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CONTENUTI 86
Lettera dell’Editor 6 Resort 2020 Review articolo 10 Sparkling Sand editoriale 16 H&M Conscious Collection articolo 28 Spectrum editoriale 34 Valentina Quinn intervista 46 Interwine Me editorial 52 Nomi popolari nell’arte moderna articolo 62 In Your Room editoriale 68 Must Have autunno 2019 articolo 80 Gracieusement cover story 86 La Design Week sostenibile articolo 94 Rooftop editoriale 98 Il boom della cosmesi “green” articolo 110 Soft Touch editoriale 114 Distinguersi: profumi di nicchia articolo 122 Smell Like Heaven editoriale 126 Accessori must have A/19 articolo 134 Pose editoriale 136 Ookioh costumi da bagno intervista 148 First Stage editoriale 154 Le migliori mostre d’arte articolo 163 Il paradiso Ocean Cay MSM articolo 164 Desert Dusk editoriale 168
COVER STORY Fotografia Michael Groeger Style Gabriela Santighian Modella Nya Gatbel c/o Louisa Models Makeup, Hair style Anja EL Sawaf c/o Les Artists Produzione Zero-8 Productions Digital Benedikt Greif
LETTERA DELL’EDITOR 136
P
arola d’ordine: Speranza. Nello stesso momento storico in cui nella moda e nell’arte in generale nascono sempre più movimenti come il #metoo, l’inclusione, l’interessamento verso la sostenibilità, ecco che viviamo anche il ritorno della paura del diverso, del razzismo fine a sé stesso e delle politiche estremiste nelle nostre vite di ogni giorno. Non resta che sperare nella conoscenza e nell’intelligenza, per evitare un nuovo futuro caotico. In questo numero abbiamo parlato di tutti questi temi in due importanti interviste, e abbiamo cercato di rappresentarli in immagini nei nostri editoriali, cercando una via luminosa. Editor-in-chief Facebook: @marta.forgione Instagram: @martaforgione
Marta Forgione
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Editor’s letter DIRETTORE, CHIEF EDITOR Marta Forgione martaforgioneph@gmail.com Via Raimondo Scintu, 78 - 00173 Roma (Italia) CONTRIBUTORS PER QUESTO NUMERO: LAYOUT Giuseppe Sindoni Laura Bobak Giulia Greco WRITERS Giulia Greco Ludovica Mucci Laura Zanovello Veronica Valdambrini FOTOGRAFI Michael Groeger, Alessandro Esposito, Mag Juchnik, Oliver Beckmann, Det Kempke, Drew Shearwood, Elizabeth Gibson, Alex Hutchinson, Martin Tomecko AGENZIE Louisa models, Les Artists, Premier Model Management, Elite models Milano, ProductionLink, Freelancer Agency, Rebel Models , Mango models, MN Creative, Uno models, Ana Prado Management, Nina Klein represents, MiLK Management London, Promod Model Agency, Titanium model mgmt, Focus model management, Zero-8 Productions ADVERTISING hello.latestmagazine@gmail.com Roma Italia 2019 | p.iva 15126391000 | iscrizione ROC n. 32682 Pubblicazione bimestrale da LATEST srls unipersonale a Febbraio, Aprile, Giugno, Agosto, Ottobre. Stampato da Facciotti s.n.c - Vicolo Pian Due Torri 74, 00146 Roma (Italia) Disponibile in versione digitale e stampata su latestmagazine.net Distribuito da Asendia Italy Spa | prezzo sul sito €15 - digitale €4.5 Prezzo consigliato nei negozi: IT €15 UK £16 US $14 UE €15
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Editor’s letter
Nel frenetico landscape della moda di oggi le collezioni Resort sono un appuntamento importante, ormai quasi più significativo delle le tradizionali fashion weeks. Location da sogno, clientela selezionata e collezioni portabili sono i tre comuni denominatori di queste sfilate, che vengono organizzate solitamente tra maggio e giugno e che devono il loro nome al pubblico a cui si rivolgevano circa dieci anni fa, quando per la prima volta sono apparse. L’appellativo Resort nasce infatti dal fatto che le prime pre-collezioni erano destinate a quella fascia facoltosa di clienti che, nei mesi invernali, si concede una vacanza in paesi esotici. Da qui il fenomeno si è evoluto velocemente e ha perso la sua connotazione iniziale. Bisogna anche considerare l’influenza del fast fashion, “colpevole” di aver accelerato in maniera spropositata (e probabilmente non più sostenibile) la produzione: il pubblico di oggi si aspetta nuovi stimoli il più spesso possibile, e così le case di moda si stanno adattando al ritmo, quasi duplicando il numero di collezioni l’anno. Nello stesso tempo però, lavorare al di fuori dei ritmi frenetici delle settimane della moda permette ai designers di presentare meglio il loro lavoro, e ai clienti di assaporare a pieno i nuovi trend di stagione. In questo senso non è azzardato dire che le collezioni Resort sono un terreno fertile per i brands, che possono così tornare a creare prodotti ed esperienze di vero lusso, destinate ad una fetta di mercato molto ristretta e specifica.
RESORT 2020
REVIEW Scritto da Giulia Greco - fino a pagina 14 Qui: Dior cruise 2020, foto di Giovanni Giannoni / WWD Di fronte: Chanel cruise 2020 foto di Alessandro Lucioni / Gorunway.com
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Il pubblico delle sfilate Resort è dunque variegato, composto non solo dalla fashion élite di buyers ed editors, ma anche dai clienti più facoltosi, disposti a comprare immediatamente i capi che sfilano in passerella. Un’altra scelta mirata interessa le città in cui gli shows sono organizzati. In alcuni casi sono location che hanno un legame particolare con il brand o che ne sottolineano la linea stilistica, come nel caso del TWA Flight Center per Louis Vuitton. In altri casi invece le città su cui cade la scelta sono quelle che rappresentano il mercato migliore, ed è per questo che i paesi asiatici sono ora meta molto ambita.
Dopo la morte di Karl Lagerfeld lo scorso febbraio, Chanel era il marchio più atteso sulle passerelle. La prima prova da solista per Virginie Viard, per trent’anni braccio destro del Maestro, ha destato ovviamente un grande dibattito - anche se è bene tenere a mente che Lagerfeld ha revisionato di certo quest’ultima collezione, che non può quindi essere considerata totalmente indipendente. La location è stata, secondo alcuni, poco consistente e “vuota” rispetto agli alti livelli di spettacolarizzazione che aveva raggiunto negli ultimi anni. La sfilata, aperta da Vittoria Ceretti in completo nero, è composta da capi che richiamano l’estetica tradizionale di Chanel, mixati con elementi nuovi e inusuali. La Resort è stata il primo passo verso un cambiamento che deve verificarsi, anche se nessuno sa ancora verso quale direzione, e rimane un terreno fertile per speculazioni e fake news. Ad inizio sfilata i completi in denim e le giacche dal taglio militare sono addolciti da fiocchi e ruches, quell’incontro tra femminile e maschile che da sempre è marchio di fabbrica della Maison. La nota street si amplifica con pantaloni aderenti e stretch a stampa, che si bilanciano con giacche più classiche e dalla palette di colori sorbetto, come il verde menta e il rosso. Un gioco di incastri che sembra essere il fil rouge di tutta la sfilata e che forse è espressione visiva del mare turbolento che la storica Maison francese si sta trovando a navigare. Anche la pelle è stata molto utilizzata, per culotte ampie, jumpsuit e gonne, e si alterna al classico jacquard. Solo verso la fine della sfilata il pubblico affezionato ha ritrovato un tocco di Lagerfeld: abiti leggeri e fluttuanti, in blu, violetto e rosa pastello, con rifiniture di satin nero, e completi in tweed candido abbinati a camicette fiorate -l’onnipresente camelia, fiore di Coco. Scarpe e accessori sono stati fedeli al modello Chanel, con catene e perle, ballerine e stivaletti in vernice bianchi e neri, e una borsa a forma di semaforo. A omaggiare il grande Lagerfeld dei guanti senza dita, come quelli che portava abitualmente lui, in blu e rosa, e i rigidi colletti bianchi delle camicie.
p.73
Editor’s letter
Maria Grazia Chiuri continua il suo impegno sociale con la collezione Resort di Marrakech. La location esclusiva, la musica di sottofondo, le luci e la collezione stessa, insieme celebrano il continente africano e sono l’inizio di un impegno duraturo per lo sviluppo dell’artigianato locale e per la salvaguardia di tradizione antiche. Un inno all’inclusione, com’è stato definito lo show, che si colloca perfettamente nel discorso che la casa di moda francese sta portando avanti da qualche anno a questa parte. La collezione è stata realizzata in collaborazione con talenti africani, tra cui il più famoso è sicuramente Pathe’O, stilista personale di Nelson Mandela. A lui è stato dedicato un look che, come gli altri, prende le mosse dalle forme classiche di Dior e si evolve e si adatta allo stile africano. Abiti fluttuanti, completi e caftani sono stati realizzati con il tessuto a stampa Wax da un’azienda sita sulla Costa d’Avorio, Uniwax, da sempre votata alla propaganda della moda tradizionale del continente. Il tessuto Wax, che domina totalmente la collezione, vanta una storia antica: nato in Olanda a metà del XIX secolo circa, è sbarcato prima in Indonesia e successivamente in Africa, dove ha fatto la ricchezza di molti commercianti locali. Tra gli altri artigiani e designers con cui la Chiuri ha deciso di collaborare troviamo Grace Wales Bonner e Mickalene Thomas, che hanno rivisitato la Bar jacket e la gonna abbinata, e Martine Henry e Daniella Osemadewa, specializzate nella realizzazione di turbanti a fascia. Il set dello show è stato affidato a Sumano, progetto di recupero e di supporto per la tradizione artigiana femminile del Marocco. L’incontro tra la silhouette iper femminile di Dior e la tradizione della moda africana ha creato una collezione unica, che è anche la traduzione visiva dei valori della Chiuri e del suo team. Il teaser dell’evento citava Tahar Ben Jelloun, scrittore marocchino impegnato contro il razzismo, che nel suo libro “ll razzismo spiegato a mia figlia” scrive “Con la cultura si impara a vivere insieme; si impara soprattutto che non siamo soli al mondo, che esistono altri popoli e altre tradizioni, altri modi di vivere che sono altrettanto validi dei nostri”.
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Dior Cruise 2020 show foto di Filippo Fior / Gorunway.com
Che la moda non sia solo sfarzo ce lo ricorda anche Prada. Ogni collezione ci invita infatti alla riflessione e, sotto una superficie pulita, si trovano sempre mille significati nascosti. E’ il caso anche della collezione Resort 2020, andata in scena a New York. Linee pulitissime, colori pieni e basici, stampe classiche. Niente di eccessivo e di rumoroso, ma un mare calmo in cui immergersi per sfuggire - e ribellarsi - al frastuono a cui la moda è votata. Se tutti i brands stanno cercando di adattarsi ad un’estetica dell’eccesso (non a caso il tema del Met di quest’anno è stato il Camp), Prada fa dietro front. Non solo una critica nei confronti del mondo della moda, ma una riflessione generale sul clima politico ed economico contemporaneo, per dire che in questo caos generale l’unica risposta (sensata) è tornare alla semplicità. Il tessuto principe è il cotone, usato per bluse e camice ricamate a mano, affiancato da pelle, suede e faille. I colori, unico elemento su cui Miuccia Prada si è concessa di giocare, sono principalmente blu navy, azzurro e rosa pastello, stampe fiorate e moltissime righe. L’accessorio d’impatto è la sciarpa, sottile e realizzata con paillettes giganti. In questo modo nella collezione s’incontrano il polo maschile e il polo femminile e la donna che ne emerge è forte e indipendente, estremamente moderna, ma comunque affezionata a quegli elementi giocosi e chic della moda. La sfilata ha anche reso omaggio alla bowling bag, presentata per la prima volta nella sfilata primavera/estate 2000 e riproposta qui in occasione del ventesimo compleanno. Il suo design minimale e pulito si inserisce perfettamente all’interno di questa collezione.
Prada Cruise 2020 show foto di Filippo Fior / Gorunway.com
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Louis Vuitton ribalta completamente il gioco e, invece di guardare al passato, si ispira allo spazio sconfinato e senza limiti, immaginando avventure galattiche. La collezione Resort è stata presentata al TWA Flight Center dell’aeroporto JFK di New York e si è dimostrata coerente con il percorso artistico e creativo del designer Nicolas Ghesquière. Da sempre ispirato dall’architettura e dalla fantascienza, Ghesquière immagina la donna del futuro tra tradizione sartoriale e avanguardia pura. Abiti futuristici con spalle molto ampie (una reminiscenza di Star Trek), linee forti e completi strutturati, con stampe e ricami che ricordano lo skyline della Grande Mela. I materiali sono rigidi e i colori alternano jacquard metallici a tonalità aspre, come le luci al neon della città. Insieme a questo ostentato futurismo troviamo note romantiche e femminili, che ci ricordano l’anima parigina della maison e il suo heritage d’eccellenza. Gonne a palloncino, volant, ruches e top bustier fittamente ricamati, morbidissimo velluto azzurro e complesse stampe floreali, insieme a completi gessati e scuri. Una nota a parte per le borse, frutto di una menta visionaria e - perchè no - preview di quella che sarà l’evoluzione della moda del futuro. Ai modelli classici con logo sono stati infatti applicati degli schermi flessibili, incastonati nella pelle. Una collezione confusa e caotica, estremamente complessa, ancora una volta specchio dei tempi e, insieme, speculazione artistica di ciò che il futuro ci riserva.
