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biblioteca Le novità editoriali — a cura di Ilaria Angelone e Albarosa Camaldo

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a cura di Ilaria Angelone e Albarosa Camaldo

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Realizzare l’impensabile. Punzo e la felicità cercata

Armando Punzo Un’idea più grande di me. Conversazioni con Rossella Menna

Bologna, Luca Sossella Editore, 2019, pagg. 399, euro 25

No, il dolore non lo puoi eliminare. Il dolore è inevitabile. «Lo era per l’uomo così come lo abbiamo conosciuto fino a oggi, per noi, ma noi non siamo l’uomo ideale, l’evoluzione non si è arrestata. Ogni generazione ha una nuova sfida all’orizzonte». E la sfida per la nostra generazione è racchiusa in un passaggio di stato ben preciso: «Superare l’homo sapiens e andare incontro all’homo felix». Cosa poi significhi probabilmente dipende da ciascuno di noi. Per chi felix lo è a teatro questa suggestione pronunciata da Armando Punzo sono i suoi spettacoli, che da trent’anni mette in scena nel cortile (ma non solo) del carcere di Volterra con la Compagnia della Fortezza, la sua creatura. E lo sono perché rappresentano la ricchezza dell’incontro con l’altro che, in quanto tale, è la parte nascosta della luna che siamo. Miracolo di equilibrio gli spettacoli di Armando Punzo, perché da un lato camminano sul filo dell’emozione per l’incontro tra i «reclusi di fuori» - le vittime della forma che imprigiona la vita, l’hanno insegnato Pirandello e Tilgher, raccontando il nostro quotidiano essere abitanti del mondo e prigionieri della società - e i «reclusi di dentro», che il teatro l’hanno scoperto da poco e in una particolare condizione esistenziale, scandita da sbarre spesse e cancelli invalicabili (anche se sceglierlo, il teatro, non è una costrizione, lo fa chi ne resta incuriosito). Ma, dall’altra parte, tali spettacoli restano sempre un’opera d’arte, perché così sono concepiti nella loro essenza. «Lavoro con attori, non con detenuti» è il mantra che da sempre ripete Punzo. Ed eccolo qui il miracolo dell’equilibrio. Un equilibrio fatto di disequilibri, quelli dell’insoddisfazione che apre a sogni più grandi, dello scontro tra ideale e reale, di scatti in avanti e di resilienze. Ricordo che un giorno di ormai troppi anni fa, nel cortile della Fortezza, durante una prova, Armando mi disse che il carcere è come una spugna, che tutto assorbe e poi rilascia. Come questo libro, che ha assorbito e poi rilasciato i pensieri di chi, trent’anni fa come oggi, ha pensato l’impensabile. Parole, tante, messe in fila con splendido ordine, per la melancolia di visioni del passato e attesa di un presente in atto, capace sempre di provocare quello stupor mundi che nutre la vita. Pierfrancesco Giannangeli

Quando la danza produce comunità

Lorenzo Conti, Maddalena Giovannelli, Francesca Serrazanetti Il pubblico in danza. Comunità, memorie, dispositivi

Milano, Scalpendi Editore, 2019, pagg. 189, euro 15

La danza contemporanea risulta spesso oscura e persino respingente e certo alcune note e presentazioni di coreografi e dramaturg non aiutano a rischiarare quanto avviene sui palcoscenici. Una realtà di cui sono fortunatamente consapevoli molti fra operatori, artisti e critici e da cui si è generata una composita teoria di convegni e tavole rotonde, ma pure azioni concrete di incontro e coinvolgimento degli spettatori. Un panorama dettagliato di queste buone pratiche è offerto dal volume curato da Conti-Giovannelli-Serrazanetti e articolato in una serie di riflessioni teoriche seguite da concrete esemplificazioni in forma di intervista. Ci si interroga sui rapporti fra il corpo - quello dei danzatori, certo, ma pure quello degli spettatori - e la comunità, le memorie e i dispositivi. La danza diventa un mezzo per offrire una definizione viva e contemporanea del concetto di “comunità”: ne parlano Virgilio Sieni e Giorgio Rossi di Sosta Palmizi. Ma la coreografia può anche tradurre in plastico movimento la memoria, come raccontano Silvia Gribaudi e Simona Bertozzi; mentre Marco Valerio Amico di Gruppo Nanou e Angelo Pedroni e Francesca Pennini di Collettivo Cinetico discutono di “dispositivi”, ossia strategie creative mirate a modificare la consueta percezione dello spazio scenico così come di ciò che in quello stesso spazio avviene. E se in questa prima parte del volume a parlare sono gli artisti, nella seconda la voce è quella degli operatori, di coloro che in questi ultimi anni hanno sperimentato pratiche originali di quello che i bandi definiscono audience development, riuscendo a creare una vitale comunità di spettatori, consapevoli e proattivi. Roberto Casarotto del Csc di Bassano del Grappa, Mara Loro per la Lavanderia a Vapore di Collegno (To), Fabio Biondi dell’Arboreto e Massimo Carosi del Festival Danza Urbana raccontano la propria quotidiana esperienza di pazienti tessitori di dialoghi fra artisti e spettatori, fra istituzioni e comunità cittadine. Laura Bevione

