Ignazio mortellaro
opere e saggi works and essays 2011-2017
a cura di edited by
Valentina Bruschi e Agata Polizzi
L’orbita descritta da un pianeta è un’ellisse, di cui il Sole occupa uno dei due fuochi.1 The orbit of a planet is an ellipse with the Sun at one of the two foci.1
Legge delle orbite ellittiche Law of elliptical orbits, Johannes von Kepler 1609
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indice index
Sc rit t i w rit ing s
Prefazione Preface Valentina Bruschi e Agata Polizzi .............................................................p.8
Abbassare la linea d’orizzonte Lo w e ri n g the Horizon Line Francesco Pantaleone ...........................................................p.60
U n nuo v o Si si fo A N e w Si sy phus Luca Mortellaro ...........................................................p.12
Pe r u n atlante di u n i n finito polv eroso Fo r an Atlas o f D u st y Infinity Valentina Bruschi ...........................................................p.62
Non Plus Ultra Agata Polizzi ...........................................................p.18 La Nuda Ter ra T he Nak ed E art h Laura Barreca ...........................................................p.28
D o v e c’ è silenzio e do v e ci sono parole W he re T here is Silenc e and W he re T here are Words Simona Squadrito ...........................................................p.76
M emo ri e di un t e m po pro fo n do M emo ri es o f a D e e p T i m e Valentina Bruschi ...........................................................p.32
D i al o g o senza soluzione di c ontinuità An E n dless Dialog ue Daniela Cotimbo ...........................................................p.80
A bo l i t o i l c i el o H eav en A bo l i she d Andrea Ruggieri ...........................................................p.50
I n t e r v i sta Inter view Valentina Bruschi ...........................................................p.88
sag g i visivi vis ual essays
St ro mbo l i St ro mbo l i ..........................................................p.96
Lo st u dio T he S t u dio ........................................................p.102
o pere wo rks p.112 Biografia Biography p.204 Colophon p.207
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pa gina opposta opposite Atelier Porta Carini, Paler mo 2016 fotog rafia bn medio-for mato bw medium-for mat photog raphy
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prefazione
prefaz io ne
L
a ricerca di Ignazio Mortellaro prende spunto da un metodo d’indagine di tipo scientifico-filosofico, che procede dall’esperienza verso l’elaborazione di un pensiero sul rapporto tra Uomo e Natura. Una pratica artistica intesa come verifica sulla possibilità di misurare lo spazio e il tempo per creare delle coordinate sempre mutevoli, che risponde all’esigenza eterna dell’uomo di osservare lo spazio intorno a sé e tentare di rappresentarlo, in modo figurativo o simbolico. Un lavoro, il suo, che restituisce letture differenti e diversi livelli ipertestuali, apre sguardi che penetrano l’arte, la scienza e la geometria, introducendo la narrazione di un viaggio che ricuce insieme, con il sottile fil rouge della storia circolare e dinamica, paesaggi e contesti, uomini ed esperienze “mutevoli”. Compassi e calibri affollano il suo studio: dispositivi antichi e moderni, utilizzati per le mappe che l’artista traccia su carta o incide su vetro. Strumenti topografici, che rimandano a un sapere complesso ma concreto – legato alla terra – sono utilizzati per creare mappe moderne, in ferro ossidato, delle coste terrestri. Orizzonti artificiali, distanti tra loro, creati dall’artista componendo paesaggi ispirati da foto d’archivio, acquistano significato all’interno della cornice dell’opera. Territori visti “al contrario”, sottosopra: luoghi mentali che rappresentano uno spazio interiorizzato di libertà, un dialogo tra il sé e il mondo. Durante l’elaborazione dei lavori di Ignazio Mortellaro c’è sempre, in sottofondo, la musica, che a volte – sotto forma di suono – diventa parte dell’opera. Questo libro è stato concepito da e con Ignazio Mortellaro con lo scopo di tracciare il suo profilo artistico, ma anche creativo e umano, attraverso gli scritti di Luca Mortellaro – fratello musicista
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pa gina opposta opposite Atelier Porta Carini, Paler mo 2016 fotog rafia bn medio-for mato bw medium-for mat photog raphy
di Valentina Bruschi e agata polizzi
e produttore – con il quale condivide alcuni dei suoi orizzonti creativi, curatori che sono diventati amici, critici d’arte che hanno seguito nel tempo la sua ricerca artistica, oltre a frasi e pensieri selezionati tra gli appunti dall’artista. Il volume include due “Saggi Visivi”, Natura e Lo studio, progetti fotografici realizzati in ambienti opposti, uno esterno e l’altro interno, ma complementari nella ricerca di Ignazio Mortellaro, in un’indagine continua di forme e di senso in movimento tra una polarità e l’altra.
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preface
prefac e
I
gnazio Mortellaro’s research is based on a scientificphilosophical investigation method, which derives from experience and moves towards the elaboration of an idea on the relationship between Man and Nature. An artistic practice intended to verify the possibility of measuring space and time to create constantly changing coordinates. It comes as a response to Man’s eternal need to observe his surroundings and attempt to present them, both figuratively and symbolically. His work, which offers different readings and diverse hyper textual levels, opens views that penetrate art, science and geometry. With the thin fil rouge of History, circular and dynamic, he introduces the narration of a voyage that sews together, landscapes and contexts, humans and ever changing experiences. Compasses and calipers crowd his studio: old and modern devices, used for the maps that the artist traces on paper or engraves on glass. Topographic tools that recall a complex but concrete understanding – tied to the Earth – are used to create modern maps in oxidized iron of the terrestrial coasts. Artificial horizons, distant from one another, are created by the artist who composes landscapes made up using archival images. They acquire a significance within the frame of the work. Territories seen “backwards” or upside down: mental visions that represent an interiorized space of freedom, a dialogue between self and the world. Throughout Ignazio Mortellaro’s process, there is always music playing in the background and, at times, sound even becomes a part of the work itself. This book was conceived by and with Ignazio Mortellaro with the goal of tracing not only his artistic, but also his creative and human profile. The book is composed of texts by Luca Mortellaro
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by Valentina Bruschi and agata polizzi
– his musician and producer brother – with whom he shares some of his creative horizons; curators that have become friends; art critics who have been following his artistic path for some time, and thoughts and phrases chosen amongst the artist’s notes. The volume includes two “Visual Essays,” Nature and The Studio, photographic projects carried out in opposite environments, one external and the other internal, but complementing Ignazio Mortellaro’s research, in a continuous investigation of form and a sense of movement from one extremity to the other.
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Un nuovo Sisifo
Un nu ovo Sisifo
E’ prassi comune nei modi accademici vedere la casualità del reale e l’annullamento completo delle sue gerarchie come conseguenza della dissoluzione del modello Romantico e simbolico dell’esperienza, fondata sulla correspondence fra uomo e natura, e di qualunque interpretazione unitaria del mondo. Capire tale prassi è fondamentale per la comprensione dell’arte di Ignazio Mortellaro, proprio in quanto essa è qui inapplicabile ma comunque tematicamente connessa. Ciò che avviene nelle opere dell’artista è infatti uno spostamento di frattura: il discorso non si risolve più nell’usurato aut aut tra approccio Romantico e concezione Nichilista della percezione, ma la casualità del reale diventa essa stessa (paradossalmente, se indossiamo quei vecchi occhiali) sostanza del modello simbolico dell’esperienza. Come riesce Ignazio a snodarsi e risolversi in tale nuovo angolo? Tramite un importante processo, che battezzerei “mappatura”. In un opera che onora i segni del tempo e il suo permanente consumo vitale, tramite ad esempio l’onnipresenza della ruggine, i fili di misura e le relative mappature sono onnipresenti, seppure quasi invisibili. La spiegazione percettiva del mondo diventa dunque unitaria e senza scampo, solo non nel senso eroico, Idealista e Romantico del “chiudi gli occhi e il mondo non esiste, aprili e crealo”, quanto in quello inumano del termine. Nell’opera di Ignazio Mortellaro il noumeno kantiano è talmente evidente che è umanamente non giudicabile e non misurabile. Ma ciò non porta ad una ovvia accettazione del nulla, quanto all’elevazione di un nuovo Sisifo, tutto umano e tutto natura, a nuovo modello. Per quanto inutile spinge la pietra. Nonostante la ruggine, i fili di mappature devono esistere. Il tutto per il semplice motivo che altre maniere di affrontare lo sguardo su un
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di luca mortellaro
fiore senza pensare al fiore, sono scartate da Ignazio Mortellaro, probabilmente nella lucidissima coscienza della loro immane (e mille volta manifestata nella storia umana) violenza, qui espressa per opposizione: tramite un immenso senso di pace e immane lentezza, generato da un abbraccio di accettazione da parte della coscienza umana verso una natura che non è più fuori dal sé e di cui si trova quindi completamente responsabile. Quasi direi, una bizzarra forma di yoga, nel suo letterale senso di “Unione”.
Okeanos (dettag lio/detail), 2015 fer ro, chiodi, filo di nylon, legno iron, nails, nylon wire, wood 112 x 142 cm collezione privata private collection
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pa gine se guenti follo wing pa ges Autoritratto guardando ad Es t, 2015 (Selfpotrait facing East) fotog rafia analogica bn analogue bw photog raphy
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A new Sisyphus
A new Sisyphu s
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t is common practice in the academic spaces to see the randomness of reality and the complete annihilation of its hierarchies as a consequence of the dissolution of the Romantic and symbolic model of experience, founded on the correspondence between humanity and nature, as well as a consequence of any kind of monolithic interpretation of the world. To understand this, is of primary importance for the comprehension of Ignazio Mortellaro’s work, solely because this practice is here inapplicable and at the same time thematically connected. What happens in the artist’s work is a shift of fracture: the discourse cannot resolve itself in the overused aut aut between Romantic approach and Nihilist perspective on perception, but the volatility of reality itself becomes (paradoxically, if we limit ourself to the classic categories) the main substance of the symbolic model of the experience. How can Ignazio accomplish the dissolution of the knot and its resolution through this new perspective? He uses a fundamental process, which I would define as “mapping”. In a work that honours the signs of time and its permanent consumption of life’s vital energy, like through the omnipresence of rust, for example, the connective wires and their relative mapping are omnipresent, even if almost invisible. So the cognitive explanation of the world becomes unitary and without escape, but not in the heroic, Idealistic and Romantic sense of “close the eyes and the world will stop existing, open them and create the world”, but in its anti-human meaning. In Ignazio Mortellaro’s work, Kant’s noumenon is so present that it becomes humanly non measurable and non judgeable. All of this doesn’t bring to an obvious acceptance of the nothingness, but to the elevation of a new Sisyphus as a model, all human and all nature.
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by luca mortellaro
Even if ineffectually, he keeps pushing the stone. Even with the rust, the mapping wires must exist. The reason lays within the fact that other ways of facing the simplicity of a flower - looking at it without thinking about it - are discarded by Ignazio Mortellaro, probably thanks to a very lucid awareness of the huge violence (proved a thousands times in human history) of those other ways. This violence is here expressed by opposition through an immense sense of peace and slowness, generated by an embrace of acceptance coming from the human consciousness towards a nature that is no more outside of the self, and consequently now part of humankind’s responsibility. I would almost say, a strange form of Yoga, in its literal sense of “Union”.
Pulsar, 2013 polvere di cemento, filo a piombo, impianto audio concrete powder, plumb line, audio system Ex Mattatoio Testaccio, Rome
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non plus ultra
no n plu s u lt ra
Considerate la vostra semenza: fatti non foste a viver come bruti ma per inseguire virtute e conoscenza. Dante Alighieri, Divina Commedia, Inferno, XXVI Canto
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l sentimento umano di superamento del limite, il profondo e struggente desiderio di accedere alla conoscenza e alla padronanza di ciò che sfugge al controllo è, da sempre, fonte dell’umana ambizione tesa al Supremo, al mistero dell’ignoto, al proibito e allo “sconfinamento”; ed è in questo ambito, sospeso tra scienza ed esoterismo, che Ignazio Mortellaro, artista e uomo di scienze, esploratore contemporaneo di mondi complessi, prova a interpretare i dati del reale. Nella sua ricerca sono presenti molteplici livelli di coinvolgimento sia cognitivo che sensoriale, coesistono il rigore del calcolo matematico e al contempo le soluzioni alchemiche di ciò che è in perenne divenire. Attrae oltremodo la doppia natura del lavoro di Mortellaro, poiché lo sguardo consapevole e mai pago dell’artista sul mondo, induce a cercare ragioni che sono vere e ambigue, sono tangibili eppure rarefatte, sono le “tracce fisiche di processi mentali”. Nella bellezza del “processo” come metodo, risiede forse la matrice di una narrazione circolare, un lavoro di scarto tra possibilità e necessità, tra pensiero e manifestazione. Il progetto espositivo Siamo due abissi – un pozzo che fissa il cielo restituisce più livelli ipertestuali, propone sguardi che penetrano l’arte e la scienza, danno corpo ad una visione dinamica per descrivere paesaggi e contesti come fossero esperienze “in transito”. Due le serie di opere in mostra e con loro un’installazione che ha in sé un significato circolare e complesso.
