Il Calderone Alban Eiler 2017

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10/Alban Eiler 2017 Magazine dellâ€&#x;OBOD


di Luisa Lovari

Miti, Leggende e DivinitĂ .

p. 04

p. 08

di Daniela Ferraro Pozzer

p. 14

Attraverso la Storia della CreativitĂ . di Alessia Mosca Proietti

di Markus Juniper

Foto di Laura Villa

p. 18 p. 26

Antonella Turchetti Claudio Bongiorno Massimo Mazzoni Marta Cassinelli

p. 32

p. 40 di Ilaria Pege

p. 36

p. 48

Daniela Albero Lujanta Ilaria Pege Vanna


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ell‘Energia risplendente di una Primavera che illumina la Terra, Il Calderone rinasce con i primi fiori: un Giro diverso della stessa Ruota ci spinge a vivere anche gli Equinozi ed i Solstizi con lo stesso entusiasmo e con la stessa intensità con la quale, negli scorsi numeri di questo Magazine, abbiamo respirato l‘aria di Imbolc, Belatane, Lughnasadh e Samhain. L‘Equinozio ci conduce ora a quell‘istante di Equilibrio prima del Mutamento… ed il mutamento stesso è Vita. Abbiamo seguito quindi la nostra naturale esigenza e la voglia istintiva di rinnovarci: anche la data di uscita di questo e dei prossimi numeri così è variata, per darci il tempo di vivere il ‗momento‘, per approfondirlo prima che passi, per assaporarlo ed attenderlo. Ecco qui allora, in questo nuovo appuntamento, la nostra ‗preparazione‘ ad Alban Eiler, il nostro avvicinarci all‘Equilibrio… Faremo una passeggiata nel bosco, diventeremo acqua, accompagnati dalle note leggere della Primavera di Vivaldi, dalle emozioni dei nostri Bardi che, in un ridente prato fiorito si radunano per cantare del Sole e della Luna in questo meraviglioso momento di Vita e di Energia. Racconti e pensieri, ricette e viaggi, tutto quello che noi, insieme, siamo e che ci piace condividere nel meraviglioso bosco dell‘OBOD ed oltre… Felice Tempo di Alban Eiler e che l‘Energia della Vita ci travolga… Daniela Ferraro Pozzer

La partecipazione a questo Magazine dell‘OBOD è sempre aperta a chiunque voglia condividere una propria, preziosa… scintilla di Awen! Scriveteci a ilcalderoneredazione@gmail.com

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di Luisa Lovari

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ggi siamo di nuovo in Scozia, e sempre sull‘Isola di Skye, dove avevamo lasciato la nostra mente e la nostra fantasia alla leggenda della ―Fairy Flag‖ nel Castello di Dunvegan…. La maggior parte delle persone che hanno visitato la Scozia rimane affascinata, se non innamorata, dall‘Isola di Skye, con i suoi paesaggi naturali che tolgono il fiato e che sono così vari che sembra davvero di trovarsi in un‘altra terra, tanto diversa dalla Scozia della terraferma. Solo il nome già evoca un ambiente piacevole…magico: secondo la teoria più diffusa, Skye deriva dal termine celtico ―skitis‖ che significa ―alato‖ e fa riferimento alla particolare forma geografica dell‘Isola e delle sue molte penisole che sembrano, appunto, delle ali. Nell‘antica lingua gaelica scozzese, l‘Isola si chiama ―An t-Eilean Sgithanach‖ , l‘isola con le ali. L'isola di Skye fa parte dell'arcipelago delle Ebridi, nelle Highlands, ed è ancora oggi un luogo in gran parte incontaminato e selvaggio, dove credere all'esistenza di fate e creature fantastiche non è cosa strana ed impossibile, ma assolutamente normale, basta saper cercare! E‘ un luogo che riassume talmente bene l‘idea di un posto incantato da avere delle pozze di acqua battezzate ‗Fairy Pools‘, ovvero piscine delle fate. Non si conosce con precisione l'origine della denominazione di ―Fairy Pools‖ per questi splendidi specchi d'acqua, ma probabilmente essa è legata al loro aspetto: un corso d'acqua che discende dalle Cuillin Mountains, che porta con sé una

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Da W. Blaeu ―Atlas of Scotland‖ 1654

vera e propria ricchezza di cascate e di colori affascinanti, così magici da far credere veramente all'esistenza delle fate e d quella magica Energia della Terra che esse rappresentano. Un consiglio: scegliete un giorno di lieve pioggia per andare alle Fairy Pools, perché si potrà godere al meglio dei fantastici riflessi colorati sulla superficie dell'acqua e mi raccomando, anche se ne avrete la tentazione, non si può certo fare il bagno nelle piscine delle fate… si può vivere però qualche ora immaginando di essere in una delle leggende scozzesi , insieme alle fate ed ai folletti, fra gli incantesimi visibili e invisibili tipici di queste ‗lande‘. Anche la natura qui appare incantata, ti ruba il cuore con vallate piene di cascate,

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torrenti e colline che, a seconda della stagione, si tingono del rosa/viola tipico dell‘erica. Un paesaggio davvero meraviglioso e suggestivo! La brughiera, il tipico terreno ricoperto di erica, in italiano prende il proprio nome esattamente dalla parola ‘brugo‘ che è un altro modo di chiamare… la stessa erica! Proseguendo verso Nord si raggiunge la bellissima Claigan Coral Beach, una inaspettata spiaggia fatta di piccolissimi coralli bianchi, così bianchi da farla sembrare una spiaggia tropicale! Spettacolo davvero inusuale in una terra così nordica. Vista e toccata con mano: da non credere…… Andando verso Sud, invece, ecco riapparire le nostre amiche fate in una incredi-


bile serie di formazioni geologiche, conosciute come ―Fairy Glen‖. Il paesaggio è formato da singolari collinette a forma di cono che, secondo la leggenda, sono le dimore delle fate, appunto. Mi raccomando, rispettiamo le loro dimore così, forse, ci inviteranno per un thè! Stanchi dopo una bella giornata alla scoperta di quest‘isola considerata da National Geographic come la quarta isola più bella al mondo, di una bellezza mozzafiato e dalla storia antichissima, con attrattive adatte ad ogni tipo di viaggiatore, eccoci arrivati a Einbane, nel nord, e ci sistemiamo al B&B The Lodge, una casa di caccia del 16 ° secolo con un‘ottima reputazione per il cibo e le bevande deliziose, belle camere ed ospiti un po‘ particolari: i fantasmi di un tempo, la cui presenza spettrale rende il Lodge una destinazione veramente imperdibile! Entriamo e facciamo la conoscenza della proprietaria, la Signora Hazel (il nome di un demone… Sarà un caso..?) e ci immergiamo nelle leggende legate a questo posto. Si narra, infatti, che l‘albergo sia abitato da spiriti inquieti ... fantasmi, visti e sentiti da molti anni, che sono trattati con il massimo rispetto perché proteggono ‗la famiglia‘ dalle disgrazie. Sono un bel po‘ numerosi… Hazel ci racconta di quelli incontrati più di frequente: al piano terra un signore in nero è spesso avvistato all'ingresso mentre un‘anziana nonnina, solitamente accompagnata da uno spaniel, può essere intravista vicino al fuoco del camino mentre lavora a maglia. Nel passaggio dietro al bar, invece, si può scorgere di tanto in tanto un‘anziana signora in abbigliamento da notte e poi c‘è lei… la ―Signora in Rosso‖, uno dei principali fantasmi del B&B. Questi ospiti "extra" non si preoccupano degli ospiti "reali", ed i proprietari sono più che felici di dar loro accoglienza nelle stanze della casa. E infatti, nella camera dove ho alloggiato io con una mia amica, strani rumori e strane ―sensazioni‖ ci hanno fatto capire che eravamo in

