21^ Edizione

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L'He

N° 21

VENTUNESIMA EDIZIONE

FEBBRAIO 2022

GIORNALINO DEGLI STUDENTI DE L.S.S. ELIO VITTORINI

VIA DONATI, 5-7

20146, MILANO (MI)

ANNO SCOLASTICO 2021/2022

SOLENGHI GIULIA

CERESA DARIO

LANDOLFA EMANUELE

AZZARETTO PIETRO

ERRA ANTONIO

GENNARI FRANCESCO

GEROSA ALICE

RAINA EMMA

SOLLAZZO LORENZO

PASSERINI FEDERICO

MONTI ANNA

DALL'AVO TOMMASO

ALEMANI FILIPPOI

CORBISIERO CARLO

FIGLIUOLO GIULIO

COLOMBO EMMA

PALUMBO MARIA LETIZIA

MARTINA GREO

MARTA GOBBI

CAMILLA GIORDANO

DIRETTORE

CAPOIMPAGINATORE

CAPOILLUSTRATORE e SCRITTORE

SCRITTORE

SCRITTORE

SCRITTORE SCRITTORE SCRITTORE SCRITTORE

SCRITTORE SCRITTORE

SCRITTORE SCRITTORE

SCRITTORE

SCRITTORE SCRITTORE

SCRITTORE

SCRITTORE

IMPAGINATORE

IMPAGINATORE

2 L'HE _________________
ITALIA
SETTIMO ANNO INDICE EDITORIALE__________________________3 VIRGIL ABLOH________________________4 SANREMO 2022 _____________________5 CALORIFERO________________________12 INTERVISTA A VALENTINA RICCI_______15 LAME E FORGIA ____________________17 NUCLEARE _________________________18 DCA ______________________________19 MBTI_______________________________20 IGNOROSCOPO_____________________23 GIOCHI____________________________24 IG: lhe_vittorini MAIL: he.vittorini@gmail.com

LASCIATEMI STUDIARE!

Carissimi studenti del Vittorini, spero che il rientro a scuola sia stato piacevole. Per quanto mi riguarda, quel poco di sanità mentale recuperata durante la pausa natalizia è sparita in neanche un mese di scuola. So per certo di non essere l'unica a provare questo disagio quotidianamente. E' evidente che il problema è sotto i nostri occhi: noi studenti ci concentriamo di più sull'ottenere buoni risultati scolastici e meno sui veri scopi dello studio, che sono l'arricchimento della nostra cultura personale e il piacere della scoperta; tutto ciò rende lo studio molto stressante. Ma non è colpa nostra: viviamo in un sistema dove effettivamente i voti contano più delle nostre esperienze e il terrore di non soddisfare le aspettative ci porta a questo studio alla Leopardi, "matto e disperatissimo", in cui lo scopo non è acquisire un'informazione, quanto più memorizzarla, scriverla in verifica e dimenticarla per sempre. Inoltre, spesso e volentieri le malattie mentali, che diminuiscono la produttività di una persona, sono sottovalutate o addirittura ignorate: la depressione diventa semplice "pigrizia", l'ansia una semplice "esagerazione". Ma di fatto, la nostra generazione è stata una delle più colpite psicologicamente dalla pandemia, almeno per quanto riportano i giornali, e il nostro sistema scolastico non migliora la situazione. Immagino la fatica che una persona malata deve fare per completare i compiti quotidiani, quando non riesce neanche ad alzarsi dal letto.

Forse il problema è proprio questo: l'età dell'adolescenza è quel periodo dove viene preteso dai ragazzi un comportamento "da adulti", ma allo stesso tempo questi vengono trattati "come bambini". A causare disagio tra gli studenti non è la mole di compiti assegnati, quanto più la paura di essere controllati maniacalmente dagli insegnanti e delle conseguenze che vengono se loro non sono preparati. Questo atteggiamento di controllo di una preparazione giornaliera da parte dei ragazzi è controproducente, poiché non li stimola a stare al passo con le lezioni, ma piuttosto li stressa e li fa sentire in colpa se non studiano ogni giorno. Sarebbe molto più produttivo lasciar gestire loro il proprio orario di studio: in questo modo gli studenti si sentirebbero meno controllati e imparerebbero a gestire personalmente e responsabilmente le loro attività; anche perché magari non è possibile per tutti studiare ogni giorno, ma alcuni possono concentrare lo studio solo in particolari momenti, per esempio durante i weekend.

Nell'ultimo periodo sto uscendo abbastanza frequentemente con alcuni ragazzi del Politecnico di Milano. Curiosa dello stile di vita universitario, ho chiesto loro quanto la mole di studio fosse stressante rispetto al Liceo. Mi sono strabiliata nel sentirmi rispondere che per loro il Liceo era molto più stressante dell'università, proprio perché loro potevano gestirsi singolarmente i loro orari di studio e non si sentivano in errore quando non studiavano, proprio perché nessuno li colpevolizzava per questo. Quello che sto cercando di dire è che il nostro sistema scolastico dovrebbe motivare gli studenti a trovare il loro personale metodo di studio, ma di fatto tenta di imporne uno su di loro. Ovviamente la mia opinione è di parte, essendo io stessa una studentessa, ma sono sicura di avere tanti miei coetanei che concordano con me. Spero tuttavia di riuscire a far riflettere su questo argomento, poiché il fine primo dello studio dovrebbe essere la soddisfazione personale e non uno semplice voto.

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VIRGIL ABLOH

“A livello artistico e creativo, ho dedicato il mio impegno a fare sì che gli adulti tornassero a comportarsi come bambini, che ritrovassero il senso della meraviglia, smettendo di essere esclusivamente razionali e cominciando a usare anche l’immaginazione”

Virgil Abloh, fondatore del marchio Off-White e direttore creativo delle collezioni uomo Louis Vuitton, è morto il 28 novembre 2021 a Los Angeles a causa di un cancro raro e aggressivo (angiosarcoma cardiaco) a soli 41 anni. Nato nel 1980 a Chicago, in una famiglia di origini ghanesi, dopo la laurea in Ingegneria civile, Virgil Abloh si specializza in Architettura all’Illinois Technology Institute. Con Kanye West, conosciuto ai tempi della laurea in Ingegneria civile, nasce e cresce un sodalizio, rafforzato da un periodo comune di stage da Fendi nel 2009: Virgil, a fianco di Kanye per la label Yeezy e come art director, ha realizzato delle cover per i suoi album, senza contare la direzione dell'agenzia creativa del rapper, Donda. Ma le collaborazioni si spingono oltre, coinvolgendo artisti e designer come Nick Knight, Riccardo Tisci, Kim Jones, Takashi Murakami, Olivier Rousteing e George Condo, so-

lo per citare alcuni nomi. Nel 2013 crea, a Milano, OffWhite, che propone collezioni di abbigliamento per uomo e donna, ispirate alla strada e alla controcultura. È a Milano che si affilano i segni e il modus operandi di Abloh, fatti di appropriazione e ricomposizione, di grafica, frecce bianche, righe diagonali, capolavori pop della storia dell’arte italiana, e tautologie stampate "tra virgolette" in Helvetica bold sui capi e sugli accessori. Ed è a Milano che quella visione viene propagata a una comunità globale, molto fuori dal giro che fino a quel momento aveva deciso le regole della moda e molto capace di intendere la moda come un linguaggio da usare per l’affermazione identitaria e non più per lo slancio aspirazionale. Nel 2015 il marchio era stato uno dei finalisti del prestigioso premio LVMH (Louis Vuitton Moet Hennessy): premio che sostiene i giovani stilisti nella creazione della loro maison e

che consiste in 300.000 euro e uno specifico team del gruppo per 12 mesi. Da lì l’ascesa: LVMH firmò un accordo a luglio con Abloh diventando azionista di maggioranza del suo marchio Off White. La rivista Time nel 2018 lo aveva inserito nella lista delle 100 persone più influenti al mondo, stesso anno in cui divenne direttore creativo delle collezioni uomo per Louis Vuitton. Un funerale privato si è tenuto per il designer lunedì 7 dicembre al Museo di arte contemporanea a Chicago. Oltre alla famiglia di Abloh, hanno partecipato al servizio molte celebrità tra cui Kanye West, Tyler the Creator, Drake, Kid Cudi, Rihanna e A$AP Rocky. Erano tutti lì per rendere omaggio a un uomo e a uno stilista dalla curiosità e dall’ottimismo infinito e che ha spianato la strada ad altri, perché ci fosse maggiore uguaglianza nell’arte e nel design. Dal disegnare le uniformi del Melting Passes (squadra parigina formata da giovani migranti che erano esclusi dalle competizioni ufficiali) all’aver istituito la borsa di studio Post-Modern (grazie alla quale raccolse un milione di dollari da destinare all’istruzione di studenti di colore), Virgil Abloh ha dato l’esempio per l’industria della moda. In un mondo in cui la moda potrebbe essere sinonimo di responsabilità, creatività, difesa e impatto, Virgil Abloh è stato un padre fondatore.

