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L’He
INDICE EDITORIALE________________________________3 MINI QUESTIONARIO PROUST_________________4 SIETE IN RITARDO ANIME BELLE________________5 IL COWBOY MENEGHINO_____________________6 IL SENTIMENTO DI IDENTITÀ NAZIONALE È STATO INVENTATO DA NOI________8 INTERVISTA ALLA PROFESSORESSA ELLI_________10 MANIFESTAZIONE SI O MANIFESTAZIONE NO?___12 COS’È IL K-POP?____________________________13 PASSI AVANTI O PASSO INDIETRO?_____________15 MAYERS TORNA COL BOTTO__________________16 LA MORTE IN DISCOTECA____________________17 IGNOROSCOPO____________________________18 SUDOKU__________________________________19 EVENTI___________________________________19
N° 17 Diciassettesima Edizione Dicembre 2018 Giornalino degli studenti del L.S.S. Elio Vittorini Via Donati 5-7, 20146, Milano (MI) Italia
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Anno Scolastico 2018/2019 Quarto Anno
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Se vuoi inviarci un articolo o chiederci qualcosa: he.vittorini@gmail.com
LA REDAZIONE SILVIA PICCA 3^E SABRINA LO GIUDICE 5^C ELISA MONTOBBIO 4^F SIMONE MONTANDON 4^F DARIO CERESA 2^E GIULIO CIVITA 2^F FEDERICA CATARZI 2^F GIULIA SOLENGHI 2^E
SOFIA ESPADAS DE ARIAS 3^E CLAUDIA GERARDI 5^A ATHENA MARANAN 4^I GIULIA TOMAIUOLO 4^I MANUELA ABDEL SAYED 4^I IVAN GODINO 3^A OMAR ABOU EL ATA 3^F Stampa a carico del L.S.S. Elio Vittorini 2
Il nuovo l’he Post fata resurgo
Nuovo anno. Nuovo numero. Nuova redazione.
anno, sia un diario personale del nostro Cowboy Meneghino.
È pieno di novità L’He che finalmente è tornato sui nostri banchi. Molti dicevano che eravamo morti, che quest’anno non saremmo più riusciti ad avere un giornale, invece eccoci qui, pronti ad affrontare tutti i cambiamenti che ci sono stati. Abbiamo dovuto salutare i nostri amati ’99 che hanno affrontato la maturità e ci hanno lasciati con sommo dispiacere. Abbiamo superato la perdita del vecchio direttore (è vivo tranquilli) che lo scorso anno ha combinato non poco scompiglio. Siamo riusciti a ricostruire la redazione da capo, dopo essere rimasti in 5 e con un 6° componente “emigrato” in America, del quale leggerete le avventure.
Quest’anno ci piacerebbe coinvolgere maggiormente i nostri lettori affinché il giornale possa essere maggiormente sentito come il giornale di tutti gli studenti. Per tale ragione organizzeremo più occasioni di incontro, come ad esempio la classica “Nutellata” ed apriremo una rubrica con le vostre domande ed impressioni che potrete mandarci via email a he.vittorini@gmail.com o in direct su instagram a @laccae.
Altri cambiamenti li noterete strada facendo. L’He, ad esempio, non uscirà più a cadenza mensile, bensì bimestrale, poiché stiamo ancora cercando di riprendere il ritmo con la nuova redazione, della quale, se qualcuno di voi fosse interessato, potrebbe ancora farne parte. Inoltre, come ho anticipato prima, ci sarà una nuova rubrica gestita da Simone, nella quale verrà raccontata l’esperienza dell’anno di studio all’estero. In essa troverete sia utili suggerimenti per chi vorrebbe partire il prossimo 3
Personalmente, sono molto contenta che L’He non sia morto e che qualcuno abbia creduto in me per portare avanti questa tradizione, che dura ormai da quattro anni e che sarebbe stato un vero peccato non far vivere alle nuove generazioni di vittoriniani. Ringrazio, quindi, l’attuale redazione per avermi nominata direttore, Simone per il tempo che ci dedica tra un rodeo e l’altro, Claudia per la meravigliosa copertina (riferita all’articolo sull’Identità Nazionale di Elisa), il vecchio direttore per aver ceduto lo scettro ed ovviamente, last but not least, la Preside che come sempre ha promesso di non farci mancare il suo supporto. Come disse Sylvester Stallone, nel film “Sorvegliato Speciale”: “Nessuno è morto, finché non è sepolto!” Silvia Picca
MINI QUESTIONARIO PROUST Risponde Patrizia Cristina Castiglia, prof. di Italiano e Latino Il tratto principale del suo carattere? Penso di essere una persona abbastanza sensibile. Cosa cerca in uno studente? La curiosità. E in un professore? Pazienza disponibilità competenza e capacità comunicativa. In che anno il primo bacio? Un paio di ere geologiche fa! Andavo alle medie. Il suo alcolico preferito? Lo spumante. Ha le bollicine! Il suo peggior difetto? Sono permalosa e me la lego al dito. Il suo motto? Sempre avanti, con coscienza e determinazione. Il superpotere che vorrebbe avere? Fermare il tempo, ma non per fare più lunghe le lezioni. Mi servono più ore in una giornata. Autori preferiti? Primo Levi, Leonardo Sciascia. Viaggio dei sogni? Qualsiasi pur di andare! Parola che ripete più spesso? Chiedetela ai miei studenti, sicuramente si sono accorti dei miei vezzi-vizzi linguistici. Genere musicale preferito? La musica italiana della mia epoca, i cantautori. Materia scolastica preferita al Liceo? Quella più odiata? L’intervallo… non ero troppo diligente. Quella più odiata era fisica: non mi hanno mai spiegato il senso di certe formule!
Risponde Teresina Merisio, prof. di Matematica e Fisica Il tratto principale del suo carattere? Ritengo di essere una persona puntigliosa. La mia qualità migliore è la pazienza. Cosa cerca in uno studente? E in un professore? In uno studente cerco di stimolare la sua curiosità per farlo appassionare allo studio delle materie scientifiche. Non è molto facile, però quando questo accade, allora mi sento soddisfatta del mio lavoro. Nei colleghi cerco soprattutto collaborazione e la condivisione di idee e progetti. In che anno il primo bacio? Ero un po’ avanti con gli anni… Il suo alcolico preferito? Sono completamente astemia. Il suo peggior difetto? La caparbietà e un po’ di rigidità. Il suo motto? Fatti, non parole. La parola che ripete più spesso? E’ chiaro? Quando ha deciso di diventare professoressa? Non c’è un momento preciso. Da bambina il mio gioco preferito era “la maestra”. Forse tutto è cominciato lì. Viaggio dei sogni? Da anni sogno di andare a visitare il Canada, affascinata dai racconti di mia zia che ha vissuto per lungo tempo a Toronto e a Quebec City. Mi ha descritto paesaggi da fiaba, incredibili meraviglie naturali, tranquillità, ma al tempo stesso modernità di città, ordine e civiltà. Il suo più grande rimpianto? Probabilmente il fatto di non aver viaggiato molto quando ero più giovane. Condimento della pasta preferito? Non ho dubbi: sugo di pomodoro, basilico e melanzane!
