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Lavoro: stabilimenti in “fuga” da Pomezia?

Stabilimenti “in fuga” da Pomezia? Il caso

Dopo Leonardo anche un'altra azienda, un call center, annuncia il trasferimento lontano dal territorio

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L

avoro “in fuga” da Pomezia? E’ questo uno di temi maggiormente discusso in città negli ultimi tempi.Il caso più eclatante, con la vicenda trascinatasi per mesi a colpi di proteste, tavoli istituzionali, sit-in e appelli agli Enti coinvolti, è stato senza dubbio quello dello stabilimento Leonardo. Appena tre anni fa il sito – a ragione – veniva indicato come un'eccellenza e un vanto per la città essendo la società tra le prime al mondo nel comparto dell'aerospazio, difesa e sicurezza.

La chiusura dello stabilimento

Adesso però è stata scritta una storia diversa. L’accordo sindacale firmato a metà mese non sembra aver portato ad altro se non alla chiusura dello stabilimento di Pomezia che chiuderà con il trasferimento dei lavoratori tra Roma e Latina. Amaro è stato il commento del Sindaco che non aveva nascosto il “grande rammarico per la decisione dell’azienda di smantellare lo stabilimento che da decenni costituiva uno dei fiori all’occhiello del nostro territorio”. Inutili, in tal senso, sono stati gli appelli e le richieste avanzate dalla politica locale anche fornendo alternative alla dismissione del sito. Tutto caduto, miseramente, nel vuoto. Con in più il rischio, aspetto certamente marginale ma comunque da tener contro, di avere l'ennesima struttura vuota e abbandonata sul territorio.

Il caso della Coop. Acapo

Ma questa non è stata l'unica brutta notizia per la città. Seppur in proporzioni minori anche un'altra azienda ha annunciato di voler trasferire altrove la propria sede (Padova in questo caso, ndr) lasciando l'attuale struttura di Pomezia, sita in Via Santo Domingo. A rischiare il posto sono ora infatti 51 operatori della Coop. Acapo, molti dei quali con disabilità, impiegati nel servizio di Contact Center Distretto 4 Alta, a causa del cambio di gestione, a partire dal 1 Agosto 2022. Non solo. Stando a quanto segnalato da Sindacati e dagli stessi lavoratori si profilano peraltro condizioni “al ribasso” del l'impiego, con meno ore e di conseguenza con stipendi più bassi. “Purtroppo – spiegano dai Sindacati –il Consorzio Leonardo e la Coop. Giotto sono stati inamovibili sull’ipotesi di aprire un call center a Roma che impiegasse almeno parte dei lavoratori attualmente impiegati nella commessa, bocciando anche la nostra richiesta di prevedere l’utilizzo del telelavoro o dello smart working, ribadendo la loro volontà, già espressa nel primo incontro, di spostare l’attività in Veneto”.

La testimonianza

Una delle lavoratrici coinvolte, di Pomezia, a seguito della comunicazione del paventato trasferimento, si è così sfogata: “Personalmente mi è stato proposto di lavorare a Padova a pochissime ore settimanali. Una proposta ridicola, grottesca e vergognosa. Un trasferimento, senza nemmeno avere un posto in cui alloggiare, a più di 500km di distanza da dove ho una casa mia in cui stare, alla metà della retribuzione attuale. Una proposta fatta sapendo già della nostra risposta negativa; senza dignità, senza empatia, senza ritegno”.

L’intervista con il Sindaco di Pomezia

Un'altra azienda di Pomezia, un call center, ha annunciato che trasferirà la propria sede fuori città. Ma questo è stato soltanto l'ultimo caso in ordine di tempo, basti pensare a quanto accaduto con la vicenda Leonardo. Qual è secondo lei la causa alla base di questo preoccupante fenomeno? Cos'altro può fare l'Ente per invertire questo trend? “La narrativa della città desertificata danneggia solo l’immagine di Pomezia a vantaggio di una politica che fa degli slogan il

Caso call center: stando a quanto segnalato da Sindacati e dagli stessi lavoratori con il trasferimento (a oltre 500 km di distanza) si profilano peraltro condizioni “al ribasso” del l'impiego, con meno ore e di conseguenza con stipendi più bassi

Per il Sindaco di Pomezia non c’è alcun allarme: “Il saldo tra chiusure di aziende e nuove aperture è sempre in positivo e in crescita. Le grandi aziende si avvicinano alla nostra città”

suo unico obiettivo. I dati offrono un quadro diverso: una naturale evoluzione del tessuto

economico con alcune aziende che si spo-

stano e nuove che aprono i battenti. Registriamo sicuramente uno spostamento verso il terziario e il settore dell’innovazione a scapito del manifatturiero, il saldo tra chiusure

e nuove aperture è sempre in positivo e in

crescita, le grandi aziende si avvicinano alla nostra città per investire perché oggi c’è una politica sana, operativa e con una visione di sviluppo, testimonianza importante ne è la collaborazione proficua messa in piedi sia con le associazioni datoriali come Unindustria, sia con le parti sindacali. Quanto alla

Leonardo di Pomezia è un caso a parte. La dismissione del sito fa parte di un piano

nazionale che coinvolge 6 stabilimenti. Come sapete, ho portato personalmente la voce dei lavoratori nei palazzi delle istituzioni, dialogando con l'azienda, fornendo alternative al piano di dismissione del sito.