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di Agata Polizzi
La serie Land nella corporeità delle lastre di ferro ossidate, lievemente increspate e terrose, collazionate tra loro e rilegate con cura come sindoni di terre lontane, mostra le tracce di luoghi testimoni di storie, terre conosciute e insieme immaginate. Mappe di luoghi dove s’incontrano paesaggi fisici e concettuali, dove l’artificio ridefinisce spazi e pensieri, dove idea e materia sono pervase l’una dell’altra. È condensato proprio nel concetto di Finis Terrae il senso di un sapere scientifico e insieme fantastico, in cui realtà e ultra-realtà si fondono in quello che si potrebbe definire una ricerca dello spazio “intorno al limite”. Nella tradizione occidentale la linea di demarcazione tra noto e ignoto, tra il mondo conosciuto e terre inesplorate era rappresentata dalle colonne d’Ercole, dove il Mar Mediterraneo incontrava l’oceano Atlantico, un tempo epicentro del mondo greco insieme all’area del Mar Nero. Spostando il ragionamento sul piano geopolitico, i nuovi confini sono adesso al centro di una cronaca contemporanea intensa, molto spesso drammatica, che l’artista non può e vuole ignorare. Sono mutate le ragioni, le dinamiche sociali ed economiche, ma resta lo stesso il sottile confine al quale si affidano i destini collettivi e culturali di popoli fratelli. Nella serie di opere Mindscapes avviene uno scarto di senso ulteriore, esse sono un collage di immagini tecniche d’archivio, progetti relativi ad infrastrutture e cantieri, documenti sottratti al
Calibro da esterno calibro da interno Exter nal caliper, inter nal caliper
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non plus ultra
reale e rimontati seguendo uno schema di ribaltamento e cucitura, che produce immagini inedite e surreali, una sorta di “nuovi mondi potenziali” nati dalla manipolazione consapevole dei dati in possesso dell’artista. C’è in questi lavori l’inattesa anticipazione capace di interpretare lo spazio a partire da punti di osservazione non scontati, un azzardo che però ha in sé la genialità della creazione ex-novo, lo spaesamento che induce a riconsiderare i parametri con cui misuriamo il mondo, costringe ad affinare i sensi, per calibrarli alla nuova realtà in atto. L’installazione Infinity of Infinities traspone in materia la visione dell’artista rispetto alle differenti combinazioni possibili negli infiniti universi che ci circondano. Noi stessi ne siamo proiezione, perché noi stessi siamo degli infiniti. L’installazione di Mortellaro mostra la quiete della linea di orizzonte posta in piano, solo appena mossa da pianeti-boules de pétanque, sembra bloccare il fluire di conoscenza, come inchiodata al suolo, attratta da un magnetismo che riporta l’uomo a fare i conti con il suo essere “finito” e intimamente legato alla Terra. In realtà la pausa è solo momentanea e illusoria, la calma coglie l’attimo appena prima che la sfera torni a girare, e con essa mutino, ancora una volta, i confini, gli sguardi, i desideri, spostando oltre il limite di un anelito rivolto verso l’irraggiungibile non plus ultra. Il confronto infinito e unitario tra “Uomo e Natura” è polarizzato da un pensiero che nelle sue evoluzioni conduce all’Armonia, mutuando dalla teoria filosofica di Friedrich Schelling, l’artista è così mediatore tra infinito e finito, suo il compito di tradurre il linguaggio dell’Universo attraverso la sua personale esperienza terrena. Sc oglio della Canna, Filicudi 2011 fotog rafia analogica bn analogue bw photog raphy
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pa gina opposta opposite Infinity of Infinities I, 2014 lastre di fer ro, bocce da gioco, mdf iron plates, wood bowl, mdf RISO – Museo d’Arte Contemporanea della Sicilia
di Agata Polizzi
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No n plu s u lt ra
Consider well the seed that gave you birth: you were not made to live your lives as brutes, but to be followers of worth and knowledge. Dante Alighieri, The Divine Comedy, Inferno, Canto XXVI
The human feeling of overcoming the limit, the deep and heartwrenching desire to access the knowledge and mastery of that which is out of our control is, and always has been, the source of human ambition stretched towards the Supreme, towards the mystery of the unknown, towards the prohibited and towards ‘trespassing.’ It is in this setting, suspended between science and esotericism, that Ignazio Mortellaro, artist and man of sciences, contemporary explorer of complex worlds, attempts to interpret the data of reality. Multiple levels of involvement, both cognitive and sensory, are present in his research. The rigorous, mathematical calculation coexists with alchemical solutions of that which is in evolution. The dual nature of Mortellaro’s work is exceedingly attractive, seeing as the artist is never satisfied with his view of the world, inciting a search for reasons that are real but ambiguous. They are tangible but subtle, they are the “physical traces of mental processes.” The beauty of the “process” as method perhaps holds the matrix of this circular narration, a work of deviation between possibility and necessity, between thought and manifestation. The exhibition, We are Two Abysses – a Well Staring at the Sky, restores more hyper textual levels and proposes views that penetrate art and science. The works give body to a dynamic vision describing
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by Agata polizzi
landscapes and contexts as though they were experiences “in transit.” There are two series of works on display accompanied by an installation that has in itself a circular and complex significance. The Land series with its corporal, oxidized, iron plates, slightly wrinkled and raised, collated and bonded with care like shrouds of faraway lands, displays traces of places, both known and imagined, that have been witnesses of history. Maps where physical places meet conceptual ones, where the artificial redefines space and thought, where idea pervades matter. A sense of knowledge, both scientific and imaginary, is precisely condensed in the concept of Finis Terrae, where reality and ultrareality fuse into that which could be described as a search for space “beyond the limit.” In western tradition, the borderline between known and unknown, between the discovered world and the unexplored lands was represented by the Pillars of Hercules, where the Mediterranean Sea met the Atlantic Ocean, at one time the epicenter of the Greek World along with the Black Sea. Shifting the reasoning to a geopolitical level, the new borders are now at the center of an intense, and often dramatic, contemporary narrative, which the artist cannot and does not want to ignore. The reasons and the social and economic dynamics have changed, but the fragile border on which the collective destiny of our cultures and brotherhoods is entrusted remains the same. Mindscapes discards this sense of the beyond. This collage made from technical, archival images, structural and construction projects, documents taken from reality, all rearranged following a tilting and binding pattern, produces surreal and innovative
Bosco (Woods), 2010 fotog rafia analogica bn analogue bw photog raphy
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Sfere di p iombo (Lead spheres), 2010 fotog rafia analogica bn analogue bw photog raphy
non plus ultra
images, a sort of “new world of potentials” born out of the conscious manipulation of data in the hands of the artist. These works hold a pending anticipation capable of interpreting space starting from recognized observation points. Although risky, the work displays the brilliance of an ex-novo creation. It causes confusion which incites us to reconsider the parameters with which we measure the world, compels us to hone our senses, to calibrate them according to the new reality in one act. The installation Infinity of Infinities transposes the vision of the artist into material according to different combinations of the infinite number of universes that surround us. We ourselves are projections because we ourselves are infinite. Mortellaro’s installation displays the stillness of the horizon line, lying flat moved only slightly by planets-boules de pétanque seems as though it blocks the flow of consciousness, nailed to the ground, attracted by a magnetism that brings man to ponder his being, “finite” and intimately tied to the Earth. In reality, the pause is only momentary and illusory, the calm embraces the moment right before the sphere spins, and once again, the confines, the gazes, and the desires change, moving beyond the limit of yearning towards the unreachable non plus ultra. The endless and uniform comparison between “Man and Nature” is oriented by an idea, borrowing from the philosophical theories of Friedrich Schelling, whose evolution leads to harmony. The artist is thus a mediator between infinite and finite, tasked with translating the language of the Universe through his own personal and terrestrial experience.
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pa gina opposta opposite Palazzo Costantino, Paler mo 2017 fotog rafia bn medio-for mato bw medium-for mat photog raphy
by Agata polizzi
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Atelier Porta Carini, Paler mo 2016 fotog rafia bn medio-for mato bw medium-for mat photog raphy
Atelier Porta Carini, Paler mo 2016 fotog rafia bn medio-for mato bw medium-for mat photog raphy
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di laura barreca
La nu da t erra
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ome nel lavoro di un matematico, di un geografo, o di un archeologo, le opere di Ignazio Mortellaro nascono da un approccio multidisciplinare, in cui la misura del mondo e la sua osservazione trovano nel disegno e nella scultura le tecniche predilette per la sua rappresentazione. Un universo in scala studiato e riprodotto attraverso gli strumenti all’artista più cari, e più vicini per formazione scientifica. Non attraverso un punto di esplorazione privilegiato, ma con il rigore dell’analisi architettonica e antropologica, rilegge il paesaggio umano nella sua complessità, avvicinando o allontanando lo sguardo in relazione alla natura degli elementi: una sorta di esercizio percettivo, talvolta utilizzando la fotografia come mezzo di narrazione e di comprensione della Nuda Terra. Così le “terre” (Land) di Ignazio Mortellaro sono porzioni di paesaggi all’interno di un atlante costruito su differenti scale di grandezza. Una metodologia che accomuna il lavoro artistico ad una modalità complessa di ricerca, dove le partizioni geografiche, le identità territoriali trovano finalmente la loro rappresentazione. “Abbiamo sempre studiato la politica, l’economia, i trattati internazionali ma senza geografia”, afferma Tim Marshall, autore del saggio Le dieci mappe che spiegano il mondo, non avremo mai un quadro complessivo degli eventi. Così Ignazio Mortellaro sviluppa la sua ricerca visuale affrontando temi culturali, storici e geopolitici, attraverso i linguaggi dell’installazione, della fotografia, della scultura, del disegno, dell’incisione. I materiali di scarto tecnologico, o di riuso industriale partecipano alla rappresentazione delle mappe concettuali, e sono per lo più superfici incise, abrase, naturalmente invecchiate con il fine di inserirle in una prospettiva storica sincretica, risultato un sodalizio tra arte, scienze umane e filosofia. Le sculture (Umbra Terrae, 2016), anche questi spazi disegnati con la materia, sono parti di sistemi complessi come le costellazioni, e funzionano come metafore di un ordine cosmico a cui tutte le cose rispondono.
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by Laura Barreca
The Naked Ea rt h
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ike in the work of a mathematician, a geographer, and archeologist, the works of Ignazio Mortellaro are born out of a multidisciplinary approach. The measure of the world and his observations find drawing and sculpture to be the best medium of representation. A scaled universe, studied and reproduced through the artist’s precious tools, ones that recall his scientific background. He re-reads the human landscape not through a privileged view point, but with the rigorous analysis of an architect and anthropologist. In its complexity, the gaze comes closer and farther in relation to the nature of the elements: a type of perceptive exercise, sometimes using photography as a measure of narration and understanding of the Naked Earth. Ignazio Mortellaro’s “lands” (Land) are portions of landscapes found inside an atlas constructed on different scales. A methodology that combines artistic work with a complex research method, where geographic partitions and territorial identities finally find representation. “We have always studied politics, economy, international treaties, but without geography,” says Tim Marshall, author of Prisoners of Geography: Ten Maps that Explain Everything about the World, “we will never have a complete frame of the events.” Thus, Ignazio Mortellaro develops his visual research by facing cultural, historical, and geopolitical themes, through the language of installation, photography, sculpture, drawing and engravings. The materials from technological waste or industrial reuse add to the representation of the conceptual maps and are, for the most part, engraved surfaces, eroded, naturally aged with the aim of inserting them into a syncretic, historical perspective. The result is a partnership between art, human sciences and philosophy. The sculptures (Umbra Terrae, 2016), even these spaces drawn with matter, are part of a complex system like constellations, and work as metaphors of a cosmic order to which all things respond to.
Fontana (fountain) Chiostro di Monreale (XII Sec.), Paler mo
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Umbra Terrae ( detta glio/detail), Pantelleria 2016 fotog rafia bn medio-for mato bw medium-for mat photog raphy collezione privata private collection
Umbra Terrae, Pantelleria 2016 fotog rafia bn medio-for mato bw medium-for mat photog raphy collezione privata private collection
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memorie di un tempo profondo
memo rie di u n t emp o pro fondo
Eco Scalza varcando da sabbie lunari, Aurora, amore festoso, d’un’eco Popoli l’esule universo e lasci Nella carne dei giorni, Perenne scia, una piaga velata. Giuseppe Ungaretti. Sentimento del Tempo 1927
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el progettare una mostra per uno spazio particolare – un ex-caveau – Ignazio Mortellaro si è confrontato con il luogo, cercando corrispondenze inaspettate con l’architettura. Un ambiente sotterraneo, un tempo deposito di valori, viene trasformato dall’artista, per analogia, in una caverna. Un nuovo paesaggio dove il pubblico è sollecitato ad intraprendere un viaggio per ritrovare le tracce di un “tempo profondo” dell’umanità. Un corto circuito nato dall’accostamento inedito di realtà distanti, unite dalla metrica di Eco (1927, dalla raccolta Sentimento del Tempo), poesia emblematica di Giuseppe Ungaretti, dove si percepisce la luce aurorale come un’alba assoluta, eco visivo di un’immagine primigenia. Un approccio lirico che, negli ultimi due anni, ha suggerito ad Ignazio Mortellaro di approfondire l’ermetismo di Salvatore Quasimodo e di altri poeti del Novecento, in una ricerca del comune sentire l’arte come “epifania” e fuggevole illuminazione del reale. Si avverte un’affinità dell’artista con quei poeti che hanno combattuto il “vuoto storico”, tra le due Guerre, e con la modernità della loro ricerca: la necessità di una radicale presa di contatto dell’Uomo con la radice esistenziale del suo essere. Ungaretti, in particolare, nelle Lezioni Americane tenute come
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pa gina opposta opposite Scalza varcando da sabb ie lunari veduta mostra exhibition view, 2017 Francesco Pantaleone arte Contemporanea special project c/o Spazio22, Milan foto di photo by Antonio Maniscalco
di Valentina bruschi
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memorie di un tempo profondo
visiting professor alla Columbia University nel 1964, fa riferimento ad uno “stato incontaminato della natura” come ad una dimensione intuita, la meta di un viaggio in un universo molteplice, affrontato da esuli, sempre restando sulla soglia. Un sentimento ambivalente verso l’alba come “prima immagine”, una luce sempre intrecciata di ombre: un mistero esprimibile ma inafferrabile. Il dualismo e la contrapposizione tra chiaro/scuro, unità/molteplice, presente nella poesia di Ungaretti si trasforma e si sviluppa anche nella costruzione di questa mostra, attraverso i binomi dialettici: cielo/ terra, cacciatore/cacciato e vegetale/minerale. Parafrasando la poesia di Ungaretti, il percorso si compone di sei lavori inediti e ogni singola opera ha come titolo una strofa di Eco, iniziando proprio dal titolo del componimento, che dà il nome ad un dittico di dischi in ottone. Emblemi di una dualità e di un ritmo che si riscontra in diverse opere, come i due cerchi incisi seguendo una sequenza sonora basata su un gioco matematico, quasi un rebus, in cui la soluzione è suggerita dall’equilibrio del nostro procedere. Il primo verso della lirica, Scalza varcando da sabbie lunari, che dà il titolo al progetto, si riferisce invece ad un’installazione posizionata a terra, composta da un letto di polvere di cemento bianco, sedimentato, sul quale l’artista traccia un’eclisse solare, come quella del 1919 che ha permesso di osservare la deflessione della luce sotto l’effetto dell’attrazione gravitazionale del Sole, validando così la Teoria della relatività generale. L’eclisse, tema ricorrente nel lavoro di Mortellaro, è inteso anche come evento eccezionale, che si verifica quando la luna attraversa lo spazio tra la terra e il sole, e il loro allineamento oscura il cielo. Con la sorgente del visibile che viene celata, si crea una nuova condizione per il nostro sguardo sul mondo e un nuovo paesaggio viene svelato. L’eclissi come metafora di un diverso tipo di vedere. Aurora, amore festoso d’un’eco è un lavoro composto da quattro tamburi indiani, sui quali l’artista ha tracciato delle costellazioni: pa gina opposta opposite Scalza va rcando da sabbie lunari ( detta glio/detail), 2017 cemento bianco, fer ro, vetro, ottone, legno white concrete, iron, g lass, brass, wood 377 x 233 x 10 cm Francesco Pantaleone arte Contemporanea special project c/o Spazio22, Milan 32 foto di photo by Antonio Maniscalco
di Valentina bruschi
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memorie di un tempo profondo
Orione, con i suoi due cani da caccia (Cane Maggiore e Cane Minore) e una delle sue prede, la Lepre. Questi strumenti, tra i più antichi che l’Uomo abbia mai utilizzato, diventano porzioni della sfera celeste che conservano il loro potenziale di oggetto-feticcio. Questi dispositivi a percussione carichi di simbolismo, vengono utilizzati ancora in molte culture per la loro valenza rituale. Il loro timbro peculiare, ipnotico e profondo, viene ricostruito artificialmente dal musicista Roots in Heaven. La traccia audio, Popoli l’esule universo e lasci, diventa il sottofondo evocativo delle opere per la quale è stata pensata. Cinque lance a doppia punta in ottone sono appoggiate alle pareti, dando l’effetto di essere sospese dal suolo. I giavellotti sembrano delle armi ma anche lame diagonali di luce. Un manico centrale, più scuro, interrompe la luminosità dell’ottone. Sono vecchi tubi d’idraulica, recuperati da scavi, ossidati e corrosi dagli agenti atmosferici e sembrano alludere ad un materiale vegetale, o ancora alle pelli che avvolgevano le lance di antichi guerrieri. Lavoro dalle molteplici letture, nella carne dei giorni, è anche un omaggio ad una delle forme ricorrenti dell’opera dell’artista Gilberto Zorio – maestro dell’Arte Povera – che utilizza il giavellotto, come la canoa o la stella, in quanto archetipo e immagine energetica che rimanda ad un’idea di tensione e vitalità. E’ il valore utopico ancora attuale delle ricerche estetiche nate alla fine degli anni Sessanta, quando afferma il ruolo dell’artista come alchimista in grado di sprigionare l’energia insita nei materiali. Nella ricerca di Ignazio Mortellaro non c’è dicotomia tra materie naturali e prodotti della modernità industriale, accomunati da un’armonia data dall’essere entrambi uniti e “artefatti” dall’Uomo, perché è l’artista che percepisce, governa e trova un’armonia con il processo di trasformazione della materia. In questo senso è un artefatto anche il lavoro site-specific il cui titolo chiude la poesia: perenne scia, una piaga velata. L’artista ha riprodotto una traccia, su scala più grande, della celebre figura del “cervo che volge la testa”,
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pa gina opposta opposite Atelier Porta Carini, Paler mo 2016 fotog rafia bn medio-for mato bw medium-for mat photog raphy
di Valentina bruschi
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memorie di un tempo profondo
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di Valentina bruschi
uno dei dettagli più sorprendenti delle pitture e incisioni rupestri risalenti al paleolitico, scoperte negli anni Cinquanta nella grotta di Cala del Genovese, sull’isola di Levanzo (parte dell’Arcipelago delle Egadi che, suppongono alcuni studiosi, era un passaggio naturale tra Africa e Sicilia durante l’ultima glaciazione). Un segno unico che affascina i ricercatori per il talento dell’artista che lo ha realizzato migliaia di anni fa, capace di esprimere un grande naturalismo, frutto di un diverso rapporto tra Uomo e Natura. L’artista sceglie di ricreare questa immagine, alla quale sovrappone le sue caratteristiche coordinate geometriche che costruiscono una maglia sulla parete, perché il tratto sintetico dell’incisione antica esprime non solo l’idea di un’immagine primigenia ma anche una nozione tempo. L’animale è colto nel momento in cui gira la testa, in fuga. Riproducendo questa imago, Mortellaro gli conferisce una nuova narrazione, un senso diverso. La griglia sovrapposta all’immagine richiama quella delle prime fotografie delle missioni lunari (divenute icone del linguaggio grafico) e accentua il valore simbolico dell’opera. L’installazione diventa il manifesto estetico dell’artista. E’ chiaro il suo interesse per i modelli universali di cognizione e comunicazione e di come questi si ritrovano nel linguaggio primordiale, astratto e immediato, capace di ricordarci la memoria della relazione intima che è sempre esistita tra noi e il nostro ambiente.
