Hystrio 2019 4 ottobre-dicembre

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CRITICHE/DANZA

Da Bolzano a Palermo corpi in movimento Un viaggio tra le proposte di danza dell’estate, ci porta a Bassano del Grappa per B.Motion, in Trentino, per Bolzano Danza e Oriente Occidente, in Piemonte, con Vignale Monferrato Danza e a Palermo. Con un’incursione lirica al Festival della Valle d’Itria.

SAVE THE LAST DANCE FOR ME, coreografia e regia di Alessandro Sciarroni. Con Gianmaria Borzillo, Giovanfrancesco Giannini. Prod. Santarcangelo Festival, Santarcangelo di Romagna (Rn) - Gender Bender e Danzaurbana, Bologna - Csc Operaestate Festival, Bassano Del Grappa (Vi). B.MOTION OPERAESTATE FESTIVAL VENETO, BASSANO DEL GRAPPA (Vi). Nel monumentale Oratorio di Ca’ Erizzo a Bassano Del Grappa, dove è andato in scena Save the Last Dance for Me, Alessandro Sciarroni si è trovato nuovamente di fronte a un tema a lui caro, in un luogo che sembra rappresentarlo come una sineddoche: come può la contemporaneità mettersi al servizio della tradizione senza tradire se stessa? Dopo lo Schuhplattler, danza popolare tipica bavarese e tirolese portata dal 2012 su altri palcoscenici nel suo Folk-S-Will You Still Love Me Tomorrow?, il coreografo pluripremiato (Premio Hystrio Corpo a Corpo 2017, Leone d’Oro 2018), trasferisce in Save the Last Dance for Me un’altra forma di danza folkloristica: la polka chinata bologne-

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se, ballo per soli uomini la cui interpretazione è qui affidata a Gianmaria Borzillo e a Giovanfrancesco Giannini. Se costumi e tappeto sonoro sono contemporanei, del ballo tradizionale, considerato pratica in via di estinzione, resta solo ciò che è necessario, i movimenti tipici, che vedono nelle ginocchia flesse, punto di contatto reciproco tra i due partner, il perno attorno al quale costruire una partitura condivisa di azioni. Nello spazio delimitato ai quattro lati dalla presenza degli spettatori, i due performer eseguono in loop una puntuale e straniante coreografia dai moduli regolari, eseguendo, tra pause, riprese e incalzamenti, una rapida e centrifuga rotazione, movimento già centrale nel precedente assolo firmato da Sciarroni, Chroma. In questo senso, Save the Last Dance for Me costituisce la sintesi di un percorso creativo che incrocia, con grande coerenza di visione, problematiche differenti: da un lato, l’esercizio di una sequenza strutturata di movimenti che si fa spettacolo, affrontata quasi in senso agonistico; dall’altro, il recupero di un patrimonio culturale condannato all’oblio dal tempo. La polka chinata può così continua-

re a esistere sotto lo stupore incatenato allo sguardo di nuovi spettatori e, come linfa, tornare a circolare nel nostro presente. Renata Savo MUSEUM OF HUMAN E-MOTIONS, coreografia e danza di Clara Furey, Mélanie Demers, Margrét Bjarnadóttir, James Batchelor, Sara Jane Norman. Prod. Operaestate, Bassano Del Grappa (Vi). B.MOTION OPERAESTATE FESTIVAL VENETO, BASSANO DEL GRAPPA (Vi). Ci vuole una torre medievale per dare spazi al futuro della danza. Paradossale, no? Eppure la trecentesca Torre delle Grazie, sulle mura di cinta di Bassano del Grappa, cinque livelli sovrapposti e alti scalini, è servita a manifestare, dentro il programma di B.Motion, un formato che lentamente si sta affermando nel vocabolario del contemporaneo, ma che pure ha accenti remoti. Con “creazione di durata” si intende una pratica che rinuncia al concetto di “opera” (che viene di solito messa a punto e fissata nella sua forma finale) e a ciò che intendiamo come “spettacolo” (a cui è opportuno assistere dall’inizio

alla fine). L’aspetto che caratterizza questi lavori è al contrario una “durata”, che non è la stessa per l’artista e per chi lo guarda. Nei cinque spazi ricavati su altrettanti livelli della Torre delle Grazie, ciascuno dei danzatori internazionali che partecipa al progetto Museum of Human E-Motions performa per due ore il proprio assolo. Al pubblico, che sale e scende lungo le ripide scale, la scelta di fermarsi uno, cinque, dieci minuti, o magari di più. Per osservarli. Per stabilire un contatto con loro. Potendo intuire forse una sintonia tra quei gesti d’arte e il paesaggio di colline che si apre al di là di feritoie e finestre. A ogni artista, la formula di questo Museum chiede di concentrarsi su un’emozione umana e su un oggetto simbolico del proprio Paese. Canada, Islanda, Australia sono i luoghi di provenienza dei cinque. E un corpo disteso a terra (sotto un sudario luttuoso che man mano scivola via) o una sequenza wagneriana in loop (e il pellicciotto invernale comprato in un second hand store a Montreal) possono diventare brevi flash, per spettatori frettolosi. Oppure prendersi la libertà del tempo lungo, in cui performer e osservatore sviluppano sottili vie di comunicazione. Come succede nell’assolo dell’avventuroso australiano James Batchelor. Data anche la vicinanza, che può arrivare anche a pochi centimetri, se pure lo spettatore è avventuroso. Roberto Canziani BODIES IN THE DARK, regia di Jinyeob Lee. Con Hyung sung Seo, Sun hee Park, Kijang Han. Suono di Jimmy Sert. Prod. Elephants Laugh, Jisun Park, Seul (Kr). B.MOTION OPERAESTATE FESTIVAL VENETO, BASSANO DEL GRAPPA (Vi). Non avremmo mai pensato di trovare il coraggio di lasciarci accompagnare bendati da un estraneo dal volto coperto e superando i commenti dei passanti, mentre ci dirigiamo, passando dalla piazza cittadina nelle sue ore più affollate, verso un luogo che non sapremo mai qual è. Ancora meno, che a un certo punto avremmo avuto paura del buio e timore di invisibili altri come noi: in quanti saremmo stati dentro quella stanza non collocabile nello spazio e nel tempo? Quindici, dieci, forse molti di meno. Con Bodies in the Dark, del collettivo coreano Elephants Laugh, ci siamo ritrovati a vivere una sorta di allucinazione sensoriale, senza telefoni o


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