VETRINA
Teatri in Irlanda, spazi liberi tra performance e città Spazi polifunzionali, che intrecciano arte, cultura e vita quotidiana, sono il segno di una rinnovata visione della vita urbana espressa dai principali progetti di edifici sorti o ristrutturati negli anni Duemila in Irlanda, a Carlow, Dublino, Navan, Belfast. di Francesca Serrazanetti
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vonne Farrell e Shelley McNamahra, fondatrici di Grafton Architects, il più affermato studio di architettura irlandese, sono le curatrici di questa Biennale di Architettura 2018: il tema che hanno scelto per la più importante esposizione dedicata al paesaggio costruito è freespace. Spazio libero, inteso come condivisione di azioni, di tempo e di comunità, un tema centrale anche per tutti gli spazi dedicati alle arti sceniche. Nella mostra che si articola tra le corderie dell’Arsenale e il padiglione centrale dei Giardini a Venezia, sono due i progetti esposti con uno specifico teatrale: la Sala Beckett di Flores y Prats a Barcellona e il nuovo ristorante di Odile Decq nell’Opera Garnier di Parigi. Ma nella loro Irlanda sono molti i luoghi che raccontano di questa libertà di utilizzo dello spazio, in una relazione aperta tra la città e le arti performative, tra permanenze dell’esistente e apertura al contemporaneo.
Hy12
A partire dal loro Solstice Arts Centre a Navan, completato nel 2006, un centro culturale inizialmente concepito come un mix funzionale tra tribunale e teatro. L’aula al livello del tetto doveva essere utilizzata dai gruppi teatrali quando non c’erano udienze, mentre la presenza del centro artistico avrebbe umanizzato le attività della corte al piano superiore. Durante lo sviluppo del progetto, l’ultimo piano è stato convertito in uno spazio espositivo dedicato all’arte contemporanea, ma il brief di origine ha lasciato una sua impostazione decisiva. Il programma performativo spazia dalla danza al teatro, da spettacoli di prosa a musical. Il teatro sorge nell’area un tempo occupata del mercato di Navan, e si innesta su un terreno in pendenza, creando un basamento che lo sopralza dalle strade circostanti: è «uno sperone roccioso» – come lo definiscono le progettiste – uno «spazio lento» attorno al quale si trova «lo spazio veloce» del traffico urbano.
La sala da 320 posti ha una pianta dal contorno organico, che crea una relazione dinamica tra la platea e il palco ispirata al sistema “a vigneti” ideato di Hans Sharoun per la Filarmonica di Berlino. Due ampie aperture oscurabili, una verso l’esterno e una sul foyer d’ingresso, lasciano entrare la luce naturale nello spazio, creando una connessione con il mondo esterno e permettendo al visitatore di vedere la sala dall’ingresso dell’edificio. La facciata a serpentina che avvolge il teatro è pensata come una “tenda” con diversi livelli di opacità e trasparenza: svela le attività alle sue spalle per parti, attirando l’attenzione di giorno e soprattutto di sera quando diventa un nastro di luce sospeso sul marciapiede, e il pubblico crea un gioco di ombre. Spazi permeabili all’esterno Esito di un programma che mescola arti visive e performative è anche il Visual, situato nel cuore di Carlow. Il Centro, uno dei principali