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SANREMO 2022

Il più grande evento musicale e televisivo del nostro paese è giunto ormai alla settantunesima edizione. Della precedente occasione non abbiamo un bel ricordo, dato che i concorrenti sono stati costretti a esibirsi davanti a un Ariston deserto, operazione certamente non semplice per un cantante, che ha necessariamente bisogno di un pubblico per rendere al meglio nella sua esibizione.

Sanremo 2021 - Successi e insuccessi

Il meno fortunato di tutti, nel 2021, è stato indubbiamente Irama, che, in quanto contagiato dal Covid, non è neppure salito sul palco, vincolando la Rai a mandare in onda la sua performance eseguita durante le prove, la quale gli ha comunque garantito un buon quinto posto. Sanremo 2021 è stato sicuramente una rampa di lancio per il quartetto dei Maneskin, già noti al pubblico di X-Factor, che, grazie al trionfo nella kermesse, si è guadagnato l’accesso all’Eurovision, diventando famoso in tutto il mondo (devo ammettere che sentire un gruppo di rockers acca-

niti e fragorosi su quel palco ha cozzato con le mielose, per quanto a volte toccanti e affascinanti, esibizioni dei 69 anni precedenti; abituato alla compostezza che solitamente appartiene ai concorrenti del Festival, inizialmente ho bocciato i Maneskin, bollando la loro musica come banale fracasso; successivamente, ascoltando la registrazione in studio, decisamente meno chiassosa della prestazione in diretta, li ho rivalutati). Colapesce e Dimartino, d’altra parte, con la loro “Musica Leggerissima”, arrivata quarta, cantata come se stessero imitando Tommaso Paradiso, è stata rimbalzata per un paio di mesi in radio e ha accompagnato la nostra primavera. I secondi classificati già non se li ricorda più nessuno. Cerco di rinfrescarvi la memoria: erano impresentabili e si sono posizionati a un passo dalla vetta con un brano indecente grazie all’influenza della moglie di uno dei due (indovina chi?). Al contrario, lo stonatissimo meme della sessantottesima edizione Bugo (accolto al Festival probabilmente per dargli il contentino) è arrivato terzultimo, e il suo nuovo disco “Bu-

gatti Cristian” non ha avuto il successo auspicato. Un’altra artista non premiata dalla giuria (per lei ottavo posto) ma che ha ottenuto visibilità - meritata - grazie a Sanremo, è stata Madame, cantante giovanissima con un carattere e uno stile tutti suoi, che ha lanciato il suo primo album due settimane dopo il suo esordio all’Ariston. Orietta Berti si è classificata undicesima, ma ha trovato una nuova giovinezza, scongelata da Achille Lauro e dal rapper (insopportabile) che non ho precedentemente menzionato, grazie ai quali è tornata in testa alle classifiche per la prima volta dalle Guerre Puniche, con il brano “Mille”, che, come tutti i tormentoni estivi, ha rimbecillito chiunque.

Sanremo 2022 - Gli esclusi

Nel mese di dicembre, quando sono stati annunciati i concorrenti, i Jalisse, duo composto da Alessandra Drusian e Fabio Ricci, dopo essere stati esclusi dalla competizione per il venticinquesimo anno di fila, malgrado la vittoria all’Ariston da esordienti nel 1997, con una canzone (terribile) ese-

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guita in falsetto, hanno scatenato una polemica tramite un tweet, domandandosi le ragioni di questo accanimento. Ad essi si sono accodati Pago, il quale ha affermato che ormai è abituato alle porte in faccia, Francesco Monte, modello scopertosi cantante grazie a Tale e Quale Show, che lamenta la presenza di una musicista straniera nel cast, dimenticandosi che già in altre occasioni artisti non italiani hanno partecipato alla gara; oltre ad essi, la lista degli esclusi annovera, fra i vari, Red Canzian, Tommaso Paradiso, Povia, Marco Masini.

Sanremo

Quest’anno avremo al Festival dei mostri sacri della musica italiana, di epoca paleo o democristiana, a seconda dell’interpretazione che si vuol dare, che pensavamo fossero morti e invece sono ancora vivi e vegeti, come De Mita. D’altro canto, sono state ammesse alcune promesse sbocciate nell’ultimo anno, così come cantanti giovani seppur già di successo ed altri artisti navigati.

2019, quando presentò Rolls Royce, piazzandosi nono, ricoperto di valutazioni negative da parte della critica. La prestazione sanremese fece da rampa di lancio per l’album 1969, il più grande successo dell’artista. L’anno seguente si ripresentò al Festival con “Me ne frego”, con quattro esecuzioni mai viste sull’emittente ammiraglia della TV di Stato; arrivò ottavo. Nel 2021 ha partecipato nuovamente alla kermesse in veste di ospite, per poi collaborare nella creazione del tormentone sopracitato “Mille”.

liano per le numerose collaborazioni con alcuni artisti nostrani. Nel 2018 e nel 2019 ha lavorato al fianco di Fred De Palma, divenendo seconda voce in “D’estate non vale” e “Una volta ancora”, quest’ultimo detentore di nove dischi di platino, di cui quattro in Spagna, con la versione nella lingua locale intitolata “Se illluminaba”. Nel 2020, ha partecipato a Sanremo nella serata cover, duettando con il concorrente Riki e, nello stesso anno, ha cantato al fianco di Rocco Hunt in “Un passo dalla luna”. L’anno seguente, ha portato a termine un’altra collaborazione con il cantautore salernitano, raggiungendo nuovamente le vette delle classifiche con “Un bacio all’improvviso”.

Aka7even - Perfetta così Rapper ventenne campano esploso nel corso del 2021, grazie a “Amici”, il noto talent presentato da Maria De Filippi. Vanta per il momento la pubblicazione di soltanto un album, avvenuta nel 2021, ma si dedica alla musica sin dal 2017, collezionando anche una partecipazione a X-Factor. Detiene il MTV Music Europe Music Award come miglior artista italiano del 2021.

Conosciamo già molto bene il cantautore veronese, adottivo romano, per le sue eccentriche e provocatorie performance, eseguite per la prima volta davanti al grande pubblico sul palco dell’Ariston nel

Ana Mena - Duecentomila ore Attrice e cantante spagnola, classe ‘97, conosciuta dal pubblico ita-

Dargen D’Amico - Dove si balla Jacopo D’Amico nacque nel 1980 a Milano, da genitori di Filicudi. Nel capoluogo lombardo, conobbe Jake La Furia e Gué Pequeno, con i quali fondò, alla fine degli anni ‘90, il gruppo “Sacre Scuole”, scioltosi nei primi anni 2000, per dare vita ai Club Dogo, con l’esclusione di Dargen e la conseguente partecipazione del produttore Don Joe. Jacopo definisce la sua musica cantautorap ed emo rap e pare ispirarsi a Dalla e Battiato.