Spazio Citazioni Prof “Sono una specie di portinaio” 4
SIeTe In RITARDo “AnIMe Belle” Nella nota poesia Il Pci ai giovani! Pasolini, nella battaglia di Valle Giulia, non si schiera con i figli della borghesia che inneggiano alla rivoluzione, ma con i poliziotti, con i “figli dei poveri”. Ma, più che un messaggio reazionario, il suo è un invito alle nuove generazioni affinché riconoscano il valore delle istituzioni e le facciano proprie. In questo la sua voce risuona ancora oggi come assolutamente profetica, e per questo motivo ho deciso di riportarvene il messaggio. Pasolini scaccia la bonaria solidarietà compiacente scegliendo l’attrito e si rivolge ai giovani contestatori del ’68 dicendo loro “siete in ritardo figli”. Non si mette tra coloro che “leccano il culo” a questi giovani eroi, ma oppone loro una ferma critica: questi figli assomigliano troppo ai loro padri per innescare un autentico processo rivoluzionario. Egli, però, non si rivolge ai giovani contestatori per ricordare loro la provenienza boghese come un peccato irredimibile, né per invitarli alla rassegnazione o al disimpegno,
e, men che meno, alla flagellazione autocritica. In un’epoca post-edipica, dove i padri appaiono come figure prive di autorevolezza simbolica, figure di fallimento e di smarrimento, egli invita i figli ad abbandonare la contestazione impotente, antiistituzionale, anarchica, per tornare al Pci, per sollecitarli a riprendersi con vigore le istituzioni. È questo il fermo messaggio di Pasolini che abbiamo forse dimenticato e che converrebbe invece proprio oggi ricordare. Di Pasolini si ricorda sempre la critica ai giovani figli della borghesia, ma non si ricorda l’appello ai giovani ad entrare in politica e a trasformare le istituzioni. Bisogna infatti comprendere fino in fondo che il poeta aveva ben chiaro il pericolo di un dominio cinico del mondo da parte del mito del consumo. Fate attenzione, dice allora alle “anime belle”, a salvaguardare, a difendere l’amore per le istituzioni! Perché esse sono commoventi: in esse la realtà umana
si impegna a rendere possibile una vita insieme. Non, dunque, una contestazione senza speranza dell’utopia, ma la forza di chi sa entrare nelle maglie del potere per usare il potere al fine di rendere più giusta la società. Se la passione rivoluzionaria è in sé antiistituzionale, bisogna testimoniare, come fa in questo caso Pasolini, il carattere commovente (non solo, dunque, repressivo e disciplinare) dell’istituzione. Le “anime belle” sono dunque coloro che non sanno cogliere il valore imprescindibile delle istituzioni e che nel nome astratto di ideali universali rivendicano contro il marcio delle istituzioni i loro diritti. Diversamente la sua esortazione spinge i giovani a entrare nelle istituzioni, nel vecchio Pci, ad amarle e ad adoperarsi per esse. Pasolini non si limita a criticare il potere, ma sottolinea la necessità di avere il potere per cambiare le istituzioni del potere. Elisa Montobbio
Spazio Citazioni Prof “Tutto sommato andate bene nelle altre materie... Tutto sommato... Sommato proprio tutto” 5
IL COWBOY MENEGHINO: GUIDA DI SOPRAVVIVENZA Al “SoGno AMeRICAno” PROLOGO: Buongiorno e benvenuti nella rubrica del Vittoriniano in trasferta! Mi chiamo Simone e in questo momento dovrei essere seduto di fronte a un banco della 4F, probabilmente intento a svolgere un sudoku nell’attesa di udire quel dispensatore di felicità che è la campanella; il suono che sto aspettando io invece è quello della sveglia. Sì, perché tra Milano e il Texas ci sono 7 ore di fuso orario: la mia giornata non è ancora iniziata.
LA SCELTA DELL’ASSOCIAZIONE: La mia avventura è cominciata ormai quasi un anno fa quando a cena con mio padre tra un argomento di conversazione e l’altro abbiamo cominciato a parlare della possibilità di trascorrere un anno in un paese straniero: pratico e deciso com’è il mio vecchio in una settimana eravamo già seduti a Monza in una conferenza di Intercultura. Intercultura è una delle molteplici organizzazioni che offrono la possibilità di vivere l’esperienza di far parte di una famiglia straniera, partecipando ad ogni loro attività quotidiana per poter tornare in Italia arricchiti di una nuova cultura. La natura non-profit di IC le permette di adottare come missione il far venire a contatto i ragazzi con le civiltà più diverse dalla nostra e distribuire un’importante quantità di borse di studio per permettere a chiunque di partecipare. Su loro consiglio mi ero inizialmente convinto a scegliere la
Thailandia come meta per la mia avventura, ma poi una buona dose di razionalità combinata a un’immensa quantità di codardia mi hanno spinto a chiedere colloqui con altre due organizzazioni: EF e WEP. EF si è subito dimostrata più concentrata sull’aspetto scolastico rispetto a Intercultura, proponendo come destinazioni principali l’Australia, il Canada, lo UK e gli Stati Uniti. A questo punto mi ero già deciso ad abbandonare i sogni di gloria di passeggiare con gli elefanti in Thailandia per trasferirmi invece nella patria della Pizza con l’ananas. Ancora con EF però non avevo trovato quello che cercavo, avvertendo nell’organizzazione una certa mediocrità. L’amore è scoccato invece con WEP, che già ad Ottobre dopo un colloquio con una psicologa e un test di Inglese aveva la mia firma e quella dei miei sul contratto di partenza.
