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Stampa a carico de L.S.S. Elio Vittorini
L'He
INDICE
_________________ N° 19 DICIANNOVESIMA EDIZIONE Maggio 2021 giornalino degli studenti del L.S.S. Elio Vittorini Via Donati, 5-7 20146, Milano (MI) Italia
EDITORIALE_________________________3 STAMPA 3D_________________________6 TIGRI, RONDINI E ALTRI VEICOLI BIZZARRI___________________________9 MILAN L'È UN GRAN MILAN__________12 INTERVISTA A ENZO SCOTTI__________14 DISTURBI ALIMENTARI E BODY DYSMORPHIA_______________________17 INTERVISTA PROF____________________18 IGNOROSCOPO____________________19 GIOCHI____________________________20
____________________________________ : lhe_vittorini
Anno Scolastico 2020/2021 Sesto Anno
: he.vittorini@gmail.com
PICCA SILVIA SOLENGHI GIULIA CERESA DARIO ROSINA JACOPO LANDOLFA EMANUELE AZZARETTO PIETRO
ERRA ANTONIO GENNARI FRANCESCO GEROSA ALICE ORLANDO NICCOLO' LIBERO RAINA EMMA SOLLAZZO LORENZO PASSERINI FEDERICO SAMANNÀ EDOARDO SPINA ELENA MONTI ANNA DALL'AVO TOMMASO
DIRETTORE e RESPONSABILE COMUNICAZIONI DIRETTORE e RESPONSABILE SOCIAL CAPOIMPAGINATORE e SCRITTORE CAPO CONTROLLO CONTENUTI e SCRITTORE CAPOILLUSTRATORE e SCRITTORE SCRITTORE SCRITTORE SCRITTORE SCRITTORE SCRITTORE SCRITTORE SCRITTORE SCRITTORE SCRITTORE SCRITTORE SCRITTORE IMPAGINATORE
KOBARY IACOPO FREELANCE
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QUI DA CINQUE ANNI Quando sono entrata al Vittorini, cinque anni fa, mai mi sarei aspettata di dover scrivere da direttrice del Giornalino il mio ultimo editoriale. Eppure eccoci qui. Ormai sono cinque anni che sono al Vittorini, l’ho visto cambiare nel tempo, ho visto nascere e morire diverse attività, ho fatto parte di diversi gruppi: giornale, collettivo, teatro, coro; ho partecipato a diversi corsi ed incontri come il piGroup, workshop scientifici, laboratori di informatica e di lingua francese. Posso dire di aver vissuto il Liceo più di chiunque altro, sono stata anche all’interno dell’amministrazione facendo la rappresentante d’istituto. Sono cresciuta e maturata molto in questi anni: ho imparato tanto dai miei professori, non solo a livello culturale ma anche a livello umano; ho amato e odiato i miei prof, alcuni non vedevo l’ora di vederli, altri invece mi hanno fatto venire un’ansia incredibile con tanto di mal di pancia pre-interrogazione, ma ognuno di loro mi ha dato qualcosa e per questo gliene sarò eternamente grata. Ho conosciuto tanti studenti, dai 1997 bocciati quando ero al primo anno ai 2007 che hanno fatto la primina quest’anno. 10 anni di differenza sono tanti, i vittoriniani sono cambiati molto nelle diverse annate che si sono succedute. Un po’ mi mancano le vecchie quinte, quelle che guardavo con ammirazione, quelle che hanno contribuito alla mia crescita e partecipazione alle diverse attività e che ho sempre cercato di eguagliare anche se probabilmente non ci sono mai riuscita. Ho tanti bei ricordi, soprattutto con la redazione de L’He.
Sono entrata nel giornalino a settembre 2016, quando ero ai primi giorni della mia vita al Liceo; ricordo che la prima riunione si tenne in aula Cic, quella con il divano, e io entrai molto timidamente salutando a sguardo basso il primo ragazzo di quinta che incontravo e le sue due compagne di classe, devo dire che furono molto accoglienti e soprattutto contenti di avere una nuova persona giovane nel giornale, dico giovane perché nella redazione ai tempi erano tutti del triennio e poi c’ero io di prima. Mi raccontarono un po’ degli aneddoti di redazione finché non arrivarono gli altri membri del giornale. All’epoca non esisteva il ruolo del direttore, ma c’era comunque un ragazzo che sia per carisma che per bravura era come se lo fosse e devo ammettere che è da lui che ho sempre preso esempio. I miei primi due anni furono i migliori per la redazione, eravamo legatissimi e abbiamo fatto uscire più numeri che in tutti gli altri anni sommati insieme. La qualità era altissima e siamo riusciti a vincere diversi premi. Ma il secondo fu anche l’anno degli scandali: avevamo nascosto diversi messaggi non politically correct tra le pagine, intervistato attrici porno, fatto copertine con donne completamente nude e infine un articolo un po’ troppo offensivo verso alcuni professori che costarono al primo direttore il suo posto e non fu più membro del giornale. Rimasi sola. Tutta la vecchia redazione, composta soprattutto da quinte, ormai era andata. Per la prima volta mi sentii persa e quindi decisi di seguire il mio mentore; presi le redini del giornale e diventai rappresentante d’istituto. Non ero preparata ad essere direttrice così presto, non penso di essere stata brava quanto avrei voluto ma ho fatto di tutto perché non
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morisse e nonostante il covid che ci ha colpiti in quarta sono riuscita insieme alla nuova redazione e alle mie due co-direttrici a farlo sopravvivere fino ad ora e spero che durerà ancora per un po’. Come rappresentante invece credo di essere stata migliore di quanto mi aspettassi, sono riuscita a fare tutto quello che volevo fare e anche di più. Ma partiamo dall’inizio della candidatura. Le assemblee di presentazione erano due per ogni ora e si svolgevano in contemporanea, io non potevo sdoppiarmi o dividermi come hanno sempre fatto le altre liste quindi a turno dei miei compagni e altri amici mi sostituivano nell’assemblea in cui non c’ero e in una di queste successe il finimondo: una delle mie proposte era quella di rendere ricaricabili le chiavette anche nelle macchinette di Donati 7 (quello del Bar ndr.), in quel momento infatti non si poteva, e l’ex rappresentante contestò questa mia proposta con il mio assistente dicendo che questa cosa non si potesse fare. Per difendermi ma non avendo argomentazioni per farlo sulla proposta il mio referente iniziò a litigare a suon d’insulti (potete trovare i meme su Spotted). Giorni dopo venni eletta e per puro caso venne a vedere la scuola l’amministratore delegato della società delle macchinette e io lo intercettai subito grazie alla DSGA. Io ho tanti difetti, ma una cosa la so fare molto bene: parlare. Sono riuscita a far capire che la possibilità di ricaricare le chiavette anche in Donati 7 sarebbe stato nell’interesse della sua società e quindi in meno di una settimana avevamo le macchinette nuove. Altra grande mia iniziativa della quale sono orgogliosa è quella di Stampa a carico de L.S.S. Elio Vittorini
portare i tornei sportivi tra i Licei Milanesi e anche qui ci sono delle storie da raccontare. Io e i miei colleghi dovevamo trovare chi avrebbe potuto aiutarci ad organizzare questi fantomatici tornei, contattai i rappresentanti di altre scuole che mi diedero il contatto di Clash of Schools e fissammo con loro un incontro. La Preside nello stesso giorno, praticamente alla stessa ora ci fissò altri due appuntamenti con altre due associazioni per farci confrontare i prezzi e i diversi modelli e scegliere il migliore, in quanto è necessario confrontare sempre almeno tre opzioni. Prima arrivarono i due gruppi che avevano presentato un preventivo scritto alla preside, uno era organizzato da degli adulti sulla cinquantina, l’altro da un ragazzo che organizzava anche le feste in discoteca. Poi arrivò Marco di Clash che spazzò via i volantini delle altre associazioni dal tavolo e mise i suoi insieme ad altri gadget. Ci fece subito una migliore impressione e tutti e quattro concordammo che Clash fosse la scelta migliore: un’associazione sportiva fatta da studenti per studenti che aveva anche delle attività culturali, tutti ragazzi giovani e, punto bonus, belli. Con Clash abbiamo partecipato anche al contest teatrale di Scuole in Scena e lo abbiamo anche vinto. Quest’associazione si è trasformata piano piano nel mio nuovo stile di vita, ci sono entrata e ormai lavoro con loro ogni giorno da due anni. Ma il mio anno più bello è stato il quarto, nonostante il covid. La mia quarta è stata piena di tante cose, è stato l’anno con più cambiamenti in assoluto.
