Il Corriere della Città - Ottobre 2021

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Anno 13 Numero 10

OTTOBRE 2021

libertà informazione politica cronaca cultura sport

12 ANNI INSIEME!

LA SFIDA DELLA SCUOLA: INTANTO PERO’ LE PRIME CLASSI SONO GIA’ IN QUARENTENA

« M A I P I U ’ D A D »SPO

BUON COMPLEANNO! Nel 2009 usciva il primo numero de Il Corriere della Città

“UCCISO” DAL CARCERE 76enne di Pomezia invalido al 100% sbattuto in cella muore in meno di 48 ore CASA OCCUPATA

Sfrattata la donna ai domicliari per sfruttamento della prostituzione. Anna e Marco (finalmente) nella casa dei loro sogni a Torvaianica RANDAGISMO E COLONIE I volontari: «Sterilizzazioni crollate e gestione animali peggiorata». Ma il Comune ribatte

ARDEA: ECCO “L’E-KILLER” CONTRO GLI ZOZZONI

Speciale scuola LA SFIDA PIU’ DIFFICILE

“L

CLAUDIO MAZZA PRESIDENTE EPLI LAZIO

PRATICA DI MARE Dopo la ‘prima’ visita guidata appuntamento anche a ottobre

a DAD è alle spalle”. Se l'anno scorso il tormentone estivo era stato quello dei banchi a rotelle e delle distanze nelle classi da misurare metro alla mano, quest'anno, forti (si spera) dell'esperienza accumulata la missione della scuola è quella di lasciare il più possibile, salvo lo stretto necessario, gli alunni tutti in presenza. Un rischio certo, ma d'altra parte, anche grazie alla campagna massiccia di vaccinazione, non potrebbe essere altrimenti considerando che la didattica a distanza sembrerebbe aver logorato tutti, studenti in primis. Ma la domanda sorge spontanea: il sistema sarà in grado di “reggere”? Intanto vediamo come è stato il ritorno tra i banchi nelle scuole per gli studenti di Pomezia e Ardea. (continua a pag.4)

All’interno Il “Cobra” Sandro Tovalieri si racconta: «Ecco com’era il calcio di una volta»

L’INTERVISTA A PAG. 28



OTTOBRE 2021 NUMERO 10

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L’INTERVISTA A SANDRO TOVALIERI

Editoriale L a s fi d a d e l l a s c u o l a SPECIALE Primi casi Covid nelle scuole........................pp.6-7 Scuola, gli studenti: «Finalmente in presenza!».....p.8

INCHIESTE “Ucciso” dal carcere: il caso..............................da p.10 Casa occupata a Torvaianica, lieto fine...........pp.12-13 Allarme sterilizzazioni (e non solo) a Pomezia...da p.14

CRONACA Nuovo CDQ a Torvaianica Alta........................p.19 “Zozzoni”, ecco l’e-killer ad Ardea..............da p.26 LE RUBRICHE DEL CORRIERE DA PAG. 32

«Vi r a c c o n t o i l c a l c i o d i u n a v o l t a » Il “Cobra” ripercorre la sua carriera (da pag. 28)

SPORT RIPARTONO I CAMPIONATI: IL PUNTO A POMEZIA E ARDEA

(p.31)

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SPECIALE SCUOLA

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Tutti in classe e niente DAD, la scuola ci prova (segue dalla copertina) Mascherine: via nelle classi con tutti vaccinati? Sul fronte delle regole, grossomodo, l'impianto è quello varato lo scorso anno: divieto di accedere a scuola con temperatura corporea superiore a 37,5° o con sintomatologia respiratoria, distanziamento interpersonale di un metro (rimasto come raccomandazione), e chiaramente le mascherine. Ma su questo fronte ci sono almeno due novità: la prima è l'uso di quelle “FFp2 e Ffp3” per i docenti dell'infanzia e per coloro che svolgono servizio in classi esonerati dall'obbligo dell'uso dei dispositivi delle vie respiratorie. L'altra, su cui si discute da tempo, riguarda l'esenzione dell'uso delle mascherine in classi (over 12) con tutti alunni vaccinati – con ciclo completo – o con certificato di guarigione. Le resistenze non mancano e vedremo se arriveranno novità a breve. Quarantene ridotte e “micro-bolle” in caso di studenti positivi L'altra novità sulla quale si sta lavorando è la riduzione delle quarantene in caso di positività di uno studente ma le Regioni, per ora, si stanno muovendo in ordine sparso. Tra queste tiene “banco”, è il caso di dirlo, la proposta del Lazio che ha avanzato l'idea di “micro-bolle”, sulla scorta del modello tede- dati anche qui sparsi e si stima che, a fine setsco, per limitare l'isolamento ai contatti tembre, tra le 600 e le 1,000 classi siano già stretti dell'alunno positivo, quali ad esempio andate in quarantena. In tutto 15mila studenti ammesso che chiaramente i nui compagni di banco. Un'idea meri siano effettivi. Un dato che ha incontrato però CASI COVID comunque molto basso se rappormolte resistenze poiché NELLE SCUOLE, tato alle circa 400.000 classi che comporterebbe non “GIALLO” SUI NUMERI ci sono in Italia, stando a pochi problemi orgaIl dato sui contagi nelle scuole in quanto dichiarato dall’Assonizzativi – le classi doquesti primi giorni di lezioni non è ciazione Nazionale Presidi. vrebbero “dividersi” ben definito. Stime vedrebbero un Per quanto riguarda invece il portando avanti connumero oscillante tra le 600 e le territorio, a fine settembre, sia temporaneamente le1.000 classi in isolamento, ad Ardea che a Pomezia ci sono zioni in presenza e a numeri comunque già state alcune classi finite in distanza per gli alunni in bassissimi quarantena ma si tratta al momento isolamento – e a Pomezia e davvero di pocchi casi. Ardea è stata bocciata anche dalle rappresentanze studentesche in quanto La situazione sul territorio: il problema non garantirebbe al 100% la sicurezza. Come trasporti a dire: ok niente più DAD, ma fino a un certo Come per lo scorso anno la disposizione punto. L'altra ipotesi è quella di portare la degli orari di ingresso scaglionati ha creato quarantena, riducendola, a cinque giorni. Al non pochi problemi agli studenti considemomento però si prende tempo e verso metà rando le discrepanze con quelli del trasporto ottobre, forse anche prima, si farà il punto so- pubblico locale. Un problema a cui, ad esemprattutto per capire l'impatto della riapertura pio, il Comune di Pomezia ha messo subito mano rimodulando in particolare il percorso delle scuole sulla curva dei contagi. della linea 2 del Troiani (quella che porta a Classi in isolamento, “giallo” sui numeri Ad oggi comunque un quadro esaustivo sui Torvaianica) a partire da lunedì 27 settemcasi di Covid nelle scuole non esiste. Ci sono bre, con due partenze posticipate di 15 mi-

Mascherine: ipotesi deroga sull’obbligo in caso di tutti alunni vaccinati. Quarentene: proposta riduzione dell’isolamento per gli studenti delle classi dove viene riscontrato un alunno positivo al Covid-19 nuti (dalle ore 13:25 alle ore 13:40 e dalle ore 14:30 alle ore 14:45, ndr). Gli studenti Chiudiamo con le reazioni raccolte tra gli alunni, che poi sono il cuore pulsante – spesso ce lo dimentichiamo – dell'intero sistema. Il primo dato che si registra è quello dell'entusiasmo, finalmente riaccesosi dopo mesi passati in casa davanti a un freddo Pc e ad una socializzazione ridotta all'osso. La voglia di stare insieme e di condividere, specie per chi si avvia alla maturità, il momento dell'istruzione in presenza, ha contraddistinto questi primissimi giorni di scuola. Dopodiché però viene lanciato anche un messaggio forte e chiaro: bisogna far tesoro – parole di una studentessa di Pomezia che troverete in un'intervista all'interno - “dell'orrore” perpetrato lo scorso anno cercando di non commettere gli stessi sbagli. Sarà davvero così? Non ci resta che scoprirlo. Luca Mugnaioli

Lezioni in presenza al 100%, finisce l’incubo DAD per gli studenti. I ragazzi: «Bene la ripartenza ma serve far tesoro dell’esperienza passata per non ripetere gli “orrori” commessi lo scorso anno»



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Al via la scuola: Ardea e Pomezia ripartenza erto non bastano pochi giorni di scuola per capire cosa realmente ci attenderà fino a giugno ma comunque le sensazioni sono incoraggianti. Del resto anche se non si possono avere certezze granitiche, la pandemia purtroppo ci ha insegnato che gli scenari possono mutare rapidamente (e la scuola ne ha fatto spesso le spese per prima), resta comunque la voglia, almeno idealmente, di provare finalmente a voltare pagina per la scuola. Contando anche, e non potrebbe essere altrimenti, su una vaccinazione che sta raggiungendo livelli molto alti. In effetti parlando con docenti, studenti e Dirigenti Scolastici tutti sembrano aver sposato la linea tracciata dal Ministro dell'Istruzione Bianchi, cioè quella di garantire le lezioni in presenza a tutti accantonando definitivamente (o quasi) la didattica a distanza. Per ora, nonostante i primi casi di classi in quarantena sia a Pomezia che ad Ardea, il sistema sembra stia reggendo abbastanza bene al netto di qualche inevitabile sacrificio.

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L’Amministrazione Comunale di Pomezia in visita alle scuole alla ripresa delle lezioni con le scuole e la Regione: un confronto che prosegue in maniera costante, necessario per mettere a punto tutti i miglioramenti utili, legati alla stabilizzazione degli orari di ingresso e uscita dalle scuole”. Quali sono stati gli interventi realizzati dal Comune, anche con i fondi del Ministero, sulle strutture del territorio nel corso dell'Estate? “Gli edifici scolastici e gli studenti sono al centro della politica cittadina. Lo scorso anno abbiamo ottenuto fondi ministeriali e regionali per l’esecuzione di attività di messa

Avete ricevuto comunicazioni di difficoltà legate alle verifiche per l'obbligatorietà del “green pass” per il personale scolastico? “Il sistema ministeriale di controllo del green pass per le scuole è arrivato all’ultimo momento, questo ha obbligato i vari Dirigenti Scolastici a mettere in piedi i protocolli in poche ore, ma grazie alla grande dedizione che i nostri Presidi, le nostre insegnanti e tutti i collaborati del mondo scolastico hanno dimostrato fino ad oggi, non ci sono state particolari difficoltà per l’avvio dell’anno scolastico e, eventuali problematiche registrate,

Zuccalà: «Casi di quarentena nelle classi? Ci sono e ci saranno ma non devono spaventare perché ormai il protocollo per gestirli è ben definito. Green Pass? Nessun problema. Mai più DAD? Le Istituzioni hanno fatto il massimo per garantire lezioni in presenza» Scuola: come si è ripartiti a Pomezia A Pomezia abbiamo fatto il punto sui primi giorni di scuola intervistando il Sindaco Adriano Zuccalà. Sono state riscontrate particolari criticità in questi primi giorni di scuola? “Come nel 2020, l’avvio dell’anno scolastico è stato coordinato con i Presidi degli istituti comprensivi e con la struttura comunale. Colgo l’occasione per ringraziare tutti dell’ampia collaborazione e della disponibilità dimostrata. L’esperienza dello scorso anno è servita come solida base per l’avvio del nuovo anno scolastico e ci ha permesso di gestire, seppur con regole nuove, i primissimi giorni di scuola senza particolari problemi”. Ingressi e uscite da scuola scaglionati e orari del TPL, qual è la situazione? “Sia il trasporto pubblico che quello scolastico sono costantemente monitorati per garantire che i servizi siano adeguati alle necessità dei pendolari e, Nella foto: nello specifico, degli stuIl Sindaco di denti che ne usufruiscono. Pomezia A tal fine, già prima dell’avAdriano vio dell’anno scolastico, è Zuccalà stato attivato il confronto

in sicurezza, in particolare adeguamento alla vigente normativa antisismica e anti Covid19. Questo ci ha permesso di realizzare diversi interventi in molti plessi come quelli di via Cincinnato e via Torralba, o ancora alla Don Bosco e alla Marone. Anche quest’anno ci siamo aggiudicati un finanziamento del Miur per riqualificare gli edifici scolastici e adeguarli alle normative anti-covid per l’anno scolastico in corso. Prevediamo interventi in diversi plessi, per un totale di circa 1700 alunni coinvolti: Margherita Hack, Orazio, Trilussa, De Andrè a Santa Palomba e Don Milani a Torvaianica. Con questi fondi, supereremo i 10 milioni di euro di investimenti ottenuti in 3 anni nel settore scuola, testimonianza della priorità che diamo all’edilizia scolastica, alla formazione, all’educazione e alla crescita dei nostri concittadini più giovani”. Sono già stati segnalati casi di positività e dunque di classi in quarantena? “Casi di quarantena all’interno delle classi non devono spaventare perché ormai sono gestiti con un protocollo ben definito. Casi covid nelle scuole ci sono stati, ci sono e ci saranno fino a quando non usciremo, tutti insieme, da questa pandemia”.

vengono gestite senza difficoltà”. “Mai più DAD” è stato uno degli slogan del Ministro Bianchi durante l'estate. È un obiettivo effettivamente raggiungibile a vostro avviso? La grande differenza rispetto allo scorso anno è la vaccinazione, che nel Lazio ha raggiunto livelli molto alti: basterà per evitare nuove chiusure al mondo della scuola se non quelle effettivamente necessarie? “La campagna vaccinale nel Lazio sta andando benissimo, sia per il grande numero di hub vaccinali attivati, sia per la collaborazione tra istituzioni che ha funzionato sempre a pieno regime. Come ASL Roma 6 e, nello specifico, come Città di Pomezia, abbiamo dato il nostro contributo organizzando ogni settimana 2 date di open day che hanno registrato sempre il tutto esaurito. Il rispetto delle regole, il sostegno fornito al settore produttivo in tutte le fasi della pandemia e il confronto costante e collaborativo con i Dirigenti Scolastici, la ASL e la Regione sono stati molto efficaci. Non sappiamo se tutti questi interventi permetteranno di evitare la DAD, ma siamo consapevoli di aver fatto, ognuno per il proprio ambito, il massimo per permettere ai nostri ragazzi l’esperienza scolastica in presenza”. (continua)


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ok, ma alcune classi sono già in quarantena (segue) La situazione Ardea Sotto la Rocca abbiamo invece intervistato il Dirigente Scolastico, nonché ex Sindaco di Ardea, dell'IC Ardea 1 Carlo Eufemi. Dell'Istituto Comprensivo fanno parte la scuola media Virgilio, la primaria “Manzù” e le due scuole dell'infanzia “Baita” e “Virgilio”. Preside, qual è la situazione dopo i primi giorni di scuola? “Siamo partiti in totale presenza ovviamente senza per ora particolari situazioni da affrontare relative al Covid. Ci stiamo attenendo alle disposizioni Ministeriali e per il momento la situazione è sotto controllo”. A questo proposito ci sono già stati casi di studenti positivi e di conseguenza classi in quarantena? “Per il momento no. Nei nostri plessi non ci sono classi in quarantena”. (Al 29/09, ndr) Per quanto riguarda gli altri Istituti Comprensivi del territorio invece (IC Ardea 2 e 3) alcune classi sono state poste in quarantena. Si tratta, nello specifico, di un caso sospetto in una classe della secondaria di primo grado della scuola Ardea III, per il quale, in attesa di ulteriori approfondimenti, la Asl ha disposto quarantena precauzionale sino a nuove disposizioni della quarantena. L’altro provvedimento riguarda invece una sezione della scuola dell’infanzia di Campo di Carne. Per quanto riguarda l’obbligatorietà del green pass sono state rilevate criticità? “No, la situazione è positiva anche sotto quest’aspetto. Non abbiamo avuto problemi con il green pass per ciò che riguarda il personale scolastico così come in merito alla gestione degli accessi da parte degli esterni a cui viene sempre verificato, anche qui, il possesso della certificazione verde prima di entrare”. In questi giorni è circolata l’ipotesi di limitare la quarantena delle classi, a fronte della positività di uno studente, ai soli contatti stretti quali i compagni di banco in buona sostanza. Lei che ne pensa? “Dal punto di vista organizzativo diventa senza dubbio complicato. Non tutte le scuole sono attrezzate per portare avanti le lezioni a distanza dalle aule verso le case: un contro è la DAD completa, un conto è procedere in parte in presenza e in parte a distanza dall’aula scolastica contemporaneamente. Fermo restando che poi si cerca di tenere unito il più possibile il gruppo classe” Orari del trasporto scolastico non coincidenti con gli ingressi e le uscite, scaglionate, Eufemi (IC Ardea I): «Bene la ripresa in presenza, nessuna classe in quarantena per ora. Green Pass? Tutto sembra funzionare al meglio. Spazi nei nostri Istituti? Puntiamo ad ottimizzarli ulteriormente»

da scuola: qual è la situaNella foto: Poi certo, da qui all’inverno non siamo in zione ad Ardea? il Dirigente grado di sapere cosa succederà. Mi auguro “La questione riguarda gli Scolastico del- che rimanga questo andamento. Se la situaIstituti superiori e dunque l’IC Ardea 1 zione resterà invariata dico ce la si può fare, non abbiamo questo tipo di Carlo Eufemi viceversa se i contagi dovessero riaumentare problematica. Ad ogni a quel punto qualche problema sorgerebbe” modo noi, per precauzione, abbiamo predi- Come sono state riorganizzate le vostre sposto comunque un orario differenziato e scuole, sopratutto in termini di spazi, per il entrate/uscite separate sia per gli in- nuovo anno scolastico? gressi che per la fine delle lezioni in “Abbiamo adeguato gli spazi con risorse nomodo tale da evitare assembra- stre, con fondi che siamo riusciti a reperire menti fuori scuola. Ma questa è dato che il Comune interviene essenzialuna regolamentazione interna no- mente per la piccola manutenzione. In questra non connessa con gli orari del sto momento ci stiamo concentrando sugli trasporto pubblico locale” spazi esterni, comprese aule all’aperto e aree Si parla di derogare l’uso della mascherina per i bambini. Dopodiché abbiamo prosenelle classi, per gli alunni over 12 chiara- guito il lavoro per ottimizzare gli spazi inmente, con tutti gli studenti vaccinati: sa- terni ma vogliamo ancora procedere rebbe d’accordo? ulteriormente in questa direzione” “Anche in qui la valutazione è più Avete dovuto sacrificare spazi, scientifica che organizzativa. E’ come ad esempio i laboratori, evidente che se tutti sono per garantire la presenza di CLASSI IN vaccinati sia il personale sia QUARANTENA AD ARDEA tutti gli studenti? gli alunni si riduce il ri- A fine mese due classi sono state “Fortunatamente no. schio. D’altro canto c’è da messe in quarantena sotto la Rocca: Siamo riusciti a preservare dire che la distanza di un una all’IC Ardea 2 (scuola Infanzia anche l’attività dei laborametro non è più obbligato- di Campo di Carne), l’altra all’IC tori cosa che ci consentirà, ria ma solo raccomandata Ardea III (secondaria 1° grado) mi auguro, di riprendere per cui in molte classi non quell’obiettivo di scuola viva per un possibile caso sempre è possibile garantire la aperta al territorio che ci ha sospetto distanza. E’ una misura insomma sempre caratterizzato. Ne approche dovrà essere coniugata, nel caso, fitto per annunciare che proprio da con quelle che sono le valutazioni scientifi- quest’anno, situazione epidemiologica perche”. mettendo chiaramente, rilanceremo il nostro “Mai più DAD”: secondo lei il sistema è in progetto originario, con i corsi pomeridiani grado di reggere o alle prime avvisaglie, di musica, di inglese, sport, escursionismo e come già accaduto lo scorso anno, la scuola così via. Speriamo di riuscire a farcela, l’idea verrà di nuovo “sacrificata”? è quella di ripartire cercando di tornare pro“Il dato sulle vaccinazioni unito alla stabiliz- gressivamente alla normalità”. zazione del numero dei contagi incoraggia. Luca Mugnaioli