Restiamo ancora oggi convinti che per il territorio la chiusura dello stabilimento sia una scelta legittima ma profondamente

sbagliata. Come legittima sia la scelta dei sindacati di sottoscrivere un accordo con la Leonardo per i trasferimenti del personale.Adesso deve aprirsi una nuova prospettiva, il sito non deve diventare un palazzo vuoto e inutilizzato, ma dovrà offrire nuovi orizzonti a favore della collettività, per questo siamo disponibili ad avviare fin da subito un confronto con l'azienda”.

Luca Mugnaioli

Il call center, con sede in Via Santo Domingo, ha deciso di trasferire la propria sede lontana da Pomezia. Ora rischiano il posto 51 lavoratori, molti con disabilità

La “nuova” prostituzione a Pomezia e Ardea: in poche N

iente più falò in strada. Niente più gruppi di ragazze seminude sul ciglio della strada, in attesa di clienti. Chi passa velocemente con l’auto per via Ardeatina o via dei Castelli Romani, potrebbe anche pensare che le varie ordinanze antiprostituzione abbiano sortito un certo effetto. Al massimo, infatti, al posto delle decine di donne che c’erano in strada fino a due anni fa, adesso se ne trovano a malapena un paio. Ma loro sono le sole rimaste alla “tradizione”. Già, perché nell’era post Covid – anche se in realtà dalla pandemia non siamo ancora usciti – anche nel mondo della prostituzione le cose sono cambiate.Abbiamo quindi deciso di fare un’inchiesta per vedere come e quanto, sia in termini economici che di abitudini.

La storia di Alina

Già durante il lockdown si era scoperto che c’era chi violava la quarantena per andare a soddisfare i propri bisogni, magari falsificando i lasciapassare. “Ma il lavoro era comunque poco, bisognava stare a casa, quindi io ho preferito approfittarne per tornare in Romania, in quel periodo”, racconta Alina (nome di fantasia, ndr). E come lei hanno fatto tante ragazze straniere. Ma adesso sono tornate e se, come accennato all’inizio, in strada non si notano più le ragazze, il motivo è semplice. Sono dentro le loro automobili. Chi invece è ancora fuori, sul marciapiede, è perché non ha una propria macchina. In via

Ardeatina, nel tratto che va dalla rotonda che divide i Comuni di Pomezia, Roma e Ardea fino all’altra rotonda, quella che incrocia via della Solfarata, ci sono donne ro-

mene e bulgare. “Le cose, almeno in questa zona, sono cambiate lo scorso inverno”, spiega Alina. “Il freddo era davvero intenso. Tutto è partito da

lì. O forse è stata una semplice evoluzione, una sorta di ribellione. Noi non vorremmo stare in strada, cosa credi? Io almeno preferirei lavorare da casa, in regola. Per poter prendere un appartamento in affitto, avere una busta paga, il cud, tutti i documenti regolari. E invece niente. C’è troppa ipocrisia. Siamo costrette a laLA PROSTITUTA SI PRENOTA SU WHATSAPP vorare in nero, buttate qui, con condizioni igieniche precarie. Cerchiamo di La nuova prostituzione viaggia arrangiarci. Io personaldirettamente tramite smartphone. Il mente prendo tutte lecliente scrive alla ragazza e le chiede se è libera; altrimenti viene concordato un altro orario. E le prostitute aspettano in auto senza rimanere semi-nude precauzioni possibili. Se potessi lavorare da casa, invece di 30 euro sopra i marciapiedi ne prenderei 70 o 80, po-

trei lavarmi ogni volta, invece di usare le salviettine. Pagare le tasse sarebbe un piacere, per avere queste comodità. Sa-

rebbe meglio per tutti”. Alina inizialmente non voleva parlare. Poi invece si confida. È un fiume in piena. A 34 anni fa questo mestiere da 15 anni. “Ma non di continuo. A volte smetto per un po’, e non lo faccio tutti i giorni. Ho due figli, devo badare a loro”. Alina è arrivata in Italia quasi 20 anni fa. All’inizio restava solo un mese o poco più e poi rientrava in Romania, il suo paese d’origine. Poi ha iniziato a trascorrere sempre più Il sogno: “Sto cercando di mettere da parte i soldi per comprarne una casa. Piccolina, ma mia e dei miei figli. Io non potrei mai prendere un affitto, figuriamoci un mutuo” tempo in Italia. “Mi piaceva più della Romania”, confessa. “Lo scorso inverno, con il freddo, alcune di noi hanno iniziato a mettersi nelle macchine, invece di stare nude in strada. Abbiamo visto