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Louis Vuitton Cruise 2020 show foto di Daniele Oberrauch / Gorunway.com
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Sparkling
sand
Art Direction, Style Konstantinos Gkoumpetis Photography Anelia Janeva Model Roos c/o ACE Models Makeup, Hair Style Anelia Janeva Assistant Nico Sutor
Apertura: Body Danny Reinke | Cintura Azzedine Alaia | Gonna Marina Hoermanseder | Anello Dorothee Schumacher | Scarpe Giuseppe Zanotti Qui: Top & Pantaloni Hanro | Gioielli Swarovski | Top Alexander Wang | Soprabito Wunderkind | Scarpe Jimmy Choo Di Fronte: Top Pugneth | Gonna Karl Lagerfeld | Stivali Belstaff | Cappello Danny Reinke
Body Jack Irving | Corsetto Dolce & Gabbana | Pantaloni Sandro | Occhiali Marni by Marchon Eyewear | Orecchini Jane Kønig | Calzini &other Stories Di Fronte: Total Look Herr von Eden | Scarpe Dr. Martens
Tuta intera Marcell Von Berlin | Camicetta Scotch & Soda | Orecchini Swarovski | Scarpe Steve Madden Di Fronte: Completo Dawid Tomaszewski | Scarpe Dawid Tomaszewski x Badura | Corsetto Agent Provocateur
Pagina precedente: Abito Danny Reinke | Orecchini Ted Baker Qui: Completo Strenesse | Top Marciano | Stivali Steve Madden
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2019: IL FUTURO CONSAPEVOLE By Giulia Greco
H&M CONSCIOUS COLLECTION Capsule Collection Conscious Exclusive 2019 by H&M: uno sguardo alla moda di domani. ​
H&M Conscious Exclusive 2019 Campaign Photography Josh Olins Models Imaan Hammam, Alanna Arrington & Oumie Jammeh Courtesy of ©H&M
L’11 Aprile scorso è stata lanciata online e in alcuni punti vendita selezionati la nona Capsule Collection Conscious Exclusive by H&M. La collezione 2019, già parzialmente sold out sul sito internet, prende ispirazione dal Pianeta Terra, non solo nelle stampe e nei colori, ma anche nei materiali. Non a caso il servizio fotografico è stato scattato in un orto botanico che si staglia sul landscape cittadino: palazzi e grattacieli fanno da sfondo a piante rampicanti, fiori e ortaggi, e alle modelle ovviamente, sorridenti e con makeup e capelli naturali. Una metafora visiva che sottolinea la vera essenza della Conscious Collection e che rende centrale il tema del ritorno alla natura, contro l’urbanizzazione incontrollata e l’inquinamento. Il 2019, l’abbiamo già detto, è l’anno della sostenibilità per eccellenza, ma il percorso green di H&M è iniziato parecchi anni fa e la collezione Conscious di quest’anno è solo l’ultimo step di un viaggio più lungo, fatto di piccole vittorie che solo oggi, in questa nuova ondata di presa di coscienza collettiva, è stato finalmente apprezzato e riconosciuto.
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Il percorso. Nel 2007 H&M, primo marchio di una Holding ben più grande, che oggi comprende altri marchi come COS, Monki e &OtherStories (solo per citarne alcuni), lancia l’associazione non-profit Conscious Foundation, con l’obiettivo di cominciare una rivoluzione nel mondo del (fast) fashion: produrre capi in modo più sostenibile, con un minor impatto ambientale e impiegando materiali riciclati e riciclabili. L’associazione si occupa di temi diversi in diverse parti del mondo, come per esempio l’accesso all’acqua potabile e la promozione dell’educazione e della formazione professionale in Paesi ancora arretrati. Nel 2015 poi, Conscious Foundation ha inaugurato il progetto Global Change Award, che lancia una sfida ai marchi di abbigliamento di tutto il mondo e chiede loro di alleggerire la propria filiera di produzione. Brands e designers sono invitati a condividere le loro esperienze e i loro processi produttivi, così da immettere sempre nuove idee e nuovi spunti nel settore e influenzare gli altri produttori. Imparare gli uni dagli altri insomma, e collaborare per un futuro a basso impatto ambientale. Non solo agire sulla produzione, che rimane comunque il problema primario da affrontare per cambiare finalmente uno dei settori più inquinanti di sempre, ma anche parlare agli acquirenti,
guidandoli verso l’acquisto consapevole. H&M si è sempre interessato alla sensibilizzazione del pubblico, attraverso campagne pubblicitarie, slogan e iniziative. E’ stato infatti il primo marchio a ritirare capi dismessi e non più utilizzati in negozio (anche di altri brands), in cambio di un 10% di sconto sul prossimo acquisto, policy che ora è stata estesa anche a tutti gli altri punti vendita della holding e che permette di dare nuova vita a tessuti che altrimenti finirebbero per formare un altro strato di rifiuti inquinanti.
Conscious Collections e materiali green. La prima Conscious Collection è stata realizzata nel 2011 insieme al Conscious Actions Sustainability Report, che ogni anno rende conto dei nuovi obiettivi del marchio e dei piani che si intende seguire per raggiungerli. Prima di allora altre collezioni più piccole erano state realizzate seguendo la stessa etica green, ma avevano riscosso poco successo. Come nel 2007 la capsule Organic Cotton, o nel 2009 la Recycled Fabric Commitment e nel 2010 la eco-fiber Garden Collection.
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Anno dopo anno il marchio svedese ha realizzato le sue special collections con materiali ecosostenibili, derivati in alcuni casi da tessuti scartati e riciclati, in altri da fibre completamente nuove, frutto di ricerche e studi in laboratorio. Nel 2017 per esempio la collezione era formata da abiti molto eleganti e dedicati ad occasioni speciali, tutti realizzati con BIONIC, un materiale bio le cui fibre sono ottenute grazie alla lavorazione di rifiuti di plastica raccolti sui litorali. Nel 2018 invece il materiale principe della collezione è ECONYL, ottenuto da scarti di nylon e dalle reti da pesca non più utilizzate dai pescatori. I gioielli della Conscious dello stesso anno sono stati realizzati, anch’essi, con metallo di
Filippa Lagerback, Sara Nuru, Rosario Dawson star in H&M Conscious Collection 2019 campaign
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scarto e hanno inaugurato la sperimentazione sugli accessori che, secondo un portavoce dell’azienda, sarebbero la parte più difficile da realizzare in modo ecosostenibile. Anche quest’anno H&M ha brevettato tre nuove fibre 100% naturali, che sono state impiegate nella Collezione 2019. PINALEX è una pelle sintetica ottenuta dalle foglie di ananas mentre BLOOM è una fibra molto particolare, a consistenza schiumosa, che deriva dalle alghe marine. Orange Fiber invece, come è facilmente deducibile, arriva dalle bucce degli agrumi ed è stata particolarmente apprezzata durante la Design Week di Milano, quando la collezione è stata presentata al pubblico.
Rosario Dawson, Beni and Anja Rubik star in H&M Conscious Collection 2019 campaign
La Conscious Collection 2019, oltre che bella da vedere e molto fresca nel design, ha anche prezzi ridotti e accessibili a tutti. E questo è probabilmente l’aspetto più lodevole. Produrre nel pieno rispetto non solo dell’ambiente ma anche di tutti i lavoratori della catena richiede un grandissimo investimento di denaro, che alza di conseguenza i prezzi finali. Per questo il cambiamento green di cui si sta tanto parlando, e che non si può più posticipare, è così difficile da mettere in atto e necessita di molto tempo e di un cambiamento radicale nella cultura e nell’approccio all’acquisto. Comprare meno ma comprare meglio è il messaggio che i marchi dovrebbero impegnarsi a trasmettere e che il pubblico, dal canto suo, dovrebbe fare proprio. Il ritmo insostenibile del mondo della moda oggi non fa bene all’ambiente e non fa bene nemmeno a noi. Così H&M, nonostante si possa dire sia in parte colpevole del consumismo sfrenato alla base del fast fashion, deve essere lodato per l’impegno e le politiche green che sta mettendo in atto anno per anno e per l’incessante lavoro di sensibilizzazione che fa sul pubblico. La strada da fare è di sicuro ancora molto lunga, ma le premesse per un cambiamento ci sono tutte.
SPECTRUM “L’immagine è qualcosa di indivisibile e inafferrabile, che dipende dalla nostra coscienza e dal mondo reale che essa si sforza di incarnare. Se il mondo è enigmatico, anche l’immagine è enigmatica […] Nonostante non siamo in grado di percepire l’universo nella sua totalità, l’immagine è in grado di esprimere tale totalità.” Così si esprimeva Andrej Tarkoskij per una delle sue più grandi opere: Lo Specchio. Nel film il tempo si annulla e la poetica dell’immagine domina la scena. Forma di comunicazione potentissima, l’immagine ha il potere di superare le barriere del linguaggio e di comunicare cose altrimenti incomunicabili. Stimola direttamente la nostra sensibilità interiore, colpisce a fondo e senza mezze misure. Attraverso uno specchio non solo vediamo la nostra immagine, ma la vediamo inserita nel mondo che ci circonda. Contestualizzata. Non c’è confine tra sogno e realtà, non c’è confine tra ciò che è interno e ciò che è esterno.
Photography & Art Direction Alessandro Esposito c/o Productionlink Style Vittoria Rossi Provesi Film Giorgia Benazzo Makeup Barbara Bonazza Using Maccosmetics Hair Style Matteo Bartolini @Freelancer Agency Using Dysonair & Randco Model Kely Ferr c/o Elite Model Milano Photography Assistant Luca Trelancia Style Assistant Chiara Denaro Set Assistant Federica Lampone Casting Direction Vanessa Contini c/o Productionlink
Apertura: Abito Moncler | Scarpe Andrea Mondin | Orecchini, bracciale Sharra Pagano Qui: Giacca, collare Cristiano Burani | Ciclisti Au197sm Di Fronte: Abito, Scarpe a calza Marco De Vincenzo
Copricapo Gerlando Dispenza | Abito Stefano De Lellis Di Fronte: Maglia, Pantaloni Salvatore Ferragamo
Pagina precedente: Abito Versace | Maglia a collo alto Cividini | Collana Sharra Pagano | Scarpe Versace Qui: Total look Guy Laroche Di Fronte: Body, Gonna, Cintura Max Mara | Orecchini Gerlando Dispenza | Scarpe Le Saunda
Top, Pantaloni I Am Gia | Gonna N 21 | Scarpe Le Saunda | Orecchini Radà Opposite: Maglia, Gonna Marios | Gonna in Pvc Sshena | Collana Sharra Pagano | Scarpe Kallistè
“The White Snake” by Ludovica Mucci
Uno spirito ambientalista e umanitario quello di Valentina Quinn, che dopo l’uscita nel 2015 di “One Rock Three Religions” (documentario incentrato sul difficile raggiungimento della pace nel Medio Oriente, premiato con l’US Congress Award Recognition e con molti altri premi) ci regalerà un altro documentario, affrontando questa volta la nostra pericolosa dipendenza dal petrolio. “The White Snake” lascerà sicuramente il segno. Valentina, nata Castellani, è da sempre stata immersa nel mondo dell’arte sia nei suoi studi che nella vita. Dopo la morte improvvisa di suo marito Francesco Quinn, figlio del premio Oscar Anthony Quinn, Valentina ha fondato la Quinn Studios in collaborazione con Massimiliano Musina per onorare la sua memoria. Foto by NUNU- nunupictures.com
Valentina Quinn intervista esclusiva
La casa di produzione e post-produzione ha da sempre prodotto lavori interessanti dal punto di vista umanitario, informando il grande pubblico su temi cruciali che spesso non vengono sottolineati abbastanza o di cui la disinformazione è dilagante. Obiettivo di Valentina è perciò aprire le porte a questioni di vitale importanza, sia per gli uomini che per il pianeta, invitando al dialogo e al confronto costruttivo per poter trovare soluzioni al progressivo deperimento della nostra Terra e con essa, anche di ciò che ci rende umani: la solidarietà, la comprensione, il potere di agire per il meglio. Abbiamo avuto il piacere di intervistare Valentina in merito a questi e a molti altri temi trattati in “The White Snake”. Il documentario ancora in fase di riprese verrà distribuito tra un anno nei Festival e nel mondo.
della US Energy Security Council a Washington DC, un’organizzazione del Governo creata per ridurre la nostra dipendenza dal petrolio. Abbiamo subito pensato che quello del petrolio fosse un argomento straordinario da trattare. Il petrolio determina l’andamento della nostra politica, dell’economia e della società. Sono da sempre stata portata a realizzare progetti dal forte tratto umanitario. Sto sempre dalla parte delle persone, delle minoranze, di quelli che non hanno una voce e delle persone che portano un importante messaggio e rappresentano una parte fondamentale della nostra società. Quando gli eventi di Standing Rock iniziarono a fare notizia, ho pensato: “Ci siamo”. Bisogna parlare dei Nativi Americani, si tratta di dargli una voce, si tratta dell’acqua e dell’ambiente e soprattutto è questione della nostra Qual è stata la scintilla che ti ha spinto ad integrità in quanto società e il modo in cui iniziare questo bellissimo progetto? usiamo le nostre risorse. È nostra responsabiStavamo ancora girando il nostro film prelità trovare il modo in cui utilizzare il petrolio cedente “One Rock Three Religions” e abbiamo per produrre energia senza distruggere intere avuto l’opportunità di incontrare il fondatore comunità e le loro tradizioni.
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Foto by NUNU- nunupictures.com
Cosa significa “The White Snake”? C’è un motivo particolare per cui hai scelto questo titolo? C’è una profezia Lakota che dice che arriverà un grande Serpente Nero che si riverserà sulla Terra e distruggerà il pianeta e le persone su di esso. Il Capo Arvol Looking Horse e le tribù Sioux credono che la profezia parli proprio della nostra dipendenza dai combustibili di petrolio. Ma i Nativi Americani parlando anche dell’era che verrà: quella del Serpente Bianco, era in cui l’uomo scoprirà di nuovo la sua connessione alla terra e a tutte le sue creature viventi. Il tuo precedente lavoro “One Rock Three Religions” ha esplorato il difficile cammino verso la pace nel Medio Oriente. Quali pensi che sia il potere del cinema nel trasmettere questi importanti messaggi? Sono fortemente convinta che i film siano ancora la più potente e influente piattaforma per trasmettere un’idea e un messaggio. Con una semplice frase, una scena, una buona sceneggiatura, un documentario ben fatto, possiamo ispirare il mondo intero. Affronto temi di grande importanza perché mi piace far riflettere le persone e fargli prendere una posizione. Il nostro ultimo documentario sulla pace nel
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Medio Oriente, “One Rock Three Religions” ha vinto molti premi. È stato presentato al Congresso degli Stati Uniti, ha ricevuto il “US Congress Award Recognition” per il suo sforzo di promuovere un dialogo aperto tra paesi, religioni ed etnie. In che modo la collaborazione con i Nativi Americani ha ispirato il tuo lavoro? È un onore e un privilegio stare di fronte a Capo Arvol Looking Horse, Capo di tutte le Star Nations e il suo popolo. C’è un senso di profonda autenticità e integrità tra i Nativi Americani, valori che dimentichiamo spesso. Ti fa ricordare chi sei veramente. Mi sento molto responsabile nei loro confronti, hanno un disperato bisogno di noi per mantenere la loro identità, le loro tradizioni, la loro terra. Parlano con gli occhi e con poche parole, ma la loro profonda energia si espande come le increspature dell’acqua. Standing Rock è un importante punto di riferimento nella lotta dei Nativi Americani per l’ambiente. Come ha influenzato il tuo lavoro questa importante presa di posizione? Ciò che è successo a Standing Rock è una storia importante da narrare. Si trattava dell’umanità
contro la tecnologia. Le proteste hanno parlato al mondo dell’importanza del rispetto del pianeta e dell’ambiente, ma soprattutto, ci hanno ricordato che siamo esseri umani, uniti insieme al pianeta, l’uno con l’altro, e ognuno con la propria anima. Le nuove tecnologie sono lì fuori, sono state un successo in alcuni paesi e presto daranno vita a un nuovo “sistema” che batterà in armonia con il battito del cuore del pianeta.