2022 - I partecipanti Achille Lauro - Domenica
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Maremma modulo

Margherita Carducci, ventiquattrenne romana, debuttante a Sanremo, è una cantante indie-pop, con nessun album all’attivo. Ha pubblicato appena una mezza dozzina di singoli, fra cui “Parli” nel 2019, “Morphina” nel 2020 e nello stesso anno la cover del successo dei Matia Bazar “Per un’ora d’amore”. Donatella Rettore è una delle più grandi esponenti della musica italiana; creò un personaggio fra gli anni ‘70 e ‘80, con delle esibizioni al tempo originali e tutt’ora senza eguali. Ha già partecipato al Festival ben quattro volte come concorrente, senza mai ottenere una posizione di rilievo, e una come accompagnatrice de La Rappresentante di Lista nella serata delle cover della scorsa edizione, eseguendo “Splendido Splendente”. Vinse Festivalbar nel 1980 con “Kobra” nella categoria “donne” e nel 1981, come vincitrice assoluta, con “Donatella”.

attrice, doppiatrice e produttrice discografica. Ha già trionfato all’Ariston nel 2001, con “Luce”, davanti a Giorgia e ai Matia Bazar, vincendo anche il Premio della Critica “Mia Martini”. Nello stesso anno, ha anche ottenuto il MTV Europe Music Awards come miglior artista italiana. Ascoltata anche in Nord America, vanta un disco di diamante, un disco multiplatino (come membro degli Artisti Uniti Per L’Abruzzo), quarantaquattro dischi di platino e nove dischi d’oro.

Fabrizio Moro - Sei tu

La graffiante voce di Fabrizio Mobrici, quarantaseienne romano, ha già illuminato l’Ariston per ben 6 volte, conseguendo il Premio della Critica “Mia Martini” nel 2007 con “Pensa” e la vittoria nel 2018 con “Non mi avete fatto niente” assieme ad Ermal Meta. La coppia ha quindi potuto partecipare all’Eurovision Song Contest a Lisbona, classificandosi quinta. In attività dal ‘96, Fabrizio ha pubblicato nove album in studio, uno dal vivo e tre raccolte.

Non è solo una delle grandi voci della nostra musica, ma è anche

Emma - Ogni volta è così Prorompente e grintosa, la cantante classe ‘84 Emma Marrone ha già vinto il Festival nel 2012 con “Non è l’inferno”. L’anno precedente aveva conseguito la seconda posizione nella kermesse assieme ai Modà, con il brano “Arriverà”. Nel 2014 ha rappresentato l’Italia all’Eurovision Song Contest tenutosi a Copenaghen con il brano “La mia città”, piazzandosi soltanto ventunesima. L’anno successivo ha affiancato, assieme ad Arisa e Rocio Munoz Morales, Carlo Conti nella conduzione del 65° Festival di Sanremo. Emma è una dei tanti artisti lanciati dal già menzionato talent “Amici”, nel quale ha trionfato nel 2010. Ha pubblicato fino ad adesso ben 6 album, che le hanno permesso di vincere diversi dischi di platino.

Gianni

- Apri tutte le porte

Non penso che l’eterno ragazzino abbia bisogno di grandi presentazioni. È sufficiente ricordare che è anche un attore, ha vinto il Festival di Sanremo nel 1987 assieme a Umberto Tozzi ed Enrico Ruggeri con la canzone “Si può dare di più” e lo ha condotto nel 2011 e nel 2012.

Qualcuno rompa quest'uomo

Morandi
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Giovanni Truppi - Tuo padre, mia madre, Lucia Classe 1981, nato a Napoli, Giovanni è stato un insegnante di canto e la sua musica fa parte del genere indie. Vanta la pubblicazione di cinque album in studio, di cui uno, EP5, è stato realizzato in collaborazione con Calcutta, La Rappresentante di Lista, Brunori Sas e Niccolò Fabi.

canzone possiede attualmente quasi 280 milioni di visualizzazioni ed è il video musicale italiano più visto al mondo.

Giusy Ferreri - Miele

Altra cantante conosciuta veramente da tutti, soprattutto per i numerosissimi, e ormai nauseanti, tormentoni estivi. Il suo successo è cominciato nel 2008 con la vittoria di X-Factor; successivamente, nel 2011, nel 2014 e nel 2017, ha partecipato al Festival di Sanremo, senza ottenere brillanti risultati. Nel 2015, l’artista raggiunge le vette delle classifiche e diventa famosa anche all’estero grazie alla collaborazione con Baby K in “Roma-Bangkok”. Il video della

Highsnob e Hu - Abbi cura di te Highsnob è un rapper cresciuto a La Spezia, che si è poi trasferito a Milano, dove ha avuto i primi contatti con la scena rap e trap. Ha iniziato a fare musica con i Bushwaka, dai quali poi si è separato nel 2016, cominciando la carriera da solista. Il suo primo singolo è “Harley Quinn”, che conquista il disco d’oro, mentre nel 2017 esce il suo primo EP, dal titolo “PrettyBoy”, in cui emerge una collaborazione con Ernia e Livio Cori. Nel 2018 e nel 2019 lavora anche con Junior Cally, con il quale pubblica una sorta di trilogia musicale, “Wannabe”. Con Mambolosco, invece, ottiene successo grazie a “23 coltellate”. Hu è una giovane cantautrice nata a Fermo e trasferitasi a Milano per sviluppare la sua arte. Ha studiato jazz e chitarra e ha lavorato in alcune campagne pubblicitarie, ad esempio per la Lamborghini, Chiara Ferragni e Jägermeister. È stata inserita, nel 2018, tra i 10 finalisti allo Jäger Music Club. Nel 2019 ha pubblicato il suo primo disco, raggiungendo il successo grazie al brano “Occhi Niagara”.

Filippo Fanti è uno degli artisti italiani più famosi della sua generazione. Esordisce a Sanremo, nella categoria “Nuove proposte”, a ventuno anni, nel 2016, per poi, due anni dopo, trionfare ad Amici. Ha nuovamente partecipato al Festival, nel 2019 con “La ragazza dal cuore di latta” e nel 2021 con “La genesi del tuo cuore”; come precedentemente scritto, nella scorsa edizione non poté presentare dal vivo il suo brano poiché contagiato dal Covid. Attualmente è detentore di ventinove dischi di platino e tre dischi d’oro e ha all’attivo tre album in studio.

Uscitemi le ricerche

tival, a cui ha partecipato svariate volte, trionfando in ben tre occasioni: nel 1967, nel 1969 e nel 1974; è, perciò, la donna che ha vinto il maggior numero di Leoni di Sanremo. È considerata una delle maggiori esponenti della musica

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leggera italiana degli anni ‘60 e ‘70, assieme a Mina, Milva e Orietta Berti. L’aquila di Ligonchio, oltre a essere anche attrice e conduttrice televisiva, è stata inoltre, fra il 2008 e il 2014, europarlamentare con il Partito Popolare Europeo, eletta con Forza Italia.

vunque andrò”. L’album che contiene il brano, “Le Vibrazioni II”, è certificato disco d’oro. Nel 2012 il gruppo decise di prendersi una pausa, per poi tornare sulle scene nel 2017. L’anno seguente, Le Vibrazioni hanno partecipato nuovamente al Festival, posizionandosi undicesimi, per poi ripresentarsi nel 2020, con “Dov’è”, arrivando quarti.

nario successo già con i primi singoli (La canzone nostra, con Mace e Salmo, Notti in bianco, Paraocchi e Mi fai impazzire, in collaborazione con Sfera Ebbasta), coronando la sua celebrità con l’uscita del suo unico album, Blu Celeste.

Duo musicale palermitano, formatosi nel 2011, composto da Veronica Lucchesi e Dario Mangiaracina. Esponenti dell’elettro-pop e del rock elettronico, si definiscono “fluidi” e “queer”, quindi eccentrici e con un’identità sessuale non precisa. Hanno 4 album all’attivo e hanno già partecipato a Sanremo, nella scorsa edizione, classificandosi undicesimi.