Una Bella figura pronta per la scena

Yasmina Reza Bella figura

Milano, Adelphi, 2019, pagg. 106, euro 10 del mondo con il tuo bell’armamentario. Ti immagini che l’esercito avanzi e invece sei lì che sfiorisci». Due middle quotes e le battute finali della pièce della celebre autrice neo-boulevardier di Arte (testo di successo planetario, pubblicato in Italia da Adelphi), ma niente spoiler. Perché, nell’auspicabile ipotesi di una messinscena italiana di questa commedia sofisticata, scritta per Ostermeier e da lui rappresentata allo Schaubühne tre anni fa (maggio 2017), io aprirei proprio così lo spettacolo. Nella pièce non succede praticamente alcunché. Eppure si ride più che con Tolo Tolo, molto di più che con l’ultimo Muccino (degli Anni più belli), molto molto di più che con il recente Verdone. Si ride di più, si ride di (buon) gusto, si ride giusto. Si ride inseguendo le peripezie di cinque personaggi i cui rapporti si intrecciano casualmente (come in tutto il buon teatro boulevardier), cinque personaggi impegnati a fare “bella figura”, nonostante l’essere fedifrago, vile, vicino al fallimento personale ed esistenziale dell’uno o dell’altro. L’autrice magiaro-persiana pariginizzata che ha con Carnage fornito a Polanski l’assist per un gran bel film teatrale, con questa Bella figura (titolo originale in italiano, traduzione di Donatella Punturo) organizza un meccanismo a orologeria perfetto anche per un film. E suggerisce una ripartenza vincente per una commedia italiana giocata in contropiede, in controtendenza rispetto al corrente cinema “de noaltri”. Insomma, leggendo si viene stimolati a immaginare, ed eventualmente progettare, una brillante produzione, un’intelligente mise en espace. Per tutti gli autori giovani, un buon esempio di come perseguire la scena senza trincerarsi nell’autoreferenzialità, trappola per troppi, o nella micro-sociologia pseudotrap. Fabrizio Sebastian Caleffi

Concerto di suoni e parole un omaggio a Carmelo Bene

Silvia Pasello e Ares Tavolazzi Amor morto, concerto mistico

Calimera (Le), Edizioni Kurumuny, 2019, pagg. 66, libro + cd, euro 12

L’Accademia Mediterranea dell’Attore di Lecce è promotrice di questa pubblicazione a metà tra il racconto scritto e il “concerto” di parole, dedicato a Carmelo Bene. Composto di materiali raccolti ed elaborati da Silvia Pasello, Ares Tavolazzi, Piergiorgio Giacché e Bruna Filippi, il volume riporta in vita il processo preparatorio con cui Bene, nel 1998, era stato sollecitato dal Teatro dell’Umbria a comporre un “Concerto mistico di fine millennio” da celebrarsi nella Basilica di Santa Maria degli Angeli a fine del 1999. Il progetto non andò a buon fine, ma di tutto il

