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a cura di Ilaria Angelone e Albarosa Camaldo
Trittico Kantor: i pensieri di un genio
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Tadeusz Kantor Scritti. Vol. 1: 1938-1974
a cura di Silvia Parlagreco, tradotto da Ludmila Ryba, Perugia, Editoria & Spettacolo, Collana Ripercorsi, 2018, pagg. 484, euro 30
Un trittico, lo definisce Silvia Parlagreco. Termine preciso. A sottolineare la necessità di osservare il pensiero kantoriano nella sua organicità, anche se qui spalmato in un progetto corposo: tre volumi cronologici a raccogliere la gran parte di testi, riflessioni, appunti, manifesti. Contributi sparsi, a volte mai tradotti (o provenienti dal francese), atomizzati in decine di pubblicazioni. Prezioso, dunque, il valore scientifico della proposta. Anche nel cercare di dare forma a un pensiero sì organico, ma inquieto, in continua rielaborazione, dove l’intuizione si sviluppa in un divenire fluviale, dal fascino simbolico. Chiara si percepisce la doppia anima, in bilico fra teatro e pittura. Questo primo volume raccoglie gli scritti fino al 1974. Quindi un Kantor quasi sconosciuto in Italia, dove arrivò solo successivamente e già affermato, molto più strutturato nella riflessione teorica. Qui invece la materia è ancora instabile. E per questo potentissima. Con la continua analisi delle pratiche e delle grammatiche sceniche a intrecciarsi a una visionarietà poetica, talvolta provocatoria, in cui si ragiona di rappresentazione, di forma e di rivelazione, di artificiosità o dei legami con l’informale pittorico. Bellissimi i passaggi sul concetto di cancellazione. Feroci a volte le riflessioni sull’attore. Il fascino di questo libro è spesso negli appunti, negli stralci apparentemente minori. Ma la forza che emerge nei manifesti rimane perentoria: «L’opera d’arte è sempre stata priva di autorizzazione. La sua esistenza infondata arrecava parecchio disagio. Ben presto però ci si accorse che si poteva benissimo trarne profitto» (incipit del Manifesto1970). Ultime righe a sottolineare il lavoro alla traduzione di Ludmila Ryba, per oltre dieci anni all’interno del Cricot 2 nelle doppie vesti di interprete e traduttrice. La scelta di rimanere fedeli anche alla curiosa disposizione grafica di Kantor e la sensibilità tutta teatrale con cui si è affrontato il compito, sono il valore aggiunto della pubblicazione. Diego Vincenti
Orsini, una vita da “tutto esaurito”
Umberto Orsini Sold Out
Bari-Roma, Laterza, 2019, pagg. 208, euro 18
Tante storie raccontate sul palcoscenico si trasformano, tra personaggi di carta e persone reali, nell’unica narrazione di una vita. È quella raccontata in Sold Out dall’attore Umberto Orsini con la collaborazione dello scrittore Paolo Di Paolo, che ha curato il volume. Un viaggio tra passato e presente, tra episodi e riflessioni, che nasce da un fatto specifico. «Alla fine della scorsa stagione teatrale - ricorda Orsini -, al Teatro Strehler di Milano, con una platea stracolma di persone venute ad assistere alla mia ultima replica del Giuoco delle parti, ho rischiato di morire». Accadde che l’attore, che doveva entrare in scena in carrozzina e al buio, non vide lo stop luminoso, perché tale quella sera non era, e precipitò in platea con il suo attrezzo. Praticamente nessuno si accorse di nulla e, dopo un attimo di comprensibile smarrimento, Orsini riuscì a risalire in platea. Ma quell’episodio maturò in lui una convinzione: «Io, ho pensato quella sera, io la morte l’avevo beffata perché mi trovavo davanti a un pubblico tanto generoso da regalarmi un sold out che non poteva essere l’ultimo, accidenti! E in quel momento ho deciso di dire di sì alla proposta