Il Corriere della Città - AGOSTO 2022

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agosto 2022

POLITICA

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Stabilimenti “in fuga” da Pomezia? Il caso Dopo Leonardo anche un'altra azienda, un call center, annuncia il trasferimento lontano dal territorio avoro “in fuga” da Pomezia? E’ questo uno di temi maggiormente discusso in città negli ultimi tempi.Il caso più eclatante, con la vicenda trascinatasi per mesi a colpi di proteste, tavoli istituzionali, sit-in e appelli agli Enti coinvolti, è stato senza dubbio quello dello stabilimento Leonardo. Appena tre anni fa il sito – a ragione – veniva indicato come un'eccellenza e un vanto per la città essendo la società tra le prime al mondo nel comparto dell'aerospazio, difesa e sicurezza. La chiusura dello stabilimento Adesso però è stata scritta una storia diversa. L’accordo sindacale firmato a metà mese non sembra aver portato ad altro se non alla chiusura dello stabilimento di Pomezia che chiuderà con il trasferimento dei lavoratori tra Roma e Latina. Amaro è stato il commento del Sindaco che non aveva nascosto il “grande rammarico per la decisione dell’azienda di smantellare lo stabilimento che da decenni costituiva uno dei fiori all’occhiello del nostro territorio”. Inutili, in tal senso, sono stati gli appelli e le richieste avanzate dalla politica locale anche fornendo alternative alla dismissione del sito. Tutto caduto, miseramente, nel vuoto. Con in più il rischio, aspetto certamente marginale ma comunque da tener contro, di avere l'ennesima struttura vuota e abbandonata sul territorio. Il caso della Coop. Acapo Ma questa non è stata l'unica brutta notizia per la città. Seppur in proporzioni minori anche un'altra azienda ha annunciato di voler trasferire altrove la propria sede (Padova in questo caso, ndr) lasciando l'attuale struttura di Pomezia, sita in Via Santo Domingo. A rischiare il posto sono ora infatti 51 operatori della Coop. Acapo, molti dei quali con disabilità, impiegati nel servizio di Contact Center Distretto 4 Alta, a causa del cambio di gestione, a partire dal 1 Agosto 2022. Non solo. Stando a quanto segnalato da Sindacati e dagli stessi lavoratori si profilano peraltro condizioni “al ribasso” del l'impiego, con meno ore e di conseguenza con stipendi più bassi. “Purtroppo – spiegano dai Sindacati – Caso call center: stando a quanto segnalato da Sindacati e dagli stessi lavoratori con il trasferimento (a oltre 500 km di distanza) si profilano peraltro condizioni “al ribasso” del l'impiego, con meno ore e di conseguenza con stipendi più bassi

L

Per il Sindaco di Pomezia non c’è alcun allarme: “Il saldo tra chiusure di aziende e nuove aperture è sempre in positivo e in crescita. Le grandi aziende si avvicinano alla nostra città” il Consorzio Leonardo e la Coop. Giotto sono stati inamovibili sull’ipotesi di aprire un call center a Roma che impiegasse almeno parte dei lavoratori attualmente impiegati nella commessa, bocciando anche la nostra richiesta di prevedere l’utilizzo del telelavoro o dello smart working, ribadendo la loro volontà, già espressa nel primo incontro, di spostare l’attività in Veneto”. La testimonianza Una delle lavoratrici coinvolte, di Pomezia, a seguito della comunicazione del paventato trasferimento, si è così sfogata: “Personalmente mi è stato proposto di lavorare a Padova a pochissime ore settimanali. Una proposta ridicola, grottesca e vergognosa. Un trasferimento, senza nemmeno avere un posto in cui alloggiare, a più di 500km di distanza da dove ho una casa mia in cui stare, alla metà della retribuzione attuale. Una proposta fatta sapendo già della nostra risposta negativa; senza dignità, senza empatia, senza ritegno”. L’intervista con il Sindaco di Pomezia Un'altra azienda di Pomezia, un call center, ha annunciato che trasferirà la propria sede fuori città. Ma questo è stato soltanto l'ultimo caso in ordine di tempo, basti pensare a quanto accaduto con la vicenda Leonardo. Qual è secondo lei la causa alla base di questo preoccupante fenomeno? Cos'altro può fare l'Ente per invertire questo trend? “La narrativa della città desertificata danneggia solo l’immagine di Pomezia a vantaggio di una politica che fa degli slogan il

suo unico obiettivo. I dati offrono un quadro diverso: una naturale evoluzione del tessuto economico con alcune aziende che si spostano e nuove che aprono i battenti. Registriamo sicuramente uno spostamento verso il terziario e il settore dell’innovazione a scapito del manifatturiero, il saldo tra chiusure e nuove aperture è sempre in positivo e in crescita, le grandi aziende si avvicinano alla nostra città per investire perché oggi c’è una politica sana, operativa e con una visione di sviluppo, testimonianza importante ne è la collaborazione proficua messa in piedi sia con le associazioni datoriali come Unindustria, sia con le parti sindacali. Quanto alla Leonardo di Pomezia è un caso a parte. La dismissione del sito fa parte di un piano nazionale che coinvolge 6 stabilimenti. Come sapete, ho portato personalmente la voce dei lavoratori nei palazzi delle istituzioni, dialogando con l'azienda, fornendo alternative al piano di dismissione del sito. Restiamo ancora oggi convinti che per il territorio la chiusura dello stabilimento sia una scelta legittima ma profondamente sbagliata. Come legittima sia la scelta dei sindacati di sottoscrivere un accordo con la Leonardo per i trasferimenti del personale.Adesso deve aprirsi una nuova prospettiva, il sito non deve diventare un palazzo vuoto e inutilizzato, ma dovrà offrire nuovi orizzonti a favore della collettività, per questo siamo disponibili ad avviare fin da subito un confronto con l'azienda”. Luca Mugnaioli

Il call center, con sede in Via Santo Domingo, ha deciso di trasferire la propria sede lontana da Pomezia. Ora rischiano il posto 51 lavoratori, molti con disabilità


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