materiale prodotto rimase molto. Quel molto che Piergiorgio Giacché consegna a Silvia Pasello e Ares Tavolazzi perché lo facciano proprio, giacché non si può né si deve “fare” Bene. L’omaggio che qui si offre all’artista prescinde del tutto dal Carmelo Bene aggressivo e provocatorio delle icone più consumate, per accedere agli strati più profondi della sua genialità, rivelata dall’ampiezza delle sue letture, dall’interesse verso l’esperienza di Giovanni Della Croce, Giuseppe da Copertino, Francesco d’Assisi. Un interesse che lo aveva portato a leggere e indagare l’esperienza dei mistici (e delle mistiche), e a tradurre la Salita al Monte Carmelo di Giovanni della Croce definendolo «immenso poeta». Lungi da una facile religiosità criptata, la mistica rivela a Bene la capacità di “uscire da sé”, abbandonarsi, trascendere la propria finitezza alla ricerca di un dialogo con l’Assoluto che non prescinde affatto dal corpo, ma anzi ne fa una «tecnologia sperimentale». Qui il punto di contatto con l’essere attore, evidenziato nel saggio di Bruna Filippi: quell’abbandono interamente legato al non essere in sé che «permette alla poesia di risuonare». E risuonano infatti i versi, raccolti in conclusione del volume, da leggere sì, ma soprattutto da ascoltare nel cd, una musica che si compone della voce di Silvia Pasello armonizzata alle sonorità che Ares Tavolazzi trae dal suo violoncello, una complessa partitura di note e ritmi, di limpida chiarezza. Ilaria Angelone

Diverse abilità, nuove vie della danza

Andrea Porcheddu (a cura di) Altri corpi / Nuove danze

Imola (Bo), Cue Press, 2019, pagg. 163, euro 24,99

Navigare esplorando le innumerevoli possibilità creative del corpo danzante, senza preconcetti. È questo il motore del libro curato da Andrea Porcheddu che affronta tematiche urgenti, tra le quali il rapporto tra professionismo e disabilità, dando parola proprio agli artisti. Concepito come una pluralità di voci, l’agile volume fa propri i termini della marineria per sviluppare un viaggio innervato su dieci interviste ad altrettanti danzatori, coreografi e non solo, molti dei quali in transito al Festival Oriente Occidente. La kermesse di Rovereto, infatti, oltre a essere il festival monografico dedicato alla danza più antico d’Italia, è attualmente impegnata nel progetto europeo Europe Beyond Access-Moving Beyond Isolation and Towards Innovation for Disabled Artists and European Audiences (2018-22) garantendo così agli artisti con disabilità spazio e possibilità creative. Nella trattazione ampio spazio è riservato alla Candoco Dance Company, celebre ensemble inclusivo con base a Londra fondato nel 1991 da Celeste Dandeker-Arnold e Adam Bejamin ora diretto da Charlotte Darbyshire, e ai coreografi con cui la compagnia ha intessuto dialoghi creativi, come Yasmeen Godder e Javier De Frutos. A ciò si aggiunge la riflessione della scozzese Claire Cunningham, superlativa solista che ha sviluppato un linguaggio del movimento del tutto originale. Non mancano, però, all’appello le voci della scena nazionale come quelle di Michela Lucenti/Balletto Civile e degli autori emergenti Chiara Bersani e Aristide Rontini, i quali sottolineano l’importanza dell’accesso alla formazione, lo scambio di pratiche e le problematiche di circuitazione. Completano il volume, una ricca iconografia a colori e una teatrografia che contempla diversi spettacoli, forse troppi, legati al tema centrale secondo dinamiche non sempre chiare. Carmelo A. Zapparrata

