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Gallo

il

anno XXI, numero 06 (583) - 19 marzo/1 aprile 2016 - www.ilgallo.it - info@ilgallo.it

Tricase, con Zaminga tornano di moda le scarpe

San Cassiano, il mercato? Siamo alla frutta...

Start up: con Hego lo sport tra amici diventa 2.0

un laboratorio con 80 dipendenti che produce per i coreani e gli arabi. E l’imprenditore non si ferma: “Ci ingrandiremo ancora e apriremo una scuola”

Speso oltre un milione di euro per il polo ortofrutticolo: lavori fermi da anni ed ora servono altri due milioni per completare la struttura

Dall’idea di cinque ragazzi, tra cui 3 salentini, nasce la digital community per condividere online falli dubbi, azioni, gol, gaffe...

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La carità per il tempo di un amen Duemila anni dopo: la storia si ripete

Il dramma dei migranti: attraversano un fiume tra Grecia e Macedonia; tre afghani perdono la vita

Il tempo è un soffio di vento. Che siano passati 2000 anni o 2000 giorni purtroppo non fa molta differenza: inchiodati alla triste realtà, presi dalle nostre vituperate noie quotidiane, carpiti dai new social, dal pressante messaggio, dall’ultimo scoop, lasciamo che la vita ci scorra affianco facendo in modo che non ci intacchi, che non contagi il nostro “salutare perbenismo” e rovini quell’immacolato quadro della nostra esistenza che siamo intenti a dipingere... LuIgI ZIto a pagIna 7

Domenica 27 torna l’ora legale

In vacanza coi galletti telefona martedì 22 marzo allo 0833/545777. tra i primi 50 che prenderanno la linea, sarà sorteggiato un voucher per un pernottamento in una delle strutture ricettive “Caroli Hotels”. In palio anche i biglietti per i cinema e tanti altri premi. Regolamento a pag. 23


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dai Comuni

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19 marzo/1 aprile 2016

Echi paesani: quando Revolution a Ruffano Meridiani perduti. Scritto dal finalista del Premio la vita stillava copiosa Strega Emiliano Poddi, di e con Sara Bevilacqua Poche nascite. Lieti eventi raggiunti, se non sopravanzati, dalla serie dei “fine vita”

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el novero dei tanti cambiamenti inanellatisi fra ieri e oggi, ve n’è uno, sicuramente basilare e fondamentale dal punto di vista del consesso civile e non solo, su cui, invero, ci si sofferma poco, sicuramente non per quanto metterebbe conto di fare: quello attinente al processo demografico e, in particolare, alla natalità. Intorno alla fase mediana del XX secolo, nel mio Comune d’origine (Diso), circa cinquemila anime, ogni anno si registravano, minimo e massimo, da centotrenta a centottanta nascite; in contemporanea, i decessi oscillavano fra i quaranta e i sessanta casi. Evidente e notevole il divario a beneficio del primo ordine d’eventi. In che modo si è messi attualmente, è presto detto. I lieti eventi risultano letteralmente rarefatti, realtà consolidatasi su scala nazionale e anche a livello europeo e, in genere, di tutte le aree cosiddette evolute del pianeta; per di più, sono stati numericamente raggiunti, se non sopravanzati, dalla serie dei “fine vita”. In collegamento, durante l’anzidetto periodo, prevalevano i nuclei famigliari consistenti, con quattro, cinque, sei, sette e oltre ancora figli, mentre si presentavano in netta minoranza le mura domestiche con