pa gina opposta opposite Roots in Heaven, perfor mance, 2017 Francesco Pantaleone arte Contemporanea special project c/o Spa zio22, Milan
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memories of a deep time
memo ries o f a deep t ime
Echo Barefoot stepping from lunar sands, Aurora, joyous love, of echoes You people the empty universe and leave In the flesh of our days, Endless wake, a veiled scar. Giuseppe Ungaretti. Sentimento del Tempo 1927
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hilst planning an exhibition in a particular space – an ex bank vault – Ignazio Mortellaro looked for interesting associations with the architecture of the space. An underground room, previously a storage of valuables, now transformed by the artist, by analogy, into a cave. A new environment where the public is stimulated to undertake a journey in order to find the traces of a “deep time” of mankind. A short circuit resulted from the radical juxtaposition of distant realities, combined by the metre of Echo (1927, from the collection A Sense of Time), emblematic poem by Giuseppe Ungaretti, where the dawning light is perceived as an absolute daybreak, visual echo of a primordial image. A lyrical approach that, during the last two years, has inspired Ignazio Mortellaro to analyse the Hermeticism of Salvatore Quasimodo and other nineteenth century poets, in search of a general awareness of art as an “epiphany”, a fleeting enlightenment of reality. We can perceive an affinity of the artist with those poets who fought the “historical emptiness” between the two Wars, and the modernity of their research: the urge of a radical contact between Man and the existential root of his being. Ungaretti, in particular, in his American Lessons
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pa gina opposta opposite Atelier Porta Carini, Paler mo 2016 fotog rafia bn medio-for mato bw medium-for mat photog raphy
by Valentina Bruschi
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memories of a deep time
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by Valentina Bruschi
taught as visiting professor at Columbia University in 1964, refers to an “uncontaminated state of nature” as a sensed dimension, the goal of a trip through a multiple layered universe, always keeping on the threshold, faced by exiles. An ambivalent feeling for the dawn as a “first image”, a light always interwoven with shadows: an expressible, yet elusive, mystery. The dualism and the contrast between light/dark, single/multiple, which is present in the poem by Ungaretti, transforms itself and develops also in the construction of this exhibition, through opposites: sky/earth, hunter/prey, plant/mineral. Paraphrasing Ungaretti’s poem, the project is made up of six original artworks and each single work bears as a title a verse of Echo, starting exactly from the heading of the literary work which gives title to a diptych of brass disks. Emblems of a duality and a rhythm which can be found also in other works, the two circles are engraved according to a sound sequence based on a mathematical calculation, nearly a rebus puzzle, in which the solution is suggested by the equilibrium of our moving forwards. The first verse of the lyric, Scalza varcando da sabbie lunari (Barefoot stepping from lunar sands), which gives the title to the project, is instead referred to a floor installation, a bed composed of sedimented white cement powder, on which the artist has traced a solar eclipse, similar to the one of 1919 which made it possible to observe the deflection of light under the effect of the gravitational attraction of the sun, thus validating the Theory of General Relativity. The eclipse, a recurring theme in Mortellaro’s work, is also to be intended as an exceptional event which happens when the moon crosses the space between the earth and the sun, and their alignment darkens the sky. Concealing the source of the visible, a new condition for our view on the world is achieved and a new landscape is revealed. The eclipse as a metaphor of a different kind of seeing. Aurora, amore festoso d’un’eco (Aurora, joyous love, pa gina opposta opposite Aurora, amore festoso, d’un’eco (detta glio/detail), 2017 tamburi indiani, acciaio, magneti al neomidio frame drums, iron, magnets 4 elements 64 cm, 60 cm, 51 cm, 45 cm Francesco Pantaleone arte Contemporanea special project c/o Spa zio22, Milan foto di photo by Antonio Maniscalco 41
memories of a deep time
of echoes) is a work composed of four Indian drums, on which the artist has traced constellations: Orion, together with his two hound dogs (Canis Major and Canis Minor) and one of his prey, Lepus. These instruments, of ancient human usage, become portions of the celestial sphere, preserving their potential as totem objects. Percussion instruments charged with symbolism, their obvious ritual value is recalled and reinterpreted, at the same time. Their peculiar, hypnotic, profound and obsessive timbre is artificially reconstructed by Roots in Heaven, the electronic musician who collaborates with Mortellaro’s vision, contributing with his sound interpretation of the verse “Popoli l’esule universo e lasci” (You people the empty universe and leave). Through a complex process of electronic synthesis, an ex-novo creation of oscillations of frequencies converted in sound/noise for the human ear, Roots in Heaven creates a soundscape texture on which Mortellaro’s work can display itself coherently. Five double-pointed brass lances are placed against the walls, giving the effect of suspension from the ground. The javelins seem to be weapons but also diagonal blades of light. A central darker handle interrupts the brightness of the brass. This is made out of old hydraulics pipes, which were recovered from excavations, oxidised and corroded naturally by atmospheric agents, and they seem to reference a plant material or, even, the leathers which wrapped the lances of ancient warriors. A multiple-interpretation work, nella carne dei giorni (in the flesh of our days) is also a homage to one of the recurrent forms in the art of Gilberto Zorio – Master of Arte Povera – who uses the javelin, or the canoe or the star, as an archetype and energetic image which references ideas of tension and vitality. It’s the utopian value, still valid today, of the aesthetic researches conducted at the end of 1960s, when some artists – like alchemists – searched to translate the energy within materials. In Ignazio Mortellaro’s
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pa gina opposta opposite Grotta del bue marino, Filicudi 2011 fotog rafia analogica bn analogue bw photog raphy
by Valentina Bruschi
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memories of a deep time
research there is no dichotomy between natural materials and products of modern industry. These can be arranged in a balanced relationship resulting in their being connected because they are both “artefacts” of Man, and it is the artist who perceives, governs and finds order within the transformation of matter process. In this sense, another artefact is the site-specific work, whose title ends the poem: perenne scia, una piaga velata (endless wake, a veiled scar). The artist has reproduced a tracing on the wall, enlarging the scale, of the well-known figure of the “deer who turns his head”. This is one of the most surprising details from the cave paintings and rock carvings dating back to the Paleolithic, discovered in the 1950s inside the Cala del Genovese cave, on Levanzo island (part of the Egadi archipelago that was, as some academics presume, a natural passage between Africa and Sicily during the last glacial era). A unique carving that fascinates researchers due the talent of the artist who created it thousands of years ago, capable of expressing a great naturalism because of a different relation between Man and Nature. The artist has decided to recreate this image, onto which he overlaps his distinctive geometrical coordinates that compose a mesh on the wall, because the synthetic line of the ancient incision conveys not only the idea of a primordial image, but also a notion of time. The animal is caught in the moment in which it turns his head, on the run. Reproducing this imago, Mortellaro gives it a new narration, a different sense. The grid overlapped on the image recalls the first Moon Mission photographs (which became icons of graphic visual language) and accentuates the symbolic value of the work. The installation becomes the aesthetic manifesto of the artist. He is undoubtedly interested in universal models of knowledge and communication, and how these can be found in primordial language, which is both concise and immediate, referencing the intimate relationship that has always existed between Man and his environment.
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pa gina opposta opposite Scalza varcando da sabb ie lunari veduta mostra exhibition view, 2017 Francesco Pantaleone arte Contemporanea special project c/o Spazio22, Milan foto di photos by Jose F lorentino
by Valentina Bruschi
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Atelier Porta Carini, Paler mo 2016 fotog rafia bn medio-for mato bw medium-for mat photog raphy
Atelier Porta Carini, Paler mo 2016 fotog rafia bn medio-for mato bw medium-for mat photog raphy
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abolito il cielo
ab o lito il c ielo
Non staccare l’occhio dal telescopio, Sagredo. Quello che stai vedendo è che non esiste differenza tra il cielo e la terra. Oggi è il 10 gennaio 1610. L’umanità scrive nel suo diario: abolito il cielo! Bertolt Brecht, Vita di Galileo
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bolito il cielo. Un sovvertimento del senso comune, dell’usuale interpretazione della natura che costringe a guardare con occhi diversi il mondo conosciuto. È forse questo un passaggio necessario per giungere ad una consapevolezza del proprio equilibrio nell’universo, fatto di forze che si contrappongono e si dispongono a creare la realtà per come la attraversiamo nel quotidiano. Se è abolito il cielo, è abolito il pensiero tolemaico, per demolire una consolidata e obsoleta visione dell’universo. L’uomo è dunque soggetto a leggi di dubbia interpretazione, si muove senza ben poter misurare i propri passi e ha bisogno di nuovi sistemi di riferimento che gli consentano di attestare il proprio ruolo in un progetto in divenire. Ignazio Mortellaro mutua un verso da Vita di Galileo di Bertolt Brecht per dare il titolo alla sua nuova personale, per introdurre il visitatore in un sistema chiuso di elementi differenti che intendono fornire una rappresentazione empirica di forze in tensione perenne. Attraverso disegni, sculture, video e installazioni che mettono a confronto materiali diversi ed essenziali come vetro, marmo, acciaio, piombo, l’artista propone dunque una propria costellazione in perpetuo movimento, la rappresentazione di infiniti mondi che si sovrappongono. Il percorso espositivo si articola tra lavori recenti e altri realizzati per l’occasione, tutti tesi a creare una geografia della mente,
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di Andrea ruggieri
figlia della formazione scientifica dell’artista palermitano che, quasi come un agrimensore, mira a formalizzare una soluzione estetica che trae spunto dalla geografia di un’isola, utilizzata come traccia primitiva di una rappresentazione universale, figlia di una condizione territoriale che impone sempre il contatto con un limite fisico. Da un’isola lo sguardo è sempre rivolto al mare, all’orizzonte percepito come linea continua e infinita, un confine stabile e immutabile, ma che suggerisce la ricerca di un modo per valicarlo, per farne un’opportunità anziché un impedimento geografico. Un limite orizzontale, dunque, cui si sovrappongono limiti verticali, in un sistema di più coordinate cartesiane che definiscono uno spazio non euclideo, ma più complesso, dato da una giustapposizione di piani dimensionali, dai quali l’artista si sposta continuamente intuendo spazi diversi, prima su un piano di astrazione poi su quello fisico, tentando un’approssimazione sempre maggiore. In quest’approssimazione rintraccia però un fallimento che non nega la possibilità di ambientarsi, costruire una relazione con gli oggetti, anzi è in questo fallimento che Mortellaro trova il suo rapporto con il reale, un rapporto che ha però il limite dell’incommensurabilità. Egli dunque si muove su tensioni contrapposte. La tensione verticale di Ascend e RCK, la pura durezza del marmo e la fragile incisione sul vetro, viene bilanciata dalla scarna pulsione orizzontale di Infinity of Infinities e Okeanos due superfici di acciaio sulle quali elementi filiformi o sferici creano un microcosmo misurabile, un equilibrio potenziale, come a consentire al visitatore di individuare la propria collocazione all’interno di questo spazio. RCK è una composizione di cinque incisioni su vetro ottenute mappando le aree a definizione nulla delle fotografie di una cava di basalto. Più
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abolito il cielo
si sprofonda nelle geografie dello sconosciuto più le aree incise si fanno arcipelago, costellazione, più si va a fondo nell’indagine maggiori sono le aree da esplorare, le lacune da colmare nella conoscenza. Al contrario Ascend è costituito da frammenti di lastre di marmo ancorate a terra da morse da ebanista. Il materiale mobile si staglia verticale sul piano orizzontale del pavimento. Okeanos nella mitologia era il fiume che scorreva intorno al mondo conosciuto, delimitandone i confini più remoti. Nel percorso di Mortellaro diviene il limite tra l’ombra e la luce, tra uno stesso materiale trattato in modo differente, del quale tralascia il significato alchemico, soffermandosi piuttosto sulle caratteristiche prima etiche e poi estetiche per rendere forme apparentemente in perenne sofisticazione. Tutti i lavori nascono dall’esigenza di creare nuovi sistemi di riferimento, frutto del sovvertimento iniziale di prospettiva sull’universo, basato sulla reale impossibilità di misurare una dimensione infinita che Mortellaro risolve considerando infiniti diversi, con velocità e densità differenti, fino a riuscire ad immaginare “infiniti” infiniti. Ma di questi l’artista ne seleziona due, quello del piano, la prospettiva dello sguardo, dell’orizzonte appunto, e quello della sfera, una superficie da percorrere infinite volte, come se si osservasse un paesaggio con occhi sempre diversi, scoprendone ad ogni passaggio diverse sfaccettature e prospettive. L’uso del video in quest’occasione contribuisce a visualizzare questo tentativo. Sfere di piombo si muovono su una superficie verticale mutando continuamente l’equilibrio, si attraggono e si respingono alla ricerca di una composizione sempre precaria e mutevole. È questa la rappresentazione di quel sistema chiuso, di quell’ambiente circoscritto nel quale ogni intrusione corrisponde ad un riassestamento delle parti. Introducendo una nuova variabile gli elementi preesistenti si dispongono in modo da ridurre a zero il disequilibrio provocato, le forze attrattivo-repulsive si compensano
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pa gina opposta opposite As cend IV, 2015 mar mo, mor sa da ebanista in legno marble, old cabinetmaker vise 114 x 56 x 49 cm Bad New Business Galler y, Milan collezione privata private collection
di Andrea ruggieri
e si uguagliano per determinare un assetto nuovo, persistente fino al successivo accadimento. Ogni ingresso perturba l’equilibrio che regna all’interno della composizione. Natura, paesaggio, forze, infinito sono dunque concetti con i quali non ci si può non confrontare indagando il lavoro di Ignazio Mortellaro, ma ciò su cui è necessario soffermarsi è il rapporto che essi hanno con l’individuo, l’essere umano che diventa unità di misura di tutto questo. Costruire un lavoro diviene quindi leggere la natura, farsi affascinare dalle sue dinamiche intrinseche per poi destrutturarle e decodificarle, inserirsi nel flusso energetico per sfatare le letture consolidate. Il cielo è abolito.
