Suicidi vignaaroli

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La Divina Commedia

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I Suicidi Ci troviamo nell’Inferno più precisamente nel VII cielo, XIII canto, occupato da una selva intrigata e scura, con alberi senza, frutti ricoperti da spine avvelenate. La pena di questo girone è che i suicidi sono costretti a vivere dentro un albero della selva per il resto della loro vita, questa pena è data dalla legge del contrappasso perché i suicidi hanno voluto spezzare l’equilibrio tra, anima e corpo

Dante e Virgilio nella selva dei Suicidi


Brano Dal vv 21 al vv 39. dante appena entrato nella Selva sentiva numerosi lamenti, ma non capiva da dove potessero giungere, cosÏ Virgilio gli diede una spada e gli fece tagliare un ramo di un cespuglio, dove fuoriusci sangue e numerosi urli di dolore, aveva tagliato Pier Delle Vigne‌

Dante e Virgilio che incontrano Pier Delle Vigne


Il quale racconta la sua pena, secondo lui non giusta e viene interrogato da Virgilio per sapere la verità . Poi dante chiede il come fossero piante e Pier risponde che minosse appena sentito i suoi peccati lo ha trasformato in seme insieme a tanti altri e buttato in questo terreno che poi è diventato selva quando i seme sono cresciuti.


Mentre dialogano con Pier si sentono delle grida provenienti dalla selva, e si vedono correre due scialacquatori inseguiti da due cagne nere, uno si salva e l’altro straziato viene raggiunto e ucciso dalle cagne

Scialacquatore sbranato


Dal vv 21 al vv 27 Io sentia d’ogne parte trarre guai, e non vedea persona che ’l facesse; per ch’io tutto smarrito m’arrestai.

Io sentivo levarsi lamenti da ogni parte, ma non vedevo nessuno che li emettesse; allora mi fermai, confuso.

Cred’io ch’ei credette ch’io credesse che tante voci uscisser, tra quei bronchi da gente che per noi si nascondesse.

Io credo che Virgilio credette che io credessi che tra quei cespugli uscissero tante voci, emesse da anime che si nascondevano da noi.

Però disse ’l maestro: «Se tu tronchi qualche fraschetta d’una d’este piante, li pensier c’hai si faran tutti monchi».

Perciò il maestro disse: «Se tu spezzi qualche ramoscello da una di queste piante, i tuoi pensieri non avranno più ragion d'essere».


Dal vv 30 al vv 39

Allor porsi la mano un poco avante, e colsi un ramicel da un gran pruno; e ’l tronco suo gridò: «Perché mi schiante?».

Da che fatto fu poi di sangue bruno, ricominciò a dir: «Perché mi scerpi? non hai tu spirto di pietade alcuno?

Uomini fummo, e or siam fatti sterpi: ben dovrebb’esser la tua man più pia, se state fossimo anime di serpi».

Allora stesi un poco la mano e strappai un ramoscello da un gran pruno; e il suo tronco gridò: «Perché mi spezzi?» Dopo aver perso sangue nero, ricominciò a dire: «Perché mi laceri? non hai alcuno spirito di pietà? Fummo uomini, e adesso siamo diventati cespugli: la tua mano sarebbe certamente più pietosa, se anche fossimo state anime di serpenti».


Pier Delle Vigne Nacque a Capua, intorno al 1190, da una famiglia benestante, nel 1220 inizia la sua carriera come notaio al servizio dell’imperatore Federico II di Svevia. Nel 1224 fu giudice imperiale, Fu arrestato a Cremona all'inizio del 1249 come traditore.I motivi dell'arresto non sono mai stati chiariti: si è ipotizzata una congiura o un'accusa di corruzione. Fu fatto accecare da Federico II a Pontremoli nella Piazzetta di San Gimignano. Ignoto è il motivo della sua morte, avvenuta poco dopo, per suicidio o per le conseguenze dell'accecamento. Nel brano si rivela da una pianta tagliata da Dante nella selva, appena vede Virgilio si dichiara innocente e viene interrogato da dante su cosa ha fatto nella vita terrena


Iconografia Questa è un’opera di un anonimo Campano che ritrai Pier delle Vigne datata 1234-1239, che si trova presso il museo Camapano di Capua


Commento personale Purtroppo questi fatti sono attuali, cioè di persone che si suicidano o si fanno del male per delle cose più o meno importanti, come ad esempio Pier Delle Vigne si è suicidato per la vergogna di essere accusato di tradimento dal suo Re. A me questo canto è piaciuto molto perché mi ha invitato a riflettere sul valore della vita, per il quale nulla può giustificare il rinunciare ad essa.


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