Ciò che pensiamo che risuonerà da “The White Snake” è l’importanza del valore umano nella lotta per il pianeta. In che modo il valore umano e la politica- due aspetti che spesso sembrano contrastantilavoreranno insieme in questo documentario? In quanto regista e narratrice, credo sia molto importante in un documentario rimanere invisibile, come un osservatore, e condurre lo spettatore ad una profonda riflessione sull’argomento, così che possa formulare le proprie opinioni. Non intendiamo andare contro l’industria petrolifera, al contrario vogliamo trovare un equilibrio, dove anche una piccola società come quella dei Nativi Americani possa coesistere, senza doversi piegare né alla politica, né al potere. Paesi come il Costa Rica lo stanno facendo, adottando misure per proteggere le tribù indigene e la Foresta Amazzonica, senza necessariamente rinunciare al progresso. Vogliamo che il racconto di Capo Arvol possa portare al dialogo ed entrare nelle anime. State già informando le persone attraverso i documentari riguardo al mondo reale e riguardo a ciò che possiamo fare per renderlo un posto migliore per le generazioni a venire. Cosa possiamo fare nel nostro piccolo per migliorare la qualità delle nostre vite e di quelle intorno a noi, sempre nel pieno rispetto del pianeta? Dico sempre: la pace nel mondo è un processo, un ristabilire una vera connessione con il nostro pianeta, rispettarlo, pulirlo. Ristabilirlo è un processo, richiede tempo. Ci vuole coraggio a cambiare, ma smettere di aver paura è una decisione che può essere presa in un istante. Smettere di avere paura può cambiare il corso della Storia. Bisogna ricordare che il cambiamento inizia da dentro. Tutti noi sappiamo cosa fare, ma spesso siamo bloccati dalla paura, dalla paura di essere diversi, dalla paura di prendere una posizione, di poter fare la differenza. Quante persone vedi per strada che raccolgono rifiuti, o in un prato, quante persone vedi prendersi delle responsabilità anche solo con un piccolo gesto? Sto parlando proprio di questo. Spesso manchiamo di iniziativa per paura di essere diversi, strani.
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Liberandoci dalla nostra dipendenza dal petrolio cambierebbe sicuramente l’assetto della nostra economia. Quali pensiate siano i prossimi passi per procedere in questa direzione dopo che uscirà il film? Il mio punto di vista è cercare la coesistenza piuttosto che combattere per eliminare. Il petrolio rappresenta una parte essenziale della nostra economia, ma bisogna raggiungere una proporzione, un equilibrio in rapporto con l’ambiente e il pianeta. Il Brasile è un buon esempio in questo senso, i biocarburanti sono disponibili in ogni distributore di benzina, quindi la scelta spetta a noi. L’obiettivo di “The White Snake” è educare le persone, renderle capaci di prendere le loro decisioni partendo da una serie di opzioni. In molti casi credo che il più grande nemico sia l’ignoranza.
rifletto sul perché noi non riusciamo a prendere la decisione di cambiare a meno che non siamo drasticamente obbligati a farlo, a meno che non siamo messi a spalle al muro e obbligati a scegliere diversamente. Ho perso mio marito improvvisamente, a causa di un attacco di cuore. La mia vita è cambiata radicalmente in pochi minuti. Sono stata forzata a cambiare. Dovevo uscire dalla mia zona di comfort senza guardarmi indietro. Ha funzionato. Certo, ero abbastanza matura allora, ma in una manciata di minuti la mia vita, la mia prospettiva sul mondo, sulla nostra esistenza, si è allargata enormemente. Spero che noi, come società, possiamo desiderare il cambiamento senza necessariamente attraversare il dolore e la tragedia, ma anzi, facendo leva sull’educazione e la consapevolezza, un senso di cura reciproca.
Abbiamo compreso dal tuo lavoro che per cambiare qualcosa, una persona deve prima cambiare mentalità ed essere coraggiosi abbastanza da sacrificare qualcosa per ottenere qualcosa di più grande. Cosa pensiate ci voglia per cambiare il modo in cui noi ci approcciamo alla vita sulla Terra? Ah, questa è una buona domanda. Spesso
Quali sono i prossimi passi da compiere prima che il progetto sia ultimato? Quando potremo vedere il film? Stiamo ancora girando nelle Riserve dei Nativi Americani e nella Foresta Amazzonica. Penso ci voglia un anno prima di terminare la post-produzione del progetto. Il film verrà poi presentato ai Festival e al mondo.
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Pagina di apertura: Sinistra: Abito Aleksandra Jendryka | Orecchini takk | Destra: Abito Agata Rogala | Orecchini Beller | Qui: Sinistra: Abito Bizuu | Collant Gatta Destra: Camicia Bizuu | Gonna Monica Moncini |Gambaletti Gatta | Di Fronte: Sinistra: Abito: Pinko | Cintura Michał Szulc | Sandali Étape | Orecchini Jagg Bracciale Taak | Destra: Abito Anonyme | Camicetta Pinko | Sandali Étape | Orecchino lungo Lebrand | Orechhino corto Jagg
Sinistra: Kimono Lebrand | Orecchini Jagg | Centro: Camicetta Celine | Pantaloni Lebrand | Orecchini Taak | Destra: Camicetta Lebrand | Pantaloni M&S | Orecchini Taak
Sopra: Short leggins Nike| Sotto: Abito Pinko | Orecchini Taak
Sinistra: Abito Magda Butrym | Orecchini Jagg | Destra: Abito LaMania Di Fronte: Sinistra: Look completo Monica Moncini | Orecchini Beller | Anello Beller | Destra: Giacche Monica Moncini | Gonna Chloe | Scarpe Tamaris | Collana e orecchini Beller
L’arte contemporanea si ispira ai grandi maestri del secolo scorso e cerca di disegnare un futuro inclusivo. Al centro dell’interesse l’umanità con i suoi problemi nuovi e di sempre, filtrata attraverso tecniche innovative e spesso inaspettate. Abbiamo guardato alle opere di quattro grandi nomi del panorama artistico mondiale per capire cosa vogliono trasmettere e quali sono le esigenze del pubblico di oggi.
© The Keith Haring Foundation
I nomi più popolari nell’arte moderna by Giulia Greco
Keith Haring. Tutti noi conosciamo, anche solo di vista, le opere di Keith Haring, che hanno invaso i muri delle città, la moda e perfino gli oggetti per la casa. Ma in pochi probabilmente conoscono la sua storia e il pensiero che sta alla base dei famosissimi omini colorati che lo hanno reso famoso. L’artista, morto a soli 31 anni, ha viaggiato in tutto il mondo e in ogni paese ha lasciato un pezzo delle sue creazioni, rischiando anche più volte l’arresto con l’accusa di imbrattare i muri delle città. Il linguaggio visuale di Haring è composto principalmente da omini “che irradiano” (i Radiant Babies) e cani “che latrano” (i Barking Dogs), realizzati con pochi tratti infantili, che racchiudono in sé tutta la vastità della vita umana. La vita, la paura, l’amore, la pace, la morte, tutte espressioni che conosciamo ma che Haring ci porta davanti agli occhi con una potenza nuova e inaspettata. I suoi omini si abbracciano, camminano, parlano e vivono. Così come il tema è universale, anche il supporto lo è: arte di strada, accessibile a tutti, non un privilegio per intenditori o per milionari, tant’è che lui stesso diceva “Mi è sempre più chiaro che l’arte non è un’attività elitaria riservata all’apprezzamento di pochi”. Haring era famoso per la naturalezza e la facilità con cui disegnava le sue figure ovunque, dai cartelloni pubblicitari alle magliette dei fans. “Popular art”, nè più nè meno. L’ispirazione veniva dai fumetti, di cui Hering era grande appassionato, ma anche da Picasso e dagli artisti di strada, insieme al panorama artistico e culturale dell’America degli anni ‘80. I colori preferiti il giallo, il verde, il blu e il rosso, senza ombre né gradazioni, delimitati da spesse righe di contorno nere o bianche. Un genio puro, che ha saputo creare con la sua sola fantasia un universo immenso in cui tutti noi possiamo e siamo invitati ad immergerci.
p.105 p.63
Cecily Brown. Nata e cresciuta a Londra, Cecily Brown è ora uno dei nomi più importanti dell’arte contemporanea e lavora a New York. I suoi dipinti sono raffigurazioni frammentarie di corpi umani, spesso in posizioni erotiche, e come sempre nella storia dell’arte nascono da una buona dose di genio insieme ad una forte educazione visiva. La Brown è stata paragonata più volte a grandi nomi dell’Espressionismo Astratto, come Willem de Kooning e Joan Mitchell, che ha sempre sentito vicini a lei e ai suoi ideali artistici, ma vanta un’educazione ampia e variegata, da Bruegel a Velazquez, che le permette di padroneggiare alla perfezione il mezzo artistico. Partendo dal cubismo e dall’astrattismo, ogni tela della Brown assume però una declinazione sessuale. Gli intrecci dei corpi si riflettono su cieli dai colori pieni e voluttuosi, e lo spettatore assume niente meno che il ruolo del vouyeur. Nel corso degli anni la sensualità è passata dal soggetto all’oggetto e i veri protagonisti delle opere di Cecily Brown sono la pittura stessa e il processo creativo. La pennellata forte e decisa della pittrice riesce ad essere intensa e leggera contemporaneamente, e gioca a rendere il dipinto irrequieto e la composizione imprevedibile. L’occhio non è mai sazio e continua ad affannarsi e a scorrere sulle forme e sulla materia. A questo proposito sono illuminanti le parole che il critico Eccher ha scritto in occasione della personale al GAM di Torino del 2017, di cui ha curato il catalogo: “la Brown costruisce un proprio spazio pieno, un ambiente profondo e denso nel quale lo sguardo deve affondare” e aggiunge che il suo immaginario rivela “la sedimentazione di un’iconografia che scivola tra le luci della storia dell’arte e le ombre della contemporaneità”.
Qui e di fronte, tutti i dipinti ©Cecily Brown. In ordine: The Gang’s All Here, 1998 Di Fronte: The Last Shipwreck, 2018 | The Homecoming, 1969 | Trouble in Paradise’, 1999
p.107 p.65
Mark Bradford. Un altro grande nome dell’arte astratta contemporanea è Mark Bradford, che negli ultimi anni ha collezionato successi, tra cui rappresentare gli Stati Uniti alla Biennale di Venezia 2017 e battere il record per l’opera più cara venduta ad Art Basel Miami. Il suo lavoro non è solo pittorico ma si estende ad altre forme artistiche e trova massima espressione nel collage decollage, una tecnica mista che prevede di aggiungere e sottrarre parti alla tela, utilizzando materiali diversi. L’obiettivo è l’analisi di fenomeni sociali e soprattutto di problemi che ancora affliggono la società moderna, come il razzismo e la condizione delle minoranze. La ricerca prende ovviamente le mosse dalla sua storia personale, quella di un ragazzino di colore cresciuto nella Los Angeles degli anni ’70. Le opere di Bradford vogliono spingere l’osservatore ad agire. La stessa tecnica utilizzata nasce dal background sociale dell’artista e dall’obiettivo che si pone: materiali economici e popolari, che parlano a tutti, come i poster che si trovano per strada e che utilizza dei suoi collages. Bradford chiama il suo lavoro “astrazione sociale”, perchè è un’arte astratta ma ben salda alle esperienze reali di milioni di persone. La carta è il suo materiale preferito anche perchè ha un alto valore simbolico, è contenitore d’informazioni e di storie, ha in un certo senso una memoria. E la memoria è il trampolino di lancio per dare forma al futuro. Bradford prende ispirazione da molti artisti del secolo scorso. Non solo l’espressionismo astratto americano, ma anche Mondrian, l’impressionismo e la pittura dell’800. Il suo stile e la tecnica pittorica lo ricollegano direttamente a Pollock (la famosa tecnica del dripping), ma i due hanno in comune anche le tematiche e la portata rivoluzionaria che, secondo Andrew Goldstein, direttore di ArtNet News, porta “la pratica sociale nello studio dell’artista”.
