi cosa ti faccia sentire bene” era una frase che sentivo spesso sul set. Sono estremamente grata di averne fatto parte. Puoi dirci di più riguardo al film in uscita a novembre “Doctor Sleep” e al tuo personaggio Deenie? Sì, Doctor Sleep è il sequel di The Shining. Non voglio dire troppo, in quanto non voglio dare alcun spoiler a coloro che non l'hanno ancora visto, ma interpreto Deenie e ho un incontro nel film. Com’è stato lavorare accanto ad attori così celebri come Ewan McGregor? Lavorare con Ewan McGregor era sicuramente sulla mia lista dei desideri. È stato fin da subito accogliente e invitante, mi sentivo come se lo conoscessi da tutta la vita. Ho imparato così tanto da lui sul set e abbiamo condiviso tantissime risate! Come ti sei avvicinata alla recitazione? Hai qualche aneddoto relativo a una o più esperienze nel campo? La mia famiglia ha una certa storia nell'industria, sono cresciuta attorno a molta musica. Il mio prozio Sir Talmadge è stato presidente della Record Merchandising Co., responsabile della distribuzione di diversi artisti Motown e A&M Records. Mia zia, Crickett Haskell, era una talent agent e partner di Jim Gibson presso la J. Carter Gibson Agency e suo marito, mio zio Peter Haskell, era un attore prima che morisse nel ‘10. Anche da bambina, sono sempre stata attratta dal mondo dello spettacolo. Mia madre mi portò a vedere il Mago di Oz” quando avevo solo tre anni e anche lei ti direbbe che ero completamente ipnotizzata.
La musica è un’altra parte di te che hai potuto sperimentare e produrre con la tua canzone “Love Bites” contenuta nell’album degli Ice Nine Kills “The Silver Scream”. Come è nata questa collaborazione?? Ho conosciuto il cantante Spencer Charnas tramite un amico comune. Siamo finiti tutti in un bar karaoke, dopo aver bevuto qualche bicchiere ho preso coraggio e ho cantato “You and I” di Lady Gaga. In seguito, Spencer aveva mostrato interesse per una collaborazione. In realtà non pensavo che ne sarebbe venuto fuori qualcosa, ma un paio di mesi dopo si è messo in contatto con me proponendomi un brano ed è così che ho iniziato a registrare canzone per l'album.
La tua passione per la musica traspare anche dalla tua partecipazione all’evento benefico Strange 80s. Hai mai pensato di intraprendere questa carriera? Sì, assolutamente! Sono due anni che mi esibisco con Strange 80s. Si tratta di un concerto annuale di beneficenza organizzato da Charity Bomb Organization per la salute mentale. Mi sono sempre dilettata con la musica, dopo tutto è il mio primo amore. Comunque, fortunatamente sono stata così sopraffatta da tutte le opportunità che la recitazione mi ha offerto, che non ho avuto il tempo di prendere in considerazione di seguire esclusivamente la musica. Un giorno, idealmente, mi piacerebbe fare qualcosa per combinare le due passioni. Com’è stata la tua esperienza sul set di “Still The King” con il ruolo di Mabel? Ti appassiona il mondo delle sit-com? Mabel mi ha portato tanta gioia! Direi che la maggior parte del mio lavoro finora è stato drammatico, quindi lavorare su una sit-com è una boccata d'aria fresca. È una sensazione fantastica andare al lavoro sapendo che passerai l'intera giornata a ridere dentro e fuori dallo schermo. Direi che non vedo l'ora di ricevere degli script per le sitcom. Hai qualche progetto futuro in mente? C'è sicuramente qualche work in progress, ma nulla di cui posso ancora parlare.
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y tt e r P Bows Analog Photography Mattia Pasin Style Letizia Maria Allodi Model Emma Frick c/o Milk Management Makeup Chantal Amari Hair Style Kei Takano Photo Asisstant Luca Strano Special Thanks Cre8 Studio London
"Per chi lavora con l’arte, il consiglio migliore che si possa ricevere è “tieni gli occhi aperti”. Osservare ogni cosa, riflettere su ogni cosa, trarre ispirazione da ogni cosa. A conti fatti, questo è un buon consiglio proprio per chiunque. Madre Natura è la più benigna dispensatrice di ispirazione. Fiocchi, rouches e drappeggi imitano la sofisticatezza dei fiori e la leggerezza delle farfalle."
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Qui e di fronte: Abito bianco Irada | Scarpe Ancuta Sarca
Abito blu Kata Haratym
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La guida per quali accessori indossare in una vacanza sulla neve
Glam WINTER
Tempranti, gelide folate di vento in un’atmosfera romantica e innevata in montagna, sorseggiare della cioccolata calda, camminare per boschi, pattinare sul ghiaccio, sfoggiare abilità sciistiche in piste avventurose e concludere le giornate con serate in eleganti chalet. La perfetta vacanza sulla neve deve necessariamente essere accompagnata dai giusti accessori, quelli funzionali, adatti ad attività sportive, ma anche quelli più briosi ed eclettici, adatti a serate eleganti all’ombra di un caldo caminetto.