Eufemi: «Lezioni in presenza? Il dato sulle vaccinazioni e la stabilizzazione dei contagi incoraggiano. Se lo scenario rimarrà inalterato possiamo farcela»

La scuola media Virgilio dell’IC Ardea 1 sulla Via Laurentina


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«Finalmente le lezioni in presenza dopo l’incubo DAD» Intervista con Eleonora Mazzuca della Rete degli Studenti Medi del Lazio sezione di Pomezia ome è stato il rientro a scuola? “Non vedevamo loro, siamo carichissimi dopo un anno così complicato e pesante. Rivederci tutti in presenza ha fatto un certo effetto, siamo felici, ce n'era bisogno”. Ci sono state difficoltà in questi primi giorni di scuola anche per ciò che riguarda i controlli sul green pass? “Dobbiamo dire che la sicurezza c'è, così come la grandissima attenzione da parti di tutti, dagli studenti al personale scolastico, ai docenti. Il distanziamento viene sempre garantito, tutti indossano la mascherina, gli igienizzanti sono sempre a portata di mano. Soltanto dal punto di vista del trasporto pubblico locale, così come per lo scorso anno, ci sono difficoltà in relazione agli orari di ingresso e di uscita scaglionati che purtroppo non coincidono con quelli dei mezzi. Al Pa-

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Manifestazione ad inizio 2021 a Pomezia da parte degli studenti del territorio

«La sicurezza c’è così come la grande attenzione da parte di tutti. Green Pass? Non notiamo particolari problemi. Lezioni in presenza? Non vedevano l’ora dopo un anno terribile. Rivederci tutti “dal vivo” in classe ha fatto un certo effetto» scal ad esempio, quando il 40% delle classi esce alle 14,40 il primo bus per Torvaianica c'è alle 15,30 e alle 15,50 per Campo Ascolano. Il timore è che si verifichino assembramenti considerando anche la normale utenza nonostante ora la capienza dei bus sia stata estesa nuovamente al 100%; di fatto, se Nella foto: uno a scuola può ritenersi Eleonora relativamente tranquillo lo Mazzuca, Rete stesso non si può dire sui Studenti Medi mezzi di trasporto. Per il del Lazio resto mancano ancora diPomezia

versi Professori, mentre per ciò che riguarda i controlli per il green pass non ci sono state segnalate particolari criticità; su quest'ultimo aspetto notiamo che a chiunque, esterno, debba accedere alle strutture viene chiesto di esibire la certificazione verde e questo senza dubbio è importante”. “Mai più DAD” è stato uno degli slogan del Ministro Bianchi. E' un obiettivo effettivamente raggiungibile secondo voi? Notate cambiamenti rispetto allo scorso anno? “Effettivamente sì ma non basta. Le differenze, in meglio, sotto tutti i punti di vista, ci

sono e c'è la sensazione che il sistema possa “reggere”, nel senso che le lezioni in presenza al 100% sembrano concretamente sostenibili anche se con sacrifici. Le persone poi devono capire l'importanza della vaccinazione, così come del continuare a seguire tutte le norme di sicurezza. Dopodiché il rischio è sempre dietro l'angolo e non si può dare nulla per scontato. La speranza di tutti è quella che la DAD, tra non molto, possa essere associata soltanto ad un brutto ricordo”. (continua)

«In Italia poche centinaia di classi in quarantena su 400mila» QUARANTENE COVID - Antonello Giannelli, presidente dell’Associazione nazionale presidi, è intervenuto ai microfoni della trasmissione “L’Italia s’è desta”, su Radio Cusano Campus, e ha fatto il punto sull’avvio dell’anno scolastico. Sulla riduzione della quarantena a scuola da 7 a 5 giorni. “Notizia indubbiamente positiva dal punto di vista della didattica –ha affermato Giannelli-. Una maggiore durata delle quarantena avrebbe significato una maggiore durata di permanenza in dad. La cosa importante, e questo credo che sia ben chiaro al governo, è che non si abbassino i livelli di sicurezza, che sono l’elemento prin-

cipale per tutti”. Sulla situazione contagi a scuola. “E’ chiaro che ci sono classi in quarantena perché non si può evitare che ci siano studenti positivi e di conseguenza la gestione del caso positivo prevede la messa in quarantena. Ricordiamoci anche che il numero delle classi in Italia è di 400mila, se qualche centinaio di classi va in quarantena dal punto di vista percentuale stiamo parlando di una goccia del mare quindi non è uno scandalo. Man mano che i vaccini si diffondono a mio avviso è sempre più sicuro riuscire a stabilire un punto di equilibrio che preveda un accorciamento delle quarantene”.


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ottobre 2021 (segue) Per la seconda volta la scuola inizia a settembre in tempo di pandemia. Il precedente dello scorso anno è da dimenticare: ecco, a questo proposito cosa chiedete come studenti? “Spero che le Istituzioni capiscano il valore della scuola e soprattutto del valore della scuola in presenza. Noi giovani contiamo, abbiamo bisogno di “staccare” dalla DAD, dal computer e vederci perché la scuola è un momento fondamentale in cui crescere non solo al livello culturale ma anche sociale. L'organizzazione come dicevo è migliorata, speriamo che si possa far tesoro “dell'orrore” che c'è stato l'anno scorso. Tutti sono arrivati

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«Spero che le Istituzioni capiscano il valore della scuola in presenza. Per noi è un momento fondamentale in cui si cresce anche al livello sociale» a fine anno stanchi, sia ragazzi che professori. Rendiamoci conto di ciò che è successo e non ripetiamo gli stessi errori”. Nel Lazio è circolata l'ipotesi, che resterà tale molto probabilità, di improntare delle “micro-bolle” per le quarantene nel caso di studenti positivi, limitandole alla cerchia di compagni più stretti, come quelli di banco. Al livello teorico è un sistema che potrebbe funzionare secondo voi? “Penso che in quel caso si andrebbe troppo oltre. Posto che l'obiettivo di ridurre il più possibile la DAD sia ampiamente condivisibile, con questo sistema si andrebbe a far leva in modo eccessivo sulla responsabilità individuale delle persone e a risentirne potrebbe essere la sicurezza di tutti. Quindi lezioni in presenza sì, ma sempre nel rispetto della prudenza e delle giuste precauzioni”. Lei frequenta il liceo Pascal: avete riscontrato disagi o difficoltà? Come è stata organizzata la scuola?

“Sostanzialmente no. Soltanto per l'entrata attualmente abbiamo un unico ingresso a causa dei lavori alla palestra ma gli orari di entrata scaglionati limitano i disagi. Per il resto c'è grande attenzione da parte di tutti, ci sono prodotti sanificanti e igienizzanti, percorsi suddivisi per colore e così via; la ricreazione, salvo il maltempo, è per tutti all'aperto in aree delimitate. Dal punto di vista del problema degli spazi la situazione è rimasta invariata: da quanto sappiamo una sezione intera andrà alla Selva dei Pini, cinque aule se non sbaglio, ma ci sono stati alcuni ritardi a cui si è fatto fronte, in attesa che la situazione si sblocchi, riadattando laboratori e altri locali”. Luca Mugnaioli «Studente positivo e quarantena solo per i compagni di banco? Sarebbe una “forzatura” che minerebbe il principio di precauzione. Mai più DAD sì, ma la sicurezza di tutti ha la priorità»

Mancanza di spazi al liceo Pascal: «Nessuna novità» POMEZIA - Con il Professore Antonio Di Lisa (nella foto), componente del Consiglio d'Istituto del Liceo Pascal di Pomezia siamo tornati sul tema della carenza di spazi per la struttura per il quale già a giugno scorso era stato lanciato un campanello d'allarme. Professore, ci sono novità? “In merito alla situazione che abbiamo espresso a giugno possiamo dire che non ci sono novità: l'Istituto, come nello scorso anno scolastico, avrà 5 aule a Selva dei Pini messe a disposizione dal Comune di Pomezia per la Città Metropolitana, ente responsabile dell'edilizia scolastica delle Scuole secondarie di II grado. D'altra parte che vi fosse la disponibilità di detti spazi il Consiglio di Istituto lo aveva ricevuto prima dell'accettazione delle nuove iscrizioni per l'anno scolastico 2021/2022. Il problema della carenza di aule per il nostro Istituto rimarrà però purtroppo anche negli anni successivi, vista la proiezione ed il trand in aumento della popolazione scolastica. È un problema strutturale che va affrontato in modo complessivo poiché la Scuola in questi anni ha dovuto convertire aule di laboratori per dare spazio alle aule per la didattica”. Il rischio, se gli scenari non cambieranno,

lo ricordiamo, è che vengano introdotti criteri di ammissione per accedere alla scuola come già avviene in molti Comuni del litorale romano. Per quanto riguarda eventuali strutture da realizzare negli spazi esterni? “Si parlava sia di strutture leggere da realizzare velocemente (ma la normativa tecnica in materia è molto complessa e tanto lunga nonostante si parli di strutture leggere) sia di un prefabbricato ma in merito non abbiamo notizie certe”. Come è iniziato l'anno scolastico? “Il problema da risolvere come lo scorso anno è relativo all'organizzazione dell'orario che si dovrà attenere obbligatoriamente allo scaglionamento degli orari di ingresso e di uscita fissati dall'Ufficio

Scolastico Regionale (alle ore 8,00 e alle ore 9,40 in percentuali prefissate). Questi orari dovranno a loro volta essere concordati tra gli istituti della zona e con gli orari del trasporto locale. Con gli scaglionamenti degli orari in ingresso è evidente che ci saranno orari di uscita che si protraggono sino al pomeriggio creando notevoli problemi e difficoltà agli studenti e alle loro famiglie. La Scuola sta cercando di organizzare per alleggerire il più possibile questo disagio ma non sarà semplice”.


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INCHIESTA

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Pomezia, "ucciso" dal carcere: invalido al 100% v a pena di morte in Italia non esiste più, né nel Codice penale, dove fu abolita nel 1889 (fatto salvo il biennio del fascismo, in cui fu reintrodotta), né nella Costituzione, dove venne cancellata nel 2007. Ma siamo sicuri che davvero sia così e che non ci siano detenuti condannati a morte da un sistema che a volte invece di essere educativo è solo disumano?È il caso di Giovanni, nome di fantasia, 76enne di Pomezia affetto da gravi patologie, tra cui Alzheimer, demenza cronica, incontinenza urinaria, afasia cioè incapacità di esprimersi con la parola e disfagia, ovvero difficoltà a deglutire cibi solidi, più altre patologie, per cui era stato riconosciuto dall’apposita Commissione ASL come invalido al 100% con il sostegno dell’accompagno, noto come legge 104/92. L’uomo, che prima di ammalarsi gravemente faceva il commercialista, qualche anno fa restò coinvolto in un’indagine che vide protagonista un noto costruttore della zona che fece un notevole crack finanziario, lasciando immobili costruiti a metà e quindi persone che avevano acceso già un mutuo senza casa, ma anche dipendenti senza lavoro e fornitori

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La vittima, ex commercialista, rimase coinvolta nel crack finanziario di un noto imprenditore. La Giustizia gli ha presentato il conto un mese fa: per lui nessuno sconto nonostante l’invalidità

effettivamente stava male, i poliziotti decidono di far intervenire un’ambulanza con medico a bordo, ma questo, dopo aver letto la documentazione e aver eseguito una breve visita del paziente, dichiara di non essere la

L’uomo, 76 anni, doveva scontare un anno e due mesi di carcere. La famiglia, considerando le gravissime patologie dell’anziano, sperava in un’alternativa: e dopo l’arrivo a Regina Coeli l’uomo è morto nel giro di 48 ore senza pagamenti. L’anziano aveva messo delle firme che non avrebbe dovuto apporre, validando così alcune fatture e per questo venne riconosciuto colpevole di falsa fatturazione. A fine agosto di quest’anno, a distanza di anni, la giustizia va a chiedere il conto: mandato di arresto per l’uomo, per la pena residua di un anno e due mesi di carcere. L’uomo va in carcere, ci resta meno di 24 ore e muore, nonostante i familiari avessero implorato medici e poliziotti di adottare una misura alternativa, viste le condizioni di salute disperate in cui il loro congiunto versava.Ma ecco cosa è successo. L’arrivo della polizia La scena è di quelle davvero incredibili. È il 30 agosto, poco più di un mese fa. Sono circa le 11 del mattino, fa molto caldo, Giovanni si trova nella casa che condivide con la moglie Lunghissimo l’elenco delle malattie dell’uomo: tra queste l’Alzheimer, demenza cronica, incontinenza urinaria, afasia, cioè incapacità di esprimersi con la parola e disfagia, ovvero la difficoltà a deglutire cibi solidi

e la figlia. Essendo così invalido, non può mai stare da solo e l’anziana consorte da non è sufficiente per badare a lui. Suonano alla porta, ad aprire la figlia dell’uomo, perché lui è in bagno, assistito dalla moglie.Sull’uscio ci sono tre poliziotti, che comunicano alla donna di dover notificare al padre un ordine di esecuzione relativo alla pena residua di un anno e due mesi di prigione. La figlia, allarmata all’idea della reclusione sapendo le condizioni di salute del genitore, immediatamente parla con gli agenti per spiegare la situazione sanitaria. Mostra quindi ai poliziotti una voluminosa documentazione rilasciata dall’ASL di zona per avvalorare il suo racconto e dimostrare che la detenzione carceraria non è sicuramente compatibile con lo stato fisico del padre. Gli agenti spiegano allora alla figlia che i familiari avrebbero dovuto avvalersi di una dichiarazione medica, già compilata, nella quale veniva attestava lo stato di salute dell’uomo, nonché la sua incompatibilità con il carcere. Non avendo tale documento, ma consapevoli di non poter portare direttamente l’uomo in carcere dopo aver visto che

persona giusta per poter rilasciare la certificazione richiesta dagli agenti, che può essere invece scritta presso un ospedale. L’uomo viene quindi fatto salire sull’ambulanza e portato presso un ospedale, dove viene visitato dopo quasi 4 ore, alle 17:00. Fino a quel momento Giovanni non ha né mangiato, né bevuto, né, cosa più importante, preso le sue medicine, che devono essere somministrate ad orari ben precisi, nonostante la figlia abbia seguito l’ambulanza e, una volta giunta nel nosocomio, chiesto di parlare con il medico per spiegare la situazione, visto che il padre non può farlo in modo chiaro. Ma alla donna viene negata ogni possibilità di interagire sia con dottore che con il genitore. Dopo la visita nel primo ospedale, il medico di turno decide di farlo trasferire presso un’altra struttura per farlo controllare da un neurologo. Il 76enne viene quindi caricato nuovamente sull’ambulanza e trasferito in un altro ospedale, sempre sotto la scorta dei poliziotti e sempre seguito dalla figlia, in ansia per la salute del padre, che dalla mattina non aveva seguito le cure necessarie. (continua)