Alina ha 34 anni e fa questo mestiere da 15. La sua vita è divisa a metà tra l’Italia e la Romania: ha due figli e ogni tanto smette perché deve “badare a loro”. Vorrebbe fare l’estetista non ha la possibilità di accedere ai fondi della Regione per poter aprire un’attività

che si trattava di una miglioria e tutte, tranne un paio, abbiamo seguito l’esempio. Nella brutta stagione si sta al riparo dalle intemperie. D’estate dalle occhiate della gente. E comunque la maggior parte dei clienti arrivano tramite appuntamento, non sono quelli in transito”, racconta. Ci spieghi come funziona? “Il cliente sa che sono qui, in auto. Mi manda un messaggio o mi telefona, per sapere se sono libera. Gli rispondo per confermare o per dare un orario diverso. Lui mi raggiunge ed effettuiamo la prestazione”. In questo modo, spiega Alina, è meglio rispetto al dover stare alla mercè degli sguardi di tutti. “Restare nude davanti a tutti è brutto, davvero brutto. Anche se sono auto che passano veloci, gli sguardi li senti. Certo, ti abitui, ma così è sicuramente meglio”. Alina torna al sogno della casa. “Sto cercando di mettere da parte i soldi per comprarne una. Piccolina, ma mia e dei miei figli. Io non potrei mai prendere un affitto, figuriamoci un mutuo. Non avendo una busta paga non offro garanzie. Conosco amiche che hanno la casa e lavorano lì, è tutta un’altra cosa”.

(continua)

Il racconto di Alina: “Se potessi lavorare da casa, invece di 30 euro ne prenderei 70 o 80, potrei lavarmi ogni volta, invece di usare le salviettine. Pagare le tasse sarebbe un piacere, per avere queste comodità. Sarebbe meglio per tutti”

e sul marciapiede e i clienti si prenotano su Whatsapp

(segue)

Ormai la prostituzione viaggia attraverso internet. Il web è pieno di siti che offrono ragazze di ogni tipo. Tu anche utilizzi servizi di questo genere per trovare i clienti? “Assolutamente no. I clienti che cercano sul web spesso vogliono sesso senza protezioni o hanno richieste particolari. E io non accetto”. Ma in questi anni hai mai avuto brutte esperienze? “Per fortuna no. Sono sempre stata un tipo sveglio, so riconoscere al volo le persone. E se vedo qualcuno che non mi piace, non lo accetto come cliente. Adesso, ormai, ho i clienti fissi. Ma in passato sono stata sia brava che fortunata: non mi sono mai capitati come purtroppo è successo ad altre ragazze - persone cattive, che mi abbiano rapinato o fatto del male”. Ti è mai invece capitato di innamorarti di un cliente? “No. È impossibile. Per me sono solo clienti. Stanno qui qualche minuto, poi tornano da dove sono venuti”. Vorresti cambiare vita?

“Ancora no. Devo ancora raggiungere alcuni obiettivi. Mi servono ancora soldi”.

Quanto riesci a guadagnare in un giorno? “Dipende dai giorni. A volte 30 euro, a volte

500 o 1.000. Potrei tornare a casa con 300

euro o con niente: non so mai come andrà”. Tra le ragazze non c’è rivalità, ma neanche amicizia, tranne rari casi. Vige la legge del più forte, si lotta per sopravvivere. “Se voglio posso anche cambiare posto, ma solo perché sono una tipa tosta, che sa farsi valere. Non è facile stare in strada. Devi imparare a farti rispettare. C’è sempre qualcuno che potrebbe ‘fregarti’. Io ormai ho raggiunto un livello in cui posso venire la sera e stare tranquilla. Ma non è stato sempre così”. Fai degli orari fissi? “No. Vado via quando mi stanco o se vedo che non ci sono più clienti. Anche su questo sono molto libera”. Hai un sogno che vorresti realizzare? “Vorrei fare l’estetista. Sto già cominciando a fare qualcosa per intraprendere questo percorso. Purtroppo non ho la possibilità di accedere ai fondi della Regione per poter aprire un’attività, quindi devo mettere da parte il denaro necessario. Ma sono convinta di riuscire a farlo. E allora cambierò vita”.

