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Elevators 

Progetto del 2° anno/2nd Year project in Interior Design Docenti: Supervoid architects - Marco Provinciali e Benjamin Gallegos Gabilondo Foto/Photo: Giorgio De Vecchi

L’ascensore è uno spazio presente in quasi tutti gli edifici, ma quasi mai progettato dagli architetti. Tecnologia fondamentale del manhattanismo 1 , l’ascensore è stato sempre più relegato ad un fatto meramente tecnico, oggi ampiamente standardizzato e fabbricato in grandissima serie da non più di cinque aziende. La sua stessa genericità è una condizione strumentale al cosiddetto “scisma verticale”, ovvero la possibilità di far convivere all’interno dello stesso edificio i programmi più disparati organizzandoli su piani diversi, i quali comunicano appunto solo attraverso l’ascensore.

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Questa piccola “stanza mobile” è invece uno spazio estremamente denso, che obbliga i suoi occupanti a stabilire delle relazioni, come testimonia il suo uso ricorrente nel cinema. Non essendo quasi mai visibile dall’esterno l’ascensore non viene progettato come un volume, ma si configura come un puro interno, che pone problematiche di accesso, illuminazione, rivestimento, grafica, scala.

L’esercizio progettuale è partito da dieci edifici notevoli progettati dal 1891 ad oggi, per cui è stato richiesto il disegno di un ascensore. L’ ascensore è stato progettato come una vera e propria stanza aggiuntiva cercando quindi di stabilire una relazione significativa con l’edificio in cui si inserisce. La sua dimensione ridotta permette infatti di condensare, rileggere, integrare o criticare i principi formali e spaziali alla base della composizione dell’edificio dato. 1 Rem Koolhaas, Delirious New York, 1978

Elevators

The elevator is a space that can be found in almost all buildings, nevertheless, it is seldom designed by architects. A fundamental technical apparatus of manhattanism 1 , the elevator is ever more regarded as a mere mechanical device and today it is a largely standardized component manufactured in large series by no more than five companies. Its very genericity is instrumental to the so-called “vertical schism”, that is, the possibility of housing the most disparate programs on different floors of the same building.

This small “mobile room” is instead an extremely dense space, which forces its occupants to establish relationships, as evidenced by its recurring use in cinema. As it is rarely visible from the outside, the elevator is not designed as a volume but is configured as a pure interior. In a very small space, it poses problems of access, lighting, cladding, graphics, scale.

The workshop brief required to design an elevator for ten notable buildings built from 1891 onwards. The elevator is designed as a proper addition to the building and must, therefore, establish a significant relationship with the interior in which it is inserted. Its small size allows us to condense, reread, integrate, or criticize the formal and spatial principles underlying the composition of the assigned building. 1 Rem Koolhaas, Delirious New York, 1978

Nadia Alkaraguli, Fabiana Firmani Monadnock building, Burnham & Root, 1891

A.Caroli, F.De Biase Cimitero di Modena, Aldo Rossi, 1971

A.Cutecchia, M.Conte Bahrein Music School, Office, KGDVS, 2012

M.Alba, K.Ferrulli Zollverein School, Sanaa, 2005

A.Ferrante, V.Amendola Sesc Pompeia, Lina Bo Bardi, 1982

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