dell’editore perché improvvisamente non mi era sembrato poi così stupido dare uno sguardo a tutto quello che la vita mi aveva regalato, questa vita così precaria in cui basta una piccola distrazione per toglierti di mezzo». E così ecco prendere vita l’album dei ricordi, che in realtà non sono solo tali, perché proprio da quelle esperienze esistenziali maturano i pensieri, le riflessioni, i giudizi sull’oggi. Sembra quasi di toccare con mano le personalità e i lati umani di compagni e maestri, da Visconti a Zeffirelli, da Patroni Griffi a Ronconi, e poi Gassman, Valli e Mastroianni, e ancora Rossella Falk, Virna Lisi, Sylvia Kristel e Charlotte Rampling. Vicende personali e narrazioni pubbliche si intrecciano come fosse un romanzo e il tutto è intriso di una sincerità profonda, che mescola lo sguardo affettuoso verso il passato con la curiosità per un futuro ancora da scrivere. Pierfrancesco Giannangeli
Comunicare bene fa la differenza
Andrea Maulini Comunicare la cultura, oggi
Milano, Editrice Bibliografica, 2019, pagg. 244, euro 23
I dati statistici Istat ci dicono che in Italia il pubblico della cultura “in senso stretto”, ovvero chi frequenta musei, mostre, teatri, concerti di musica classica o lirica, si aggira sui 23 milioni circa (Annuario Istat 2017). Meno che in altri Paesi, ma abbastanza per farci comprendere quanto il settore pesi sulla nostra economia. A partire da questo dato e abbandonando una volta per tutte il pregiudizio sulla cultura come “passatempo elitario” con cui, dunque, «non si mangia», il settore sta prendendo sempre più coscienza di sé, della propria dimensione economica, dotata di una propria specificità non riconducibile a quella del mercato dei beni commerciali, ma la cui complessità ormai non può più essere gestita da sistemi di governance “fai da te”. La gestione degli enti culturali richiede sempre maggiori competenze tecniche specifiche in tutti gli ambiti, e particolarmente nella comunicazione, fra tutti, forse, il più strategico. In quest’ottica il libro di Andrea Maulini, fra i maggiori specialisti italiani di comunicazione e marketing della cultura, è uno strumento prezioso. Dalla definizione dei concetti chiave (cosa è comunicazione, cosa è cultura “in senso stretto” e “in senso largo”, qual è l’unicità del marketing per la cultura), agli strumenti principe (il piano di comunicazione, i canali o media tradizionali, la specifi ca funzione della comunicazione digitale, l’ufficio stampa e le digital pr, i social e il loro uso consapevole), il volume offre le nozioni fondamentali e la loro pratica, gli utensili e le istruzioni per utilizzarli, argomentati in modo scientifico e con alcuni casi concreti italiani e stranieri come esempio (il Piccolo Teatro di Milano, la Royal Opera House di Londra, il progetto Futuri Maestri di Teatro dell’Argine). Un manuale per orientare in modo strategico la comunicazione del proprio lavoro creativo. E non stupisce constatare l’importanza e il peso di internet, e degli strumenti presenti in rete, dai social media al digital advertising, dotati di straordinarie potenzialità per chi, come gli enti culturali, produce per sua stessa natura contenu-
ti di grande qualità e di senso da condividere a vantaggio dei molti. Nove capitoli densissimi, da studiare più che da leggere. E poi, da praticare. Un libro che ogni organizzatore culturale farebbe bene a tenere sulla scrivania, pronto all’uso. Ilaria Angelone
Gli scrittori e la radio, storia di un teatro invisibile
Rodolfo Sacchettini Scrittori alla radio. Interventi, riviste e radiodrammi per un’arte invisibile
Firenze, University Press, 2018, pagg. 144, euro 14,90