Le Vibrazioni - Tantissimo Complesso rock e pop nato alla fine degli anni ‘90, composto da Francesco Sarcina, voce e frontman del gruppo, Stefano Verderi, Marco Castellani e Alessandro Deidda. Nel 2005 parteciparono per la prima volta a Sanremo con “O-

sua vittoria a Sanremo nel 2019 con “Soldi”, brano targato Dardust e Charlie Charles, diventato famoso anche all’estero, anche grazie alla partecipazione dell’artista all’Eurovision Song Contest a Tel Aviv, in cui si è classificato secondo. Il successo di Mahmood ha continuato a crescere, sia come cantante (da sottolineare le collaborazioni con Sfera Ebbasta, Fabri Fibra, Marracash, Massimo Pericolo, Gemitaiz e Madman), sia come autore (in particolare per il brano “Andromeda”, presentato da Elodie a Sanremo 2020). Nel 2019, è stato insignito del MTV Europe Music Award come miglior artista italiano. Blanco, pseudonimo di Riccardo Fabbriconi, originario della bassa bresciana, è un emergente nel panorama musicale nazionale. Raggiunge uno straordi-

L’istrionico Giovanni Calone è una delle più grandi voci di sempre sulla scena italiana, e in particolare napoletana, con ben 31 album pubblicati. Non è solamente un cantante, anzi, è soprattutto un attore e regista di teatro, lavorando anche nel cinema e nel doppiaggio (è la voce di Quasimodo ne “Il gobbo di Notre Dame”). Trionfò all’Ariston nel 1988, con “Perdere l’amore”, brano da pelle d’oca entrato nella storia della nostra musica. Vinse anche Canzonissima nel 1970 e nel 1972.

Promessa musicale appena diciannovenne direttamente da Cuneo. Durante l’infanzia, ha studiato percussioni, chitarra, canto e piano-

Deve essere stata sotto qualche malattia per uscire così

Massimo Ranieri - Lettera al di là
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forte. Raggiunge inaspettatamente la notorietà con “Concedimi”, brano scritto e pubblicizzato da lui stesso su Tik Tok e Instagram. La canzone sarà successivamente pubblicata come singolo da Artist First, conseguendo il doppio disco di platino.

me posizioni. Nel 2012 fu scelta dalla Walt Disney per comporre la colonna sonora italiana del film d'animazione Ribelle - The Brave. Nel 2017 è entrata nel Guinness dei primati per aver tenuto il record di concerti in 12 ore, pari a nove.

e, per il momento, unico EP, intitolato “Sangiovanni”, che ha conseguito due dischi di platino. Uno dei brani contenuti nell’EP, Malibù, è il brano più ascoltato in Italia su Spotify e su Apple Music.

Il ventisettenne umbro cominciò da piccolo ad avvicinarsi alla musica studiando canto, chitarra e pianoforte. Nel periodo del liceo, scelse di iscriversi ai provini di XFactor, risultando vincitore della settima edizione del programma, nel 2013. Quattro anni dopo, ha preso parte alla 67^ edizione del Festival di Sanremo, presentando il brano “Il diario degli errori”, ottenendo la quarta posizione nella classifica finale. Due anni dopo, ha debuttato come attore nella prima stagione della serie RAI “La compagnia del cigno”. In totale ha pubblicato tre album in studio.

popolare di Calvairate. Frequentò l’istituto alberghiero, abbandonando però gli studi a 17 anni, prima del diploma. Esordì nell’universo della musica nel 2014 con il Calvairate Mixtape, scritto con Tedua e Izi. Dopo due anni di quiescenza, il rapper pubblicò su YouTube, Dasein Sollen, cui fa seguito l’omonimo EP. Nel 2017 ha lanciato il suo primo album, “Io in terra”. Due anni dopo, è uscito il suo secondo album, “Dove gli occhi non arrivano”, prodotto da Charlie Charles. Nel 2021 è tornato protagonista con il suo terzo disco, Taxi Driver, che lo rende un pilastro dell’hip hop italiano.

Alberto Cotta Ramusino, nasce a Milano l’8 maggio 1995. Nel 2019 ha pubblicato i singoli “Volersi Male”, “Bear Grylls”, “Ichnusa” e “Calcutta”. Nel 2020 pubblica il suo primo EP “Piccoli Boati”. L’anno seguente, ha rilasciato il singolo “Baby Goddamn”, che ha raggiunto più di un milione di riproduzioni su Spotify. A settembre 2021 pubblica un nuovo singolo, “Maleducazione”.

Noemi - Ti amo, non lo so dire

Noemi, nome d’arte di Veronica Scopelliti, nacque a Roma nel 1982. Divenne famosa grazie a XFactor nel 2009, pur non vincendolo. Un anno dopo, fece la sua prima apparizione a Sanremo, classificandosi quarta; ne seguirono altre cinque: nel 2012 con “Sono solo parole” salì sul gradino più basso del podio, nel 2014 ottenne un quinto posto, nel 2016 si piazzò ottava, due anni dopo e nel 2021 due deludenti quattordicesi-

Sangiovanni - Farfalle

Altro artista giovanissimo, classe 2003, esploso nel 2021 grazie ad Amici, in cui è risultato vincitore nella categoria cantanti e secondo nella classifica generale. Durante il suo percorso nel talent condotto da Maria De Filippi, pubblica i singoli Lady, Tutta la notte e Hype. Il 14 maggio 2021 rilascia il suo primo

Nasce a Roma nel 1995 da padre capoverdiano e mamma romana. Si trasferì, nel 2015, a Londra e Berlino, per continuare il suo percorso artistico. Nel 2016 fece ritorno nella Città Eterna ed entrò in contatto con la Leave Music, che se ne innamora e decide di produrlo, affiancandogli Francesco Cataldo come produttore artistico. Nascono nuovi brani e nel 2017 firma per Universal Music. Il 9 novembre 2018 è uscito “Twelve”, il suo primo singolo. Nel 2019 ha pubblicato il disco d’esordio “Naked Thoughts”.

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Francesco Gennari

CALORIFERO

L’essere umano è intrinsecamente attratto dal calore, che sia esso quello degli affetti famigliari, delle amicizie o delle relazioni amorose. Tutto sicuramente molto interessante, peccato che a noi non importi niente. Siamo qui per parlare di caloriferi. E caloriferi siano.

Se lo intendiamo come strumento per riscaldare ambienti, il calorifero ha origini antichissime, addirittura nella preistoria. Una delle domande che l’uomo primordiale si pone sin da subito, dopo aver investigato il senso della vita e deciso che per la risposta poteva benissimo aspettare qualche migliaio di anni, è infatti: “Mamma mia che freddo, non è che avresti qualcosa per scaldarmi? Qui si gela”.

Ed è proprio questa domanda alla base di una delle invenzioni più rivoluzionarie della storia, un’invenzione che ha modificato profondamente il mondo e l’industria del legname in particolare. Ma procediamo con ordine, parlando innanzitutto delle origini di questa meravigliosa macchina.

Come precedentemente detto, le origini del calorifero risalgono alla preistoria, ma è ai greci, maestri nella realizzazione di intricati sistemi idrici, che dobbiamo il perfezionamento di questa invenzione, capace di sintetizzare in sé aspetti di ogni branca della scienza, dall’idraulica alla meccanica quantistica passando per la botanica, la meteorologia, la meteoropatia e il meteorismo.

A questo punto è opportuno fare una precisazione: sebbene il calorifero come lo conosciamo noi sia una derivazione del modello greco, abbiamo testimonianze dell’esistenza di una variante di esso provenienti da numerosi manoscritti indiani datati attorno al 200 A.C., sebbene non sia chiaro se tale variante sia una derivazione del modello greco o viceversa. Lo stesso scopritore dei manoscritti Björn Karlöffsigthen, archeologo e antropologo di fama mondiale e autore di numerosi trattati quali “La storia del mondo in 27 pratici volumi tascabili”, “archeologia in giardino – come falsificare un fossile” e “non è vero che mi chiamo come un mobile IKEA”, interrogato in merito alla questione, si è limitato a rispondere “boh” prima di tornare a guardare “Transformers” alla tv.

