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BIZZARRI
from 19^ Edizione
by L'He
TIGRI, RONDINI E ALTRI VEICOLI BIZZARRI
Durante la Seconda guerra mondiale, il gruppetto di “amiconi” messo insieme da Hitler denominato “Partito Nazionalsocialista Tedesco” – “Partito Nazista” in breve – ebbe un bel daffare nel commettere atti non esattamente “carini”, manipolando le folle, diffondendo propaganda volta ad aumentare l’odio e la diffidenza tra le persone e torturando migliaia, se non milioni di civili innocenti. Tutto qui? No.
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Ebbene, questa combriccola di “simpaticoni” si impegnò anche in una campagna militare senza precedenti, avviando un tentativo di invasione mondiale, con l’aiuto dei cari Mussolini e Hirohito, conclusosi con la sconfitta totale di tutte e tre le potenze dell’asse per mano degli Alleati e dell’Unione Sovietica. In questa campagna, da alcuni definita “la più grande zappa sui piedi della storia” (e con alcuni intendo me), i tedeschi diedero il meglio di sé, sfruttando quell’innata propensione germanica all’ingegneria, creando alcuni tra i più bizzarri mezzi bellici che il mondo avesse mai visto. In questo articolo, tenterò di elencare alcuni esempi, fornendo dettagli tecnici e indagando sui motivi per cui non funzionarono. Iniziamo con inquadrare il contesto storico: nel settembre 1939, a seguito dell’invasione tedesca della Polonia, la Seconda guerra mondiale ha inizio, una guerra su scala globale che vede schierate da un lato le potenze dell’Asse (Germania, Italia e Giappone) e dall’altro gli Alleati (Stati Uniti d’America e Impero Britannico). L’Unione Sovietica, ancora reduce della rivoluzione di Ottobre, col patto Molotov-Ribbentrop resterà fuori dal conflitto fino al 1941, anno dell’Operazione Barbarossa. La strategia della Germania in questa guerra è semplice: non avendo a disposizione sufficienti risorse per sostenere una guerra di posizione e di logoramento (l’unica fonte di approvvigionamento di carburante per la Germania erano i pozzi petroliferi della Romania) i tedeschi tentarono di risolvere il problema con la velocità. Attraverso una serie di operazioni militari condotte in estrema rapidità, nella strategia poi denominata blitzkrieg, guerra lampo, la Germania riuscì in numerose conquiste, come ad esempio quella della capitale francese, avvenuta in poco più di un mese. Ma il problema del carburante non era l’unico: inizialmente sottovalutando la minaccia costituita dalle forze degli Alleati, gli alti gerarchi nazisti non mobilitarono l’intera industria nella produzione bellica, causando non pochi problemi nel momento in cui gli Stati Uniti d’America e l’Unione Sovietica entrarono in guerra (verso la fine del conflitto le industrie degli USA erano in grado di produrre un boeing B-17- un modello di bombardiere pesante- al giorno).
Tutti questi dettagli sono senz’altro interessanti, ma se siete impazienti come me vi starete probabilmente chiedendo: cosa c’entra tutto ciò con i veicoli? Mi rendo conto di essere particolarmente prolisso, tuttavia questi problemi che ho elencato sono tra le cause principali per cui i veicoli che sto per elencare fallirono. Iniziamo questo elenco parlando del mitico “Panzer VI Tiger”, un carro armato talmente famoso e leggendario da essere presente in quasi tutti i film di guerra incentrati su quel periodo, da “Salvate il soldato Ryan” a “Fury”. Questo carro armato, seppur dotato di un can-none da 88 millimetri e di una discreta corazzatura (la placca frontale aveva uno spessore di
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100mm), presentava numerose falle che a lungo andare portarono le forze armate tedesche a sospendere la produzione nel 1944. Tali punti deboli erano costituiti dalle deludenti prestazioni del motore, troppo poco potente per poter garantire una manovrabilità decente ed estremamente avido di carburante (il serbatoio da 540 litri garantiva un'autonomia di appena 192 chilometri su strada e in condizioni ottimali) e dalla difficoltà nel produrre il carro armato, che venne prodotto in minor quantità di quelle del progetto iniziale. La guida azzardata degli equipaggi, spesso non addestrati adeguatamente all’utilizzo del mezzo, peggiorava la situazione, portando a numerosi problemi tecnici dovuti ad un eccessivo sforzo del motore e dell’impianto di trasmissione.