Teatri a Berlino, la vertigine della Storia

Sotera Fornaro Berlino, tra passato e futuro

Imola (Bo), Cue Press, 2019, pagg. 70, euro 24,99

Alle città del teatro - partendo dalla nostra Milano (a breve una riedizione) - Cue Press dedica Le Guide, una collana diretta da Andrea Porcheddu. La tappa più recente è Berlino. Sostiene l’autrice, Sotera Fornaro, che proprio qui ha trovato realizzazione, nell’ultimo decennio e «con un accentuato e inarrestabile processo di estetizzazione», la «società dello spettacolo» annunciata più di cinquant’anni fa da Guy Debord. Non si può darle torto pensando che, fra le capitali europee, Berlino è quella su cui la storia recente ha operato le più importanti (e dolorose) metamorfosi. «Tutto cambia, si trasforma: da almeno venticinque anni la città si frantuma in una serie di cantieri aperti. Basta mancare un mese per trovarvi nuovi edifici, locali, punti d’attrazione. Eppure tutto si inscrive in una tradizione che resiste, non è sepolta dal nuovo look turistico della città». 3 milioni e mezzo di abitanti, 6.000 artisti, circa 500 compagnie di teatro e danza, 35 teatri o luoghi di performance. «La messa a nuovo e la ristrutturazione della Berlino di Federico II, corrisponde a una mimetizzazione della Berlino nazista»: dalla Komische Oper alla Volksbühne, dalla Staatsoper al Maksim Gorki Theater, dal Berliner Ensemble al Deutsches Theater, e ricominciando il giro, fino alla Schaubühne. Dai Landmark del centro a spazi più laterali, come i cortili di Hacke, a quelli a basso indice di integrazione, nel quartiere operaio di Neukölln. È tra queste vie ed edifici che l’autrice ci conduce, alternando passato monumentale e presente eccitante. Così la seguiamo mentre si incammina lungo la celebre Unter den Linden. Scorriamo con lei locandine e programmi di stagione. Respiriamo in quelle sale, tra quel pubblico. Sentiamo la temperatura di una città, attraversando la quale - diceva il premio Nobel Imre Kertész - «si è presi dalla vertigine assurda della Storia». Roberto Canziani

La resistenza al femminile di Marta Cuscunà

Marta Cuscunà Resistenze Femminili. Una trilogia

Udine, Forum Edizioni, 2019, pagg. 199, euro 15

È molto forte, nella sua pratica semplicità, l’introduzione di Roberta Nunin, consigliera di Parità della Regione Friuli Venezia Giulia che per il 75° anniversario della Liberazione ha deciso di pubblicare i primi tre testi di Marta Cuscunà. È forte perché riporta il teatro alla sua funzione politica e civile, e la politica in dialogo vivo con la sua comunità di riferimento. Dopo dieci anni d’intensa attività, premi, tournèe, Marta Cuscunà vede i suoi primi tre testi (È bello vivere liberi!, La semplicità ingannata, Sorry, boys) pubblicati in un bellissimo volume edito grazie al fondo per le Pari Opportunità, in quanto il lavoro dell’autrice di Monfalcone «offre originali spunti di riflessione sul tema degli stereotipi di genere» e «ci riporta sempre al nodo cruciale di una libertà di auto-determinazione delle donne spesso negata, imbrigliata, condizionata». La seconda introduzione di Giorgia Gobbi, studiosa presso l’Università di Bologna, che alla Cuscunà ha dedicato la sua tesi di laurea, ci offre uno sguardo più specifico sulla sua azione teatrale. Basando la sua ricerca artistica sul recupero di storie vere e spesso dimenticate, che ritornano nei corpi e nelle voci di burattini, teste mozze e “pupazze”, l’autrice/attrice friulana propone una versione ultra-contemporanea del teatro di figura, nel solco della “nuova performance epica”, in cui il personaggio del narratore - qui una portentosa narratrice - crea una comunità presso cui è testimone non indifferente e critico dell’episodio che riporta. Le storie, che siano quella di Ondina Peteani, staffetta partigiana morta in un campo di concentramento (È bello vivere liberi!); di un gruppo di Clarisse che nel Seicento si ribellarono all’ordine costituito sfidando anche l’Inquisizione (La semplicità ingannata); o di adolescenti che ai giorni nostri creano una comune femminile contro il patriarcato dominante (Sorry, boys), sono storie di resistenza femminile. Francesca Saturnino

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Vittoria Crespi Morbio VISCONTI. CINEMA TEATRO OPERA

Milano, Amici della Scala, 2019, pagg. 350, s.i.p.

Visconti e il Teatro alla Scala: parte da questo legame, che aveva stretto la famiglia al teatro milanese fin dall’Ottocento, il volume pubblicato dagli Amici della Scala e curato da Vittoria Crespi. Un saggio articolato e documentato ricostruisce le tracce del lavoro di Luchino Visconti su opera, cinema e teatro, il lavoro con gli attori, i rapporti con i maestri e le scuole, i capisaldi indimenticabili delle sue regie. Un ricchissimo (e bellissimo) corpus fotografico ricostruisce, titolo per titolo, personaggio per personaggio il fuori e dietro le quinte di una carriera che ha attraversato il Novecento segnandolo con il proprio stile visivo.