All show images courtesy of gorunway.com | All products images courtesy of the reference brand and modaoperandi Here: Fendi ph. Armando Grillo, Louis Vuitton ph. Andrea Adriani FW19 show Opposite: Kenzo show ph. Alessandro Lucioni | Versace sunglasses | Casadei and Chanel Boots | Burberry, Loewe, Max Mara sunglasses
words Ludovica Mucci
Le sfilate autunno-inverno 2019 ci hanno suggerito molti spunti di riflessione e di stile che oscillano tra tendenze minimal ad altre più stravaganti ed eclettiche. Così anche gli accessori si colorano di varie sfumature, assecondando lo stile asciutto e pulito da un lato e accentuando quello più eccentrico, colorato ed esuberante dall’altro, ampliando lo spettro di un’estetica che sempre più si rifà ad epoche lontane e contemporaneamente si affaccia al futuro. Scorrendo tra gli archivi delle sfilate, il team Latest ha scovato alcuni degli accessori indispensabili per una perfetta vacanza innevata ed ecco una guida comprensiva di alcuni compagni di viaggio assolutamente immancabili. Sulla neve si sa, la prima regola è essere ben protetti, quindi perché non iniziare da un bel paio di occhiali? Oltre ad essere un accessorio in grado di definire e valorizzare la conformazione del viso e sfoggiare una determinata allure, gli occhiali sono al tempo stesso funzionali in quanto proteggono dai raggi UV e da altri agenti esterni che potrebbero danneggiare gli occhi. Per una vacanza sulla neve diventa quindi un must-have ma anche di praticità. Alcune opzioni possono adattarsi ad atmosfere fredde e nevose. La forma che per eccellenza è perfetta per gli sport invernali è sicuramente la maschera, che per le collezioni autunno-inverno 2019 è stata interpretata in diverse nuance di colore. Esemplare è il modello firmato Emilio Pucci con sfumature di rosa e quella più aggressiva e sportiva di Emporio Armani in arancione. Per un tocco di femminilità in più vi sono le opzioni Givenchy e Fendi con le loro lenti sottili e colori sfumati. Per un look post-sciata un occhiale dalle interessanti forme geometriche potrebbe essere l’ideale per starsene comodi al sole invernale e sorseggiare una buona cioccolata calda in grande stile. L’occhiale Zimmerman dai toni nude potrebbe fare centro, come anche quello di Self-Portrait dalla forma esagonale in tonalità rosse che rievoca lo stile aviatore. Per rimanere sul classic-chic un occhiale rotondo è quello che serve per affrontare una giornata di neve in pista o qualche sentiero di montagna. Zimmerman e Prada con i colori tenui tendenti al verde offrono soluzioni pratiche sfoggiando nuance in perfetto pendant con le atmosfere naturali. p.117
k o o L Top Un semplice caschetto per proteggere la testa sarà sicuramente adatto alle attività sportive più estreme ma non è sufficientemente glamour per soddisfare un’intera vacanza per le più fashioniste. Chanel e Dior arrivano in soccorso! La collezione autunno-inverno 2019 di Chanel, nonché l’ultima collezione di Karl Lagerfeld, è stata proprio ambientata in uno chalet invernale, pertanto la Maison francese può essere la fonte d’ispirazione per eccellenza per una vacanza in grande stile. Un punto forte della collezione è stato proprio il cappello, realizzato secondo la tipica texture bianca e nera Chanel, ad eccezione per alcune trame in tinta con i cappotti maxi. Questo accessorio è adatto per le passeggiate mattutine in montagna. Super chic. I cappelli bucket di Dior disegnati da Stephen Jones non sono da meno. La texture e la forma semplice e delicata si prestano a molteplici situazioni, il winter hiking potrebbe essere tra queste! Alcuni stili più classici ma sicuramente funzionali sono i cappellini con visiera in pelle Sportmax o il classico berretto firmato Versace. Se invece si vuole lasciare il segno in una serata tra amici senza rischiare di morire di freddo, i berretti di lana con piume applicate firmati Marc Jacobs rappresentano una scelta coraggiosa ed eclettica che sicuramente sortirà l’effetto voluto.
All show images courtesy of gorunway.com | All products images courtesy of the reference brand and modaoperandi | Here: Chanel FW19 show ph. Armando Grillo Prada winter hat and boots | Saint Laurent cotton crochet hat with crystals | Dior leather saddle belt | Opposite: Kenzo show ph.Alessandro Viero Kenzo shot detail and Etro show ph.Alessandro Lucioni | Emporio Armani sunglasses | Gucci red cap | Saint Laurent leather boots | Ann Demeulemeester gloves | Dior camp boots
LATEST aCCESSORI
Parte sicuramente essenziale di un outfit da montagna sono gli stivali. Devono proteggere dal freddo e dalla neve ma anche sopravvivere ad una giornata di sport intenso. Ecco perché gli stivali autunno-inverno 2019 sono perfetti per una vacanza in montagna in stile grunge-chic, fatto di chiusure in metallo, cerniere e lacci. Esemplari sono gli anfibi Alexander McQueen in pelle nera lucida ad altezza polpaccio, ideali per qualsiasi tipo di terreno, così come quelli firmati Dior e gli anfibi di Prada con tanto di piccole tasche incorporate sostenute da due cinturini, molto utili per qualsiasi bisogno che può sopraggiungere durante un lungo cammino. Per un look serale più ricercato ma sempre funzionale, gli stivaletti in pelle nera di The Row, i Longchamp dai tacchi vertiginosi o gli ankle boots in pelle rossa fiammante di Kenzo; d’altronde una vacanza sulla neve potrebbe includere anche il Natale o il Capodanno, giusto? In ogni caso meglio essere preparate e perché no, avere qualche opzione tra cui scegliere. Un’alternativa sicuramente audace e sofisticata è la stampa animalier. Le stampe pitonate domineranno la scena per tutto l’autunno-inverno di quest’anno, quindi perché non portare un po’ di ventata esotica anche sulla neve? Sarà un vintage look di tutto punto con il python-pink di Casadei e Paris Texas. Per un look classico ed elegante intramontabile uno stivale alto in total white firmato Dries Van Noten può illuminare qualsiasi party.
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E le borse? Anche se forse sarebbe complicato portare una borsa su una pista da sci o su uno slittino, sicuramente non può mancare lo zainetto tecnico, adatto ad ogni attività sportiva di montagna, quindi perché non optare per una scelta ecologica in luoghi turistici come questi? La soluzione? Il caldo e comodo zainetto Chanel o lo zainetto in econyl di nylon riciclato firmato Prada. Comodo, funzionale, sostenibile e disponibile anche in versione mini da indossare a mo’ di marsupio. A proposito, per chi invece preferisce optare per una soluzione comoda ma chic, le borsette da cintura sono l’ideale per portarsi dietro oggetti essenziali durante un’attività all’aperto. Per questo tipo di accessorio c’è davvero l’imbarazzo della scelta, tra quelle proposte da Dior, Valentino, Alexander McQueen o Chanel. Per le giornate più fredde passate a fare un po’ di sight-seeing consigliamo le borsette dalla texture morbida in faux fur liscia o arricciata, vedi la borsetta in un marrone caldo firmata Staud. Per ultimi ma non meno importanti, gli accessori per capelli e i gioielli. Quest’anno, le collezioni autunno-inverno 2019 sono state dominate da una generale fascinazione per il mondo regale, probabilmente ispirate dagli ultimi film incentrati sulla monarchia inglese, vedi “Queen Mary of Scots” e “La Favorita”, per questo non sono mancate le perle negli orecchini, come quelli firmati Emilia Wickstead, nelle collane, nei bracciali, fino a diventare anche cerchietti per capelli firmati Givenchy e Dolce & Gabbana. Per un look serale effortless chic, le perle con la loro pura semplicità sanno rendere indimenticabile un abito e impreziosire il volto o adornare i capelli a mo’ di diadema. Una corona di perle rende un paesaggio innevato ancora più magico.