La sensazione che da subito mi ha dato questa associazione è stata di estrema serietà e la capacità di fornire la giusta assistenza sia prima che durante l’esperienza. L’offerta di WEP è di due tipi, Flex o Exchange. Flex permette di scegliere il distretto scolastico in cui andare e offre un compenso per la famiglia che ospita. Exchange invece permette alle famiglie (non retribuite) di scegliere il ragazzo, che quindi non sa fino all’ultimo dove andrà a vivere. Io ho scelto il secondo perché meno costoso, più intrigante e esente dal rischio che la famiglia ti accolga solo per guadagnare qualche soldo. Comparando la mia esperienza con ragazzi che hanno deciso diversamente la mia si è rivelata una scelta estremamente azzeccata.
viene sottoposta a queste “host families”. Ogni famiglia poi seleziona in base alle caratteristiche dello studente quello che ritengono più adeguato a vivere con loro. Dopo tutto questo segue un lungo periodo di attesa, che nel mio caso ha aiutato ad au-
mentare sia l’agitazione che l’eccitazione. Il tutto fino alla chiamata. La mia chiamata è arrivata mentre stavo viaggiando verso le Dolomiti per un break sciistico e ha segnato uno dei momenti più intensi per me da tanto tempo.
PRIMA DELLA PARTENZA: Prima di partire, WEP chiede ai propri ragazzi di descrivere la propria vita Italiana alle famiglie interessate. In questo modo si crea una grande cartella online con aspetti burocratici (moduli, moduli, moduli, moduli...), descrizioni e foto del partecipante che
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“Ciao Simone, sono Maria Chiara di WEP. Vai in Texas.” In un primo momento non sapevo cosa dire. Scherzando dicevo sempre: “Voi pensate che io vada in California, ma fortunato come sono mi spediscono in Texas”. Alla fine la sorte ha voluto che proprio quella sarebbe stata la mia destinazione. La mia idea di Texas si fermava a un caldo e deserto Stato dove la gente spara in continuazione per poi riunirsi la sera a festeggiare cavalcando un toro imbufalito con il rischio di farsi aprire la scatola cranica da un calcio. Chi l’avrebbe mai detto che dopo qualche mese mi sarei innamorato di questo Stato unico nella sua follia. Conseguentemente alla chiamata ho ricevuto una mail con i dettagli della famiglia che mi avrebbe ospitato: residenti a Richardson vicino a Dallas, villetta con piscina e cane da guardia, tre figli di cui due in college, amanti del Football e del Baseball, Cristiani... insomma il prototipo della famiglia Americana. In quel momento l’ansia è diventata eccitazione e curiosità. Non appena il fuso orario me l’ha permesso gli ho telefonato, e da quel momento ero già con un piede oltreoceano. Per aumentare l’agitazione prepartenza WEP ha pensato bene
di organizzare per tutti i partecipanti d’Italia (1200 nel 2018) un weekend a Caorle in Veneto in un villaggio turistico proponendo attività diverse ogni giorno per farci conoscere le regole del programma e prepararci per eventuali inconvenienti e situazioni particolari. Inutile dire quanto sia stato divertente conoscere tutti gli altri ragazzi che sarebbero partiti da lì a poco, ma con il senno di poi è stato particolarmente utile stare ad ascoltare quello che gli educatori avevano da raccontare delle loro esperienze e su come sopravvivere alla cultura del paese di destinazione. Da Maggio ad Agosto il tempo è volato, e senza nemmeno rendermene conto ero seduto su un aereo American Airlines destinazione Newark International Airport. Continua... FAQ: Mi piacerebbe partire, ma non posso spendere la cifra richiesta dalle Associazioni. “Per i figli di dipendenti pubblici l’INPS mette a disposizione borse di studio complete per gli studenti meritevoli attraverso il Progetto Itaca. Intercultura in alternativa offre la copertura totale o parziale per le famiglie con basso reddito, il
requisito scolastico è l’ottenimento della media del 7. Altrimenti molte medie-grandi imprese offrono queste agevolazioni per i figli dei dipendenti. Cercandolo l’aiuto economico si trova.” Sono interessato ma ancora non ho parlato con nessuna associazione. “Personalmente consiglio di chiedere colloqui con più associazioni possibile e cominciare le procedure entro Gennaio, in questo modo si trova la famiglia prima e non si rischia di avere documenti da compilare a Maggio quando lo studio aumenta.” Ho particolari necessità personali (fisiche, psicologiche, devo allenarmi a livello agonistico per uno sport o praticare un hobby). “Le associazioni cercano le famiglie e le località in base alla personalità dell’individuo, queste accettano di fornire allo studente gli strumenti necessari per affrontare esigenze rilevanti. Inoltre ogni associazione ha personale sul luogo disponibile a intervenire in ogni situazione.” Per qualsiasi altra informazione/domanda scrivetemi su Instagram: simone_montandon o Messenger: Simone Montandon. Simone Montandon
Spazio Citazioni Prof “L’estetica si domanda come distinguere un’opera d’arte da un pastrocchio” 7
IL SENTIMENTO DI IDENTITÀ NAZIONALE È STATO INVENTATO DA NOI La nazionalità è un concetto molto potente: combattiamo per il nostro Paese, lo sosteniamo nello sport, ne traiamo i nostri valori ed è uno dei criteri principali che usiamo per definire noi stessi. Ma non è sempre stato così. Fino a poco tempo fa, la nostra identità derivava da elementi molto più vicini a noi: il clan, la religione, la famiglia. In effetti, pare bizzarra l’idea che ci possiamo sentire vicini a milioni di estranei in base ai confini geografici; questo perché, in realtà, il sentimento di identità nazionale è stato inventato e costruito da noi. Gli storici consideravano la nazione come una costante permanente e preesistente allo Stato nazionale. In seguito ci si è interrogati con maggiore insistenza sul ruolo esercitato dallo Stato, e in genere dalle istituzioni pubbliche nel “produrre” la nazione, sino a invertire l’ordine logico e storico dello stesso processo.
Infine, hanno trovato spazio analisi che potremmo definire neoetniche, individuanti all’origine della nazione il prevalere di un nucleo etnico, via via ridisegnato, manipolato e reso più complesso da successivi e variabili apporti. Il sentimento nazionale cambia profondamente la nostra realtà e il modo in cui ci rapportiamo con gli altri. Nel 1994 uno studio ha analizzato l’atteggiamento davanti al film Rocky IV di 216 americani che lo vedevano per la prima volta. Quando Rocky batteva il suo avversario russo, gli spettatori che si identificano come americani percepivano un aumento dell’autostima. Ai partecipanti è stato poi mostrato un montaggio alternativo in cui sembrava che Rocky perdesse l’incontro; a quel punto riferivano un calo dell’autostima e diventavano più inclini a provare sentimenti negativi verso i russi.