“Brutte esperienze? Per fortuna no. Sono sempre stata un tipo sveglio, so riconoscere al volo le persone. E se vedo qualcuno che non mi piace, non lo accetto come cliente”

La trasformazione della prostituzione con il Covid: meglio in casa o in hotel, ma i prezzi sono più alti

(continua)

“Quanto guadagno? A volte 30 euro, altre 500 o 1.000, non sai mai come tornerai a casa. Cambiare vita? Ancora no, mi servono ancora soldi” Le nostre inchieste prima del Covid

IL CASO - Negli anni ci siamo occupati diverse volte del problema della prostituzione ad Ardea e Pomezia. Nella nostra ultima inchiesta, pubblicata prima della pandemia, avevamo trovato molte ragazze in strada sia di giorno che di notte. Spesso le prestazioni venivano consumate anche in strada e a ridosso delle abitazione. NEL 2018 - Lungo il nostro viaggio avevamo infatti trovato di tutto: le zone sembravano esser ben ripartite tra prostitute di nazionalità romena, che stazionavano lungo la Via Ardeatina, quelle bulgare, che “avevano” invece gli spazi che ricadono sotto il Comune di Roma, ed infine le africane che si trovavano invece nei pressi della stazione. IL DEGRADO - La situazione pre Covid, denunciavano i residenti, benché atavica, aveva raggiunto condizioni non più tollerabili. In un video, girato in pieno giorno, era stato documentato un rapporto sessuale consumato a ridosso della recinzione del campo sportivo dove ogni giorno si allenano bambini anche piccolissimi; il risultato di tali oscenità era che genitori e dirigenti si ritrovavano quotidianamente a ripulire il piazzale per risparmiare ai propri figli lo spettacolo indecoroso che questi “signori” lasciavano ogni qual volta. LA TERRA DEI FUOCHI - Di notte poi, come se non bastasse, la situazione si faceva ancora più drammatica. E’ con il buio infatti che la terra di nessuno si trasformava nella “terra dei fuochi”, con tanti piccoli (ma pericolosi) fuochi a bordo strada. OGGI - Oggi però la situazione è cambiata. Poche le ragazze in strada con la maggior parte che aspetta i clienti in auto (chi ce l’ha). Sono scomparsi anche i pericolosi fuochi che venivano accesi a bordo strada. Una cosa è certa: l’attività di prostituzione in zona è più attiva che mai , sebbene, come documentato, abbia assunto caratteristiche e forme diverse.

Le ragazze su strada adesso se la devono vedere con i social. Sulle varie piattaforme si trova di tutto. Dalle studentesse che si vogliono pagare gli studi offrendo compagnia e servizi vari fino a casalinghe che cercano di (segue) La storia di Jela

“Dopo l’arrivo del Covid le cose sono un po’ cambiate - spiega Jela (nome di fantasia, ndr) – I clienti hanno iniziato a chiedere gli sconti, dicendo che c’era la crisi e che avevano meno soldi. Ma questo non è certo un bene di prima necessità, almeno non nel senso di sopravvivenza. Quindi, se vogliono i nostri servizi, devono pagarli come li pagavano prima. Niente aumenti, ma nemmeno sconti, altrimenti vado a fare un altro lavoro”.

Quali sono i prezzi? “Sono davvero popolari: 30 euro. Siamo per strada, l’offerta è tanta e purtroppo ci fa concorrenza il web”. Le ragazze infatti adesso se la devono vedere con i social. Sulle varie piattaforme si trova di tutto. Dalle studentesse che si vogliono pagare gli studi offrendo compagnia e servizi vari fino a casalinghe che cercano di arrotondare le entrate. Ci sono poi le professioniste, inserite in appositi siti dove vengono “schedate” con caratteristiche peculiari e qualche foto per invogliare i potenziali clienti. E infine c’è una piattaforma, “Onlyfans”, a cui si accede dietro un abbonamento mensile o

Il racconto di Jela: “Qui i clienti amano il reale. Sono più ‘casarecci’. Io non mi sono iscritta in nessun sito, preferisco venire qui in maniera tradizionale e guardare in faccia i miei clienti”

“Sarebbe impossibile: ho clienti di tutti i tipi e di tutte le età”. Anche Jela, dopo una comprensibile diffidenza iniziale, si lascia andare alle confidenze. “Ho 49 anni, anche se non li dimostro. Faccio questo mestiere da più di 10 anni. Quando

“I clienti ci chiedono gli sconti, dicono che c’è la crisi e che non ci sono più i soldi. Ma noi non siamo un ‘servizio’ essenziale, quindi i prezzi, già popolari, sono rimasti gli stessi”

annuale. Qui il sesso è solo virtuale (e spesso appena accennato), dal momento che si può soltanto

IL WEB E IL ‘FENOMENO’ “vedere” ciò che la persona ONLYFANS seguita pubblica. Eppure ultimamente ha scalzato Internet fa la concorrenza alla prostituzione ‘tradizionale’ e i prezzi in strada si abbassano, arrivando a circa 30 euro. Da qualche tempo è esploso anche anche siti ben più spinti e conosciuti, dove i contenuti sono paragonail fenomeno only fans che è arrivato a bili a film pornografici. scalzare siti pornografici tra i più “Qui i clienti amano il conosciuti reale. Sono più ‘casa-

recci’. Io non mi sono iscritta in nessun sito, preferisco venire qui in maniera tradi-

zionale e guardare in faccia i miei clienti, che sono quasi sempre gli stessi”, spiega Jela. Puoi farci un identikit del cliente tipo?