‗compagnia‘… ma niente paura, sono state presenze totalmente innocue! Quanti divertenti ricordi per me! Dopo una notte trascorsa tra valige davanti alle ante di un armadio a muro e panni sugli specchi per paura di vedere delle ―immagini riflesse‖ di troppo, partimmo verso sud, dove vi consiglio di fare una bella gita in barca, incontrando foche dolcissime, accovacciate su uno scoglio in mezzo al mare, e navigando fra i fiordi tra gabbiani e cormorani , fino ad arrivare alla ―Old Forge‖, la piu‘ antica taverna di Scozia, dove rifocillarsi con ottime specialità di mare e birra e passeggiare nei dintorni. Lì ci sono solo una piccolissima scuola, pochissime case bianche nelle vicinanze, e boschi…incredibile come la vita possa essere così diversa dalla nostra esistenza quotidiana tanto frenetica…… E ancora pieni di questa tranquillità e di questa natura, rilassati e colmi di dolci sensazioni, si riprende la barca per approdare ad Ardvasar, da dove ci si era imbarcati, per partire in macchina alla volta della terraferma. Scozia magica e incantata, saremo ancora con te, aspettaci e avvolgici nella tua magia e nella tua bellezza… Luisa Lovari

Sligachan Bridge, Skye

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Miti, Leggende e DivinitĂ di Daniela Ferraro Pozzer

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Foto di Laura Villa


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E quilibrio fra la Notte ed il Giorno, ALBAN EILIR (o Alban Eiler), la Luce della Terra. L'Equinzio (dal latino aequinoctium, ovvero «notte uguale» in riferimento alla durata del periodo notturno uguale a quello diurno) è quel breve tempo in cui il Sole si trova allo zenit (cioè è perfettamente perpendicolare) dell‘Equatore e pare nascere dalla terra stessa, dall‘Est, insieme a Persefone e Adone, fra i nuovi germogli dei prati di Primavera. L‘Equinozio è un attimo magico durante la ruota dell‘anno, è questo momento di Equilibrio, infinito e fuori dal tempo, che ci permette di ‗fare il punto‘ di sederci a bere un tè nel bosco della Vita e di pensare a dove siamo, esaminando il passato e progettando il futuro: l‘Equinozio è il Presente puro, un equilibrio fra ieri e domani… Un Tempo di Equilibrio quindi che, per citare Tolkien, somiglia al ― respiro profondo prima del balzo‖ anzi, a quell‘istante in cui il respiro è sazio e ci prepariamo a soffiare. Siamo ora alla fine della corsa dell‘altalena che è pronta a dondolare in senso inverso: quando ci protendiamo in avanti o indietro ma siamo come sospesi nell‘aria in un momento apparentemente infinito. L‘Equilibrio è stasi e riposo: ma deve essere, appunto, un attimo. La Vita sta nel Movimento e nella dialettica fra gli opposti, la Vita è il tendere verso un Equilibrio ma mai il reale definitivo raggiungimento di esso. Astrologicamente l‘Equinozio è il punto zero: un punto di partenza…

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Nel mithraismo, si credeva infatti che l‘Equinozio di Primavera fosse la ricorrenza nella nascita del mondo, così come istintivamente tutti noi consideriamo la Primavera in sé una ri-nascita ciclica e l‘Autunno il principio del ciclico riposo; ad Alban Eilir quindi, se ci ascoltiamo con attenzione, tutto ci parla di Inizio e non di Immobilità, esso rappresenta il limite fra il nulla e la creazione, fra l‘ombra e la luce, fra dentro e fuori, fra azione e progetto e viceversa. Un limite, un confine da rompere attraverso un ‗cambiamento‘. Ecco che allora Adone si muove e ritorna sulla Terra, così come Persefone… entrambi hanno vissuto nel buio e ‗dentro‘ la terra per l‘altra metà dell‘anno, riposando, immaginando, progettando, sperando: questo è il tempo dell‘azione, è il via per i nuovi germogli, è il bosco che freme appena prima della gioiosa esplosione della Primavera. Questo è il tempo in cui noi riconosciamo l‘importanza di quello che abbiamo progettato, delle Nuove Idee: é l‘ ‘uovo‘ un attimo prima di dischiudersi. L‘equinozio di Primavera è allora il tempo del progetto che sta per diventare Movimento: un‘ultima occasione per decidere la ‗direzione‘ del nostro viaggio appena prima della partenza… Fermiamoci a pensare, rilassiamoci, regaliamoci questo momento per approfondire i nostri desideri e raccogliere l‘Entusiasmo per tutto quello che faremo in questo nuovo Tempo, in questa nuova occasione che l‘Esistenza ci regala. Che la nostra Primavera sia ricca di Energia e di Nuova Vita!

Daniela Ferraro Pozzer

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Dal rituale dellâ€&#x;OBOD di Alban Eiler, un pensiero:

―Today, as we celebrate the balance of the light and the dark and the first day of spring, we recognize that our path is not one we walk alone. Just as the earth begins to awaken from her slumber, so too do animals in hibernation begin to emerge forth once more. The summer birds return from their long winter months in the south, and the amphibians come out from the watery depths to seek the light coming back into the world. It is today, we honor the coming spring, planting the seeds of change, and seeking new beginnings.‖

Ermete Trismegisto

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ALBAN EILER by Eilthireach

La prima luce sbuccia aspre montagne di foschia lontana ancora bianche di neve attraverso i bruni campi nudi, bagnati dalla pioggia di Primavera. Non lontano dalla quercia antiche mura di terra stanno sorgendo, sgretolandosi di tanto in tanto: un luogo sacro un passaggio attraverso il tempo, benedetto da generazioni. Un luogo di culto protetto da alte mura erbose attraverso i Millenni all‘incrocio dei sentieri del Drago. In momenti come questi si dice che le ombre danzanti possano essere viste girare nel tempio, il tempio dell‘ Increato, sotto il fuoco delle stelle. E la vecchia quercia è lì e osserva come il canto del merlo, sollevando i veli delle tenebre, lasci che i ballerini d‘ombra riposino fino a quando essi risorgeranno ancora, in un'altra notte ...

http://www.druidry.org/library/sacred-sites/esoteric-work-ii

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Alban Eiler

“Equilibrio, Novità, Energia”