All show images courtesy of gorunway.com | All products images courtesy of the reference brand and modaoperandi Qui: Chanel FW19 show details ph. Armando Grillo | Simon Rocha chunky hairclip | Chanel backpack in wool shearling Di fronte: Shows of Alberta Ferretti and Max Mara ph. Filippo Fior, Balmain ph.Daniele Oberrauch Su: Acne Studios leather belt bag | Giù: Lanvin hourglass earrings| Max Mara sunglasses | Chanel leather beltz bag | Lizzie Fortunato oyster pearl necklace
LATEST aCCESSORI
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LA Vita SEMPLICE Photography Katharina Werle Style Michaela Konz Model Ivana c/o Louisa Models Hair Style, Makeup Adina Hensel
“La ricerca della felicità ci porta sempre su strade contorte e, forse, il viaggio non ha mai veramente fine. Dopotutto, conta di più il cammino che la meta, non è così che dicono? Oggi sembra che la felicità risieda soprattutto nella riscoperta di ciò che è genuino. L’erba sotto i piedi e il cielo sopra la testa, nelle orecchie il suono del vento. Almeno per un weekend, ci meritiamo di respirare l’aria fresca dei campi, che si estendono in lande brumose e indisturbate. Anche ciò che indossiamo viene dalla natura e ci avvolge senza costringerci. Maglioni e smanicati in lana vergine, camicie di cotone bianco e abiti lunghi. Non ci serve altro. Ora, godetevi il paesaggio.”
Camicetta Tory Burch | Pantaloni Nobi Talai | Scarpe Jimmy Choo
Total Look Miu Miu
Pullover Polo Ralph Lauren | Pantaloni Woolrich | Scarpe Sportmax
Pullover Pringle of Scotland | Gonna No.21 | Scarpe Hermès
Abito Prada
Cappotto, Scarpe Paul Smith | Dolcevita Max Mara | Gonna Nobi Talai Di fronte: Abito Prada
Giacca Tory Burch | Gonna Ganni | Collant Falke | Scarpe Marc O‘Polo | Cappello Valentino via mytheresa.com
Cardigan Antonia Zander | Gonna Miu Miu | Abito Gauchere | Scarpe Salvatore Ferragamo Di fronte: Cappotto Salvatore Ferragamo | Abito Rick Owens via mytheresa.com | Scarpe Tiger of Sweden
Top Jacquemus via mytheresa.com | Pantaloni Max Mara
The ECOLOGISTA Photography Flavia Sistiaga Style Louis Guimard Model Gabrielle Dubois Style assistant Loic Bourgeois Makeup, Hair Style Helena Henrion
Parlare di sostenibilità è diventato molto semplice oggi. Chiunque è disposto ad ascoltarti ed è un terreno fertile su cui costruire la propria reputazione: una carta da giocare senza troppi rischi. Proprio per questa relativa semplificazione del termine è di vitale importanza parlare di greenwashing. Per evitare prima di tutto che la sostenibilità divenga uno strumento facile con cui abbindolare il pubblico - tutti noi compresi. In secondo luogo, per assicurarci che ci sia effettivamente un riscontro positivo nelle pratiche e nelle politiche dei produttori, non solo nel campo della moda ma anche in tutti gli altri settori. In un mercato saturo saper scegliere cosa acquistare è un dovere morale prima di tutto. Il greenwashing, per chi non fosse ancora entrato a contatto con il termine, è la pratica di utilizzare la sostenibilità come strategia di marketing per accrescere il numero di clienti, senza avere un effettivo riscontro a livello pratico. In poche parole, possono essere accusati di greenwashing tutti quei marchi che si dichiarano eco friendly e ne fanno una bandiera, salvo poi impegnarsi veramente poco. O anche chi “nasconde” pratiche produttive dannose sotto comportamenti positivi non strettamente correlati. Pubblicità ingannevole, ecco di cosa si tratta in parole povere. Non è difficile immaginare quanto il greenwashing sia effettivamente capillare nel sistema pubblicitario della moda, oggi che la sostenibilità si sta rivelando valore di importanza cruciale nella scelta di consumo da parte dei clienti, soprattutto i più giovani. Non è difficile fare ricerca e, anche a piccoli passi, iniziare a saper distinguere tra ciò che è buono e ciò che non lo è. Basta un po’ di buona volontà. words Giulia Greco - fino a pag 147
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Internet è il posto migliore da cui iniziare, anche se è spesso un’arma a doppio taglio. Certe informazioni sono tuttavia chiare e indiscutibili e costituiscono quel bagaglio essenziale che tutti dovremmo avere. Per esempio conoscere i tessuti, la loro provenienza e la loro lavorazione. Privilegiare le fibre naturali come la lana, il cotone, la viscosa o la canapa (sì, la canapa! La fibra più innovativa e più antica allo stesso tempo) è molto importante, anche se non sufficiente. Le fibre sintetiche e artificiali, che arrivano principalmente dalla plastica, sono estremamente dannose non solo in fase di produzione ma anche dopo, vita natural durante. Non tutti sanno infatti che ogni volta che un capo in poliestere viene lavato rilascia nell’acqua una certa quantità di particelle di plastica che aggiungono nuovo inquinamento nell’ecosistema, in un ciclo potenzialmente infinito. Le aziende che dimostrano di utilizzare fibre naturali sono solitamente più coscienziose di altre. I prezzi e il numero di capi per collezione è un altro modo diretto con cui valutare un brand. Prezzi bassi e innumerevoli collezioni per anno sono indice di basso (se non inesistente) rispetto per l’ambiente e probabilmente di un sistema di produzione veramente inquinante. Le catene del fast fashion sono un punto dolente e parlare di sostenibilità quando si considera il loro sistema produttivo sembra una contraddizione in termini. E’ vero che alcuni marchi cercano di adottare e indurre comportamenti positivi nei clienti, come il ritiro dei capi usati o il riciclo. Tuttavia, se questi accorgimenti sono lodevoli, sono anche molto piccoli se comparati con gli aspetti negativi della produzione e non possono essere presi in considerazione nella definizione di sostenibilità. Ogni piccolo passo conta, ma bisogna concentrarsi sui danni di portata maggiore per avere risultati efficaci su larga scala. In egual modo, bisogna stare attenti alle ricerche che si compiono: che un marchio sia affiliato e collabori con ONG e progetti umanitari è, di nuovo, una bellissima cosa. Tuttavia non è rilevante se si parla di produzione, perchè non ci dice niente riguardo ai capi e a come sono trattati. Definire le proprie priorità è alla base delle ricerche che si possono compiere sulle aziende.