Mi sono fidanzata con un ragazzo del quinto anno, il migliore amico del fidanzato della mia migliore amica, ed è stato bellissimo. Grazie a lui ho trovato un gruppo di amici più grande che anche adesso sono persone a me molto vicine. Io e Nicco, l’attuale rappresentante d’istituto, abbiamo rifondato il Collettivo, che per chi non lo sapesse è un gruppo di ragazzi politicamente orientati che organizzano assemblee e attività in favore della scuola, o almeno così dovrebbero fare. Ho concluso il mio mandato di rappresentante rendendo permanente la cassa studentesca con riempimento del fondo annuale pari al 3% del contributo volontario. Ho realizzato un video di benvenuto per i primini, ai quali tengo molto, per cercare di coinvolgerli come sto facendo con questo editoriale nel vivo del Liceo. Ho continuato a lavorare con Clash e ho ricominciato a dedicarmi al giornale creando e sistemando il nostro sito e facendo entrare la nostra redazione in Emergo, il giornale che racchiude tutte le redazioni studentesche italiane. Poi è arrivato il covid e ci ha portato via molto, vi ha portato via molto. Io non sono una che critica le decisioni del governo, né voglio creare vittimismo negli adolescenti. C’è stato un cambiamento, grande. Vi siete persi parte della vita del Liceo ma la recupererete e trasformerete. Magari sarà migliore perché sarete sicuramente più consapevoli di quello che è veramente importante. Fino ad ora vi ho raccontato le mie vicende, forse un po’ perché egoisti-
camente vorrei essere ricordata ma anche per augurarvi di vivere il Liceo come l’ho vissuto io: con passione. Ci saranno momenti brutti, magari anche tanti, riceverete critiche, brutti voti, la segreteria non funzionerà ecc… ma credetemi queste cose non importeranno più dopo. Vi ricorderete solo i momenti più belli come io ricordo tutte le persone che vedevo sorridere tra i corridoi, i panini di Angela, i fidanzati baciarsi contro i muri di cartapesta, i panini di Angela, le battute dei professori durante le lezioni, i panini di Angela, i gruppi di persone che giocavano a calcio in cortile, i panini di Angela, la fila di persone che chiacchieravano davanti alle macchinette, le persone che si nascondevano nei posti più improbabili per fumare, chi dopo l’esame di maturità saliva sul tetto del Vitto, le ragazzine che facevano di tutto per passare davanti al ragazzo di quinta per il quale avevano una cotta, il personale ATA che ci da consigli e tutti gli amici che ho conosciuto e incontrato e ho già detto i panini di Angela? Mi auguro che queste cose un giorno possiate viverle anche voi, una volta superata questa situazione. Godetevi la scuola, cercate di conoscere nuove persone, partecipate a tutte le attività che potete perché credetemi, questi saranno gli anni in cui definirete chi siete e non c’è modo migliore di farlo che insieme agli altri. Il Vittorini diventerà la vostra nuova casa e sarà una parte di voi quando ve ne andrete. Con affetto, l’ormai vecchia direttrice del Nostro giornale Vittoriniano. Silvia Picca
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STAMPA 3D Salve a tutti, oggi vorremmo parlarvi un po’ della stampa 3d applicata in vari ambiti, esplorando con voi i vari utilizzi di questa meravigliosa tecnologia. Il primo, e anche quello più vicino e accessibile a tutti noi, è il 3d printing casalingo, ossia la stampa 3d attuabile con macchine relativamente piccole ed economiche reperibili sul mercato per i privati. Questo è un vero e proprio mondo fatto da appassionati che danno vita ogni giorno a nuove creazioni condivise poi, gratuitamente o a pagamento, su siti web che funzionano come veri e propri social per oggetti tridimensionali, il più famoso e apprezzato dagli utenti, anche perché contiene solo modelli gratuiti, è Thingiverse (https:// www.thingiverse.com/). Per le stampanti 3d casalinghe, chi è appassionato lo sa bene, esistono due principali materiali per la stampa, la resina (che è meno utilizzata a causa della sua tossicità e del suo elevato prezzo) e il materiale a filamento. Di quest’ultimo ne esistono diverse tipologie, ognuna adatta a un certo scopo e con parametri specifici, essi sono: l’ABS, il primo ad essere arrivato sul mercato, è molto resistente ma sconsigliato ai neofiti, poiché richiede una temperatura di stampa più elevata e una cura maggiore
nei settaggi della macchina, oltretutto rilascia (anche se in minor parte rispetto alla resina) dei fumi tossici il PLA, non intendiamo di certo il People’s Liberation Army (il corpo di difesa della Repubblica Popolare Cinese), ma un filamento naturale ricavato dal mais, è il più utilizzato perché è il più economico e il più facile da utilizzare, anche se ha una resistenza minore rispetto all’ABS il NYLON, non intendiamo certo i rocchetti di nylon che si utilizzano come lenze da pesca, ma un filamento apposito per la stampa, esso è poco utilizzato perché richiede temperature molto alte e la finitura finale dell’oggetto non risulterà delle migliori, ma ha anche dei pregi, è molto resistente e
flessibile ed è facilmente riutilizzabile il CARBON FIBER, si tratta di PLA o Nylon con l’aggiunta di fibra di carbonio, il materiale che ne risulta sarà più leggero e resistente ma più difficile da stampare, dato che a fondersi è soltanto la parte plastica e non il carbonio il TPU, (anche chiamato SUSA) caratterizzato da una grande flessibilità, può dare vita a oggetti pieghevoli ma indeformabili il PETG, molto resistente e flessibile, da all’oggetto una superficie lucida l’SPLA (venuto alla ribalta in questo ultimo periodo), formato da PETG, PLA e in minor parte la TPU, unisce la