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L’Equilibrio crea

Pace

Foto di Laura Villa

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La NovitĂ crea

Mutamento |

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Foto di Laura Villa


L’Energia crea

Azione

Foto di Laura Villa

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ATTRAVERSO LA STORIA DELLA CREATIVITA‘

di Alessia Mosca Proietti

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l celebre compositore Antonio Lucio Vivaldi (Venezia, 4 marzo 1678 – Vienna, 28 luglio 1741) è stato l‘artista che più di tutti ha reso immortale la ruota dell‘anno incastonando le stagioni e il carattere delle stesse in un‘opera conosciuta universalmente. Nonostante per molti l‘ascolto de ―Le Stagioni‖ possa apparire inflazionato, trovo sia giusto festeggiare la rinascita rappresentata dal cambiamento di uscite de ―Il Calderone‖ nel 2017 rendendo omaggio al maestro veneziano, abbandonando per un po‘ i commenti sull‘opera lirica e guidandovi nel viaggio rocambolesco dei mesi che scorrono nel lavoro di musica a programma Vivaldiana(dove per musica a programma si intendono produzioni musicali non cantate, e puramente descrittive, di eventi naturali o che colpivano il compositore). ... "Le Stagioni", scritte in epoche diverse e precedenti la stampa ufficiale, furono raccolte e inserite ne "Il cimento dell'armonia e dell'invenzione", op. 8 (antologia di dodici concerti di tipo solistico, contrapposta ai dodici concerti grossi raccolti ne ―L‘estro Armonico‖). Si tratta di una composizione finale, della durata di circa 45 minuti, formata da quattro concerti ispirati ognuno ad una stagione diversa e tutti suddivisi in tre tempi al-

legro – adagio – allegro. Il carattere descrittivo di ogni concerto è accompagnato da una composizione letteraria in forma poetica di sonetto, anch‘essa verosimilmente scritta da Vivaldi, che fa da didascalia alle sequenze musicali. Per concerto s’intende una forma di opera musicale che si regge, generalmente, su una struttura tripartita in blocchi chiamati tempi, che hanno una velocità di esecuzione alternata e durante i quali lo strumento solista dialoga con l‘orchestra. ... L‘orchestra che esegue tutti i concerti de ―Le Stagioni‖ è composta da un violino solista, un quartetto d‘archi (violino primo, violino secondo, viola e violoncello), e un basso continuo (organo o clavicembalo).

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LA PRIMAVERA

Concerto in MI maggiore per violino, archi e cembalo ALLEGRO: “Giunt' è la Primavera e festosetti La Salutan gl' Augei con lieto canto, E i fonti allo Spirar de' Zeffiretti Con dolce mormorio Scorrono intanto: Vengon' coprendo l'aer di nero amanto E Lampi, e tuoni ad annuntiarla eletti Indi tacendo questi, gl' Augelletti Tornan di nuovo al lor canoro incanto:

LARGO: E quindi sul fiorito ameno prato Al caro mormorio di fronde e piante Dorme 'l Caprar col fido can' à lato.

ALLEGRO: Di pastoral Zampogna al suon festante Danzan Ninfe e Pastor nel tetto amato Di primavera all'apparir brillante”

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Come poter iniziare meglio di così?

Antonio Vivaldi ci regala un festoso omaggio alla selvaggia rinascita della natura dopo il lungo sonno invernale. Nel primo movimento allegro, l’intera orchestra segue un andamento isoritmico, ovvero presenta l‘identica struttura ritmica di una (celeberrima) frase melodica che si ripete in sezioni successive eseguita da tutta l‘orchestra.

Il brillante trillo di tre violini (battuta n.14) evoca il canto degli uccelli, per poi lasciare spazio al mormorio delle acque (battuta n.32) nel gioco sommesso e mormorante di violini e viole.

Le nubi e i tuoni del temporale che si annuncia con la voce del contrabbasso (battuta n.45) rappresentano una perla della maestria di Vivaldi, della sua capacità di ―fonetizzare‖ le immagini visive perché con singole e semplici note ribattute riesce ad evocare sorprendentemente la visione di minacciose nubi gonfie di pioggia che si addensano sul paesaggio e che vengono scacciate, infine, per tornare alle frasi ripetute del tema principale, così che gli uccelli possano tornare al proprio ―canoro incanto‖ (battuta n.60) ...

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Al termine del primo movimento, con la battuta n.84, Vivaldi ci immerge nella pace immortalando, con il largo, il riposo di un pastore immerso in uno spazio senza tempo.

Una meravigliosa triade di elementi sorregge la scena lasciando l‘ascoltatore senza fiato: il violino solista rappresenta il capraro disteso in tranquillitĂ , sotto le fronde degli alberi fruscianti dei violini in terza, mentre le viole danno voce al cane che abbaia in sottofondo con note ribattute e regolari da eseguire, secondo le indicazioni del maestro, molto forte e

strappato.

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Il concerto si conclude con il terzo movimento allegro che inizia alla battuta n. 123, in perfetto stile dell‘epoca, che invita tutti a danzare, allegramente e con grazia, insieme alle ninfe e ai pastori per celebrare gioiosamente il ritorno alla luce della Natura.

E seguiamo, allora, il balletto festoso sui prati ameni e fioriti, freschi e bagnati di rugiada, felici e grati di un nuovo inizio… …ancora! Consiglio per l‘ascolto questa esecuzione emozionante accompagnata dallo scorrimento della partitura: https://www.youtube.com/watch?v=kPaUtnJTMn8

Alessia Mosca Proietti

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Non odi la voce Di Antonella Turchetti Non odi la voce, che parla, che canta, sussurra e racconta? Non noti sul suolo orami verde, di piede incantato l‘impronta ? Finito è il gelido inverno, dispersa la fredda bufera, promessa di vita e risveglio è l’equinozio di primavera. La luna sorride nel buio, nel bosco né ghiaccio, né brina, la dea si risveglia dal sonno vestita di luce divina. Ostara, Ostara si desta, adorna di fiori e di vento, il mondo è tutta una festa, nei campi ogni cosa è in fermento. Ostara, araldo del sole che porti nel palmo la vita, di primule, giunchiglie e viole La terra s’è tutta fiorita. Non senti il ruscello che ride, si tuffa, gorgoglia e borbotta? Non vedi nei boschi il Re Cervo che vince la lotta? Il giorno pian piano si allunga, si riempie di voli d’ uccelli, fra l’erbe dei pascoli bassi si odon belare gli agnelli. La dea divenuta fanciulla dolcezza di miele dorato, all’ombra del biancospino incontra il Dio incoronato. Ostara, Ostara che canta, che sparge sussurri di fronde, le note fatate del flauto il fauno nell’aria diffonde. Ostara splendente di luce, chiamata mattino del mondo, la gioia a seco conduce e rende il creato fecondo. Ostara ancella di vita, Che passi danzando leggera, nel mondo la gente ti chiama col nome di Primavera. 10/Alban Eiler 2017 |

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Il Sogno di Avalon Offuscata allo sguardo Dietro una coltre nebbiosa Silente si cela L’Avalon perduta Un di manifesta In radioso splendore. Al tempo in cui dell'omini L'onor guida si facea Ed il primero anelito D’amor s’apparia. Druidi e saggi bardi Nel tuo cor si benigno Seco accoglievi generosa E d’essi lo spirito infiammavi. Fonte di luce imperitura D’ardente fuoco i cuor scaldavi Ed il desio ne risvegliavi D’arcan sapere i cercatori. Splendente faro nell’oscurità Di retta via eri l’inizio Sublime culla di veritate Del Divin trono ti facei casa. Ma allor perché l’oblio t’avvolge? Perché non mostri la tua luce? Affinchè la terra madre possiam vedere In ogni cosa e ogni dove? Ma l’omo è ormai preda Dei suoi fantasmi carcerieri Che le radici han rinsecchite D’un velo gl’occhi han ricoperti E la tua beltà non fan vedere. Ma intanto Tu, mia dolce Musa In paziente attesa stai aspettando Che il tuo figlio ancor dormiente Dal suo letargo si risvegli E il velo tra i mondi possa sparir.