Nell’era dei social e dell’immagine a tutti i costi, occuparsi di radio può sembrare un paradosso. E invece, una storia del mezzo può contribuire alla riscoperta della parola, altrimenti negletta. Prova ne è questo libro di Rodolfo Sacchettini che, dopo il volume dedicato al radiodramma italiano prima della televisione (La radiofonica arte invisibile, 2011) torna sul tema focalizzandosi sul controverso rapporto tra gli scrittori italiani e la radio, dagli anni Trenta agli anni Sessanta. Si comincia con le conferenze per ragazzi di Walter Benjamin e la Pedagogia scherzosa di Janusz Korczak, antitetiche alla propaganda del nascente regime nazista. La fiducia nel valore divulgativo della radio, nell’era della riproducibilità tecnica, fa da leit-motiv al volume, che prosegue con l’analisi degli anni Trenta, tesi tra il successo popolare de I quattro moschettieri e il dibattito lanciato dal manifesto di Enzo Ferrieri, tra cui spicca la posizione di Massimo Bontempelli, fondamentale per definire un linguaggio specificatamente radiofonico. La narrazione di Sacchettini si fa, a questo punto, franta e illumina per flash episodi noti - la cronaca “marziana” di Orson Welles - e meno noti della guerra, come il fenomeno dei notturni, da MacLeish a Dylan Thomas, prima di tornare all’Italia e al dopoguerra, alla nascita del Terzo programma e alle avventure letterarie (Scrittori al microfono, Interviste con se stessi, L’approdo, Teatro dell’usignolo) e teatrali (Antonio Santoni Rugiu), nonostante le perplessità (Adriano Magli). La seconda parte del volume è invece dedicata alle monografie, episodi salienti nella definizione di una coscienza civile nazionale, come le opere per musica di Alberto Savinio; le Norme per la redazione di un testo radiofonico di Carlo Emilio Gadda; il primo radiodramma neorealista, La domenica della buona gente di Vasco Pratolini e Gian Domenico Giagni; l’adattamento de La giustizia di Giuseppe Dessì. Chiudono il volume l’excursus negli anni Novanta, con la pièce del ’95 di Antonio Tabucchi, Marconi, se ben mi ricordo, e una carrellata di immagini di copioni e vecchie radio, a ribadire il giusto amarcord verso uno strumento che, prima dell’avvento della società dello spettacolo, ha fatto la Storia d’Italia. Roberto Rizzente
Valentina, diva conturbante
Alfonso Amendola, Francesco Demitry, Cristina Formenti Valentina Cortese, un’attrice intermediale
Milano, Mimesis, 2019, pagg. 273, euro 26
Ci sono S che si pronunciano sempre maiuscole ed S che si rizzano, pronte a colpire l’immaginazione. E c’è una sola Signora tanto Spettacolare da esser definibile «Ultima Vera Diva» (così Formenti nell’introduzione), come c’è un solo Giorgio regista. Questa che vi consiglio di leggere è la Guida Definitiva alla Leggenda della Signora col turbante, della Diva conturbante. In nove capitoli-epifania, il titolo di uno solo dei quali stecca di brutto (“Il Ventennio strehleriano”), il volume squaderna l’epopea di Valentina Cortese nello show-biz. A me piace ricordarla a Portofino e immaginarla rispondere, parafrasando la Swanson di Sunset Boulevard, a un fan che l’avesse salutata con un «Signora, lei è stata grande»: - Io sono sempre grande, è il Teatro che non è più Piccolo! -. Fu vera Gloria? La sentenza non è punto ardua. Indimenticabile Eleonora Torlato-Favrini, sorella di Rossano Brazzi, nel più bello dei brutti film della storia del cinema, che condivide il podio con Casablanca, The Barefoot Contessa di Joseph L. Mankievicz (1954), mitico director del top stage movie Eva contro Eva, sul set ligure sempre in zona Tigullio, per l’esattezza a Rapallo, oppure nei panni di Séverine mentre cerca la portaarmadio in La nuit Americaine (in italiano, Effetto notte) di François Truffaut. E concludiamo il caldo suggerimento di lettura con un referendum teatrale tra i cultori di Valentina Ljubov nel giardino cechoviano griffato Giorgio e i detrattori che giudicano - non si sa con quale autorità - la memorabile interpretazione, tutta caccole e carrettelle. Attenzione: dai risultati di questo referendum dipendono il futuro e la sorte della scena nazionale! Fabrizio Sebastian Caleffi