prole in quantità minore. Per passare a qualche riferimento concreto, si vorrebbe citare l’esempio di maestro Vitale B., padre di nove figli, sei maschi e tre femmine, oppure di maestro Vitale T., analogamente con nove eredi, quattro maschi e cinque femmine, oppure, infine, dei coniugi Toto e Costanza, i quali avevano messo al mondo un’infilata di sei figli maschi. Un particolare ricordo si riferisce al primogenito dell’ultima famiglia, Alessandro; questi faceva, al pari dei genitori, il contadino e, inoltre, la sera, apriva il suo salone di barbiere. Bottega per clienti di barba e capelli, ma anche, e soprattutto, luogo di raduno di una bella cricca di bravi giovani pressappoco coetanei del “titolare”, uno dei quali sapeva suonare alla buona l’organetto a bocca e dava il là a spensierati cori e canti in allegria. Degna di memoria, in aggiunta, la circostanza che il terzultimo e l’ultimo dei sei fratelli, da adolescenti, hanno scelto la vita religiosa e, tuttora, con il loro bell’abito da frati, si vedono ritornare d’estate, per una breve vacanza, al paesello natio. Chiaramente, il modo in cui sono composti e si pongono i nuclei famigliari d’oggi, è proprio un’altra e diversissima storia. Rocco Boccadamo

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uovo appuntamento a teatro con la rassegna organizzata da ODV Kairòs a Ruffano. Domenica 20 marzo, alle 20, andrà in scena la compagnia Meridiani Perduti di Brindisi con lo spettacolo Revolution, di e con Sara Bevilacqua, accompagnata da Daniele Guarini (voce) e Daniele Bove (pianoforte e arrangiamenti), scritto dal finalista Premio Strega Emiliano Poddi. All’inizio degli anni ’60, i Beatles suonavano al Cavern Club di Liverpool e Yuri Gagarin diventava il primo uomo in orbita attorno alla Terra. La protagonista di Revolution sogna di volare nello spazio e di incontrare i Fab Four, ma ha un piccolo problema: vive a Brindisi, vale a dire che è lontana 326 km dall’orbita di Gagarin e circa 3mila da Liverpool. Per di più a Brindisi, cittadina immobile nel ripetersi dei suoi riti quotidiani, sembra che gli anni ’60 non vogliano proprio arrivare. E invece arrivano. In una forma un po’ diversa da come la ragazza si sarebbe augurata, ma arrivano: nel ’62 viene completato il primo lotto della Montecatini e le cose all’improvviso cambiano anche là dove sembravano immutabili. Revolution racconta i dieci anni che hanno sconvolto la storia, fino alla notte in cui Tito Stagno raccontò dai microfoni della Rai lo sbarco del primo uomo sulla Luna. E la ragazza

innamorata dei Beatles? Dov’era mentre Armstrong imprimeva la sua famosa impronta? Anche lei davanti alla tv, oppure, come suggeriscono i Beatles in un’altra famosa canzone, Across the universe? Le musiche dei Quattro di Liverpool, riarrangiate per pianoforte e voce, eseguite dal vivo, segnano il passo di questo spaccato degli anni sessanta. “L’idea di questo spettacolo è quella di raccontare il boom degli anni sessanta, le speranze, i sogni le aspettative di una generazione, da una prospettiva diversa da quella dell’immaginario comune”, spiega la regista Sara Bevilacqua: “ci piace molto questa idea di glocal, di intersecare microstoria e macrostoria, di unire la missione dell’Apollo 11 al destino di una piccola città di provincia come la nostra Brindisi. Per di più, nel racconto di Emiliano Poddi, parliamo di un evento che ha segnato profondamente la nostra città, cioè l’esplosione del reparto P2T della Montecatini. Raccontiamo, insomma come le speranze e la voglia di futuro siano state spezzate poi, con la morte di tre eroi che hanno salvato la città da un vero e proprio olocausto. è il nostro tributo ad un dramma che troppo spesso è finito nel dimenticatoio ma che, attraverso il teatro, riusciamo a recuperare e portare in giro per l’Italia”.


ora parlo io

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“Chiudono 3 ospedali per Il Fazzi dichiara farne uno che non serve” guerra all’ictus Uno nuovo a Maglie? “Sacrificano Scorrano, Galatina e Casarano solo per mettere mano a mattoni e cemento”