Duirin (Claudio Bongiorno)

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Canto al Divenire Sono stato Terra, ho incontrato me, scalato montagne attraversato boschi e caverne. Sono stato Acqua, ho incontrato me, fluito e denudato profonditĂ e dolcezza. Sono stato Aria, ho incontrato me, torre di cristallo fiducia nel vento sacra parola. Sono stato Fuoco, ho incontrato me, forza e volontĂ potere e caparbietĂ . Sono stato lepre poi salmone poi uccello e infine grano Sono stato ogni stagione in Voi morto e poi rinato, con Voi trasformato. Sono stato Primavera poi Estate Autunno e dopo Inverno, saggezza e ricchezza doni e bellezza. Prima Terra poi Acqua Aria e infine Fuoco, con Voi ho osservato con Voi ho ascoltato con Voi ho giocato e poi anche cantato con Voi, mi sono intrecciato /|\

Quercus (Massimo Mazzoni)

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Voci di Marta Cassinelli Discesi il sentiero che mio padre aveva percorso molte volte, prima di giungere alla vecchia casa dove un tempo dimorava la piccola fanciulla gentile, che conoscevo fin da bambino, ormai partita per il suo addestramento secondo le antiche tradizioni di caccia tipiche della nostra terra. Era un giorno di pioggia, sapevo che l'acqua avrebbe bagnato il mio viso quando scelsi di intraprendere il cammino, ma decisi che non mi importava e che, in fondo, forse sarei riuscito a correre più veloce del tuono ed a ingannare il soffio veloce del vento. Mi piaceva l'ingenuità tipica del mio carattere, spesso mi aveva aiutato a sopravvivere a periodi bui, quando ogni cosa appariva oscura e nessuna luce trovava lo spazio necessario ad arrivare ai miei pensieri. Frequentemente mi capitava di osservare il mondo nella sua semplicità e la mia voglia di vivere mi aveva sempre spinto verso ciò che, nascosto agli occhi, si rivelava all'anima in tutta la sua innocente intensità. Quel giorno decisi di raggiungere la dimora dei vicini, che si trovava a qualche miglio dalla nostra, poiché intendevo ripararmi dalla pioggia ed assaporare le parole antiche degli anziani che dimoravano laggiù e che amavano raccontare le vicende degli eroi delle nostre terre. Oltrepassati i colli rocciosi, al di là del ruscello che separava il boschetto di felci, ritrovai facilmente la strada. Una volpe si accorse di me ma non fuggì:

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restò ad osservare il mio cammino, assicurandosi che il mio passo fosse sicuro e veloce. Giunsi così davanti alla casa, che all'apparenza sembrava disabitata. Mi avvicinai, provai a fare qualche nome ad alta voce, sbriciai alle finestre. Nulla. Posai quindi il palmo della mano destra contro il vecchio e pesante portone di legno che, senza sforzo, si aprì, lasciando intravedere qualche ombra oltre l'uscio. Ci vollero un paio di minuti per adattare la vista al buio e nessuna voce, nessun volto, nessun racconto, trovai ad attendermi. ...

Il giorno volgeva al termine ed il temporale non aiutava la luce ad oltrepassare le nubi, pertanto mi resi conto che avrei dovuto considerare l'ipotesi di passare la notte laggiù. Accesi il fuoco e mi scaldai con una coperta, che era stata lasciata accanto al camino. Trovai quella condizione alquanto confortevole e mi decisi ad esplorare le stanze, senza conoscere il motivo per il quale gli abitanti sembravano scomparsi. ...

Ricordavo particolarmente un anziano, la barba bionda ed i capelli grigi; aveva grandi occhi verdi, profondi e veri come il fiume che scorreva attraverso la pianura. Da bambino mi prendeva sulle ginocchia e mi ammoniva riguardo la mia poca delicatezza, mostrandomi come i suoi avi riuscissero a leggere antichi racconti tra le


pieghe della corteccia degli alberi. Ne ero affascinato e turbato allo stesso tempo. La giovane cacciatrice ed io spesso restavamo ore intere a cercare di interpretare il suo comportamento, nell'attesa di poter passare un po' di tempo insieme a lui ed alle sue meravigliose storie. Avevo intravisto una botola sul pavimento ed istintivamente la aprii. Una scala scendeva, nel buio più completo. Odore di muffa e terra colpì intensamente le mie narici, rumore di acqua arrivò alle mie orecchie, forse aiutato dalla pioggia che, incessante, continuava a cadere. Come fossi stato richiamato da un'antica voce dentro di me, scesi senza esitare, senza dubbio alcuno, sicuro e deciso. L'oscurità mi avvolse completamente ed i miei sensi iniziarono a diventare più acuti ed attenti. Misi a terra le mani ed iniziai a percorrere lo spazio a tentoni, cercando di individuare forme conosciute. Improvvisamente, alzando lo sguardo, vidi un lumino. Allungai la mano, ma esso era più distante di quanto immaginassi ed il risultato fu che la luce vacillò, come fosse stata una fiammella. Mi permise però di utilizzare meglio la vista e subito mi resi conto che a terra, c'erano ostacoli lunghi e resistenti, vicini e caldi. Avvicinai al terreno le mie labbra ed il mio naso, allo scopo di percepire il più possibile e subito capii: erano radici. Una enorme quercia, probabilmente antica quanto la storia della famiglia, abbracciava tutta la dimora e ne era fondamenta e linfa. Acqua scorreva leggera accanto al tronco e muschio ricopriva la terra attorno ad essa. Ora la luce era diventata più intensa e riuscii ad avvicinarmi alla pianta, che mostrava una cavità alla base del tron-

co. Sporgendomi un poco, giunsi alla fonte da cui proveniva il bagliore e, con mia grande gioia ed immensa meraviglia, riconobbi un paio di occhi, verdi, profondi e veri. ...

Non so cosa accadde dopo, i ricordi sono confusi ed i sentimenti sono puri e gentili come la sorgente che sgorga dalla montagna a nord della pianura. Quando i miei pensieri tornarono a parlare la lingua degli uomini, correvo attraverso i cespugli di rovi, alla ricerca di una gazza che era sfuggita alla mia vista. La volpe, questa volta, mi seguiva veloce e complice, aiutandomi a ritrovare la via ed ascoltando i miei racconti. Non seppi mai più nulla del ritorno della fanciulla o della sua famiglia alla vecchia casa. Ciò che ricordo con grande dolcezza è che da quel giorno, la foresta, accarezzando con grazia le note del mio nuovo linguaggio, decise di cantare anche per me.