Dicendo qualcosa di negativo sulla Russia, la loro autostima si riprendeva. Quando ci sentiamo minacciati proviamo il desiderio di umiliare e dominare lo straniero. Questa dinamica non si applica solo agli individui, e, quando riferita a intere società, può scatenare guerre, fare da fondamento alle dittature, giustificare i genocidi, il razzismo e le discriminazioni di ogni genere. Il nazionalismo, inteso come movimento politico mirante ad affermare il prestigio e la superiorità della propria nazione sul piano internazionale, iniziò a configurarsi dal 1870; con la seconda rivoluzione industriale, l’ingresso delle masse nella vita economica implicò la ricerca di una strategia di integrazione politica che condusse alla piena identificazione tra nazione e Stato, con il fine di realizzare una solidarietà nazionale che superasse le divisioni di classe.
Spazio Citazioni Prof “La mela spara meline attorno”
“All’epoca non c’era il Tom Tom per orientarsi” 8
Sul piano internazionale il nazionalismo fu alla radice (tra IXX e XX secolo) della competizione tra le nazioni europee e dello scontro imperialistico tra le grandi potenze. All’inizio del XX secolo sorsero movimenti nazionalisti volti a contrastare i regimi democratici e a disinnescare i conflitti sociali (e la minaccia socialista). Il sentimento d’identità nazionale, teso a esaltare la politica di potenza, contribuì in modo decisivo allo scoppio della Prima guerra mondiale. In Italia, il nazionalismo fu poi una delle componenti essenziali del fascismo e diede luogo all’esaltazione dello Stato; mentre, in Germania si legò al concetto di razza e alimentò, in questa veste, l’ideologia nazista. Con la Seconda guerra mondiale questi tipi di nazionalismi caddero in discredito. Il sentimento nazionale può, però, avere un ruolo determi-
nante e positivo per uno stato se inteso e declinato nel modo giusto. In Italia, dove più che di sentimento d’identità nazionale si può parlare di sentimento d’identità regionale, c’è un gran bisogno di ritrovare un’identificazione positiva; sia per combattere le tendenze al nazionalismo demagogico e populista proposto dalla recente campagna elettorale, sia per trovare un minimo di amore per il bene pubblico e contrastare l’individualismo. Un’ideologia di identificazione come quella francese (Liberté, Égalité, Fraternité) o quella liberale, propria degli Stati Uniti prima di Trump, per la quale chiunque può diventare americano se condivide valori come la libertà e il lavoro, può rendere più sicura una nazione e renderla capace di accogliere diverse etnie e culture al suo interno senza
che si crei terrore e scompiglio. Le correnti anti europeiste sono un esempio di nazionalismo negativo: con l’Unione Europea è stato creato un nuovo tipo di sentimento di identificazione che, grazie ai suoi valori di apertura, liberalità, collaborazione e aiuto, protegge i sentimenti di identificazione propriamente nazionali. È molto difficile trovare il giusto equilibrio tra le due versioni di nazionalismo; ma è necessario sforzarsi per costruire questa utopia e poter vivere in uno stato potendone essere orgogliosi, impegnandosi per migliorarlo, e, allo stesso tempo, essendo disposti a ritrovare l’humanitas e adottare una politica di confronto e solidarietà con tutto il resto del globo. Elisa Montobbio
Spazio Citazioni Prof “MASTINO IDROFOBO”
“Gli studenti con i soldi che rimanevano facevano BISBOCCIA”
“Il sole non è un’arancia. È vero? NO” 9
INTERVISTA ALLA PROFESSORESSA ELLI Che cosa l'ha spinta a fare l'insegnante? Ho iniziato a fare attività sportiva (atletica leggera) a 14 anni. A 16 anni una società sportiva particolare, affiliata ad un ente di produzione sportiva, mi ha proposto di fare l'istruttrice. L'ho fatto come lavoretto fino alla quinta superiore. Dopo aver fatto parecchi corsi di formazione capii quanto fondamentale ed importante fosse l’attività motoria fatta in un certo modo. Così mi resi conto di cosa volessi fare da grande. Qual è il percorso che l'ha formata come docente? Quando sono uscita dalle superiori ho deciso di fare il concorso per l'ISEF, l'istituto universitario per formare gli insegnanti di educazione fisica: è stato fondamentale per farmi diventare ciò che sono adesso; facevamo sei ore di attività motoria per cinque giorni alla settimana (due di basket, due di pallavolo, due di attrezzistica e altre attività) più la teoria che facevamo di pomeriggio. Ho iniziato subito, ma insegnavo già prima perché aveva-
mo iniziato a fare supplenze e cose del genere. La vediamo spesso molto sorridente, è soddisfatta di avere intrapreso questa carriera? Sì, sono molto soddisfatta e ritengo di essere molto fortunata perché ho potuto scegliere come lavoro qualcosa che mi appassiona, che mi piace e in cui credo. Per tantissime persone non è così: fanno un tipo di lavoro che non hanno scelto o che è capitato loro. Proprio per questo non viene svolto né con entusiasmo né con voglia. Quindi mi ritengo fortunata.
Quindi non cambierebbe scelta se potesse tornare indietro? No, non cambierei scelta. Avevo altre opzioni: mi piacevano molto le scienze forestali, però avrei dovuto trasferirmi a Trento. E poi pensandoci bene sceglierei ancora questo lavoro: sono molto soddisfatta. Quale rapporto vorrebbe instaurare con i suoi alunni? Anche volendo, per il mio carattere e per come sono fatta, non riesco ad instaurare un rapporto distaccato. Questo perché l’insegnamento è relazione ed è fondamentale soprattutto nella mia materia. Quando non riesco ad instaurare una relazione, e mi è capitato, soffro, sto davvero male. Se dovessimo fare un tuffo nel passato, cosa ci direbbe di lei e delle sue esperienze sportive? Qual era il suo sport preferito? Ho iniziato a fare atletica e mi è sempre piaciuta. Contrariamente a quello che si pensa, quando la si fa in un certo modo, senza ansia e senza stress, l'atletica ti dà gioia. A me piaceva correre. Non sono mai stata un'atleta di altissimo livello, però ho avuto
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la fortuna di incontrare una società sportiva gestita da persone intelligenti che mi hanno fatta appassionare a quello che facevo. Oltre alle gare ho fatto anche il giudice, l'organizzatrice, l'allenatrice e la valletta alle manifestazioni internazionali. Ho provato molti sport, mi piacciono un po’ tutti, ma non sono una tifosa in generale. Mi piace vedere le partite, i mondiali ma non sono una fanatica. Questo perché non sono un'agonista, non sono molto competitiva. E questo è probabilmente un mio limite perché nello sport per essere vincente si deve essere decisamente competitivi. Però io credo nello sport educativo perché ha dei valori molto profondi. C’è uno sport che non le piace? Il gioco in sé del calcio mi piace perché è decisamente un bello
sport ma, come in altri sport in Italia, non mi piace quello che c'è intorno, essendo non più sport ma spettacolo (dove girano tanti soldi). A me non piace quello che sta intorno perché svilisce lo sport. Non è sport. Intorno c'è aggressività, come se lo sport diventasse una scusa per fare le cose più becere. Nei nostri stadi ci sono stati incidenti, morti ammazzati, e ciò mi fa disprezzare l'ambiente attorno al calcio. Ma in generale non c'è uno sport che odio, anche se ce ne sono alcuni che ritengo noiosi, come lo jorkyball o il cricket. Cosa vuole trasmettere agli studenti attraverso le sue lezioni? Dovete sapere che il mestiere di insegnante di educazione fisica è abbastanza frustrante. Questa materia in Italia viene considerata di serie B o addirittura una "non materia".
