Bonifacio viii

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BONIFACIO VIII

Vittoria Porcu 2^G De Filis


LA VITA DI BONIFACIO VIII Benedetto Caetani nacque ad Anagni nel 1230. Egli fu eletto papa a Napoli, il 24 dicembre 1294, con il nome di Bonifacio VIII, e incoronato a Roma un mese dopo, il 23 gennaio. Succedeva a Celestino V, uomo di vita santa, appoggiato dagli «spirituali» francescani e dalle correnti riformiste della Chiesa, ma inesperto di problemi ecclesiastici e internazionali. Il cardinale Caetani, consultato come esperto di diritto canonico, aveva giudicato ammissibili e valide le sue dimissioni.

Bonifacio VIII


I suoi molti nemici, in particolare gli «spirituali» francescani, i Colonna e il re di Francia, sosterranno che egli aveva indotto Celestino alle dimissioni per potergli succedere, e pertanto che la sua elezione doveva essere considerata illegittima.

Filippo il Bello, Re di Francia


La questione della legittimità lo perseguiterà fino alla morte (e anche dopo). È vero che Bonifacio, dopo la sua elezione a papa, fece arrestare e poi tenne segregato Celestino, ma a ciò fu indotto, oltre che dal timore di un ripensamento da parte sua, anche dalla considerazione che la presenza di due papi tra i fedeli poteva creare molto sconcerto. Spirituali francescani


Più di ogni altra cosa, a caratterizzare il suo pontificato è una concezione teocratica, proclamata e messa in atto con grande energia, secondo la quale il papa è al di sopra dei re e dei regni, e perciò deve avere la preminenza e il dominio su tutta la terra e su ogni anima. Da questo punto di vista Bonifacio può essere considerato l’ultimo grande pontefice medievale, sulla linea dei papi che avevano combattuto contro gli imperatori germanici per affermare la superiorità della sfera spirituale su quella temporale.


BONIFACIO VIII E CELESTINO V Alla morte di Niccolò, fu eletto Pietro da Morrone, vissuto sempre come anacoreta in un eremo. Quando seppe cosa gli stava capitando, egli cercò di scappare, ma lo catturarono, lo trascinarono a Napoli, e lo incoronarono come CELESTINO V. Celestino V

Bonifacio VIII


La notte udiva una voce che gli rombava nell'orecchio: "Io sono l'angelo e ti comando che tu debbi rinunziare al Papato e ritornĂ ad essere romito". Quella voce non era dell'angelo, ma del cardinale Caetani.

Frate Pietro da Morrone


Il povero Celestino non chiedeva di meglio che ritornare romito, ma non sapeva come compiere quel gesto di rinunciare al suo incarico, visto che non aveva MAI AVUTO PRECEDENTI NELLA STORIA DELLA CHIESA. A fornirgli gli argomenti "per il gran rifiuto" fu Benedetto Caetani. CosÏ, sei mesi dopo, Celestino V depose la tiara e ridiventò Frate Pietro da Morrone. Frate Pietro da Morrone


In capo a 11 giorni Benedetto gli succedette col nome di BONIFACIO VIII e mandò ad arrestare frate Pietro, tornato nel frattempo al suo eremo. Il poveretto fu rinchiuso nel castello di Fumone, dove morÏ di stenti. Castello di Fumone


Non risulta che Bonifacio abbia avuto il minimo trasalimento di rimorso. Egli non era oberato da una coscienza che potesse procurargliene. E, quanto alla giustizia divina cui rendere conto dei propri atti, ne negava risolutamente e apertamente l'eventualità . L'inferno e il paradiso, diceva, sono già sulla terra. Il primo è rappresentato dalla vecchiaia, dagli acciacchi, dall'impotenza; il secondo dalla giovinezza, dalla salute, dalle donne, dai bei guaglioni, perchÊ verso i due sessi era imparziale.

Celestino V


BONIFACIO VIII E DANTE Bonifacio è uno dei massimi bersagli polemici di Dante: il poeta lo ritiene infatti responsabile della corruzione della Chiesa del tempo, della caduta dei Bianchi a Firenze e, quindi, indirettamente anche del proprio esilio (si veda a questo proposito quanto Dante scrive nel Paradiso).


Il poeta lo colloca potenzialmente nel regno dei dannati tra i simoniaci, ma non per questo Bonifacio appare a Dante un papa illegittimo: egli è pur sempre il vicario di Cristo, come si legge nel Purgatorio, ma sicuramente un papa indegno, come è definito nel Paradiso. Simoniaci all’inferno


« O Simon mago, o miseri seguaci che le cose di Dio, che di bontate deon essere spose, e voi rapaci per oro e per argento avolterate, or convien che per voi suoni la tromba, però che ne la terza bolgia state. » (Dante, INFERNO, Canto XIX) Il Papa Bonifacio VIII viene citato da Dante come simoniaco predestinato a passare l'eternità in questa bolgia.


Sul finire del tredicesimo secolo a Firenze vi erano forti contrasti fra due opposte fazioni, i Bianchi e i Neri.

Bianchi e Neri


Nell’anno 1300 Bonifacio VIII, fingendo di voler mettere ordine, mandò in quella cittĂ un suo delegato con il segreto incarico di favorire i Neri a discapito dei Bianchi.

Bianchi e Neri


Per conseguenza di quella faziosità Dante, che parteggiava per i Guelfi bianchi, fu condannato all’esilio con la falsa accusa di essere un barattiere, cioè di aver tratto vantaggio personale dagli incarichi pubblici ricoperti. Bonifacio VIII, l’aveva trattenuto a Roma mentre i Neri prendevano il potere a Firenze.

Esilio di Dante


E’ bene precisare che faremmo torto a Dante se pensassimo che le sue parole ( nella divina commedia, inferno) contro Bonifacio VIII siano dettate da meschino spirito di vendetta. Esse, piuttosto, nascono dal risentimento di chi, autentico cristiano, non accetta che la Chiesa sia governata con ingiustizia, come l’ha governata quel papa.

Dante


« Se' tu già costì ritto, Bonifazio? Di parecchi anni mi mentì lo scritto. » (Dante Alighieri, Inferno, XIX.)

Questo è un pezzo della Divina Commedia, dove Dante parla di Bonifacio VIII


FINE


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