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di Markus Juniper

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equinozio primaverile è il momento magico quando la luce supera il buio e, già da un pò di tempo il suo incremento ha cominciato a muovere gli ormoni e i liquidi anche nelle piante. Vi voglio portare in un ambiente dove sentiamo molto questo cambiamento di energia. Lungo i ruscelli, anche nel pieno inverno, il clima e più mite perché l‗acqua ha la capacità di accumulare il calore sia della sorgente (nasce quasi sempre con la temperatura di 8 gradi), che delle temperature passate. Se siamo in collina o montagna anche la protezione delle pendici crea un locale microclima meno rigido. Immaginiamo mormorare l‗acqua in questo fiumicello e lasciamoci accarezzare da questa musica naturale che ha ispirato anche poeti, pittori e musicisti. Il ruscello, nutrito dalle acque dello scioglimento della neve, delle piogge invernali e primaverili, è pieno, forte e vivace. Ci porta anche la storia delle sue acque e fermiamoci un momento per sentire queste, pensare a da dove vengono e che cosa hanno visto. Immaginiamo che noi stessi siamo questa acqua e abbracciamo le pietre, le radici, le piante e gli animali piccoli che incontriamo. Siamo fluidi e andiamo intorno agli ostacoli, siamo trasparenti e chiari, la fonte della vita. Abbiamo la sensazione che possiamo penetrare in ogni spazio e allo stesso momento diamo spazio. Lasciamo entrare dentro di noi tutto ciò che si scioglie e portiamo con noi ciò che si fa portare. Siamo senza fine, molecole separate ma tutte di un grande flusso. Siamo forti e con il tempo arrotondiamo pure le pietre. Le piante intorno arrivano dentro di noi per bere e

forse anche perché sono curiose di quello che abbiamo da raccontare... Lungo questo ruscello in mezzo al bosco troviamo forti segni di Primavera, qui tante piante si sono svegliate ed alcune sono già in piena fioritura. Questi fiori spesso approfittano dalla luce che ancora penetra in grande quantità tra gli alberi senza foglie. Il Ranuncolo favagello (Ranuncolacea ficaria) ha aperto i suoi fiori gialli a pieno e in alcuni posti crea dei tappeti giallo verde. Le foglie di questa piccola pianta (5-15 cm di altezza) sono ricchi di vitamina C e, raccolti prima della fioritura, li possiamo mettere nel insalata o solo assaggiarli lungo il nostro cammino. Ma attenzione, dal momento della fioritura aumenta il contenuto di una sostanza velenosa, la Protoanemonina, tipica di tanti membri della stessa famiglia. La riproduzione di questo Ranuncolo avviene in due modi diversi: per impollinazione (e quindi produce semi) o tramite bulbilli che si creano nelle ascelle delle foglie e si staccano quando la pianta appassisce. Dopo, gli animali o anche l‗acqua del fiumicello possono portare questi piccoli bulbi in posti nuovi.

Immagine 1—Favagello

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Un altro fiore molto carino che possiamo trovare nel nostro bosco appartiene alla stessa famiglia di Ranunculacee: l‗Anemone bianco o Anemone dei boschi (Anemone nemorosa). Il suo fiore bianco e sempre singolo e circondato da tre foglie trifogliate ed esternamente spesse e un po rosa. Si chiudono con la poggia e la notte e si piegano verso terra. Il suo rizoma cresce orizzontalmente sotto terra e spunta in più punti. Questa pianta è velenosa e può irritare la pelle. Lungo il percorso dell‗acqua in posti paludosi possiamo trovare la grande sorella delle prime due piante che abbiamo appena incontrato, la Calta palustre (Caltha palustris). Questo membro delle Ranunculacee è spettacolare, ha foglie grandi, lucide e reniformi e fiori gialli acceso. Specialmente nel crepuscolo sembra che ti guardino con gli occhi di un mammifero. I frutti sono particolari: con la pioggia creano una forma concava dove si raccoglie l‗acqua e i semi galleggiano in questa piccola ciotola. Quando trabocca l‗acqua, porta via anche i semi e forse li porta in un posto adeguato per far nascere nuove piante.

Gamberaja (Callitriche hamulata, dal greco, significa ‚bellezza dei capelli‗), che fiorisce sotto l‗acqua, anche i frutti si sviluppano sotto la superficie acquatica. È una pianta molto interessante anche per quel che riguarda il suo sviluppo evolutivo: i microbiologi hanno trovato che fa parte di una famiglia tutta terrestre, le Piantagginacee. Sempre nel‗acqua del ruscello il nostro sguardo cattura dei fili arancioni che si muovono nella corrente, la punta è bianca e sembrano vivi; seguendo questi fili verso la loro origine fuori dall'acqua, vediamo un albero maestoso con dei rami orizzontali e una corteccia scura, quasi nera: l' Ontano (Alnus glutinosa) che adesso ha fatto uscire i suoi amenti maschili molto simili a quelli del nocciolo. Gli Ontani vivono in simbiosi con un tipo di batteri (genere Frankia) che sono in grado di fissare l‗azoto dal‗aria. Questi vivono in dei noduli radicali sotto terra e possono formare fino a 200 kg di azoto al anno per ogni ettaro di terra! Cosi non solo eliminano l'azoto dall'aria ma danno anche un contributo al nutrimento dell'ontano e delle piante intorno. Per noi Druidi questo albero ha una grande importanza come albero del Ogham (Fearn) perchè rappresenta tra altro il fuoco e l'acqua, uno scudo di protezione e di equilibrio.

Immagine 2—Calta Guardando bene nel acqua trasparente vediamo del verde. sembrano alghe e si muovono con il movimento dell'acqua. Mettiamo una mano nell'acqua e tiriamo fuori un parte di questa pianta. Sentiamo già che non è una alga, è più ruvida e riconosciamo foglie e steli. È la

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Immagine 3—Ontano


Lungo il nostro cammino accanto dell‗acqua le piante sono numerose, ma voglio ancora nominare un piccolo fiore viola. Piccolino, ma famoso in poesie e in pasticceria... è vero: il nome del colore deriva da questo fiorellino! La Viola mirabile (Viola mirabilis) con i suoi fiori profumati! Ancora oggi piccoli e grandi adorano questo fiore, sentiamo il suo profumo avvicinandosi in terra che fa venire in mente i ricordi della nostra infanzia, il profumo della nonna o il sapore delle caramelline fatte con il suo estratto. Se troviamo numerose piante possiamo anche raccoglierne qualcuna per metterla nella nostra insalata primaverile! ... Riempito di sensazioni primaverili, ricordiamo come è essere acqua - il nostro naso ancora è pieno di profumi e odori di fiori e terra, torniamo a casa. Se abbiamo raccolto qualche foglia o fiore, siamo pronto ad arricchire un insalata primaverile, piena di vitamine e minerali.

Markus Juniper

Immagine 4—Viola Mirabilis

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di Ilaria Pege

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RIMEDIO NATURALE: DETOX DI UNA GIORNATA A LIQUIDI NUTRIENTI!