“Looking at me funny” ©Mark-Bradford
Dettaglio di dipinto by Damien Hirst at “The Veil Paintings” di Gagosian, Los©Damien Angeles. Foto byinEmily per Artsy Dettaglio di dipinto Hirst “The Berl Veil Paintings” al Gagosian, Los Angeles | foto Emily Berl per Artsy
Damien Hirst. Damien Hirst. Damien Hirst è uno dei principali esponenti del movimento pittorico E’ uno dei principali esponenti del movimento pittorico inglese coninglese contemporaneo e la sua arte, geniale e personale, desta grande temporaneo e la sua arte, geniale e personale, desta grande interesse interesse nella critica. Tema principale è la morte, che Hirst indaga nella critica. Tema principale è la morte, che Hirst indaga soprattutto soprattutto in relazione al mondo animale e che emerge dalle sue in relazione al mondo animale e che emerge dalle sue opere come opere come un aspetto naturale della vita che accomuna tutti noi. un aspetto naturale della vita che accomuna tutti noi. Nonostante Nonostante la tematica in sè sia tradizionale, l’artista britannico l’ha la tematica in sè sia tradizionale, l’artista britannico l’ha ampliata in ampliata in modo del tutto originale: animali morti sezionati (così da modo del tutto originale: animali morti sezionati (così da mostrare mostrare sia l’interno che l’esterno del cadavere), collage di farfalle sia l’interno che l’esterno del cadavere), collage di farfalle e un famoso e un famoso teschio tempestato di diamanti, fino alla composizione teschio tempestato di diamanti, fino alla composizione della della Biennale di Venezia del 1993 composta da metà mucca e metà Biennale di Venezia del 1993 composta da metà mucca e metà vitello. vitello. Il mezzo d’espressione non convenzionale che Hirst predilige Il mezzo d’espressione non convenzionale che Hirst predilige può può creare shock nello spettatore, ma l’artista vuole in realtà eliminare creare shock nello spettatore, ma l’artista vuole in realtà eliminare il timore e il dolore che l’uomo prova quando si rapporta alla morte, il timore e il dolore che l’uomo prova quando si rapporta alla morte, per creare una fruizione serena. Le sue istallazioni sono composte di per creare una fruizione serena. Le sue istallazioni sono composte di materiali diversi, da pittura, scultura e disegno insieme e indagano un materiali diversi, da pittura, scultura e disegno insieme e indagano un territorio al confine tra arte e scienza, che l’uomo cerca costantemente territorio al confine tra arte e scienza, che l’uomo cerca costantemente di esorcizzare attraverso la religione e la medicina. La reazione fisica di esorcizzare attraverso la religione e la medicina. La reazione fisica istantanea che lo spettatore sperimenta davanti alle istallazioni è la istantanea che lo spettatore sperimenta davanti alle istallazioni è la parte più importante per l’artista, perchè solo dopo un brivido o un parte più importante per l’artista, perchè solo dopo un brivido o un senso di nausea, l’audience può iniziare una riflessione proficua sulla senso di nausea, l’audience può iniziare una riflessione proficua sulla morte. morte. Non solo morte ma anche - e soprattutto - vita. Non solo morte ma anche - e soprattutto - vita. “The Miraculous “The Miraculous Journey” è una delle installazioni scultoree più Journey” è una delle istallazioni scultoree più criticate di Hirst e risale criticate di Hirst e risale al 2005, realizzata per l’inaugurazione del al 2005, realizzata per l’inaugurazione del nuovo Sidra Medical Center nuovo Sidra Medical Center in Arabia Saudita. Le 14 sculture in Arabia Saudita. Le 14 sculture monumentali (sono alte dai 5 agli 11 monumentali (sono alte dai 5 agli 11 metri) di cui è composta metri) di cui è composta raccontano il “viaggio” del feto dalla feconraccontano il “viaggio” del feto dalla fecondazione fino alla nascita, dazione fino alla nascita, celebrando il miracolo della vita e toccando celebrando il miracolo della vita e toccando tematiche inusuali per il tematiche inusuali per il mondo del medio oriente. mondo del medio oriente. Hirst divide la critica e accanto a chi celebra Hirst divide la critica e accanto a chi celebra la sua arte come visionaria la sua arte come visionaria c’è chi ne disprezza lo stile e lo sfarzo. Mac’è chi ne disprezza lo stile e lo sfarzo. Materiali preziosi, strutture teriali preziosi, strutture esagerate e moltissimi soldi spesi per attrarre esagerate e moltissimi soldi spesi per attrarre fama e visibilità, senza fama e visibilità, senza contare la lista lunghissima di artisti a cui Hirst contare la lista lunghissima di artisti a cui Hirst ha “rubato” elementi e ha “rubato” elementi e idee, senza alcuna paura ad ammetterlo. idee, senza alcuna paura ad ammetterlo. p.67 p.107 p.59
IN YOUR ROOM
Analog Photography Martin Tomecko | Style Zuzana Laucikova Model Alexandra K c/o Focus mm | Makeup, Hair Style Mischel Warenits
Apertura: Giacca Escada | Pantaloni Patrik Haaz | Scarpe Yeezy Qui: Abito Yoora Studio | Cappuccio Petra Kubikova | Cintura Off White | Scarpe Yeezy Di Fronte: Top, Pantaloni, Orecchini Patrik Haaz
Top, Orecchini Patrik Haaz Di Fronte: Pantaloni, Cappello Petra Kubikova
Giacca Escada | Pantaloni Patrik Haaz | Scarpe Yeezy Di Fronte: Giacca Criscione | Shorts Fashion Recycling Lab
Abito Yoora Studio | Cappuccio Petra Kubikova | Cintura Off White Di Fronte: Giacca Criscione | Shorts Fashion Recycling Lab
Giacca, Pantaloni Fashion Recycling Lab | Cintura Off White Di Fronte: Top, Pantaloni Patrik Haaz
must have by Laura Zanovello
Allacciate le cinture perché stiamo per partire per un viaggio, un percorso attraverso i colori, una montagna russa di temperature, un tuffo nei tessuti. Date un’occhiata a cosa verrà la prossima stagione, siamo sicuri che troverete qualcosa da amare qualunque sia il vostro stile perché questa volta il tema è la varietà. Varietà e stratificazione, a dire il vero, sono entrambi molto centrali soprattutto in stagioni come autunno e primavera perché le temperature possono essere molto imprevedibili: un attimo sei avvolto in maglione di lana, e il minuto dopo ti ritrovi a desiderare un ventilatore e una bibita ghiacciata. Ma non vi preoccupate perché abbiamo la soluzione a tutti i vostri problemi! A partire dallo strato più esterno, abbiamo un nuovo preferito: un cappotto così lungo che vi terrà al caldo in quelle mattinate in cui uscire dal letto è un’impresa ancora più ardua del solito. Passando ad un’alternativa un po’ più sbarazzina, troviamo le piume, un elemento che può stare bene su ogni capo o accessorio ma che a noi piace pensare particolarmente adatto per quelle giacchine perfette per le passeggiate in centro la domenica pomeriggio. Il nostro viaggio prosegue con il prossimo strato, in cui troviamo gonne ed abiti, per quando la giornata inizia a scaldarsi. La gonna, rigorosamente plissettata, è ottima per un look formale e classico, mentre l’abito dal vibe romantico e boho chic dato dal pattern floreale, risulta più casual. Ed ora, il gran finale. In alcune occasioni a nessuno importa davvero quale sia la temperatura, e in quelle occasioni è più appropriato che mai mettersi qualcosa di speciale come un top dorato. Gli accessori questa volta sono pezzi che tutti dovrebbero possedere: stivali con block heel, una tote bag e un cappello a tesa larga. Il make up è tenuto molto basic e minimalista con un maggiore focus su skincare e capelli. Tendenze autunno 2019
BIRDS OF A FEATHER
1.
Avvolgetevi in piume dalla testa ai piedi e volate verso tessuti più caldi. Capispalla, abiti e perfino scarpe, le passerelle di tutto il mondo ci hanno dimostrato come fare a rendere ogni look più interessante e un po’ “flirty”. Una semplice giacca di denim con una gonna a scacchi e un paio di sneakers evergreen, sono resi molto più cool aggiungendo un po’ di piume attorno al collo. Per mantenere l’attenzione sugli abiti e lasciare la pelle respirare, niente make up ma solo acqua micellare spray per un’istantaneo boost di idratazione.
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3.
Prada, giacca denim prada.com
Stan Smith, adidas.com 1. Valentino AI19 Runway show Foto: Alessandro Lucioni / gorunway.com 2. Petar Petrov, gonna farfetch.com 3. FaceD instant glow acqua micellare spray, faced.com
p.81
COATED
1.
Una delle cose migliori di questo clima autunnale è il poter racchiudersi dentro a tessuti morbidi e confortevoli per ripararsi dalle temperature in calo. Per gli amanti di questo concetto le sfilate hanno offerto numerevoli spunti su cui lavorare, dal momento che molti designer hanno scelto di progettare lunghi cappotti e mantelle in diversi materiali e colori. Un esempio estremamente chic e riuscito è stato presentato all’ultima collezione di Karl Lagerfeld per Chanel: cappotto lungo e jumpsuit. Per un approccio minimalista quindi abbiamo rielaborato questo look aggiungendo solamente una tote bag e il perfetto nude lipstick.
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3.
Haider Ackermann, cappotto farfetch.com
Frenzlauer, borsa Mami frenzlauer.com 1.Chanel AI19 Runway show Foto: Alessandro Lucioni / gorunway.com 2.Max Mara, tuta intera maxmara.com 3.Cliomakeup, tinta labbra Liquid Love in color MLBB
THE GOLDEN HOUR
1.
Per questo autunno i designers hanno concentrato la loro attenzione su un tono molto specifico, l’oro. E’ una perfetta metafora per questa mezza stagione perché ci ricorda dello splendente sole estivo e allo stesso tempo delle colorate foglie autunnali. Spiana inoltre la strada al periodo dell’anno più luccicante di tutti: l’inverno. Vogliamo mantenere però un look più sofisticato abbinandoci un paio di pantaloni neri e un cappello voluminoso, per dare un’aria seducente e misteriosa.
2.
3. Maison Margiela, Top destrutturato farfetch.com
Dsquared, cappello tesa larga farfetch.com 1.Burberry AI19 Runway show Foto: Alessandro Lucioni / gorunway.com 2. Victoria Beckham, Pleated Front Trouser net-a-porter.com 3. Pupa, Mascara Vamp black pupa.it
p.83 p.13
PLEATES PLEASE
1.
Se glitter e glamour non fanno per voi non temete, questo autunno è, come abbiamo già detto, molto democratico. Un grande protagonista è la gonna a plissè che incarna un intrigante mix di vibe 70s e boss lady. Un pezzo che alle sfilate è stato indossato nei più diversi modi. Uno dei preferiti è stato la combo blazer-gonna, un evergreen che può venire in soccorso in mille diverse occasioni dal giorno alla notte, e dato che le temperature sono imprevedibili, è ottimo per la stratificazione!
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3. Prada, Cappotto doppiopetto con cintura farfetch.com
Benefit, Hoola terra abbronzante sephora.it 1.Fendi AI19 Runway show Foto: Alessandro Lucioni / gorunway.com 2. Tibi, gonna a pieghe tibi.com 3. OAD New York, borsa mini oadnewyork.com
ROMANTIC DRESS
1.
Dopo i look flirty, business, party e formale, il cerchio si chiude con il look romantico. I fiori hanno dimostrato di non appartenere solo alla primavera, le passerelle sono state inondate da questi motivi accoppiati a colli alti e lunghi orli degli abiti per un look semi-austero ma molto femminile. Questo è un altro di quei look che può servire a diverse occasioni d’uso e gusti. Ce lo siamo immaginati con un vibe bohémienne da ottenere con l’aiuto di un grande cardigan, un paio di stivali e delle onde naturali sui capelli.
2.
3.
Veronica Beard, Cardigan net-a-porter.com
Bumble & Bumble, crema ricci definiti sephora.it 1.Givenchy AI19 Runway show Foto: Alessandro Lucioni / gorunway.com 2.Co, abito farfetch.com 3. Gianvito Rossi, Laura 85 stival iin pelle, net-a-porter.com
p.85 p.15
Gracieusement
COVER STORY Photography Micheal Groeger | Style Gabriela Santighian Model Nya Gatbel c/o Louisa models | Makeup, Hair style Anja EL Sawaf c/o Les Artists using Chanel & Redken | Production Zero-8 Productions Digital Benedikt Greif | Assistants Dominik Patzelt & Felix Konrath
Cappotto Escada Di Fronte e in cover: Outfit ETRO Scarpe Mango
Cappotto, Pantaloni Strenesse Scarpe Santoni Di Fronte: Abito ETRO Scarpe Mango
Abito, Gonna Escada Scarpe Mango Di Fronte: Pullover, Pantaloni ETRO Scarpe Santoni
Pullover Strenesse Gonna ETRO Scarpe Santoni Di Fronte: Blusa Escada Pantaloni ETRO
Editor’s letter Percorso SOSTENIBILE
ALLA DESIGN WEEK
©Louis Vuitton | la nuova collezione 2019 Objects Nomades
La design week di Milano 2019 ha ospitato diversi artisti provenienti da tutto il mondo, portando avanti un messaggio di apertura e condivisione, con alla base del processo creativo l’idea di un approccio alla vita più sostenibile. by Ludovica Mucci
Quest’anno, l’edizione della Design Week ha ospitato artisti internazionali e non, che hanno presentato opere davvero visionarie al Salone del Mobile e al Fuorisalone, colme di significato non solo estetico ma anche culturale. Ingegno, sperimentazione, creatività e sostenibilità sono state infatti le parole chiave, intorno alle quali è stato strutturato un percorso ben chiaro e definito. Esibendo queste favolose creazioni, l’appuntamento annuale di Milano non rappresenta solo l’eccellenza della creatività, ma anche un riflesso sui cambiamenti culturali che il design, l’arte, l’architettura declinano per poi trasmettere, sia ad un pubblico inesperto che a quello più consapevole e interessato ad esplorare il mondo del design con sguardo critico. Tanti sono stati i percorsi dedicati ai temi che attualmente stanno scuotendo l’assetto della nostra società. Ecco quindi che il design viene utilizzato come strumento p.98
per porsi delle domande e tentare delle risposte, sia alle nostre necessità quotidiane che a quelle a lungo termine. Tale intenzione è stata concretizzata attraverso la realizzazione di opere dotate di “poetica semplicità”, così definite dal Salone del Mobile. Una semplicità che ha mirato all’inclusione, all’esaltazione di influenze artistiche che varcano le soglie del conosciuto per raggiungere anche un pubblico transnazionale. Il ritorno a influenze primitive e antiche è stata la modalità espressiva di questa semplicità, un passato che è rifiorito attraverso l’utilizzo di scenari rinascimentali o di materie prime rudimentali. Tuttavia, insita nella modernità non è solo un risveglio del passato ma anche l’inevitabile necessità e bisogno del nuovo. Ecco quindi che il passato si mescola al nuovo in una combinazione dai toni futuristici e dissonanti. Un altro importante punto da considerare di quest’edizione 2019 è l’impronta ecologica e sostenibile che ormai contraddistingue indiscutibilmente questi ultimissimi anni. Ed è proprio il percorso sostenibile che il Fuorisalone ha voluto sottolineare di più, attraverso il concetto del riuso, fortemente visibile nei materiali utilizzati per alcune creazioni. Questo percorso è riuscito a trasmettere al visitatore un importantissimo messaggio che riguarda non solo la salvaguardia ambientale ma anche le delicate questioni sociali d’integrazione e accettazione di universi altri, portatori di nuove tradizioni e modi di fare design che arricchiscono quello già conosciuto.