SPAZIO CITAZIONI PROF
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“VI HO DATO DEGLI ANIMALI, DI PIÙ COSA DEVO FARE?” 6
facilità di stampa del PLA e la resistenza del PETG Chiuso il segmento sulla stampa casalinga ora vorremmo esplorare i possibili utilizzi di questa tecnologia nell’edilizia. Vi menzioniamo uno degli ultimi traguardi in questo campo, raggiunto proprio da un’azienda Italiana, si tratta del progetto TECLA, di WASP, azienda leader nel settore della stampa 3d. WASP ha completato la fase di stampa della struttura portante di TECLA, la prima ed unica costruzione interamente stampata in 3D a base di materiali naturali e realizzata con più stampanti 3D operanti simultaneamente. TECLA (che prende il nome da Technology and Clay) è stata realizzata a Massa Lombarda (RA) con WASP e rappresenta una vera e propria sfida per la stampa 3D, perché massimizza le prestazioni di un materiale tra i più antichi e al contempo tra i più stimolanti per il futuro della green economy: la terra nuda e cruda. TECLA è infatti l’apice di una ricerca avanzata tra materia e tecnologia, è il raggiungimento di una sfida senza precedenti e senza eguali che ha portato la geometria di stampa al massimo del suo limite fisico, il progetto rappresenta una prospettiva inedita per le costruzioni e i nuovi insediamenti, in cui il valore delle materie prime locali viene amplificato dalla progettazione digitale. La soluzione a doppia cupola ha permesso di ricoprire al contempo i ruoli di struttura, copertura e rivestimento esterno,
rendendo la costruzione altamente performante sotto tutti gli aspetti. Il terzo campo che vorremmo visitare è quello medico, già da tempo la tecnologia della stampa 3d viene utilizzata per la produzione di protesi rigide e ossa artificiali, ma ora una nuova tecnologia rivoluzionaria comincia a prendere piede, il Bio Printing 3d.
Esso consiste nella stampa 3d di materiale biochimico e di cellule viventi col fine di realizzare strutture biologiche tridimensionali come organi, ossa o muscoli attraverso il progressivo posizionamento (layer by layer) di questi bio-materiali. Una volta realizzato un modello 3d dell’organo che si vuole riprodurre, è possibile seguire diversi approcci, il primo si rifà al concetto di Bio-mimetica (ovvero la scienza che riproduce artificialmente strutture biologiche e prevede la riproduzione esatta dei componenti cellulari ed extra-cellulari del tessuto preso in esame) questo però è un metodo molto difficile da attuare, perché richiede una conoscenza dettagliata della matrice extra-cellulare da riprodurre. Alcuni gruppi di ricerca hanno trovato un’alternativa, utilizzando il metodo dell’assem-
blaggio autonomo, che sfrutta le proprietà legate allo sviluppo embrionale delle cellule, lasciando che siano le cellule stesse a produrre la loro matrice extra-cellulare e ad organizzare la struttura del tessuto, provvedendo automaticamente al suo sviluppo. Il quarto e ultimo campo che vogliamo esplorare è quello legato all’ambito spaziale, l’industria aerospaziale è stata la prima ad incorporare la tecnologia 3d, progettando componenti stampati in 3d e risparmiando sui costi di produzione, sui materiali e sui tempi di realizzazione. Ma si può stampare direttamente nello spazio? La prima stampante 3d lanciata in orbita il 21 settembre 2014 (San Matteo Evangelista) si chiamava Zero-G ed è stata costruita dalla nasa in collaborazione con Made in Space, successivamente a bordo di una capsula di Space X like a Dragon, è stato testato il funzionamento della stampa 3d a gravità zero, una seconda stampante targata Made in Space PO-3DRNING, fu inviata come struttura permanente sull’ISS per la produzione di pezzi di ricambio senza la necessità di spese per il trasporto. In ultimo Action Space intende lanciare entro la fine dell’anno domini 2021 la prima stazione commerciale con a bordo stampanti 3d funzionanti a gravità zero che avranno il compito di produrre piccoli satelliti a costi molto inferiori rispetto a quelli realizzati sulla terra.
Lorenzo Sollazzo e Federico Passerini
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TIGRI, RONDINI E ALTRI VEICOLI BIZZARRI Durante la Seconda guerra mondiale, il gruppetto di “amiconi” messo insieme da Hitler denominato “Partito Nazionalsocialista Tedesco” – “Partito Nazista” in breve – ebbe un bel daffare nel commettere atti non esattamente “carini”, manipolando le folle, diffondendo propaganda volta ad aumentare l’odio e la diffidenza tra le persone e torturando migliaia, se non milioni di civili innocenti. Tutto qui? No. Ebbene, questa combriccola di “simpaticoni” si impegnò anche in una campagna militare senza precedenti, avviando un tentativo di invasione mondiale, con l’aiuto dei cari Mussolini e Hirohito, conclusosi con la sconfitta totale di tutte e tre le potenze dell’asse per mano degli Alleati e dell’Unione Sovietica. In questa campagna, da alcuni definita “la più grande zappa sui piedi della storia” (e con alcuni intendo me), i tedeschi diedero il meglio di sé, sfruttando quell’innata propensione germanica all’ingegneria, creando alcuni tra i più bizzarri mezzi bellici che il mondo avesse mai visto. In questo articolo, tenterò di elencare alcuni esempi, fornendo dettagli tecnici e indagando sui motivi per cui non funzionarono.