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viene sbattuto in cella e muore in meno di 48 ore I documenti della ASL non bastano: serve una certificazione medica che attesti l’incompatibilità con il regime carcerario. L’uomo viene così “rimbalzato” da un ospedale all’altro ma nessuno si prende la responsabilità di rilasciarla (segue) Il giro degli ospedali Nel secondo ospedale, la visita con il neurologo avviene solo intorno alle ore 22:00, dopo circa 5 ore di attesa al pronto soccorso. Qui viene fatto un certificato generico del paziente, che viene rimandato nel primo ospedale: è infatti compito del medico che lo ha visitato per la prima volta dare la compatibilità dello stato di salute del paziente con il carcere. Giovanni intorno alle 23 torna quindi nel primo ospedale, dal medico che aveva disposto la visita neurologica. La figlia, che a bordo della sua auto ha sempre seguito il padre, chiede al personale del 118 che prima aveva portato l’uomo all’interno del pronto soccorso se ha notizie. La risposta per la donna è raggelante. Le viene riferito che il medico responsabile di turno aveva dato “esito favorevole” per il trasporto in cella, poiché secondo lui lo stato di salute di Giovanni era compatibile con il regime carcerario.La donna prova allora in tutti i modi a parlare con il medico, per capire con quale criterio avesse preso quella decisione e spiegargli che Giovanni era rimasto tutto il giorno in balia di grossi disagi, che non aveva mangiato né bevuto, né tantomeno aveva preso le medicine che prescrive la sua terapia giornaliera. Inoltre il 76enne doveva essere cambiato del pannolone che indossava ormai da quasi 20 ore, poiché affetto anche da problemi di incontinenza urinaria. Ormai esausta, la figlia – in preda a una reazione rabbiosa – inizia a urlare contro il medico che si trovava dietro la porta del Pronto Soccorso, chiedendogli di rivedere la sua decisione e di rileggere bene il verbale dell’ASL, dove c’erano specificate le problematiche di salute dell’uomo, aggiungendo che se Giovanni fosse stato incarcerato avrebbe potuto morire a causa delle sue gravi patologie.Ma le urla e le implorazioni della donna non hanno alcun effetto: Giovanni viene preso dai poliziotti e caricato a bordo della vettura di servizio e portato al Commissariato di Ostia per formalizzare la pratica di arresto. Mentre il padre sale a bordo, la figlia si rac-

comanda con i poliziotti di riferire a chi di dovere che durante la sua detenzione l’uomo non potrà mangiare cibi solidi in quanto sofferente di disfagia e potrebbe quindi avere un soffocamento che lo porterebbe alla morte se non soccorso nell’immediato. L’arresto e la morte Mentre i poliziotti si dirigono verso Ostia, la figlia corre a casa a preparare una borsa con gli effetti personali – vestiario, pannoloni e medicine – di Giovanni, che porta subito al Commissariato, dove riesce a vedere il padre per qualche minuto. Anche qui si raccomanda con tutti di riferire al personale del carcere dei suoi gravi problemi di salute. “Mio padre non può assolutamente rimanere da solo, non è autosufficiente, soprattutto causa la patologia della disfagia non può assolutamente mangiare cibi solidi, c’è il rischio di soffocamento con conseguente morte se non soccorso subito”, dice ai poliziotti fino all’ultimo momento prima di lasciare il Commissariato.La donna lascia il padre e rientra a casa intorno alle 2:00 del 31 agosto, mentre il padre viene portato in carcere a Regina Coeli. Nella giornata del 1° settembre, attraverso una comunicazione della casa di reclusione Rebibbia arrivata attraverso il legale della donna, la figlia viene a sapere che Giovanni ha lasciato il penitenziario ed è stato inviato con urgenza al Pronto Soccorso dell’ospedale Sandro Pertini di Roma, in quanto giudicato incompatibile con il livello di assistenza possibile in carcere. Passano solo poche ore. Alle 22:00 dello stesso giorno, quel 1° settembre 2021, i Carabinieri bussano alla porta di casa della figlia di Giovanni. La notizia che le devono dare è la peggiore: suo padre è morto. Questa morte si sarebbe potuta evitare? Probabilmente sì. Sul corpo dell’uomo è stata effettuata un’autopsia per

l’accertamento della causa del decesso, che dalle prime indiscrezioni sull’autopsia, già eseguita, ma la cui relazione non è ancora stata depositata alla Procura della Repubblica, sembrerebbe dovuto a intasamento alimentare. Giovanni avrebbe infatti mangiato del cibo solido che lo avrebbe soffocato. Intanto per fare chiarezza su questa vicenda la Procura ha aperto un fascicolo contro ignoti. Ma, fino a quando non si farà luce sui fatti, c’è da mettere in evidenza come sia possibile che accada una cosa simile: al di là del reato che Giovanni possa aver commesso – che comunque non era grave – come si può mandare in carcere un uomo di 76 anni invalido al 100% con patologie serie come le sue? Non sarebbe stato il caso di procedere con un’interruzione dell’esecuzione della pena, ovvero all’istituto della sospensione della pena come previsto dalla legge quando il condannato non è compatibile con il regime carcerario come lo era Giovanni? Chi si porterà sulla coscienza la sua morte, o quella di altri detenuti fragili che si suicidano perché non reggono un sistema sbagliato? Il carcere dovrebbe rieducare: ma che funzione rieducativa avrebbe avuto su un uomo come Giovanni, nelle sue condizioni di uomo incapace di provvedere a sé stesso?Forse quel che c’è da correggere è proprio il sistema, troppo fragile con i duri e troppo duro con i fragili… Maria Corrao In carcere si “accorgono” che l’uomo non è idoneo a restare in cella. Ma dopo poche ore subentra la morte: la causa? Forse soffocamento. Il 76enne avrebbe ingerito infatti cibi solidi malgrado la sua malattia non glielo consentisse

Come si può mandare in carcere un uomo di 76 anni invalido al 100% con patologie serie come le sue? Chi si porterà sulla coscienza la sua morte, o quella di altri detenuti fragili che si suicidano perché non reggono un sistema sbagliato?


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L’incubo torna sogno: ‘sfrattata’ la donna ai d vissero felici e contenti. Qualche volta il lieto fine c’è, e pure molto prima di quanto si possa immaginare. È il caso di Anna e Marco (nomi di fantasia), protagonisti dell’assurda storia legata alla compravendita all’asta di una villetta a Torvaianica. Della vicenda ce ne occupammo a maggio, raccontandola nei dettagli: la coppia, appena sposata per smettere di fare la vita da pendolari e vivere finalmente insieme – lui abita ai Castelli Romani, lei in provincia di Frosinone – nel giugno 2020, dopo un sopralluogo durante il quale tutto sembrava regolare, aveva acquistato dallo Stato la casa come asta fallimentare con la rassicurazione che il precedente proprietario sarebbe uscito di casa prima del loro ingresso. Solo che il vecchio proprietario se ne era andato, ma la sua convivente no, perché era stata precedentemente arrestata e messa ai domiciliari proprio a quell’indirizzo, ma nessuno lo aveva comunicato agli acquirenti. I due, nel 2017, erano stati coinvolti in una brutta storia di prostituzione minorile, con riti woodoo per costringere le ragazzine a prostituirsi. Solo che l’uomo non è stato arrestato, mentre la donna sì, ricevendo una condanna per 9 anni, che la donna stava scontando nella casa nel frattempo venduta – sempre dallo Stato – alla coppia che solo non poteva andare ad abitarci, ma che doveva continuare a pagare il mutuo e, di lì a poco, anche pagare le tasse come se quella fosse la loro seconda casa, non potendo prendere la residenza. Il colpo di scena “Siamo riusciti a prendere possesso della casa il 1° luglio – annuncia Marco – A darmi la notizia per primi sono stati i miei vicini, alle 9 di sera: “Guarda che la stanno mandando via”. Pensavo che mi stessero prendendo in

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presenza dei carabinieri di Torvaianica, giorno in cui è stato eseguito lo sgombero”. Quanta è stata la sua soddisfazione professionale? “Immensa, anche se umanamente può dispiacermi per la signora, l’attività che abbiamo svolto è stata molto complessa, giro. Ho quindi chiamato il mio avperché la casa risultava occupata vocato, che non finirò mai rinnon solo dalla compagna delgraziare, per chiederle cosa l’uomo che risultava l’ex proPROSTITUZIONE E stesse succedendo. Non mi prietario, ma anche da altre RITI WOODOO ha risposto, ma due ore persone, minorenni, L’inquilina “abusiva” era stata dopo mi ha inviato una quindi abbiamo dovuto condannata a 9 anni: le indagini foto con scritto ‘Ce l’abcoinvolgere anche gli assirivelarono un giro di prostituzione biamo fatta’. Quasi pianstenti sociali. C’è poi stata minorile con riti woodoo per gevo dalla gioia”. “Nel mese la fase successiva, relativa costringere le minori a di giugno – spiega l’avvoallo sgombero dei beni moprostituirsi. Era il 2017. cato Marianna Contaldo – c’è bili rimasti nella casa, durata stata un’intensa attività in Tribufino alla metà del mese di agosto. nale tra me e i legali degli occupanti Da quel momento in poi Anna e riguardo l’interpretazione dei de- Marco sono potuti entrare realmente in poscreti emessi dal Governo sul sesso della loro casa”. blocco degli sfratti a causa della pandemia. Attraverso un’attività (continua) investigativa sulle persone, sono riuscita a dimostrare che loro non avevano i requisiti stabiliti dal GoL’Avvocato della coppia: «L’attività è stata verno per ottenere le sospensive. A molto complessa, perché la casa risultava questo punto, anche da parte deloccupata non solo dalla compagna l’autorità penale, oltre che civile, dell’uomo che risultava l’ex proprietario, abbiamo ottenuto il nulla osta a ma anche da altre persone, minorenni, farla uscire anche con la forza, quindi abbiamo dovuto coinvolgere cosa che è avvenuta il 1° luglio alla anche gli assistenti sociali» La villetta di Toravaianica era stata acquistata regolarmente nel giugno 2020 dalla coppia ad un’asta fallimentare. Nessuno gli aveva detto però che la precedente inquilina era stata messa ai domiciliari proprio a quell’indirizzo

L’odissea di Anna e Marco per entrare nella loro abitazione comprata all’asta: all’interno c’era infatti una donna che stava scontando lì i domiciliari. Per la coppia anche la beffa di pagare il mutuo e le tasse come seconda casa


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domiciliari per sfruttamento della prostituzione

(segue) Il racconto di Marco “Abbiamo penato per oltre un anno, ma guardami in faccia adesso”. Il sorriso di Marco attraversa tutto il suo volto e ripaga quello che ha dovuto passare in questi mesi

proposito vorrei ringraziare di cuore tutti quelli che mi hanno aiutato ad arrivare a questo risultato: il mio avvocato Marianna Contaldo, il comandante della stazione dei carabinieri di Torvaianica Romano e il suo vice D’Angelo, gli uffici comunali e la stampa, voi e Quarto Grado, che vi siete occupati del mio caso: grazie alla grandissima risonanza mediatica tutti hanno preso a cuore la nostra situazione”. Che effetto fa avere una casa? “È emozionante, mi sembra strano. È un misto di sentimenti tra gioia e paure. Adesso c’è ovviamente anche l’ottimismo e la speranza, rappresentata benissimo da nostra figlia Lavinia, che abbiamo chiamato un nome antico e belSPOSATI MA DIVISI lissimo che simbolicamente ci La moglie è rimasta a lega ancora di più a questo Frosinone con i suoi genitori territorio e che è un augurio mentre lui a Marino con il padre. di speranza non solo per noi potuti entrare, perché Torvaianica era stata scelta come ma per tutti quelli che ci c’erano ancora le sue località ideale per far coincidere sono stati vicini”. cose – prosegue Marco le esigenze familiari e adesso, – Anche fargliele portare finalmente, potranno Maria Corrao via non è stato semplice, ma andarci ad abitare alla fine ce l’abbiamo fatta. A tal

La gioia di Marco: «A luglio la signora ha lasciato l’appartamento, ma solo il mese scorso siamo riusciti a farle portare via le sue cose. Finalmente io, mia moglie e nostra figlia potremo abitare tutti insieme nella casa dei nostri sogni» di angoscia. Nel frattempo la sua famiglia – ancora separata, visto che la moglie abita con i genitori vicino Frosinone mentre lui vive con il padre a Marino – si è allargata: a fine giugno è nata Lavinia, nome scelto apposta per radicarsi ancora di più in questo territorio. “Noi ci eravamo aggiudicati la casa all’asta a gennaio del 2020, dando l’acconto come per legge, poi l’avevamo saldata tra maggio e giugno dello stesso anno accendendo un mutuo. È stato allora che ci siamo sposati e avremmo dovuto andare ad abitarci. Adesso, dopo più di un anno, siamo riusciti ad entrare per poter fare i lavori. E, se tutto va bene, a fine ottobre potremo venire a vivere qui tutti e tre, finalmente insieme”, spiega Marco. “Anche se la signora è andata via il 1° luglio, fino al 24 agosto non siamo «Ringraziamo di cuore tutti quelli che ci hanno aiutato: il mio avvocato Marianna Contaldo, il comandante della stazione dei carabinieri di Torvaianica Romano e il suo vice D’Angelo, gli uffici comunali e la stampa, voi del Corriere della Città e Quarto Grado, che vi siete occupati del mio caso»


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Colonie feline: «Sterilizzazioni crollate e gestione an olonie feline, sterilizzazioni e una gestione degli animali sul territorio peggiorata negli ultimi anni. E' questo l'allarme lanciato da alcune volontarie che descrivono un quadro piuttosto preoccupante sul territorio. In particolare, stando a quanto raccolto, a venir meno in tempi recenti sarebbe stata la collaborazione che si era instaurata proprio tra i volontari, così come con le varie Associazioni animaliste, e l'Ufficio Tutela Animali, con quest'ultimo che sarebbe stato in qualche modo depotenziato “Dal mese di giugno 2019 l’Ufficio Tutela dall'Amministrazione. Di parere diametral- Animali è stato “smembrato” assumendo mente opposto è però il Comune di Pomezia una funzionepuramente amministrativa e che, dal canto suo, ha respinto nel modo più perdendo del tutto lo scopo di protezione assoluto tale scenario rivendicando, vice- con cui era nato, chiudendo letteralmente versa, il lavoro svolto sin qui e il costante imle porte ai cittadini e ai volontari con cui pegno sul tema; e, non ultimo, annunciando collaborava da anni” peraltro l'imminente apertura del nuovo parco canile comunale entro la fine dell'anno. nistrazione, il lavoro esemplare e lo scopo con cui si era costruito ed aveva funzionato Ufficio Tutela Animali: il caso Ma andiamo con ordine. A rivolgersi alla no- per anni l'Ufficio. In passato, grazie a questa stra Redazione sono state un gruppo di vo- struttura il cittadino che rinveniva animali o lontarie indipendenti. “Fino a due anni fa la segnalava un maltrattamento aveva un consituazione era totalmente diversa mentre creto supporto, i volontari potevano usuoggi è nettamente peggiorata purtroppo”, fruire di convenzioni veterinarie se prendevano in affido un animale ferito. Vaesordiscono. lutando ogni singolo caso non tutti gli aniCosa è cambiato? “Dal mese di giugno 2019 l'ufficio è stato mali entravano in canile, le adozioni si erano “smembrato” assumendo una funzione pura- raddoppiate, le iniziative di sensibilizzazione incrementavano il numero di animali mente amministrativa e perdendo del microchippati e, grazie a campatutto lo scopo di protezione con gne di sterilizzazione, il concui era nato, chiudendo letteLE DIFFERENZE trollo demografico della ralmente le porte ai cittadini Secondo i volontari fino a popolazione felina stava e ai volontari con cui colladue anni fa, grazie alle dando ottimi risultati. Il borava da anni. All’insterilizzazioni, il controllo randagismo è sempre stato terno del Settore demografico della popolazione un problema reale sul terAmbiente l’Ufficio Tutela felina stava dando ottimi ritorio, anche grazie alla Animali coordinava le atrisultati. Oggi il fenomeno miopia delle amministratività di protezione e salvasarebbe di nuovo fuori zioni precedenti, ma oggi ci guardia dei diritti di qualsiasi controllo sembra di aver fatto un enneforma di vita animale presente simo regresso”. sul territorio del Comune di PoQual è ad oggi la prassi da seguire? mezia. L’Ufficio non si occupava soltanto “L’attuale gestione degli animali sul territorio di informare i cittadini sui diritti degli aninon passa più per un Ufficio preposto, il citmali ma agiva direttamente a tutela degli tadino deve rivolgersi alla Polizia lostessi, applicando le normative vigenti con ferma volontà di reprimere quei comporta- cale e gli animali vengono presi in menti che ledevano la dignità degli animali carico dalla Asl nel canile sanitario e ne provocavano sofferenza o morte. Ma se convenzionato. Le sterilizzazioni dunque fino a pochi mesi fa era effettiva- fuori dal canile non sono previste, nemmeno per i gatti facenti parte mente così oggi non lo è più”. di colonie registrate, anch'esse assoQuali altre differenze avete notato? “Abbiamo visto crollare, con l'attuale Ammi- lutamente prive di tutela se non a carico

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del cittadino tutore. Gli animali sono numeri, non hanno nemmeno un volto per l’ufficio che non risponde più ai cittadini, tanto che le entrate in canile sono triplicate”. “Il Comune avrà avuto i suoi motivi per attuare tale scelta - continuano le volontarie - ma la cittadinanza soffre di questo ritorno al passato. I volontari che prima collaboravano con l’Ufficio, ad oggi, sono completamente estromessi da qualsiasi forma di cooperazione. A breve Pomezia avrà un canile comunale, ma la struttura in sé non costituisce tutela. Una bellissima gabbia dorata non apporterà alcun beneficio agli animali ospitati, se non esisterà parallelamente un Ufficio comunale dedito al controllo e alla tutela. Si pensa forse di risparmiare con una struttura comunale, ma le spese sono raddoppiate proprio in mancanza di controllo per cui le entrate in canile sono sempre più numerose, si tratta anche di animali denunciati dai loro stessi proprietari decisi a sbarazzarsene. Pomezia – conclude il gruppo di volontari – ha cani liberi mantenuti e curati a spese dei volontari e dei cittadini che, con enorme coscienza, si rifiutano di rinchiuderli in un canile. Pomezia ha bisogno di un esempio che venga dall'alto, sul rispetto e la considerazione degli animali con cui convive”. Parola all'ENPA Ne parliamo anche con l'ENPA (l'Ente Nazionale per la protezione degli animali) della locale sezione. “Il primo problema che riscontriamo è la mancanza di pianificazione e coordinazione tra le realtà che operano sul territorio: ognuno opera senza sapere cosa fa l'altro in modo indipendente e questo non porta certo dei vantaggi”, ci dice la responsabile Lorena Moscetti. (continua)