A seguito dell’annessione della Grecia da parte dei romani, il calorifero vede una diffusione senza precedenti diventando il fulcro della vita della repubblica, a tal punto che Giulio Cesare, nell’annunciare la vittoria riportata nel Ponto, pronuncia la storica frase “veni,

vidi, emi calefacientum, vici”, ovvero “venni, vidi, comprai un calorifero, vinsi” (all’epoca il Ponto era il principale produttore di caloriferi del bacino mediterraneo e qualunque membro dell’aristocrazia romana che si rispettasse ne possedeva uno).

La caduta dell’Impero Romano e l’avvento del medioevo vedono un declino nell’uso del calorifero, che diventa strumento a uso esclusivo delle casate nobili più ricche, trasformato in un simbolo di ricchezza e potere. Tuttavia, c’è un problema.

Dalla sua invenzione sino agli inizi del sedicesimo secolo, la struttura e la composizione del calorifero hanno subito variazioni minime e si presentano nel 1600 identiche a quelle del prototipo greco, fatto questo che per un macchinario concepito per fronteggiare il clima e i suoi mutamenti è estremamente negativo, a tal punto che verso la metà del XVI secolo il suo impiego è ai minimi storici, ritenuto dai più un inutile e antiquato orpello del passato, buono a nulla se non per arredare. Come testimonia un documento dell’epoca, infatti: “Trattasi de uno strumento la cui utilitade rasenta quella, con rispetto parlando, de lo modello copernicano” (ricordiamo ai nostri lettori che all’epoca l’idea di un universo in cui la terra non fosse al centro non era vista di buon occhio).

È tuttavia al genio rivoluzionario di Galileo Galilei che dobbiamo la salvezza di un

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elemento tanto radicato nella cultura contemporanea come il calorifero. Egli, infatti, sedendo una fredda sera invernale nel salotto della sua casa a Pisa, ha un’idea tanto semplice quanto efficace: con l’introduzione della manopola per la selezione della temperatura Galileo riesce a salvare l’arte caloriferica dall’oblio, riportando il calorifero in auge e contribuendo alla sua ridiffusione in Europa.

Ulteriori modifiche e perfezionamenti verranno apportati nel corso dei secoli successivi, i più significativi dei quali sono quelli introdotti da Sir Isaac Newton, il quale dopo aver inventato la fisica si ritrova ad avere a disposizione molto tempo libero e decide dunque di continuare gli studi di Galileo, progettando quello che oggi viene definito “riscaldamento a pavimento”. Come egli stesso riporta nei suoi diari, infatti “Non disponendo gli italiani di intelletto sufficiente a sviluppare alcunché possa essere di maggior utilità del bidet, ho dovuto pensarci io. Se sono arrivato a queste conclusioni, tuttavia, è solamente perché seduto sulle spalle di caloriferi giganti”.

L’ultima tappa della storia degli impianti di riscaldamento ci porta in Scozia, dove il fisico James Clerk Maxwell sviluppa e introduce il cosiddetto “ris-

caldamento a soffitto”. Le ragioni di questa invenzione non sono tuttavia da ricercarsi nel desiderio di aiutare il progresso umano o di migliorare l’efficienza e la praticità dei sistemi – il riscaldamento Newtoniano, seppur efficiente, è infatti estremamente complesso da installare e riparare in caso di guasto – si tratta semplicemente di puro spirito patriottico: le origini scozzesi di Maxwell infatti lo portavano a detestare qualunque cosa provenisse dalle regioni meridionali dell’isola, spingendolo a tutto pur di andare contro agli Inglesi.

Per quanto riguarda la fabbricazione di questi strumenti, il procedimento è lungo ed estremamente complesso: possono volerci settimane o addirittura mesi per costruire un singolo calorifero, e ogni parte dev’essere meticolosamente realizzata e assemblata, fatto questo che richiede l’impiego di operai molto qualificati.

Abbiamo parlato con il signor Carlo Rifieri, responsabile del processo di assemblaggio in una delle ditte più importanti del settore, la f.lli Sifone s.r.l., che si ha parlato di come ogni operaio, visto il ruolo importante che ricopre all’interno della catena di produzione, viene trattato con estremo riguardo e cura e di come gli

venga addirittura concesso uno stipendio. Ci è giunta voce poco dopo il nostro colloquio di un licenziamento di 4.000 persone da lui autorizzato in seguito al montaggio errato di una valvola.

Passando a qualcosa di più vicino a noi, è interessante osservare come negli edifici pubblici, se l’impianto di riscaldamento è attivo è necessario che la temperatura si aggiri attorno ai 20° con un massimo di oscillazione di 2°. Per assurdo, se la presidenza e l’Ufficio Scolastico regionale o provinciale non rispettassero questa norma e si rifiutassero di collaborare, si è autorizzati a chiamare i vigili del fuoco per un’immediata evacuazione.

Ovviamente prima di fare tutto ciò bisognerebbe informarsi sulla causa del problema, se fosse un semplice guasto tutto ciò non sarebbe necessario, ma senz’altro questo non è quasi mai il caso. D’altronde il riscaldamento funziona... vero?

Emanuele Landolfa e Antonio Erra

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“Choose a natural disaster”
“ I choose robert “

INTERVISTA A VALENTINA

Grazie alla fitta rete di spie di cui il nostro giornalino dispone, dopo avervi portato l’intervista a Paolo Nespoli nel numero scorso, vi presentiamo ora l’intervista a Valentina Ricci, conduttrice a Radio Deejay.

Emanuele: Grazie mille anzitutto per aver accettato quest’intervista

Valentina: Ma figurati, grazie a te

E: Cominciamo con la prima domanda: com’è lavorare in radio?

V: Mah, è uno di quei classici lavori che definire “lavoro” è riduttivo, chiunque lavori in radio è animato da passione. È un “lavoro-non lavoro”, non puoi farlo se non ti diverti, è difficile definirlo strettamente lavoro. È un modo per fare stare bene e stare bene, è una figata pazzesca.

E: Qual è invece un aspetto a cui non molti pensano quando si parla di lavorare in radio?

V: Molto spesso si pensa che la fruizione della radio sia univoca, nel senso che l’ascoltatore passivamente accende la radio e l’ascolta. In realtà quello che avviene in radio a differenza di quello che avviene invece in televisione, in cui la fruizione è

effettivamente così, è lo scambio. Per cui è vero che c’è qualcuno davanti al microfono e qualcuno davanti alla radio ad ascoltarlo, ma molto spesso le due anime “si fondono”, l’ascoltatore interagisce direttamente con lo speaker, il programma si costruisce insieme. È un mezzo in cui è vero che la maggior parte della gente ascolta e pochi parlano, ma il prodotto viene fatto tutti insieme, perché in radio c’è un’interazione diretta di chi ascolta attraverso i messaggi, gli audio, le telefonate… è un mezzo molto interessante da questo punto di vista.

E: Questo mi porta alla domanda successiva: per una puntata di uno show radiofonico, quanto di questa puntata è preparato e quanto è lasciato all’improvvisazione?

V: Diciamo che c’è uno “scheletro” che è preparato, noi arriviamo alla diretta con una scaletta che abbiamo predefinito, con una serie di argomenti che abbiamo in mente di trattare. È chiaro che poi andando in diretta tutto può succedere, per cui la scaletta è come se fosse un “animale vivo”: si modifica a seconda della risposta che otteniamo dall’ascoltatore e può prendere strade totalmente diverse. Questa è un’altra delle figate della radio, tu sai come parti ma non sai come finirà la puntata.

E: Questo scheletro di cui mi parli, qual è il processo che c’è dietro?

V: È molto semplice: in un programma quotidiano la prima cosa da fare la mattina, o comunque qualche ora prima di

li ho dato degli animali, di più cosa devo fare?