Iniziamo con inquadrare il contesto storico: nel settembre 1939, a seguito dell’invasione tedesca della Polonia, la Seconda guerra mondiale ha inizio, una guerra su scala globale che vede schierate da un lato le potenze dell’Asse (Germania, Italia e Giappone) e dall’altro gli Alleati (Stati Uniti d’America e Impero Britannico). L’Unione Sovietica, ancora reduce della rivoluzione di Ottobre, col patto Molotov-Ribbentrop resterà fuori dal conflitto fino al 1941, anno dell’Operazione Barbarossa. La strategia della Germania in questa guerra è semplice: non avendo a disposizione sufficienti risorse per sostenere una guerra di posizione e di logoramento (l’unica fonte di approvvigionamento di carburante per la Germania erano i pozzi petroliferi della Romania) i tedeschi tentarono di risolvere il problema con la velocità. Attraverso una serie di operazioni militari condotte in estrema rapidità, nella strategia poi denominata blitzkrieg, guerra lampo, la Germania riuscì in numerose conquiste, come ad esempio quella della capitale francese, avvenuta in poco più di un mese. Ma il problema del carburante non era l’unico: inizialmente sottovalutando la minaccia costituita dalle forze degli Alleati, gli alti gerarchi nazisti non mobilitarono l’intera industria nella produzione bellica,
causando non pochi problemi nel momento in cui gli Stati Uniti d’America e l’Unione Sovietica entrarono in guerra (verso la fine del conflitto le industrie degli USA erano in grado di produrre un boeing B-17- un modello di bombardiere pesante- al giorno). Tutti questi dettagli sono senz’altro interessanti, ma se siete impazienti come me vi starete probabilmente chiedendo: cosa c’entra tutto ciò con i veicoli? Mi rendo conto di essere particolarmente prolisso, tuttavia questi problemi che ho elencato sono tra le cause principali per cui i veicoli che sto per elencare fallirono. Iniziamo questo elenco parlando del mitico “Panzer VI Tiger”, un carro armato talmente famoso e leggendario da essere presente in quasi tutti i film di guerra incentrati su quel periodo, da “Salvate il soldato Ryan” a “Fury”. Questo carro armato, seppur dotato di un can-none da 88 millimetri e di una discreta corazzatura (la placca frontale aveva uno spessore di
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100mm), presentava numerose falle che a lungo andare portarono le forze armate tedesche a sospendere la produzione nel 1944. Tali punti deboli erano costituiti dalle deludenti prestazioni del motore, troppo poco potente per poter garantire una manovrabilità decente ed estremamente avido di carburante (il serbatoio da 540 litri garantiva un'autonomia di appena 192 chilometri su strada e in condizioni ottimali) e dalla difficoltà nel produrre il carro armato, che venne prodotto in minor quantità di quelle del progetto iniziale. La guida azzardata degli equipaggi, spesso non addestrati adeguatamente all’utilizzo del mezzo, peggiorava la situazione, portando a numerosi problemi tecnici dovuti ad un eccessivo sforzo del motore e dell’impianto di trasmissione. Un altro esempio della fallimentare industria bellica tedesca è costituito dal Panzerjäger Tiger Elefant, anche detto Ferdinand: un cacciacarri (veicolo progettato per attaccare specificamente bersagli corazzati) basato sul Tiger e che dunque presentava le stesse problematiche del modello dal quale derivava.
superato la fase progettuale, voglio comunque includerlo in questo elenco per via della sua assurdità. Concepito come una sorta di bunker mobile, avrebbe dovuto avere una lunghezza di 35 metri e un peso pari a 1000 tonnellate, con una potenza di fuoco costituita da due cannoni navali da 280 mm montati su una torretta mobile e da un cannone coassiale da 128 mm e da un equipaggio di oltre venti uomini. Per una serie di ragioni il progetto fu scartato, prime tra tutte la scarsità di materiali con cui realizzarlo e l’inutilità del progetto, dal momento che le infrastrutture della Germania dell’epoca non erano in grado di sostenere il peso di questo veicolo assurdo. Le assurdità ingegneristiche della Germania nazista tuttavia non si limitano ai carri armati: i tedeschi sono anche gli ideatori di numerosi modelli di aeroplani assurdi, realizzati perlopiù nell’ambito dello Jägernotprogramm, un programma avviato nel 1944 di finanziamenti di emergenza concessi dal governo del Reich a quelle industrie che fossero state in grado di ideare e costruire veicoli economici ed efficienti tenendo conto delle condizioni penose in cui si trovava la Germania in quegli anni, colpita da una grande scarsità di materie prime (legname, metallo, ecc.) e di carburante. Tra i veicoli realizzati in questo periodo possiamo trovare degli esemplari veramente assurdi, come
Nonostante il Tiger e il Ferdinand avessero dimensioni e armamento considerevoli (entrambi erano armati con un cannone da 88 mm e pesavano rispettivamente 57 e 65 tonnellate), non sono neanche lontanamente paragonabili ad altri pro-getti a cui i nazisti stavano lavorando: è il caso del P.1000 Ratte, la corazzata terrestre. Seppur questo abominio non abbia mai
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ad esempio il Messerschmitt Me-163 komet (cometa), un aereo alimentato da un motore a razzo con un’autonomia di soli cinque minuti, progettato con l’intento di intercettare e abbattere i bombardieri degli Alleati con i suoi due cannoni da 30 mm. Il principale problema di questo aeroplano è costituito dal fatto che una volta esaurita la spinta del motore, al pilota non rimanevano altre opzioni se non planare fino alla base, restando completamente in balia dei caccia nemici.
L’ultimo elemento di questa lista è costituito dal Messerschmitt Me-262 schwalbe (rondine), famoso per essere uno dei primi aerei a getto ad essere costruiti in serie assieme alla meno famosa controparte inglese, il meteor. Il Me-262 presentava motori che lo rendevano tecnologicamente superiore alla gran parte degli aerei del periodo e che garantivano al velivolo di raggiungere l’impressionante velocità di 800 km/h ad un’altitudine di 6000 metri.
