TEATROMONDO
A Edimburgo il teatro ha il respiro della Terra Il grido d’aiuto del pianeta arriva anche sulle scene della capitale scozzese e dei suoi festival, da sempre lesti a cogliere le istanze di rinnovamento non solo nei linguaggi teatrali ma anche dei temi: emergenza climatica e rivolgimenti sociali in primis. di Maggie Rose
Q
uest’anno, dalla ricchissima programmazione del Fringe e del Festival Internazionale di Edimburgo, sono emerse due linee tematiche essenziali: l’attenzione ai cambiamenti climatici e la necessità di un pubblico attivo, coinvolto nell’ideazione stessa degli spettacoli. Eif, un festival a più dimensioni L’Edinburgh International Festival propone quest’anno un (atteso) rinnovamento nel formato: accanto alle grandi produzioni – tra cui Peter Gynt, di David Hare, La Reprise. Histoire(s) du théatre di Milo Rau, Mythos. A
Hy10
Trilogy: Gods, Heroes, Men di Stephen Fry, The Secret River della Sidney Theatre Company –, numerose le piccole produzioni proposte tendenti in vari modi a coinvolgere il pubblico. È l’espressione di una visione più inclusiva e avvolgente del teatro propria del direttore Fergus Lineham, ma anche il tentativo di instaurare un dialogo tra Eif, spesso etichettato come elitario, e strati sociali più allargati. Così, nello spazio “intimo”, destinato alle prove, del Lyceum, vanno in scena Call and Response (Chiamata e risposta), cinque pezzi brevi di vari autori, con temi che vanno dall’emergenza climatica alla guerra in Medio Oriente, e Morning Manifesto (Proclama
del mattino), a cura del direttore artistico e drammaturgo David Greig e di Sara Saarawi: un work-in-progress ispirato dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, che coinvolge direttamente il pubblico, chiamato, ogni mattina, a esprimere un proprio contributo sul tema. La compagnia del Royal Court di Londra ha offerto, invece, il proprio contributo al tema dell’emergenza climatica, con diversi pezzi brevi tratti da opere di vari scrittori stranieri (provenienti da Brasile, Siria, Cina, India, Sudafrica), elaborate nei workshop. In Breaking Bread (Spezzando il pane), una selezione di spettatori erano invitati da diversi artisti a conversare sulle loro opere.