Come promesso eccomi arrivata alla giornata Detox a base di liquidi nutrienti. Qui vi propongo una serie di ricette per mantenere il calore corporeo in modo ottimale, senza far scendere troppo il livello delle energie durante il giorno. La giornata comincia con una tazza della vostra tisana depurativa preferita e un estratto/centrifuga/frullato ( sono messi in ordine ottimale per contenuto vitaminico; il migliore è il succo ottenuto con un estrattore, poi viene quello fatto con la centrifuga ed infine se non avete possibilità perfetto anche quello col frullatore ). ESTRATTO DI CAROTA, MELA E ZENZERO ( 1 carota, mezza mela, 2 cm di radice fresca di Zenzero ). La giornata deve proseguire con tanta attività fisica e un'altra tisana calda a metà mattina e a pranzo, da provare l'acqua d'orzo, calmante delle infiammazioni croniche intestinali e ricostituente. ACQUA D'ORZO ( far bollire per 20 minuti, una tazza di ORZO MONDO BIOLOGICO ben lavato, con 6 tazze di acqua, 5 cm di radice fresca di ZENZERO e 1 cucchiaino di polvere o due stecche da 5/6 cm di CANNELLA ). A metà pomeriggio ancora una tazza di tisana e poi per la cena preparare un brodo leggero di verdura, con cavolo verde in foglia, carote e cipolla e aggiungere una volta intiepidito, un cucchiaio da minestra di crema di miso. Quello che consiglio per una Detox delicata è il MISO D'ORZO una crema molto sapida, ottenuta dalla fermentazione della soia e dei grani d'orzo. Essendo un prefermentato, ha la profonda qualità di sostenere le famiglie batteriche intestinali che normalmente lavorano a nostro favore. Prima di andare a letto io dedicherei un tempo alla meditazione, a chiudere fuori gli stimoli frenetici, alla luce delle candele e magari ad un meraviglioso bagno o doccia rituale, con profumi, incensi e luci soffuse. Da La Luna di Brigit https://www.facebook.com/ lalunadibrigit/

Ilaria Pege

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SCRUB RICETTA CIOCCOLATO E CAFFÈ Il Cioccolato amaro, oltre ad essere buono da mangiare ha una base oleosa ricca di grassi saturi, oligoelemnti e sali, che potenziano moltissimo l'elasticità cutanea, ha anche un odore che ormai conosciamo e ci porta nel regno del piacere tempo zero. Le proprietà del caffè come attivatore di micro-circolazione e sciogli grasso sono conosciute, e qui ci serve sia chimicamente che fisicamente, per l'azione meccanica dei suoi grani di polvere molto fine. Ma come procedere? In una ciotola di vetro mettere : 100gr di zucchero di canna integrale Moscobado ( meglio se bio o Equosolidale ) 50 gr di polvere di cioccolato amaro 50gr di polvere di Caffè solubile 50 ml di olio di sesamo. una tazza di caffè caldo da usare per raggiungere la densità desiderata e attivare gli ingredienti. Uso: bagnare la pelle con acqua calda, applicare l'impasto un poco per volta, una sezione del corpo alla volta, massaggiando con moto circolare, energico e dal basso verso l'alto le gambe e alto/basso il tronco e le braccia. Sciacquare solo alla fine, asportando con la spugna di luffa il prodotto e continuando con un massaggio energico come all'inizio. Sciacquare con acqua calda, abbondante e tamponare la pelle con un asciugamano.

Ilaria Pege

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Insalata di primule, viole e cicorini selvatici 20 viole mammole (Viola odorata L.) 30 primule selvatiche (Primula vulgaris L.) 70 gr di foglie di primula 150 gr di cicorini e radicchi selvatici qualche foglia di tarassaco 4 cucchiai da tavola di olio extravergine di oliva 1 pizzico di sale integrale 1 cucchiaino di aceto di mele In un ciotolino amalgamare olio, sale e aceto e 10 viole, sbattendo velocemente. Far riposare da una mezz‘ora a due ore, poi estrarre i fiori di viola macerati. Lavare i restanti fiori e le foglie, privandole dei piccioli. Comporre l‘insalata selvatica e irrorare con il condimento alla viola.

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di Daniela Albero Lujanta -Ultima ParteIl Culto della Divinità Sanante, con le stesse caratteristiche di Lagole lo troviamo anche in altri due Santuari: ai (Bagni di ) Pervalle , frazione di Valdaora in Alta Val Pusteria in provincia di Bolzano e nella Valle della Gail , in Carinzia, a Gurina. I Bagni di Pervalle sono ricchi di solfati, sali minerali, calcio e magnesio. Nel 1840 sono stati trovati i resti di una piscina termale oltre a numerose offerte votive agli Dei risanatori ed alle ninfe delle acque, a titolo di ringraziamento per la guarigione di disturbi di tipo reumatico e sciatico, malattie femminili, della pelle e delle vie respiratorie. ... I Fanes mitologica popolazione, di cui Karl Felix Wolf, rinarro‟ agli inizi del 1900 le ultime memorie , affonda le proprie radici e le nutre di un immaginario narrativo che sorse a cavallo di un‟ampia zona che include il confine dolomitico ma anche la zona pianeggiante che digrada verso il mare Adriatico. Perché se c‟è stato un territorio che è stato crocevia di culture e di genti differenti è stato proprio quello fra i Monti Pallidi ed il bacino del Mediterraneo dove Venetici, Euganei, Istriani insieme ad i Celti ed in particolar modo quelli insediati lungo il bacino della Drava. E quell‟insieme di popoli, culture, tradizioni ed idiomi risulta rappresentato benissimo presso Lagole, ed indicando appunto parentele di culto e di divinità fra l‟attuale Este nel padovano e la Carinzia austriaca.

Polla d‘acqua -Archivio personale-

Le Anguane o Longane rappresentano un altro mito di Lagole insieme a Trumusiate. Sono creature legate all‟acqua, che si incontrano nella leggenda che va dalla Lombardia, al Trentino, all‟Alto Adige, al Friuli, ma anche in Lessinia ed in Romagna ed in Europa centro-orientale. Conoscitrici del futuro, e delle condizioni del tempo, talvolta bellissime ed ammaliatrici , altre volte madri dai lunghi seni che facevano ricadere all‟indietro per allattare i bambini nelle gerle, vivevano in luoghi isolati e difficili da raggiungere , vicine a fonti, ed avevano varie attività che svolgevano prevalentemente di notte, come quella di lavandaie. Ed è in questa veste che fanno parte della cultura cadorina. Le anguane erano lavandaie notturne, ma aiutavano anche per la filatura, come narrato in alcune leggende. Mentre in altre assumono un significato negativo e divengono invidiose, ladre ed assassine. Ma questa variazione in negativo sia storici che antropologi la assocerebbero all‟arrivo del Cristianesimo che mise in negativo la mitologia appartenuta alle culture precedenti. Importante è vedere come queste figure fem-