Sono tuttavia gli stessi motori che costituiscono il principale tallone d’Achille di questo mezzo: i due motori Jumo montati sulle ali erano infatti poco performanti e l’aereo rischiava di schiantarsi al suolo se anche uno solo dei due smetteva di funzionare, fatto estremamente probabile a causa dell’enorme stress a cui gli operai delle fabbriche addette alla produzione erano
sottoposti e che contribuiva a numerosi errori nel processo di assemblamento. In aggiunta a ciò, la colla con la quale le parti dell’aereo venivano assemblate era pessima e spesso i velivoli rischiavano letteralmente di smontarsi in volo. Nello scrivere questo articolo ho avuto numerosi ripensamenti. È stato difficile selezionare quali vei-
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coli fossero ideali e quali no, e sono stato costretto a tagliare numerose parti per evitare di allungare inutilmente il discorso. Spero di essere stato in grado di spiegare l’argomento con chiarezza e di essere stato in grado di rispondere ad alcune delle domande che potreste aver avuto Emanuele Landolfa
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Milano è conosciuta nel mondo per la moda e in Italia per la nebbia, ma siamo noi milanesi doc che conosciamo ogni buio e misero vialetto di questa città. Perciò abbiamo deciso di scrivere una guida per ogni forestiero che decida di addentrarcisi. Milano è molto varia, così come lo è la sua gente, quindi abbiamo deciso di dividere questo articolo in categorie speciali: il critico d’arte, il mangione, il compratore ossessivo compulsivo, il personal trainer e ultimo, ma non meno importante, lo scatenato.
die… ma la è una delle parti più affascinanti. Fuori dal centro si possono trovare altre bellezze sparpagliate per la città. Per esempio, nel refettorio del convento di Santa Maria delle Grazie si può ammirare il Cenacolo di Leonardo Da Vinci. Vi consiglio di prenotare con anticipo un biglietto. IL MANGIONE Il mangione campa bene a Milano, soprattutto a piazza Duomo! In centro si possono trovare ristoranti stellati, pasticcerie, fast food… Uno dei posti più rinomati è Luini, il negozio che vende i migliori panzerotti della città. Per i palati più raffinati c’è il ristorante di Cracco e la pasticceria di Iginio Massari, ma secondo me nessuno batte le trattorie e le osterie.
IL CRITICO D’ARTE La maggior parte delle opere d’arte più famose si trovano in centro. Il centro è una zona C (le macchine non sono autorizzate e si rischia una multa salata) ma non preoccupatevi: tutto quello che vi serve è un biglietto ATM e sembrerete dei veri milanesi imbronciati! Una volta arrivati, vi troverete davanti al Duomo: la chiesa gotica simbolo della città. In centro si trova anche la galleria: passandola troverete delle persone ammassate su una figura a forma di toro. Questo perché è tradizione fare un giro col tacco sulle palle del toro. Il critico d’arte non può non andare a vedere uno spettacolo alla Scala, il teatro per antonomasia. Alla scala si possono vedere balletti, opere liriche, drammi, comme-
IL COMPRATORE OSSESSIVO COMPULSIVO Se vuoi andare a fare shopping, Milano è la città per te. Il cosiddetto quadrilatero della moda ti lascerà di stucco, così come viale Buenos Aires e corso Vercelli. Il quadrilatero della moda (formato da Monte Napoleone, via Alessandro Manzoni, via della Spiga e corso Venezia) è il quartiere più in della metropoli. Qui sono concentrate tutte le boutique, le catene e i negozi firmati come Gucci, Prada e Chanel. Mi sa
SPAZIO CITAZIONI PROF “PRENDILO GIALLO PIPISTRELLO ”
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MILAN L’È UN GRAN MILAN che, prima di andarci, vi toccherà fare più doppi turni del previsto! IL PERSONAL TRAINER Come abbiamo detto Milano è varia e per questo abbiamo spazio per tutti gli sportivi. Un must è andare a vedere una partita a San Siro, lo stadio di Inter e Milan. Vi consiglio di andarci di sera perché l’atmosfera è impagabile, inoltre è il momento perfetto per rimpinzarsi di panini con salsiccia e salamella. Per chi preferisce fare e non guardare ci sono innumerevoli parchi come Parco Sempione, delle Cave, di Trenno. So che nell’ultimo c’è lo spazio per giocare a calcio, ping pong, beach volley, pallavolo e andare con i pattini e in bici. Inoltre appena fuori Milano ci sono dei sentieri di campagna perfetti per farsi qualche Km in bici. LO SCATENATO Lo scatenato ama far festa e uscire con gli amici, possibilmente di sera, e la nostra cara vecchia Milano non lo delude. Tipicamente milanese è l’aperitivo con lo spritz tra amici, perfetto per una tranquilla e divertente chiacchierata. Per chi ama far baldoria ci sono numerose discoteche e sale da ballo sparse per la città, molte facilmente raggiungibili con taxi e mezzi. Alice Gerosa
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INTERVISTA A ENZO SCOTTI 1. Lei nella sua vita politica ha affrontato diversi ruoli, da Sindaco di Napoli a Ministro degli Interni: come Le è sembrato questo ambiente? Se tornasse indietro nel tempo, sceglierebbe nuovamente la carriera politica? Perché? La politica è un’arte affascinante, può esserci la buona o la cattiva politica, ma è un qualcosa che appartiene al profondo dell’uomo. L’uomo vive in relazione, non in solitudine e per natura l’uomo si completa quando è in compagnia, creando una comunità, e la politica permette di dare un’identità, organizzare e far funzionare una comunità. Da ragazzo avevo un interesse per la politica e sono passato attraverso diverse esperienze. La politica non è un monopolio di una casta o un gruppo ma appartiene e coinvolge tutti. Quando la politica finisce nelle mani di un gruppo che vuole il predominio è un grosso problema. Bisogna governare insieme in un ambiente di corresponsabilità. Rifarei il politico con tutte le amarezze e le difficoltà che la politica presenta. Essa deve fronteggiare i cambiamenti della società, non inseguendola ma proponendo un modo di affrontare le sfide, cercando il consenso della società sulla sua proposta. Se la proposta viene accolta, lui vince le elezioni; in caso contrario, perde e non raggiunge l'obiettivo. Il politico è chiamato a trovare soluzioni concrete su problemi concreti e attuali, non possibili e astratti. Machiavelli diceva che non era interessato alle repubbliche che mai esisteran-
no ma a quelle che esistono e con le quali bisogna misurarsi costantemente. L’uomo politico ha tre condizioni: Essere uno che ascolta, un uomo che non usa la parola “Io” ma “Noi” e che sa che il cambiamento non posa sull’isolato perché rischia di trasformarlo in una forma di tirannia ed imposizione. Lui deve cercare di governare con la società e deve maturare le sue proposte all’interno di questo processo di coesione guidato dalla qualità delle proposte che fa. La politica crea le istituzioni ma una volta create, quest’ultime hanno una propria vita e la politica deve mantenerle vive. Questo è l’affascinante del fare politica. La democrazia è la forma meno imperfetta di governare, dato che coinvolge e rappresenta il popolo. 2. Nel 1991 istituì la DIA (Direzione Investigativa Antimafia) perché lo fece? Cosa La spinse a farlo? Tre cose fondamentali mi spinsero a fare questa scelta: La criminalità organizzata costituisce una rete che tende a rendere deboli gli stati con le pressioni da loro esercitate. Non esiste la possibilità di convivere con la mafia: o c’è convivenza o guerra, non ci sono forme per trovare una convivenza e quindi si combatte. Bisogna conoscere bene come la mafia si evolve e cambia e come sa anticipare le nostre mosse. Inoltre, è necessario utilizzare tutte le armi possibili e tutte le tecnologie necessarie per reprimere la mafia.