Chi è il cliente-tipo

L’IDENTIKIT - Ma chi sono i clienti? Se una volta dalle prostitute andavano gli uomini timidi, quelli con problemi fisici o psicologici, chi non riusciva ad avere una relazione, oppure i ragazzi che volevano provare le loro prime esperienze, adesso non è più così. L’identikit del cliente medio fotografa uomini di età compresa tra i 30 e i 60 anni. Si tratta di persone perlopiù sposate, che vogliono evadere dalla quotidianità. Adesso, rispetto al passato, si sta più attenti alla salute. E la salvaguardia arriva proprio dalle operatrici, non dai clienti, che invece insistono per avere rapporti non protetti. Per ottenerli, sono disposti a pagare molto di più. Il fenomeno della prostituzione ancora oggi è prettamente femminile. Quella maschile raggiunge solo un volume che oscilla tra il 5% e il 10% rispetto a quella femminile. Ma la prostituzione maschile ha meccanismi diversi. Difficilmente si trovano uomini sui siti. È invece facile trovare transgender. Gli uomini, invece, utilizzano apposite chat. Ci sono poi locali in cui si va appositamente. La prostituzione maschile è molto più difficile da monitorare rispetto a quella femminile, sia che si tratti di prostituzione omosessuale che rivolta verso le donne. Intanto, secondo fonti Eurispes, la legalizzazione della prostituzione trova favorevoli attualmente circa la metà degli italiani. Sono infatti il 49,1% coloro che pensano sia giunto il momento di “mettere in regola” uomini e donne che fanno questo lavoro. Nella foto: (a lato) la copertina del Corriere della Città

GENNAIO 2018

sono venuta in Italia ho trovato solo lavori stagionali, ma io mangio tutto l’anno, non solo per tre mesi. Alla fine mi sono prostituita, perché non trovavo nient’altro. Non vo-

levo tornare al mio paese. Lì non si sta bene. Meglio prostituirsi qui che tornare al mio paese in Romania”.

Anche per lei le giornate, come per Alina, sono un’incognita per quanto riguarda i soldi. “Ci sono giorni in cui guadagno tanto, altri in cui invece si incassa poco: magari una se-

rata va storta e si portano a casa solo 70 euro, altre invece in cui torni con centinaia

di euro. Prima l’estate era il periodo migliore, adesso le stagioni si sono livellate. Questo da quando c’è il Covid. Un certo calo lo registro, comunque, rispetto a prima. Gli uomini hanno meno soldi, stanno più attenti a spendere. Vengono magari un po’ meno spesso rispetto a prima”.

(continua)

“Altri lavori? Solo stagionali, ma io mangio tutto l’anno. Non volevo tornare al mio paese. Lì non si sta bene. Meglio prostituirsi qui che tornare al mio paese in Romania”.

(segue)

Anche per Jela nessun coinvolgimento emotivo con i clienti. “Non mi è mai capitato di sentirmi attratta da uno di loro. Non li vedo proprio. Sento di colleghe che dicono magari di essersi innamorate di qualcuno, ma non so quanto questo possa essere vero. Forse sono solo attratte dal denaro e dall’idea di poter cambiare vita, di sistemarsi. So di qualcuna che, per conquistare un cliente e farsi dare dei soldi, ha raccontato frottole. Io non lo farei mai. Neanche se davvero mi innamorassi. Non credo nelle favole. Il mio futuro me lo costruisco da sola, senza l’aiuto di nessuno. Io faccio il mio lavoro e basta”. Quante ore lavori al giorno?

“Prima del Covid l’estate era il periodo migliore adesso invece le stagioni si sono livellate. Un calo comunque rispetto a prima c’è stato. Adesso gli uomini stanno più attenti a come spendono i soldi” “Innamormi dei clienti? Non mi è mai capitato di sentirmi attratta da uno di loro. Non li vedo proprio. Sento di colleghe che dicono magari di essersi innamorate di qualcuno, ma non so quanto questo possa essere vero”

“Arrivo qui verso le 19:30/20:00 e resto fino a quando c’è lavoro. Ma al massimo alle 2:00 vado via”. Adesso sono le 23:00. Quanti clienti hai avuto finora? “Quattro”. Con Jela la buttiamo sullo scherzo. Gli italiani si vantano di essere degli amanti focosi. È vera questa cosa? “Non mi risulta. C’è chi funziona, ma la maggior parte durano pochissimi minuti, 5 o 10 al massimo. Un discorso a parte lo devo fare

per chi arriva qui mezzo ubriaco, o comunque che ha bevuto. Loro non ci riescono proprio, a concludere”.