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heaven abolished
Heaven Abo lished
Keep your eye at the telescope, Sagredo. What you see means that there is no difference between Heaven and Earth. Today is the tenth of January, sixteen hundred and ten. Mankind will write hi its journal: Heaven abolished! Bertolt Brecht, Life of Galileo, 1938-39
H
eaven abolished. A subversion of common sense, from the usual interpretation of nature that forces us to look with different eyes at the known world. Perhaps this is a necessary step in order to achieve awareness of one’s balance in the universe, made of opposing forces that arrange themselves to create the reality that we go through daily. If the sky is abolished, also the Ptolemaic school of thought is abolished, in order to demolish a consolidated and obsolete view of the universe. Man is thus subject to laws of ambiguous interpretations. He moves without being able to measure his steps and needs new reference systems that enable him to certify his role in an ongoing project. Ignazio Mortellaro borrows a verse from the Life of Galileo by Bertolt Brecht as the title to his new solo show, to introduce the visitor in a closed system of different elements, designed to provide empirical representation of forces in perpetual tension. Through drawings, sculptures, videos and installations that confront different and essential materials such as glass, marble, steel, lead, the artist thus proposes his own constellation in perpetual motion, the representation of infinite worlds that overlap. The exhibition is articulated between recent works and others made for the occasion, all aimed to create a geography of the mind, offspring of
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by andrea ruggieri
the scientific training of the artist from Palermo. Almost like a land surveyor, he aims to formalize an aesthetic solution that draws on the geography of an island, used as a primitive trace of a universal representation, derived from a territorial condition which imposes frequent contacts with a physical limit. From an island, the outlook is always turned to the sea, to the horizon line perceived as continuous and infinite, a stable and unchanging boundary, which prompts the search for a way to cross it, in order to turn it into an opportunity rather than a geographical impediment. A horizontal limit, therefore, where vertical limits overlap, in a system of several Cartesian coordinates that define a nonEuclidean space, but more complex, given by a juxtaposition of dimensional planes, from which the artist moves continuously sensing different spaces, first on an abstract and then on a physical level, attempting an increasing approximation. In this approximation he traces a failure that doesn’t deny the possibility of positioning oneself, building a relationship with objects. Rather, it is in this failure that Mortellaro finds his relationship with reality, a relationship that has, however, the limit of incommensurability. He moves, therefore, on opposing tensions. The vertical tension of Ascend and Rck, the hardness of pure marble and the fragile glass engraving, is balanced by the gaunt horizontal drive in Infinity of Infinities and Okeanos, two steel surfaces on which fibrous or spherical elements create a measurable microcosm, a potential equilibrium, so as to allow the visitor to find his place within
Conversazione attraverso il granito fotog rafia d’archivio archive photog raphy
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heaven abolished
this space. Rck is a composition of five etchings on glass obtained by mapping the areas of no definition in the photographs of a basalt quarry. The more one sinks into the geographies of the unknown, the more the areas engraved become an archipelago, a constellation. The more one deepens the survey, the more are the areas to explore and the gaps to fill with knowledge. On the contrary, Ascend consists of fragments of marble slabs anchored to the ground by cabinet makers vices. The mobile material stands vertically on the horizontal plane of the floor. In mythology, Okeanos was the river that flowed around the known world, and marked its farthest reaches. In Mortellaro’s path, it becomes the boundary between the shadow and light, between the same material treated in a different way, overlooking the alchemic meaning, focusing rather first on the ethical characteristics, then the aesthetical, to render forms seemingly in perennial sophistication. All works stem from the need to create new reference systems, as a result of the initial upheaval of perspective on the universe, based on the real inability to measure an infinite dimension that Mortellaro resolves considering different infinities, with different speeds and densities, until he is able to imagine “infinite� infinities. But of these, the artist selects two: that of the plane, the prospective of the view, certainly that of the horizon; and that of the sphere, an area to be covered countless times, as if one observes a landscape always with different eyes, discovering each time different facets and perspectives. On this occasion, the use of video helps to visualize this attempt. Lead balls move on a vertical surface continuously changing balance, they attract and repel each other in the search for a configuration, which is always precarious and volatile. This is the representation of that closed system, limited to that environment in which any intrusion corresponds to a rearrangement of the parts. Introducing a new variable, the existing elements are
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by andrea ruggieri
arranged so as to reduce to zero the imbalance caused, attractiverepulsive forces are compensated and match to determine a new structure, lingering until the next occurrence. Each input perturbs the equilibrium that exists within the composition. Nature, landscape, forces, infinity are thus concepts with which one cannot avoid confronting when investigating the work of Ignazio Mortellaro. Although, that which needs explanation is the relationship these have with the individual, the human being who becomes unit of measurement of all this. Creating a work thus becomes reading nature, being fascinated by its intrinsic dynamics to then dismantle and decode them, to enter the flow of energy in order to dispel the consolidated interpretations. Heaven abolished.
10011610, 2015 Bad New Business Galler y, Milan
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Overturning Moment, 2015 Parco Archeologico delle Mura Dionigiane, Siracusa fotog rafie bn medio-for mato bw medium-for mat photog raphs
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di Francesco Pantaleone
abbassare la linea d’orizzonte
L
a natura del rapporto gallerista/artista è tanto forte quanto soggettivo, nel caso mio e di Ignazio Mortellaro posso dire essere certamente un legame di stima e amicizia. Stima cresciuta nel tempo attraverso il confronto e il dialogo, rispetto reciproco, attraverso la condivisione di comuni obiettivi. Parlare qui del fatto che io lo consideri ovviamente un eccellente artista sarebbe troppo ovvio, oltre che dimostrato dai fatti. Mi piace invece fare un esempio semplice e quotidiano di quello che intendo dire fiducia in un rapporto che travalica l’ambito strettamente professionale. E’ stato naturale per me coinvolgere Ignazio nel progetto di ripensamento del mio studio adiacente la galleria, un luogo particolare che si affaccia su uno dei Quattro Canti di Palermo, e il suo apporto è stato prezioso. Di fronte al mio dubbio la sua visione, la sua attenzione, la sua esperienza, la sua conoscenza di me e delle mie aspettative, sono stati per me una guida, sintetizzata in una frase detta da Ignazio osservando lo spazio, che poi è rimasta nella mia testa “occorre abbassare la linea d’orizzonte”. Esatto. Saper andare oltre, per incontrare l’altro. Il suo intervento tecnico e progettuale all’interno di quello spazio che per tutti noi è “casa” è stato possibile solo grazie alla capacità di confronto, di ascolto, alla sinergia, cose che non devono essere mai date per scontate, ma sempre alimentate. Se esiste questa possibilità, allora lavorare insieme è un viaggio straordinario.
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Ciò che sta in alto è come ciò che sta in basso e ciò che sta in basso è come ciò che sta in alto (detta gli/details), 2013 Party with Us (Ten Year s after) Francesco Pantaleone arte Contemporanea , Paler mo
by francesco pantaleone
low ering t he ho riz o n line
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he nature of the gallerist/artist relationship is just as strong as it is subjective. In my and Ignazio Mortellaro’s case, I can say it is a bond of esteem and friendship. Esteem grown in time through discussion and dialogue, through mutual respect, and through sharing common objectives. Speaking here of the fact that I obviously consider him to be an excellent artist would be too obvious and able to be proven by facts. I would instead rather give a simple example to show the trust that exists in this relationship beyond our profession. It was natural for me to involve Ignazio in the project of rethinking my studio, adjacent to the gallery, a particular place overlooking one of the Quattro Canti of Palermo. His contribution was invaluable. My doubts were met with his vision, attention, experience, knowledge of myself and of my expectations. He was my guide. To summarize, there is one phrase Ignazio said as he observed the space which then remained with me: “the horizon line needs to be lowered.” Exactly. Knowing how to go beyond to encounter the other. His technical and design intervention in that space, which is “home” for all of us, was made possible thanks to the ability to debate, listen, to the synergy, things that should never be taken for granted but always nourished. If the possibility for this exists, then working together is always an extraordinary voyage.
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Per un atlante di un infinito polveroso
Pe r u n at la nt e di u n infinito polv eroso
“Il più grande scrittore della letteratura italiana di ogni secolo, Galileo, appena si mette a parlare della luna innalza la sua prosa a un grado di precisione e di evidenza e insieme di rarefazione lirica prodigiose. E la lingua di Galileo fu uno dei modelli della lingua di Leopardi, gran poeta lunare”. Italo Calvino1
L
a discussione intorno al concetto di “‘Apar” nasce per presentare una selezione di opere di Ignazio Mortellaro alla maniera di un atlante tridimensionale, suddiviso in una serie di sezioni all’interno delle quali sono state allestite le opere. I diversi capitoli di tale atlante ideale, pur mantenendo un dialogo continuo gli uni con gli altri, hanno dei titoli evocativi, alcuni dei quali già utilizzati dall’artista in passato per i suoi lavori: Strumenti, Oggetti Oscuri del Profondo Spazio, Lune, Stelle e Costellazioni, Terra e Soli. I richiami sono continui tra le diverse opere, perché il disegno generale è quello di una cosmogonia, dove tutto è in divenire e le ultime opere realizzate dall’artista – le macchie solari rappresentate in Perfectibilité – in realtà potrebbero sembrare isole sperdute nel mare e aprire un abisso continuo di richiamo, un gioco infinito di mise en abîme. Questa idea è nata studiando il corpus di lavori realizzato negli ultimi anni, con l’intento di organizzarli secondo una mappatura personale e presentarli come un ciclo narrativo che attraversa la produzione dell’artista. Una geografia che delimita un territorio, ma anche una bussola che indirizza l’artista all’interno del suo stesso percorso di ricerca. La parola “atlante” indica anche la totalità del progetto di lavoro di Mortellaro, il quale rielabora sottotraccia l’antica pratica
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di Valentina Bruschi
dell’indagine alchemica, che da secoli affascina gli artisti in un cammino di elevazione spirituale attraverso l’arte. Un eterno rincorrere l’ideale di perfezione dell’opera mediante l’incontro/ scontro tra fisica e chimica, capace di sincretismi metafisici nell’unione tra particolare e universale. Come nel passato l’obbiettivo dell’alchimista era il sapere universale, oggi per Ignazio Mortellaro è la sperimentazione di nuove forme estetiche con cui egli racconta l’originario continuum tra uomo e natura, riprendendo alcune tematiche dai grandi maestri dell’Arte Povera – come Giovanni Anselmo, con il quale condivide una forte attrazione per le isole Eolie laddove si incontrano in una sintesi millenaria i quattro elementi (Acqua, Aria, Terra, Fuoco)2. Il metodo scientifico di Ignazio Mortellaro, architetto ed ingegnere di formazione, attraversa i media più diversi, dalla scultura all’installazione, dalla fotografia al video e si esplica in una pratica poliedrica che prende varie forme, prediligendo materiali quali cemento, metallo, vetro, carta e i colori essenziali del bianco e nero, tra i quali compare per la prima volta il colore acquerellato a mano sulla fotografia Viriditas, uno specchio d’acqua scattato dall’artista al Parco Burle Marx a San Paolo del Brasile. Filosofia, cinema e letteratura sono riferimenti costanti dell’artista in una ricerca di “sintesi di saperi” d’impronta umanistica, dove l’uomo è al centro del processo di trasformazione, anche se non è mai l’oggetto della rappresentazione. L’essenzialità del “plasticismo matematico” dell’artista raggiunge una notevole espressione creativa nel rapporto con la musica (la qualità fisica del suonovibrazione, per l’artista, sottolinea il legame uomo/universo), lavorando con il collettivo Oblivious Artefacts, attivo dal 2008 e per il quale Ignazio Mortellaro cura l’immagine grafica di
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pa gine se guenti follo wing pa ges Vedere il vento (To See the Wind), 2013 fotog rafia analogica bn analogue bw photog raphy collezione privata private collection
Per vedere il vento basta lanciare un pugno di sabbia in aria. Per svelare l'invisibile è necessario un gesto concreto. L'arte non è né più né meno di questo. [I. M.] Just throw a fist of sand into the air to see the wind A tangible action is needed in order to reveal the invisible Art is not more, nor less, than this. [I. M.]
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Per un atlante di un infinito polveroso
numerose etichette internazionali di elettronica sperimentale. L’insieme delle opere invita lo spettatore a percorrere un tracciato circolare, che prende la forma di una falce (lunare?) e termina – o meglio inizia – in un spazio sferico, Okeanos, luogo polveroso e originario idealmente simile anche allo studio dell’artista, luogo del pensiero e/o della malinconia. Un percorso particolare che inizia con calibri e compassi, objetstrouves ricomposti dall’artista nell’armonia geometrica dell’opera d’arte. Alcuni di essi, già dal titolo, rivelano l’ambiguità della loro funzione di Strumenti per il Fallimento, dichiarando “l’impossibilità di una sintesi tra lo spazio che siamo e quello che abitiamo, nonostante la necessità quotidiana dell’esercizio di misurazione”, afferma Mortellaro. Tra gli Strumenti, il Méridienne de France, dove il tracciato verticale inciso dall’artista rimanda alla Carta di Francia, conclusa alla vigilia della Rivoluzione, che serviva non solo a descrivere il territorio ma letteralmente a costruirlo utilizzando la triangolazione. Qui tornano i rimandi alla visione galileana della lettura dell’Universo attraverso forme geometriche e alla cartografia come metodo di trasformazione del sublime disordine del mondo in traccia visibile e organizzata. Il lavoro evoca la profonda esigenza di armonia che anima la ricerca dell’artista, affine al “furor geometricus” di Italo Calvino in cui, “l’atteggiamento empirico e quello poetico coincidono: entrambi sono attitudini insieme di ricerca e di progettazione, di scoperta e di invenzione”. L’artista lavora contemporaneamente su serie diverse, ognuna segue una ricerca differente ma tutte interconnesse tra di loro: dagli Oggetti oscuri del profondo spazio, tele ricoperte da diversi strati neri di bitume di Giudea e da cui emergono
Nucleo e superficie, 2014 (Core and surf ace) supporto, sfera e compasso di fer ro iron table, iron sphere, iron compass
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di Valentina Bruschi
quali appaiono i segni bianchi delle galassie; all’insieme di “Stellate”, stampe fotografiche della crosta terrestre dove l’effetto di morbido chiaroscuro è reso da varie sfumature di grigio, sulle quali sono disegnate geometrie che sembrano fluttuare nello spazio, come tra le coordinate di uno zodiaco. La serie Land, disegna geografie dove la superficie metallica dell’opera ossidata viene ridefinita dall’artista attraverso la sovrapposizione di fili di nylon tesi tra chiodi. Il territorio è percepito come materia viva e in trasformazione, ma anche come mappa concettuale in cui lo spazio fisico diventa pensiero. Così anche nella serie Mindscapes, in cui l’orizzonte viene composto dall’accostamento di vecchie fotografie in bianco e nero. Idealmente i Soli concludono il percorso della ricerca, dal nero all’oro: la teoria di lavori intitolati Perfectibilité è composta da piccole opere preziose create dal riuso di scarti della fusione in bronzo di un albero di Giuseppe Penone e l’ermetico “sole bianco” in ottone è un punto d’arrivo, l’oggetto verso il quale tende l’impulso utopico dell’artista, lo splendor solis. L’opera fotografica, Vedere il vento, è il compendio degli elementi
Conversazione attraverso il granito, 2013 (Conver sation through g ranite) cemento, muschio concrete, moss 50 x 40 x 35 cm
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Per un atlante di un infinito polveroso
opposti Aria e Terra e della dicotomia finito/infinito. L’immagine rimanda all’idea di “‘Apar”, tratto da una lettura filologica di Giovanni Semerano del concetto chiave attribuito al filosofo greco Anassimandro, l’àpeiron, che non rimanderebbe più alla concezione dell’infinito come in Platone, in Aristotele e nella metafisica successiva, ma significa “terra”, “polvere”, “fango”: il semitico “’apar”. Una concezione di “appartenenza alla terra” che si ritrova nella tradizione culturale di origine mediorientale e presente nel sempre citato passo biblico: polvere sei e polvere ritornerai. Questa visione è vicina alla ricerca di Ignazio Mortellaro e alla sua urgenza di trovare nuove direzioni prospettiche, apre territori diversi e suggerisce un movimento ciclico, come il moto delle stelle e delle maree. Un ribaltamento continuo in cui “Ciò che è in basso è come ciò che è in alto e ciò che è in alto è come ciò che è in basso”.