Tutto ciò mi spinse a creare una strada e una strategia concreta proprio mentre adempievo il mio ruolo di Ministro dell’Interno. In quegli anni ci fu un processo di evoluzione nella magistratura e nelle parti più sensibili della vita politica nel mondo, perché premetto che la mafia è una questione mondiale, la prima cosa che dissi è che serviva un’intelligence sulla criminalità organizzata cioè la capacità di anticipare l’organizzazione criminale. E su questo eravamo e siamo di fronte a una situazione in cui lo sviluppo globale della vita economico-sociale impone una strategia di cooperazione internazionale. Falcone era andato in USA e aveva creato una cooperazione tra USA e Sicilia ottenendo ottimi risultati che lo portarono a smantellare la rete criminale. La mafia evolve e cambia; noi abbiamo ancora un’immagine che la mafia sia una questione siciliana. Oggi si è scoperto che la criminalità non investe i proventi del crimine a Corleone ma nei paesi sviluppati entrando dentro e corrompendo il sistema.
SPAZIO CITAZIONI PROF “XXX.MILANO, OH NO SEMBRA UNA RIVISTA PORNO”
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Quando mi trovai a fare il ministro mi trovai in questa situazione: c’era un’indagine sulla presenza della mafia milanese sugli aspetti economico-finanziari della società. Mandai degli ispettori al comune di Milano per vedere se ci fossero condizioni di penetrazione della mafia all’interno dell’amministrazione. Tutti mi saltarono addosso. Ma per esempio Falcone condusse in Germania un’indagine mafiosa. La mafia cambia e in particolare oggi è una realtà molto complessa e articolata. Ai tempi creammo una legislazione che partiva soprattutto dal problema del riciclaggio di denaro. Facendo questo si scoprirono i legami tra il legale e l’illegale. Falcone disse: “Andate dietro al denaro e troverete la rete criminale” e così abbiamo fatto.
gliamo vincere questa battaglia dobbiamo pagare dei costi, anche alti”. Dopo un mese dichiarai lo stato di allerta sulla base dell’informazione che avevo ricevuto, cioè che ci sarebbero state in futuro altre strage e uccisioni. La risposta della mafia al decreto che mise in galera i condannati del maxiprocesso di Falcone era quella di scegliere una reazione violenta. Tutti mi dissero che stavo esagerando. Io risposi che con la mafia non ci sono compromessi possibili e bisogna porre attenzione proprio a questo punto.
3. Durante il suo mandato di Ministro dell’Interno, avvenne la strage di Capaci e due mesi dopo quella di Via d’Amelio. L’intera nazione era scossa. Lei aveva paura? Pensava che la sua posizione di rilevanza politica potesse metterLa a rischio?
La mafia è una rete internazionale. La mafia non ci propone di distruggere lo Stato come il terrorismo ma ci propone di piegare lo Stato alle sue esigenze di operare in maniera criminale. Vuole con la violenza, non solo fisica ma per esempio anche finanziaria, mutare le regole della convivenza civile. Facendo il pizzo al negozio, la mafia chiede una tassa illegale diversa da quella dello stato richiesta tramite la violenza. Quando crea la rete mondiale del traffico di droga utilizza i mezzi di violenza e sconvolge la società, coinvolgendo maggiormente le nuove generazioni. La mafia è questo. La mafia è l’antistato non solo un’organizzazione che commette alcuni crimini. È qualcosa di più: una forma in cui lo stato deve fare attenzione a non cedere.
Sapevo benissimo, quando ho scelto di fare il ministro degli interni, di dover essere in grado di affrontare qualsiasi tipo di rischio. Questo era un problema in cui c’era bisogno di accettare la sfida davanti a noi e accettare il costo della stessa. L’uccisione di Lima e poi gli attentati a Falcone e Borsellino erano una risposta alla decisione dello stato di intraprendere una guerra nei loro confronti. Quando ci fu l’omicidio di Lima (antecedente rispetto agli altri due nei confronti dei magistrati) venni chiamato in Parlamento e dissi alla commissione antimafia: “Se vo-
4. Ora mi piacerebbe che con poche parole mi descrivesse la mafia. Intendo dire che cosa ne pensa a riguardo? Mi esponga un suo pensiero.
5. Parliamo ora del ruolo politico all’interno della società; Lei
cosa consiglia ai giovani che volessero intraprendere tale carriera? Volevo riprendere e citare un pezzo di discorso di Piero Calamandrei: ”Quando oggi sento nei giovani che la politica è una brutta cosa, mi viene in mente una vecchia storia. La storia parla di due migranti che attraversano l’oceano su un piroscafo traballante. Uno dei due era a dormire nella stiva mentre l’altro stava sul ponte. Questo si accorse che c’era una grande burrasca con onde altissime e il piroscafo oscillava. Allora, impaurito, chiede al marinaio: ma siamo in pericolo? E questo dice: secondo me se continua questo mare tra mezz’ora il bastimento affonda. Allora il migrante che stava sul ponte corre a svegliare l’altro giù nella stiva e dice: Beppe, Beppe! Beppe se continua questo mare il bastimento affonda! E allora l’amico risponde: che me ne importa? Tanto mica è mio”. Questa è l’indifferenza politica. Non si può essere indifferenti rispetto alla politica. Ciascuno deve assumersi le sue responsabilità in maniere diverse. Quando voi vi occupate di tematiche generali fate politica e non di piccola rilevanza. La bellezza della politica è proprio questa: il problema è sempre di tutti perché sono io il primo ad affondare se la burrasca ci butta giù. Non siamo soli e non c’è salvezza per nessuno se non si affronta il problema tutti insieme. Questo è il bello della politica. Io capisco che voi vediate certi spettacoli di politica di alcuni partiti che pensano di avere un monopolio. Per esempio, ciò che accade adesso in America dove il presidente pensa di essere il capo
SPAZIO CITAZIONI PROF “A CHI SUONA IL TELEFONO? AH, STA SUONANDO A ME”
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di tutto e che l’America venga prima del resto del mondo. 6. Secondo Lei che qualità deve avere una persona per essere considerabile un buon politico? Deve avere l’umiltà di ascoltare e capire. Deve essere una persona umile. Non pensare ciò che può fare da solo ma ciò che può fare per creare consenso e coesione. Avere la consapevolezza che c’è chi semina e chi raccoglie. La politica non è di breve periodo ma di lungo. Il bravo politico è colui che guarda oltre la siepe. Cioè non quello che avviene domani mattina ma ciò che avverrà. E deve anche essere in grado di cambiare in quella prospettiva perché il cambiamento richiede tempo, coraggio e responsabilità. 7. A livello personale qual è stata la posizione nella quale ha maggiormente gradito lavorare? Perché? La mia breve esperienza in un comune difficile come quello di Napoli è stata bella per via del contatto diretto con la gente. Io credo che ogni politico debba passare prima per compiti locali che per compiti nazionali.