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minili acquisiscano uno dei tratti principali legato al „Male cristiano‟ cioè gli zoccoli di capra, al posto dei piedi. Abbiamo anche un esempio di un grande cadorino, il pittore Tiziano, che in uno dei suoi disegni illustro' un‟anguana come in effetti veniva descritta e rappresentata ai suoi tempi nel 1500, frutto della demonizzazione cattolica. Così nei secoli mille e forse piu‟ anni di culto di acque salutifere fu passato alla Madonna della Salute, chiesetta antica nelle vicinanze di Lagole, all‟interno della chiesa un altare è dedicato a Santa Lucia (protettrice dei malati di occhi) , ed a Santa Apollonia (protettrice dei malati di denti). Sicuramente legato sempre al culto di questa zona dedicata alla salute abbiamo anche nella frazione di Rizzios una chiesa dedicata a Sant‟Anna protettrice delle donne incinte e dei neonati; e non da ultimo ricordiamo che il Santo patrono di Calalzo è San Biagio, protettore dei malati di gola.

mente lì come altrove in terra cadorina ha ancora molto da rivelare, oltre a valorizzare un territorio .Sono stati istituiti due sentieri tematici con tanto di schede illustrative ed esplicative, una storica ed una leggendaria. Un interessante lavoro fatto per coinvolgere non solo paesaggisticamente il turista, ma per condurlo nella storia e nella mitologia locale, in un percorso del Tempo. Unico neo ad un‟iniziativa dal mio punto di vista estremamente pregevole, anche per alcune riproduzioni fedeli e particolareggiate di ritrovamenti storici come: statuine, simpuli, elmi , scudi, lance e spade, , il fatto di definire Trumusiare esclusivamente come un Dio. Vista la mole di documenti storici, archeologici, e la conoscenza della cultura del tempo quando le acque e la guarigione erano tutelate da numi femminili, forse si sarebbe potuto usare il termine Divinità in maniera neutra e a cura (per rimanere in tema) della Cultura originaria di Lagole, prima dell‟Apollo romano di cui ben sappiamo. Andate comunque a Lagole, oltre ad attendervi un luogo incantevole ed adatto anche alle famiglie, troverete non solo un pezzo di storia, di conoscenza e di tradizione, ma incontrete passeggiando o sedendovi su una panchina ancora una volta, oggi come allora, Trumusiate e le Anguane a darvi il benvenuto. Daniela Albero Lujanta Libri letti e siti consultati da cui ho tratto riferimenti e spunti: * Una Divinità Sanante a Lagole, Enrico De Lotto * Il Cadore degli Emigranti , Giovanni Pais Becher * Miti ladini delle Dolomiti, Nicola De Falco Ulrike Kindl

Riproduzione disegno Anguane Tiziano -Archivio personaleDal 2014 , il Comune di Calalzo di Cadore, ad opera del Sindaco Luca De Carlo e della sua Giunta ha ripreso una serie di scavi fatti nell‟ottica di esplorare un terreno ed una storia che sicura-

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*https://issuu.com/musei-cadore-dolomiti/ docs/lagole_av_168 *http://www.academia.edu/19941385/ Poco_differenti_per_usi_e_costumi_Veneti_e_Celti * http://www.magicoveneto.it/cadore/Calalzo/ Calalzo-Lagole.htm * http://www.magnificacomunitadicadore.it/ cadore/museo-archeologico-cadorino.php


Intervista a Giancarla Erba, Naturopata e Scrittrice, autrice del libro Slanosietum sulla medicina Gallo-Romana.

di Ilaria Pege La primavera da sempre slancio alla necessità d'una pulizia del corpo e dell'anima, che solo l'aria aperta e le acque cristalline, garantiscono. Facendo un'indagine sulla storia delle purificazioni primaverili, il posto d'onore spetta proprio alle acque termali. Per approfondire l'argomento ho intervistato Giancarla Erba, studiosa della medicina gallo-romana e autrice del libro Slanosietum " che mi guarisce " di Anguana Edizioni. - Quali testimonianze ci sono in Gallia transalpina in fatto di frequenza di fonti termali? La conferma dell‟uso dell‟acqua nella terapeutica gallica è data innanzitutto dalle numerose divinità legate all‟acqua e la ricchezza di folklore legato alle fonti soprattutto in territorio francese ma transalpino in generale. Ma esistono anche le testimonianze degli storici antichi che ci confermano che anche tra i Celti d‟oltralpe vi era la consuetudine di utilizzare le terme. Plinio menziona la ricchezza di stazioni balneari nei Pirenei e in varie zone della Francia e della Germania sono stati ritrovate fonti il cui uso è attestato fin da prima dell‟arrivo dei romani.

Proprio in Germania sul monte Idarwald c‟è una sorgente dove sono stati ritrovati altari votivi dedicati alle due maggiori divinità guaritrici legate alle acque, Granno e Sirona, la sorgente sgorgava all‟interno di un tempio gallico costituito da diversi altari e statue. Poco più sotto la costruzione si trovavano delle stanze preposte sia ad uso termale che abitativo; la zona termale era provvista di riscaldamento. Le terme propriamente dette erano costituite da piscine ad acqua calda, fredda e tiepida, uno spogliatoio riscaldato e stanzette di pubblica utilità. Una stazione molto simile si trovava ad Alesia, la città famosa per aver ospitato l‟ultima grande sconfitta dei celti transalpini; sul suo altopiano scaturisce una fonte che alimentava un santuario dedicato a Moritasgus e Damona, divinità analoghe a Granno e Sirona, e tutti gli altri edifici attraverso un sistema di tubature sotterranee. Anche la stazione termale di Vichy molto famosa tra i romani, era frequentata fin da prima dell‟arrivo di Cesare. A Luxeuil nell‟alta Saona, scavi effettuati nel 1755 hanno portato alla luce un sito chiamato “Il foro delle Fate” uno stabilimento termale con costruzioni antiche di origine sicuramente preromana; durante gli scavi sono stati trovati numerosi ex-voto che venivano gettati nelle fonti sacre per ringraziare o richiedere la guarigione. Le divinità protettrici di questo luogo erano Lussoius e Bricia. Abbiamo ancora Bourbonne-les-Bains, le cui terme antiche comprendevano un grande salone d‟entrata, due piscine con cabine annesse e due sale di riscaldamento.

- In quali zone? Le zone sono numerose, per esempio già Mentone appena passato il confine, era sede di una stazione con una fonte solforosa fredda, e di questo tipo di terme se ne trovano disseminate in gran parte della Francia, del Belgio e della Germania.

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- Esisteva una prassi di guarigione? L‟utilizzo del bagno termale terapeutico deve seguire una prassi che nasce dalla più remota antichità e che è arrivata fino ai nostri giorni. Quindi sì esisteva una pratica ben definita che gli antichi usavano per giungere alla guarigione. In origine, la terapia nelle acque termali consisteva nello sfruttare la temperatura dell‟acqua per ottenere semplicemente un benessere fisico, ma poi con l‟esperienza acquisita le diverse sorgenti termali vennero sfruttate per terapie sempre più specifiche che i Romani poi portarono ai più alti livelli. - Quale significato può avere oggi questa esperienza antica? Le zone sono ancora frequentate? Moltissime terme antiche vengono utilizzate ancora oggi con la stessa metodologia e gli stessi scopi. Di quelle che ho citato per esempio, Vichy, Luxeuil e Bourbonne les Bains sono ancora aperte e funzionanti. Al di qua delle Alpi ci sono le terme di Bormio, di chiara origine celtica, che sono ancora attive ed utilizzate. Certo oggi l‟impostazione nell‟utilizzo se non è cambiata nella forma è decisamente modificata nell‟approccio, si è persa infatti tutta la parte spirituale che permeava la vita degli antichi e quindi a maggior ragione interveniva anche nelle pratiche di guarigione. Coloro che si recavano alle terme per delle cure affrontavano dei veri e propri pellegrinaggi con invocazioni agli Dei, preparazioni di ex-voto e permanenza presso il tempio durante le cure. Oggi invece la parte medica è di competenza prettamente scientifica e comunque scollegata dal magico per sempre.