Alla scoperta di Savinio poligrafo
Alessandro Tinterri Savinio e lo spettacolo (edizione riveduta e ampliata)
Imola, Cue Press, 2018, pagg. 200, euro 29,99
Torna in libreria, in un’edizione riveduta e ampliata, Savinio e lo spettacolo, fondamentale testo di Alessandro Tinterri su uno dei protagonisti della scena novecentesca, colui che, per il suo respiro europeo a tratti incompreso, venne defi nito da Leonardo Sciascia «lo scrittore italiano per gli italiani più straniero». La vita dell’artista viene ricostruita a tuttotondo a partire dalle fonti dirette, vale a dire lettere e documenti, e la sua opera è ripercorsa anche con la fondamentale integrazione finale, quella di alcuni testi «sparsi e irripetibili», come li definisce Tinterri (La morte di Niobe, Agamennone, Vita dell’uomo e Orfeo vedovo). Nella parte precedente, invece, la vita e l’opera di Savinio sono interpretate con uno sguardo particolare, quello puntato sulle affinità che legavano l’artista allo spettacolo, inteso nel suo significato più completo. «Obiettivo di questo saggio - scrive infatti Alessandro Tinterri - è rivendicare appieno la dimensione teatrale nel contesto più vasto del Savinio poligrafo, illustrarlo come uomo di teatro, coinvolto nelle vicende della scena italiana, di più, come intellettuale interessato alle diverse forme della comunicazione». Un atteggiamento che, spesso, non gli valse una reciproca attenzione da parte dell’universo teatrale, sempre sospettoso nei confronti degli “irregolari”. Eppure, in ogni caso, la vita del palcoscenico resta in primo piano nell’attività complessiva di Savinio. È quello che Tinterri chiama il «referente ideale» sia per la sua pittura che per la sua scrittura. «Intersezione di più linguaggi espressivi - dice infatti lo studioso -, il palcoscenico è stato una sorta di approdo naturale, dove il plurilinguismo di Savinio ha trovato modo di ricomporsi, dove il proteiforme Savinio ha ritrovato la sua dimensione unitaria». E al teatro egli guardava come l’amante geloso (la gelosia è per lui la «più vilipesa delle passioni»), l’amante respinto e sofferente «nel vedere l’oggetto del suo amore perdersi, sciuparsi, dissiparsi per non saper riconoscere la sua felicità, la sua sola, vera felicità». Pierfrancesco Giannangeli
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Lorella Barlaam, Mariangela Gualtieri, Cesare Ronconi ALBUM DEI GIURAMENTI E TAVOLE DEI GIURAMENTI
Macerata, Quodlibet, 2019, 2 voll., pagg. 112 e 80, euro 30
Il libro nasce per fissare e condividere il percorso, umano e di ricerca, che ha portato allo spettacolo Giuramenti (2017). Un gruppo di dodici attori guidato da Cesare Ronconi condivise, presso L’Arboreto di Mondaino, tre mesi di vita, lavoro, esperienza immersiva nella natura. Ne uscì uno spettacolo corale, caratterizzato da «empatia, impasti profondi che lo generano e lo tengono in vita». Due i volumi: l’Album dei giuramenti, con le riflessioni teoriche di Lorella Barlaam intorno ai temi e ai passaggi chiave dell’esperienza (Stanze), e la partitura di Giuramenti, scritti di notte da Mariangela Gualtieri. Nel secondo tomo, Tavole dei giuramenti, numerose immagini tratte dalle prove, dal lavoro, ma anche dai momenti di vita comune, in un impasto suggestivo. Di grande fascino anche la veste grafica del libro.