8. È stato fondatore e presidente per vent'anni dell'Università degli Studi Link Campus University. Per quale motivo ha fatto questa scelta? Questo tipo di esperienza Le è piaciuta? La rifarebbe? Io parto dalla considerazione che l’università è un punto nevralgico della crisi del mondo contemporaneo. L’università non è chiusa e non si sente un’élite sulla testa della società. L’università deve avere la responsabilità di creare la classe dirigente e di formare giovani con una cultura e una dimensione politica, cioè con capacità strategiche di vedere il mondo. L’università deve essere più interdisciplinare oltre che internazionale. Noi formiamo dei bravi professionisti bravi su un segmento ma
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Poi ho fatto l’esperienza di Ministro dei Beni Culturali in un paese così ricco come l’Italia. Ciò che vorrei dire ai giovani è che bisogna avere una visione globale. Il mondo è piccolo e interconnesso. Ciò che succede in America riguarda tutto il globo non solo la zona locale. Bisogna abituarsi da ragazzi che la dimensione internazionale è fondamentale nella vita attuale e quindi anche nella politica.
non formiamo della classe dirigente. 9. Adesso, come ultima domanda, Le vorrei chiedere di lanciare un messaggio a tutti i giovani che stanno leggendo questa intervista. Il messaggio è quello di avere coraggio, di non avere paura, di sapere che si può cambiare e che ciò dipende dal suo impegno personale. Se si riesce a passare da ”Io” a “Noi” alla fine si è più contenti. Ciò che dobbiamo fare è fare in modo che i giovani si riapproprino del proprio futuro. Non è uno slogan ma un percorso. Il loro futuro è nelle loro mani. C’è un cambiamento straordinario, possibilità notevoli in tutti i campi. La crisi deriva dalle non risposte. La crisi deriva dall’insufficienza con la quale noi affrontiamo le sfide. C’è un divario in questo momento tra quello che sarebbe possibile e quello che è. Ciò crea un vuoto e fa perdere impegno e responsabilità ai giovani e fa pensare che si possa fare politica senza coesione tornando a ciò che diceva Calamandrei (domanda 5 ndr). Pietro Azzaretto
Spesso sentiamo parlare di disturbi alimentari, eppure c’è ancora molta ignoranza su questo tema. Molte volte a scuola ci viene proposta un’imbarazzante lezione sull’argomento, ma rimane lì, lasciata a mezz’aria, e i disturbi alimentari sembrano un alone misterioso che non si sa bene cosa sia, ma sicuramente lontano da noi, che non ci tocca. Ne siete proprio sicuri? Lo spettro di questi disturbi mentali è più vicino di quanto si creda; basti pensare che sono la malattia mentale che miete più vittime in assoluto; inoltre, in Italia sono ben due milioni di persone a soffrirne, e colpiscono 10 adolescenti su 100. Numeri per nulla incoraggianti. I più conosciuti sono l’anoressia, la bulimia e il binge eating disorder. Ma non mi soffermerò sulla parte “tecnica” dell’argomento perché c’è un mondo dietro e penso che vi annoierei. Piuttosto vorrei concentrarmi sulle cause scatenanti e sulla prevenzione di queste bestie nere adolescenziali (ma non solo!). Sicuramente alla base di questi disturbi c’è un’insoddisfazione
profonda verso il proprio corpo, che porta a sviluppare un cattivo rapporto nei confronti del cibo e dello specchio: infatti una persona anoressica spesso soffre di body dysmorphia (o disturbo da dismorfismo corporeo) ovvero vede allo specchio un’immagine distorta. Ad esempio viene usata per spiegare questo fenomeno la foto di una ragazza che, specchiandosi, si vede grassa quando in realtà è molto magra. Molti di voi allora si chiederanno, perché? Come si arriva a tutto ciò? Secondo alcuni studi, tra le cause dei disturbi del comportamento alimentare ci sono traumi di vario genere, o comunque episodi di bullismo e soprattutto body shaming, prese in giro, commenti, magari anche scherzosi ma che possono essere la goccia che fa traboccare il vaso. Prima di commentare, pensate. Non potete sapere quanto stia soffrendo o cosa stia passando quella persona. Gli standard di bellezza che ci impone la società, poi, non aiutano: una magrezza eccessiva portata all’esaltazione da modelle tutte omologate. La verità è che ognuno
ha un corpo diverso, e solo lui sa a quale peso si sente al sicuro e sta bene, no si può andare contro natura ad esempio, se si pesa troppo poco il nostro corpo farà di tutto per portarci al nostro peso ideale, e non possiamo farci niente. Lo sforzo più difficile non è arrivare ad avere un corpo da sogno, ma è quello di riuscire ad amare il proprio così com’è, accettando i suoi difetti e le sue peculiarità. I professori ci insegnano la matematica, i genitori l’educazione, ma chi ci insegna ad accettarci e amarci così come siamo? Un insegnamento così importante spesso viene trascurato. Ma cosa sono davvero i disturbi alimentari? Com’è vivere con l’anoressia, ad esempio? L’anoressia ti toglie tutto; prima il cibo, poi la vita sociale, poi logora completamente la tua carriera scolastica, tutti i tuoi interessi spariscono, ti ritrovi con un corpo vuoto e rovinato. Non sorridi più, perché non c’è più nulla per cui sorridere. I disturbi alimentari non sono uno scherzo, non sono una cosa da poco. I disturbi alimentari uccidono.
Emma Raina
SPAZIO CITAZIONI PROF “FACCIAMO UN PO’ DI GOSSIP DI STORIA DELL’ARTE ”
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DISTURBI ALIMENTARI E BODY DYSMORPHIA
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INTERVISTA ALLA PROFESSORESSA GIOVANNA MESSINA 1)Il tratto principale del suo carattere? Sono una persona molto empatica: cerco sempre di guardare l'altra persona nel profondo e tendo sempre a porgere una mano nel momento del bisogno. 2)Cosa cerca in uno studente? In uno studente vorrei vedere la voglia di imparare, la voglia di mettersi in gioco e di guardare oltre . Vorrei che uno studente non demordesse alla prima difficoltà, ma anzi, che quella difficoltà potessero essere uno sprono per poter fare sempre di più. Vorrei, infine, che gli studenti focalizzassero un loro obiettivo, vorrei che avessero un cassetto dei sogni e che facessero tutto il possibile per realizzarli. 3)E in un professore? Per me il professore non è solo un portatore di nozioni: un professore è un formatore e soprattutto un educatore. Per questo credo che un buon professore deve sempre comportarsi con educazione e rispetto nei confronti degli studenti: si semina ciò che si raccoglie. Un buon professore deve trovare un equilibrio: da un lato deve essere autorevole ed insegnare il rispetto delle regole, ma dall'altro deve avere lo sguardo volto agli studenti, incorraggiarli e non far mai gettare loro la spugna. 4) In che anno il primo bacio? Questa si che è una domanda che mi fa sentire vecchia! Correva l'anno 2007, in una sera d’estate! 5)Il suo alcolico preferito? Giusto per confermare la mia vecchiaia, devo dire che un bel calice di vino rosso, davanti ad un camino e con la compagnia di un buon libro non lo batte nessuno.