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Da una lettera di Italo Calvino a Anna Maria Ortese pubblicata sul Corriere della Sera il 24 dicembre 1967
Nell’arte contemporanea l’ermetismo filosofico ha avuto molta influenza nella produzione artistica e nella critica d’arte in Italia a partire dalla fine degli anni Sessanta, rivalutato recentemente anche nella mostra “Il Palazzo Enciclopedico” curata da Massimiliano Gioni per la 55esima Esposizione Internazionale La Biennale di Venezia, nel 2013.
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pa gina opposta opposite RCK , 2014 vetro inciso a mano hand etching g lass 5 elements 47 x 32 cm foto di photo by Adrianna Glaviano
di Valentina Bruschi
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For an atlas of dusty infinity
Fo r an at las o f du st y infinity
As soon as he starts talking about the moon, Galileo, the greatest Italian literature writer of any century, raises his prose to a degree of accuracy and evidence combined with a prodigious lyrical rarefaction. And the language of Galileo was one of the models of Leopardi, great poet of the moon. Italo Calvino1
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he discussion around the concept of the “‘Apar” came about discussing the possibility of presenting a selection of works by Ignazio Mortellaroin in the form of a three-dimensional atlas, divided into a number of sections. The different parts of this ideal atlas maintain a continuous dialogue with each other and have evocative titles, some of which have been previously used by the artist for his works: Tools, Dark Objects from Deep Space, Moons, Stars and Constellations, Earth and Suns. The reference is always continuous between the different works, because the overall design is that of a cosmogony, where everything is in flux and, in fact, the latest works by the artist – sunspots represented in Perfectibilité – might also seem like remote islands in the sea and open an abyss of continuous connections, an endless game of mise en abîme. This idea was born reconsidering the body of work carried out in recent years by Ignazio Mortellaro, with the intent of organizing them according to a personal mapping and presenting them as a narrative cycle that runs through the artist’s production from 2010 to the present. A geography that defines an area, but also a compass that directs the artist within his own research. The word ”atlas” also indicates the entirety of the artist’s research
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by Valentina Bruschi
project, underlying the ancient practice of alchemic investigation, for which centuries has fascinated artists towards a journey of spiritual upliftment through art. An eternal quest for the ideal perfection of the work of art through the encounter/clash between physics and chemistry, capable of metaphysical syncretism in the union between the particular and the universal. In the past, the goal of the alchemist was Universal Knowledge, whereas today for Ignazio Mortellaro it is to experiment new aesthetic forms with which he recounts the original continuum between man and nature, taking up some themes from the great masters of the Sixties – like Giovanni Anselmo , with whom he shares a strong attraction for the Aeolian Islands where the four elements (Water, Air, Earth, Fire)2 meet in a millennial synthesis. The scientific method of Ignazio Mortellaro , architect and engineer by training , is expressed through different media, from sculpture to installation, from photography to video, in a multifaceted practice that takes many forms, preferring materials such as concrete, metal , glass, paper and the essential colors of black and white and, for the first time, the green ink wash on the photograph Viriditas, a stretch of water shot by the artist in the Burle Marx Park in São Paulo, Brazil. Philosophy, film and literature are constant references for the artist in a search for the humanist characteristic of the “synthesis of knowledge”, where man is at the center of the process of transformation, even if he is never the object of representation. The essence of the “mathematical plasticity” of the artist achieves a remarkable creative expression in the relationship with music (for the artist, the physical quality of sound-vibration stresses the link between man/universe), curating the image of many international labels of
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experimental electronica with the collective Oblivious Artefacts, founded in 2008. The installation of the works in this ideal “atlas” invites the viewer to a cyclic path, which takes the form of a crescent (the moon?) and ends – or rather starts – in a spherical space, Okeanos, a dusty and archetypal place, ideally similar to the artist’s studio, a place for thought. The journey begins with gauges and compasses, objets trouves reassembled by the artist in the geometrical harmony of the artwork. Some of their titles reveal the ambiguity of their role as Strumenti per il Fallimento (NT: tools for failure), declaring, ”the impossibility of a synthesis between the space we are and that we inhabit, in spite of the necessary daily practice of measuring”, says the artist. The artist works on different series at the same time, carrying out parallel researches, all related to each other: amongst the tools, the Méridienne de France, has an emblematic role. The vertical trail engraved by the artist refers to the great topographical map of France, created in the eighteenth century, which served not only to measure the territory, but to build it using triangulation. The reference here returns to the Galilean vision of the Universe to be read through geometric shapes and to cartography as a method of transformation of the sublime disorder of the world in visible and organized traces. The work evokes the profound need for harmony that animates the artist’s research, similar to Italo Calvino’s “furor geometricus” in which, “the empirical and the poetic attitudes coincide: both are attitudes set for research and design, discovery and invention.” The series of Oggetti oscuri del profondo spazio, comprises paintings made by layering several coats of black bitumen of Judea on wood, with white and gold crystallizations of the galaxies; the Stellate sequence presents photographic prints of the Earth’s crust where the chiaroscuro effect is obtained with soft shades of grey, on which one could
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pa gina opposta opposite Sezione I, 2013 fotog rafia analogica bn analogue bw photog raphy
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draw shapes floating in space using coordinates of stars like in a zodiac. The Land cycle includes drawn the geographies on oxidized metal, where the surface of the work is redefined by the artist through the overlapping of nylon wires stretched between nails. The territory is perceived as alive and manipulable, but also as a conceptual map in which the physical space becomes a matter of the mind. As in the Mindscapes series, in which a horizon is created by combining two old black and white photographs. Ideally the Circle works draw a diagonal through the research, moving from black to gold, in which the “white sun” in brass is a point of arrival, the object towards which the utopian impulse of the artist tends to, the “splendor solis”. The photographic work, Vedere il Vento, is the epitome of the opposing elements of Air and Earth, and the dichotomy of finite/ infinite. The image refers to the title chosen for this specific project, ‘Apar, taken from Giovanni Semerano’s philological reading of the key concept of the Greek philosopher Anaximander, the àpeiron, which wouldn’t refer to the philosophical concept of infinity as in Plato, Aristotle and in all the metaphysics after them, but it would be translated into “earth “, “dust “, “mud “, as in the Semitic “‘apar”. A concept of “belonging to the earth” that is found in all previous cultural traditions of Middle Eastern origin, also present in the often quoted passage from the Bible: “for you are dust, and to dust you shall return”. This vision is close to Ignazio Mortellaro’s urgency to find new directions of perspective, opening new territories and suggesting a cyclical movement, like the motion of the stars and the tides. A continuous reversal, as in the work, Ciò che è in basso è come ciò che è in alto e ciò che è in alto è come ciò che è in basso (TN: That which is below is like that which is above and that which is above is like what is below). 1
From a letter by Italo Calvino to Anna Maria Ortese published in Corriere della Sera, 24th December 1967
Hermetic philosophy had much influence in the artistic production and art history studies in Italy from the end of the Sixties and has been recently evaluated in the exhibition “The Encyclopedic Palace” curated by Massimiliano Gioni for the 55th International Exhibition at the Venice Biennale in 2013.
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by Valentina Bruschi
Overturning Moment, 2015 Parco Archeologico delle Mura Dionigiane, Siracusa fotog rafia analogica bn analogue bw photog raphy
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Dove c’è silenzio e dove ci sono parole
D ove c ’è silenz io e dove c i so no pa role
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l mio occhio si ferma sulle superfici erose e arrugginite delle lastre di ferro, e trova qui i vibranti colori dell’autunno mossi da un vento caldo che riempie le cave di rame e che fa suonare le rocce vulcaniche espandendo in modo profuso il suo respiro e il suo profumo al muschio rinsecchito al sole di una tarda primavera, in una brulla campagna, di una secca terra, di isola salmastra. Prosegue lo sguardo in questi paesaggi frontali, ed esplora le qualità della materia. Le lande di Ignazio Mortellaro sono paesaggi interiori, che domandano ai sensi la pazienza di scorrere tra le trame della materia, ricca come dei ricordi, come se fosse un verso di una poesia. Frase per frase, centimetro per centimetro, l’occhio percorre queste superfici di terra dura, dove c’è silenzio e dove ci sono parole. La forza del lavoro di Mortellaro è quella di riuscire a far decantare la voce roca della materia, metterla in crisi per farla infine risaltare attraverso la relazione con elementi tra loro differenti, producendo quella che tempo fa ho definito una tensione dialettica tra l’organizzazione geometrica e la mistica alchemica. Sono opere concrete dalla forte presenza fisica, sostenute o meglio accompagnate da messaggi intellettuali e raffinati. Opere in cui il contenuto eterno e trascendente trova la sua relazione armonica con la caducità di tutte le cose destinate a morire e corrodersi nel tempo. Sono opere naturali, naturali come l’uomo, come il marmo, come la ruggine, come la terra colorata dal ferro. Collocate in spazi esterni si sovrappongono agli elementi del paesaggio in modo così profondo che a stento appaiono visibili. Queste opere non sono squillanti, non sovraccaricano il mondo già pieno, ma sono azioni poetiche, gesti semplici ma significativi, come quello di raccogliere una foglia secca, rossa, caduta da un castagno per posarla su una panchina di granito mangiucchiato dal tempo e colorato dai verdi riarsi e dai gialli incostanti di antichi licheni.
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di simona squadrito
Atelier Quattro Canti, Paler mo 2017 fotog rafia bn medio-for mato bw medium-for mat photog raphy
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Where there is silence and where there are words
Where t here is silenc e and w here t here are wo rds
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y eye stops on the eroded and rusted surface of the iron plates and finds the vibrant colors of autumn, moved by a warm wind that fills the copper ropes and which makes the volcanic rocks sing, profusely expanding its breath and its musty smell, dried in the late spring sun of the barren countryside of the dry earth of a salty island. The gaze continues to the nearest landscape, and explores the quality of the material. Ignazio Mortellaro’s lands are these interior panoramas, which ask the senses to be patient and to flow between the patches of the material, rich like memory, as though they were verses of poetry. Sentence by sentence, centimeter by centimeter, the eye wanders across these surfaces of the hard earth, where there is silence and where there are words. The strength of Mortellaro’s work lies in his ability to praise the raspy voice of the material, to put it in crises and to make it, in the end, stand out through its relationship with elements which are different from each other, producing that which in the past defined the tension between geometric organization and the mystical alchemy. They are concrete works through a strong physical presence, sustained or rather accompanied by intellectual and refined messages. Works in which the eternal and transcendent content finds harmony in the transience of all things destined to death and corrosion in time. They are natural works, natural like man, like marble, like rust, like earth colored by iron. Placed in outdoor spaces, they overlap with the elements of the landscape so deeply that they are barely visible. These are not blaring works which weigh on an already over-loaded world, but rather they are poetic actions, simple but significant gestures, like that of picking up a dried leaf, red, fallen from the chestnut tree, and placing it on a granite bench which has eroded with time and is now colored with the parched greens and inconsistent yellows of the antique lichen algae.
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by simona squadrito
Land VII [Da Capo d’Orlando a Capo Zaf ferano e isola Filicudi], 2017 (detta glio/detail) fer ro, chiodi, filo di nylon, legno iron, nails, nylon wire, wood 77 156,5 x 109,5 cm
dialogo senza soluzione di continuità
d i alo g o senz a s o lu z io ne di c ontinuità
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a circa dieci anni Ignazio Mortellaro porta avanti una ricerca artistica fatta di nuove intuizioni e necessari ritorni il cui filo conduttore è sempre lo stesso, il paesaggio vissuto nella sua doppia accezione fisica e mentale. Non c’è da stupirsi in questo senso, se pensiamo che l’artista è nato e vive in Sicilia. Della sua terra Ignazio ha assimilato il forte spirito entropico, quella specifica attitudine a prendere costantemente “le misure” con la natura che lo circonda e che è fatta di movimenti lenti e proiezioni catastrofiche. Al “quadro grandioso del mondo fisico con i suoi ritmi e i suoi eventi”, Mortellaro dedica ogni aspetto del suo lavoro, alla costante ricerca di quel confine, o meglio, punto di aderenza tra sé e ciò che lo circonda, tra la natura inconsapevole e incontrollabile e le modalità attraverso cui l’uomo vi si accosta. Ogni sua opera è caratterizzata da questo continuo oscillare tra l’esaltazione delle peculiarità della materia nuda e l’azione metodologica dell’artista che interviene con le sue scelte per tracciare un possibile percorso all’interno della molteplicità delle prospettive. Il metodo secondo cui Ignazio procede è affine a quello della poesia, pochi, semplici elementi sono in grado da soli di evocare distanze sconfinate e geografie mobili. Non a caso spesso a guidare la genesi delle opere sono i versi di Ungaretti, Pessoa, Camus e le parole lucide e visionarie di Calvino. La ricerca scientifica, la geometria e l’alchimia sono sempre stati gli ambiti privilegiati di questa esplorazione della natura, assieme all’arte. Mortellaro guarda alla storia recente, alla Land art e al contesto squisitamente italiano, a Zorio e all’Arte povera da cui prende soprattutto la capacità di assemblare materie prime e processi, il suo è un lavoro multimediale che spazia dalla carta, al
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di daniela cotimbo
ferro all’inserto tecnologico. Particolarmente sentito è il rapporto con la musica, che si manifesta in diversi ambiti. Una recente opera, Aurora, amore festoso d’un eco, è costituita da quattro tamburi indiani, strumenti dalla valenza simbolica e feticista, oggetti votati al rituale primitivo. La stessa natura rituale, cadenzata da ritmi ipnotici e ossessivi si manifesta nella performance sonora che accompagna l’opera, questa volta frutto di una composizione elettronica di Roots In Heaven. La musica, come la poesia, grazie alla sua capacità di farsi materia organica e impalpabile, ben si presta ad eludere i limiti tra spazi significanti e aprire varchi tra le innumerevoli manifestazioni del mondo. Proprio il concetto di limite, attraversa i diversi momenti della ricerca di Mortellaro “inteso come estremo di un intervallo aperto, come luogo della ricerca, della verifica, della misura, operazioni che ritengo fallimentari se direzionate ad una sintesi esatta ma allo stesso tempo un esercizio quotidiano necessario per l’uomo”. Sono dichiaratamente legate al concetto di limite opere come Overturning Moment del 2015, la grande installazione ambientale concepita come una frontiera che separa il mare dalla terraferma, una linea di demarcazione netta che interpreta il sentimento di chi, vivendo su un’isola, sente costantemente il volume fisico di questo confine; Anche la serie Ascend, fa riferimento a questo principio e lo fa mettendo in campo le leggi della fisica: una chiave francese in ferro trattiene all’interno della sua morsa un pezzo di marmo bianco, la tensione dell’incontro tra i due è palese e si esprime nonostante la loro staticità. Al perimetro, alla linea di demarcazione che è frutto del lavoro fisico dell’artista, sono dedicate anche le opere della serie Land. Lastre di ferro ossidato su cui sono incisi i profili di isole del Mediterraneo. Dove l’autore sottrae, la materia
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dialogo senza soluzione di continuità
restituisce il suo stadio originale. Su di ognuna di queste mappe mentali è presente un pattern in nylon attraverso cui sono tracciate forme geometriche perfette. I due livelli significanti, quello relativo al mondo organico e quello che riconduce al rigore e alla misurazione sono compresenti nell’opera a dimostrazione del fatto che essi rappresentano una complementarietà. Alla domanda sul ruolo dell’uomo e dell’artista all’interno del paesaggio, Ignazio Mortellaro risponde attraverso le sue personali geografie, in cui l’aspetto psichico diventa strumento per interpretare le diverse sfaccettature della realtà. Non uno ma diversi luoghi possibili e leggibili secondo infiniti punti di vista, tutti tenuti assieme dalle forme organiche e mutevoli del linguaggio. La necessità di un dialogo continuo con il paesaggio va avanti pur nella consapevolezza dell’impossibilità di una risposta univoca. Ignazio in questo senso ci offre diversi spunti, il suo è un lavoro che ritorna alle origini ma che al contempo si manifesta in una modernità tangibile. L’analogico e il digitale sono i due poli attraverso cui tutto si muove, in un viaggio senza “soluzione di continuità” alla ricerca del sé e dell’altro.