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andare in onda, è farsi una bella rassegna stampa di tutte le notizie del giorno e selezionare quelle di cui si vuole parlare o che potrebbero essere spunto di conversazione con i propri ascoltatori. È chiaro che ogni programma ha un suo format e ha un suo taglio specifico, per esempio il programma nel quale lavoro io non è un programma che tratta di cronaca, tratta più di costume e di società. Bisogna individuare qualcosa che potrebbe essere il tema della puntata o qualche notizia che potrebbe scatenare la curiosità di chi ci ascolta.

E : Cambiando invece argomento, come si fa a diventare conduttore radiofonico?

V: Io vengo dalla “vecchia generazione”, non c’erano le scuole per diventare conduttori radiofonici per cui semplicemente dovevi nutrire una grande passione per la radio, ascoltarla da sempre, provare a farla attraverso le web radio e poi piano piano arrivare alle nazionali, oppure poteva succedere come è successo a me: io sono entrata in radio per caso, dovevo fare uno stage di qualche mese in un ambito che non era quello dell’onda, della conduzione radiofonica, e poi una volta entrata in radio mi è piaciuto talmente tanto che piano piano sono arrivata anche a condurre. Adesso invece ci sono le scuole. Esistono scuole che ti insegnano sia il mestiere del regista, quello che sta dietro il banco e che mette la musica e calibra tutto l’audio, che quello dello speaker radiofonico, però se ti posso dire più della scuola vale la vita, vale la pratica, vale la passione, vale il mettersi davanti

a un microfono e provare a condurre, vale ascoltare quelli che lo fanno da tanti anni e che ti piacciono.

E: Un’altra domanda: la diffusione che hanno avuto servizi come Youtube e Spotify ha influito in qualche modo sulla radio?

V: Diciamo che le nuove generazioni non sono i nostri ascoltatori: le nuove generazioni sfruttano i numerosi mezzi che hanno a disposizione per recuperare quello che amano più ascoltare, non passano da noi per scoprire le nuove tendenze. Per quanto riguarda invece la generazione che va dai trent’anni in su la radio continua ad essere un mezzo di eccellenza: è quel mezzo che magari non ti propone la musica più nuova del mondo, quella la trovi tranquillamente su Spotify o su Youtube, ma ti intrattiene. La radio in Italia è fonte di intrattenimento, per cui chi ascolta la radio lo fa perché vuole ascoltare quello che dicono gli speaker più che per trovare nuove tendenze musicali.

E : Riguardo invece la tua esperienza personale, qual è un aneddoto o un ricordo divertente che hai del tuo lavoro?

V : Il mio lavoro non può esistere senza divertimento: se tu ti diverti in radio, si divertirà anche chi ti ascolta. La radio per me in questo è molto terapeutica. Tieni conto che andare in onda tutti i giorni tutto l’anno prevede che la vita non sia sempre divertimento, prevede che a ognuno di noi sia capitato

e capiti più volte nell’arco dei trecentosessantacinque giorni di andare in onda quando il resto della propria vita fa schifo, quando ha problemi in casa, quando ha persone care che stanno male… però ti assicuro che è vent’anni che lavoro in radio, mi sono capitate situazioni difficili nelle quali pensavo di non riuscire ad andare in onda, ma nel momento in cui accendi il microfono si crea quella magia per cui è come se tutti i problemi della vita si accantonassero ed esistesse solo quell’istante lì, ed è magico. Noi ridiamo tanto, tutti i giorni, è per questo che non invecchiamo mai. E qua tu dovresti dirmi “effettivamente, Valentina, sembri molto più giovane”

E : effettivamente, Valentina, sembri molto più giovane!

V: Ah ah ti ringrazio!

E: Ultima domanda: c’è un messaggio che vorresti dare ai nostri lettori?

V: Siate curiosi, divertitevi, fate più esperienze possibile, non abbiate paura di sbagliare. La vita è una sequenza di errori, non abbiate paura di essere i peggiori. I peggiori sono i più fighi di tutti.

E: Grazie infinite per quest’intervista.

V: Ma figurati, grazie a te!

Emanuele Landolfa

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LAME E FORGIA

Di armi da taglio ne esistono moltissime, diverse per forme e utilizzo. Tuttavia oggi non è tanto questo l’argomento, quanto come effettivamente queste armi vengano forgiate. Cominciamo sfatando un mito: per forgiare un’arma, salvo che sia da esposizione, non si fa colare il ferro fuso negli stampi. Questa è una credenza molto comune ma scorretta. Infatti usare un metodo del genere porterebbe alla produzione di lame estremamente inefficaci, che probabilmente si romperebbero durante l’uso. Il vero processo per forgiare un’arma è molto più lungo e faticoso, e si distingue in quattro passaggi. La prima parte, può sembrare banale, è costituita della preparazione della fucina: questa deve mediamente raggiungere almeno i 900°C, temperatura che può variare a seconda del metallo utilizzato. Sì, lo so cosa state pensando: “Il ferro fonde a 1500°C, com’è possibile che ne bastino 900?”. La spiegazione è molto semplice: per produrre una lama non è necessario fondere il metallo, basta renderlo modellabile. Ed è proprio questa la chiave della nostra seconda fase: la vera e propria forgiatura. Il metallo dovrà essere riscaldato fino al raggiungimento di un colore tra il rosso e il bianco. A questo punto, una volta tirato fuori dalla fucina, la barra va martellata

sull’incudine per dargli la forma desiderata. Questo processo è molto complesso e lungo poiché il metallo si raffredda rapidamente a temperatura ambiente, perciò va riscaldato e battuto più volte. A questo punto la cosa fondamentale a cui fare attenzione è dare alla lama la forma desiderata. Nella tradizione giapponese il metallo viene piegato più volte, quasi lo si stesse impastando, al fine di eliminarne le impurità. Eccoci al terzo passaggio, la molatura. Questa fase consiste nell’assottigliare i bordi della lama, affilandola. Qui la complessità sta nel riuscire a rendere la lama uniforme, motivo per il quale il lavoro è affidato anche, oltre che al fabbro, ai suoi aiutanti. Ed ecco un altro mito del cinema che mi sento di sfatare: nessun fabbro può permettersi di lavorare da solo. Certi processi, come quello appena citato, sono troppo complessi per essere portati a termine da una sola persona.

La mola

La mola è un attrezzo costituito da una pietra di forma circolare che ruotando velocemente serve ad asportare piccole quantità di metallo. Anticamente la pietra abrasiva girava grazie a diverse tipologie di meccanismo. Poteva per esempio essere montata su un tornio. Il tutto era azionato generalmente tramite la forza umana o l’acqua. Oggigiorno si

ricorre a motori elettrici, essenziali per l’utilizzo di strumenti come la smerigliatrice (molatrice). La lama, a questo punto, può apparire terminata. Tuttavia, se rimanesse in questo stato risulterebbe ancora tanto rigida quanto poco resistente. Per renderla più flessibile, essa viene sottoposta al quarto passaggio: la tempratura. Il metallo della lama deve infatti raggiungere nuovamente la temperatura con la quale è stato modellato, per essere poi di colpo raffreddato in un secchio di acqua e olio. Queste azioni vanno ripetute svariate volte finché non si ottiene il giusto compromesso tra durezza e flessibilità/resistenza. Il risultato viene poi ripulito dagli ossidi formatisi e rifinito per ottenere un filo più sottile. Ed ecco a voi la vostra lama. Ovviamente vanno costruiti manico ed elsa, che vengono poi montati nell’ultima fase. Se siete riusciti a fare il resto, direi che non avrete grossi problemi.