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Proprio questo è il secondo step che si può compiere facilmente su internet: informarsi sui brand. Sembra una cosa scontata, ma non lo è affatto. Leggere la sezione About dei siti e scorrere il materiale d’archivio pubblicato che riguarda la catena di produzione e i valori su cui si basa può dirci molto su un marchio. Nella maggior parte dei casi queste informazioni sono trascurate, ma sono davvero un buon modo per conoscere “chi produce i nostri vestiti” (vi ricordate la campagna #whomademyclothes su Instagram?). Se vogliamo produrre un cambiamento nel sistema dobbiamo invertire la tendenza e trasformare il consumo passivo a cui siamo sottomessi ora in un comportamento controllato e coscienzioso, in cui il rapporto produttore-consumatore si basa su conoscenza e fiducia reciproca. Guardando alle pagine web dei marchi, vi consigliamo di fare una rapida ricerca sulle certificazioni e i progetti cui hanno preso parte. Per esempio il Global Organic Textile Standard (GOTS), una certificazione indipendente che riguarda l’intero processo produttivo di un capo e ne attesta la provenienze e la sostenibilità. L’obbiettivo dell’associazione, come riportato sul sito web, è di definire degli standard da rispettare, dallo stato organico delle fibre (agricoltura e lavorazione) fino al contatto con il consumatore, passando per i diversi stadi di produzione, così da assicurare che tutto il processo sia assolutamente trasparente e accessibile. I marchi che possiedono questa certificazione hanno passato tutti gli stadi del controllo e i loro prodotti sono sicuri. Per i brand non è sempre facile tracciare tutta la filiera, soprattutto quando parliamo di produzioni grandi. La produzione avviene in altri stabilimenti e, spesso, sono questi ultimi ad utilizzare tecniche inquinanti o a sfruttare i lavoratori del terzo mondo, senza che l’azienda madre ne sia a conoscenza. Questa ovviamente non è una scusante e molti marchi si stanno interessando sempre di più alla questione, cercando di definire con precisione tutti i passaggi che i capi compiono prima di arrivare in negozio. Appoggiarsi ad associazioni e iniziative come la Global Organic Textile Standard è molto facile, da un lato, ed estremamente utile dall’altro, perchè i marchi possono assicurarsi di ciò che producono, lasciando agli esperti il controllo su tutti i livelli.
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Oltre ai siti web privati di marchi, noi vi consigliamo di consultare siti dedicati come Good Guide e Green Wikia. Sono piattaforme create da esperti che, con l’aiuto di esperienze personali e opinioni dei clienti, lavorano per creare un database con prodotti di ogni tipo, tracciandone la provenienza, sottolineando i valori e la composizione, ponderando l’impatto ambientale effettivo che hanno avuto in fase di produzione e che avranno nel corso del tempo e fornendo consigli di acquisto. Questi due sono più che altro incentrati sui prodotti per la cura personale e il lifestyle, ma vi ricordiamo anche il caso di AURA, la piattaforma dedicata alla tracciabilità dei beni di lusso brevettata da Microsoft in collaborazione con LVMH, che è attendibile e importante per il nostro futuro, per cui la nostra speranza è che sempre più marchi decidano di usufruirne. Insieme a questo c’è da aggiungere il nuovo interesse delle istituzioni governative, che negli ultimi anni hanno creato leggi apposite per il controllo non tanto della lavorazione dei prodotti - che non è materia nuova - ma per il controllo della pubblicità e della comunicazione, che è sottoposta al vaglio per assicurare ai clienti che sia veritiera e rilevante. Anche a livello internazionale ci sono dei patti che certificano l’impegno dei marchi. Nell’ultimo anno è stato presentato al G7 di Biarritz il Fashion Pact: i brand che hanno firmato l’accordo si impegnano per raggiungere gli obbiettivi definiti per ridurre l’impatto ecologico causato dal settore tessile. Ne fanno parte, tra gli altri, Adidas, Burberry, Giorgio Armani, il gruppo Inditex e H&M. Le risorse sono veramente moltissime e basta una piccola ricerca per diventare un po’ più coscienziosi nell’acquisto. La pratica del greenwashing è, purtroppo, molto estesa e spesso anche inconsapevole. Questo dipende dalla scarsità di informazioni e forse anche dalla scarsità di figure professionali nell’ambito comunicazione. Chi parla ai consumatori di oggi sono influencers e bloggers che, nella maggior parte dei casi, non hanno un’educazione corretta in materia e si limitano a sponsorizzare prodotti senza essersi accertati dell’origine o della composizione. Sicuramente questo non vale per chiunque, ma causa una buona parte del problema. Quindi informiamoci, ma in modo coscienzioso e critico. Facciamo le nostre ricerche, proviamo sulla nostra pelle e cerchiamo di trasmettere le nostre conoscenze, seppur minime, a chi ci circonda. E’ sicuramente finita l’epoca del consumo passivo.