BIENNALE TEATRO 2019. ATTO TERZO: DRAMMATURGIE
Venezia, La Biennale di Venezia, 2019, pagg. 306, euro 14
Come un ricettario di cucina, capace di offrire l’infinita varietà dei sapori composti dal continuo e sapiente rinnovarsi dell’uso delle materie prime, il Catalogo della Biennale Teatro 2019 propone la varietà degli approcci alla drammaturgia del programma offerto dal direttore Antonio Latella. Ogni artista presente al Festival si racconta, scrivendo in prima persona la propria biografia in forma di monologo o dialogo. Completano il volume pagine autentiche dei copioni originali degli spettacoli presentati.
GLOB(E)AL SHAKESPEARE. UN PROGETTO DI GABRIELE RUSSO
Firenze, Nardini Editore, Collana Sottotesto, 2017, 7 voll. S.i.p. Il libro raccoglie in un unico cofanetto suddiviso il sette volumi (più uno di presentazione) l’esito della prima edizione del progetto Glob(e)al Shakespeare, ideato da Gabriele Russo e promosso dal Teatro Bellini di Napoli nel 2017. «In un unico spazio scenico pensato per rievocare in forma contemporanea il teatro elisabettiano - scrive il regista - si alternano nella stessa sera una commedia e una tragedia shakespeariane riscritte da autori contemporanei». Sono qui raccolti i testi (e relative riscritture) di Tito (Michele Santeramo), Racconto d’inverno (Pau Mirò/Enrico Ianniello), Otello (Giuseppe Miale di Mauro/ Gianni Spezzano), Giulio Cesare (Fabrizio Sinisi), Le allegre comari di Windsor (Edoardo Erba), Una commedia di errori (Dammacco/Valenti/ Vastarella). Con una nota critica di Alessandro Toppi.
Luca Spadaro L’ATTORE SPECCHIO TRAINING ATTORIALE E NEUROSCIENZE IN 58 ESERCIZI
Roma, Dino Audino, 2019, pagg. 168, euro 19
Partendo dalla relazione tra neuroscienze e teatro, il volume propone un metodo innovativo di training per gli attori, che elabora la lezione dei registi-pedagoghi del Novecento alla luce delle recenti scoperte sul cervello umano. La teoria spiega i meccanismi alla base di azioni abituali, come parlare e muoversi, e gli esercizi forniscono una pratica utile ad acquisire una nuova consapevolezza della propria fisicità.
Walter Peraro PRONUNCIARE BENE. UNA RACCOLTA DI TESTI CREATI APPOSITAMENTE PER ESERCITARE LA PRONUNCIA
Roma, Dino Audino, 2019, pagg. 128, 16 euro
Conoscere le regole della lingua è necessario ma non sufficiente per pronunciare correttamente le parole. Occorre esercizio costante. Poca teoria e tanta pratica, dunque, in questo utile volume che offre al lettore una raccolta di testi costruiti appositamente per esercitare la pronuncia, con particolare attenzione a fonemi difficili e ad accenti inusuali.
Giulia Filacanapa ALLA RICERCA DI UN TEATRO PERDUTO. GIOVANNI POLI E LA NEO-COMMEDIA DELL’ARTE
Corazzano (Pi), Titivillus, 2019, pagg. 328, euro 18
Giovanni Poli fu attore, autore, regista e pedagogo, studioso di Commedia dell’Arte, fondatore dei veneziani Teatri di Ca’ Foscari e l’Avogaria. Giulia Filacanapa ne ricostruisce il percorso artistico e storico, anche grazie all’Archivio Giovanni Poli, conservato oggi presso la Fondazione Giorgio Cini. Completano il volume una selezione di documenti inediti, una serie di testimonianze di attori e collaboratori e una dettagliata teatrografia.