Ti pagano lo stesso? “Certo. Se vedo che la cosa non va, gli dico stop, sarà per la prossima volta e mi faccio pagare. A volte capita, magari perché sono troppo stanchi. Loro accettano la défaillance, saldano e salutano. E ci rivedremo quando magari si sentiranno più in forma”. Ti sono mai capitati minorenni? “Ci hanno provato. Ma li ho sempre rifiutati. Ho la mia etica, non andrei mai con un ragazzino. In compenso posso diri l’età del mio cliente più anziano. Ha 71 anni. È uno sportivo e dà una pista a tanti giovani. Merito della vita sana che svolge. Sport, niente alcol o droghe. Ecco, questo è un consiglio di vita che voglio dare a tutti gli uomini: fate come lui…”.

Maria Corrao

“C’è anche chi arriva ubriaco e non ce la fa proprio a concludere la prestazione. Ma comunque saldano e tornano un’altra volta”

Con Jela finisce sullo scherzo: “Italiani focosi? Non mi risulta, durano pochissimo, al massimo 5-10 minuti. In compenso il mio cliente più anziano, 71 anni, dà una pista a tanti più giovani” Com’è cambiato il mercato del sesso

PROSTITUZIONE 2.0 E NON SOLO Tra tecnologia e virus, anche il mestiere più antico del mondo si è evoluto. Negli ultimi due anni il fenomeno della prostituzione si è evoluto anche in Italia, dove l’unica cosa che resta ferma è il bigottismo che fa da cornice, oltre a una legge che non si sblocca e che non legalizza questo mercato che altrove consente allo Stato di avere introiti e a chi lo esercita di avere delle tutele. Ormai sulla strada difficilmente si trovano molte ragazze. Principalmente si trovano transgender di origini sudamericana. In alcune strade, come abbiamo visto, è stato trovato l’escamotage dell’auto. Ma chi può ha preferito “dirottare” gli affari utilizzando gli appartamenti o l’hotel. Più sicuro, più igienico, più tranquillo. Anche se, per il cliente, più costoso. A fronte del costo di 30 euro di una prestazione in strada, infatti, quella in hotel o in casa ha un costo medio di almeno 80 euro. Ma ci sono ragazze che costano anche 500 o 1000 euro. Per trovare i clienti viene in aiuto la tecnologia. Ci sono piattaforme che, in sostituzione degli annunci di una volta, servono proprio a questo. Dentro c’è la foto di chi offre la prestazione, del tipo di servizio offerto e del range di costo, oltre alla disponibilità. I NUMERI - Recenti stime parlano di un mercato legato al sesso che potremmo definire tradizionale che frutta ogni anno un business di 4 miliardi di euro secondo il Codacons. Un giro di clienti di milioni e milioni di cittadini a fronte di circa 90mila operatori. Fornire stime esatte è però complicatissimo considerando che si tratta comunque di un lavoro "sommerso" e spesso legato allo sfruttamento. “Negli ultimi anni si è assistito ad una progressiva riduzione del numero di prostitute che operano in strada, la cui percentuale rappresenta tuttavia ancora la fetta più consistente, pari al 60% del totale - spiega l’Associazione dei Consumatori - Da contraltare si registra una forte crescita nel numero di lucciole che decidono di lavorare in casa o altre strutture non all’ aperto (40%). Della totalità delle prostitute operanti nel nostro paese, il 10% è minorenne, mentre il 55% è costituito da ragazze straniere, provenienti principalmente dai paesi dell’ Europa dell’ Est (Romania, Bulgaria, Ucraina) e dall’ Africa (Nigeria in testa)”. LE ESCORT - Diverso il caso delle escort che si possono trovare su Internet in decine e decine di siti specializzati. Anche in questo caso, secondo una stima di Escort Advisor, il portale di recensioni di escort più visitato in Europa con oltre 3 milioni di utenti unici mensili solo in Italia (dati:2021), le professioniste del settore sarebbero almeno 120mila. Il che renderebbe il lavoro di escort il quarto gruppo di lavoratori indipendenti del Paese, dietro solo a medici e odontoiatri, avvocati, ingegneri e archietetti. Ma davanti a farmacisti, geometri, e perfino infermieri. ONLYFANS - Il sito è cresciuto in termini di popolarità e volume di affari negli ultimi anni. Oggi, anhe in Italia, è utilizzato da numerosi utenti, sia creatori, ovvero coloro che offrono contenuti (e il mercato si sta espandendo alle influcenr), e semplici utenti che pagano abbonamenti mensili per accedere a contenuti specifici. Inutile dirlo: Onlyfans, ad oggi, è associato ai contenuti a sfondo erotico/sessuale (anche se virtuale) per adulti e conta un giro di soldi, si stima, di oltre 5 miliardi nel mondo. Circa 150 milioni di persone usano la piattaforma, una crescita esponenziale pensando che appena nel 2017 il sito contava poco più di 100.000 utenti. E i lockdown, in tal senso, potrebbero avere avuto un ruolo determinante attirando nuovi creator con la prospettiva di guadagni anche molto alti. Basti pensare che si passono arrivare a guadagnare dai 2mila dollari ai 12mila per gli acount più piccoli con alcune migliaia di followers, a quelli milionari delle 'star' del sito.