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Terrae Motus, 2012 fili d’oro, argento, nylon, piombo, luci al neon, cuf fie, mixer audio, microfoni piezometrica, pc, serbatoio d’inchiostro, carte nautiche gold thread , silver thread, nylon, lead, neon lights, headphones, audio mixer, microphones piezometric, PC, ink reservoir, nautical charts Assab One, Milan
di daniela cotimbo
Scoglio dei due fratelli, Siracusa 2015 fotog rafia analogica bn analogue bw photog raphy
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an endless dialogue
an endl ess dialo g u e
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or ten years, Ignazio Mortellaro has brought forward an artistic research made out of new intuitions and necessary returns to the past, of which the guiding string is always the same: the landscape he has lived in both physically and mentally. One should not be surprised of this fact if we think that the artist was born and lives in Sicily. Of his land, Ignazio has gained a strong entropic spirit, that specific attitude of constantly taking ‘measurements’ of the nature that surrounds him and which is made from slow movements and catastrophic projections. In “great picture of the physical world with its rhythms and events,” Mortellaro dedicates each aspect of his work to the constant research of boundaries, or more specifically, of the point of adherence between himself and that which surrounds him, between the oblivious and uncontrollable nature and the ways in which man approaches it. Each of his works is characterized by this continuous oscillation between an exaltation of the peculiarities of the naked material and the artist’s methodological actions that interfere with his choices to trace a possible route into the interior of multiple perspectives. The method with which Ignazio proceeds is similar to poetry: few, simple, elements able, on their own, to evoke limitless distances and movable lands. It is not by chance that the genesis of his works are often based in the verses of Ungaretti, Pessoa, Camus, and the lucid words of the visionary Calvino. The scientific research, the geometry, the alchemy, have always been, together with art, preferred areas in this exploration of nature. Mortellaro looks at recent history, Land Art, and at the exquisitely Italian context of Zorio and Arte Povera, from which he takes, above all, the capacity to assemble primary materials
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by daniela cotimbo
and processes. His multimedia work ranges from paper to iron to technological inserts. Of particular importance is the rapport with music, which is manifested in various areas. A recent work, Aurora, festive love of an echo, is composed of four Indian drums, instruments of symbolic valor and fetishist, objects voted for primitive rituals. The same ritual nature, cadenced by hypnotic and obsessive rhythms, is manifested in the sonic performance that accompanies the work, the result of an electronic composition by Roots in Heaven. The music, like the poetry, thanks to its ability to turn into organic and impalpable matter, lends itself to evading the limits between significant spaces and to opening the gaps between the countless manifestations of the world. The concept of ‘limit,’ seen in various instances of Mortellaro’s research is “understood as the extremity of an open range, as a place for research, verification, measurement, operations that feel bankrupt when directed towards an exact synthesis but at the same time a daily exercise necessary for man.” There are a couple of works admittedly tied to the concept of limit, such as Overturning Moment from 2015, the large environmental installation conceived as a border that separated the sea from the land, a clear demarcation line that interprets the sentiment of one who, living on an island, constantly feels the physical volume of this border. Or, Ascend, which makes reference to this principle by bringing into play the laws of physics: a French iron key holds a piece of white marble inside it’s vice. The tension between the two is clear and expressive despite their static nature. The perimeter, along the demarcation line which is the result of the physical work of the artist, is also dedicated to the works of the Land series. Plates of oxidized iron on which the profiles of the
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an endless dialogue
Mediterranean islands are engraved. In the places in which the artist subtracts, the material returns to its original state. There is a nylon pattern on each of these mental maps on which perfect geometric forms are traced. The two significant levels, that relative to the organic world and that which brings back the rigor and measurement, are both present in the work and demonstrate a certain complementarity. On the question of the role of man and artist within the landscape, Ignazio Mortellaro responds through his personal geography, in which the psychic aspect becomes a tool to interpret different facets of reality. Not just one but a diverse possibility and readability of places depending on the infinite number of points of view, all held together by organic and mutable forms of language. The necessity for a continuous dialogue with the landscape goes forward with the knowledge of the impossibility of one, unified answer. Ignazio, in this sense, offers a variety of ideas: his is a work that returns to the origins but which simultaneously manifests into a tangible modernity; the analog and the digital are two poles across which everything moves, a journey without a “solution of continuity� in the search for oneself and for the other.
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pa gina opposta opposite Nuda Roccia (Naked Rock), 2015 fotog rafia d’archivio archive photog raphy
by daniela cotimbo
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intervista
int ervis ta
Valentina Bruschi Ignazio Mortellaro
V. B.
I. M.
Com’è organizzato il tuo studio e quali strumenti utilizzi per lavorare? E’ uno spazio che cambia spesso conformazione in relazione ai progetti che sto elaborando, è esposto ad est e a sud, molto luminoso e affacciato sul vivo mercato del Capo di Palermo. C’è un banco da falegname e due tavoli in ferro. Raccolgo tanti oggetti e tanti strumenti, soprattutto di misura o appartenenti a mondi lavorativi scomparsi, mi aiutano nella manipolazione dei materiali e nella ricerca di forme, o diventano essi stessi parti delle mie opere. Potresti delineare brevemente il tuo percorso creativo? Elabori un progetto preciso prima di iniziare? Utilizzi schizzi, fotografie o altre forme di “appunti visivi”? Non esiste uno schema valido per tutti i miei lavori, nonostante ciò la mia formazione tecno-scientifica ha determinato la tendenza a costruire una griglia analitica e progressiva di cui mi servo per affrontare il processo. Mi piace la parola “progetto” in quanto evita di ricorrere a parole come “creazione”, “invenzione” etc. e invece svela la natura sequenziale del pensiero così come dell’azione concreta. In questa logica lo schizzo è una parte necessaria per comprendere la struttura dell’opera nella sua totalità e la finalità del progetto, poi c’è tutto il tempo per la verifica delle sue parti interne, delle loro relazioni e della coerenza. Le fotografie così come tutto quel materiale d’archivio che sono solito raccogliere è uno strato visivo destinato a sedimentarsi così come un testo può esserne una base fondativa.
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pa gina opposta opposite Atelier Santissimo S alvatore, Paler mo 2013
di vanlentina Bruschi
V. B.
I. M.
A quali media guardi per cercare ispirazione? Cosa ti attrae verso particolari immagini? Chi o cosa ti interessa dal punto di vista estetico? Quali sono gli artisti contemporanei o del passato che più ammiri? La prima ispirazione è il mondo che possiamo osservare, quella strana cosa che è il paesaggio, lo spazio a metà tra naturale e artificiale in cui siamo immersi. Non c’è più distanza tra l’immagine e la cosa in sè, tutto è dentro di noi e simultaneamente fuori ed è bello giocare muovendosi in questo fluido intervallo. Siamo perturbatori di un esperimento che comincia nel momento in cui nasciamo, per questo mi affascina la pittura così come il cinema o la letteratura, perché sono spazi di manipolazione, luoghi della narrazione dove è possibile viaggiare nello spazio stando fermi o attraversare epoche in pochi secondi. Sono affascinato da libri come La potenza del pensiero di Giorgio Agamben per la lucidità, Mente e Natura di Gregory Bateson per l’intuizione ecologica, Gödel, Escher, Bach: un’Eterna Ghirlanda Brillante di Douglas R. Hofstadter per la logica, o Allucinazioni di Oliver Sacks per le realtà visive che ci svela, e amo tutti i film di Andrej Tarkovskij, Werner Herzog, P.P. Pasolini, Visconti, Ozu tra gli altri per la poesia e la tecnica, per quella capacità di descrivere mondi intimi, cosmici, rarefatti o epici, animati o inanimati. Tra gli artisti sono tanti i miei padri, ancor di più quelli che stimo, da Mantegna a Bellini, da Giotto ad Antonello da Messina, da Duchamp a Morandi, da Fontana
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intervista
V. B.
I. M.
V. B.
I. M.
a Ghirri, da Smithson a Mattiacci, da Nina Canell ad Allora e Calzadilla. Utilizzi diversi media, dall’incisione al disegno, dalla scultura all’installazione, fino al video. Quali sono, secondo te, le diverse qualità del disegno e dell’incisione e quando senti la necessità invece di realizzare installazioni ambientali? Spesso uno stesso tema ha la tendenza a svolgersi con strumenti e tecniche diverse, posso incidere la Luna su di un vetro, poi raccontarne la natura polverosa con una scultura, infine svelarne il suono con un video. Da architetto sento sempre la necessità di trattare l’opera come oggetto spaziale, sempre complementare al mondo. Per questo mi interessa l’installazione e la scultura, poiché svela la natura costruttiva e dialogica dell’arte. Negli ultimi anni hai sperimentato molto con materiali essenziali: vetro, marmo, ottone, piombo e ferro. Potresti raccontarci qualcosa sulle diverse qualità di questi materiali e come li scegli in base alle opere che vuoi realizzare? Ritengo fondamentale conoscere i materiali attraverso la sperimentazione e lo studio delle loro proprietà. La presenza di un’opera è determinata dal materiale di cui è composta. Solo per accennare ad alcune delle loro caratteristiche il vetro è un liquido ottenuto da un minerale, è fragile, ma ci vuole una punta di diamante per inciderlo e la traccia che vi si lascia è dura e sicura, l’errore non è permesso, ma il supporto è trasparente e adatto perciò per opere che più delle altre devono essere contemplative, cioè permeabili, un mezzo che si lascia attraversare dallo sguardo; il marmo è materia rarefatta estratta dalle montagne ed elevata a desiderio, l’ottone è un metallo di luce che però si altera a contatto con l’atmosfera, il piombo è un metallo manipolabile, profondo
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di vanlentina Bruschi
V. B. I. M.
e antico, il ferro infine è la materia che compone il nucleo della Terra, è nelle rocce e nel mio sangue. Nato a Palermo, dopo un’esperienza all’estero sei tornato a vivere e lavorare in Sicilia nel 2012. Ci sono luoghi della Sicilia che diventano come cristallini nella memoria, altri che mantengono una natura cangiante. E’ come se l’isola si muovesse e le distanze cambiassero sotto l’influsso di chissà quale forza, viaggiando questa sensazione subisce un’accelerazione, si attiva una danza vorticosa che produce confusione ed euforia, i paesaggi si mescolano, le esperienze anche, ciò che resta è un benessere diffuso e la sensazione di essere in rapporto con il centro gravitazionale della Terra.
Equilibrio tra Apana (gravità, peso e radicamento a terra) e Prana (respiro, fuoco e slancio verso il cielo), 2013 Balance between Apana (gravity, weight and rooting to the ground) and Prana (breath, fire and elongation towards the sky), 2013 open studio perfor mance, Stati di Eccezione Atelier Santissimo Salvatore, Paler mo 89 foto di photo by Jose F lorentino
interview
int erview
Valentina Bruschi Ignazio Mortellaro
V. B.
I. M.
V. B.
How is your studio organized and which instruments do you work with? It’s a space that often changes shape depending on the projects I’m working on. It has a south-eastern exposure, it’s very bright, and it overlooks the lively market of the Capo in Palermo. There’s a carpenter’s bench and two iron tables. I collect many objects and many tools used to measure or that belonged to crafts of the past. They help me to manipulate the materials, in my search for forms, or else they themselves become part of my works. Could you briefly describe your artistic process? Do you make projects or use sketches and other forms of “visual notes”? There is no single method that applies to all my works. However, my technical and scientific background has led to the tendency to build an analytical and progressive grid which I use to deal with the process. I like the word “project” because it allows you to avoid using words like “creation”, “invention”, and so on. It instead reveals the sequential nature of thinking as a concrete action. Within this rationale, the sketch is a necessary part to be able to understand the structure of the work in its totality, and the goals of the project. Then there’s all the time you need to verify its internal parts, how they relate and their coherence. The photographs, just like all the archive material I usually collect, are a visual layer destined to be sedimented, just as a text can serve as a base. Which media inspire you? What particularly attracts you to these images? Who or what attracts you from an aesthetic point of view (painters, directors, writers)?
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METEoriti fotog rafia d’archivio archive photog raphy
by vanlentina Bruschi
I. M.
V. B.
Who are the contemporary or past artists you are most interested in? The first inspiration is the world we can observe, that strange thing that is the landscape, the space midway between the natural and the artificial in which we are immersed. There is no distance between the image and the thing in itself, everything is inside us and at the same time it is outside, and it is great to play around by moving inside this fluid interval. We are the reagents of an experiment that begins when we are born. This is why I’m fascinated by painting, cinema and literature, because they are spaces of manipulation, places where stories are told, where it is possible to travel through space while remaining still, or where eras can be crossed in just a few seconds. I’m fascinated by books like La potenza del pensiero by Giorgio Agamben for its clarity, Mind and Nature by Gregory Bateson for its ecological insight, Gödel, Escher, Bach: An Eternal Golden Braid by Douglas R. Hofstadter for its logic, and Hallucinations by Oliver Sacks for the visual realities it reveals. I love all the movies made by Andrej Tarkovskij, Werner Herzog, P.P. Pasolini, Visconti, Ozu, amongst others, for their poetry and technique, for that ability to describe intimate, cosmic, rarefied or epic worlds, either animated or inanimate. Many artists have influenced my work, and there are many more whom I admire greatly, from Mantegna to Bellini, from Giotto to Antonello da Messina, from Duchamp to Morandi, from Fontana to Ghirri, from Smithson to Mattiacci, from Nina Canell to Allora and Calzadilla. You use different media, from engraving to drawing, from sculpture to installation, and even video. In your
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interview
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V. B.