Un altro esempio della fallimentare industria bellica tedesca è costituito dal Panzerjäger Tiger Elefant, anche detto Ferdinand: un cacciacarri (veicolo progettato per attaccare specificamente bersagli corazzati) basato sul Tiger e che dunque presentava le stesse problematiche del modello dal quale derivava.
Nonostante il Tiger e il Ferdinand avessero dimensioni e armamento considerevoli (entrambi erano armati con un cannone da 88 mm e pesavano rispettivamente 57 e 65 tonnellate), non sono neanche lontanamente paragonabili ad altri pro-getti a cui i nazisti stavano lavorando: è il caso del P.1000 Ratte, la corazzata terrestre. Seppur questo abominio non abbia mai superato la fase progettuale, voglio comunque includerlo in questo elenco per via della sua assurdità. Concepito come una sorta di bunker mobile, avrebbe dovuto avere una lunghezza di 35 metri e un peso pari a 1000 tonnellate, con una potenza di fuoco costituita da due cannoni navali da 280 mm montati su una torretta mobile e da un cannone coassiale da 128 mm e da un equipaggio di oltre venti uomini. Per una serie di ragioni il progetto fu scartato, prime tra tutte la scarsità di materiali con cui realizzarlo e l’inutilità del progetto, dal momento che le infrastrutture della Germania dell’epoca non erano in grado di sostenere il peso di questo veicolo assurdo.
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Le assurdità ingegneristiche della Germania nazista tuttavia non si limitano ai carri armati: i tedeschi sono anche gli ideatori di numerosi modelli di aeroplani assurdi, realizzati perlopiù nell’ambito dello Jägernotprogramm, un programma avviato nel 1944 di finanziamenti di emergenza concessi dal governo del Reich a quelle industrie che fossero state in grado di ideare e costruire veicoli economici ed efficienti tenendo conto delle condizioni penose in cui si trovava la Germania in quegli anni, colpita da una grande scarsità di materie prime (legname, metallo, ecc.) e di carburante. Tra i veicoli realizzati in questo periodo possiamo trovare degli esemplari veramente assurdi, come ad esempio il Messerschmitt Me-163 komet (cometa), un aereo alimentato da un motore a razzo con un’autonomia di soli cinque minuti, progettato con l’intento di intercettare e abbattere i bombardieri degli Alleati con i suoi due cannoni da 30 mm. Il principale problema di questo aeroplano è costituito dal fatto che una volta esaurita la spinta del motore, al pilota non rimanevano altre opzioni se non planare fino alla base, restando completamente in balia dei caccia nemici.
L’ultimo elemento di questa lista è costituito dal Messerschmitt Me-262 schwalbe (rondine), famoso per essere uno dei primi aerei a getto ad essere costruiti in serie assieme alla meno famosa controparte inglese, il meteor. Il Me-262 presentava motori che lo rendevano tecnologicamente superiore alla gran parte degli aerei del periodo e che garantivano al velivolo di raggiungere l’impressionante velocità di 800 km/h ad un’altitudine di 6000 metri.
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Sono tuttavia gli stessi motori che costituiscono il principale tallone d’Achille di questo mezzo: i due motori Jumo montati sulle ali erano infatti poco performanti e l’aereo rischiava di schiantarsi al suolo se anche uno solo dei due smetteva di funzionare, fatto estremamente probabile a causa dell’enorme stress a cui gli operai delle fabbriche addette alla produzione erano sottoposti e che contribuiva a numerosi errori nel processo di assemblamento. In aggiunta a ciò, la colla con la quale le parti dell’aereo venivano assemblate era pessima e spesso i velivoli rischiavano letteralmente di smontarsi in volo.
Nello scrivere questo articolo ho avuto numerosi ripensamenti. È stato difficile selezionare quali veicoli fossero ideali e quali no, e sono stato costretto a tagliare numerose parti per evitare di allungare inutilmente il discorso. Spero di essere stato in grado di spiegare l’argomento con chiarezza e di essere stato in grado di rispondere ad alcune delle domande che potreste aver avuto
Emanuele Landolfa
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