Sesso in strada, ma dopo chi pulisce?

L’altra faccia della prostituzione: fazzoletti sporchi, preservativi usati, tutto viene gettato a terra e lasciato lì

S

e finora abbiamo guardato il fenomeno della prostituzione dal punto di vista di chi esercita questo mestiere e come dato oggettivo, adesso andiamo a considerare un aspetto che probabilmente in pochi hanno esaminato. Chi pulisce i luoghi dove esercitano le prostitute? Il problema non sussiste quando il rapporto viene consumato in hotel o in casa, ma nei casi in cui – e sono ancora tantissimi – questo avviene in strada, all’aperto o in macchina, i rifiuti prodotti non vengono di certo portati a casa dal cliente. Ed ecco che a terra si trova di tutto: fazzoletti sporchi – sia umidificati che tradizionali –involucri di preservativo, preservativi usati. Ma anche bottiglie di plastica con urina e buste con escrementi umani. Già, perché le ragazze restano diverse ore sul posto e hanno bisogni fisiologici a cui non possono rinunciare. Abbiamo perlustrato la zona su cui si è concentrata la nostra inchiesta e abbiamo

trovato di tutto. Non solo lungo la strada, ma anche nei piazzali privati delle grandi aziende. E qui nasce appunto il problema di chi pulisce. Se lungo l’Ardeatina passa la spazzatrice Ama – almeno nel tratto di competenza di Roma – che fa quel che può, in un piazzale privato che fa da parcheggio per un’importante azienda della zona le cose vanno diversamente. E a spiegarcelo è una delle ragazze, la quale spiega che, restando tante ore, in quel grande piazzale si mettono di solito in due e usano spesso un grande sacco per buttare i rifiuti più grossi. “Poi lo lasciano lì, non se lo portano certo dietro. Ma non lo usano sempre”. E chi pulisce? “Ci sono le donne delle pulizie, quelle dell’azienda. Le vedo con il rastrello e la paletta, mi fanno pena, quando passo e le vedo”. Non ti senti in colpa? “Io non lavoro lì nel piazzale, non sono io che sporco in quel punto. Ma del resto non sappiamo dove buttare le cose. Qui non ci sono i secchioni”. La storia della pulizia del parcheggio privato è assurda. Riusciamo a scoprire, dopo un paio di giorni di osservazione, che le signore delle pulizie devono raccogliere i preserva-

La beffa per chi lavora nelle ditte di pulizia delle aziende private: a loro il compito di raccogliere i preservativi essiccati dal sole, raschiandoli sull’asfalto. E poi ancora, i sacchetti con gli escrementi e l’urina o i fazzoletti sporchi di ogni cosa

Urina e feci vengono messe dalle ragazze in sacchi e bottiglie poi lasciati lungo la strada e nei piazzali delle grandi aziende private: “Non ci sono secchioni, dove dovremmo buttare le cose”?

Lungo l’Ardeatina quantomeno passano le spazzatrici di Ama, diversa è la situazione nei tratti dove la competenza non è di Roma tivi essiccati dal sole, raschiandoli sull’asfalto. E poi ancora i sacchetti con gli escrementi e l’urina, i fazzoletti sporchi di

ogni cosa. In questo piazzale alcuni camionisti restano a dormire dopo aver fatto le consegne. E anche loro ne approfittano per lasciare qualche rifiuto. Tanto, poi passano le signore a pulire…

Maria Corrao

Cattivi odori dal fosso della Crocetta

Il problema si è ripresentato quest’anno: l’ipotesi avanzata è quella di presunti sversamenti illeciti

C

he succede all'acqua che scorre nel Parco della Crocetta? E' questo quello che si chiedono ormai da mesi i residenti della zona il “Querceto e Colli di Enea” costretti a convivere con alcuni cattivi odori provenienti dal confinante parco della Crocetta. L'area verde è una delle più belle di Pomezia, che ospita, tra le altre, una pista ciclabile e una zona fitness di recente realizzazione; tra le ipotesi avanzate c'è quella di alcuni presunti sversamenti illeciti che causerebbero l'inquinamento “olfattivo” con in più i timori, chiaramente, per lo stato delle acque. Ma la causa, fino ad oggi, non è mai stata identificata.