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Dettaglio di dipinto by Damien Hirst at “The Veil Paintings” di Gagosian, Los©Damien Angeles. Foto byinEmily per Artsy Dettaglio di dipinto Hirst “The Berl Veil Paintings” al Gagosian, Los Angeles | foto Emily Berl per Artsy
Damien Hirst. Damien Hirst è uno dei principali esponenti del movimento pittorico inglese contemporaneo e la sua arte, geniale e personale, desta grande interesse nella critica. Tema principale è la morte, che Hirst indaga soprattutto in relazione al mondo animale e che emerge dalle sue opere come un aspetto naturale della vita che accomuna tutti noi. Nonostante la tematica in sè sia tradizionale, l’artista britannico l’ha ampliata in modo del tutto originale: animali morti sezionati (così da mostrare sia l’interno che l’esterno del cadavere), collage di farfalle You with many brands like e uncollaborated famoso teschio tempestato di diamanti, fino alla composizione Cartier, Estee Lauder or David Webb, brands della Biennale di Venezia del 1993 composta da metà mucca e metà that have their own creative identity. How did che Hirst predilige vitello. Il mezzo d’espressione non convenzionale you to find thespettatore, balance between theirvuole in realtà eliminare puòmanage creare shock nello ma l’artista artistic guidelines and your style in these il timore e il dolore che l’uomo prova quando si rapporta alla morte, collaborations? per creare una fruizione serena. Le sue istallazioni sono composte di materiali diversi, da pittura, scultura e disegno insieme e indagano un Many of these brandstra were wonderful work territorio al confine arte e scienza,toche l’uomo cerca costantemente with, fortunately! We worked closely together to La reazione fisica di esorcizzare attraverso la religione e la medicina. do something that felt both on brand for them istantanea che lo spettatore sperimenta davanti alle istallazioni è la and authentic to my work style.perchè There solo weredopo un brivido o un parte più importante per and l’artista, times this didn’t always happen (especially sensowhen di nausea, l’audience può iniziare una riflessione proficua sulla inmorte. the beginning), but overtime I have learned toNon fight it where cananche - or turn down the project. solo morteIma - e soprattutto - vita. “The Miraculous When there’s not a certain respect in the più criticate di Hirst e risale Journey” è una delle istallazioni scultoree collaboration it’s often very successful al 2005, realizzata per not l’inaugurazione del for nuovo Sidra Medical Center either party. At the same time there’s sometimes in Arabia Saudita. Le 14 sculture monumentali (sono alte dai 5 agli 11 ametri) challenge of èfiguring outraccontano how to create di cui composta il “viaggio” del feto dalla feconsomething authentic that works for both of you, della vita e toccando dazione fino alla nascita, celebrando il miracolo which I findinusuali fun. It may always clear from tematiche per ilnot mondo delbemedio oriente. the get go. Hirst divide la critica e accanto a chi celebra la sua arte come visionaria c’è chi ne disprezza lo stile e lo sfarzo. Materiali preziosi, strutture esagerate e moltissimi soldi spesi per attrarre fama e visibilità, senza contare la lista lunghissima di artisti a cui Hirst ha “rubato” elementi e idee, senza alcuna paura ad ammetterlo. p.107 p.59 p.67
“Incapace di percepire le Tue forme, Ti sento tutto intorno a me”. Anche senza guardare, percepisco il mondo che mi circonda, perchè entra sotto pelle. Non ho bisogno di un’immagine mentale, per sapere se il sole splende o se invece le nuvole formano uno strato tra me e l’universo. Riconosco l’odore dell’aria rarefatta quando è quasi inverno e siedo nell’erba alta e secca, sulla riva del lago. So che colore hanno i sassi del sentiero. Non ho bisogno di vederlo, né di sentirlo, né di odorarlo. Il mondo intorno a me parla il mio stesso linguaggio e io lo sento.
Cold
LAKE
Photography Jaan Eric Fischer c /o Katrin Hohberg Style Izabela Macoch c /o Katrin Hohberg Model Esme Ham c/o Le Management Makeup, Hair Style Bert Kietzerow using Chanel, Londa professional, Kadus professional
Cappotto Fassbender | Top Odeeh
Cappotto Dawid Tomaszewski | Abito Lena Hoschek | Dolcevita Dorothee Schumacher | Calzini Falke | Scarpe Dr Martens Di Fronte: Jumpsuit Nobi Talai | Pullover Marcel Ostertag | Scarpe Dr Martens
Abito Marina Hoermanseder
Tuta a gilet Nobi Talai | Pullover Marcel Ostertag | Scarpe Dr Martens Di fronte: Abito Nobi Talai | Gonna MaisonnoĂŠe | Collant Falke | Stivaletti Dawid Tomaszewski
Top Odeeh
Abito Lala Berlin | Maglione Maiami Berlin | Stivali Laura Gerte Di fronte: Overall Leonie Mergen | Giacca Lina Phyllis Falkner
Cappotto Lena Hoschek | Abito Dorothee Schumacher | Top MaisonnoĂŠe | Collant Falke | Scarpe Dr Martens Di fronte: Poncho Nobi Talai | Abito MaisonnoĂŠe | Stivaletti Dawid Tomaszewski
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Selina WAMUCII l'imprenditrice agricola Africana che sta davvero aiutando la produzione del suo Paese words Ludovica Mucci Si chiama Selina Wamucii l’azienda africana che gestisce una comunità di piccoli agricoltori locali attraverso una piattaforma social. L’obbiettivo dell’organizzazione è garantire un elevato standard di qualità del cibo prodotto e al contempo assicurare l’integrazione di piccoli proprietari terrieri provenienti anche da aree remote dell’Africa nel complesso sistema di buying e distribuzione agricola. Secondo le stime dell’azienda, circa il 60% di alimenti prodotti da alcuni terreni in Africa rischia di non raggiungere il mercato per via della residenza del produttore in aree remote o per la mancanza delle certificazioni adeguate a distribuire il raccolto a livello mondiale, con il rischio di sprecare del cibo di ottima qualità e di peggiorare le precarie condizioni di vita degli agricoltori. Il lavoro di Selina inizia proprio tra il produttore e il buyer; infatti, attraverso la sua piattaforma sarà possibile stabilire contatti tra queste due realtà e garantire il tracciamento del raccolto e la sua qualità. L’accesso al servizio si effettua tramite smartphone contattando un codice USSD. p.162
courtesy of Expo2020Dubai.com
Entro il 2025, l'azienda mira a coprire ogni singolo produttore Africano