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consigliere regionale Mario Pendinelli ed il sindaco di Scorrano Antonio Mariano scrivono al presidente della Regione Puglia Michele Emiliano ed al direttore generale dell’Asl di Lecce Silvana Melli. Una lettera che è una riflessione sulla situazione che si sta delineando nella sanità salentina con il riordino ospedalerio in atto. Un invito a desistere dalla costruzione del nuovo ospedale di MaglieMelpignano, soprattuto qualora per la sua nascita si dovessero sacrificare i nosocomi di Galatina, Scorrano e Casarano. “Un nuovo ospedale che non serve“, scrivono. Un ospedale, quello di Maglie-Melpignano, “assunto agli onori della cronaca nazionale già da tempo, quando il “Corriere della Sera”, “La Repubblica” ed altri organi di informazione, nel riportare le intercettazioni

orgogLIo IntErnaZIonaLE. Il primario: “Curiamo tanti turisti che tornano a casa consapevoli di aver goduto di strutture di soccorso a livello internazionale”

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L’ospedale “Delli Ponti” di Scorrano

su Expo2015, riportavano le frasi di alcuni protagonisti della vicenda che, con soddisfazione, parlavano proprio di questo nuovo ospedale da costruire”. Per la realizzazione di questa nuova opera, la Regione “dovrebbe guarda caso acquistare nuovi terreni“, osservano il sindaco ed il consigliere, “quando potrebbe utilizzare il suolo di proprietà Asl per eventuali ulteriori necessità, tenendo presente che già oggi l’ospedale di Scorrano potrebbe ospitare 300 posti letto“.

“Chiudere Scorrano, Galatina e Casarano solo per mettere mano a mattoni e cemento“, pungono, “fa riflettere sulle intercettazioni di Milano. Preferiamo alzare il livello del confronto e del dibattito sulla qualità dei servizi sanitari, sulla necessità di migliorare ed aumentare il ventaglio delle prestazioni”. “Su questo”, concludono, “eserciteremo tutti i nostri sforzi. Chi è più interessato a nomine, acquisti di terreni, progetti e costruzioni, non ci riguarda”.

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ndimenticabile è l’aggettivo che affianca gran parte delle vacanze in Salento. Non tutte, però, per lo stesso motivo. C’è chi, venuto in visita nella nostra terra, ha rischiato di non fare ritorno a casa e oggi, invece, grazie al lavoro della nostra sanità, può raccontare con sollievo la sua storia. Svizzeri, inglesi, tedeschi e brasiliani, sono in tanti i turisti colpiti da ictus nei villaggi turistici del Salento. Rientrati nei loro paesi, hanno potuto riferire di aver trovato nel leccese strutture di soccorso a livello internazionale. Questo soprattutto grazie alla Stroke unit del Vito Fazzi che, con 99 trombolisi effettuate nel 2015 (la prima in Puglia) si colloca all’8° posto in Italia e si conferma in prima linea per il soccorso all’ictus. La rete dell’ictus della Asl di Lecce offre un’assistenza globale e segue le linee guida internazionali. Proprio la forte attrazione turistica del nostro territorio, ha consentito negli ultimi anni di migliorare i soccorsi ai pazienti colpiti da ictus.

L’esperienza ha riguardato la diagnosi veloce e lo smistamento del 118 con rete dedicata. “Abbiamo curato pazienti provenienti dalla Svizzera, dall’Austria, dalla Germania…”, spiega il primario di neurologia del Fazzi Giorgio Trianni. “Gente che ha usufruito delle nostre strutture ed è poi stata rimpatriata con elisoccorso. Abbiamo avuto casi di ictus di ospiti, ad esempio, del Victor Village di Ugento, tempestivamente accolti e curati secondo le linee guida internazionali, poi essere dimessi. Non abbiamo avuto alcun decesso e i pazienti stranieri hanno molto apprezzato il trattamento perché hanno trovato qui tutto quello che le norme prevedono, nonché la collaborazione con i colleghi svizzeri, tedeschi e inglesi con cui abbiamo espletato ogni formalità per riportare sani e salvi a casa i loro conterranei. La Stroke unit di Lecce”, aggiunge il primario, “si occupa tanto di poveri disperati di passaggio, derivanti dal sud del mondo, quanto di turisti. E si fa sempre trovare pronta per le emergenze”.