Il caso

E il problema va avanti da tempo. Il disagio è avvertito in special modo nei mesi estivi quando il parco è più vissuto. A più riprese gli abitanti della zona, anche grazie al lavoro del Comitato di Quartiere “il Querceto e Colli di Enea”, come documentato nella loro pagina Facebook, hanno segnalato il problema al Comune e agli enti competenti chiedendo interventi per quanto di competenza. Ebbene, proprio qualche mese fa, a settembre dello scorso anno, qualcosa si era mosso. A seguito infatti delle istanze presentate dai cittadini l'Ufficio Ambiente e la Polizia Locale del Comune di Pomezia, in collaborazione con l'Ente di Bonifica, avevano effettuato diversi sopralluoghi seguiti poi dal campionamento delle acque a cura di Arpa Lazio, come reso noto dall'Ente. Spiegava l'Assessore Mattias: “I campionamenti delle acque ci consentiranno di verificare in quali punti del fosso, presumibilmente a monte del Querceto, si trovano gli scarichi che creano disagi al quartiere. Con questo intervento proseguiamo la campagna di monitoraggio dei corsi d'acqua che insistono sul territorio comunale, avviata già nel 2020”. A queste parole si erano aggiunte quelle del Sindaco Zuccalà che aveva precisato di attendere i “risultati di Arpa Lazio per identificare gli scarichi e programmare azioni congiunte a tutela dell'ambiente e della salute pubblica”.

L'acqua torna limpida

E in effetti, quasi per una strana coincidenza, poco dopo la comunicazione dell'avvio dell'attività di indagine, l'acqua, come avevano fatto sapere dal Comitato, era “tornata limpida” dopo mesi in cui “non si riusciva più a vedere il fondale”. Tutto risolto? No, perché purtroppo però, di nuovo in concomitanza con l'estate, il problema sembrerebbe essersi ripresentato puntualmente anche quest'anno. I cattivi odori infatti, benché non tutti i giorni, sono tornati puntuali a farsi sentire causando disagi specie a chi vive praticamente all'interno del parco.

Risponde il Comune

Per cercare di saperne di più, anche in merito alle analisi svolte da Arpa, abbiamo inoltrato all’Amministrazione i seguenti quesiti. (1) I residenti della zona Querceto-Colli di Enea sono tornati a segnalare il problema dei cattivi odori provenienti dalle acque che scorrono nel parco della Crocetta. Qual è la situazione ad oggi? (2) L'ipotesi avanzata è sempre stata quella di presunti sversamenti illeciti. E' stato trovato riscontro a tale eventualità? (3) Che risultati hanno prodotto in

Dopo l’interessamento del Comune, e la comunicazione dell’avvio dell’attività di indagine, l’acqua era tornata limpida e i miasmi erano cessati. Quest’anno però, seppur a giorni alterni, il caso si è ripresentato LA CRONISTORIA

Dopo le segnalazioni del Comitato di Quartiere il Comune di

Pomezia, ad agosto scorso, si era attivato chiedendo un intervento urgente ad Arpa Lazio per

“l’accertamento delle cause di inquinamento da liquami del Fosso della Crocetta nel tratto che attraversa il centro urbano” tal senso i campionamenti delle acque effettuati nei mesi scorsi da parte di Arpa Lazio? “Si sta procedendo sulla base del piano di lavoro, sezionando i tratti interessati dalle analisi e risalendo agli eventuali scarichi illeciti che, ad oggi, risultano essere l’ipotesi più plausibile - spiega l’Amministrazione - Al termine dei lavori, si potranno trarre le conclusioni necessarie andando a risolvere, con ogni probabilità, definitivamente il problema”.

Luca Mugnaioli Tra le ipotesi avanzate c'è quella di alcuni presunti sversamenti illeciti che causerebbero l'inquinamento “olfattivo” con in più i timori, chiaramente, per lo stato delle acque. Ma la causa, fino ad oggi, non è mai stata identificata

Grazie al lavoro e alle segnalazioni del Comitato di Quartiere “il Querceto e Colli di Enea” settembre scorso sono intervenuti Arpa Lazio e l’Ente di Bonifica che hanno effettuato i campionamenti delle acque. Il Comune: “Scarichi illeciti restano ad oggi l’ipotesi più plausibile”

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