Selina Wamucii garantisce inoltre un vero e proprio programma di training attraverso il quale il produttore potrà migliorare il suo processo di lavorazione e coltivazione utilizzando strumenti e prodotti non dannosi per l’ambiente e così raggiungendo un equilibrio tra lo sviluppo dell’economia e il rispetto dell’ecosistema sul quale si lavora. Il cibo prodotto potrebbe corrispondere ad un sostentamento sano e completo, poiché riguarda ogni categoria alimentare, dalla frutta e verdura, al pesce e carne, spezie ed erbe, semi e legumi e altri beni tra cui il caffè e tè. Al momento, il sistema implementato dall’organizzazione si sta occupando della valorizzazione delle value chain in Etiopia, Kenya, Tanzania, Rwanda, Uganda, Mozambico e Madagascar. Entro il 2025, l’azienda punta a coprire ogni singolo produttore africano e cooperare così allo sviluppo e alla crescita di
uno dei settori più importanti del continente. Ecco che in questo scenario di innovazione ed espansione si colloca il lavoro dell’Expo Dubai 2020 e in particolare il contributo di Expo Live, il programma di finanziamento ordito dall’Expo Dubai 2020, che ha infatti stabilito una partnership con Selina Wamucii con l’obiettivo di sostenerla e accompagnarla verso il raggiungimento di questo importante obiettivo. La collaborazione prevede un programma della durata di un anno, in cui l’associazione affiancherà Selina Wamucii nell’implementazione di nuove funzionalità per l’applicazione social, tra cui il reclutamento di nuovi agricoltori e il raggiungimento della certificazione GLOBAL GAP, una delle più riconosciute e richieste da parte di molte aziende europee della Grande Distribuzione Organizzata insieme all’Organic Certification. p.161 p.153 p.155 p.177
“La piattaforma efficiente ed accessibile di Selina Wamucii potrebbe aumentare significativamente il margine di guadagno degli agricoltori e ridurre la quantità di cibo sprecato” ha dichiarato Yousuf Caires, vicepresidente dell’Expo Live. “L’idea coincide con tutte e tre le tematiche evidenziate dall’Expo Dubai 2020, valorizzare le opportunità e la movimentazione dei beni in modo efficiente e contribuire allo sviluppo di un’industria agricola più sostenibile. Con la ferma convinzione che l’innovazione può originarsi in qualsiasi luogo e da chiunque, esploriamo il mondo alla ricerca di soluzioni creative che stanno già avendo un impatto sulla società. Finanziando, accelerando e promuovendo le migliori iniziative, speriamo di lasciare un retaggio non solo agli UAE e alla regione ma anche al resto del mondo.” L’Expo Live non è l’unico partner di Selina Wamucii, l’associazione ha infatti stretto accordi con una delle più grandi case di moda premium del mondo, Tommy Hilfiger, il quale nel 2018 ha lanciato la Social Innovation Challenge,
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un’iniziativa che ha l’obiettivo di supportare le start-up e offrire una consulenza alle imprese che stanno inventando nuove soluzioni per migliorare la qualità della value chain nell’industria della moda. Selina Wamucii lavora anche con le comunità di piccoli proprietari terrieri che lavorano il cotone, uno dei tessuti più utilizzati nell’industria della moda. Con l’obiettivo di integrare un approccio più sostenibile, Tommy Hilfiger supporta Selina Wamucii nello sviluppo della value chain, a cominciare dal miglioramento della qualità del cotone affinché raggiunga elevati standard di produzione. Il lavoro di aziende come quelle di Selina Wamucii è un caso esemplare di collaborazione e valorizzazione delle piccole comunità, al fine di renderle protagoniste attive nello sviluppo e avanzamento dell’economia del continente, preservando al tempo stesso uno stile di vita sostenibile che non danneggi l’ambiente. Il risultato è un perfetto sodalizio tra la natura e l’uomo.
NATIONALTRUST.ORG.UK
ARCHITETTURA DEL FUTURO?
è Green
La linea tra sogno e realtà si fa sempre più sottile Il cambiamento climatico, l’innalzamento dei livelli dei mari, le emissioni di anidride carbonica sono questioni discusse all’ordine del giorno e che ormai rappresentano la sfida più grande che l’umanità abbia mai dovuto affrontare per cercare di invertire la rotta su cui ha impostato la sua evoluzione.
Hyperions Eco-Neighborhood India | courtesy of Vincent Callebaut
words Ludovica Mucci fino a pag 171
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Editor’s letter
Oxygen Eco Tower | courtesy of progettocmr.com
La minaccia della scomparsa di interi ecosistemi, i continui e inascoltati allarmi che provengono dalla Terra stessa e le migrazioni di interi popoli sono dei campanelli d’allarme che richiedono soluzioni immediate su diversi punti di vista, siano questi sociali, culturali, economici. Ecco che l’implementazione di un modello di vita sostenibile smette di riguardare solamente poche industrie, ma diventa una comune responsabilità. In quest’ordine di idee, sono esemplari i primi passi compiuti dal mondo dell’architettura nel concepire spazi urbanistici sostenibili rispettosi dell’ambiente e che possano essere adeguatamente vissuti dalla futura generazione, che non a caso è quella che richiede interventi più decisivi e non solo parole o piani a scadenza. I termini più utilizzati per descrivere questo impegno sono diversi, ma tutti accomunati dallo stesso scopo. Infatti si parla di bioarchitettura, un’architettura cioè che presuppone un’azione ecologicamente consapevole nel pieno rispetto degli ecosistemi, o ancora, di architettura verde, che si avvale di limitare lo spreco di energia, implementandone di più sostenibili e considerando inoltre l’impatto a lungo termine degli edifici costruiti. Il team Latest ha selezionato alcuni progetti degni di nota che stanno definendo l’arduo percorso verso
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un futuro sostenibile a lungo termine, spaziando da idee assolutamente creative e futuristiche, a soluzioni più immediate e pratiche tuttora implementate. Prima di inoltrarci sulla via del sostenibile, occorre però fare il punto della situazione con qualche cenno storico. Al contrario di quello che si possa pensare, l’idea di un’architettura green risale agli anni ’60 e i primi ’70, epoca in cui Lewis Mumford, filosofo sociale e critico d’architettura, Ian McHarg, architetto del paesaggio originario della Scozia e lo scienziato inglese James Lovelock gettarono le basi del design green, diffondendo alcuni principi ambientalisti determinanti. Appartiene a Mumford il pensiero filosofico secondo cui per sovvertire il sistema di potere e sprechi generati da un utilizzo sfrenato dell’alta tecnologia, bisognasse sfruttare l’energia prodotta dal sole e dalle piante per ricavare cibo e forza lavoro. È di Ian McHarg, invece, la concezione della Terra come un organismo vivente in serio pericolo da proteggere concentrando il più possibile i centri abitati e lasciando che gli ambienti naturali prosperino in completa autonomia. La concezione della Terra come un organismo in grado di sopravvivere basandosi su delicati equilibri naturali è ulteriormente sviluppata nell’ Ipotesi Gaia di Lovelock.