Francesca Barbieri I SIGNIFICATI DELL’APPARENZA. LA SCENOGRAFIA TEATRALE A MILANO NEL SECONDO SETTECENTO (1765-1792)

Roma, Bulzoni, 2020, pagg. 440, euro 30

Nel secondo Settecento Milano, con il Teatro alla Scala, diviene il fulcro della scenografia italiana grazie alle nuove idee che vi ruotano attorno, e che ne fanno il punto di riferimento internazionale. Il volume analizza il Regio Ducal Teatro e poi il Teatro alla Scala, con particolare attenzione all’opera dei fratelli Galliari e di Pietro Gonzaga; l’analisi si apre poi a una prospettiva più ampia, agli aspetti scenografici connessi agli eventi come le feste nuziali di età teresiana, scendendo a fondo nella complessa trama di rapporti che lega la scenografia teatrale all’universo della rappresentazione, aprendo così nuovi orizzonti di indagine.

Siro Ferrone IL TEATRO DI VERGA

Imola (Bo), Cue Press, 2020, pagg. 222, euro 32,99

Dagli esordi fiorentini alle maggiori opere veriste (Cavalleria rusticana, La lupa), fino al dramma sociale, si ripercorre la produzione teatrale di Giovanni Verga. I testi vengono proposti secondo una scansione diacronica che illustra, nello stesso tempo, i collegamenti con le città di Milano e Firenze, luoghi abitati dallo scrittore e di cui visse le trasformazioni sociali ed economiche. L’analisi delle opere drammatiche si intreccia con l’esame del linguaggio e dell’ideologia del Verga romanziere e novellista.

Vito Di Bernardi OSSATURA. MIMMO CUTICCHIO E VIRGILIO SIENI: MARIONETTE E DANZA IN NUDITÀ

Roma, Bulzoni, 2019, pagg. 176, euro 19

Il volume vuole ricostruire il processo creativo di uno spettacolo in cui danzatore, puparo e marionetta, si scambiano le parti. L’originalità di Nudità non è nell’inusuale incontro tra i pupi siciliani di Cuticchio e la danza contemporanea di Sieni, ma nel voler ricondurre la danza e il teatro delle marionette a un’origine comune, quella del movimento puro. Si ripercorre così la storia della marionetta: da modello sacro in Asia a ispirazione poetica in Occidente.

Ken Rea L’ATTORE EXTRAORDINARIO

Milano, Franco Angeli, 2020, pagg. 248, euro 28

Ken Rea, docente alla Guildhall di Londra, è considerato «l’allenatore degli attori di successo». Partendo dalle qualità comuni ai grandi attori, tra aneddoti, storie e racconti di personalità quali Ewan McGregor, Jude Law, Judi Dench e Al Pacino, il testo propone alcune tecniche da mettere in pratica nella sala prove, in classe, privatamente, indicando strategie per porre le basi di una lunga carriera. Consigli utili tanto ad attori, quanto ad atleti, performer e manager in cerca di migliori risultati.

Massimo Marino TEATRO DEL PRATELLO. VENT’ANNI TRA CARCERE E SOCIETÀ. TESTI PROCESSI SPETTACOLI

Corazzano (Pi), Titivillus, 2019, pagg. 344, euro 18

Un libro sull’instancabile attività di Paolo Billi, che porta il teatro in carcere dal 1999, fondatore, con altre compagnie, del Coordinamento Teatro Carcere Emilia Romagna. Suo merito è anche aver sensibilizzato adolescenti, insegnanti, operatori, spettatori, sulle condizioni di vita delle persone affidate alla giustizia, accogliendoli nei luoghi di reclusione, favorendo momenti di interazione utili per la convivenza civile e per vincere la marginalità sociale dei reclusi.

Margherita Laera e Bojana Jankovic LONDRA. BREXIT STAGE LEFT

Imola (Bo), Cue Press, 2020, pagg. 118, euro 24,99

Un’idea innovativa: applicare la metodologia della guida turistica alla materia del teatro. Scopriamo così Londra, al tempo della Brexit, girovagando fra i generi teatrali che la città esprime, dal musical alla drammaturgia contemporanea, dall’opera lirica alla stand-up comedy. Adeguato spazio viene anche dedicato ai teatri di Manchester, Stratford-upon-Avon ed Edimburgo.