I. M.
opinion, which are the different qualities of drawing and/or engraving, and when instead do you feel that it is necessary to produce site-specific installations? Often, the same theme tends to unfold with different instruments and techniques. I can etch a Moon on a piece of glass, then describe its pulviscular nature through a sculpture, and lastly reveal its sound in a video. As an architect, I always feel the need to deal with the work as a spatial object, something that is always complementary to the world. This is why I’m interested in installation and sculpture, as it reveals the constructive and dialogic nature of art. In recent years, you’ve experimented a great deal with essential materials such as glass, marble, brass, lead and iron. Could you tell us something about the different qualities of these materials and how you choose them for your works? I think it’s essential to be familiar with the materials by experimenting with and studying their properties. The presence of a work is determined by the material it is made up of. For the sake of listing some of their features, glass is a liquid that is obtained from a mineral, it’s fragile, but you still need a diamond tip to etch it, and the trace that’s left is hard and permanent. There is no margin for error, but the support is transparent and appropriate for works that more than others must be contemplative, that is, permeable. It is a medium that lets you look through it. Marble is instead a rarefied material that is extracted from the mountains and is elevated to a desire. Brass is a metal that shines but that changes when it comes into contact with the air. Lead is a metal that can be manipulated, it is profound and ancient. Iron is the material that makes up the Earth’s core, it can be found in rocks and in my blood.
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pa gina opposta opposite Atelier Santissimo S alvatore, Paler mo 2013 op en studio perfor mance, Stati di Eccezione foto di photo by Jos e F lorentino
by vanlentina Bruschi
V. B. I. M.
Born in Palermo, after a period abroad you came back to live and work in Sicily in 2012. There are places in Sicily that become crystalline in one’s memory, others that maintain their ever-changing nature. It is as if the island moves and the distances change under the influence of Heaven knows which force. While travelling, this feeling undergoes an acceleration, it is activated into a dizzying dance that produces confusion and euphoria, the landscapes are mixed, as are the experiences. What remains is a widespread well-being and the feeling that you are in touch with the Earth’s centre of gravity.
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St ro mb o li
Una serie di 5 fotografie medio formato a colori a series of 5 Medium-format colour photograp hs 2017
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Lo st u dio t he s t u dio
Una s erie di 11 fotografie medio formato a colori a series of 11 Medium-format colour photograp hs 2017
Ci sono due momenti nella vita di un’opera, uno intimo e sapienziale, confinato nel proprio studio, e uno esoterico, mediato da altri luoghi e altri pensieri. Non si può dire quale dei due sia piÚ ricco e quale meno, sono semplicemente due stati della stessa materia. Una sublimazione percorsa al contrario, una deposizione da stato gassoso a stato solido. [I. M.] There are two moments in the life of an artwork, an intimate and sapiential one, confined to the studio, and an exoteric one, mediated by other places and other thoughts. One cannot say which of the two is more valuable than the other as they are simply two states of the same matter. A sublimation path in the opposite direction, a deposit from gas to solid-state. [I. M.]
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Nella carne dei giorni ( In the flesh of our days), 2017 ottone, fer ro brass, iron 4 elements 290 x 3,5 cm, 1 element 290 x 4,5 cm Francesco Pantaleone arte Contemporanea special project c/o Spazio22, Milan
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Nella carne dei giorni (In the flesh of our days), 2017 (dettag lio/detail) ottone, fer ro brass, iron 4 elements 290 x 3,5 cm, 1 element 290 x 4,5 cm Francesco Pantaleone arte Contemporanea special project c/o Spazio22, Milan
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pa gine se guenti follo wing pa ges 11121 studio, 2017 ottone brass 2 elements 12 x 19 cm Francesco Pantaleone arte Contemporanea special project c/o Spazio22, Milan
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Perenne scia, una p iaga velata (Endless wake, a veiled scar), 2017 (dettag lio/detail) disegno a carta carbone, crocini di plastica carbon paper drawing, marks of plastic 430 x 320 cm Francesco Pantaleone arte Contemporanea 116 special project c/o Spazio22, Milan
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Scal za varcando da sabb ie lunari (Barefoot stepping from lunar sands) veduta mostra exhibition view, 2017 Francesco Pantaleone arte Contemporanea 117 special project c/o Spazio22, Milan
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Aurora, amore festoso, d’un’eco (Aurora, joyous love, of echoes), 2017 tamburi indiani, acciaio, magneti al neomidio frame drums, iron, magnets 4 elements 64 cm, 60 cm, 51 cm, 45 cm Francesco Pantaleone arte Contemporanea 118 special project c/o Spazio22, Milan
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Aurora, amore festoso, d’un’eco (Aurora, joyous love, of echoes), 2017 (dettag lio/detail) Francesco Pantaleone arte Contemporanea special project c/o Spazio22, Milan pa gine se guenti follo wing pa ges Scalza va rcando da sabbie lunari (Barefoot stepping from lunar sands), 2017 (dettag lio/detail) cemento bianco, fer ro, vetro, ottone, legno white concrete, iron, g lass, bras s, wood 377 x 233 x 10 cm Francesco Pantaleone arte Contemporanea 119 special project c/o Spazio22, Milan
Il pensiero è una traccia sul suolo polveroso di un pianeta, un'orma impressa senza peso. E' qualcosa che non appena si produce si allontana anni luce da noi, si inabissa in un mare sconfinato. [I. M.] Thought is a trace on the dusty soil of a planet, a weightless print. It’s something that once produced goes away light years from us, submerging itself in a boundless sea. [I. M.] 120
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pa gina opposta opposite Scalza va rcando da sabbie lu nari (Barefoot stepping from lunar sands) veduta mostra exhibition view, 2017 Francesco Pantaleone arte Contemporanea special project c/o Spazio22, Milan foto di photo by Antonio Maniscalco
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pa gine se guenti follo wing pa ges ECO, 2017 ottone brass 2 elements 38 x 38 cm Francesco Pantaleone arte Contemporanea special project c/o Spazio22, Milan foto di photo by Antonio Maniscalco
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Ascend IV, 2015 mar mo, mor sa da ebanista in legno marble, old cabinetmaker vise 114 x 56 x 49 cm Bad New Business, Milan foto di photo by Adrianna Glaviano pa gine precedenti pre vious pa ges Abolito il cielo (Heaven Abolished) , 2015 veduta mostra exhibition view Bad New Business, Milan foto di photo by Delfino Sisto Legnani
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pa gina opposta opposite Infinity of infinities II, 2015 bocce di ottone, acciaio brass boules, steel 184 x 282 x 10 cm Bad New Business, Milan foto di photo by Adrianna Glaviano
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Ogni gesto – anche quello del disegnare – è carico di storia, di memoria inconscia, d’incommensurabile e oscura saggezza. Bisogna coltivarne la pratica affinché i gesti – e con loro il resto – non si atrofizzino. Every action – also that of drawing – is loaded with history, unconscious memory, infinite and obscure wisdom. We must cultivate the practice so that gestures – and, together with them, all the rest – don’t become atrophic. Álvaro Siza Vieira
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pa gina opposta opposite RCK, 2014 vetro inciso a mano hand etching g lass 5 elements 47 x 32 cm Bad New Business, Milan foto di photo by Adrianna Glaviano
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E' un’opera molto semplice, una serie infinita, un inno alla potenza del pensiero. Un gesto concreto del movimento di una mano traccia un'ellisse con una matita vincolata da un filo di spago passante da due chiodi infissi nel muro. Un metodo che si usava da bambini per raccontare le proprietà dell'ellisse, strana figura senza centro ma con due fuochi. Johannes Kepler nel XVII sec. supera la teoria delle orbite circolari e perfette dei pianeti introducendo nella prima delle sue leggi questa figura, curva "imperfetta", ponendo il Sole in uno dei suoi fuochi e imponendo non più una velocità costante ma una velocità variabile. [I. M.] It’s a very simple artwork, an infinite series, hymn to the power of thought. A tangible gesture, a movement of a hand that traces an ellipse with a pencil hold up by a piece of string, going through two nails on the wall. A method used during childhood to explain the ellipse’s properties, a strange shape without a center but with two focus. Johannes Kepler in 17th century outdoes the theory of circular and perfect orbits of planets, introducing on the first of his laws this shape, an imperfect curve, placing the Sun on one of its focus and imposing a variable velocity instead of the established constant one. [I. M.]
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pa gina opposta opposite Eccentricità (Eccentricity), 2014 chiodi, spago, matitoio nails, wire, pencil 69 x 53 cm Bad New Business, Milan foto di photo by Adrianna Glaviano
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pa gina opposta opposite abolito il cielo (Heaven Abolished) , 2015 vetro inciso a mano, fer ro hand etching g lass, iron 2 elements 50 x 50 cm Bad New Business, Milan foto di photo by Adrianna Glaviano
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Infinity of infinities II, 2015 (dettag lio/detail) bocce di ottone, acciaio brass boules, steel 184 x 282 x 10 cm Bad New Business, Milan foto di photo by Adrianna Glaviano
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pa gina opposta opposite Okeanos, 2015 (dettag lio/detail) fer ro, chiodi, filo di nylon, legno iron, nails, nylon wire, wood 112 x 142 cm Bad New Business, Milan foto di photo by Adrianna Glaviano
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Autoritratto (Selfportrait), Johannes Gumpp, 1646 Galleria deg li Uf fizi di Firenze pa gina opposta opposite Okeanos, 2015 fer ro, chiodi, filo di nylon, legno iron, nails, nylon wire, wood 112 x 142 cm Bad New Business, Milan foto di photo by Adrianna Glaviano
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La vertigine mi spinge ad andare avanti. Un desiderio viscerale di lanciarmi verso l'abisso o ascendere verso le vette. [I. M.] Vertigo pushes me forward. A visceral desire to plunge myself into the abyss or ascend towards the peaks. [I. M.]
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pa gina opposta opposite As cend IV, 2015 mar mo, mor sa da ebanista in legno marble, old cabinetmaker vise 114 x 56 x 49 cm Bad New Business, Milan foto di photo by Adrianna Glaviano
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pa gina opposta opposite Infinity of infinities III, 2017 site specific installation cemento, fer ro, bocce di petanque concrete, iron, petanque boules 2 elements 150 x 75 x 8 cm each Cetate Arts Danube, Dolji, Romania
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Infinity of infinities III, 2017 site specific installation cemento, fer ro, bocce di petanque concrete, iron, petanque boules 2 elements 150 x 75 x 8 cm each Cetate Arts Danube, Dolji, Romania pa gina opposta opposite Infinity of infinities III (detail), 2017 site specific installation cemento, fer ro, bocce di petanque concrete, iron, petanque boules 2 elements 150 x 75 x 8 cm each Cetate Arts Danube, Dolji, Romania Residency studio, 2017 Cetate Arts Danube, Dolji, Romania
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Finis Terrae, 2014 site specific installation Videoproiezione, ter ra, chiodi, filo di nylon videoprojection, earth, nails, nylon wires O’, exhibition space, Milan foto di photo by Adrianna Glaviano
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Finis Terrae, 2014 site specific installation Videoproiezione, ter ra, chiodi, filo di nylon videoprojection, earth, nails, nylon wires O’, exhibition space, Milan foto di photo by Adrianna Glaviano
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pa gina opposta opposite Finis Terrae MAPS, 2014 #12 fog li di acetato #12 acetate sheets O’, exhibition space, Milan foto di photo by Adrianna Glaviano
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Sul bordo della terra ci facciamo le domande più importanti, quelle estreme, quelle ridotte all’osso, forse per questo vivo su un’isola. Qui tutto è una vertigine, un continuo spalancarsi di voragini, dirupi, enormi orizzonti. [I. M.]
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Overturning Moment, 2015 istallazione per manente per manent installation acciaio AIS I 304 super mir ror, acciaio corten, cemento steel AIS I 304 super mir ror, corten steel, concrete 610 x 125 x 250 cm Parco Archeologico delle Mura Dionigiane, Siracusa
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On the edge of the Earth is where we ask ourselves the most important questions, the extreme ones, those reduced to the bone and, perhaps, this is the reason I live on an island. Here everything is a vertigo, a continual widening of chasms, drifts, vast horizons. [I. M.]
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pa gine se guenti follo wing pa ges Umbra Terrae, 2015 lastra di ardesia, nylon, chiodi, mor se di fer ro slate, nylon, nails, iron vices 140 x 135 cm Cappella dell’Incoronazione, Paler mo RIS O – Museo d’Arte Contemporanea della Sicilia
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L’oscurità svela. L’ombra proiettata sulla Luna ci aiuta a prendere coscienza del nostro pianeta la cui massa si interpone tra il Sole e La Luna. Un disco di pietra nera stretto da lunghe morse di acciaio è adagiato nell’abside della Loggia dell’Incoronazione di Palermo, uno spazio simbolico dove alcuni resti archeologici sono testimoni di un evento cosmico. [I. M.] The darkness reveals. The projected shadow on the Moon helps us becoming aware of our planet, by interposing its mass between the Sun and the Moon. A disk of black stone clutched by long iron vises is posed in the apsis of Loggia dell’Incoronazione in Palermo, a symbolic space where some archeological remains are the witnesses of a cosmic event.[I. M.]
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Umbra Terrae, 2015 lastra di ardesia, nylon, chiodi, mor s e di fer ro slate, nylon, nails, iron vices 140 x 135 cm Cappella dell’Incoronazione, Paler mo RISO – Museo d’Arte Contemporanea della Sicilia
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ed è s ubito sera, 2015 cavalletto, asta di ottone easel, brass pole 300 x 80 x 110 cm Cappella dell’Incoronazione, Paler mo RIS O – Museo d’Arte Contemporanea della Sicilia
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pa gine se guenti follo wing pa ges viriditas I, 2013 stampa fotog rafica dipinta a mano con inchiostri print on paper ink handpainted 40 x 60 cm
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Land II [Da Capo Milazzo a Capo d’Orlando], 2013 fer ro, chiodi, filo di nylon, legno iron, nails, nylon wire, wood 120 x 80 cm pa gine se guenti follo wing pa ges Land VII [Da Capo d’Orlando a Capo Zaf ferano e isola Filicudi], 2017 fer ro, chiodi, filo di nylon, legno iron, nails, nylon wire, wood 156,5 x 109,5 cm 159 foto di photo by Fausto Brig antino
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L’approdo è un momento fondamentale. Quando ci avviciniamo alla terraferma dal mare è l’unico momento in cui vediamo il mondo nella sua interezza, ne comprendiamo forma e dimensione. Non appena poggiamo il piede sulla roccia perdiamo istantaneamente quella visione completa. [I. M.] The landing moment is fundamental. When we approach the mainland from the sea it is the only time when we perceive the world in its entirety, when we understand its form and size. As soon as we rest our foot on the rock, we instantly loose that overall vision. [I. M.]