6)Il suo peggior difetto? Sono permalosa e ho una memoria di ferro: se ricevo un torto, non lo dimentico facilmente. 7)Il suo motto? “Volere è poco. Bisogna desiderare ardentemente per raggiungere lo scopo” Publio Ovidio Nasone. 8)Il superpotere che vorrebbe avere? Vorrei avere il teletrasporto. A parte l'abbattimento dei costi dei mezzi di trasporto, ma immaginate come sarebbe bello essere dall'altra parte del mondo in un nanosecondo! 9)La parola che ripete più spesso? Non è proprio una parola, più che altro un proverbio: "Se non è zuppa, è pan bagnato”. 10)Il suo eroe? Non ho un unico eroe: i miei eroi sono tutti coloro che si battono per i propri ideali, per i propri sogni. Il mio eroe è Galileo Galilei e quel "eppur si move" che forse non ha mai pronunciato. Il mio eroe è Giordano Bruno, al rogo per le sue convinzioni. Le mie eroine sono le sorelle Bronte che si sono finte uomini per poter pubblicare i loro romanzi. La mia eroina è la regina Giovanna, dichiarata pazza, perchè il suo carattere ribelle, non conforme alle norme socio-religiose dell'epoca, non l'ha mutata, bensì l'ha fatta recludere per 46 anni in prigione. 11)Sogno di felicità? Sarò molto banale, ma in questo periodo storico non posso non pensare che la mia felicità sia ritornare ad una vita normale, ma se
12)Viaggio dei sogni? Il mio viaggio dei sogni è il viaggio nel tempo: da un lato tornare indietro per riabbracciare chi ormai non mi accompagna nel tragitto della vita e dall’altro andare in avanti per potere vedere il progresso della scienza e per poter osservare cosa accadrà nel mondo! 13)Quando e perché ha deciso di diventare prof? Ho sempre desiderato insegnare, da quando avevo 6 o 7 anni. Sono sempre stata affascinata dalla scuola e ne ho avuto la conferma proprio in quegli anni. Mia zia, con la quale sono cresciuta, insegnava italiano e latino ed ogni tanto mi portava con lei a scuola, la guardavo estasiata e pensavo:" Un giorno vorrei diventare come lei". L'unica cosa è che ho sempre amato la matematica, non avrei potuto insegnare altro. 14)Il suo più grande rimpianto? La mia filosofia è sempre stata " meglio un rimorso che un rimpianto": nel bene e nel male mi sono sempre lanciata nelle situazioni e ho sempre affrontato le eventuali conseguenze a testa alta (più o meno). Non ho grossi rimpianti e spero di non averne. 15)Condimento della pasta preferito? Cacio e pepe: con spaghetti, bucatini o rigatoni non riesco a farne a meno!
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devo invece pensare a lungo termine la mia felicità è una vita vista mare: cosa non si può risolvere guardando l'infinita immensità dell’orizzonte?
IGNOROSCOPO ARIETE
TORO
GEMELLI
Pensavate di essere arrivati salvi fino alla fine dell’anno eh? Ma avete sottovalutato Maggio e le mille verifiche. Preparatevi alla bocciatura.
Vi siete fidanzati nonostante la zona rossa, bravi. Però aspettate di vedere il vostro partner senza mascherina… Chissà cosa si nasconde lì sotto.
La settimana scorsa vi siete divertiti a fare l’aperitivo in zona gialla sui navigli. Ora godetevi la quarantena, siete stati a contatto con 7 positivi.
CANCRO
LEONE
VERGINE
Avete fatto molti punti al Fantamorto scommettendo su Filippo d’Inghilterra ma state attenti, questo umorismo macabro potrebbe ritorcersi contro di voi.
Che bello sei tornato finalmente in presenza! I tuoi prof sono così felici di rivederti che ti hanno fatto una sorpresa: due verifiche al giorno e interrogazioni a sorpresa.
Hai finalmente superato il covid, ora hai il Pass! Ricordati però che non ti proteggerai dalla Malaria che ti prenderai cadendo nel Naviglio da sbronzo.
BILANCIA
SCORPIONE
SAGITTARIO
Vi consigliamo di cercarvi una nuova casa questa settimana, i vostri genitori vi sbatteranno presto fuori. Le verifiche di questa settimana sono andate proprio male.
Complimenti per questa volta siete i segni più fortunati del mese… Ah no mi sbagliavo domani finirete sotto i pannelli della vostra classe, il piano di sopra vi crollerà addosso.
Peccato per Mercurio in quadratura e per gli altri pianeti andati distrutti, la vostra giornata peggiorerà continuamente fino a provocare in voi istinti suicidi.
CAPRICORNO
ACQUARIO
PESCI
Chi sta scrivendo il tuo oroscopo deve volerti molto bene. Per te ha preventivato solo un asteroide a forma di Buondì Motta che ti colpirà a breve.
Tu e la tua migliore amica avete organizzato il viaggio dell’estate. Vi conviene disdire perchè dovrete studiare per il debito in Fisica, Matematica, Latino, Inglese e tutte le altre…
Siete andati a festeggiare la vittoria dell’Inter. Complimenti per lo scudetto ma in compenso vi siete beccati il Covid, l’epatite B, la peste, la mononucleosi e l’HIV.
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In questo numero de L’He abbiamo deciso di portarvi diversi sudoku: quattro classici a difficoltà crescente, uno in formato maxi con i numeri da 1 a 16 e due varianti, le cui regole sono spiegate nelle pagine seguenti. Buon divertimento!
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SUDOKU
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SUDOKU DIAGONALE Nelle due diagonali maggiori, evidenziate dalla linea, devono essere presenti i numeri da 1 a 9 una e una sola volta, esattamente come nelle righe e nelle colonne.
SUDOKU PARI E DISPARI Nelle zone bianche vanno inseriti solamente i numeri dispari, mentre in quelli colorati solamente quelli pari.
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