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Transpostumanesimo, quanto resta di umano

Genetica, robotica, tecnologie dell’informazione, nanotecnologia, sono aree della ricerca scientifica che si propongono di modificare radicalmente la condizione umana trasportandola nel “Transpostumanesimo”.

Il Transumanesimo/Postumanesimo è un movimento culturale, nato nel ’49 nella mente di uno scienziato evoluzionista francese P. de Chardin, egli sosteneva l’uso della tecnologia ma in un’ottica più moderata rispetto alle trasformazioni successive. Negli anni ’80, dopo il passaggio negli Stati Uniti il fenomeno si è orientato verso un uso sempre più indiscriminato delle conoscenze tecnologiche fino ad impegnarsi a modificare gli aspetti della condizione umana ritenuti più indesiderabili, la malattia, la vecchiaia, la precarietà degli organi umani, nell’ambito di un progetto radicale di trasformazione postumana, insomma una evoluzione programmata al posto della vecchia evoluzione cieca e casuale di Darwin. Fino a quanto ci si può spingere affinchè un uomo soggetto a manipolazioni di vario tipo, DNA, cellule neurali, sistema ormonale, ritmo circadiano (sonno-veglia), trapianti di organi, etc., possa ancòra definirsi umano? Si possono influenzare le azioni di una scimmia leggendo le loro cellule neurali e per l’essere umano le cose non stanno così diversamente. Siamo mappati e monitorati attraverso il telefonino che ormai ci segue ovunque, ci muoviamo obbedendo sempre più disorientati a navigatori satellitari che stanno sostituendo per inutilizzo i navigatori di cui il nostro cervello è dotato (paraippocampo). La mente che si esercita e sviluppa risolvendo problemi, esplorando itinerari

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Fino a quanto ci si può spingere affinchè un uomo soggetto a manipolazioni di vario tipo, DNA, cellule neurali, sistema ormonale, ritmo circadiano (sonnoveglia), trapianti di organi, etc., possa nuovi per la gioia della scoperta, tra tutte queste comodità si passivizza, si avvia anzitempo alla pensione. La comunicazione, caratteristica peculiare dell’essere umano; caratterizzata sempre più solo dallo scambio di messaggi sui social (spesso utili solo a chi li invia per scaricare la propria tensione non appena si presenta considerando i social alla stregua di una grande pattumiera senza fondo), non si può neanche più definire tale. Ogni disturbo emotivo visto dall’esterno appare come un disturbo della comunicazione e lo spettacolo di tanti volti chini ognuno sul proprio telefonino, anche se in compagnia, non lascia ben sperare Le discipline tecnologiche, così l’ingegneria genetica, si avvalgono ovviamente di computer e, secondo la legge di Moore, raddoppiano la loro potenza di calcolo circa ogni 2 anni (18m), pertanto il cambiamento verso la disumanizzazione appare rapido, uno sconvolgimento in grado di mutare radicalmente l’umanità che fa

La mente che si esercita e sviluppa risolvendo problemi, esplorando itinerari nuovi per la gioia della scoperta, tra tutte queste comodità si passivizza, si avvia anzitempo alla pensione paura quanto la bomba atomica. L’uomo è unico e irripetibile, non è fatto solo di esteriorità, di apparenza, ha un’anima, una coscienza, sogna, si illude (per sopportare la fatica di vivere, il tempo che passa), soffre, dimentica (a volte serve), sbaglia, ricorda, i ricordi sono le sue radici. Non si può delegare tutto questo ad un android se si vuole restare umani, vivi, il corpo è uno strumento diagnostico, comunichiamo attraverso esso, principalmente parla il cuore: “Un calore dentro il petto scioglieva la parte più fredda della ragione, e come un uomo in collera il cuore si levò e disse: <<Ho sentito>>” . (Tennyson, In memoriam)

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