Heike Cantori Wallbaum L’EURITMIA, UNA DANZA NON DANZA. PERCORSI TRA ARTE, DIDATTICA E TERAPIA
Corazzano (Pi), Titivillus, 2019, pagg. 192, euro 26
Heike Cantori Wallbaum, allieva diretta di Else Klink - direttrice dal 1935 al ’91 dell’Eurythmeum di Stoccarda, la prima Accademia al mondo dedicata alla formazione euritmica, fondata dalla stessa Marie Steiner nel 1923 - racconta il suo personale, non dogmatico approccio a questa multiforme disciplina del movimento. A partire dall’esperieza artistica, il volume si concentra altresì sull’applicazione dell’euritmia in ambito pedagogico e sociale.
Valeria Morselli LA DANZA E LA SUA STORIA - VOL. III. RIVOLUZIONI ED EVOLUZIONI NEL XX SECOLO. VALENZE CULTURALI, SOCIALI ED ESTETICHE DELL’ARTE DELLA DANZA IN OCCIDENTE
Corazzano (Pi), Titivillus, 2019, pagg. 200, euro 23
Pensato per gli studenti dei licei coreutici come strumento didattico, questo libro presenta una storia ragionata della danza nei secoli, considerando sia gli aspetti estetici e artistici sia quelli sociali, terminologici e di linguaggio, senza trascurare le relazioni della danza con le altre forme d’arte, letteratura, musica, arte figurativa. L’approccio offerto è elaborato sulla base delle Indicazioni Nazionali del Miur. Ogni parte del volume è infatti corredata da approfondimenti ed esercizi di verifica utili per un approccio didattico.
Benedetta Dalai EVENTI. DAL CONCEPT ALLA REALIZZAZIONE. LA CREAZIONE DELL’ALLESTIMENTO SCENICO
Roma, Dino Audino, 2019, pagg. 96, euro 12
Dall’ideazione alla realizzazione pratica, il libro di Benedetta Dalai illustra tutte le fasi che portano all’allestimento di eventi live, con particolare attenzione alla parte operativa e organizzativa. Oltre a dettagliati schemi tecnici, il volume offre un’utile guida a questioni organizzative con le quali chi si occupa di gestire l’evento è chiamato a misurarsi: dai rapporti con le istituzioni pubbliche ai permessi, alle forniture per le location. Un corredo di immagini e video è consultabile sul sito dell’editore.
Elisabetta Matelli (a cura di) DAL TESTO ALLA SCENA NEL TEATRO CLASSICO. PAROLA E GESTO DELL’ATTORE COMICO
Milano, EduCatt Università Cattolica, 2019, pagg. 186, euro 15
Il libro raccoglie i contributi di una giornata di studi internazionali sul teatro comico antico, svoltasi presso l’Università Cattolica di Milano, il 20 ottobre 2017. Dalle riflessioni teoriche alle testimonianze del mascheraio scozzese Malcolm Knight, che ha ricostruito e studiato le potenzialità della maschera comica antica, a partire dai modellini trovati nella necropoli di Lipari, il volume evidenzia l’importanza di un approccio transdisciplinare per gli studi classici.
Gaetano Colella STORIE DI CRETA: ICARO CADUTO - IL MINOTAURO
Imola (Bo), Cue Press, 2019, pagg. 65, euro 18,99
Il labirinto, un luogo in cui perdersi e in cui, forse, trovare qualcosa di sé. Questo il senso delle due drammaturgie di Colella raccolte nel volume e accomunate dal luogo in cui il mito cui si ispirano è collocato: il labirinto di Cnosso. Icaro, figlio di Dedalo, dal labirinto tenterà di fuggire pagandone alto il costo con la vita, mentre per il Minotauro, figlio del tradimento e dello scandalo, il labirinto è l’eterna prigione che lo tiene lontano dagli uomini.
Giovanna Bozzolo READING ODISSEA
Roma, Dino Audino, 2019, pagg. 104, euro 16
Il reading rappresenta una particolare forma di teatro, ove il testo è posto in primo piano. Giovanna Bozzolo parte dall’esperienza dello spettacolo, realizzato insieme a Eva Cantarella dal materiale epico dell’Odissea, per ripercorrerne il processo di realizzazione. Dal lavoro sulla lingua e sui personaggi, alla drammaturgia dello spettacolo e agli aspetti più tecnici come la scelta dello spazio teatrale, delle luci, dei colori e della musica.