Enzo Moscato MODO MINORE

Roma, Edizione Squilibri, 2020, pagg. 45, euro 15

La musica e il canto, sono da sempre il filo rosso del teatro moscatiano che, da Embargos a Toledo Suite, si compone di preziose produzioni musicali. L’ultimo tassello è Modo minore, tratto dall’omonimo spettacolo, una fuga orchestrata con il maestro Pasquale Scialò tra gli edificanti decenni Cinquanta, Sessanta e Settanta che l’auto-attore ha inciso e pubblicato in un prezioso libro-cofanetto con disegni di Mimmo Paladino e testi di Moscato e Scialò. Una colonna sonora di “assenza” che ci (ri)porta nei night del dopoguerra, tra i vicoli stretti e scuri di Partenope svenduta agli americani, fino ad arrivare in una sala popolare di quartiere «dove i film si rivedono al contrario».

Mariano D’Amore LA DRAMMATURGIA DI ENZO MOSCATO. LA SCENA COME SPAZIO DELL’IO, DELLA MEMORIA, DELL’ARTIFICIO ILLUSORIO

Napoli, Guida, 2020, pagg. 139, euro 15 Le molteplici attività di Enzo Moscato, attore, regista, interprete, sono indagate senza togliere centralità ai suoi testi scritti, che rimangono elemento fondativo della sua teatralità, in particolare per la componente linguistica, un napoletano reso aspro, iperespressivo, elemento determinante della biografia dell’autore.

Diana Taylor e Fabrizio Deriu PERFORMANCE, POLITICA E MEMORIA CULTURALE

Roma, Artemide, 2020, pagg. 231, euro 25

Alcuni saggi di Diana Taylor, esponente dei Performance Studies, vengono per la prima volta tradotti in italiano. Dedicati prevalentemente all’universo latino-americano, i suoi studi propongono una metodologia, critica e storiografica, tesa alla dimostrazione del ruolo che le performance hanno nella trasmissione della memoria, nella formazione dell’identità culturale e nell’azione politica.

Michela Graziani e Vuelta Garcia (a cura di) STORIOGRAFIA E TEATRO TRA ITALIA E PENISOLA IBERICA

Firenze, Olschki, 2019, pagg. 160, euro 25

Riflessioni storiografiche nell’ambito teatrale, letterario e archivistico, spagnolo, portoghese e italiano, tra Cinquecento e Settecento, sono lo spunto di nuove indagini, condotte dalle curatrici attraverso testi e documenti inediti.

Piermario Vescovo (a cura di) GOLDONI E IL TEATRO COMICO DEL SETTECENTO

Roma, Carocci Editore, pagg. 276, euro 25

Specialisti e studiosi “fanno il punto” su Goldoni, ripercorrendone la storia teatrale ed editoriale. Il focus è non solo sull’importanza della riforma, a lungo studiata, ma anche sui suoi dispositivi comici e sull’utilizzo della lingua. Tolta la patina della tradizione, Goldoni viene studiato in riferimento alla classe borghese, delle cui inquietudini e difficoltà fu interprete straordinario e, proprio per questo, così contemporaneo.

Tre sorelle, immagine tratta dal volume Visconti. Cinema teatro opera, di Vittoria Crespi Morbio, edito da Amici della Scala (foto: Pasquale De Antonis/Archivio del Civico Museo Biclioteca dell’Attore di Genova).

Anna Maria Monteverdi LEGGERE UNO SPETTACOLO MULTIMEDIALE

Roma, Dino Audino Editore, 2020, pagg. 160, euro 19

Le teorie di Lev Manovich, Jay David Bolter, Richard Grusin e Henry Jenkins sulla «cultura convergente», «del software» e sulla tendenza alla remediation (il riutilizzo delle vecchie tecnologie) sono l’orizzonte teorico in cui Anna Maria Monteverdi interpreta le creazioni teatrali multimediali. Dopo il videoteatro degli anni Ottanta e il teatro digitale degli anni Novanta, l’autrice si dedica alle prime coreografie interattive con uso di motion capture, fino alle ultime sperimentazioni con sistemi di intelligenza artificiale. Completano il libro interventi di studiosi italiani che illustrano i nuovi formati digitali e le tecnologie di riferimento, oltre a proporre schede di analisi delle opere tecno-teatrali più significative.