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Col mio lavoro, quindi, spero di far capire ai ragazzi quanto sia invece FONDAMENTALE fare attività motoria, sportiva o non sportiva. Sono appassionata di neuroscienze: noi siamo "persona", non siamo una mente ed un corpo separati. Tutto quello che facciamo, che sentiamo, che proviamo nella nostra vita passa attraverso il corpo, e questa cosa che ormai so da decenni è provata scientificamente. Ciò che facciamo fin da piccoli è fondamentale per la nostra crescita e per la nostra salute, anche cognitiva. Io voglio e spero di riuscire a far passare questo messaggio: è importantissimo fare sempre attività motoria. L'uomo moderno non la fa più. E quindi dobbiamo sforzarci di fare movimento, serve a noi. Athena Maranan Giulia Tomaiuolo
MANIFESTAZIONE SÌ O MANIFESTAZIONE NO? La storia propone numerosi esempi di rivolte popolari: possono assumere varie forme ma hanno come obiettivo un cambiamento, e la reazione del paese è molto importante per poter identificare la gestione del sistema politico. Tutti avrete sentito parlare di Rivoluzione Francese che fondamentalmente non è altro che la manifestazione dell’esasperazione del popolo. Essa si concluse il 9 novembre 1799 con il colpo di stato che consegnò il potere nelle mani di Napoleone Bonaparte. Tutt’altro tipo di manifestazione è stata la rivoluzione cantata, durata dal 1987 al 1991, in cui gli abitanti dei paesi sotto il dominio sovietico (Estonia, Lettonia, Lituania) cantavano inni patriottici per protesta, e fu così che il pacifismo evitò inutili spargimenti di sangue. Però per avvicinarci maggiormente al giorno d’oggi, possiamo affermare di aver assistito (o perlomeno aver visto sui social o in televisione) ad una manifestazione organizzata da un gruppo di studenti del liceo della Florida, dove 17 persone sono state uccise in un attacco con armi automatiche, alla quale hanno aderito non solo ragazzi, ma anche genitori ed insegnanti hanno sfilato per Washington ed i testimoni hanno definito la “marcia per le nostre vite” un vero e proprio fiume in piena; l’obiettivo principale è stato ottenere leggi più severe per la vendita di armi e questi studenti sono stati sostenuti da moltissime persone in tutto il mondo
che hanno deciso di marciare in un altro centinaio di città per far sentire il loro appoggio da diverse parti del mondo.
qualsiasi verifica orale o scritta la ragione viene giustificata e quindi il pericolo “scampato”.
Perciò gli studenti hanno diritto di manifestare? L’articolo 21 della nostra Costituzione recita: “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione” perciò nessuno vi può impedire di aderire a scioperi e manifestazioni, purchè il tutto rimanga nei limiti della legalità; addirittura lo statuto degli studenti e delle studentesse recita a sua volta nell’articolo 4 “In nessun caso può essere sanzionata né direttamente né indirettamente la libera espressione di opinioni correttamente manifestata e non lesiva all’altrui personalità” ed afferma inoltre che manifestare non è una concessione da parte di un professore, ma bensì un nostro diritto.
Aderire a questi scioperi è giusto oppure no? Prima di partecipare bisogna informarsi e capire le motivazioni della protesta, poiché solo così potrete decidere se andare o no. Una seconda cosa con cui fare i conti sono i giorni di assenza, perciò accertatevi che i principi ed i motivi siano abbastanza validi e non prendete l’abitudine di usare questo argomento come una scusa per non andare a scuola; in vista degli scioperi i professori potrebbero inter-ferire con le vostre decisioni suggerendovi di non partecipare o minacciandovi con un 5 in condotta, ma ricordatevi che una scelta simile deve essere sostenuta da motivazioni ben più valide dell’aver aderito ad una protesta. Perciò se partecipare ad una manifestazione è ciò che volete e avete valide motivazioni per farlo potrete aderire senza che nessuno ve lo impedisca.