Facciamo un po’ di gossip di storia dell arte

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NUCLEARE

A Settembre 2021 il ministro per la Transizione Ecologica Roberto Cingolani ha commentato il recente aumento delle bollette, annunciando che l’obiettivo dell’attuale governo è quello di porre le basi per fare in modo che l’Italia si sganci dalle forniture energetiche degli altri paesi entro il 2030. In questo momento l’Italia infatti non è autosufficiente dal punto di vista dell’energia, ad oggi si riesce a produrre solamente l’86% del fabbisogno energetico richiesto dai cittadini, il restante 14% è purtroppo importato da altri paesi, prime fra tutte Francia e Svizzera, le quali fanno largo uso di energia nucleare. Se andiamo ad analizzare come questi paesi producono la loro energia scopriamo infatti che la Francia ha ben 58 reattori nucleari in attività che costituiscono quasi i ¾ dell’energia totale prodotta dal Paese dei Lumi. Anche la Svizzera però non è da trascurare, infatti, sebbene un recente referendum sembra aver aperto la via per una lenta denuclearizzazione, al momento questo piccolo paese produce quasi il 40% dell’energia elettrica grazie alle sue 5 centrali nucleari. Questo rivela che purtroppo

l’unico modo che ad oggi l’Italia avrebbe per diventare completamente autonoma sul fronte

dell’energia elettrica è una riapertura di un piano nucleare che

però era stato deciso con il referendum del 1987 e definitivamente abrogato con quello del 2011. Il riavviamento di centrali nucleari sul suolo nazionale gioverebbe molto anche per quanto riguarda il singolo cittadino, da Ottobre (il mese delle Caldarroste) 2021 infatti c’è stato un significativo aumento del costo delle bollette, questo dovuto al rincaro del prezzo del gas a livello internazionale, che l’Italia utilizza come fonte principale per la produzione autonoma di energia elettrica (pari a quasi il 40% del totale). Tuttavia ci sono ovviamente dei motivi ragionevoli per cui il nostro paese ha deciso tramite il referendum popolare di terminare la produzione di energia nucleare, sebbene molto positiva dal lato economico. Oltre alla classica paura che possa succedere in Italia un disastro dalle proporzioni di Chernobyl (1986) o Fukushima (durante il regno dell’imperatore Akihito, anche detto periodo Heisei), che con le nuove tecnologie sarebbe molto improbabile avvenisse, il vero problema delle centrali nucleari è la difficoltà di smaltire le scorie dei processi di produzione, infatti, nonostante l’Italia sia restia nel proseguire la via del nucleare, ogni anno produce una grande quantità di scorie radioattive che si aggiungono a quelle prodotte dalle ormai dismesse centrali nucleari

nazionali; queste derivano da diagnostica o medicina nucleare, rilevatori, radiografie industriali, scarti di siderurgia, residui di carte collezionabili olografiche, rea-genti di laboratorio, parafulmini dismessi, vecchie apparecchiature per i primi tentativi di stampa 3D (Po-3D-rning), sensori di fumo; ma anche indumenti, guanti e attrezzi tecnici usati dai tecnici per le attività con materiali radioattivi. Sogin, l’azienda pubblica italiana che ha il compito di smantellare le centrali e mettere in sicurezza le scorie nucleari, non ha tuttora trovato una sistemazione definitiva per esse; attualmente in Italia ci sono 26 depositi e 19 stoccaggi minori di rifiuti radioattivi disseminati su tutto il territorio nazionale, oltretutto recentemente sono stati scoperti rifiuti radioattivi non registrati. Questi ad oggi sono i dati per quella che potrebbe diventare una controversia nel futuro breve, con l’avvento di nuove amministrazioni non è del tutto impossibile un nuovo referendum con l’obbiettivo opposto rispetto a quello del 1987, per ora non possiamo che aspettare e scoprire cosa il futuro ci riserva sul fronte del fabbisogno energetico sempre in aumento. Grazie per aver letto il nostro articolo.

18 Sta zitto, minchione!

Dca

Il 2020 ha messo in ginocchio il mondo, è un anno che è entrato nella storia per la pandemia del virus Covid-19, e ancora oggi che siamo ormai alla fine del 2021 la situazione è sicuramente migliorata ma non si può dire di essere fuori dalla pandemia. Infatti dai telegiornali si sentono ancora continuamente le parole “tamponi”, ”vaccini”, ”restrizioni” e “mascherine” e tutti noi conosciamo il significato di “assembramento” e “tasso di positività”. In questo articolo però non voglio evidenziare tutti i problemi che la pandemia ha portato per esempio la crisi economica, la perdita del lavoro in alcuni settori, per non parlare dei numerosi anzi numerosissimi morti, tutte queste conse-guenze seppur molto importanti e fondamentali penso che tutti ne siano a conoscenza, sono mesi che non si parla d’altro, ma una conseguenza della pandemia che a parer mio non è stata trattata abbastanza sono le dure prove psicologiche che tutti abbiamo dovuto affrontare. Durante i duri mesi del lockdown e delle zone rosse abbiamo tutti sperimentato cosa vuol dire sentirsi soli e le nostre normalità sono state stravolte completamente. Proprio a causa di questi lunghi mesi di isolamento forzato, nel 2020 c’è stato un aumento dei disturbi del comportamento alimentare del 30% rispetto al 2019 e vi assicuro che sono un sacco di persone. Sono sicura che molte delle persone che stanno leggendo questo articolo hanno sentito qualche storia di amici o conoscenti che hanno affrontato o che stanno affrontando un dis-

turbo alimentare. Ma che cosa sono i disturbi alimentari? I Dca (disturbi del comportamento alimentare) sono delle patologie dovute a un’alterazione delle abitudini alimentari e a un’eccessiva preoccupazione per il peso e per le forme del corpo. Insorgono principalmente durante l’adolescenza e prevalentemente nel sesso femminile, ma possono insorgere anche nel sesso maschile e in adulti. Ci sono molti tipi di Dca, quelli più diffusi sono l’Anoressia, la Bulimia e il “disturbo dell’alimentazione incontrollata” o Binge eating disorder. L’anoressia è probabilmente il dca più conosciuto, consiste nell’ avere costanti preoccupazioni e pensieri riguardo il cibo e il proprio corpo, le persone che soffrono di anoressia in genere tengono il conto di tutte le calorie che assumono, spezzettano e sbriciolano il cibo per mangiarne di meno e spesso fanno attività sportiva intensa. La Bulimia si caratterizza dalla presenza di crisi bulimiche, più comunemente chiamate abbuffate, seguite dal tentativo di compensare le calorie assunte per esempio inducendo il vomito. Questi due Dca purtroppo sono sottoposti a luoghi comuni, infatti molti credono che siano solo un capriccio per avere un corpo “perfetto” ma in realtà è molto più complicato, spesso queste malattie nascono da un profondo malessere che non per forza è collegato a una questione estetica. L’ultimo disturbo alimentare, il Binge Eating si caratterizza anch’esso da crisi bulimiche che però non sono seguite da comportamenti per

smaltire le calorie assunte, le persone che soffrono di questo disturbo hanno un forte senso di inadeguatezza dovuto alla consapevolezza di non riuscire ad avere il controllo del cibo. Purtroppo oltre all’aumento dei casi dovuti all’emergenza sanitaria anche l’avvento di Internet e i nuovi social media hanno contribuito alla diffusione dei Dca, esistono infatti dei gruppi sui social formati da persone con Dca che al posto di rendersi conto di avere un problema e di chiedere aiuto alimentano altri ragazzi ad avere comportamenti che ostacolano il loro percorso di guarigione, per esempio ci sono gruppi dove danno dei consigli su come perdere peso più facilmente o danno degli obbiettivi malati ai ragazzi per spronarli a impegnarsi nell’assunzione o nella perdita di più calorie possibili. Dei disturbi alimentari non si parla molto, si pensa sempre che sia una cosa molto lontana dalle nostre vite perché spesso le persone che si ammalano non lo dichiarano apertamente perché si vergognano e hanno paura di non essere capite e di essere giudicate, se si facesse più informazione si potrebbe comprendere meglio questo mondo e soprattutto faremmo sentire meno sole le persone che tutti i giorni lottano contro queste malattie.