«Prima non tutti gli animali entravano in canile, le adozioni erano raddoppiate, e, grazie a campagne di sterilizzazione, il controllo demografico della popolazione felina stava dando ottimi risultati. Oggi purtroppo non è più così»


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nimali peggiorata a Pomezia». Ma il Comune ribatte (segue) “Il Comune di Pomezia, a nostro avviso, dovrebbe entrare nell'ottica di collaborare con tutte le Associazioni e i volontari indipendenti presenti; riuscire cioè a mettere assieme le varie anime un po' come faceva l'Ufficio Tutela Animali fino a poco tempo fa. Anche lì c'erano problemi ma oggi, dopo due anni, la differenza è sostanziale e sotto gli occhi di tutti”. Sulle sterilizzazioni. “Come ENPA abbiamo proposto sia al Comune di Pomezia che a quello di Ardea due campagne a 360° che però non sono state prese nemmeno in considerazione. La stessa proposta è stata fatta al Comune di Albano che non solo ha aderito una prima volta, l'ha anche rinnovata stanziandoci il doppio del budget. Evidentemente il nostro lavoro e le nostre competenze sono state molto apprezzate, eppure a Pomezia si è deciso di procedere diversamente”. C'è un concreto allarme per il fenomeno delle nascite incontrollate? “Quest'anno, rispetto agli altri anni, abbiamo assistito a un boom di cucciolate, una vera e propria invasione. Purtroppo però ad oggi, oltre alle sterilizzazioni tramite ASL e Canile sanitario, è rimasta in essere un'unica convenzione con uno studio veterinario privato che però è molto “macchinosa” al livello burocratico; peraltro accoglie un numero limitato di animali e solo da colonie riconosciute, quindi non di tutti i gatti liberi del territorio. A questo dobbiamo aggiungere le difficoltà sorte per il Covid che hanno reso le sterilizzazioni qualcosa di molto complesso. Noi come ENPA, pur di non ricorrere al sanitario, non ci siamo mai fermati ma siamo, da tempo, già molto al di sopra delle nostre possibilità. I costi sono altissimi e soprattutto non abbiamo mezzi per occuparci anche di questo oltre alle funzioni che già svolgiamo. L'obiettivo è sempre quello di ridurre gli ingressi nel canile ma non sempre è facile. Il nostro deve essere un ruolo di supporto e non di sostituto di un'altra Istituzione”. Sul parco canile in arrivo a Pomezia. “Chiaramente, nonostante il ritardo già accumulato, sarebbe un'ottima notizia. Ma mi chiedo: ci sarà un'area idonea per i gatti? La ASL riuscirà a garantire un presidio fisso se già ora non ha veterinari disponibili? Ci sarà la possibilità di avere visite, sterilizzazioni e farmaci gratuitamente per le Associazioni che porteranno gli animali e i gatti di colonia e non? Credo che questi siano punti fondamentali per la riuscita del progetto”. L’ENPA: «Quest’anno boom di cucciolate, netta la differenza con due anni fa. Sterilizzazioni? Abbiamo proposto al Comune di Pomezia una campagna completa a 360° ma non siamo stati presi nemmeno in considerazione»

La replica di Zuccalà: «Ufficio Tutela Animali? E’ rimasto lo stesso. Gestione randagi? Il protocollo non è cambiato». Poi annuncia: «Nuovo Parco Canile pronto entro dicembre» Risponde il Comune di Pomezia Quali sono le operazioni portate avanti dall'Amministrazione per gestire il problema del randagismo sul territorio? “Grazie al coordinamento della Polizia Locale abbiamo portato avanti - per la prima volta - una campagna di controllo dei cani di proprietà, al fine di monitorare la presenza dei microchip obbligatori. Inoltre, stiamo per dare il via ai lavori di nuove aree cani, proprio al fine di offrire più servizi ai cittadini e rendere più facile la convivenza con i nostri amici a quattro zampe.Il protocollo di gestione dei cani o gatti rinvenuti sul territorio non è cambiato: il Comune oggi si affida sempre alle stesse strutture che offrono assistenza sanitaria in collaborazione con la ASL e al canile rifugio, che si occupa del mantenimento dei cani e gatti in attesa delle adozioni. Abbiamo registrato un grande incremento di adozioni nell’ultimo anno, passando così da oltre 130 cani presso il canile rifugio, a circa 20. Questo ha portato all’abbattimento dei costi, che potremo reinvestire nella nuova struttura e in apposite campagne di sensibilizzazione in collaborazione con le associazioni”. Colonie feline. Dal 2019 le convenzioni esterne per le sterilizzazioni delle colonie feline (fuori dal canile cioè, ndr) con le associazioni di volontariato sono cessate a Pomezia. Perché l'Amministrazione ha deciso di intraprendere questa strada? “Non esistono convenzioni in essere per le sterilizzazioni delle colonie feline e non esistevano nemmeno prima, quindi non è chiaro a cosa facciano riferimento i volontari citati. Le sterilizzazioni sono sempre state effettuate dalla ASL e, occasionalmente ed esclusivamente per casi di emergenza, da strutture private. Proprio per mettere fine a questa prassi, avevamo richiesto all’Ufficio Tutela Animali di procedere con un avviso pubblico finalizzato all’individuazione di strutture sanitarie sul territorio che potessero operare in convenzione con ASL, laddove i medici pubblici non riuscissero a garantire interventi costanti. Il percorso era stato già definito, con la disponibilità della ASL, ma purtroppo la pandemia ha rallentato le attività dell’Ente e limitato le risorse economiche dell'Azienda Sanitaria Locale da dedicare a nuovi progetti, e non siamo quindi ancora riusciti a raggiungere l'obiettivo. Tut-

tavia, con l’apertura del parco canile sanitario, questi problemi verranno superati e si passerà a una gestione innovativa e ottimale per tutti i randagi rinvenuti sul territorio”. Sempre secondo i volontari l'Ufficio Tutela Animali del Comune di Pomezia esisterebbe ormai “soltanto su carta”: perché si è arrivati a questo punto? “Sono affermazioni senza fondamento. Conosco alla perfezione il funzionamento alla base dell’Ufficio Tutela Animali perché è stato creato durante la mia presidenza della Commissione Ambiente nella scorsa legislatura, proprio su mio impulso, visto che al precedente Sindaco degli animali è sempre interessato poco o nulla. L’Ufficio Tutela Animali esiste ed è composto dallo stesso numero di dipendenti degli ultimi anni. La procedura di segnalazione degli animali sul territorio è sempre la stessa. Innanzitutto la Polizia Locale deve accertare che il rinvenimento sia ascrivibile al Comune di Pomezia prima di prendere in carico gli animali, per evitare che si prendano in carico animali abbandonati in altri comuni oppure che qualche proprietario di cani decida di abbandonare il proprio animale denunciandone poi il ritrovamento all'Ente. Poi la competenza passa alla ASL che si occupa di tutti gli step successivi come prevede la legge. Questa procedura può essere certamente ottimizzata nei modi e nei tempi, e siamo certi che la nuova struttura che sorgerà a Pomezia ci darà questa possibilità: non vediamo l’ora di poterla mettere all’opera per il benessere degli animali”. A che punto siamo con la realizzazione del nuovo parco canile comunale? Come sarà organizzata la struttura? “La struttura è praticamente terminata, stiamo lavorando con la ASL per allestire l’ambulatorio con le attrezzature necessarie e contiamo di farlo entro il 2021. Partire con la struttura sanitaria, la prima pubblica di Pomezia e dintorni, ci permetterà di fare un salto di qualità nella gestione delle emergenze. La collaborazione tra istituzioni e associazioni sarà il perno fondamentale su cui posare l’assistenza ai randagi rinvenuti sul territorio. Si tratta di una modalità completamente nuova, per questo va costruita a più mani con tutti coloro che saranno coinvolti nella vita della struttura sanitaria prima, e rifugio poi”. Luca Mugnaioli


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Visite guidate a Pratica di Mare, si replica Dopo il successo del primo appuntamento (nonostante “l'interruzione” dei Carabinieri) nuovo evento ad Ottobre omenica 24 ottobre si terrà la seconda visita guidata all'interno del Borgo di Pratica di Mare. A renderlo noto è l'Associazione Latium Vetus, promotrice dell'iniziativa, che già a settembre aveva organizzato un primo appuntamento ottenendo il “tutto esaurito” in pochi giorni (l'evento era gratuito con prenotazione obbligatoria, ndr). Ma la visita, come ricorderete, aveva fatto notizia non solo per il valore culturale in sé, ma soprattutto per quanto accaduto nel corso dell'evento, con l'intervento da parte dei Carabinieri e della Polizia Locale di Pomezia. Inizia la visita guidata ma qualcuno chiama i Carabinieri Sì, perché “qualcuno” aveva allertato il 112 sostenendo di come un nutrito gruppo di persone “fosse entrato nella proprietà privata del Borgo di Pratica di Mare”. I militari hanno richiesto l’identificazione di tutti i presenti, pensando che le strade dove il gruppo stava camminando fossero davvero private come la persona che aveva effettuato la “solerte” chiamata al numero di pronto intervento aveva dichiarato. Attoniti i partecipanti alla visita guidata, interrotta proprio quando tutti erano presi dal racconto di Castro riguardo la storia del Borgo e della nascita di Pomezia. La chiamata al 112: “Le strade sono private”, ma le ordinanze dicono il contrario Tra lo stupore generale per quanto stava accadendo, il presidente dell’associazione Latium Vetus, nonché guida, Giacomo Castro,

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Visita guidata interrotta dai Carabinieri al Borgo di Pratica a settembre ha ovviamente ribadito che, come da zaro. Peraltro sul posto erano intervevarie sentenze emesse dal Tar e nuti anche gli agenti della polizia come da ordinanze comunali locale, per verificare che non SAVE THE DATE le strade del Borgo rici fossero auto che ostacolasLa prossima visita guidata al sero il passaggio o che sultassero essere pubbliche e per Borgo di Pratica di Mare, orga- transitassero nel borgo. Al questo transita- nizzata sempre da Latium Vetus, termine del controllo gli bili a piedi. si svolgerà domenica 24 ottobre agenti, consci di quanto Dopo vari con- 2021 dalle ore 16.00 alle 18.00. stava accadendo, non trolli incrociati, i hanno potuto far altro che L’evento è gratuito con premilitari avevano acceraugurare il buon proseguinotazione obbligatoria tato la veridimento della visita ai partecicità di quanto panti. Nella foto: affermato dal Presi«Qualcuno non vuole che il Borgo torni Giacomo dente della Latium Vetus e pubblico» Castro, Pres. dal legale che affiancava il E ora l'Associazione è pronta a replicare. Ass. Latium gruppo, l’avvocato Ida Naz- «Qualcuno – ha affermato Giacomo Castro Vetus – non vuole che il Borgo torni pubblico. quello che è accaduto lo dimostra chiaramente. Siamo venuti nel Borgo in modo civile, riprendendo semplicemente una tradizione interrotta 6 anni fa, prima che il cancello chiudesse la possibilità di accedere al Borgo. Certo, 6 anni fa era tutto diverso, c’erano gli alberi e si poteva vedere da vicino ogni cosa…Abbiamo cercato solo di spiegare la storia di questo posto, che è anche la nostra storia, visto che viviamo qui. È gravissimo che lo si voglia impedire. Le case saranno pure private, ma le strade no. Per questo abbiamo deciso di organizzare un secondo appuntamento con le medesime modalità il prossimo 24 ottobre», ha concluso Castro.

Associazione Latium Vetus: «Qualcuno non vuole che il Borgo torni pubblico, quello che è accaduto lo dimostra chiaramente. Abbiamo solo cercato di spiegare la storia di questo posto: è gravissimo che lo si voglia impedire»



Il Corriere della Città compie 12 anni! Nel 2009 usciva il primo numero dell’edizione cartacea: e oggi siamo ancora al fianco di voi lettori ttobre 2009: a Pomezia e Ardea usciva e veniva distribuito il primo numero – a questo punto “storico” - del Corriere della Città nella sua versione cartacea, Una voce nuova che si doveva fare largo tra quelle già presenti. Da allora sono cambiate tantissime cose: tanti bravi e validi giornalisti sono passati dalla Redazione, alcuni hanno intrapreso altre strade, altri sono rimasti; la nostra versione online, www.ilcorrieredellacittà, dopo i primi timidi passi oggi è una realtà affermata non solo sul territorio dal quale siamo partiti, ma anche sul litorale romano e soprattutto a Roma, dove ormai siamo presenti stabilmente da circa tre anni. E poi la crescita, esponenziale, nei numeri. Partiamo dal lontanissimo 2010, quando il sito metteva insieme a fine anno poco più di 100.000 visite complessive. Dopo soli 3 anni avevamo già toccato quasi quota 2 milioni, per su-

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Report 2019

Report 2020 perare i 5 nel 2016. Il resto è storia re- lavorare come abbiamo sempre fatto, cente: siamo passati dalle 15.750.525 con passione, estrema visualizzazioni del professionalità e LA CRESCITA 2018 alle imparzialità, “ONLINE” 40.087.255 del Nel “lontanissimo” 2010 avevamo sempre nel 2019, incremen- 100.000 visite complessive. Dopo nome di una tate di altri 3 soli 3 anni eravamo già a quasi 2 mi- corretta informilioni l'anno lioni, per superare i 5 nel 2016. Nel mazione, afsuccessivo. In- 2018 siamo arrivati a 15.750.525 finché questo somma un pro- visualizzazioni, a 40.087.255 nel sia non il nodel 2019 e a oltre 43 milioni lo getto che continua stro, ma il vostro scorso anno a crescere, guargiornale. E allora dando con decisione al via libera a segnalafuturo. Ma tutto questo zioni, suggerimenti, critiche non sarebbe stato possi- costruttive. I canali per comunicare bile senza di voi, che con- con noi sono molti: via mail (redatinuate a seguirci con zione@ilcorrieredellacitta.it), inviando costanza e soprattutto a un messaggio attraverso la nostra pasceglierci per far sentire la gina Facebook oppure su Whatsapp al vostra voce. La nostra numero 3316006930. promessa? Continuare a

Vuoi contattarci?Scrivi a redazione@ilcorrieredellacitta.it, oppure invia un messaggio attraverso la nostra pagina Facebook o su Whatsapp al numero 331/6006930

“Dopo dodici anni c’è ancora un Corriere in città”



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Nuovo CDQ a Torvaianica Alta Eletto il nuovo direttivo locale, poi il riconoscimento ufficiale da parte del Comune di Pomezia l giorno 11 settembre si sono tenute le votazioni per l’elezione dei membri per la costituzione del Comitato di quartiere di Torvaianica Alta. Il neo Presidente, Dott. Paolo Nazzaro, insieme a tutti i membri del consiglio direttivo (Di Torrice Luigi, Berti Roberto, Mannello Antonio e Di Stefano Annalisa) sono stati ricevuti dall'Assessore alla Partecipazione di cittadini e associazioni (Giuseppe Raspa) lo scorso 23 settembre al fine di formalizzare il riconoscimento del neo costituito Comitato di quartiere di Torvaianica Alta presso gli organi istituzionali comunali. Gli obiettivi Il Comitato si prefigge di “stimolare l’interesse dei cittadini per i problemi del Quartiere sui quali proporre e sollecitare soluzioni, attraverso la discussione di problematiche di generale utilità ed il monitoraggio del territorio del Quartiere, costituendosi quale interlocutore naturale e rappresenta-

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tivo del Quartiere nei confronti dell’Amministrazione Comunale”. “Collaborare inoltre - proseguono dal CDQ - con l’Amministrazione Comunale alla definizione degli interventi che contribuiscono al miglioramento della vivibilità e che possano trovare previsione nel bilancio annuale”; infine di “organizzare momenti d’aggregazione sociale anche in collaborazione con altre associazioni del Quartiere”. “Il direttivo ringrazia il

gruppo promotore, la commissione elettorale e tutti i concittadini del quartiere di Torvaianica Alta che hanno partecipato al voto permettendo la costituzione di un nuovo Comitato di Quartiere che opererà nell'interesse di tutta la comunità”, conclude il Presidente Dott. Paolo Nazzaro.