PLEASE-SIT copertina Ph. Max Monnecchi
Un altro esempio di design che azzera le divisioni, è stato offerto dall’associazione De Rerum Natura – Rinascimento, che in occasione della design week ha presentato “Design Collisions: The power of collective ideas”, un’esposizione composta da 15 progetti concepiti per la comunità, a cura di Laura Traldi, fondatrice di designatlarge.it. La stessa, presentando il lavoro ha dichiarato: “Design Collisions mette in scena progetti per ricucire le fratture che ci affliggono, quelle tra uomo e natura: aiutando imprese, governi e consumatori a sostituire un’economia lineare con una circolare. Ma anche quelle sociali, economiche e culturali, quelle tra istituzioni e cittadini e tra il lavoro dell’uomo e l’automazione.”
Un esempio di questo messaggio è stato sicuramente il progetto “Please Sit per Sartoria Migrante”. Esposto il 7 Aprile 2019, la collezione era composta da 21 sedie ideate dall’artista Denis Bonapace e realizzate con l’aiuto di donne e uomini provenienti da paesi diversi che hanno arricchito il design di molteplici competenze artigianali. Il progetto è stato curato dall’associazione no profit Connecting Cultures, fondata da Anna Dethridge. L’associazione ha da sempre curato progetti all’insegna della sostenibilità, promuovendo inoltre l’integrazione attraverso creazioni d’arte e design. Le sedie sono state prodotte dal recupero di vecchie sedie di legno e ognuna era provvista di passaporto e informazioni generali sulla composizione, sulle tecniche di lavorazione adottate, sul designer e sull’artigiano che l’ha creata. Il risultato finale è stato quello di una piccola comunità di creativi che, guidati dallo stesso scopo, hanno utilizzato il design per veicolare messaggi di inclusione, innovazione e sostenibilità.
05-14/04 CASCINA CUCCAGNA, MILANO De Rerum Natura. Rinascimento
courtesy of ©IRIS CERAMICA al Fuorisalone 2019 con MateriAttiva
Editor’s letter
Il rapporto tra uomo e natura è stato affrontato anche dal progetto che ha visto collaborare l’Iris Ceramica Group con SOS-School of Sustainability e lo studio Mario Cucinella Architects. Sulle orme del progetto “Pollution RefleAction” presentato a Bologna nel 2018, la collaborazione ha proposto nel cuore del quartiere di Brera a Milano l’installazione MateriAttiva. La struttura ha richiamato il simbolo della grotta, luogo di scoperta e conoscenza, la cui acqua è profondamente legata al concetto di purificazione e rinascita. Un percorso multisensoriale alla riscoperta della funzionalità e della perfezione estetica della ceramica, immersa in uno spazio che celebra il rapporto tra uomo e natura.
Altro tema di cruciale importanza che si lega al filone della sostenibilità, è stato quello mostrato da Waves, l’installazione creata da Francesca Benedetto, Design Critic alla Harvard Graduate School of Design, che ha aperto il ciclo “(f)Acts on Climate Change” a cura di Daniele Moretti, giornalista esperto di tematiche ambientali.
©Andrea Martiradonna - courtesy of One Works
Queste iniziative sono state promosse da One Works, società globale di architettura e ingegneria. Waves, realizzato in collaborazione con Violaine Buet, designer di alghe marine e membro del Department of seaweed, ha fisicamente immerso il visitatore in una sequenza di onde realizzate con alghe marine. La creazione aveva come obiettivo far vedere da vicino la critica situazione degli oceani. Tra le novità trattate in quest’edizione della Design Week 2019, c’è stata anche quella del design out-door. Emblema di questa nuova e promettente tendenza è stato il percorso “IN-OUT your outdoor experience” curato dall’architetto Fabio Rotella (Studio Rotella) e presentato nelle piazze del quartiere CityLife di Milano in occasione del Fuorisalone. L’installazione ha comunicato al pubblico la bellezza del vivere all’aria aperta, all’insegna di uno stile di vita più sostenibile e cosciente, per stare bene con sé stessi e con la comunità.
BETWEEN LINES
“IN-OUT your outdoor experience” al CityLife di Milano
Il progetto prevedeva quattro sessioni di yoga con il supporto di Yoga Festival, una sfilata di moda “For Plastic Free Oceans” con gli allievi dell’Istituto Marelli Dudovich e un convegno per architetti e paesaggisti con Topscape Paysage per discutere dei cambiamenti delle città. D’impatto, è stato anche “Under Pressure” l’installazione a cura dell’Istituto Europeo di Design (IED) presentata al Fuorisalone. Il progetto prevede uno sviluppo per i prossimi tre anni sul quale lavoreranno gli studenti del secondo e del terzo anno di tutti i corsi di Laurea Triennale provenienti dalle undici sedi del Network fra IED Spagna, Italia e Brasile. Quella esposta al Fuorisalone è stata la prima fase, sviluppata sul contest “100 domande per domani”, in cui gli studenti hanno potuto sottoporre tutti i loro quesiti in merito alla sostenibilità ambientale, sociale ed economica. Le 100 domande selezionate sono state poi esposte in Tortona e orienteranno le prossime fasi del progetto. Un futuro tutto ancora da scrivere quindi, una sfida, che il design declinerà sempre secondo nuovi schemi e brillanti idee nei prossimi anni. p.101
Rooftop rooftop Photography Det Kempke Style, Production Hinda Sarva Model Freya c/o Promod Makeup, Hair Style Karina Asmus
Apertura: Maglia Puma Tuta Diesel Qui: Camicia Romeo Gigli Pantaloni Hot Lips Scarpe Rebook Di Fronte: Polo Ben Sherman Jeans Joop Vintage Scarpe Buffalo
Maglia Arket Gonna The Ragged Priest Calzini Buffalo Cintura Helmut Lang Di Fronte: Tutina intera Ben Davis Maglia Puma Calzini Calzedonia Cintura Helmut Lang Scarpe Fila
Giubbotto Kings of Indigo Camicetta Mango Jeans Vintage Scarpe Rebook Di Fronte: Giubbotto Mango Committed Pantaloni Laurel
Qui e di fronte: Abito Diesel
Top Vintage Pantaloni Arket Sandali infradito Sketchers
Cosmesi biologica: un trend nato per RESTARE
by Ludovica Mucci
LATEST BEAUTY Il mondo della cosmetica è ultimamente protagonista di un cambiamento molto lontano l mondo della cosmetica è ultimadall’essere semplicemente un trend; infatti mente protagonista di un cambiasembra si tratti piuttosto di un deciso cambio di mento molto lontano dall’essere rotta, un’attitudine nata per restare. Temi cruciali come quelli relativi alla sostenibilità ambientale, sociale ed economica, non riguardano solo il settore moda e accessori, ma anche quello del beauty, le cui aziende si sono rimboccate le maniche già da qualche anno con lo scopo di reinventarsi e accontentare un consumatore sempre più attento alle materie prime del prodotto e ad un consumo responsabile che metta la natura al primo posto.
Foto by Daria Shevtsova
Sono proprio il bisogno del consumatore di conoscere e riconoscersi nella filosofia di un brand prima di acquistarne i prodotti, e la sempre più accesa lotta per la sostenibilità, ad essere alcuni dei motivi fondamentali che hanno spinto i brand già consolidati e quelli emergenti a procedere verso questa nuova direzione. Tra i tanti prodotti a disposizione, sono quelli per i capelli e per il viso ad essere i più venduti, le parti del corpo più esposte a uno stile di vita molto movimentato e stressante. Le materie prime utilizzate sono diverse e variano a seconda del prodotto. Primi fra tutti gli oli, essenziali e vegetali, come quello di arancio, di jojoba, di semi di lino, mandorle e tanti altri, ciascuno impiegato in base alle diverse esigenze della pelle. Molto conosciuti sono l’aloe vera, l’olio di pesce e gli estratti di Neem, olio vegetale ottenuto dalla spremitura a freddo dei semi di Azadirachta Indica, della famiglia delle Meliacee, fortemente utilizzato per le sue proprietà benefiche antibatteriche e antinfiammatorie.
p.114 p.59 p.133
LATEST BEAUTY Molti brand specializzati nella cosmesi biologica presentano un portfolio di prodotti ampio, che va dai rossetti, ai fondotinta, fino alle creme corpo e ai prodotti per bambini. Un esempio è Alkemilla Eco Bio Cosmetic, un’azienda italiana certificata, specializzata nella produzione di cosmetici biologici innovativi e sicuri sia per il consumatore che per l’ambiente. Tra la vasta gamma di prodotti fanno sicuramente gola i rossetti. Presenti in 15 tonalità, dalle più calde e accese sfumature del rosso fino a quelle tendenti al marrone passando per il lilla, ogni rossetto è arricchito con oli di jojoba, ricino da agricoltura biologica e nocciolo di albicocca per rendere le labbra morbide e idratate a lungo, senza sacrificare il colore, che aderisce alla bocca in modo fluido e compatto. Molto interessante è la vasta serie dedicata agli ombretti, tutti realizzati con prodotti da agricoltura biologica certificata. Il portfolio di Alkemilla continua con prodotti per il viso, capelli, creme solari, oli, make-up, offrendo in ultimo anche alcuni prodotti per coccolare la pelle dei più piccoli. La lista dei brand non finisce qui, un’altra azienda indirizzata verso la strada biologica è sicuramente Neve Cosmetics, altra azienda italiana con sede nella provincia torinese, che mette al centro del suo brand l’amore per la natura e il colore. I loro prodotti infatti sono interamente creati dal team italiano sempre alla ricerca di nuove e interessanti combinazioni, nel pieno rispetto degli ingredienti e degli animali. A questo proposito, l’azienda ha spesso sostenuto piccole e grandi associazioni Onlus a sostegno degli animali. Tra i vari prodotti cruelty-free, molto interessanti sono i prodotti per la doccia, come “Doccia Gianduiosa” e “Doccia Mirtillosa”, composte rispettivamente da burro di cacao, olio di sesamo e nocciole il primo, burro di Karité, olio di Argan, ed estratto di mirtilli il secondo, ideali per pelli normali o stressate. Le creme per il viso presentano un invitante equilibrio di ingredienti, esemplare è la “Crema Esotica”, composta da olio di noci di macadamia, olio di bacche e di acai antietà, burro di Karité, filtri UVA e UVB per proteggere dai raggi solari e vitamina E.
Cushnie backstage A/I 2019 | Photo Ashley Gallerani Prodotto Alkemilla rossetto Rosa Lunaria
Prodotto Neve cosmetics doccia Mirtillosa
La trasparenza trasparenza èè ililmotto La di Nabla mottodi diNabla Nabla Cosmetics, Cosmetics, Cosmetics, chegenuinità punta allaeegenuinità e di che all’utilizzo che punta punta alla alla genuinità all’utilizzo di ingreingreall’utilizzo di ingredienti vegani e cruelty-free, dienti ee cruelty-free, garantendo prodienti vegani vegani cruelty-free, garantendo progarantendo prodotti diIlIl prima qualità. dotti qualità. marchio italiano dotti di di prima prima qualità. marchio italiano racracIl marchio italiano racchiude nel nome el’amore chiude nel per chiude nel nome nome l’amore l’amore per la la natura natura e l’arte: l’arte: per la ènatura l’arte: Nabla un simbolo Nabla che fisica sisi usa Nabla è sia sia un une simbolo simbolo che èin insia fisica usa per per che in fisica usa persia descrivere la natura, descrivere la un all’immadescrivere lasinatura, natura, sia un richiamo richiamo all’immasia richiamospesso all’immagine dell’arpa, spesso gine dell’arpa, raffigurata in gineun dell’arpa, spesso raffigurata in mitologia mitologia raffigurata in mitologia accanto Dio accanto Dio arti. IlIlApollo brand accanto ad ad Apollo Apollo Dio delle delle arti.ad brand proprodelle arti. Il brand propone molto una serie di pone di interessanti, poneuna unaserie serie dicollezioni collezioni molto interessanti, collezioni molto interessanti, tra cui up la tra Line” tra cui cui la la “Close-up “Close-up Line” ee la la “Close“Closeup Vol.2”, Vol.2”, “Close-up Line” e la “Closeup Vol.2”,disegnati due due ee fondotinta due linee linee di di correttori correttori fondotinta disegnati linee di correttori e fondotinta disegnati per per tipo di pelle. pelle. L’attenzione alleesigenze esigenper ogni ogni L’attenzione alle ogni tipo di pelle.siL’attenzione alle esigenze ze consumatore si vede anche progetto deldel consumatore vede anche nelnel del consumatore anche nelpoter progetto “Me&Nabla” area siinvede cuiarea poter qualsiasi progetto “Me&Nabla” in inviare cui inviare “Me&Nabla” area in cui poter ad inviare qualsiasi suggerimento volto ad arricchire l’offerta del qualsiasi suggerimento volto arricchire l’ofsuggerimento volto arricchire l’offerta del a brand. Ogni consiglio viene discusso adiscusso cadenza ferta del brand. Ogniad consiglio viene brand. consiglio viene discusso a cadenmensile dal team. cadenzaOgni mensile dal team. za mensile dal team.