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MBTI, cos’è e come trovare il tuo

Molto probabilmente girando tra i social vi sarà capitato di incontrare acronimi come "infp", "estj", "estp" etc… ma cosa sono? Sono qui per chiarire i vostri dubbi. Queste quattro lettere stanno ad indicare uno dei sedici tipi di classificazione della personalità del Myers-Briggs

Type Indicator, anche detto MBTI. Spesso per semplificarvi la vita quando chiedete di cosa si tratta vi daranno la classica approssimazione:

E=estroverso

I=introverso

N=intuitivi

S=sensori

T=pensatori

F=emotivi

P=percettivi

J=giudici

Che non è del tutto sbagliata, ma non è il modo per trovare il tuo mbti: una persona con la "F" all'interno del suo mbti è un emotivo, ma è solo una caratteristica del tipo di personalità stesso, non necessariamente della persona. Come potete capire qual è il vostro allora? Beh prima dobbiamo capire cos'è davvero l'mbti: ognuna delle sedici personalità è fatta da quattro delle otto funzioni cognitive, quattro introverse e quattro estroverse, posizionate in modo alternato:

TI (introverted thinking)

TE (extraverted thinking)

FI (introverted feeling)

FE (extraveted feeling)

SI (introverted sensing)

SE (extraverted sensing)

NI (introverted intuition)

NE (extraverted intuition)

Ognuna di esse ha delle caratteristiche che possono essere più o meno presenti all'interno di una persona. La prima delle quattro funzioni è detta Funzione Dominante, ed è quella usata maggiormente. La seconda è detta Funzione Ausiliaria, ed entra in campo subito dopo quella dominante. La terza è chiamata Funzione Terziaria. Queste prime tre funzioni sono quelle che solitamente sono determinanti per comprendere la tua personalità. La quarta è chiamata Funzione Inferiore, che raramente entra in gioco.

Brevissima spiegazione delle caratteristiche di ogni funzione: THINKERS: modo di pensare e ragionare; TE: è caratterizzato da ordine, metodo e logica. Le persone con un TE alto hanno delle buone capacita di leadership; TI : caratterizzato da curiosità, razionalità e ragionamento. Le persone con un TI alto tendono ad arrivare più lentamente alle conclusioni preferendo ragionarci più a lungo.

SENSORS: modo di percepire il mondo attorno a noi; SE : caratterizzato da spontaneità ed esaltazione a vivere esperienze nuove. Le persone con SE alto tendono ad essere persone attive, generalmente sportive e "easy going"; SI: caratterizzato da logica, analisi, tradizioni e regole. Le persone con un SI alto tendono a fare particolare affidamento sull'esperienza.

INTUITIVES: modo di intuire le informazioni; NE: Le persone che hanno un NE alto si concentrano sulle possibilità, sono

in constante brainstorming e vedono collegamenti facilmente NI: Il NI è considerata la funzione più difficile da imparare e riconoscere. È caratterizzata da "sapere senza sapere" e dall'abilità di saper guardare la "big picture" della situazione.

FEELERS : espressione nel campo emotivo; FE : caratterizzato da armonia ed empatia. Le persone con un FE alto tendono a non avere problemi a socializzare e comunicare con le persone. Sono quelle che definireste avere "un cuore grande", diciamo; FI: caratterizzato dall'individualismo, la ricerca di sé stessi, i valori della vita è l'attivismo. Spesso è presente negli artisti.

Per darvi una mano a comprendere, cercate sul sito "personality database" la personalità dei vostri personaggi preferiti di film o serie. (disclaimer: può capitare che una persona sia classificata in modo errato).

Come capire il vostro MBTI?

Ma prima AVVISO IMPORTANTE: se avete fatto il test “16personalities” probabilmente il vostro risultato è sbagliato dato che non vengono considerate le funzioni cognitive per calcolare il risultato. Se volete fare un test, consiglio di affidarvi al sito “sakinorva mbti” che è considerato uno dei più affidabili in circolazione (c’è anche in italiano). Alla fine del test cercate la tabella con le statistiche di ogni mbti (nel caso dell’immagine qui a fianco il risultato sarebbe infj).

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Okay, detto questo, ecco gli step che consiglio per capire il proprio mbti:

1) Fatevi a grandi linee un’idea di quale potrebbe essere la vostra funzione Cognitiva dominante;

2) Una volta individuata avrete due tipi di personalità tra cui scegliere, in quel momento dovrete far affidamento alla secondaria o alla terziaria. Tenete conto che ci sono casi in cui la vostra funzione terziaria

può essere tanto alta quanto la vostra secondaria, o addirittura superiore (questo fenomeno in realtà vale per ogni funzione adiacente). Questo accade per il semplice fatto che ognuno di noi ha personalità diverse e per smistarle in sedici dobbiamo renderle flessibili;

3) Fate il test consigliato precedentemente: consiglio sempre di farlo alla fine per varie ragioni tra cui l’esperienza. Una volta terminato sopra alla tabella che ho già incollato qui sopra ne

troverete un’altra che vi aiuterà a capire quali sono le funzioni che usate di più. Tenete conto che nessuno può darvi un risultato accurato se non voi stessi, quindi consiglio sempre di prestare particolare attenzione solo alla tabella coi valori delle funzioni. Per chi avesse già fatto delle ricerche ed è interessato a saperne di più: se già sapete orientarvi discretamente nel mondo dell’mbti, consiglio due cose:

1)Fare un account nel sito “personality database” e andare a leggere qualche commento di spiegazione della personalità di un personaggio/persona famosa che vi piace. L’esperienza è la miglior insegnate.

2)Espandete le vostre conoscenze anche con lo studio dell’enneagramma e del tritype.

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ARIETE

Stai attraversando un periodo difficile con il tuo/la tua partner perché vorrebbe farlo con te ma tu non ti senti ancora sei sicuro/ a. Qualunque decisione tu prenda, sicuramente prima o poi qualcosa si romperà. E potrebbe essere di lattice.

CANCRO

Sarà un periodo fortunato in campo economico! La macchinetta del caffè di Donati 5, che di norma ruba più di un deputato della DC, ti darà il resto per la prima volta! Soltanto se tiri cinque madonne e quattro colpi addosso ad essa.

BILANCIA

Venere ti strizza l’occhio, nel prossimo mese farai centro con chiunque (esclusa quella alta con i capelli rossi di quinta).

TORO

Vuoi cambiare qualcosa nella società ma non sai da dove cominciare? Inizia con il candidarti come rappresentante d’istituto l’anno prossimo, il monopartitismo del Collettivo ha rotto le palle.

LEONE

Una ragazza presto ti chiederà di scambiarvi i numeri. Con il culo che hai, potrebbe essere una di Lotta Comunista che distribuisce volantini fuori da scuola.

SCORPIONE

Sabato sera hai preso 4 pali, domenica la tua squadra del cuore ne ha beccate 3 in casa e la gente pretende che affronti il lunedì mattina con lo stesso entusiasmo della preside.

GEMELLI

Questo è il tuo mese, saresti capace persino di battere Dognini a Trivial Pursuit.

VERGINE

Grazie all’aiuto di Giove, nella prossima interrogazione di chimica non avrai la stessa espressione di Andreotti quando fu ospite da Paola Perego, ma la tua capacità espositiva resterà sempre al livello Luca Giurato.

SAGITTARIO

Occhio alle figure di merda! Quindi, se devi parlare alle tue amiche di quanto ci avete dato dentro ieri pomeriggio, fai attenzione ai prof appostati dietro gli angoli.

CAPRICORNO

Tirare su filosofia è più improbabile che far colpo su una ragazza, ma se riesci nella prima, la seconda sarà facile come bere un bicchiere d’acqua. Tratto da una storia vera.

ACQUARIO

Sei un amante del rischio, continuerai a imitare gli insegnanti sotto il loro naso finché non se ne accorgeranno e ti sospenderanno. Oppure piglieranno per il culo i colleghi con te.

PESCI Il tuo è un segno creativo, dai sfogo alla tua arte sui muri dei cessi della scuola! Cercasi qualcuno bravo a disegnare le caricature dei professori.

IGNOROSCOPO 23
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GIOCHI

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