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Cultura rurale a Pomezia Altro che contadini, ecco il sogno del turismo eco-sostenibile: l’ACR si presenta alla città a Cultura Rurale arriva – anche se sarebbe il caso di dire “torna” – a Pomezia. È infatti stata presentata a Villa Francesca lo scorso 23 settembre la sezione Lazio di ACR, l’Associazione Cultura Rurale, in occasione dell’incontro "Cultura Rurale, un bene per l'ambiente, l'economia ed il sociale", il cui presidente è Alessandro Saccomanno, cittadino di Pomezia. L’associazione, impegnata nella tutela e nella valorizzazione della natura e dell’ambiente e di ogni attività mirante a favorire la conservazione e la corretta gestione del patrimonio faunistico e di quello ambientale, si occupa della valorizzazione e diffusione, presso il più vasto pubblico, della conoscenza e il rispetto per la Cultura rurale e per tutte le attività che ne sono portatrici. All’incontro, organizzato e curato dal Presidente ACR Regionale Alessandro Saccomanno e moderato dal giornalista d'inchiesta Danilo Procaccianti dalla trasmissione Report, erano presenti il Vice Presidente nazionale ACR e Segretario FederFauna, Massimiliano Filippi, che ha aperto la discussione, la Dr.ssa Francesca Patania, Tecnico Cinofilo, e il Referente CONFAVI Lazio, Gabriele Milani. Il “cuore” dell’incontro” è stato comunque il padrone di casa, Saccomanno, che a margine ha illustrato il suo progetto per il territorio di Pomezia. “Vorrei fare qualcosa per il mio territorio e con questa associazione mi si è presentata l’opportunità giusta. La mia idea è quella di rivalutare a livello rurale questo territorio. Qui c’è poco da fare, anche se le risorse sono tante. Una di queste può essere il turismo rurale, tra cui spicca il bird watching. Ci sono persone, in nord Europa, ma anche in nord Italia, che pagano migliaia di euro per fare questo tipo di turismo. Noi potremmo farlo qui praticamente a costo zero. E non solo: potremmo portare turisti, quindi ricchezza nel territorio, senza contare che potremmo arricchire l’ecosistema”. Come? “Mi riferisco alla zona che si trova alle spalle dell’antico Borgo di Pratica di Mare, dove ci sono i due laghetti in cui una volta si andava a pescare. Il progetto prevede il ripristino della zona umida. Vorrei anche fare una parte per addestramento cani, che nella zona Roma sud non c’è. Per questo avevo già parlato una volta con il principe Francesco Tara Borghese, al quale vorrei ora

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Presentata a Villa Francesca lo scorso 23 settembre la sezione Lazio di ACR, l’Associazione Cultura Rurale, in occasione dell’incontro "Cultura Rurale, un bene per l'ambiente, l'economia ed il sociale" prospettare il progetto in maniera più approfondita. Purtroppo non è potuto venire all’incontro del 23 settembre, spero di avere un’altra occasione per potergliene parlare. Ovviamente l’associazione non ci guadagnerebbe nulla, sarebbe una spinta per la città, coinvolgerebbe giovani e meno giovani che potrebbero avvicinarsi alla natura ed osservare animali diversi rispetto alle cornacchie e ai gabbiani”. L’entusiasmo è molto e il progetto è pronto: bisogna capire se i Borghese siano disponibili ad accettare il progetto, che potrebbe comunque portare dei guadagni – in futuro – alla famiglia proprietaria dei terreni. Terreni che attualmente sono in stato di abbandono, dove vanno cacciatori e pescatori di frodo, come sottolinea lo stesso Saccomanno. “Io sono disponibile da subito”, rimarca, “E con me tante associazioni con cui facciamo rete”.

Tari 2021 Ardea

Il Comune di Ardea comunica che, per l’anno 2021, allo scopo di sostenere la comunità locale e le realtà produttive del territorio nella delicata fase economica che il Paese sta attraversando a causa del perdurare dell’emergenza epidemiologica da COVID 19, ha definito il differimento dei termini per il versamento della TARI 2021, così come segue: SCADENZA RATA UNICA: 15 ottobre 2021 SCADENZA I RATA: 15 ottobre 2021 SCADENZA II RATA 15 novembre 2021

SCADENZA III RATA 15 dicembre 2021 Gli avvisi di scadenza TARI 2021 saranno recapitati nei prossimi giorni. Le riduzioni TARI previste nel Regolamento TARI per le UTENZE NON DOMESTICHE, categoria particolarmente interessata dai provvedimenti di restrizione determinati dallo stato di emergenza in corso, saranno applicate d’ufficio, senza necessità di ulteriori adempimenti.

L’associazione è impegnata nella tutela e nella valorizzazione della natura e dell’ambiente nonché di ogni attività mirante a favorire la conservazione e la corretta gestione del patrimonio faunistico e di quello ambientale



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Claudio Mazza Presidente dell’EPLI Lazio A Pomezia la presentazione dell’Ente nazionale: «Una grande squadra per un grande progetto» e Pro Loco trovano nuovi sbocchi: nasce infatti l’EPLI, Ente Pro Loco Italiane, presentato ufficialmente a Pomezia il 25 settembre al Simon Hotel. L’evento è stato organizzato dal presidente nazionale Pasquale Ciurleo, e dalla dirigenza dell’EPLI Lazio, formata dal presidente Claudio Mazza, dalla sua vice Caterina Giffuni e dal segretario Vincenzo Scherillo. All’incontro erano presenti le delegazioni delle EPLI regionali, oltre a Luca Zarfati, presidente Roma Open Lab, Alessandro Pollak presidente UNOE e Giuliano Peretti, direttore generale ANASPI. “Questa è una giornata storica per il mondo dell’associazionismo italiano. Parte oggi un percorso comune, finalizzato all'erogazione di servizi sempre più utili ed efficaci alle Pro-Loco iscritte. Una grande squadra per un grande progetto”, ha dichiarato il presidente Ciurleo. Ha poi preso la parola Claudio Mazza, presidente dell’EPLI Lazio. “Purtroppo mi sono accorto che molte Pro Loco sono ferme solo alla sagra – che ben venga! – ma penso che non sia sufficiente per promuovere un territorio. Ma il mondo gira veloce e dobbiamo stare dietro a tutte le novità che ci sono: da soli non è possibile. La Pro Loco è come un vaso, un bellissimo contenitore vuoto in cui ognuno con il suo pezzo può mettere qualcosa di importante per riempirlo. Tutti insieme esce fuori qualcosa di importante. Guai se un pezzo viene a mancare o viene trasformato, perché perderebbe la sua identità, la bellezza sta proprio in questo e non va perso, anzi, va amplificato facendo rete. Ma poi, scambiando le proprie identità, possono nascere nuove esperienze e nuove situazioni”, spiega Claudio Mazza. “Io posso raccontare

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quelle che sono le mie esperienze qui a Pomezia, quello che facciamo sul territorio, come approcciamo con i commercianti, i premi che diamo alle persone che si sono date da fare per rendere migliore questa zona. Si dice che servono i soldi: noi riusciamo a fare anche delle iniziative, come questi premi, con pochissimi soldi. Dovreste vedere la soddisfazione delle persone che ricevono il premio: è un riconoscimento che cambia la loro espressione, perché viene compreso il loro sacrificio e il loro valore”, prosegue Mazza. “Dobbiamo stare meno sui social e ritrovare maggiormente la nostra essenza – conclude Claudio Mazza – ovvero dare importanza alle persone stando in mezzo a loro, parlando con loro dal vivo, anche discutendoci, per poi chiarire. Questa è l’esperienza che io metto a disposizione per le altre regioni, ma nel contempo voglio an-

dare a “rubare” le esperienze altrui per arricchire e amplificare le potenzialità della Pro Loco che gestisco”. Come mai ha deciso di uscire dall’Unpli per passare a questo nuovo progetto? “Diciamo che si è trattato di esigenze diverse. Del resto penso che se una persona esce per prendere un caffè e trova un solo bar, ma in quel bar il caffè non gli piace, deve essere libero di poter andare a prenderlo in un altro bar… La scelta fa aumentare il servizio: io mi auguro che possano nascerne anche altri perché questo farebbe aumentare il servizio e fa crescere tutti”. Maria Corrao

EPLI cos’è? L’ASSOCIAZIONE - EPLI nasce dalla concertazione di numerosi rappresentanti e operatori del mondo Pro Loco delle Regioni Italiane che hanno sposato da subito l’idea di aggregare idee e semplici principi della Legge del Terzo Settore che si basa essenzialmente sulla democrazia partecipativa, sulle vere finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale. Epli accompagnerà il processo di crescita delle associate rappresentandole e stimolandole rispettando le autonomie locali e le Strutture dei Comitati Regionali attraverso i seguenti princìpi: FEDERALISMO ASSOCIATIVO E “NUOVO LOCALISMO” - Epli nasce dalla concertazione sul territorio di una

nuova idea di Rete Associativa basata sull’autonomia locale. Ogni territorio esprime proprie peculiarità ma anche proprie necessità data da un “localismo” inteso come punto di forza e di originalità di promozione dei beni materiali e immateriali. AUTODETERMINAZIONE DEGLI ENTI PERIFERICI - Federalismo associativo vuol dire “piena responsabilità” ai Comitati Regionali al fine di offrire servizi garantiti alle Pro Loco in maniera celere e garantiti. Ciò deriva da un nuovo concetto associativo di autodeterminazione ed autonomia degli Enti periferici rispetto all’Ente Nazionale.



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Ardea, ecco l'e-killer contro gli 'zozzoni' Un nuovo strumento a disposizione della Polizia Locale per combattere l'abbandono dei rifiuti Amministrazione Comunale di Ardea ha annunciato l'introduzione di un nuovo sistema per contrastare l'abbandono scellerato di rifiuti sul territorio. Una piaga a cui, nonostante le segnalazioni, le denunce, gli esposti, e talvolta le bonifiche da parte dell'Ente, davvero non si riesce a far fronte sotto la Rocca. Ora però, grazie all'introduzione dell'e-killer (questo il nome della tecnologia), il Sindaco Savarese è sicuro di avere un'arma in più contro gli zozzoni. “E-Killer”: già le prime multe «È entrato in funzione e-Killer un dispositivo dedicato al contrasto dell’abbandono improprio di rifiuti che sfrutta le più innovative tecnologie di analisi video e intelligenza artificiale integrate con componenti hardware di altissima qualità ed è raggiungibile da remoto grazie al router 4G a bordo», ha spiegato il primo cittadino, «Il sistema ha già consentito di individuare e documentare abbandoni illeciti di rifiuti e la PPLL, alla quale è stata affidata le gestione del sistema, sta comminando le pesanti sanzioni previste. Da sottolineare che, qualora i rifiuti abbandonati siano costituiti, oppure contengano anche solo in parte, materiali pericolosi, il reato prefigurabile prevede il raddoppio della sanzione che può arrivare fino a 3.100 €. La lotta allo sconsiderato abbandono dei rifiuti è un impegno che quest’mministrazione vuole portare avanti con fermezza; la stessa

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Zozzone in azione a Ardea beccato dal nuovo sistema “e-killer”: sotto il punto su Viale Forlì fermezza che verrà applicata al controllo del rispetto del capitolato tecnico del nuovo appalto di raccolta dei rifiuti», conclude il Sindaco. Telecamere e cartelli In alcuni punti del territorio sono comparsi, a questo proposito, dei cartelli indicanti la presenza di telecamere. Ne è un esempio Viale Forlì dove,da quando la Polizia Locale del Comune di Ardea ha installato i cartelli indicanti "L'Area è sottoposta a Vi d e o s or ve g l i an z a " , l'abbandono dei rifiuti ha registrato un sensibile calo (in attesa di bonifica altre aree pieni di spazzatura prima delle installazioni dei cartelli,

ndr). «Anche come deterrente, sembrerebbe che i cartelli abbiano funzionato e continueranno a funzionare», è stato il commento di Michele Di Stefano, fino a poco tempo fa Presidente dell'Associazione RivaluTiamo Marina di Ardea e che da anni segnala l'incuria di quella zona. (continua)

«Il sistema sfrutta le più innovative tecnologie di analisi video e intelligenza artificiale integrate con componenti hardware di altissima qualità. Si rischiano multe fino a 3.100»


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(segue) Il nuovo appalto rifiuti Intanto a settembre è stato firmato, dopo un iter davvero lunghissimo e non certo privo di problematiche, il nuovo contratto per la raccolta differenziata spinta dei rifiuti ad Ardea. Tra le novità il Comune ha reso noto l'incremento di personale e mezzi impiegati, con le risorse in termini di operatori che sale a 65 unità mentre saranno 35 i veicoli impiegati tutto l’anno (a cui se ne aggiungeranno altri 21 nel periodo estivo, ndr). Saranno distribuiti oltre 5 milioni di sacchetti per la raccolta differenziata recanti un codice identificativo dell’utente. Stessa cosa per circa 66.000 mastelli mentre saranno 1.320 i contenitori stradali impiegati. “Si realizze-

Lavori in corso ARCHIVIO COMUNALE - Sono iniziati da circa una settimana i lavori presso la sede comunale di Via Salvo D’Acquisto che ci permetteranno di avere un nuovo archivio comunale al piano seminterrato. All’interno di questo archivio prenderà posto la documentazione dei vari uffici che, come sapete, non ha mai trovato una collocazione definitiva, a causa della dislocazione dei diversi uffici. Vista la mole di materiale, contemporaneamente, abbiamo attivato un servizio di digitalizzazione del materiale cartaceo partendo dall’ufficio tecnico e dall’anagrafe, operazione che se fosse cominciata tanti anni fa, oggi già saremmo un passo avanti, e probabilmente alcuni documenti non sarebbero andati persi nel corso degli anni. I lavori termineranno entro il mese di Ottobre e così anche il nostro Comune avrà un vero archivio. Cont e mp o r a n e a m e nt e stanno terminando i lavori negli uffici di Via Crispi: in questo modo sarà possibile il trasferimento dei servizi sociali e dell’ufficio messi che avranno a disposizione spazi più adatti e larghi.

ranno 31 Ecopiazzole disseminate nel territorio (specie lato mare) che consentiranno il conferimento di rifiuti differenziati (controllato da fototrappola) anche oltre gli orari stabiliti e in qualunque giorno della settimana”, aggiunge Mario Savarese. “105 le postazioni di raccolta differenziata sugli arenili e si distribuiranno a richiesta fino a 1.050 compostiere domestiche”, dichiara ancora il Sindaco. Interventi anche Nella foto: il Sindaco di Ardea Mario Savarese

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per il mare, con 300 metri di nuove staccionate per il contenimento della sabbia sul lungomare. Lotta all'abbandono rifiuti: cosa prevede il nuovo contratto Tornando al contrasto al fenomeno dell'abbandono dei rifiuti sul territorio, almeno in linea teorica, sono tantissimi i punti del nuovo contratto che muovono in questa direzione. Si spazia dalle nuove fototrappole, 40, alle bonifiche, previste come raccolta quotidiana dei rifiuti abbandonati in strada fino a 2mc (al pomeriggio) e in circa 100 interventi di raccolta straordinaria per la bonifica di discariche abusive (quasi una ogni 3 giorni). Infine anche un centro di raccolta (isola ecologica localizzata sulla via Pontina Vecchia) per 33 diverse tipologie di rifiuti. Adesso, come sempre, non ci resta che attendere la prova sul campo per capire se, effettivamente, quando previsto dall'Ente si rivelerà efficace e soprattutto più forte della “tenacia” degli zozzoni che in questi anni non hanno mai mollato la presa. Luca Mugnaioli

«Nuova ditta stessi problemi» MARINA DI ARDEA - Disagi sul litorale di Ardea a causa di una raccolta della spazzatura che non funziona come dovrebbe. «E’ cambiata la ditta ma i problemi sono rimasti gli stessi, se non addirittura peggiorati», spiega l'ex Presidente dell'Associazione RivaluTiamo Marina di Ardea Michele Di Stefano, esperto conoscitore dei problemi di zona. «L’unica campana del vetro di Via Bologna (tratto Via Firenze - Via Foggia) – prosegue – viene svuotata solo quando è strapiena e le bottiglie di vetro vengono così depositate esternamente sotto la campana stessa, formando accumuli di vetro e di spazzatura non conforme. In secondo luogo la raccolta dei rifiuti porta a porta non funziona, ritirano di tutto ma tutto a mano...tranne i rifiuti conformi, paradossalmente, che rimangono sotto il secchione perché “scomodi da raggiungere con le braccia”. Eppure il secchione è a norma per poter essere svuotato in automatico dai mezzi della raccolta. Di fatto, ogni volta i condomini o i privati, devono raccomandarsi agli operaNella foto: tori di svuotare anche il secMichele Di chione, altrimenti diverse Stefano, ex buste rimangono nel fondo Pres. Ass. Rivalutiamo magari per settimane. Inoltre ritirato anche il vetro che Marina di invece, come detto prima, Ardea

dovrebbe essere depositato nell’apposita campana. Infine un passaggio sulle strade che non vengono più pulite in modo idoneo: servirebbe, come accadeva una volta, l'impiego contemporaneo del mezzo meccanico e dell'operatore in strada altrimenti i risultati sono quelli che vediamo con i nostri occhi».