Wan Hung backstage A/I 2019 | Photo Ashley Gallerani Prodotto Nabla fondotinta Close-Up
Benecos smalto Desire
Sulla stessa lunghezza d’onda è anche Benecos, brand tedesco specializzato in prodotti per il make-up, unghie, capelli e corpo. Tra la Sulla stessa lunghezza d’onda è anche vasta gamma offerta dal brand gli smalti sono Benecos, brand tedescod’onda specializzato in Sulla stessa lunghezza Benecos, molto interessanti; il colore è èlaanche caratteristica prodotti per il make-up, unghie, capelli e per il brand tedesco specializzato in prodotti fondamentale del prodotto, dimostrando come corpo. Tra la vasta capelli gammaeofferta dal make-up, corpo. della Trabrand lanatura vasta uno stile diunghie, vita votato al rispetto gli smalti sono molto interessanti; ilsono colore è gamma offerta dal brand gli smalti molto e delle sue risorse non faccia rinunciare all’ela caratteristica fondamentale del prodotto, interessanti; il colore è la caratteristica fondastro e alla creatività. I nomi degli smalti sono dimostrando come unodimostrando stile di vita votato al mentale del prodotto, uno molto invitanti, tra le tante proposte come troviamo rispetto della natura e delle sue risorse non stile di vita votato al rispetto della natura e il “bubble gum”, “you-nique”, “wild orchid” o faccia rinunciare all’estro e alla creatività. I delle sue risorse non faccia rinunciare “flamingo”, i grandi assenti sono la formaldeinomi degli smalti sono molto invitanti, tra all’estro e alla creatività. I nomi deglichimismalde, i parabeni, siliconi e altre sostanze le tante proposte troviamo il le “bubble gum”, ti sono molto invitanti, tra tante proposte che nocive; al loro posto invece olio di avocado “you-nique”, “wild orchid” o“you-nique”, “flamingo”, i “wild gum”, etroviamo vitaminailH“bubble adatta per le unghie fragili. grandi sono la formaldeide, i parabeni, orchid”assenti o “flamingo”, i grandi assenti sono la siliconi e altrei sostanze chimiche nocive; al formaldeide, parabeni, siliconi e altre Queste proposte non sono le uniche sul sostanmercaloro posto invece olioaldi loro avocado e vitamina H ze chimiche nocive; posto invece olio to, tanti sono i brand che ormai stanno viranadatta per lee unghie fragili. di avocado vitamina H adatta per le unghie do verso una proposta etica e sostenibile, per Queste proposte non sono lesono uniche sul fragili. Queste le uniche sul l’ambiente e perproposte la salutenon e prosperità di corpo mercato, tanti sono iibrand che ormai stanno sono brand che ormai stanno e mente. virando verso verso una unaproposta propostaetica eticae esostenibile, sostenibiper l’ambiente e per la salute e prosperità di di le, per l’ambiente e per la salute e prosperità corpo e mente. p.117 p.59
Il bianco è il non colore per eccellenza. Pulito, etereo, leggero. Il bianco è possibilità, perchè su una tela vuota si può ancora scrivere tutto. I cosmetici di ultima generazione si ispirano a questo e cercano di avere il minor impatto possibile sull’ambiente e sulla nostra pelle. Trasparenti, perchè sia la bellezza naturale ad emergere nella resa finale. Come il bianco, che c’è ma non si vede ed è la superficie indispensabile su cui far risaltare i nostri colori.
Soft
touch Photography Elizabeth Gibson Style Maureen Vivian Model Anja Konstantinova c/o Premier Model Managment Makeup, hair style Lica Fensome using Mac Cosmetics
Editor’s letter
LATEST BEAUTY by Giulia Greco
foto courtesy of extrait.it
DISTINGUERSI i profumi
di nicchia
Nell’ultimo periodo si sta verificando un ritorno generale del mercato alla ricercatezza e all’individualità. E’ soprattutto una risposta alla produzione di massa che tende ad unificarci, mentre l’indole naturale dell’uomo è quella di differenziarsi e mostrare la propria personalità all’interno del gruppo. Il mercato del profumo, che è per antonomasia votato alla ricercatezza, sta vivendo un’interessante fase di espansione e sempre più persone richiedono profumi gourmand e di nicchia. Massimo esempio di costumizzazione in questo campo è la moda dei profumi “molecolari”. In linea teorica tutti i profumi lo sono, in quanto composti da molecole, ma quando parliamo di Profumi Molecolari ci riferiamo a prodotti frutto di una ricerca molto
particolare, che si scosta dalla profumeria classica. Il profumo molecolare è composto da una singola molecola di sintesi, che è in grado di fondersi con l’odore naturale della pelle di chi lo indossa, per creare un profumo diverso per ognuno. Così, esso diventa un “non-profumo” che si attiva solamente quando entra a contatto con la nostra pelle e, anche se solitamente non viene avvertito da chi lo indossa, permette di creare una composizione totalmente personale. L’idea arriva da Geza Schoen, profumiere tedesco che ha deciso di realizzare una fragranza composta da una singola nota, dato il suo amore per la molecola iso e super. Il suo primo profumo molecolare è stato il Molecule 01, una nota legnosa che esalta il profumo naturale.
Ora sul mercato è facile trovarne anche a prezzi contenuti, che rispondono alle esigenze anche dei clienti più informati. Per esempio il Juliette Has a Gun, composto dalla molecola cetalox, o le fragranze della collezione molecolare Supraem Series, dedicata al chashmeran, triplal, kephalis e musc T. La storia del profumo è molto antica e si lega principalmente alla sfera religiosa. Dal Medio Oriente, considerato luogo di nascita del profumo, passa e si espande poi in tutta Europa grazie ad Alessandro Magno. Andando indietro nel tempo se ne trovano tracce nell’Antico Egitto, legato all’idea di purificazione, nelle Sacre Scritture e ovviamente in Oriente, dove il commercio di spezie e aromi fa da sempre parte della cultura popolare. Nella società moderna del ‘700 il profumo era usato per occultare i cattivi odori dovuti ad una scarsa igiene personale e solo alla fine del secolo si afferma la profumeria moderna, cioè un’aggiunta allo stile personale più che un escamotage per coprire eventuali esalazioni. Nel 1828 Pierre Francois Pascal Guerlain apre la sua prima maison di profumeria a Parigi e segna un anno di svolta. Nello stesso 1828 infatti le ricerche della chimica organica portano alla produzione dei primi elementi sintetici, i prodotti di sintesi appunto, che uniti a fragranze naturali e ai fissanti compongono il profumo come noi oggi lo conosciamo.
sopra: foto “Annik” brand - courtesy of Fragrantica.it sotto: foto “Floris” brand - courtesy of labarberia.it
Quando parliamo di mercato “di nicchia” ci riferiamo ad una clientela con gusti particolari, se non raffinati, spesso difficile da accontentare e che si allontana dal mercato di massa. La definizione è ancora più pregnante se utilizzata per la profumeria, in quanto è proprio da questo settore che viene l’espressione “di nicchia”. Le nicchie, piccoli vani nascosti delle case, venivano utilizzate nell’antichità dai mastri profumieri per conservare le materie prime del loro lavoro. In questo mercato i protagonisti sono artigiani e piccole aziende la cui filosofia si basa sulla traslitterazione: idee letterarie, stimolazioni visive, note musicali e immaginari da sogno vengono tradotti in fragranze. p.127
Editor’s letter
sopra e sotto: “Diptyque” brand - courtesy of Fragrantica.it
sotto: Vetiris by “Lubin” brand - courtesy of profumeriaideale.com
E’ una lavorazione che non solo porta a creazioni inedite e ricercate ma che regala al compratore finale una storia in cui immergersi e che risulta fondamentale per apprezzare a fondo il profumo. Ovviamente questo tipo di processo si discosta nettamente dal marketing che sta alla base delle creazioni più commerciali che, proprio perchè si rivolgono ad un pubblico molto ampio, sono realizzate con sostanze non particolari, ma in grado di piacere “un po’ a tutti”. In ogni caso è bene sottolineare che la differenza tra produzione di nicchia e di massa non sta nelle materie prime utilizzate, sebbene a rigor di logica è normale pensare che i profumi pregiati utilizzino maggiormente elementi naturali mentre quelli commerciali utilizzino sostanze chimiche di serie b. In realtà la composizione chimica in laboratorio è una componente essenziale anche dei migliori profumi presenti sul mercato e richiede studi molto approfonditi. Ciò che differenzia i due mondi è l’approccio alla materia: da un lato i grandi numeri del mercato di massa, dall’altro la ricercatezza di un’arte vecchia di sette secoli. Non a caso le migliori aziende produttrici di profumi di nicchia vantano una storia molto lunga. Forse la più rinomata profumeria del settore è Lubin, maison che nasce a Parigi durante la Rivoluzione Francese e fa della Storia (quella con la S maiuscola) il punto forte della sua produzione. Il fondatore, Pierre-Francois Lubin, fu il riferimento in materia di prodotti di bellezza per Maria Antonietta, sovrana di Francia allora esiliata alle Tuileries. Il marchio ha da allora segnato la storia della profumeria francese, conquistando non solo le case reali, tra cui quella dell’imperatrice Giuseppina e del consorte Napoleone, ma anche la nascente classe borghese e i primi dandies. Le creazioni di oggi portano ancora nomi dedicati alla storia del suo fondatore. E’ il caso di Gin Fizz, profumo che realizzò per Grace Kelly e che porta il nome di uno dei cocktail più in voga all’epoca, o di Nuit de Longchamp, riedizione di una fragranza degli anni ’30 che si ispira alle corse di cavalli. Oggi la selezione Lubin conta sia rivisitazioni dei profumi storici della maison, sia novità che si ispirano a mondi esotici e rispondono alla clientela più giovane e d’avanguardia. Floris ha una storia molto simile. Nata a Londra nel 1780, si lega a nomi importanti e vanta tutt’oggi il legame con la Regina Elisabetta II. Proprio in onore della sovrana è stato creato nel 1926 Royal Arms, poi riprodotto nella Diamond Edition ed esposto nel 2013 a Buckigham Palace, durante il Queen Coronation’s Festival. Tra gli altri nomi importanti Marylin Monroe e la principessa Diana, le cui creazioni sono tutt’oggi disponibili in atelier.
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Maison Floris è famosa per i suoi servizi di customizzazione, che vanno dai 600 ai 6000 euro e offrono al cliente la possibilità di creare il proprio profumo personale, dopo un minimo di tre visite conoscitive con nasi esperti. La boccetta avrà le iniziali scolpite nel vetro e sarà inserita negli archivi ufficiali di Floris. Un vero e proprio oggetto di lusso, accessibile a pochissimi: un gioiello “liquido” creato appositamente per noi.
sopra: Olivier Creed - courtesy of financial times | sotto a sinistra “juliette has a gun” brand courtesy of fragrantica.it | a destra “molecule01” courtesy of cultbeauty.co.uk
Sicuramente il marchio più conosciuto e apprezzato per la purezza della materia prima e la qualità delle composizioni finali è Creed, altra storica maison inglese. Il fondatore, James Henry Creed, prima di esplorare il mondo dei profumi era guantaio di fiducia della Famiglia Reale. Oggi a portare avanti il business familiare è Olivier Creed, sesto discendete del mitico fondatore. Le materie prime che hanno reso famoso Creed arrivano da un’incessante ricerca nei luoghi più sperduti del mondo che ancora oggi continua e costituisce la parte più impegnativa del lavoro complessivo. Da questi viaggi di esplorazione e ricerca Creed trae anche l’ispirazione per la composizione in laboratorio, di cui segue personalmente ogni passaggio.
Accanto a questi storici ateliers troviamo oggi realtà relativamente più giovani, nate alla fine del secolo scorso ma che hanno già un nome importante. E’ curioso notare come molti di questi “giovani” talenti nascano da personalità esterne al settore. Come ad esempio Diptyque, che nasce dall’incontro tra un interior designer, un pittore e un regista teatrale. Il marchio è ora famosissimo e lega le sue creazioni ad uno stile molto intellettuale. A partire dal lettering del nome, che richiama la struttura di un tempio, alla forma ovale del logo, presa in prestito dalla mitologia. Le fragranze in egual modo si legano a miti greci, storie antiche e ispirazioni diverse, regalando al cliente un’esperienza a tutto tondo. Annick Goutal, pianista e modella, comincia la sua avventura nel mondo del profumo nel 1981 e trova nella creazioni di fragranze un ulteriore mezzo espressivo per il suo talento, femminile e aggraziato ma contemporaneamente esuberante. Anche in questo caso le creazioni sono influenzate non solo dalla personalità della creatrice, ma anche dai suoi interessi personali, come il mondo della musica, della letteratura e della poesia. Il marchio è molto apprezzato per il suo approccio etico alla produzione. Ogni passaggio creativo è green ed eco-friendly: le fragranze non sono colorate, il packaging usa meno carta possibile e le bottiglie in vetro sono pensate per essere riempite nuovamente una volta finite. Per maison Goutal il vero lusso oggi si vede nel rispetto dell’ambiente che ci circonda. Le realtà nascenti sono innumerevoli e cercano di rispondere ad un mercato sempre più esigente. Tra tradizione e innovazione, sono i marchi più attenti al processo creativo che hanno un futuro, proprio perchè gli acquirenti di oggi sono sempre più esigenti, tra consumo consapevole e qualità. Non solo fragranze, ma storie di cui entrare a far parte.
SMELLLIKEHeaven Analog Photography Mag Juchnik | Model Agata Wojtasik c/o Mango models and Premium Paris Style Sylwia Morawska | Makeup, Hair style Katarzyna Olkowska
“Il profumo ha una forza di persuasione più convincente delle parole, dell’apparenza, del sentimento e della volontà. Non si può rifiutare la forza di persuasione del profumo, penetra in noi come l’aria che respiriamo, penetra nei nostri polmoni, ci riempie, ci domina totalmente, non c’è modo di opporvisi” - “Profumo, storia di un assassino”
Apertura: Sinistra Camicetta: Bitte kai rand | Pantaloni Oleska Fashion | Orecchini Klaudia Wasserman | Destra: Cappello Scala | Pantaloni Zuzanna Czaja Qui: Orecchini Klaudia Wasserman | Di Fronte: Abito Oleska Fashion
Maglione Zuzanna Czaja | Blusa Michał Szulc | Scarpe Loft 37 |Di Fronte: Cappotto Zuzanna Czaja | Scarpe Loft 37 Pagina precedente: Pantaloni Zuzanna Czaja | Blusa Oleska Fashion
G
li Accessori che segneranno
L’AUTUNNO 2019
Quest’anno gli accessori disegnati per l’autunnoinverno 2019 sono frutto di una commistione di stili, da una parte nati da profondo equilibrio di influenze, dall’altra in miscela di toni contrastanti che creano un ammaliante gioco di combinazioni. Caratteristico di molte sfilate è appunto l’incontro tra diverse tendenze, che unendosi trasformano il già visto in qualcosa di completamente nuovo, anche solo con l’aggiunta di piccoli dettagli. Ne è un esempio Louis Vuitton, che sotto la direzione creativa di Nicolas Ghesquière ha presentato le classiche borse Monogram su nuovi modelli, come la borsa Art Folder, o la reinterpretazione colorata del Mini Luggage BB. La rivisitazione di stili e motivi iconici è un trend che riserva molte sorprese e soprattutto riesce ad attirare nuovi consumatori ispirandoli alla scoperta del passato e del futuro del brand. Molto interessanti sono state le cinture, accessorio intramontabile che però si apre a nuove decodificazioni. Un esempio è la cintura in fibbia quadrata Louis Vuitton che strizza l’occhio al futurismo. Scolpiscono ancora di più la vita perché spesso ne vengono indossate due o tre insieme, ma anche grazie al loro spessore e grandezza: Longchamp le arricchisce di borchie, dando loro un tocco più graffiante; Off-White ha esaltato una vestibilità più sportiva e Stella McCartney ha presentato una cintura maxi in tessuto creata dall’artista Sheila Hicks. Questo eclettismo stilistico è riscontrabile anche nella sfilata di Maria Grazia Chiuri per Dior; le creazioni erano un richiamo agli anni ’50 e alla forma dell’iconico Tailleur Bar, che in occasione dell’A/I 2019 si è allacciato però ad un’altra tendenza ad esso contemporanea: la moda dei Teddy Boys.
