Hystrio 2019 4 ottobre-dicembre

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biblioteca

a cura di Ilaria Angelone e Albarosa Camaldo

Trittico Kantor: i pensieri di un genio

Orsini, una vita da “tutto esaurito”

Comunicare bene fa la differenza

Tadeusz Kantor Scritti. Vol. 1: 1938-1974 a cura di Silvia Parlagreco, tradotto da Ludmila Ryba, Perugia, Editoria & Spettacolo, Collana Ripercorsi, 2018, pagg. 484, euro 30

Umberto Orsini Sold Out Bari-Roma, Laterza, 2019, pagg. 208, euro 18

Andrea Maulini Comunicare la cultura, oggi Milano, Editrice Bibliografica, 2019, pagg. 244, euro 23

Un trittico, lo definisce Silvia Parlagreco. Termine preciso. A sottolineare la necessità di osservare il pensiero kantoriano nella sua organicità, anche se qui spalmato in un progetto corposo: tre volumi cronologici a raccogliere la gran parte di testi, riflessioni, appunti, manifesti. Contributi sparsi, a volte mai tradotti (o provenienti dal francese), atomizzati in decine di pubblicazioni. Prezioso, dunque, il valore scientifico della proposta. Anche nel cercare di dare forma a un pensiero sì organico, ma inquieto, in continua rielaborazione, dove l’intuizione si sviluppa in un divenire fluviale, dal fascino simbolico. Chiara si percepisce la doppia anima, in bilico fra teatro e pittura. Questo primo volume raccoglie gli scritti fino al 1974. Quindi un Kantor quasi sconosciuto in Italia, dove arrivò solo successivamente e già affermato, molto più strutturato nella riflessione teorica. Qui invece la materia è ancora instabile. E per questo potentissima. Con la continua analisi delle pratiche e delle grammatiche sceniche a intrecciarsi a una visionarietà poetica, talvolta provocatoria, in cui si ragiona di rappresentazione, di forma e di rivelazione, di artificiosità o dei legami con l’informale pittorico. Bellissimi i passaggi sul concetto di cancellazione. Feroci a volte le riflessioni sull’attore. Il fascino di questo libro è spesso negli appunti, negli stralci apparentemente minori. Ma la forza che emerge nei manifesti rimane perentoria: «L’opera d’arte è sempre stata priva di autorizzazione. La sua esistenza infondata arrecava parecchio disagio. Ben presto però ci si accorse che si poteva benissimo trarne profitto» (incipit del Manifesto1970). Ultime righe a sottolineare il lavoro alla traduzione di Ludmila Ryba, per oltre dieci anni all’interno del Cricot 2 nelle doppie vesti di interprete e traduttrice. La scelta di rimanere fedeli anche alla curiosa disposizione grafica di Kantor e la sensibilità tutta teatrale con cui si è affrontato il compito, sono il valore aggiunto della pubblicazione. Diego Vincenti

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Tante storie raccontate sul palcoscenico si trasformano, tra personaggi di carta e persone reali, nell’unica narrazione di una vita. È quella raccontata in Sold Out dall’attore Umberto Orsini con la collaborazione dello scrittore Paolo Di Paolo, che ha curato il volume. Un viaggio tra passato e presente, tra episodi e riflessioni, che nasce da un fatto specifico. «Alla fine della scorsa stagione teatrale - ricorda Orsini -, al Teatro Strehler di Milano, con una platea stracolma di persone venute ad assistere alla mia ultima replica del Giuoco delle parti, ho rischiato di morire». Accadde che l’attore, che doveva entrare in scena in carrozzina e al buio, non vide lo stop luminoso, perché tale quella sera non era, e precipitò in platea con il suo attrezzo. Praticamente nessuno si accorse di nulla e, dopo un attimo di comprensibile smarrimento, Orsini riuscì a risalire in platea. Ma quell’episodio maturò in lui una convinzione: «Io, ho pensato quella sera, io la morte l’avevo beffata perché mi trovavo davanti a un pubblico tanto generoso da regalarmi un sold out che non poteva essere l’ultimo, accidenti! E in quel momento ho deciso di dire di sì alla proposta dell’editore perché improvvisamente non mi era sembrato poi così stupido dare uno sguardo a tutto quello che la vita mi aveva regalato, questa vita così precaria in cui basta una piccola distrazione per toglierti di mezzo». E così ecco prendere vita l’album dei ricordi, che in realtà non sono solo tali, perché proprio da quelle esperienze esistenziali maturano i pensieri, le riflessioni, i giudizi sull’oggi. Sembra quasi di toccare con mano le personalità e i lati umani di compagni e maestri, da Visconti a Zeffirelli, da Patroni Griffi a Ronconi, e poi Gassman, Valli e Mastroianni, e ancora Rossella Falk, Virna Lisi, Sylvia Kristel e Charlotte Rampling. Vicende personali e narrazioni pubbliche si intrecciano come fosse un romanzo e il tutto è intriso di una sincerità profonda, che mescola lo sguardo affettuoso verso il passato con la curiosità per un futuro ancora da scrivere. Pierfrancesco Giannangeli

I dati statistici Istat ci dicono che in Italia il pubblico della cultura “in senso stretto”, ovvero chi frequenta musei, mostre, teatri, concerti di musica classica o lirica, si aggira sui 23 milioni circa (Annuario Istat 2017). Meno che in altri Paesi, ma abbastanza per farci comprendere quanto il settore pesi sulla nostra economia. A partire da questo dato e abbandonando una volta per tutte il pregiudizio sulla cultura come “passatempo elitario” con cui, dunque, «non si mangia», il settore sta prendendo sempre più coscienza di sé, della propria dimensione economica, dotata di una propria specificità non riconducibile a quella del mercato dei beni commerciali, ma la cui complessità ormai non può più essere gestita da sistemi di governance “fai da te”. La gestione degli enti culturali richiede sempre maggiori competenze tecniche specifiche in tutti gli ambiti, e particolarmente nella comunicazione, fra tut ti, forse, il più strategico. In quest’ottica il libro di Andrea Maulini, fra i maggiori specialisti italiani di comunicazione e marketing della cultura, è uno strumento prezioso. Dalla definizione dei concetti chiave (cosa è comunicazione, cosa è cultura “in senso stretto” e “in senso largo”, qual è l’unicità del marketing per la cultura), agli strumenti principe (il piano di comunicazione, i canali o media tradizionali, la specifica funzione della comunicazione digitale, l’ufficio stampa e le digital pr, i social e il loro uso consapevole), il volume offre le nozioni fondamentali e la loro pratica, gli utensili e le istruzioni per utilizzarli, argomentati in modo scientifico e con alcuni casi concreti italiani e stranieri come esempio (il Piccolo Teatro di Milano, la Royal Opera House di Londra, il proget to Futuri Maestri di Teatro dell’Argine). Un manuale per orientare in modo strategico la comunicazione del proprio lavoro creativo. E non stupisce constatare l’importanza e il peso di internet, e degli strumenti presenti in rete, dai social media al digital advertising, dotati di straordinarie potenzialità per chi, come gli enti culturali, produce per sua stessa natura contenu-


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