Roberto Ciancarelli IL DOMINIO DEL MOVIMENTO. RICERCHE E SPERIMENTAZIONI DEI MAESTRI DELLA SCENA

Roma, Audino, 2020, pagg. 84, euro 12

Il volume raccoglie studi e interventi sulla «scienza del movimento» che accomuna le ricerche dei maestri di teatro, danza e mimo moderni, alle sperimentazioni novecentesche che hanno contribuito alla trasformazione dei diversi codici del teatro. Alla luce delle trasformazioni vengono, inoltre, approfonditi, in particolare, gli studi sui principi che regolano azioni e movimenti scenici dell’attore.

Carlo Bernari ROMA 335. VIA RASELLA, 23 MARZO 1944

Roma, Bulzoni, 2020, pagg. 100, euro 11

Per il progetto commemorativo del Teatro di Roma, a trent’anni dell’attentato di via Rasella che precedette l’eccidio delle Fosse Ardeatine, l’allora direttore Franco Enriquez, insieme al regista Giorgio Ferrara, chiese a Carlo Bernari (scrittore, giornalista e partigiano) una drammaturgia commemorativa che affiancasse ricordi personali a fatti storici. Ne venne un testo controverso, che evidenziò luci e ombre di quell’episodio storico.

Fabrizio Cassanelli e Guido Castiglia ALFABETO TEATRALE PER UNA PEDAGOGIA DELLA SENSIBILITÀ

Pisa, Ets, 2020, pagg. 212, euro 19

Il testo è frutto di un laboratorio di allenamento alla sensibilità, attraverso la mediazione di un lessico che spinge alla riflessione sui sentimenti e sulla sincerità con cui la persona si rappresenta sulla scena. Lo scopo del libro è divulgare l’idea che nel fare teatro i corpi e le menti delle persone si fondano interamente, coinvolgendo la dimensione della sensibilità corporea.

Rossana Dedola PINOCCHIO E COLLODI SUL PALCOSCENICO DEL MONDO

Perugia, Bertoni Editore, 2020, pagg. 282, euro 18

Nato da famiglia povera ma cresciuto a contatto diretto con la grande aristocrazia fiorentina, Carlo Collodi fece tesoro della propria esperienza biografica per la sua aspra critica alle regole di una società basata sulla discriminazione tra ricchi e poveri. All’accurata ricerca biografica il volume affianca quella sulla collaborazione anonima con il giornale umoristico Il Lampione, per dedicarsi all’analisi della creazione del suo capolavoro Pinocchio. Dal significato simbolico dei personaggi, si passa al successo del romanzo attraverso le illustrazioni di grandi disegnatori - Innocenti, Mattotti, Mussino, Luzzati, Negrin - e le opere di grandi scultori - Paladino, Ron Mueck, Alex Pinna - oltre a proporre una riflessione sui numerosi film a esso ispirati.

La Confraternita del Chianti PENTATEUCO

Imola (Bo), Cue Press, 2019, pagg. 108, euro 24,99

Trovano spazio insieme i cinque testi del progetto internazionale Pentateuco, realizzato dalla Confraternita del Chianti e dedicato ai primi cinque libri della Bibbia. L’esodo di un popolo fino all’arrivo nella Terra Promessa, oggetto del racconto biblico, è ispirazione per cinque monologhi su cinque questioni chiave connesse al tema della migrazione: la differenza linguistica (Genesi), l’esodo degli italiani dall’Istria (Esodo), la disciplina come modello di vita (Levitico), la clandestinità (Numeri), la legge nella società occidentale (Deuteronomio).

Duncan Macmillan OGNI BELLISSIMA COSA

Imola (Bo), Cue Press, 2019, pagg. 30, euro 14,99

Un bambino è costretto a chiedersi cosa sia la morte e a rapportarsi con la depressione della madre. Grazie a una solida immaginazione, inizia a compilare una lista di quelle cose bellissime per le quali valga la pena svegliarsi ogni giorno. Un’indagine tra le debolezze dell’autore e dello spettatore, un «monologo interattivo», che riesce a essere un inno alla vita parlando di depressione e suicidio.

Tomasz Man STORIA DI UNA SPECIE D’AMORE

Imola (Bo), Cue Press, 2019, pagg. 28, euro 14,99

Dopo aver investito una ragazzina sulle strisce pedonali, un uomo ne conosce la nonna, la segue in vacanza e la sposa. Nella difficoltà di relazionarsi veramente con lei, l’uomo tenta di «correggerla fino in fondo». Il testo è un monologo di elaborazione del lutto, con un finale inaspettato.

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