Nino Taranto UNA VITA PER NAPOLI. AUTOBIOGRAFIA DI UN GRANDE DEL PALCOSCENICO
Napoli, Homo Scrivens, 2019, pagg. 214, euro 16
Oltre sessant’anni di carriera, dagli anni Venti agli anni Ottanta del Novecento, segnano la vita di Nino Taranto, uno degli attori comici napoletani più noti e significativi del teatro del varietà. Dalla nascita nel popolare quartiere di Forcella alla sua ultima volta in palcoscenico, le sue esperienze tra teatro, rivista, cinema e televisione italiana, sono narrate in prima persona, in una testimonianza ricca di aneddoti e di notizie inedite.
Walter Orioli TEORIA E PRATICA DELLA TEATROTERAPIA
Red Edizioni, 2019, pagg. 248, euro 29
Walter Orioli pubblica un manuale completo sulla teatroterapia, con un’analisi approfondita dei suoi meccanismi d’azione e dei processi grazie e ai quali influisce sul benessere soggettivo e relazionale della persona. A corredo della riflessione teorica, le testimonianze degli operatori di teatroterapia in diverse situazioni, dai disturbi del comportamento alimentare all’afasia, dalla psicosi ai disagi dei bambini.
Simona Brunetti ed Elena Zilotti (a cura di) IL MECENATISMO SPETTACOLARE DEI GONZAGA. SCRITTI PER IL PROGETTO HERLA
Mantova, Il Rio Edizioni, 2019, pagg. 156, euro 20
Il volume celebra i vent’anni del progetto Herla, cuore dell’attività scientifica della Fondazione Mantova Capitale Europea dello Spettacolo per la ricerca e l’archiviazione del teatro rinascimentale e barocco. Nato grazie all’iniziativa di Umberto Artioli (19392004), il progetto ha dato vita a una banca dati consultabile online sull’attività spettacolare patrocinata dai Gonzaga (1480-1630), con particolare attenzione per la Commedia dell’Arte. I contributi più significativi prodotti dal 2004 a oggi dai ricercatori della Fondazione, in occasione di convegni internazionali, sono stati selezionati e raccolti in ordine cronologico e suddivisi per area tematica.
Mara Fazio e Pierre Franz (a cura di) L’ORECCHIO E L’OCCHIO. LO SPETTACOLO TEATRALE, ARTE DELL’ASCOLTO E ARTE DELLO SGUARDO
Roma, Artemide, 2019, pagg. 318, euro 30
La ricerca affronta la questione delle relazioni tra testo, scena e contesto storico-politico nel teatro moderno e contemporaneo. In particolare, al centro del lavoro vi è l’analisi del rapporto tra elemento visuale ed elemen-
Immagine tratta dal volume L’euritmia, una danza non danza. Percorsi tra arte, didattica e terapia, di Heike Cantori Wallbaum, edito da Titivillus (foto: Sergio Goglia).
to uditivo, l’interazione tra parola, musica, suono e immagine nel teatro europeo, di parola e musicale, tra il XVIII e il XXI secolo.
Katia Ippaso L’ISOLA CHE C’ERA: GRANDI MAESTRI AL TEATRO ATENEO (1980-1995)
Perugia, Editoria & Spettacolo, 2019, pagg. 266, euro 16
Katia Ippaso restituisce peso e storia ai tanti maestri e artisti che hanno contribuito alla vitalità del Centro Teatro Ateneo, modello europeo di teatro universitario, attivo dal 1981 presso Roma La Sapienza. Il teatro venne edificato nel 1935 come struttura annessa all’Università e nel tempo ha sempre ricoperto un ruolo pedagogico, affiancando l’attività didattica delle discipline dello spettacolo e proponendo iniziative che consentono a tutti gli studenti di ogni facoltà di avvicinarsi al mondo del teatro attraverso una conoscenza diretta del fare e del vedere.