Queste prime formulazioni rappresentano le basi per le successive teorie e standard di condotta per la salvaguardia dell’ambiente, come ad esempio l’importante traguardo raggiunto dalla comunità di architetti e costruttori risalente al 1994 con l’emanazione del Leadership in Energy and Environmental Design (LEED) da parte dell’U.S. Green Building Council, che ha istituito alcuni dei principi fondamentali per le costruzioni green, tra cui il riciclo dei materiali, l’utilizzo di risorse senza sostanze tossiche, il risparmio di acqua e dove possibile il riutilizzo di costruzioni già esistenti. Tra i tanti architetti, critici e fisici che si dedicarono al tema si annovera l’architetto Malcolm Wells, l’architetto Pliny Fisk III, fondatore del Center for Maximum Potential Building Systems nel 1975, i coniugi fisici Amory e Hunter Lovins, fondatori del Rocky Mountain Institute nel 1982, un centro dedicato alla ricerca e alla promozione della teoria formulata da McHarg and Lovelock, e l’architetto William McDonough, che nel 1985 costruì l’Environmental Defense Fund Building a New York, il primo sito urbano in grado di conservare energia grazie all’introduzione di innovativi impianti interni, tra cui il sistema di trattamento dell’aria. La ricerca e le innovazioni pionieristiche di questi rappresentanti costituiscono ad oggi un’importante fonte di ispirazione e più in generale una guida nella definizione di nuove strutture che stiano al passo con le necessità della vita moderna. È il caso di un grattacelo concettuale per Alexanderplatz a Berlino sviluppato dagli architetti Agnieszka Preibisz e Peter Sandhaus, concepito come una struttura ad otto che ruota intorno a dei veri e propri giardini e sostenuto da cavi. Il Green8, questo il nome del grattacelo, risponderebbe alle esigenze delle famiglie moderne che desiderano vivere in un contesto urbano in armonia con la natura, che non sacrifichi la dinamicità della vita di città e che al contempo celebri uno stile di vita rispettoso dell’ambiente.
su: Bosco Verticale | Stefano Boeri | photo of Plflcn giù: Nautilus eco resort Philippine | courtesy of Vincent Callebaut
Editor’s letter
Il progetto si sviluppa su un’idea di cooperazione collettiva, immaginando uno spazio non solo adibito alla casa, ma un luogo in cui è possibile coltivare il proprio cibo, svolgere attività sportive e di svago, adatto alle vecchie e nuove generazioni. Al momento, gli architetti si stanno consultando con degli ingegneri per verificare l’efficacia della struttura. Risalente a qualche anno fa ma non meno innovativo, è la struttura ideata dal team di Progetto CMR nel 2016, la Chongqing Jihua Yuelai Oxygen Tower, collocata di fronte al fiume Jialing, nella zona di Yuelai Expiation Town a Chongqing in Cina. Il modello geometrico della struttura è quella di un fiore che si solleva verso l’alto. La struttura ospita residenze di lusso che rimangono vicine alla natura, grazie ai numerosi giardini privati che si uniscono alla struttura innovativa del complesso creando esclusivi equilibri. Famoso in tutto il mondo per la sua struttura pionieristica, il Bosco Verticale di Milano, progettato da Boeri Studio, (composto da Stefano Boeri, Gianandrea Barreca e Giovanni la Varra), rappresenta ancora oggi un brillante esempio della creatività e manodopera italiana, oltre che un modello urbanistico composto da
su: Green8 Berlin | courtesy of Peter Sandhaus giù: Hyperions Eco-Neighborhood India | courtesy of Vincent Callebaut
un vero e proprio ecosistema a misura d’appartamento. Definito dalla giuria del premio International Highrise Award 2014 come un “grande esempio di simbiosi tra architettura e natura”, il Bosco Verticale ha ricevuto il premio per il miglior grattacielo del mondo. Inaugurato ad ottobre del 2014, è stato un progetto che aveva come obiettivo una riqualificazione del verde a Milano in vista dell’Expo2015. Tra le tante soluzioni tecnologiche innovative per la salvaguardia ambientale sono state applicate delle pale eoliche, dei pannelli fotovoltaici utilizzati per rivestire i parapetti e le coperture ed energia geotermica per gli impianti di riscaldamento e condizionamento. Nel grattacielo crescono oltre 1.000 esemplari tra piante, cespugli, fiori ed alberi, sostenuti da insetti inseriti nel contesto vegetale proprio per favorire il mantenimento naturale del piccolo ecosistema. Il microclima instaurato produce umidità, che assorbe C02 e polveri sottili e
Hydrogenase project | courtesy of Vincent Callebaut
garantisce la continua circolazione di ossigeno. Tale utopia forse non è destinata a rimanere tale. Alcune tra le più visionarie idee dell’architetto belga Vincent Callebaut suggeriscono il desiderio, oltre alla necessità, di considerare delle aree urbane che convivano con la natura, al punto da fare di questa una parte integrante delle strutture. L’idea di Callebaut è di ridurre le emissioni e di privilegiare un’ottica green sfruttando energia solare e persino le correnti d’aria e marine. Tra gli svariati progetti futuristici di questo architetto visionario, sicuramente degno di nota è il “Nautilus Eco-Resort”, un progetto che ha l’obiettivo di contrastare il degrado ambientale delle Filippine causato dall’attività di pesca estrema, dalle forti correnti turistiche che assaltano questi luoghi magici e dal generale cambiamento climatico in atto. Il progetto prevede zero emissioni, zero sprechi e zero povertà, grazie a materiali di riciclo direttamente prelevati dall’arcipelago, e ha l’obiettivo di diffondere l’idea di un turismo più consapevole.
Al momento il progetto si trova in fase di progettazione schematica. Dalle Filippine si passa a Nuova Delhi, per cui Callebaut ha ideato “Hyperions”, un progetto in fase di progettazione schematica concepito per incentivare l’attività di agricoltura green. Quasi fantascientifico è invece il progetto “Hydrogenase” concepito per Shangai, che consiste in un’aeronave verticale a bioidrogeno provvista di un impianto di coltivazione di alghe per riciclare CO2. Le idee per un’architettura green non mancano e alcune di queste potranno sicuramente essere realizzate in un immediato futuro. L’Expo2020 di Dubai fornirà sicuramente nuove e stimolanti prospettive. Nel frattempo, il titolo dell’esposizione “Connecting Minds, Creating the Future”, (collegare le menti, creare il futuro), può già darci qualche indizio. Non resta che aspettare e vedere quali brillanti innovazioni rivoluzioneranno la nostra società negli anni a venire. p.171
“Righe dritte e strutture geometriche controllate. Chi vive in città conosce la regolarità delle cose realizzate dall’uomo. Una vita che si svolge sulla scala del bianco e nero, in cui le sfumature e le incertezze hanno ben poco spazio. Qui i dettagli diventano fondamentali: come una camicia con applicazioni floreali, che porta con sè il caos frizzante del mondo al di fuori delle mura..”