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Tovalieri, centravanti di strada: quando il calcio era vero. Dal era una volta il calcio. Certo, c’è ancora, ma indubbiamente è cambiato, o quantomeno sono cambiati i meccanismi che vi ruotano attorno, soprattutto a livello economico e mediatico: adesso il pallone è soprattutto business e i calciatori guadagnano cifre inimmaginabili fino a vent’anni fa. Si diventa famosi prima sui social che sul campo e spesso i giocatori rivestono un ruolo che li fa apparire quasi irreali, più irraggiungibili dai divi americani negli anni d’oro di Hollywood: intervistarli è una fatica – bisogna fare richiesta all’ufficio stampa o all’addetto personale, vedere se l’accettano (e non succede praticamente mai), inoltrare le domande, aspettare le risposte a cui non si ha la possibilità di replicare – mentre una volta li fermavi dopo l’allenamento o la partita ed era fatta. Era tutto più diretto, più vero, come lo erano molti protagonisti di quel calcio. Uno di loro è Sandro Tovalieri, rimasto nel cuore dei tifosi giallorossi. Conosciuto con il soprannome di Cobra per il suo “piede velenoso”, nato e cresciuto ad Ardea, dove ancora abita, ha vissuto gli anni del calcio senza i social network. Leviamoci prima una curiosità: sei sempre stato tifoso della Roma o hai tifato anche per qualche altra squadra? “Sono nato e morirò romanista. Mio padre, che tifava Juve, quando avevo 4 anni ha cercato di farmi diventare juventino facendomi indossare una maglia bianconera e mi portò a Ostia, dove la squadra si allenava in ritiro in vista della partita dell’indomani all’Olimpico. Ero piccolo, non capivo niente, ma a parte le foto che testimoniano questo episodio, io sono sempre stato romanista. Quando poi, a 11 anni, sono entrato a giocare nella mia squadra del cuore, ho coronato un sogno. Ovviamente ho tanti amici di altre squadre, soprattutto laziali, con cui ci scambiamo gli sfottò, ma non sono mai stato laziale. Anzi, durante la mia carriera una volta mi contattarono i dirigenti della Lazio per propormi un contratto, ma rifiutai per non tradire la mia fede calcistica”. Come è iniziata la tua carriera? “Come tutti i bambini dando calci a un pallone in mezzo a una strada e sognando di diventare calciatore. Poi andai per un anno al Pomezia Calcio e, durante torneo contro la Roma, vincemmo 3-1. Io feci 3 gol: i dirigenti contattarono mio padre e mi presero senza

C’

«Sono nato e morirò romanista anche se mio papà era della Juve. In carriera mi contattò la Lazio, rifiutai per non tradire la mia fede calcistica. Rimpianti? Dispiaceri più che altro. Come lo scudetto perso nella famosa Lecce Roma dell’86» neanche fare il provino. Da lì ho fatto tutti i settori giovanili, ho vinto uno scudetto con gli Allievi e un Torneo di Viareggio giocato con ragazzi più grandi di me di due anni. Poi la Roma decise di mandarmi per un anno in prestito a Pescara e ad Arezzo, quando avevo 17 anni, per farmi fare le ossa: ho segnato 10 gol a campionato. Poi sono tornato e da lì il percorso è stato in crescendo, mi sono tolto tante belle soddisfazioni”. Hai qualche rimpianto? “Qualche dispiacere sì, come lo scudetto perso per un soffio, nella famosa RomaLecce dell’86. Poi perché potevo rimanere un po’ di più nella mia squadra del cuore, ma a 20 anni, quando hai tanti campioni davanti, il pensiero di dover fare 6 o 7 anni di panchina ti spaventa, anche perché gli anni di carriera per un calciatore sono pochi, quindi pensavo di andare da qualche altra parte e poi tornare. Certo, forse sotto alcuni aspetti, magari per quanto riguarda la nazionale, poteva andare un po’ meglio, ma non è stato

così: un po’ per colpa mia, perché avrei potuto fare ancora di più, un po’ perché all’epoca c’erano tantissimi giocatori italiani forti. Quando giocavo nel Bari ho segnato 17 gol, ma davanti a me avevo campionissimi. Oggi con 17 gol il posto in nazionale sarebbe assicurato. Ma va anche bene così: l’affetto che ancora mi lega ai tifosi ne è la prova”. Torniamo agli inizi. Com’era la vita di un ragazzino di Ardea che doveva raggiungere gli allenamenti a Roma? “Dura. Io partivo la mattina presto da casa per andare a scuola alle 7:15 a Pomezia e mi portavo sia lo zaino con i libri che la borsa per l’allenamento. Uscito da scuola, infatti, andavo direttamente al campo. Mangiavo un pezzo di pizza per strada e prendevo il pullman per l’Eur. Poi da lì dovevo raggiungere il Tre Fontane o il San Tarcisio, a viale Marconi. Era un tragitto notevole per un ragazzino di 12/13 anni, ma la passione era tanta. Una volta ho scoperto che i miei genitori, di nascosto, mi seguivano con la loro macchina per vedere se tutto era a posto durante il mio percorso a piedi. Alle 18:30 riprendevo il pullman e alle 19:15 ero di nuovo ad Ardea. Cenavo e crollavo nel letto a dormire. Il sacrificio però non mi pesava”. (continua)

«Partivo da casa la mattina presto da Ardea e dopo la scuola andavo direttamente agli allenamenti. Tornavo a casa la sera. Era dura per un ragazzino di dodici anni»


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gol al San Paolo contro Maradona all’invenzione del “trenino” (segue) “Ho cominciato a pensare di fare il calciatore per mestiere solo più avanti, quando sono entrato negli Allievi. Mi ha aiutato il mio carattere forte: a cavallo tra gli anni ‘80 e ’90 ci sono stati tanti campioni e non era facile emergere. Sono arrivati gli stranieri, Maradona solo per citarne uno. E poi avevamo tanti calciatori fortissimi italiani ed era bellissimo giocare con loro”. Chi ti ha lasciato più il segno? “Ho legato con moltissimi colleghi, con qualcuno di più, altri di meno. Magari leghi con chi ti abita vicino e anche le famiglie fanno amicizia. Tra questi Bruno Conti, si può dire che siamo quasi paesani, visto che lui è di Nettuno. Ma non posso dimenticare Carlo Ancelotti, Sebino Nela, Roberto Pruzzo, Ciccio Graziani, Dodo Chierico, Toninho Cerezo e tanti altri: li dovrei menzionare tutti, «Giocavo col Pomezia e segnai alla Roma tre gol durante un torneo. Mi presero subito. Ricordi indelibeli? Il gol al San Paolo col mio nome vicino a quello di Maradona, è stata un’emozione unica»

«Mazzone è stato il Mister che mi ha aiutato di più a tirare fuori il carattere, con lui ho segnato 14 gol in 5 mesi. Forse se lo avessi avuto a inizio carriera avrei potuto raggiungere livelli ancora più alti» anche perché io all’epoca avevo 20 anni e non era facile entrare tra tutti questi campioni già affermati. C’è un’ansia terribile, ma capisci che devi tirare fuori il carattere”. Qual è stato l’allenatore che ti ha aiutato più di tutti a farlo? “Un po’ tutti, ma devo dire sicuramente grazie ad Ericksson che mi ha fatto esordire in serie A: il mio primo gol in serie A l’ho fatto a Napoli, al San Paolo, e sul tabellone c’erano il mio nome e quello di Maradona. Penso che dopo aver detto questo potrei anche smettere di parlare. È stata un’emozione indescrivibile, che rivivo ogni volta che ci penso. Un altro che devo ringraziare tantissimo, perché mi ha aiutato a tirare fuori il carattere è Carletto Mazzone. L’unico dispiacere è quello di averlo avuto come allenatore solo a fine carriera. Lui era un sanguigno, un romanaccio tosto, grazie a lui ho segnato 14 gol in 5 mesi: chissà, se lo avessi avuto prima, magari avrei potuto raggiungere livelli più alti, anche se il carattere non mi è mai mancato, perché ogni allenatore ti tira fuori qualcosa di diverso e ognuno di loro mi ha lasciato qualcosa di diverso, così come i calciatori a cui mi sono ispirato”. Quali sono gli episodi che ricordi di più? “Lo vedevo come un padre ed era l’unico con cui non mi arrabbiavo se mi lasciava in panchina. Per dirti che non avresti giocato lui aveva l’abitudine di prenderti sottobraccio. Quando una mattina, prima della partita contro il Parma, lo fece con me, lo guardai in cagnesco e lui mi rispose male, dicendomi gli dispiaceva, ma era una scelta che doveva fare. Dopo 20 minuti perdevamo 3 a 0. Alla fine del 1° tempo mi disse di riscaldarmi, ma io mi arrabbiai: anche lui si alterò, ma alla fine ovviamente iniziai il riscaldamento, entrai in campo, feci due gol e sfiorai la terza rete. Perdemmo 3-2 e Mazzone andò sotto la curva dei nostri tifosi e, a gran voce, disse: “Non ci capisco un c…o, come allenatore, se l’ho la-

sciato in panchina!”, poi tornato negli spogliatoi, lo ha ripetuto anche a me e ci siamo messi a ridere: da quel giorno non mi ha più messo in panchina, neanche quando gli chiedevo io la sostituzione. Se poi devo parlare del calcio in generale, un ricordo bello è quello di quando, al Bari, dopo un mio gol per la prima volta mettemmo in scena in Italia il ‘trenino’. Era una tradizione colombiana, avevamo dovuto imparare i movimenti, tutti coordinati, l’effetto era bellissimo, al punto che Raimondo Vianello invitò me e Protti in tv”. Qual è la differenza tra i calciatori di adesso e quelli di 20 o 30 anni fa? “Prima ti dovevi ‘sudare la pagnotta’. Adesso in tv si va con una facilità incredibile e si parla di contratti stratosferici: fai due gol e vali 50 milioni di euro, diventi una star e vieni valutato una valanga di soldi. Donnarumma a 18 anni già prendeva 5 milioni di euro. Sono contento per loro, ma la ritengo una cosa davvero esagerata, anche perché poi ci sono le società con i conti in rosso, senza contare che è uno smacco alla povertà delle persone che fanno fatica a portare uno stipendio a casa per mettere un pasto a tavola. Credo che se un buon giocatore guadagnasse al massimo 2 o 3 milioni di euro, che è comunque una cifra considerevole, avrebbe preso il giusto. Bernardeschi che va via dalla Fiorentina, fa mezzo campionato alla Juve e guadagna 6 milioni mi sembra un’esagerazione. E non sto parlando di personaggi come Messi e Ronaldo, perché lì tratta di cifre stellari. I nostri ingaggi, nonostante l’alto numero di gol, erano spicci. Se oggi fai 17 gol come li facevo io ti danno 12 milioni di euro: è una follia, anche perché adesso vedo che molti hanno perso quella grinta che serve in campo, ritirano la gamba per paura di farsi male”. (continua) «Prima era diverso, dovevi “sudarti la pagnotta”. Adesso fai due gol e vali 50 milioni di euro diventando una star. I nostri ingaggi erano spicci. Serve ridimensionare il settore, così è un’esagerazione»

Calcio, epoche a confronto: «Nel Bari ho segnato 17 gol, al giorno d’oggi avrei avuto la Nazionale assicurata. Io non mi facevo la barba per mettere paura all’avversario, adesso invece i calciatori entrano in campo perfetti e ingelatinati ed escono perfetti e ingelatinati»


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(segue) Non c’è più il “calcio vero”? “Questo non sta a me dirlo, però sono molti i tifosi di una certa età che rimpiangono il calcio degli anni ’80 e ’90, anche perché all’epoca si potevano andare a vedere gli allenamenti, ci si poteva fare la foto con un giocatore e chiedergli l’autografo perché si fermava a parlare con i tifosi, c’era più interazione e partecipazione. Adesso invece i giocatori escono da un altro cancello, l’allenamento è off limits. Tutto questo lo vedo come una mancanza di rispetto nei confronti dei tifosi, perché se noi siamo diventati quello che siamo è anche grazie a loro che portano soldi alla società per cui tifano. Oggi il calciatore entra in campo tutto perfetto e ingelatinato ed esce perfetto e ingelatinato. Io mi ricordo che non mi facevo la barba per in-

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«Altri ricordi belli? Al Bari, dopo un mio gol per la prima volta mettemmo in scena in Italia il ‘trenino’. Era una tradizione colombiana, avevamo dovuto imparare i movimenti, tutti coordinati, l’effetto era bellissimo, mi chiamarono perfino in Tv» timorire l’avversario sportivamente parlando. Ma prima c’erano anche i presidenti tifosi, mentre adesso ci sono i presidenti manager, che acquistano i giocatori con le clausole rescissorie. Non si fanno gli investimenti per vincere, ma per guadagnare”. E così non è più calcio, ma business. C’era una volta il calcio… Maria Corrao

Tovalieri nell’Album Panini 1984-85

Maradona e il telefono dei sogni NON TUTTI SANNO CHE... - Questo che vi raccontiamo è un aneddoto che in pochi conoscono. A svelarcelo, in via confidenziale tantissimi anni fa, nientemeno che il grandissimo Ciro Ferrara, autore dello scherzo. Adesso avere un cellulare è la normalità. Ma tra il 1984 e il 1985 era un sogno destinato solo a pochissime persone, dato il costo decisamente elevato. E non era di certo lo smartphone a cui siamo abituati adesso, ma un “padellone” di quasi 800 grammi che misurava 30 centimetri di altezza per 4 di larghezza e 9 di spessore. Adesso potrebbe sembrare un incubo, anche perché per ricaricarsi ci volevano 10 ore, infatti veniva usato principalmente in auto. Eppure… era il sogno anche di un grandissimo campione sportivo: Diego Armando Maradona. Non che il Pibe de Oro non se lo potesse permettere economicamente, per carità! Ma il campionissimo era arrivato a Napoli e il primo telefono portatile, appena messo in commercio, non era ancora così facilmente reperibile in Italia. Sapendo della sua voglia di averlo – non faceva altro che parlarne, anche negli spogliatoi, oltre che in qualsiasi occasione di “chiacchiera” – a Ciro Ferrara, che all’epoca aveva appena 18 anni e stava per esordire in Serie A con il Napoli, venne in mente uno scherzo: insieme ad altri compagni di squadra smontò la cornetta da una cabina telefonica della Telecom e la montò nell’auto di Maradona, messa “ad arte” in modo che sembrasse, a un’occhiata distratta, proprio l’agognato Motorola. Poi, sempre con gli altri giocatori, portò il numero 10 vicino all’automobile, dicendo che erano riusciti, grazie alle loro conoscenze – ammiccando – a trovare per lui il telefono che tanto desiderava. La gioia del campione nell’intravedere dal finestrino quello che sembrava

davvero il portatile fu enorme, così come lo fu la delusione (e l’arrabbiatura) nello scoprire che si era trattato di uno scherzo, men-

tre le risate di Ferrara e degli altri riecheggiavano nel piazzale del Centro Sportivo Paradiso, dove la squadra si allenava.

Basket e sociale POMEZIA - Prosegue anche quest'anno l'impegno della Nuova Fortitudo Basket a Pomezia per lo sport accessibile a tutti. Diversi i corsi partiti per il nuovo anno dal mini basket, agli esordienti (Under 13), alle attività per gli amatori fino ad arrivare alla Serie C femminile. «La nostra storia parla per noi. Vantiamo un lungo passato in questo settore avendo militato in A a Pomezia fino al 2015. A noi si deve ad esempio anche l'importante evento internazionale Pre Olimpico di Basket, a cui parteciparono Italia, Australia, Camerun, Belgio, che ebbe luogo in città nel 2016. Da quell'anno siamo inoltri presenti in serie C femminile a dimostrazione della nostra continuità sportiva negli anni», dichiara la società. «La N. Fortitudo ha sempre lavorato insegnando basket gratuitamente nelle scuole, organizzando corsi di basket a

costi sociali, incontri gratuiti con adulti che apprezzano il Basket. Lo abbiamo fatto e continueremo a farlo per dare allo sport un'impronta sociale senza speculare, senza dare false illusioni ai giovani a cui insegniamo sempre l'importanza di essere persone, non numeri, prima ancora di diventare atleti. Siamo e saremo sempre dalla parte dei più deboli», conclude la nota. N. Fortitudo


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Inizio in salita per Indomita e Unipomezia Ripartiti gran parte dei tornei dilettantistici: più felice l’esordio in Eccellenza del Pomezia Calcio cominciata a settembre la gran parte dei campionati di calcio dilettantistici. La prima a dare il via a questa nuova stagione tra le squadre del territorio è stata l’UniPomezia. La squadra del presidente Valle è stata inserita nel girone E di Serie D: in queste prime due giornate è capitolata per mano della San Donato Tavernelle fuori casa (6-1), a segno è andato Ramceski, e SS Arezzo (1-3), quest’ultima partita è stata giocata in casa al Mazzucchi di Ardea ed a siglare l’unica rete, del momentaneo 1-2, è stato Delgado. È stata una partenza molto difficile per la squadra pometina ma le va dato atto di aver affrontato due società molto attrezzate che si contenderanno probabilmente la promozione in Serie C. Il primo

In Eccellenza parte in salita la stagione dell’Indomita Pomezia nel Girone B, con un punto in due gare .Pomezia Calcio invece a quota 4 nel Girone A

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«È stata una partenza molto difficile per l’Unipomezia ma le va dato atto di aver affrontato due società molto attrezzate che si contenderanno probabilmente la promozione in Serie C»

vero banco di prova sarà la prossima trasferta il 3 ottobre in terra toscana contro il Pro Livorno, reduce da una sconfitta. Più felice è stato l’esordio del Pomezia Calcio nel girone A di Eccellenza: i ragazzi allenati da Scaricamazza hanno inflitto un poker al Grifone Gialloverde grazie alle reti di Bussi, Passiatore e la doppietta del solito Massella mentre non sono riusciti ad andare oltre il 2-2 contro

il Campus Eur, a segno per ben due volte è andato Cano. Il prossimo impegno del 3 ottobre sarà tutto da gustare visto che vedrà il Pomezia scontrarsi con l’Academy Ladispoli, squadra a punteggio pieno in questo inizio di campionato. Comincia in salita la stagione dell’Indomita Pomezia inserita nel girone B di Eccellenza: la squadra pometina ha incassato una manita da un Tivoli quadrato e accreditato come probabile vincitore del girone. Solo un pari, subìto nelle battute finali della partita, contro l’Anzio (2-2) dopo un’ottima rimonta orchestrata dalle reti del difensore Ugolini e Battaglia. Il prossimo avversario dei gialloneri sarà l’Atletico Lodigiani, reduce da una sconfitta contro lo Sporting Ariccia.