La questione si amplia in caso di “assenza di gruppo”: nonostante non sia presente nessuna norma, molti istituti prevedono una sanzione in queste condizioni, ma se i rappresentanti di classe avvisano i docenti e l’assenza non è programmata per evitare una 12
Federica Catarzi
CoS’e’ Il K-POP? COS’E’ IL K-POP? Il K-pop (Korean pop) è un genere musicale nato in Corea del Sud negli anni ’90 e scoperto in altre parti del mondo a partire dal 2012, soprattutto dopo la pubblicazione del singolo di successo “Gangnam Style” del rapper sudcoreano “PSY”. Questo genere è controllato principalmente da compagnie o case discografiche coreane, delle quali le più importanti sono YG Entertainment, S.M. Entertainment e JYP Entertainment (dette anche le “Big 3”), che hanno lanciato i maggiori singoli di successo. Un’altra casa discografica di successo è la Bighit Entertainment, il cui gruppo più famoso sono i BTS. Insieme gestiscono il 50% del mercato sudcoreano. Le case discografiche sono principalmente focalizzate nella formazione di coloro che poi diventeranno veri e propri ‘idol’ (membri di un gruppo). I giovani che sognano di diventare “idoli” devono innanzitutto partecipare ad una serie di audizioni per riuscire ad entrare a far parte di almeno una compagnia. Dopo essere stati scelti, dovranno esercitarsi per mesi, anche anni, prima di cominciare ad esibirsi. Durante questa fase colui che sarà un futuro ‘idol’ prende il nome di ‘trainee’ (dalla parola inglese ‘training’). Questi trainee vengono letteralmente allevati nell’incubatrice aziendale
della casa discografica, dove si esercitano per ore e ore, finita la scuola. L’agenzia li mette costantemente alla prova e in competizione tra loro, spesso anche in diretta televisiva nella forma di un “survival show”, per poi far finalmente debuttare i più meritevoli. Gli anni di formazione dei trainee sono completamente a spese dell’azienda e verranno poi ripagati quando l’idol debutterà. Più di 240 gruppi hanno fatto il loro debutto negli ultimi anni e, molti di loro, sono diventati davvero famosi anche fuori dalla Corea del Sud. I gruppi K-pop tipicamente sono o interamente maschili o interamente femminili; K.A.R.D. è l’unico gruppo famoso formato sia da idol maschili che da idol femminili. Il numero di membri per ogni gruppo può variare da 4 ad addirittura 18 (che è il numero dei componenti del gruppo NCT, il più numeroso al momento). All’interno 13
dell’idol group si stabiliscono diversi ruoli in base alle specializzazioni di ogni membro. I ruoli principali sono: Leader del gruppo, Maknae (il membro più giovane), Main Vocalist (cantante principale), Main Rapper (rapper principale), Main Dancer (ballerino principale). Colui che segue il K-pop viene chiamato “kpopper” . Solitamente i kpoppers non seguono mai un solo gruppo. I fandom sono svariati e anche molto grandi. Dal momento che il K-pop sta diventando molto famoso anche all’estero, spesso il fandom è composto da fan coreani e fan internazionali. Ogni fandom ha il nome caratteristico del gruppo K-pop che segue (ad esempio le fan del gruppo “iKon” vengono identificate come “iconics”). Poiché vi è un enorme dispendio monetario e di energie per promuovere i vari gruppi, la fidelizzazione e l’allargamento dei fandom sono fondamentali per le etichette discografiche,
visto che aprono le porte al vero guadagno, ossia il merchandising. Ogni gruppo sufficientemente famoso ha il proprio merchandising ufficiale, dagli articoli di cancelleria ai gioielli, etc. Accessorio fondamentale per ogni vero fan è poi il “lightstick”, una torcia luminosa di colore e forma diversa da portare ai concerti per sostenere il gruppo. In quanto genere musicale, il K-pop asseconda i gusti di tutti. Siccome la popolarità del genere sta crescendo molto nel mondo, la musica ha cominciato allora a riflettere i diversi gusti di tutte le audience, infatti il K-pop sta sempre più aumentando i suoi riferimenti ad altri generi musicali come il soul, il rap, il rock, l’R&B, il funk, l’hiphop, il rhythm, il blues ed il pop. Una canzone K-pop può contenere al suo interno più generi. I testi delle canzoni sono quasi completamente in lingua coreana, con qualche accenno all’inglese o allo spagnolo; ciò per permettere ai
fan internazionali di riuscire a cantare qualcosa di concreto oltre a parole incomprensibili lontanamente associabili al coreano. Ma la particolarità del K-Pop, ciò che lo rende davvero speciale, risiede nella spettacolarizzazione visiva totale della performance. Le coreografie variano da semplici balletti stile “Macarena” (come quelli del gruppo femminile “Momoland”) a coreografie molto più complicate e arricchite addirittura da acrobazie, shuffle dance, b-boying e molto altro (come quelle del gruppo maschile “Seventeen”). Anche le
coreografie più semplici sono perfettamente sincronizzate e puntano a mettere i membri del gruppo al centro. Il format che permette un migliore apprezzamento di questo genere è l’MV o “Music Video”, il tipico video musicale reperibile su YouTube, dove i vari artisti possono dimostrare tutto il loro potenziale. La qualità degli MV è molto alta, con sceneggiature ed editing di alto livello paragonabile a quella di un film. La combinazione di coreografie, scenografie e costumi di scena realizzati accuratamente per ogni brano è una delle chiavi di lettura più significative del successo del Kpop. È impossibile non rimanere affascinati durante la visione di un video musicale o un concerto. Le canzoni ritmate e colme di messaggi, i gruppi coesi e pieni di sogni e le coreografie mozzafiato mi hanno reso una kpopper. Giulia Tomaiuolo
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PASSI AVANTI O PASSO INDIETRO? Fin dai tempi più antichi la musica ha avuto rilevanza sociale, culturale e spesso anche politica, tanto che intere epoche storiche vengono identificate da nomi o movimenti legati al mondo della musica. Certi artisti oltre ad aver rivoluzionato la scena musicale, hanno plasmato intere generazioni attraverso idee e pensieri che ancora oggi vengono decantati e considerati dogmi da folle intere. Basta guardarsi intorno per capirlo e toccarlo con mano, persone che ancora oggi considerano figure come Bob Marley, Michael Jackson, Kurt Cobain e molti altri alla stregua di personaggi storici del calibro di Kennedy, Martin Luther King o Thomas Sankara. Sono infatti l’emblema di periodi storici che li ha portati ad essere coloro che più di tutti riuscivano a reincarnare i valori, le frustrazioni e le ideologie del popolo che invece più di tutti era subordinato ai voleri dei potenti. Questo perché la musica è e sempre sarà il modo più semplice e diretto per comunicare ma anche quello che più rimane impresso dentro la testa delle persone, non c’è quindi di che meravigliarsi se ancora oggi persone recitano come fossero carmina testi dei nostri con-nazionali De Andrè , Guccini o Tenco o che marciano al passo di Another Brick In The Wall dei Pink Floyd.
Proprio queste persone però, spesso finti luminari, sono coloro che criticano aspramente la musica d’oggi, ma riflettendoci bene, veramente merita di essere criticata? Per rispondere con chiarezza però bisognerebbe fare una netta distinzione, perché spesso vengono portati alla ribalta opere, se così si possono chiamare, per un fine o scopo a volte più che mero: la sponsorizzazione dell’ultimo modello di un cellulare o la marchetta a una nota marca di dentifrici. Non bisogna però sorprendersi, dato che in qualunque ambito ormai, tutto è diventato la pubblicità di tutto Si può quindi dire che al giorno d’oggi la musica ma in generale l’arte viene sfruttata, addentata fino all’osso e spremuta fino all’ultima goccia per ricavare e lucrare il più possibile, da quella che in realtà era nata con tutto un altro intento. Se facessimo però un passo avanti e guardassimo alla situazione musicale in toto, da capo a coda, ci renderemmo conto di quanto siamo fortunati ad essere nati in quest’epoca. È infatti l’epoca che ci offre più varietà e possibilità di scelta o meglio chance di immedesimazione in ciò che riflette meglio la nostra personalità. Non bisogna infatti sprecare questo immenso regalo che “l’evoluzione” o chi per lei ci ha regalato. Come?