Exit Photography Christina Kapl
Style Marcello Bona Model John-Lloyd c/o Izaio Management Grooming Stefanie Stürmer Using Oribe and Dior
Apertura: Pullover, Pantaloni Salvatore Ferragamo |Scarpe Bally Qui: Total Look Jil Sander| Di fronte: Camicia, Pantaloni Acne Studios | Scarpe Jil Sander | Borsa Stone Island
Total look Prada | Di fronte: Giacca Stone Island | Pullover, Scarpe Jil Sander | Pantaloni Emporio Armani
Total Look Louis Vuitton
Vacanza
INVERNALE
SOSTENIBILE
Hotel Ice Q |©Rudi Wyhlidal
LATEST Paradise words Marta Forgione fino a pag 185
E' già da tutto il 2019 che si parla di turismo ecosostenibile e, come sapete se seguite già LATEST da tempo, siamo molto interessati a scoprire tutti i paradisi del mondo in cui poter godere della visita in resort da sogno senza andare ad impattare con l'ambiente. Chiudiamo quindi l'anno con la perfetta vacanza green sulla neve: quale luogo migliore dove poter passare le festività? O perchè no, prendersi una pausa dopo dicembre che, si sa, non è mai davvero un mese di grande relax. In Italia questo è stato proprio l'anno del "Turismo Lento", volto a promuovere i nostri paradisi riducendo al minimo la rovina degli ecosistemi. Mete sciistiche car free, cibo a chilometro zero, soluzioni energetiche e costruttive eco-friendly, possibilità di ricaricare bici e auto elettriche gratuitamente. Molti paesi stanno cercando di fare il possibile per attirare turisti in questo nuovo modo di fare vacanza, riuscendo perfettamente nell'intento. Guardare un panorama, mangiare in un rifugio di montagna sapendo che i nostri bisogni non andranno a creare problema all'ambiente della cui ospitalità stiamo godendo, è davvero una bella sensazione e in tanti la stanno scoprendo. Forse il weekend sportivo nel pieno del freddo e dell’inverno non fa al caso vostro, ma in questi magici hotel qualsiasi passeggiata, anche la più dura, sarà pienamente ripagata dalle molteplici opzioni spa e culinarie. Vediamo quindi la nostra selezione per la perfetta vacanza sostenibile invernale. p.181
Zero I
courtesy of oberholz.com
THE OBERHOLZ LODGE - Obereggen (BZ) Uno dei migliori esempi riusciti di architettura alpina sostenibile. Con vista mozzafiato dalle tre sale e dalla terrazza panoramica a 360°, da cui potrete vedere le più alte ed importanti cime e catene montane delle Alpi Centrali gustando piatti di montagna gourmet, ecco iI rifugio Oberholz (quota 2096 m), facilmente raggiungibile dalla stazione a valle di Obereggen con l’omonima seggiovia. Unico nel suo genere, è stato costruito con legno locale e la sua forma ricorda un albero coricato, i cui rami culminano nelle tre terrazze che, a loro volta, viste da fuori ricordano le antiche stalle montane. Menu vasto con proposte per celiaci, senza lattosio, per vegani e vegetariani. Impossibile non desiderare di fermarsi a mangiare seduti vicino a quelle vetrate, regalandosi un vero spettacolo per occhi e gusto.
Impact
Obereggen landscape ©Tappeiner
OBEREGGEN - Dolomiti Ski Area Quando ti dicono che l'impatto zero sul territorio è impossibile ecco arrivare Obereggen, una delle aree sciistiche ed escursionistiche più amate delle Dolomiti. Con 48 km di piste tenute in modo impeccabile (aperte perfino di notte), l'intera località ha da tempo sposato la causa della sostenibilità. Quando è stata aperta l'area sciistica servivano circa 500.000 litri di gasolio all’anno per il riscaldamento. Questi consumi ammontano ora a? Praticamente zero! Da più di dieci anni, infatti, la zona si riscalda autonomamente grazie a un impianto che sfrutta il truciolato residuo dalla lavorazione del legno (e di falegnami quanti ne abbiamo in montagna?). Esso viene convertito in calore e scalda l’acqua che raggiunge poi le aziende del circondario. Non vi basta? A Obereggen le emissioni sono praticamente nulle grazie a moderni filtri per polveri sottili di ultima generazione, e l'energia viene risparmiata grazie a dei recuperatori di calore. Sciare su neve bianchissima, ma green. p.183
Top
Pineta hotel Junior Suite Arnica | courtesy of pinetahotels.it
PINETA NATURE RESORT - Predaia (TN)
Con soluzioni energetiche e costruttive eco-friendly, il Pineta è diventato un vero Eco Hotel del Trentino, la cui filosofia mira al minimo impatto ambientale. Pannelli solari, incarti biodegradabili, prodotti biologici e locali, centro benessere riscaldato a biomasse, possibilità di ricaricare bici e auto elettriche, servizio navetta gratuito per raggiungere le piste da sci. Tutto quello che è necessario fare viene fatto, quello che deve cambiare viene cambiato. Perchè la vera soluzione ce l'abbiamo tra le mani e sta solo a noi decidere. Gli chalet e le suite realizzati in legno locale sono magnifici e hanno tutti i comfort. La super spa da 1200mq sarà il vostro luogo di totale relax, dove spegnere la mente e riposare i muscoli dopo lo sport della giornata.
Offer
courtesy of thalassospa.it
HOTEL NOTRE MAISON - Cogne (AO) Inserito nel Parco Nazionale del Gran Paradiso, l’albergo propone una vacanza naturale e salutare all’insegna della sostenibilità, del rispetto della natura e del legame col territorio, i suoi prodotti e le sue tradizioni. La struttura è garantita dal marchio di qualità Gran Paradiso, uno strumento di identificazione che l’ente Parco assegna a chi è impegnato in un percorso di qualità e sostenibilità. La centrale di cogenerazione a biomassa che hanno costruito garantisce autosufficienza energetica termica e elettrica per tutto l’anno. Centro benessere al top con indimenticabile laghetto alpino all’esterno dell'hotel. Acqua riscaldata a 35°, postazioni di idromassaggio e aereoterapia in un suggestivo scenario naturale. Zona rinomata per lo sci di fondo e se siete degli appassionati di cascatismo, ce ne sono 150 da scalare!
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