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Creare acconciature da favola a fantasia e l'immaginazione sono azioni creative che possono essere traslate e trasformate in realtà proiettando ciò che si è immaginato, impastato alle proprie emozioni, anche in un acconciatura. Già nella seconda metà dell' 800 e soprattutto durante l'era vittoriana, chiamata così perché a quei tempi regnava la Regina Vittoria, le donne usavano avere uno chignon posizionato in alto sulla testa ed arricchire i loro capelli con trecce, fermagli, gioielli, fiori e nastri. Nel 1860 apparvero i primi "bigodini" che venivano indossati durante la notte per avere il giorno successivo delle belle chiome ricche di boccoli. Da ricordare anche la pettinatura alla "Pompadour" - che prende il nome per l'appunto da Madame Pompadour, la favorita del re di Francia Luigi XV - che consisteva in un folto ciuffo di capelli rialzato sopra la fronte. Come il cuoco è stato sostituito dallo Chef, così i parrucchieri dagli hair stylists che hanno arricchito di fantasia e creatività la loro professione creando delle acconciature affascinanti e sorprendenti da vedere. Hanno tradotto la loro immaginazione creativa in pettinature artistiche, utilizzando soprattutto la lunghezza dei capelli con l'aiuto di extension, trecce, chignon e ponytails (code di cavallo) per ottenere effetti visivamente entusiasmanti. Intrecci creativi che nascono dall'unione di alcune ciocchette prese una ad una, e che con pazienza ed abilità portano alla realizzazione di acconciature talmente elaborate da sembrare dei lavori all'uncinetto o dei ricami. Originale ed unica

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nel suo genere la ricerca e poi l'obiettivo raggiunto dal famoso hair stylist spagnolo Alexis Ferrer che, unendo l'arte con la tecnologia, è riuscito a riprodurre, seguendo delle particolari tecniche di stampa, dei disegni minuziosi e particolareggiati su una chioma di capelli lisci. Sorprendendo per il fatto di non aver utilizzato né tinte né stencil. E' stato ispirato dai tessuti utilizzati dalla borghesia francese durante il 1700, che spesso riproducevano animali e motivi floreali. La creatività trasforma molte cose in arte, ed è grazie all'immaginazione mista alla tecnica e alle capacita personali che in svariati campi si può e si riesce ad approdare a dei risultati che stimolano gli effetti visivi in tutti coloro che osservano un lavoro artistico. Laura Piacentini

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Numero 10 Anno 13

DIRETTORE RESPONSABILE: Maria Corrao

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IN REDAZIONE: Arianna Azzurra Achille, Matteo Acitelli, Luca Mugnaioli, Alessia Achille, Federica Rosato, Anna Di rocco, Irene Tozzi

Reg. Trib. di Velletri Settembre 2009 N. Reg. 19/09 del 24 Settembre 2009

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Come un palloncino l tempo sta per scadere, ma il fagiolino non si decide a nascere… forse è arrivato il momento di sfrattarlo dal suo monolocale!!! Scherzi a parte, sicuramente tutti avrete sentito parlare di induzione al parto per mille motivazioni diverse, o magari non avrete sentito proprio il racconto di un’induzione al travaglio, ma sicuramente si dell’uso di una fantomatica fettuccia, di una flebo che ha causato contrazioni dolorosissime o ancora di una visita in cui in cui l’ostetrica non è stata tanto delicata, ma che poi ha dato il via a tutto. E di palloncini avete mai sentito parlare? Ovviamente non mi riferisco a quelli gonfiati ad elio per festeggiare il nuovo nato, ma di un recente dispositivo medico che sta trovando sempre più spazio in campo ostetrico. Si tratta di un catetere a doppio palloncino che può determinare una dilatazione meccanica del collo dell’utero con un effetto in realtà di pre- induzione, potremmo anzi definirlo un metodo efficace a preparare l’utero per il vero travaglio, ma andiamo con ordine. L’induzione di per sé è un atto medico che ha lo scopo di provocare l’inizio del travaglio attivo e far nascere il bambino prima che entrino in gioco delle potenziali complicanze ostetriche. Quindi, tanto per precisare, l’induzione non serve a decidere la data di nascita di un figlio per simpatia con un segno zodiacale piuttosto che un altro e neanche per programmare meglio la vita dopo il suo arrivo: è invece una procedura motivata e giustificata da esigenze reali di salute. Questo anche alla luce del fatto che si tratta comunque di un intervento non privo di rischi, ma che a volte si rende necessario se non è possibile attendere fino alla fisiologica quarantunesima settimana di gestazione. Per cominciare, potrebbe non funzionare, oppure potrebbero manifestarsi problemi per il bimbo con segni di sofferenza intrauterina tanto da spingere il ginecologo a decidere per un taglio cesareo. E anche se arrivasse il travaglio e il bambino nascesse senza problemi, dopo il parto ci potrebbe essere il rischio di emorragia del post partum a causa dell’eccessivo lavoro a cui è stato sottoposto l’utero stimolato che potrebbe essere troppo “stanco” per continuare a contrarsi dopo il parto mettendo a rischio il processo di emostasi meccanica per la mamma. Come sempre occorre fare un bilancio tra i rischi per mamma e bambino nella condizione di proseguimento della gravidanza e rischi legati all’intrusione e interruzione della fisiologia dell’attesa. Le indicazioni per indurre un travaglio sono: gravidanza fisiologica che supera la quarantunesima settimana per il rischio di morte intrauterina aumentato dopo

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la quarantaduesima settimana di attesa, rottura prematura delle membrane se dopo 24 h dalla perdita di liquido amniotico non ci siano segni di inizio del travaglio, in caso di diabete gestazionale che porta alla crescita eccessiva del bimbo che potrebbe tradursi in una sproporzione feto- pelvica, cioè, in altre parole, fisicamente il bimbo non riuscirebbe a passare nel canale del parto, ci sono poi da considerare i ritardi o gli arresti di crescita intrauterina del feto e tutte quelle patologie che possono mettere a rischio la vita della mamma. Inutile a dirsi che tutte le condizioni che rendono rischioso o impossibile un parto vaginale escludono la possibilità di indurre il travaglio, sarebbe una follia! I metodi per indurre il parto sono diversi e vanno dai metodi meccanici ai farmacologici, ma non possono essere scelti secondo il proprio sentire, bisogna seguire dei percorsi ragionati. Per la scelta bisogna per prima cosa valutare la situazione locale attraverso un punteggio chiamato Bishop che prende in considerazione la maturità del collo uterino, cioè quanto è pronto per dar inizio al travaglio e quanto la parte presentata, cioè la testa del bambino, è scesa nel canale del parto. Ovviamente tutto ciò è moto semplificato, ma vi basterà pensare che tanto più il punteggio è alto, tanto più alta sarà la percentuale di successo dell’inizio del travaglio. Dal punteggio di Bishop, quindi, si parte per decidere quale metodo adottare come prima scelta. Se il punteggio è molto basso, prima di una vera induzione dovremmo pensare a far maturare il collo. Questo per nove mesi è stato chiuso e serrato a sostenere il peso della gravidanza, se non comincia a cedere lui per primo, le contrazioni avranno solo l’effetto di spingere il bambino contro una porta chiusa. Non è un caso che il primo ormone che dà il via alle danze, non è l’ossitocina, ma le pro-

staglandine che, come scopo, hanno quello di far maturare il collo appunto, quando avranno completato il loro lavoro allora stimoleranno la produzione di ossitocina e allora si comincerà a fare sul serio. Nell’induzione dobbiamo cercare di seguire questo stesso filo: su un collo immaturo, una stimolazione con ossitocina sicuramente fallirà, su un collo maturo invece…Ecco perché è così importante informare le future mamme su quello che succederà e il perché di una scelta piuttosto che un’altra! I metodi non farmacologici vengono preferiti con punteggi di Bishop bassi, tra questi trova spazio il palloncino di cui parlavamo all’inizio! Si tratta di un sistema di pre-induzione abbastanza recente, che solo ora comincia a trovare applicazione. Nonostante l’applicazione sia un po’ più fastidiosa, ma assolutamente tollerabile, è associato a minori rischi in senso di ipertono, cioè iper-contrattilità uterina e di alterazioni della frequenza cardiaca fetale. Inoltre, nello svolgere il suo lavoro di maturazione del collo, difficilmente determina un inizio di troppo precoce delle contrazioni uterine che avrebbero solo lo scopo di causare dolore alla donna senza però un efficace effetto sul travaglio. Ci vuole pazienza, del resto per fare un bimbo ci vogliono almeno nove mesi, io lo immagino come il pane che lievita lentamente, dopo avergli dato una bella forma, bisogna cuocerlo per il tempo necessario perché sia profumato cotto al punto giusto… se andiamo di fretta lo sforneremo crudo, se aspettiamo troppo sarà bruciacchiato. Non abbiate fretta, respirate… ogni momento! Dott. Ost catiuscia De Renzis dovevolalacicogna@libero.it


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Uno spritz allunga la vita a consuetudine dell’aperitivo, nasce alla fine del Settecento in un bar di Piazza Castello a Torino tra gli intellettuali dell’epoca. Leopardi individuò un veleno per la vivacità dello spirito nell’esplosione dello Spritz (acqua gassata) inventato in Veneto dagli Austriaci per annacquare l’ottimo vino della Regione. Un compromesso che ci liberò dagli austriaci ma col risultato di farci divenire moderati “all’austriaca”. Apparvero i primi segni del conformismo dei costumi e dell’appiattimento delle idee, del vivere, del sognare. Leopardi, il grande poeta, filosofo, scrittore, filologo italiano scrisse nella sua Palinodia: “né il bel sognò giammai, né l’infinito ” con un atroce riferimento alla sua poesia omonima nata dalla sua solitudine non annacquata con Spritz. E’ il cuore che non vuole più cose indigeste e affoga tra spritz, apericene di paste fredde e stuzzichini fritti appollaiato su seggiole scomode e tappeti maleodoranti in un ricambio schizofrenico delle cose buone del passato Il conte Leopardi, il genio di Recanati, un gigante irraggiungibile ammirato in tutto il mondo da paragonare solo agli antichi greci, durante il suo soggiorno a Napoli, una città dai mille volti tra i quali alcuni anche molto squallidi dove lo chiamavano “ranavuottolo” (ranocchio) per la sua gobba (ma più per l’invidia), rispose loro ne I nuovi credenti: “Voi prodi e forti, saggi, felici, noi femminette cui la vita appare quel che è, amara”; ed anche: “S’arma Napoli a gara alla difesa de’ maccheroni suoi e comprendere non sa se sono buoni, troppo sciocchi anche per essere infelici”, prima di morirvi maltrattato a 38 anni. L’ottimismo era relegato alla colazione al bar, al ristorante sempre aperto per “manichini ossibuchivori” (C.E. Gadda), al compiacimento di sazietà gastronomica, ancora un altro caffè per accompagnare il sigaro teatralmente respirato e la digestione dell’ultimo articolo scovato nel giornale, all’essere alla moda e soprattutto ben disposti ad abbracciare le idee correnti, non le proprie delle quali si impara a dubitare. Quel veleno estesosi a Milano, la città per eccellenza dell’aperitivo e poi a tutto il mondo, oggi trasformato in aperiskype, aperisocial, in occasione della quarantena forzata, aperitivi virtuali con brindisi e dimostrazioni a suon di screenshot che impazzano nelle bacheche di ogni social con tanto di istruzioni su come sorseggiare, corsi

L

barman e applicazioni varie da scaricare per pagare e gestire gli appuntamenti accompagnati rigorosamente con Aperol Spritz, l’ autentico originale. Un altro business che non finirà con la pandemia, sembra più facile divertirsi in compagnia restando soli e senza neanche spostarsi dalla propria sedia, peccato che è una incoerenza mentale che si paga con la dissociazione mentale; contributi sono destinati ai vari promotori, dallo Spallanzani di Roma, all’UniSassari e a tanti altri sempre più numerosi. Gli aperitivi o apericena piazzati alle 19 hanno sacrificato il tempo libero prima della cena, il tempo che serviva per capire guidati dall’appetito di cosa si sarebbe avuto voglia, il tempo per cucinarlo dove i profumi invogliavano l’appetito (il miglior ingrediente di ogni ricetta, anche di due uova in tegamino o pane e formaggio). La fame resta allo stadio di brama (come per gli animali) se non si impara ad attendere, tempo che la trasforma nel più evoluto concetto di appetito, è nell’attesa che nasce il desiderio come scriveva Leopardi ne Il sabato del villaggio “Piacer figlio d’affanno”. La fame è riferita anche a quella di conoscenza e a questa provvede mamma Google elargendo sapere a gogò, peccato che anche l’apprendimento non conosce scorciatoie e che la fretta renda tutti intelligenti come i cibi surgelati, cotti fuori e crudi dentro. Il timore di Leopardi era che il cerimoniale fosse una strategia di potere, una trappola per topi in cui ci si adagia tenuti sempre sazi nell’illusione di esaudire anche i desideri più profondi. Un vero presagio, dopo tanto veleno i vecchi manichini ossibuchivori di Gadda non ne possono più fare a meno e “s’armano a gara alla

difesa delle dosi loro e comprendere non sanno se sono buone, troppo sciocchi anche per essere infelici”, senza rinunciare a denigrare i pochi tenaci pensatori superstiti. La teoria della dissonanza cognitiva di Leon Festinger, uno psicologo statunitense, dimostra che la mente non sopporta le incoerenze, le idee in contrasto tra loro e allinea i propri atteggiamenti verso qualcosa che le giustifichi. Un meccanismo psicologico tipico degli umani che dai contrari può attivare nuove idee, informazioni, scambi comunicativi ma che se si intensificano tenta di ridurre gli scarti ma al prezzo della dissociazione mentale. Esempio, se si è fatta una scelta contraria alle proprie convinzioni o anche se si è stati costretti a farlo in modo palese o con spinte gentili, termine quanto mai di moda, per compensare l’incoerenza e attenuare la tensione si creano inconsciamente delle autogiustificazioni per giustificare il proprio comportamento con atteggiamenti razionali privi di fondamento, mentendo a se stessi, annacquando la mente per avvalorare l’idea che prima si contrastava. Esperimenti condotti su soldati costretti ad ammazzare nella 2° guerra mondiale hanno evidenziato negli stessi una trasformazione radicale delle loro convinzioni in favore della giustezza e della necessità dell’atto, loro malgrado, compiuto. Anche molti italiani costretti a diventare e a fare i fascisti con la minaccia di perdita del lavoro o altro nell’ultimo conflitto mondiale, poi ne hanno difeso la causa anche molto strenuamente. Di fronte ad un grande dolore, la fine di una storia d’amore, la perdita del lavoro o alle tante cose che non sono andate come si sperava tale meccanismo inconscio attenua il dolore ma solo perché si è manipolata la realtà inventandone un’altra, è importante mantenere o ripristinare al più presto un certo livello di consapevolezza, persistere nella menzogna, nella difesa della maschera innesca un processo di dissociazione mentale anche irreversibile.C’è consonanza cognitiva quando l’individuo mette in atto comportamenti coerenti con le proprie idee e i propri valori più profondi, garantendosi serenità ed equilibrio mentale. Si rafforza anche l’autostima, l’unica arma contro i sempre eterni denigratori. Non si bara con se stessi a meno di non assumere troppi Spritz. Dott.ssa Francesca Tomasino Psicologa-Psicoterapeuta Telefono: 327136353 francesca.tomasino@hotmail.it


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Pillole di diritto: Green pass, obbligo sul lavoro e referendum apevate che… l’art. 2087 c.c. pone a carico del datore di lavoro l’onere “di adottare nell’esercizio delle imprese le misure che, secondo la particolarità del lavoro, l’esperienza e la tecnica, sono necessarie a tutelare l’integrità fisica e la personalità morale dei prestatori di lavoro”. Nel nostro ordinamento in verità sono numerose le norme che chiariscono a chi compete ed in che termini la sicurezza e l’igiene sul luogo di lavoro. Partiamo indubbiamente dalla Carta costituzionale che all’art. 1, come oramai tutti sanno, riconosce al lavoro il ruolo fondante della nostra stessa democrazia repubblicana: questo significa che, a differenza di quello che avveniva in epoche precedenti è attraverso il lavoro, e grazie ai diritti riconosciuti in capo a ciascun lavoratore, che ogni cittadino conquista la propria libertà (dal padrone, dal monarca, dal dittatore, dagli altri, insomma dai soprusi dell’uomo sull’uomo). Se non ci si può procurare da soli i mezzi necessari alla propria sussistenza si finisce sempre per dipendere da qualcuno o qualcosa. E’ questo il vero senso della frase “L’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro” contenuta nel I° comma dell’art. 1 Cost. Sempre all’interno della Costituzione italiana, nella parte in cui si affrontano i rapporti economici, vi sono diversi articoli che affidano alla Repubblica - e quindi allo Stato - il compito di tutela del lavoratore, della sua formazione professionale (art. 35), del suo diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità di lavoro svolto (art. 36), del diritto alla parità di condizioni per le donne lavoratrici e per minori (art. 37), del diritto alla assistenza sociale per gli inabili ed i minorati e della tutela dei lavoratori in caso di infortunio e/o malattia (art. 38). In seguito alle battaglie dei lavoratori negli anni ‘70

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lavoratore con il D.L decreto legge n. 127 del 21/09/21 (in vigore dal 22/09/2021 in forza della mozione di fiducia posta per la sua emanazione e quindi senza alcuna discussione parlamentare), di munirsi, a sua cura e spese, della certificazione verde proprio non è dato comprendere. L’unica misura di tutela effettiva della salute e dell’igiene sul luogo di lavoro, che chiaramente compete al datore di lavoro, è la predisposizione per tutti i lavoratori di tamponi regolari e gratuiti (preferibilmente salivari perché meno invasivi e meno onerosi) i cui costi per l’azienda e/o per il singolo datore di lavoro possono persino essere abbattuti con contributi in conto capitale del 65%. Soltanto in questo modo si garantirebbe la sicurezza del lavoratore ed anche la tranquillità del datore di lavoro rispetto ad una possibile esposizione dei propri dipendenti (e di se stesso) dal rischio di contrarre o propagare il virus Covid-19, e dalle conseguenti sacrosante vertenze di lavoro per infortunio/malattia contratta sul posto lavoro, rischio dal quale i vaccini attualmente in commercio, per espressa ammissione da parte del personale sanitario somministrante (che difatti richiede al vaccinando stesso la sottoscrizione di una ampia liberatoria sui possibili rischi di contagio e di effetti collaterali ancora ignoti nella loro totalità) non schermano affatto. Una adeguata discussione democratica sulla introduzione del c.d. green pass obbligatorio, si impone, ed è per tale ragione che il mio Studio raccoglie le firme per la abrogazione dei 4 D.L. che da aprile del 2021 hanno introdotto in vari settori tale obbligo, a gamba tesa rispetto a tutta la normativa in vigore sul punto nel nostro sistema giuridico. Nella foto qui sotto gli orari di raccolta delle firme che andrà avanti sino al 18/10/2021 mentre sul sito www.referendumnogreenpass.it troverete tutte le ulteriori informazioni utili (quesiti referendari, comitato dei promotori, punti di raccolta in tutta Italia).