Ecco che classicismo e ribellione si fondono, creando degli abiti più che mai moderni; e così anche gli accessori, caratterizzati da scarpe affusolate con tacco piccolo e dal Bucket Hat, rivisitato in diverse forme anche da altre maison, come Valentino. Quelli della Chiuri sono di pelle nera, alcuni con rete che copre il viso, altri presentano motivi in tartan. La combinazione di molteplici stili e motivi è bilanciata da un ritorno all’essenziale, espresso da John Galliano per Maison Margiela, che propone Mary Janes nere in pelle o di gomma e stivali dalla punta tonda o quadrata con il tacco rosso. Questa tendenza minimal è contrapposta all’interno della stessa collezione da un paio di stivali con stampa flamingo. In rottura con il classico sono sicuramente gli occhiali a mascherina colorati o trasparenti che coprono buona parte del viso, d’impronta fortemente futuristica su basi retrò. Un esempio sono quelli di Gucci e Lanvin. Tocco brioso e sofisticato lo daranno sicuramente le piume, basta pensare ai vari sandali di Giambattista Valli. Sicuramente interessante è stato l’uso delle catene, usate a mo’ di cintura come vediamo in Marni o su bracciali e orecchini. Grande rientro per le Bitty Bags. Ancora più piccole delle normali mini, le Bitty sono minuscole e la loro efficienza discutibile, tuttavia l’effetto che hanno su un capo è sicuramente degno di nota, basti pensare alla sfilata di Givenchy e Jacquemus. Nella prossima stagione si avrà dunque l’imbarazzo della scelta, che va oltre la semplice preferenza di un accessorio rispetto a un altro; infatti, è proprio la loro adattabilità a più stili, la loro versatilità, che ci spinge a superare i confini della nostra creatività, scoprendo stili fluidi e flessibili, simboli della nostra epoca. By Ludovica Mucci
La stagione autunno-inverno sarà sicuramente ricca di novità, grazie ad accessori nati da varie influenze. Tra rivisitazioni del classico e uno slancio verso il futuro, borse, scarpe, cinture e molto altro abbelliranno il grigio dell’inverno con nuove e interessanti sfumature.
Pagina cinture Off White Valli, e Marni | fotoStella Alessandro Vieroocchiali e Alessandro Qui, daprecedente: sinistra: sandali Giambattista cintura McCartney, da sole Lucioni Gucci, bitty bagQui: sandali Giambattista Valli, cintura Stella McCartney, Occhiali da sole Gucci, borsetta Givenchy Givenchy, cappello Valentino |tutte le foto by Armando Grillo / courtesy of Gorunway.com Pagina di foto Off White e Marni, foto courtesy by Alessandro Viero / courtesy of Gorunway.com cappelloprecedente: Valentino cinture | tutte le by Armando Grillo of Gorunway.com
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Posare davanti l’obiettivo fotografico implica fermare il tempo, per un breve istante, e mostrare una certa immagine di noi stessi. Mai naturale, è l’esatto opposto. La posa è sempre, in quantità minore o maggiore, frutto di una scelta e di uno studio. Solo il contatto visivo sembra non attenersi a questa regola e crea una connessione speciale, che non si presta ad un razionale controllo. Permette di andare oltre e di sperimentare un legame totalmente diverso.
pose Photography Oliver Beckmann c/o MN-CREATIVE Style Elke Dostal c/o Nina Klein Model Vera Amores c/o Uno models Makeup, Hair Style Yurema Villa c/o Anaprado Mgmt and MMG Artist Digital Assistant Fred Nebas
Apertura: Camicetta Isabel Marant | Collant Wolford | Scarpe Balenciaga Qui: Cappello Lola Hats | Collana Cos | Di Fronte: Camicetta Ganni | Bracciale & Other Stories
Top Nanushka | Anelli Pariah Di Fornte: Cappotto TotĂŞme | Scarpe Balenciaga | Orecchini J.W.Anderson
Orecchini Ellery | Di Fronte: Camicetta Attico | Orecchini Ellery
Camicetta Absence Of Paper | Di Fronte: Giubbotto Ganni | Orecchini J.W. Anderson
Abito Nanushka | Orecchini & Other Stories | Scarpe Balenciaga Di Fronte: Top Max Mara
Ookioh “Costumi da bagno moderni con una spruzzata di nostalgia, realizzati con materiali rigenerati al 100%” by Giulia Greco
Con l’estate ritorna ogni anno la solita domanda: quali sono i trend per i costumi 2019? Su quali nuovi pezzi devo puntare quest’estate in spiaggia? E la risposta, oggi, può essere solo una: ecosostenibilità. Se proprio non riuscite ancora a cambiare le vostre abitudini e a rinunciare a nuovi acquisti in favore dei costumi dell’anno scorso, allora assicuratevi almeno di fare scelte eco-friendly e consapevoli. Abbiamo intervistato Vivek Agarwal, direttore creativo e founder di OOKIOH, brand di costumi da bagno con base a Los Angels. Per lui pensare all’ambiente non è un’opzione, ma un dovere morale che tutti noi, brands e consumatori, dovremmo sposare. Ci ha raccontato da dove viene l’ispirazione per la sua linea, dell’aria magica che si respira sul lungo oceano di LA e anche qualcosa di molto speciale sulla cultura Giapponese.
Vivek Agarwal intervista esclusiva
La missione del vostro brand è di creare capi “buoni” sia per le donne e il loro corpo, sia per l’ambiente che ci circonda: cos’hanno questi due elementi in comune? Come può un ambiente sano, secondo te, avere un effetto positivo sulla nostra vita di tutti i giorni? La vita esiste solo grazie ad un buon ambiente, e non per altre ragioni. E’ fondamentale che ci prendiamo cura dell’ambiente per le generazioni future e per noi stessi. Altrimenti in futuro non ci sarà più la vita come noi oggi la conosciamo. Un capo d’abbigliamento che non crea danno all’ecosistema dovrebbe essere apprezzato e ricercato da chiunque. Noi nello specifico ci rivolgiamo alle donne, ma il discorso è generale e interessa qualsiasi altro brand. Indossare abiti che non hanno un impatto devastante sull’ambiente che ci circonda ci fa sentire meglio, ci dice che stiamo facendo la cosa giusta e che siamo persone intelligenti e coscienziose. Questo sentimento ci illumina da dentro e si riversa nelle nostre azioni. Parlate di un “tocco di nostalgia” nei vostri
prodotti: a cosa vi riferite? Sono figlio degli anni ’80 e ho vissuto la mia adolescenza negli anni ’90. In quel periodo sono stato affascinato moltissimo dalla fotografia, soprattutto dagli scatti di Oliviero Toscani per United Colors of Benetton, e dalle super models che hanno dominato il mondo della moda, come Cindy Crawford, Naomi Campell e Christy Turlington. Ci ispiriamo a quell’era e ai suoi colori quando pensiamo ai nostri costumi e alla nostra immagine sul web. Il vostro headquarter è a Los Angeles: il rapporto stretto con l’oceano ha un impatto sul vostro lavoro? Assolutamente sì. Los Angeles ha un’atmosfera rilassante unica, creata dalla spiaggia e dalla vicinanza con l’oceano e dalle due industrie maggiori della zona, cioè quella della Moda e quella dell’Intrattenimento. LA può essere tranquillamente considerata la quinta capitale della moda nel mondo, ed è anche una delle mete turistiche più ambite: vediamo ogni giorno persone che arrivano da tutte le parti del mondo solo per visitare
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questa magnifica città. L’afflusso di gente sempre nuova, i talenti locali e in generale il “fashion potpourri” che si viene a creare sulla spiaggia ci ha sempre ispirati nel nostro lavoro creativo. Il nome del brand però arriva dal Giappone: che legame avete con questo paese? Credo che con OOKIOH ho trovato il mio ikigai, che in Giapponese significa “raison d’etre”, ciò a cui votiamo la nostra vita e il nostro tempo. Si, OOKIOH gioca sulla parola giapponese ukiyo: è il piacere di vivere, il pieno godimento della vita che ha caratterizzato il periodo Edo in Giappone (dal 1600 circa fino alla metà del 1800). Di quel periodo mi piace molto anche l’arte, in particolare le stampe Ukiyo-e. Quest’ultimo termine può essere tradotto con “mondo galleggiante”, e solitamente si riferisce a scene di viaggio, a paesaggi lontani e alla bellezza femminile, tutti elementi della vita che vanno celebrati, perchè ci permettono di scappare dalla noia e di meravigliarci. Questo spirito era esattamente ciò che volevo mettere nella mia collezione di costumi da bagno, e da qui viene il nome del brand. Non solo le stampe Ukiyo-e comunque. La storia e la cultura giapponese hanno così tante cose affascinanti da insegnarci e da cui essere ispirati.
Per esempio la filosofia Wabi Sabi e il concetto di shokunin, che io trovo interessante: dedicare la propria vita al perfezionamento delle tecniche di artigianato e di produzione consapevole implica un’attitudine sociale, un impegno per la comunità e il mondo che ci circonda. Chi applica il shokunin ha un obbligo, spirituale e materiale, di lavorare per ciò che è buono per la società. Com’è nata l’idea e come avete sviluppato il brand negli anni? Ho visto una mancanza nel mercato. Ci sono sempre stati brand di costumi sostenibili e belli allo stesso tempo, ma sono solitamente molto costosi, o troppo spinti o troppo seri. OOKIOH è nato con l’obiettivo primario di offrire costumi da bagno in linea con la moda attuale, eco sostenibili e a prezzi giusti. Nello stesso tempo vogliamo celebrare le donne per quello che sono, e ancora di più per quello che vogliono essere. I nostri costumi si impegnano per qualsiasi tipo di donna e per qualsiasi risorsa d’acqua al mondo. L’idea è nata nell’estate del 2017 e l’abbiamo lanciata nel 2018. Stiamo per compiere un anno! Ho grandi progetti in mente per OOKIOH: abbiamo molto lavoro da fare per crescere, ma non vedo l’ora di intraprendere questo viaggio.
Perchè avete deciso di focalizzarvi sulla sostenibilità? La sostenibilità non è un’opzione. Ho sempre pensato alla sostenibilità come ad una responsabilità e un obbligo verso il pianeta. L’impatto ambientale è un argomento centrale oggi, che non possiamo più evitare: le generazioni più giovani sembrano essere più coscienziose a riguardo, ma sono i brands che devono indirizzare il cambiamento. Cosa possono fare i produttori perchè un miglioramento avvenga nel minor tempo possibile? Ho sempre pensato che l’impegno ambientale e le scelte ecosostenibili non potessero pesare sulle spalle dei consumatori da soli. La responsabilità è di tutti noi, e nel mondo della moda è dei produttori prima di tutto. Ci sono moltissime cose che possono essere fatte, e alcune di queste richiedono una completa revisione del sistema di produzione. Questo processo potrebbe richiedere un tempo molto lungo. Ma alcuni accorgimenti possono essere presi fin da subito e hanno già un impatto molto positivo. Ad esempio: •credere fortemente nella nostra responsabilità e nella nostra capacità di cambiare le cose. •essere trasparenti (mi riferisco soprattutto a quelle aziende che costruiscono la loro immagine intorno a presunti comportamenti positivi, ma che in realtà producono ancora in maniera non ecosostenibile - il cosiddetto “greenwhasing”). •produrre capi che resistano alle mode del momento, quindi preferire un certo stile piuttosto che seguire il trend di turno. •offrire una qualità migliore, che duri nel tempo.
Come funziona la produzione: a cosa vi ispirate e come pensate al corpo femminile e ai suoi bisogni quando create le nuove collezioni? Ci ispiriamo all’estetica sportswear degli anni ’80 e ai suoi colori. Agli anni ’90 e alle top model che hanno segnato quel periodo, e ai valori di United Colors of Benetton, J. Crew e Esprit. Poi mischiamo il tutto con la cultura moderna della California. L’idea da cui sono partito è che i costumi da bagno dovevano essere creati da una prospettiva femminile, e non per appagare lo sguardo maschile. E’ una fortuna che il mio team sia composto solo da donne, e io sono l’unico uomo del gruppo. Una volta che i primi prototipi sono stati realizzati, procediamo con dei test, per capire se il modello si adatta ai diversi tipi di corpo femminile. La diversità è molto importante per noi. Quando scegliamo i colori poi, da un lato guardiamo ai trend del momento e a quelli futuri, dall’altro li confrontiamo con i diversi toni di pelle, per offrire un prodotto che si adatta a tutte le nostre possibili clienti.