Questo penso lo sappiamo tutti ma spesso forse troppe volte facciamo finta di essercelo dimenticati. Si dice anche che la musica ormai sia carente di contenuti e che i giovani d’oggi non abbiano più niente di cui parlare, da un certo punto di vista non è totalmente errata come affermazione, ma come nella storia vale anche in questo caso il binomio causa-effetto. I giovani infatti sono figli di una generazione che per anni ha taciuto e che adesso innalza a divinità e salvatori coloro che promettono di restituire l’Italia agli italiani o di assicurare loro lo stipendio direttamente sul divano di casa senza muovere un dito se non quello per cambiare canale in tv. Nonostante questo però moltissimi giovani si stanno sempre più avvicinando al mondo della musica e sicuramente ognuno a modo suo darà il proprio contributo, esprimendo quello in cui crede e pensa. Perché un altro fatto su cui è quasi impossibile controbattere è che oggi tenere la bocca chiusa e rimanere nella propria bolla senza poter esprimere ciò in cui si è convinti è difficile, infatti in un modo o in un altro si riuscirà sempre a esprimere i propri ideali, cosa che in passato era frequentemente limitata. Omar Abou El Ata
Spazio Citazioni Prof “Tutto si supera nella vita; come in un livello di Candy Crush” 15
Mayers torna col botto Quarant’anni fa, nelle sale cinematografiche di tutto il mondo, veniva proiettato il primo “Halloween”, primo film di una saga immortale conosciuta da tutti. Nel 2018 è uscito quello che con grandi probabilità sarà l’ultimo capitolo della saga. Il film si presenta cupo come non mai, colpi di scena ben strutturati, e pazzi a manetta. Il regista ha indubbiamente compiuto ottime scelte nella ricerca del cast, da Jamie Lee Curtis, nelle vesti della dannata ma tostissima Laurie Strode, a Will Patton, nelle vesti di Hawkins. Oggi, come nel ’78, ovviamente, il protagonista Michael Mayers non ci delude e continua a fornirci costanti attacchi di cuore e omicidi raccapriccianti: mascelle maciullate e cervelli colanti spalmati sul ciglio della strada e tanto altro... Troviamo un protagonista sicuramente più vecchio, sempre chiuso in se stesso, dalla malvagità apparentemente assopita ma ancora in grado di catturare il malcapitato di
turno e spappolare il suo cranio contro le pareti di un bagno. La malvagità di Mayers viene ridestata da una coppia di giornalisti attratti dagli echi del suo passato, che nel mezzo di un contatto diretto con il killer avranno l’ardire di mostrargli la sua maschera. E fidatevi che, durante quella scena, la malvagità sarà percettibile da tutti voi. La malvagità di Mayers si scatenerà nuovamente durante la notte di Halloween, durante la quale il mitico sociopatico si diletterà nell’uccidere una sventurata famigliola di passaggio. Da quel momento lo scopo ultimo di Mayers sarà quello di uccidere coloro che fanno parte di quella famiglia, o forse un po’ tutti. E in questo nuovo film, potrà mica rimanere nell’ombra colei che ha generato tutto questo male? NO! Laurie Strode irrompe nella scena, presentandosi come una pazza, una che non riuscirà mai a gettarsi il passato alle spalle, ma che verrà, ahimè, scaraventata giù dal
balcone della sua casa nel bosco. Ma non pensate che l’unica Strode coinvolta sia Laurie, perché la figlia e la nipote non daranno vita facile all’uomo nero, tra interminabili corse nel bosco e proiettili sparati un po’ a caso. Tra ragazzi “friendzonati” e subito dopo impalati e bambini strozzati, emerge come nel film giri tutto intorno al rapporto tra Michael e sua madre, madre che a causa sua ha perso una figlia, figlio che semina morte ovunque vada, figlio che altro non è che l’incarnazione del male. I due si rincorrono fin dall’inizio del film, “ho pregato ogni giorno che evadesse... per poterlo uccidere io stessa”, dice Laurie allo sceriffo. Una lotta profonda, una vendetta richiesta dalla Strode ed un sentimento sconosciuto, impossibile da tradurre, porteranno all’inevitabile morte di uno dei due [SPOILER EVITATO ndr]. Una pecca del film, se proprio va trovata, è il personaggio del dottore che segue Michael che, a differenza del vecchio Lumis, ex-psicologo di Mayers, il cui unico desiderio era quello di uccidere il mostro, è indiscutibilmente uno stupido. Non ci si capacità di come gli sia stata affidata la cura di Mayers. Insomma, vedere per credere, un ottimo modo per passare una serata da brividi. Giulio Civitareale
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La Morte in Discoteca Capitolo i
L’uomo entrò nell’auto, si allacciò la cintura e partì. Girò di fretta l’angolo e procedette per qualche metro, finché non si fermò al semaforo. Mentre aspettava che scattasse il verde, l’uomo decise di accendere la radio. Una voce squillante annunciava in quel momento le notizie cittadine, irritandolo ancora di più. Purtroppo per lui, non trasmetteva buone notizie. -A Milano questa notte in Corso Garibaldi una ragazza, sui sedici anni circa, è stata investita da un auto. Il guidatore ha chiamato subito i soccorsi, ma la ragazza è morta in ospedale. Durante gli esami, è emerso che le erano state somministrati degli stupefacenti. La polizia non ha voluto però rilasciare altre dichiarazioni né informazioni come il nome della vittima, probabilmente per volere dei parenti. L’uomo contrasse la mascella, infastidito dalla notizia. Iniziava pure ad avere un fastidioso mal di testa. Finalmente, la macchina arrivò a destinazione. L’uomo si accasciò sul sedile, prese una cicca dal pacchetto e se la mise in bocca.
Poi scese dall’auto ed entrò nel tetro edificio: l’obitorio civico di Milano. Ad attenderlo c’era l’uomo più sorridente che si potesse trovare in quella cupa situazione. -Agente Milani! L’aspettavo. Venga, le illustro la situazione- disse il gioioso uomo sistemandosi la camicia che stava esplodendo per l’esorbitante pancia da birra. L’uomo lo salutò con una stretta di mano. -Ufficiale Bruno, anche Lei qua? Quando mi hanno descritto la situazione al telefono non mi sembrava così particolare-In effetti, non è un caso così insolito, ma sa, in ufficio mi annoio...- disse l’ufficiale passando all’uomo una cartellina con tutte le informazioni. -Mi dica tutto ciò che sa- disse quest’ultimo, sfogliando i vari fascicoli. -Un certo signor Mario Zanca- disse Bruno indicando un’immagine di un cinquantenne imbruttito –stava ritornando alle cinque di mattina da una nottata con gli amici, quando la vittima, Bianca Mandelli, sedici anni – indicò una foto di una ragazza dai capelli castano chiaro e il volto tondo – attraversa la strada e viene investita.