viene poi emanato il c.d Statuto dei lavoratori, (L. n. 300 del 20/05/1970), all’interno del quale all’art. 9 - tuttora in vigore - si precisa che “ I lavoratori, mediante loro rappresentanze, hanno diritto di controllare l'applicazione delle norme per la prevenzione degli infortuni e delle malattie professionali e di promuovere la ricerca, l'elaborazione e l'attuazione di tutte le misure idonee a tutelare la loro salute e la loro integrità fisica”. La carrellata di norme presenti nel nostro ordinamento sul tema “sicurezza sul lavoro” non può non chiudersi con il T.U. della sicurezza sul lavoro (d. lgs. n. 81 del 09/04/2008) che arriva per ultimo a disciplinare la materia ma che riassume ed ingloba tutti i principi e le norme sin qui richiamate. Tale testo unico si applica a tutti i settori di attività, privati e pubblici, a tutte le tipologie di rischio, e si applica sia ai lavoratori subordinati che autonomi, ai lavoratori a progetto (ove la prestazione si svolga nei luoghi di lavoro del committente) ed, ai sensi dell’art. 3 comma 9 e 10, si applica persino ai lavoratori a distanza. In base all’art. 15 e ss. del d.lgs. 81/2008 le misure generali di tutela dei lavoratori che competono al datore di lavoro Avvocato Ida Nazzaro vanno dalla valutazione dei rischi all’inforPatrocinante in Cassazione mazione adeguata e comprendono la forniSede studio di Pomezia tura dei dispositivi “necessari e idonei” di Via F. Domenico Guerrazzi n. 2 CAP 00071 protezione individuale; il comma 2 dell’art. 15 Tel.: 06.60674482 – Cell.: 3383616295 del d.lgs. 81/2008 - non abrogato dal D.L. inE-mail: avvocatoidanazzaro@alice.it troduttivo dell’obbligo di certificazione verde PEC: idanazzaro@ordineavvocatiroma.org sul luogo di lavoro, e quindi tuttora in vigore - dispone inoltre: “Le misure reGreen pass, il Referendum: partita la raccolta firme lative alla sicurezza, all’igiene ed alla salute durante il lavoro non devono in nessun caso comportare oneri finanziari per i lavoratori”. Come si concilia tutta questa normativa, ed in particolare quest’ultimo articolo citato con l’obbligo posto a carico del


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Il Corriere della Città ottobre 2021

“Pillole di bon ton” n Italia, diceva Flaiano, il momento è grave ma non serio. Questa pandemia, diciamocelo, ci ha reso un po’ tutti più insopportabili, cinici ed anche intolleranti, soprattutto verso i maleducati. Infatti è riconosciuto che gli italiani danno il meglio di sé nei momenti difficili. Sarà per questo motivo, per consentirci di dare il meglio di noi, che questi momenti non ce li siamo mai fatti mancare. In questo mondo di sempre maggiore competitività in ogni campo, quanti veramente possiamo ritenere persone di alti valori? Io credo non moltissimi, forse perché i più non sanno che proprio sul piano della competitività, una delle poche cose che può distinguere una persona dall’altra, è la buona educazione, il sapersi comportare in pubblico, praticamente essere persone civili. Questa volta ci soffermeremo sul comportamento da tenere a tavola, dato che potrebbe capitare di trovarci in qualche situazione im- “Quello che sembra ovvio, spesso ovvio non é...” barazzante soprattutto in occasione di convivialità. Innanzitutto cominciamo da come gliervi. ci si rapporta con l’apparecchiatura. Non • Buon appetito non si dice, ma se qualcuno basta sapere quali posate mettere in tavola e lo fa si risponde semplicemente “grazie” dove collocarle, la parte più complicata spetta • Chiedere chi altri è invitato, soprattutto al come usarle. Ci sarebbe una piccola rego- prima di aver accettato. letta per togliersi dall’imbarazzo e cioè: se- • Chiedere un parere professionale quando dervi a tavola e guardare come si si incontra un professionista fuori dall’orario comportano gli altri, o meglio ancora imitare di lavoro. la padrona di casa. E se anche gli altri faces- • Coprire il bicchiere con la mano in segno sero come voi? Beh, a questo punto mai farsi di diniego se viene offerto da bere. prendere dal panico, ma ricordarsi della re- • Dire “permesso” entrando. gola generale: le posate vengono poste sul ta- • Fare rumore mentre si sorbisce un livolo, dalle più esterne alle più interne, quido. nell’ordine in cui verranno usate. Nel caso in • Fingere conoscenze che non si hanno. cui si debba lasciare temporaneamente for- • Giurare sui propri figli (soprattutto chetta e coltello, per esempio quando si deve quando si mente) bere, questi andranno appoggiati nel piatto • Grattarsi ostentatamente. Soprattutto lateralmente (e non sul bordo in quanto pos- quando si tratta di certe parti del corpo. sono cadere sulla tovaglia macchiandola) • Imporre le “pattine” agli ospiti per il bene uno a destra e uno a sinistra, con la punta del pavimento. convergente verso il centro del piatto, come • Indossare un fazzoletto da taschino dello lancette che sull’orologio segnano le ore 8,20 stesso colore della cravatta. mentre terminato di mangiare, le posate si la- • Infilare entrambe le mani in tasca, se uosciano appaiate sul piatto come lancette che mini. indicano le ore 4,20. Ora alcuni piccoli ac- • Ispezionare il fazzoletto dopo averlo corgimenti di Bon Ton che fa bene ogni tanto usato. rammentare di ciò che NON bisogna MAI • Lasciar intravedere biancheria scura se vefare. Quindi di seguito, in ordine alfabetico: stite di chiaro e viceversa, se donne. Lasciar trasparire la canottiera sotto la camicia, se • Allentarsi la cintura a tavola. • Appoggiare sul tavolo dove si mangia ciò uomini. • Leccare l’indice per sfogliare un libro o un che si ha in tasca: chiavi, telefonino, ... • Arrivare in largo anticipo e trovare i pa- giornale. droni di casa ancora impreparati ad acco- • Masticare a bocca aperta. • Numerare i posti a tavola, se più di sei ser-

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virsi dei segnaposto con cartoncino scritto in bella grafia a mano. • Ostentare se stessi, ciò che si possiede, le persone che si conoscono, i propri compagni. Infine, ostentare ciò che non si è più- o mai stati- è patetico ancor prima che cafone. • Pizza: non è da maleducati mangiare con le mani, lo si può fare se tagliata con coltello e forchetta e piegata su se stessa. • Portare i calzini bianchi con gli abiti scuri. • Portare i sandali con le calze. • Ridere degli “episodi rumorosi” altrui invece di far finta di nulla. • Scrivere (dire, addirittura!) il cognome prima del nome • Scusarsi prima di dire una parola volgare. O non la si dice, o si va fino in fondo senza ipocrisie. • Sollevare tazze e bicchieri con il mignolino ritto. • Starnuto, mai dire “salute”, si deve far finta di niente. • Scarpetta: ebbene sì, è consentita ma a condizione che sia tenuta con due dita e ...molta disinvoltura. • Succhiare il cucchiaino dopo aver mescolato lo zucchero nel caffè. Si lascia gocciolare appena, e poi, si ripone sul piattino. • Tenere gli occhiali da sole quando si viene presentati. Giocare alla Gioconda non è gentile. • Tovaglioli si piegano a forma di rettangolo e si apparecchiano alla sinistra del posto a tavola. • Toccare i bicchieri tra loro nel brindisi e dire “cin cin” (soprattutto se in compagnia di giapponesi, per cui la parola ha tutt’altro significato). • Usare le unghie come stuzzicadenti. • Usare nomignoli intimi in pubblico. • Quanti a tavola? Da un proverbio cinese: due per l’amore, sei per l’amicizia, dieci per la conversazione. • Voltare la testa a piccione per seguire con lo sguardo qualcuno che ci incuriosisce. • Vegano o Vegetariano : chi non lo è non lo imponga, chi lo invita non lo indisponga. Al Vostro buon senso evitare alcune di queste situazioni imbarazzanti. Antonio GUIDO (dirguido@libero.it)

L’alfabeto delle buone maniere: un utile elenco per sapere sempre come comportarsi nelle situazioni di tutti i giorni


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sottobre 2021

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Alimentazione, salute e vaccini tiamo per entrare nel terzo inverno di pandemia COVID19 ed ormai il tema che monopolizza la stampa ed i media è quello delle polemiche, anche violentissime, che vedono i “no vax” e i “no green pass” da una parte ed il governo e le autorità sanitarie dall’altra. Meraviglia che una questione che riguarda fondamentalmente la nostra salute e la possibilità di ritornare o meno alla normalità sia diventata fonte di uno scontro ideologico e politico più che di un confronto razionale e scientifico. Non voglio assolutamente entrare nel merito della polemica, ma osservo una diffusa incapacità di utilizzare un metodo che ci possa poi portare a fare delle scelte consapevoli. Sembra che il virus ci abbia privato non solo della nostra libertà, ma anche della nostra razionalità. Se per prendere le nostre decisioni non cerchiamo le informazioni partendo da fonti scientifiche e validate non arriveremo mai a delle conclusioni utili a preservare la nostra vita e la nostra salute. Purtroppo, pochissimi sono in grado di leggere un articolo scientifico, pubblicato di solito in inglese, ed ancora meno sono capaci di interpretare i dati delle statistiche sanitarie, che potrebbero o meno confermare l’efficacia dei vaccini o la reale diffusione e gravita dei loro effetti collaterali. Dovremmo ricordare che non solo i vaccini, ma ogni preparato farmaceutico e persino erboristico ha sempre degli effetti collaterali. Sta al medico, caso per caso, decidere se è opportuno o meno somministrarlo ed al paziente decidere se prenderlo o meno, ma solo dopo essere stato ben informato. Se avete dei dubbi sui vaccini quindi parlatene con il medico di famiglia o con lo specialista che vi segue, non con il vicino di casa che ne sa meno di voi. Solo un medico infatti può valutare i rarissimi casi in cui il vaccino è sconsigliato e farvi eventualmente avere la relativa esenzione per ottenere il green pass. Purtroppo, le polemiche abilmente gonfiate per scopi politici e la scarsa diffusione e conoscenza delle statistiche sanitarie, hanno fatto sì che molte persone over 50, sopraffatte dai dubbi, si siano preoccupate più del vaccino che del virus, dimenticando che quest’ultimo, a causa delle varianti, è ormai estremamente contagioso e potenzialmente letale, soprattutto per loro. Alla base della paura per i vaccini c’è l’idea di non voler introdurre nel nostro corpo sostanze di cui non possiamo conoscere tutti i possibili effetti, anche a distanza di anni. Tale timore è comprensibile, ma se quello che vogliamo preservare è la nostra salute non possiamo limitarci ad essere ossessionati solo dai vaccini, dovremmo anche preoccuparci dei tanti inquinanti e

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delle migliaia di sostanze tossiche o cancerogene che continuamente assumiamo senza rendercene conto. Ho visto donne incinte, terrorizzate dai possibili effetti dei vaccini sul loro feto, fumare serenamente durante la gravidanza, anche se i danni genetici ed i rischi di malformazione prodotti dal fumo sono ben documentati al contrario di quelli ipotetici del vaccino. Analogamente ci sono culturisti o ferventi appassionati dell’integrazione alimentare, “no vax”, che assumono quantitativi industriali di pasticconi, succhi, e preparati vari, di dubbia qualità e provenienza, senza alcuna garanzia sulla loro effettiva efficacia e soprattutto sulla assenza di contaminanti. L’irrazionalità dilaga anche tra molti giovani contrari a vaccini e green pass al punto da scendere in piazza per avere violenti scontri con la polizia, che tuttavia, non hanno alcun timore ad assumere pasticche di ecstasy o di altre droghe potenzialmente mortali durante i rave party. Potrei continuare con altri esempi, di casi estremi, ma ciascuno di noi conosce persone normalissime che si sono sempre fatte tutte le altre vaccinazioni senza problemi, assunto farmaci di ogni tipo e che ora sono irrazionalmente “terrorizzate” dai vaccini anti covid. Possiamo liberamene scegliere se vaccinarci e dare il nostro contributo per tentare di bloccare questa orribile pandemia o non vaccinaci. Nel primo caso ci assumiamo il rischio dei possibili effetti collaterali, nel secondo il rischio di infettarci e morire o rimanere gravemente disabili. Purtroppo, non ci sono scelte a rischio zero, ma le statistiche sanitarie, insieme ad i consigli dei medici, possono aiutarci a capire quale è per noi il rischio minore. Ma le stesse paure che irrazionalmente ci generano i vaccini dovremmo averle anche nei riguardi delle sostanze che quotidianamente introduciamo nel nostro corpo attraverso

l’alimentazione, i comuni farmaci ed integratori e persino attraverso l’acqua che beviamo o l’aria che respiriamo. Non mi disturba vedere manifestazioni di no-vax in tutta Italia se alla base di tutto c’è un reale interesse per la nostra salute, ma vorrei che le persone che si sono scoperte no-vax solo a causa del COVID, scendessero in piazza anche quando si tratta di lottare per la qualità dell’aria o dell’acqua il cui inquinamento porta a patologie spesso mortali, o per sostenere i nostri allevatori ed agricoltori schiacciati dalla grande distribuzione e dalle multinazionali alimentari. I timori che oggi si manifestano con irrazionali forme di protesta populista, ottusamente focalizzate sui vaccini, dovrebbero evolversi verso una maggiore attenzione a tutto quello che mangiamo, beviamo ed introduciamo nei nostri corpi. Come ex analista clinica, da nutrizionista faccio una gran fatica a far capire a chi si rivolge a me, quanto siano ben documentati i danni alla salute prodotti da una errata alimentazione. È difficilissimo rendere consapevole un iperteso obeso o diabetico del fatto che si sta lentamente ma inesorabilmente suicidando con un eccesso di cibo. Tuttavia, basta un commento di qualcuno sentito in un bar sui presunti effetti negativi per convincerlo a non vaccinarsi. Tutto questo non è razionale ma nasce da complessi meccanismi psicologici legati alle nostre paure e dipendenze. In conclusione, penso che dovremmo imparare ad aver più fiducia nei vaccini che hanno salvato milioni di vite in tutto il mondo ed incominciare ad avere molta meno fiducia nei cibi industriali che mangiamo e nelle bevande che consumiamo, cercando di individuare e di evitare i tanti veleni che, in modo del tutto inconsapevole, ogni giorno introduciamo nei nostri corpi. L’educazione alimentare serve a questo. Monica Grosso - Biologo nutrizionista Se volete contattare l’Autore di questo articolo rivolgetevi al 3208942854 monicagrosso1@tiscali.it


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Il Corriere della Città ottobre 2021

Monopattini “selvaggi”

AAA Cercasi cestini

POMEZIA - Continuano le segnalazioni per la sosta selvaggia dei monopattini in sharing per le vie del territorio pometino. Tra le più “eclatanti” ci sono queste.

MARINA DI ARDEA - “Lungo le strade di Marina di Ardea non c'è nemmeno l'ombra di un cestino, è vero che c'è anche tanta inciviltà, ma l' assenza totale di cestini alimenta e giustifica i comportamenti irresponsabili. Ad es. nel chiedere ad una persona perché non raccogliesse gli escrementi del suo cane, mi è stato risposto che non poteva portarsela fino a casa e che, appunto, non c'era né un generico cestino ne' quello apposito per gli animali. Non solo, ma, ciliegina sulla torta, i secchi in spiaggia al 15 settembre sono stati tolti, come se i rifiuti ci fossero solo per tre mesi. Anche in inverno si va al mare ed è necessario avere i cestini portarifiuti. Poi abbiamo una spiaggia piena di carte, di plastica ed altro! Ma gli impegni di ogni comune per limitare i cambiamenti climatici, per adempiere all' agenda 2030 ecc. ad Ardea non ci sono? Io quando pago la Tari, la pago per un anno e non per tre mesi, quindi ridurre i rifiuti e soprattutto differenziare, è un impegno imprescindibile per ogni comune, compreso Ardea. Scusate lo sfogo, ma vi chiedo cortesemente di farvi portavoce con il Vs giornale di questa esigenza, nella speranza che il Sindaco intervenga, non solo con le sue belle parole, come è solito fare. Le foto allegate mostrano l'evidente mancanza di secchi e cestini. Nello spazio in foto c'era un secchione, c' è stato fino al 25 settembre poi tolto. E menomale che quei rifiuti sono stati racchiusi in sacchetti e non lasciati sulla spiaggia!”.

Piante invadenti TORVAIANICA - Una pianta invadente ci è stata segnalata da alcuni automobilisti in Via dei Romagnoli in corrispondenza di Via Corleone. «Se continua così arriverà in strada, cosa aspettano a rimuoverla?», ci scrive a tal proposito una lettrice.




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