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E, ancora più importante, da dove prendete i tessuti? Come sono realizzati? Le nostre materie prime arrivano tutte da uno stabilimento in Italia. Tutti i materiali che utilizziamo sono realizzati con i rifiuti e gli scarti di plastica dei consumatori. Ciò significa che sono tutti scarti finali, di prodotti che non potranno più essere utilizzati e il loro destino è la discarica. Questi includono le reti da pesca rotte, le nappe dei tappeti, e scarti rigidi come gli oligomeri e altri materiali che provengono dal nylon. I prodotti ecosostenibili sono solitamente molto costosi: come fate in modo di mantenere i vostri prezzi “bassi” e convenienti? Scegliere l’ecosostenibile non dovrebbe essere costoso - i costi sono maggiori ovviamente, ma non crescono in maniera esponenziale. Lo scarto di costo è solitamente aggiunto al prezzo finale, cioè pagato dall’acquirente. I prodotti sostenibili sono solitamente venduti ad un prezzo molto più alto del normale perchè le aziende utilizzano la parola sostenibile come un valore aggiunto, un servizio che giustifica prezzi elevati. Credo che per affievolire i danni prodotti dal consumo di massa e soprattutto dal fast
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fashion, i prodotti ecosostenibili debbano essere consumati su larga scala. Solo così possiamo arrivare ad un maggior riciclo, così da minimizzare il nostro impatto ambientale. E per raggiungere un consumo di massa, i prezzi devono essere contenuti, accessibili a tutti e non solo ad un gruppo ristretto di persone. Noi riusciamo ad avere prezzi abbastanza contenuti solo riducendo il nostro margine di profitto. Ultima domanda: quali sono i vostri progetti per il futuro? Come vedete OOKIOH da qui a cinque anni? Al momento sto lavorando su alcuni progetti futuri. Per quanto riguarda OOKIOH, abbiamo fissato dei punti che devono essere conquistati nel futuro prossimo: 1.eliminare completamente la plastica; anche nei packaging stiamo cercando soluzioni 100% sostenibili. 2.crescere abbastanza da poter produrre negli USA, così da ridurre lo spreco di carburante. 3.aumentare il nostro budget, per poter produrre almeno due collezioni l’anno. 4.ampliare la nostra produzione con abbigliamento e accessori, rimanendo sempre in linea con i nostri valori e il nostro spirito iniziale.
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fSTAGE irst Quei giorni perduti a rincorrere il vento a chiederci un bacio e volerne altri cento un giorno qualunque li ricorderai amore che fuggi da me tornerai un giorno qualunque li ricorderai amore che fuggi da me tornerai E tu che con gli occhi di un altro colore mi dici le stesse parole d’amore fra un mese fra un anno scordate le avrai amore che vieni da me fuggirai fra un mese fra un anno scordate le avrai amore che vieni da me fuggirai Venuto dal sole o da spiagge gelate perduto in novembre o col vento d’estate io t’ho amato sempre, non t’ho amato mai amore che vieni, amore che vai io t’ho amato sempre, non t’ho amato mai amore che vieni, amore che vai. © 1966 Fabrizio De André
Art Direction Rachel Freeman Photography Drew Shearwood Style Alicia Ellis Female Models Nina K c/o Titanium Model Management, Courtney Smith c/o MP Management Male Model Sandy Nuttall Makeup Rachel Freeman using Anastasia Beverly Hills Hair Style Chloe Frieda using Color Wow
Apertura: Bomber & Gonna PMI by Liene Grinberga | Guanto Dea Pagana | Foulard Essere Style Miniabito Dea Pagana | Collant Pierre Mantoux | Borsa Vic MatiĂŠ | Scarpe Salvatore Ferragamo Qui: Foulard & Sabot Salvatore Ferragamo | Tuta PMI by Liene Grinberga | Gilet Annalisa Baldini Milano Orecchini Milano Bijoux | Collant Calzedonia
Apertura: Abito Mango | Total look King and Tuckfield Di Fronte: Top, Collant Wolford
Di Fronte: Pantaloni Norma Kamali | Top Emma Pake | Scarpe Robert Clergerie
Top Elliss | Di Fronte: Abito Clio Peppiatt | Completo Richard James
Top Norma Kamali
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Christian Marcaly. 12 Aprile - 24 Settembre Durante l’estate al MAC-Ba, Museu d’Art Contemporani de Barcelona, si tiene la mostra dedicata a Christian Marcaly, artista “sonoro e visivo” di origine Svizzera, ora di stanza a Londra. La musica è alla base di tutto il suo percorso artistico, e al MAC-Ba è possibile sperimentare sia le composizioni sonore, scandite in tempo e spazio, sia le composizioni visive, che ereditano dalla musica la tecnica del montaggio e il coinvolgimento dell’osservatore. Ci saranno opere provenienti da diversi periodi nella vita dell’artista e installazioni interattive, per l’appunto, che richiedo all’osservatore di partecipare. Marcaly ha fatto anche incursione nel mondo della moda quest’anno, collaborando alla prima (criticatissima) collezione di Hedi Slimane per Celine. Per l’artista la moda, così come la musica, è al centro della nostra vita di tutti i giorni e influenza chiunque, “che ci piaccia oppure no”. Il lavoro orchestrato tra Marcaly e Slimane si è basato sulla traduzione: dalle creazioni video di Marcaly alla traduzione in patterns e ricami sui tessuti. Mary Quant e la minigonna. 6 Aprile - Febbraio Al V&A di Londra i riflettori sono puntati sul design irriverente di Mary Quant, stilista inglese che a metà egli anni ’60 ha inventato la minigonna e cambiato la vita delle generazioni future. La sua storia e le sue creazioni sono molto importanti per il movimento femminista e l’emancipazione della donna, oltre che per la generale liberazione a cui le giovani generazioni aspiravano in quegli anni. La mostra ripercorre proprio questo periodo storico, dal 1966 fino al 1975, attraverso più di 200 abiti e accessori, alcuni inediti e presi in prestito dall’archivio privato della stilista. Oltre ad essere un ottimo modo di conoscere ed esplorare i momenti più importanti per il movimento di liberazione femminista, una visita al V&A permette anche di assaporare il clima rivoluzionario e adrenalinico della fine degli anni ’60. Camp: notes on fashion. 9 Maggio - 8 Settembre Se si cerca la definizione di “camp” online si trova “affettazione, artificio, stravaganza” e ancora “ciò che è popolare, e insieme volgare e innocente”. Al MET di New York una mostra indaga il mondo del kitsch e il suo rapporto con la moda: partendo dagli anni Sessanta del secolo scorso, in cui la cultura popolare è stata rivalutata e si è infiltrata nel mondo dell’arte, fino ad oggi, attraverso le collezioni di grandi designers che si sono ispirati proprio al mondo del camp. La mostra prende le mosse dal famosissimo libro di Susan Sontag Notes on Camp, in cui la studiosa indaga l’amore per l’innaturale e l’eccesso, che, sebbene sottovalutato, ha avuto un grandissimo impatto sia nel mondo dell’arte che nella nostra cultura in generale. Come ogni anno la mostra è stata inaugurata dal famosissimo Met Ball, in cui gli invitati sono chiamati a interpretare, attraverso abiti e accessori, il tema dell’esposizione. E quest’anno ovviamente i look sono stati ancora più d’effetto. Yves Saint laurent. 12 Febbraio - 31 Dicembre Il museo dedicato a Yves Saint Laurent di Parigi, oltre all’istallazione permanente che conta circa 50 capi, organizza ogni anno un approfondimento tematico su un periodo o una collaborazione del designer. Quest’anno l’esposizione temporanea celebra i famosissimi abiti che YSL realizzò nel 1965 ispirandosi alle opere di Mondrian. Gli abiti-Mondrian furono una vera e propria “rivoluzione”, per il loro stile moderno e avant-guard, e furono il primo caso di collaborazione tra un designer d’alta moda e arte moderna. Senza contare che fu proprio grazie a YSL che Mondrian divenne conosciuto a livello mondiale. Questi abiti sono diventati un vero e proprio oggetto di culto e sono stati copiati da moltissimi designers successivi. Alcune copie, tra cui quelle del giovane designer francese Nicolas Saint Grégoire, verranno esposti al museo. Il museo celebra lo stretto legame con l’arte, che ha accompagnato l’opera di Yves Saint Laurent lungo tutta la sua vita.
LATEST arte by Giulia Greco
Christian Marclay visualizza la musica al MAC-Ba
Mary Quant a Londra 1965 -France Gamma Keystone - Getty
Courtesy of metmuseum.org
La Mondrian Collection al museo Haagse Gemeente, 1966, Foto by Eric Koch
tutte le immagini courtesy of www.msccruises.co.uk
LATEST PARADISE
L’Essenza dei Tropici: Ocean Cay MSC - Riserva Marina Un luogo di colori stimolanti, sole splendente, tramonti pastello, brezza leggera e abbondanza di verde: un’isola, un’opera d’amore, un dono per la natura. Ocean Cay è un’isola unica al mondo e un paradiso caraibico, un luogo di vacanza esclusivo progettato per coesistere in totale armonia con la bellezza della natura circostante. È cosi che MSC Crociere ha trasformato un ex sito industriale in una perla privata delle Bahamas con apertura fissata per il 9 Novembre 2019: una destinazione paradisiaca sostenibile che permette agli ospiti di entrare in armonia con la natura, e allo stesso tempo dà l’opportunità di comprendere e conoscere temi quali la salvaguardia degli oceani e la protezione delle barriere coralline.
Una rigogliosa riserva marina con una vista ininterrotta a 360° sulle acque cristalline e con oltre due chilometri di spiagge bianche incontaminate, un’esperienza unica complementare alla bellezza mozzafiato della natura circostante di questa parte dei Caraibi. Ocean Cay si sviluppa su sette distinte aree di spiaggia, ognuna con le sue caratteristiche e il suo peculiare fascino, un paradiso esotico con
acque poco profonde perfette per ogni tipo di sport acquatico protetto. Un’oasi tropicale, per la quale le parole non riescono a trasmettere la straordinaria bellezza naturale di questo luogo, ma solo vivendolo circondati unicamente dall’oceano e senza nient’altro all’orizzonte, è possibile capire che non si tratta di un sogno ma di un vero e proprio paradiso naturale.
“Connettiti con il mondo naturale, vivi lo spirito bahamiano e immergiti in un ambiente ecologico”.
si occuperà della ricerca sui coralli resistenti ai cambiamenti climatici. Il progetto Ocean Cay MSC Marine Reserve è stato sviluppato per creare un impatto positivo e a lungo termine sia sull’ambiente sia sulla comunità delle Bahamas. MSC Crociere, infatti, ha cercato di utilizzare, ove possibile, materiali e fornitori locali.
Un’opportunità meravigliosa di proteggere un piccolo angolo di paradiso e ripristinare il corallo naturale intorno all’isola, anche grazie all’allestimento di un laboratorio marino che
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La Natura lo ha fatto bello, noi lo rendiamo unico.
Chi non ha mai pronunciato almeno una volta la parola “Bahamas” immaginandosi un paradiso terrestre, un luogo incontaminato, un mare limpido popolato da animali di specie rare e frutti tropicali? Questo posto idilliaco corrisponde a realtà: Ocean Cay MSC Marine Reserve, oasi naturale che verrà preservata nel suo stato originario con l’obiettivo di minimizzare gli sprechi inutili, offrendo ai proprio ospiti un’ampia scelta di servizi lussuosi. Sarà difficile evitare di perdersi tra le straordinaria bellezza dei giochi di colore delle acque o sprofondare nell’assoluto relax delle spiagge bianchissime. Niente autoveicoli né strade, solo natura incontaminata a fare da cornice a questa singolare isola. Immaginatevi di essere seduti a prua nella vostra nave da crociera a fissare il mare. I primi raggi del sole assumono sfumature dorate e le nuvole soffici preannunciano l’arrivo del giorno. Un airone solitario sorvola il pelo dell’acqua alla ricerca di pesci, preludio di una giornata indimenticabile. La nave attracca e diventa parte integrante dell’esperienza, attraversato il pontile, si entra a far parte della natura incontaminata e si percepisce fin da subito la tranquillità dell’isola e l’essenza delle Bahamas: calma e alienazione dal mondo civilizzato. La mattinata comincia all’insegna del relax su una cabana in spiaggia a sorseggiare un cocktail dissetante, e lo sguardo si perde nel mare cristallino che si staglia di fronte fino a perdersi all’orizzonte e, alle vostre spalle, una vegetazione rigogliosa tra palme maestose, rose, uccelli del paradiso e meravigliosi prati curati. Aria dal profumo di salsedine e di esotiche fragranze floreali, e una leggera brezza si scaglia contro la
pelle, staccate la spina e rilassatevi con la sabbia calda sotto i piedi nudi e il suono dell’oceano in sottofondo. Potrete trovare una grande varietà di emozionanti escursioni da scegliere a Ocean Cay, perfette per il divertimento o per chi cerca il relax al sole. Sessioni di snorkeling per esplorare la coloratissima barriera corallina oppure prendere il volo con un’avventura in parapendio attraverso i cieli delle Bahamas, sorvolando un piccolo angolo di paradiso. Vivrete la straordinaria avventura di nuotare a fianco delle tante curiose creature che popolano questo vivacissimo universo tropicale. Dopo lo snorkeling, potrzete dirigervi verso una spiaggia privata su un’isola appartata. Qui sorseggiando un punch al rum o alla frutta potrete rilassarvi su una sedia galleggiante nelle pittoresche acque turchesi ammirando la vista spettacolare della costa e della vita marina. Atmosfere caraibiche autentiche in equilibrio fra tradizioni millenarie e musiche ritmate, è così che il pomeriggio si sposta a Lighthouse Bay, una spiaggia vivace con una splendida vista sul Faro rosso e bianco che sorge a 30 piedi sopra l’isola fornendo un punto di riferimento. Sede anche del bar in stile Hemingway e di una terrazza dove gli ospiti possono godersi il panorama dei Caraibi con tramonti mozzafiato, musica dal vivo e dj set. Portatevi a casa alcuni dei ricordi più belli dell’isola visitando il Bahamian Shop & Market, qui troverete oggetti d’arte e manufatti realizzati da artigiani e aziende locali che raccontano perfettamente lo spirito delle Bahamas, il luogo ideale per divertirvi mentre fate acquisti. By Veronica Valdambrini
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“La lotta di molti fotografi professionisti è quella di creare immagini che abbiano la stessa purezza di cuore dell’istantanea familiare” - Alec Soth Dal paradiso delle Bahamas al Marocco, con grande naturalezza e semplicità esploriamo qui un caldo orizzonte sabbioso, profumato di cumino e the verde alla menta
D E S E R T
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CO U R T N E Y
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MODEL NINON HAUSWIRTH C/O M I L K M O D E L M A N AG E M E N T MAKEUP & HAIR STYLE NICKI BUGLEWICZ
Tutina intera River Island | Collana Mignonne Gavigan
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Di Fronte: Giacca Zara | Pantaloni River Island
Pullover Victoria, Victoria Beckham | Earring Y/Project
Orecchini Mignonne Gavigan by Loulerie.com Di Fronte: Smanicato Dries Van Noten | Top Dries Van Noten | Shorts H&M Studio | Giacca legata in vita Marks & Spencer
Di Fronte: Camicetta & Pantaloni H&M Conscious | Scarpe Whistles
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