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editoriale A che punto è la notte

A che punto è la notte

Non scriviamo editoriali dal lontano gennaio 2003. L’ultima occasione riguardava il formato di Hystrio, un dossier su Giovanni Testori e una riflessione amara sul potere teatrale ancora esclusivamente nelle mani di vecchi leoni, ma, per i numeri a seguire, avevamo deciso che sarebbe stata tutta la rivista il nostro editoriale, avrebbe parlato lei per noi. Poi è arrivato il coronavirus e anche Hystrio, nel suo piccolo, ha accusato il colpo. Niente più lavoro di redazione, ognuno a casa sua dietro il computer, il Premio Hystrio rinviato al 2021, i due seminari, che avevamo progettato in primavera, rimandati a data da destinarsi. Un editoriale, a questo punto, tornava necessario, per raccontare e raccontarci in questo momento strano e assurdo. Noi non ci siamo fermati. Almeno per quel che riguarda il numero di aprile-giugno, che esce con la consueta regolarità anche se, per ora, in formato pdf scaricabile online dal momento che i nostri punti vendita sono chiusi e anche la distribuzione agli abbonati sarebbe difficoltosa. Lo stamperemo non appena le condizioni lo permetteranno. Naturalmente abbiamo dovuto rivoluzionarlo nei contenuti. Non tanto per quel che riguarda le abituali sezioni e le recensioni (a fine febbraio, quando è scattata la serrata dei teatri, ne avevamo già incamerate parecchie), quanto per quel che riguarda il dossier, da sempre cuore pulsante della rivista. Avremmo dovuto, voluto, raccontare la storia delle 30 edizioni del Premio Hystrio, che ci accingevamo a festeggiare a giugno con un’edizione speciale, ma il Covid-19 si è preso la scena e tutto è diventato come un brutto film distopico. A tempo di record abbiamo realizzato un nuovo dossier, “Il teatro al tempo del coronavirus”, in cui abbiamo cercato di radiografare la situazione in Italia e all’estero, pur consapevoli che tanto ci sarebbe ancora da dire e che le cose sono in continua trasformazione. Riprenderemo l’argomento anche sui prossimi numeri. Costruire la rivista e questo dossier, seguendo l’onda della pandemia che travolgeva il mondo teatrale creando danni inimmaginabili, non è stato facile. È stato però possibile grazie a una squadra di collaboratori straordinari che, con grande generosità e competenza, si sono messi a disposizione, con tempi strettissimi, per offrire il proprio contributo. A loro prima di tutto va la nostra gratitudine, così come alle donne e agli uomini di teatro che hanno offerto le loro testimonianze (tantissime, metteremo online quelle che, per ragioni di spazio, non siamo riusciti a inserire nella rivista “cartacea”). Continuare il lavoro sulla rivista e sui nostri social è il nostro modo di contribuire a tenere viva quella fragile arte che è il teatro, rito carnale irripetibile amante del corpo più che dei social. Ma guai a non averli avuti questi maledetti social! Ci stanno offrendo nuove possibilità di riflessione e di sperimentazione. Come insegna la saggezza orientale, crisi = pericolo + opportunità. “Crisi” e “pericolo” li stiamo già vivendo, e chissà per quanto tempo ancora; “opportunità” è tutta da esplorare. Questo vorremmo fare, con l’aiuto di tutti voi, pur azzoppati da questo nemico invisibile e sconosciuto, pur con il pensiero sempre rivolto a chi ha perso la vita e a chi, quotidianamente, combatte per non farla perdere. Quel “tutto andrà bene”, che ora fatichiamo a immaginare, dovrà essere agito anche dalla cultura. Ognuno facendo la sua parte, come noi, come voi. Buona lettura!

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Claudia Cannella con Ilaria Angelone, Valeria Brizzi, Arianna Lomolino e Alessia Stefanini

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