Land VII [Da Capo d’Orlando a Capo Zaf ferano e isola Filicudi], 2017 (dettag lio/detail) fer ro, chiodi, filo di nylon, legno iron, nails, nylon wire, wood 156,5 x 109,5 cm 162 foto di photo by Fausto Brig antino
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Land XVII [Entrance to the Dardanelles], 2017 fer ro, chiodi, filo di nylon, legno iron, nails, nylon wire, wood 43 x 31,5 cm foto di photo by Fausto Brig antino pa gina opposta opposite Land XVII [Entrance to the Dardanelles], 2017 (dettag lio/detail) fer ro, chiodi, filo di nylon, legno iron, nails, nylon wire, wood 43 x 31,5 cm foto di photo by Fausto Brig antino
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Land XVIII [T he Nar rows], 2017 fer ro, chiodi, filo di nylon, legno iron, nails, nylon wire, wood 32 x 50 cm foto di photo by Fausto Brig antino pa gina opposta opposite Land XVIII [T he Nar rows], 2017 (dettag lio/detail) fer ro, chiodi, filo di nylon, legno iron, nails, nylon wire, wood 32 x 50 cm foto di photo by Fausto Brig antino
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Land XX [Beirut], 2017 fer ro, chiodi, filo di nylon, legno iron, nails, nylon wire, wood 50,5 x 41 cm foto di photo by Fausto Brig antino pa gina opposta opposite Land XIII [Lampedusa], 2017 fer ro, chiodi, filo di nylon, legno iron, nails, nylon wire, wood 71 x 52 cm foto di photo by Fausto Brig antino
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pa gine se guenti follo wing pa ges Land XVI [Cap de la Chèvre to Ponte de la Cor ses], 2017 fer ro, chiodi, filo di nylon, legno iron, nails, nylon wire, wood 120 x 77 cm foto di photo by Fausto Brig antino
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Land XIX [Salรปm to Alexandria], 2017 fer ro, chiodi, filo di nylon, legno iron, nails, nylon wire, wood 102,5 x 45 cm foto di photo by Fausto Brig antino
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Land XV [Ras Afrique a Ras Tina], 2017 fer ro, chiodi, filo di nylon, legno iron, nails, nylon wire, wood 112 x 71 cm foto di photo by Fausto Brig antino
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pa gina opposta opposite ASCEND VI, 2017 pietra lavica, mor sa di fer ro lava stone, iron vice 16 x 21 x 22 cm foto di photo by Fausto Brig antino
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AS CEND V, 2017 fer ro, mor sa di ottone iron, brass vice 23 x 25 x 23 cm foto di photo by Fausto Brig antino
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pa gina opposta opposite AS CEND VII, 2017 corallo dipinto, mor sa di ottone painted coral, brass vice 16 x 21 x 22 cm foto di photo by Fausto Brig antino
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Ho sempre pensato che l’arte è “grave”. Con un peso specifico che determina la fatica nel maneggiarla. Poche persone ho incontrato capaci di riconoscere il peso delle opere, capaci di toccarle. E’ un equilibrio delicatissimo e precario in cui generalmente gli attori sono almeno tre, è un gioco pericoloso e infantile in cui ogni movimento maldestro può rovinare tutto, mantenerlo è un’arte e una responsabilità di tutti gli attori, ma è anche la scuola dove si impara a vivere con gli altri e con se stessi. In assenza di libri che spieghino quest’arte l’unico strumento che mi resta è l’empatia. Siamo come equilibristi su una stessa corda tesa tra due pali persi nell’orizzonte, nessuno sa da che parte andare, ma è necessario fidarsi l’un dell’altro. [I. M.] I have always thought that art is “serious”. With a specific weight that determines the fatigue in handling it. Few people I have met are able to recognize the weight of the artworks, capable of touching them. It is a delicate and precarious balance where the actors are generally at least three. It is a dangerous and infantile game in which any clumsy movement can ruin everything and preserving it is an art and a responsibility of all the actors, but it’s also a school where you learn to live with others and with yourself. In the absence of books explaining this art, the only tool I have is empathy. We are like tightrope walkers balancing on the same cord stretched between two poles lost in the horizon. Nobody knows where to go, but you have to trust each other. [I. M.]
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pa gina opposta opposite ASCEND II, 2015 mar mo, mor sa marble, vice 16 x 23 x 41 cm foto di photo by Fausto Brig antino
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Cours élémentaire d’as tronomie Charles-Eugène Delaunay, 1853
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pa gina opposta opposite Méridienne de France, 2017 (dettag lio/detail) fer ro, chiodi, filo di nylon, filo di ottone, legno iron, nails, nylon wire, wood, brass wire 99 x 45 cm foto di photo by Fausto Brig antino
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Il titolo dell'opera è "wu wei"(nella filosofia maoista significa letteralmente non-azione). Astensione da attività contrarie alla natura, la non-azione non vuol dire non far nulla o stare in silenzio. Ma che ad ogni cosa sia consentito di fare ciò che naturalmente fa, cosicché la sua natura sia soddisfatta. [I. M.] The artwork's title is "wu wei" which literally means non-action in the taoist philosophy. Abstention from activities against nature, the non-action doesn't mean doing nothing or be quite. But allowing things to fulfil their appropriate inclination, therefore their nature will be satisfied. [I. M.]
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pa gina opposta opposite wu wei, 2015 corteccia, paraf fina, fer ro, vetro bark, paraf fin wax, iron, g lass 34 x 40 x 8 cm foto di photo by Francesco Cuttitta
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circle II, 2014 de positi di ossidi su ciotola ottone, fili di nylon, chiodi oxide de posits on bowl brass, nylon wires, nails Ă˜ 27 cm | 69,5 x 60 cm foto di photo by Fausto Brig antino
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pa gina opposta opposite sentire il centro (To feel the center), 2014 filo a piombo, scritta plumb, stencil foto di photo by Fausto Brig antino
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One, two, three... infinity I, 2015 (dettag lio/detail) g rani di rosario del XIX sec., fer ro 19th centur y rosar y beads, iron 20 x 20 x 78 cm pa gina opposta opposite One, two, three... infinity I, 2015 g rani di rosario del XIX sec., fer ro 19th centur y rosar y beads, iron 20 x 20 x 78 cm
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pa gina se guenti follo wing pa ges Minds cape [Horizon], 2014 collage di foto d’archivio archive photos collage 52 x 72 cm
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Minds cape [Horizon II], 2016 collage di foto d’archivio archive photos collage 52 x 41 cm
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Le alpi dove non sono mai stato, lo spazio siderale dove forse non andrò mai. Nel paesaggio trovo la libertà della matematica, la leggerezza del pensiero logico. Il paesaggio è manipolabile e mi permette di addizionare, sottrarre, dividere, moltiplicare, derivare, integrare. Il paesaggio mi allontana dal centro del problema, è il mio esercizio di distrazione necessaria. [I. M.] The Alps where I’ve never been, the sidereal space where I might never go. In landscape I find the freedom of mathematics, the lightness of logical thinking. You can manipulate landscape and this allows me to add, subtract, divide, multiply, derive, integrate. Landscape moves me away from the centre of the problem, it is my necessary distraction exercise. [I. M.]
pa gina opposta opposite Minds cape [Rise], 2016 collage di foto d’archivio archive photos collage 42 x 52 cm Minds cape [Trail II], 2016 collage di foto d’archivio archive photos collage 23 x 30 cm
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Minds cape [Trail], 2016 collage di foto d’archivio archive photos collage 52 x 42 cm
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pa gina se guenti follo wing pa ges Minds cape [Grade], 2014 collage di foto d’archivio archive photos collage 52 x 41 cm
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Minds cape [touring ’33], 2012 collage di antiche stampe collage of old prints 8,5 x 17 cm
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pa gina opposta opposite Minds cape [touring ’33], 2012 collage di antiche stampe collage of old prints 28 x 12 cm
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Ignazio Mortellaro (Palermo, Italia, 1978) Vive e lavora a Palermo, Italia | Lives and works in Palermo, Italy Mostre personali | Solo shows 2017 Siamo due abissi – un pozzo che fissa il cielo (We Are Two Abysses – a Well Staring at the Sky), Francesco Pantaleone Arte Contemporanea, Palermo, Italy. Curated by Agata Polizzi Graphic Works and Videos 2009-2017, Holešovická Šachta, Prague, Czech Republic Scalza varcando da sabbie lunari (Barefoot Stepping from Lunar Sands), Francesco Pantaleone Arte Contemporanea presso Spazio22, Milan, Italy. Curated by Valentina Bruschi 2015 Abolito il cielo (Heaven Abolished), Bad New Business Gallery, Milan, Italy. Curated by Andrea Ruggieri Five Years of Artefacts, Echo Bücher, Berlin 2014 ‘Apar, Francesco Pantaleone Arte Contemporanea, Palermo, Italy. Curated by Valentina Bruschi, with a text by Salvatore Davì Finis Terrae, O’, Milan, Italy. Curated by Threes 2013 Disambient, Palazzo Piscopo, Favara, Italy. Curated by Lisa Wade, with a text by Salvatore Davì 2012 Terrae Motus, Assab One, Milan, Italy. With a text by Ruggero Pietromarchi 2011 Ossidiana, CO2 gallery, Rome, Italy. Curated by Cornelia Mattiacci Mostre collettive | Group shows 2017 Due South, the Delaware Contemporary, Wilmington, USA. Curated by Marianne Bernstein An Ocean Archive, Navy Officer’s Club, Arsenale, Venice, Italy. Curated by Mara Sartore and MAP Office 2015 Quando il paesaggio è in ascolto (When the Landscape Listens), RISO – Museo d’arte Contemporanea della Sicilia, Palermo, Italia. Curated by Valentina Bruschi
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Wax, Francesco Pantaleone Arte Contemporanea, Palermo, Italy. With a text by Salvatore Davì Rebuilding the future, PARC01, Siracusa, Italy. Curated by Marco Pierini Il Museo delle Palme, Botanical Garden in Palermo and Operativa Arte Contemporanea in Rome, curated by L’A Project Space Art on Loan, Museo d’Arte Contemporanea di Alcamo, Italy. Curated by Enzo Fiammetta 2014 Reti di Resilienza, RISO – Museo d’Arte Contemporanea della Sicilia, Palermo, Italy. Curated by Ilaria Bignotti and Enzo Fiammetta Progetto italiano #2. “La religione del mio tempo”. Kunsthalle Lana. Curated by Pietro Di Lecce Thinking Underground, Senza Filtro, Bologna, Italy. Curated by Katiuscia Pompili Access Landscape Access. N38E13, Palermo, Italy. Curated by Salvatore Davì and Katiuscia Pompili Millepiani, with Andrea Magaraggia. Curated by Salvatore Davì 2013 Party With Us (Ten Years After), Francesco Pantaleone Arte Contemporanea, Palermo, Italy. Curated by Valentina Bruschi ‘Aziza, Zisa Zona Arti Contemporanee, Cantieri Culturali alla Zisa, Palermo, Italy. Curated by Paolo Falcone Essere io non ha misura, Ex Mattatoio Testaccio, Rome, Italy. Curated by Daniela Cotimbo, Sara Fico, Laura Loi, Giulia Zamperini Stati di Eccezione, Atelier Santissimo Salvatore, Palermo, Italy. Curated by Salvatore Davì 2012 This is Rome 2012. Palazzo Incontro. Via dei Prefetti 22. Rome. Italy IX Edizione della “Biennale di Filicudi. Casa Basler”. Filicudi, Eolian Islands, Italy. Curated by Jacques Basler Mostra del Premio Internazionale di Pittura Zingarelli – Rocca delle Macìe, Castellina in Chianti, Italy. Curated by Simona Gavioli 2011 Frame.By.Frame, RISO – Museo di Arte contemporanea, Palermo, Italy. Curated by Helga Marsala Seminaria, Gaeta, Italy. Curated by Marianna Fazzi, Isabella Indolfi, Giulia Magliozzi 2010 L’arte dei Giardini. Proposte di prossimità con la Natura, Terme di Diocleziano, Rome, Italy. Curated by Roberta Perfetti
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Sono un uomo inquieto. Sento l’epidermide ma anche il peso di ciò che quest’ultima delimita e contiene. Vedo la superficie da fuori e simultaneamente la sento da dentro, e la sintesi del confine tra ciò che è dentro e ciò che è fuori, frontiera indefinita e solida, trova una logica solo nell’indeterminatezza quantistica. Il momento che ci avvicina alla nostra pelle è lo stesso che ci allontana quando pensiamo di stare per toccarla. Noi siamo gli occhi della Natura e la Natura ha i nostri occhi. [I. M.] I’m a restless man. I feel the epidermis but also the weight of what it delimits and contains. I see the surface from the outside and simultaneously feel it from within. The synthesis of the boundary between what is inside and what is outside, and indefinite and solid boundary, finds a logic only in quantum indeterminacy. The moment that draws us nearer to our skin is the same as that which distances us when we think we are about to touching. We are the eyes of Nature and Nature has our eyes. [I. M.]
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autoritratto in forma di natura III, 2011 (Self-portrait in Nature’s for m III) collage di foto stampate su acetato laser print on acetate and collage 81 x 61 cm
Questa pubblicazione è stata realizzata in occasione della mostra | This catalogue is published on the occasion of the exhibition Siamo due abissi – un pozzo che fissa il cielo We are two abysses – a well staring at the sky
Stampa | Printed by Officine Grafiche Soc. Coop. ISBN 979-12-200-2648-2 © 2017 Ignazio Mortellaro e gli autori Ignazio Mortellaro and the authors Per ogni forma di riproduzione, in particolare elettronica, di questa pubblicazione o parti di essa, è necessario il consenso scritto da parte degli autori Any and all reproduction, especially electronic reproduction of this publication or part of thereof, requires the prior written consent of the copyright holder
16 dicembre 2017 - 17 febbraio 2018 December 16th 2017 - February 17th 2018 Francesco Pantaleone arte Contemporanea Palermo - Milano, Italia A cura di | Edited by Valentina Bruschi Agata Polizzi
Courtesy | Courtesies Ignazio Mortellaro Francesco Pantaleone arte Contemporanea
Ideazione e produzione | Concept and production Ignazio Mortellaro Progetto grafico | Graphic Design Ignazio Mortellaro
Ringraziamenti | Aknowledgements Francesco Pantaleone & Francesco Giordano Nathalie Hambro & Giovanni Gasperini Attilio e Vittorio Rappa La famiglia Planeta Raffaella Agrati Fredrik e Birgitta Preilser Roberto Bilotti Ruggi d’Aragona Chantal e Toti Di Pisa Joana Grevers Marina Mottin Mara Sartore Ruggero Pietromarchi Dario Nepoti Giulia Monroy e Nora Neil Vito Priolo Riccardo D’Avola Corte Claudia Cangemi Giovanni Cuccia Filippo e Ugo Serio Nicola Piazza Corrado Scarnato
Catalogo | Catalogue Azoto Publishing Testi | Texts Laura Barreca Valentina Bruschi Daniela Cotimbo Luca Mortellaro Francesco Pantaleone Agata Polizzi Andrea Ruggieri Simona Squadrito Referenze fotografiche | Photo credits Fausto Brigantino Adrianna Glaviano Ignazio Mortellaro Jose Florentino Delfino Sisto Legnani Francesco Cuttitta
Un ringraziamento speciale a | Special thanks to Laura de Savelli, mio padre Francesco e mia madre Lucina, mia sorella Emanuela, mio fratello Luca, la piccola Indra ed Emme, Roberto Amoroso, Alessandro Mocciaro “il barone”, Giuseppe Pinella, Salvatore Davì.
Traduzioni | Translations Nora Neil
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