Mario scende dalla macchina e cerca di farle da primo soccorso aiutato da alcuni passanti che chiamano l’ambulanza. La ragazza viene trasportata in fretta e furia all’ospedale, con fratture al femore destro e a due costole praticamente disintegrate. Morirà poco dopo per un’emorragia interna causata dall’urto. -Ipotesi di suicidio?-I testimoni hanno detto che sembrava confusa e spaventata. Lo confermano i risultati del tossicologico: la ragazza ha assunto in una ingente quantità di droga e alcool durante la serata-Come diavolo faceva a stare in piedi? Comunque perché aprire così urgentemente un caso? A me sembra un comune esempio di un drogato che finisce per sbaglio tirato sotto da un auto…-Effettivamente sembra un caso del genere, almeno finché non abbiamo condotto un altro esame, che ci ha portati qui- l’ufficiale gli passò un foglio. -Capisco- fece l’uomo – qui non si parla solo di omicidio colposo, ma di stuproGiulia Solenghi
Spazio Citazioni Prof “Ma i tuoi capelli cambiano colore con il meteo?” 17
IgnOroscopo del mese
Ariete
Toro
Gemelli
Segno testardo, ami l’adrenalina Il tuo unico obiettivo è non avere Sei che scorre nelle vene, ma sei spesso invaso da un senso di piacere quando scorre altro nelle vene.
comunicativo ed estroverso, problemi, tra poco medaglia in ar- direi che è l’ora di farti avanti con rivo, ma devi aspettare che il fan- la tipa che hai puntato ma occhio cazzismo diventi sport olimpio- alle denunce per stalking! nico.
Cancro
Leone
Vergine
Sei il segno più romantico e ami Di nome e di fatto, sei un segno Ancora
per poco, poco poco, la compagnia, iscriviti a qualche vanitoso ed essere al centro dell’at- molto poco, direi pochissimo, gruppo per conoscere persone si- tenzione è fondamentale anche meno di quanto immagini. mili a te: gli alcolisti anonimi solo per quelle 24 ore. sono un’ottima idea.
Bilancia
Scorpione
Sagittario
Sei un segno razionale, ma con Vuoi avere una vita avventurosa, Hai sempre bisogno di esplorare
un paio di drink in corpo non ti attirano le fughe da casa ma l’ul- luoghi nuovi e ami gli imprevisti, più, fantastico a dare consigli, ma tima è finita con un giro in ospe- direi che il Messico è un’ottima sosoprattutto festini il sabato sera. dale e anche lì sei riuscito ad arri- luzione. vare in ritardo.
Capricorno
Acquario
Pesci
Tra i più autoritari, non fai scelte Sei un segno indipendente e una Sei
molto pensieroso e rifletti affrettate escluso con qualsiasi bottiglia di Malibu aiuta sempre, molto sulla tua anima gemella ma tipo in circolazione, ma attenta! devi ritenerti fortunato: anche rilassati, dopo 2004 tentativi troveMilano è piena di pali! quest’estate coma etilico evitato! rai qualcuno alla tua altezza.
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SUDOKU
Milano città – Eventi e spettacoli È sbarcata di nuovo sotto la Madonnina "Real Bodies oltre il corpo umano", la mostra che mette "a nudo" l'anatomia umana, facendo vedere ai visitatori cadaveri e organi reali di donne e uomini, che hanno deciso di "donare" il proprio corpo. L'esposizione che ha avuto inizio il 6 Ottobre 2018, nello "Spazio Ventura XV" in via Giovanni Ventura, due anni fa ha raggiunto il record di 280mila visitatori. Tre le maggiori novità della nuova edizione di Real Bodies: la presenza di organi animali - cervelli e cuori - comparati con quelli umani, una sezione dedicata alla biomeccanica e un angolo per le installazioni "firmate" da Leonardo da Vinci. Il tutto accompagnato, naturalmente, dai cinquecento corpi e organi umani - conservati con la tecnica della plastinazione - che saranno esposti dal 06/10/2018 al 31/01/2019. Picasso e il mito: la mostra a Milano a Palazzo Reale. Affascinato dal sentimento piuttosto che dalla forma, Picasso fa della bestialità e del repertorio mitologico il tema che incontra la sua estetica. Tra i suoi riferimenti ricorrenti mantiene la stranezza di esseri ibridi (fauni, centauri e minotauri) intimamente lacerati tra l’umanità e l’animalità, bene e male, vita e morte. E si incontrano la violenza della guerra come quella della corrida, la fantasia sfrenata e l’erotismo. Dal 10/10/2018 al 17/02/2019. Dal 18 ottobre 2018 al 25 febbraio 2019 presso la Fondazione Prada viene esposta la mostra Sanguine - LucTuymans on Baroque, a cura dell'artista belga LucTuymans. Organizzato in collaborazione con "M hka" (Museo d’arte contemporanea di Anversa), Kmska (Museo reale di belle arti di Anversa) e la città di Anversa, il progetto è proposto in una nuova e più ampia versione a Milano, dopo una prima presentazione nella città belga da giugno e settembre 2018. Tuymans ha concepito un’intensa esperienza visiva composta da più di 80 opere realizzate da 62 artisti internazionali, di cui oltre 25 sono presentate esclusivamente alla Fondazione Prada. Arriva a Milano la mostra Leonardo da Vinci Parade presso il Museo Nazionale Scienza e Tecnologia. L'esposizione rappresenta la prima iniziativa realizzata in vista delle celebrazioni per il V centenario della morte di Leonardo da Vinci (1519-2019) all'interno programma "Milano e Leonardo", ed è curata dal museo e realizzata in collaborazione con la Pinacoteca di Brera. "Leonardo da Vinci Parade" è una vera e propria "sfilata", una celebrazione in occasione di una ricorrenza importante, in cui si esibiscono in parata sul palco del museo alcuni modelli storici ispirati ai disegni di Leonardo, oltre che ad alcuni affreschi, in un accostamento insolito di arte e scienza. La mostra sarà aperta al pubblico fino al 13 ottobre 2019. 19
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