- Come avveniva il bagno di guarigione? Venivano usate erbe di cui è sopravvissuta la conoscenza? Le acque venivano utilizzate sia per bagni terapeutici che come bevanda per curare degli organi interni; il bagno in particolare era diviso in quattro fasi: inizialmente si entrava nelle Terme ci si spogliava e si veniva sottoposti al getto di aria calda quello che per noi oggi è il bagno di vapore o la sauna, poi ci si immergeva in acqua calda e di seguito ci si gettava nell‟acqua fredda; infine bisognava attendere la reazione della pelle e fare asciugare il sudore. Le fonti dove ci si immergeva erano sempre sacre e legate a delle divinità e le acque avevano diverse particolarità terapeutiche: c‟erano le acque indicate per le malattie agli occhi, quelle per i problemi reumatici o per quelli cardiaci; Vichy era conosciuta per le sue acque che favorivano la lattazione materna e anche la fecondazione. Sicuramente accanto alla disciplina termale dei bagni e anche dell‟assunzione di acqua, ai malati venivano somministrate delle tisane in supporto per favorire la guarigione. Sempre a Vichy è stata trovata quella che può essere definita l‟antesignana della moderna tisaniera. E‟ un oggetto composto da due vasi saldati l‟uno all‟altro per la base. Il vaso esterno ha le pareti leggermente svasate, quello interno invece è globulare con un foro in alto, sulla parte inferiore di questa specie di ampolla si evidenziano due file orizzontali di piccoli fori. Attraverso il foro superiore si versava la sostanza da assumere e poi l‟acqua, a questo punto attraverso i fori fuoriusciva la tisana pronta da bere. Queste tisane venivano somministrate per favorire la sudorazione e quindi l‟emissione degli umori tossici, oppure per facilitare il riposo e la tranquillità; è difficile ricostruire esattamente quali erbe venissero usate per queste tisane in quanto non è stato riportato nulla dagli storici ma sappiamo che conoscevano e utilizzavano i fiori di sambuco come sudorifero, e piante come la melissa e il papavero rilassanti.

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Sicuramente venivano anche somministrate “pozioni” utili alla patologia presentata dal malato, dato che i celti erano proprio famosi per le loro abilità erboristiche quindi questo genere di rimedi non poteva mancare all‟interno di un ciclo di cure che prevedevano l‟utilizzo dell‟acqua termale, del gioco caldo/ freddo per ristabilire l‟equilibrio termico del corpo e uno stato ottimale di salute. Come afferma Giancarla Erba, il mondo del termalismo ha perso la sua connessione con la sfera del sacro e così per riflesso anche la guarigione stessa, sembra un fatto meccanico.

Trovo che proprio la meraviglia che questi spazi naturali riescono ad evocare, possa fare da ponte per quel sentimento di guarigione condivisa proprio dei nostri antenati. È un'emozione naturalmente empatica, che ci esorta a mantenere una connessione con i luoghi dell'acqua di guarigione, spero sentendoli come un corpo da curare e proteggere, da stimare e difendere, nella misura in cui gli stessi ci esortano a fare altrettanto con noi, producendo un livello migliore di salute e benessere. Ilaria Pege

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Grazie a Vanna per le Foto

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The prophecies

di Philip Carr - Gomm Sono entrata cautamente fra le prime pagine di questo libro con molta curiosità ma senza assolutamente sapere cosa aspettarmi e con la lentezza aggiuntiva del dover tradurre dall‘inglese… dopo pochi passi mi si è presentata, con intelligente sfrontatezza, la prima interessante caratteristica del romanzo: non riuscivo a capire cosa fosse vero e cosa inventato. I confini fra lo ‗storicamente documentato‘ e l‘immaginazione dell‘autore sono, infatti, così labili e così ben intrecciati, fra pensieri e avvenimenti, che non è facile riconoscerli. Mi sono detta allora ―perché farlo?― e ho lasciato che la storia mi prendesse. Il racconto mi ha fatto volare in una Parigi meravigliosamente sofferente, ma sempre piena di fascino e vita, nelle biblioteche odorose di fumo di pipa degli uffici del potere, e poi mi ha spinta dalle baite tedesche di un campeggio, fra gli spruzzi dell‘acqua del lago e la buona compagnia degli amici, alle antiche foreste della Francia del Nord, con la stessa naturalezza e realisticità. Descrizioni di ambienti e di ‗fatti storici‘, efficaci e mai ridondanti, e impressioni soggettive dei protagonisti assolutamente ‗umane e condivisibili‘mi hanno guidata lungo una storia di mistero, avventura, eros e sentimenti veramente appassionante. Un libro che mi è piaciuto moltissimo: per come è scritto, per la sua storia, per gli spunti di pensiero di cui è ricco… e perfino per le ricerche storiche che, quasi come una sfida, mi ha costretto a fare! Un autore, Philip Carr Gomm, la cui grande cultura e profondità di animo sono già più che note e che in questo libro dimostra ulteriormente di saperle ‗usare‘ in maniera brillante, creativa e intelligente. Un romanzo, The Prophecies, molto denso di idee e sensazioni, unico e trascinante.

Daniela Ferraro Pozzer

Author: P

hilip Carr -Gomm r : T he O ak Tree P ress Publicat ion Date : August 2016 Publishe

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A fine Settembre un evento veramente speciale

Incontro con Philip Carr - Gomm Chosen Chief dell’ Ordine dei Bardi, Ovati e Druidi evento a numero chiuso - per info e prenotazioni: ipericoworkshop@libero.it

L‘Iperico - Cerro al Volturno - Isernia (IS)

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Corso in italiano: info@druidry.it Corso in inglese: office@druidry.org Responsabile sistema di tutoraggio: mentors.it@druidry.org Responsabile redazione “Il Calderone� ilcalderoneredazione@gmail.com

Per altre informazioni: www.druidry.org/community/obod-italy


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10 / Alban Eiler 2017 RIVISTE DELL‘OBOD Touchstone: è il magazine OBOD in inglese, pubblicato mensilmente solo in cartaceo e solo per membri dell‘OBOD. Druid è il magazine OBOD in America http://druidmagazine.com/ Serpentstar è il magazine OBOD in Australia ed Oceania https://serpentstar.wordpress.com/ Dryade in lingua olandese http://www.obod.dds.nl/ Il Calderone in italiano http://issu.com/ilcalderone Druidenstein in tedesco http://www.feuersprung.de/ Menhir in francese http://issu.com/obod-menhir Ophiusa in portoghese http://www.obod.com.pt/ophiusa.htm


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