TEATROMONDO
Londra, primavera nel West End all'ombra del grande schermo Tra musical d’importazione Usa e ispirazioni cinematografiche, si stenta a trovare produzioni originali britanniche nella primavera del West End: fra le eccezioni The Grinning Man, Brief Encounter ed Everybody’s Talking About Jamie, che spopolano con esiti assai diversi. di Sandro Avanzo
N
on particolarmente creativa la primavera nel West End. Resistono inossidabili i classici per turisti come Les Miz e The Phantom, ma della trentina di musical in programma ben quattordici sono allestimenti d’importazione dalla East Coast d’oltreoceano (come gli stagionati Book of Mormon, 42nd Street, Wicked o i relativamente più recenti Dreamgirls, Ruthless!, Motown) e dieci provengono dal cinema (vedi Disney’s Aladdin e Lion King, Kinky Boots, Strictly Ballroom o School of Rock). Del resto anche i coming soon dei mesi estivi (Heathers, Spamilton, On Your Feet, The King and I) confermano la stessa tendenza americanizzante, a dimostrare la poca voglia generale di rischiare su novità e creatività inglesi (forse con l’unica eccezione di una nuova edizione del classi-
The Grinning Man
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co family show britannico degli anni Ottanta Daisy Pulls It Off ). Per trovare un lavoro interessante 100% british bisogna spingersi al Trafalgar Studio 1 dove è in scena The Grinning Man di Carl Grose, testi di Tom Morris, Tim Phillips e Marc Teitler, musiche di Phillips&Teitler (da L’uomo che ride di Victor Hugo). Lavoro di straordinaria compattezza creativa, sembra concepito e partorito da una sola mente in grado di governare drammaturgia, musica, coreografie, regia e scenografia secondo una medesima linea unitaria di sviluppo. Lo spazio circolare del teatro è l’interno ligneo di un carrozzone da fiera gitano, ma anche immagine del volto del protagonista deturpato da un taglio da orecchio a orecchio, dove bocca e boccascena coincidono. La vicenda del ragazzino abbandonato sulla
scogliera dai pirati è introdotta da un maestro di cerimonie, giullare freak e fustigatore di corte, ma si sviluppa da subito in tempi narrativi non lineari e in forme metateatrali con il protagonista Grinpayne e la sua dolce, amata Dea cieca che raccontano la propria storia agendo le marionette di se stessi fanciulli sulle assi del carrozzone, in grado di diventare sala del trono della regina Anna, letto di depravazione della duchessa Josiane, cella di un’oscura galera o tetra calle di una Londra criminale… Perfetto ambiente per il pauroso lupo-cane, l’orrido-splendido puppet creato dei marionettisti Gyre&Gimble e mosso a vista dagli attori con la tecnica del bunraku. Lo spettacolo vive dei contrasti tra commedia oscena e romanticismo, tra la voluta rudezza di un’estetica para-timbartoniana e la