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l’intervista

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Arte vecchia, scarpe nuove:

Self made men. Tricase torna a produrre scarpe e lavoro grazie all’impresa di tre fratelli partiti dal nulla e decollati “senza l’aiuto di nessuno, solo con le nostre forze”

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quasi un anno, nella zona industriale di Tricase, tre bandiere sventolano all’ingresso di un capannone. Sono quella italiana, quella europea e quella degli Emirati Arabi Uniti. Sormontano un cancello che si chiude alle spalle una certezza e un po’ di mistero. In paese lo sanno tutti: lì c’è un calzaturificio. In quel capannone Tricase è tornata a parlare una lingua che conosce, ma che sembrava morta e sepolta. Quello stesso tetto sotto il quale un tempo muoveva i primi passi l’epopea di Adelchi Sergio, oggi è il campo base della scalata dei fratelli Zaminga. È sia punto di arrivo che di partenza di una storia che, a dirla tutta, più che farsi avvolgere dal mistero, si presta al chiacchiericcio per i suoi intrecci col passato. E a Tricase, che a cavallo tra vecchio e nuovo millennio faceva rima con scarpe ed era la terra proprio di Adelchi, non potrebbe essere altrimenti. “Lui non c’entra nulla. è venuto spesso a trovarci e per questo la gente crede che abbia degli interessi nella nostra attività, ma non è così”.

È Guido Zaminga a precisare l’estraneità di Adelchi nell’azienda di proprietà sua e dei suoi fratelli Roberto e Giuliano. È lui a ripercorrere con noi la loro storia, partita in tutti i sensi da lontano. Guido è la personificazione del “self made man”, l’icona del sogno americano del ventesimo secolo, la realizzazione personale dal nulla, attraverso il sudore e la perseveranza. Ha imparato a dare del tu al lavoro, iniziando proprio da ragazzino (quasi bambino per la verità), con i suoi fratelli, a lavorare nella filiera Adelchi che lo ha poi portato fino in Bangladesh

(“Quando ci andammo noi non c’erano le comodità di oggi: dormivamo in mezzo ai topi”). Ci mostra il suo lato duro e granitico, come se ad un uomo al comando non fosse concesso sorridere. Poi si scioglie e ci racconta, come farebbe ad un amico, come hanno fatto a metter su una realtà che dà lavoro ad 80 persone. “Non ci ha aiutati nessuno, siamo arrivati fin qui da soli: gli unici a darci un briciolo di fiducia sono stati amici e conoscenti che ci hanno aiutati ad acquistare i macchinari facendoci credito. Non abbiamo visto il becco di un quattrino

nESSun aIuto Siamo arrivati fin qui da soli: non abbiamo visto il becco di un quattrino dalle banche e neanche avuto il minimo sostegno morale dalla politica

dalle banche e nemmeno il minimo sostegno morale dalla politica”. Nemmeno da quella locale? “C’è stato un totale disinteresse nei nostri confronti, come dimostra anche l’isolamento che viviamo qui nella zona industriale. Attorno a noi regna il degrado e l’incuria. Non un minimo di illuminazione, di pulizia o anche solo di controllo stradale all’orario di uscita degli operai. Ogni giorno tremo ricordando un incidente che vidi da vicino proprio su questa pericolosa strada tanti anni fa. Cosa costerebbe ai vigili venire a dare un’occhiata al traffico per quei dieci minuti al giorno? Evidentemente la via sotto i riflettori è un’altra (parla dell’altro braccio della zona industriale, quello che conduce alla famigerata maxi rotatoria di Lucugnano), vi hanno fatto un rondò ogni cinque metri! Questo lato invece è diventato un museo abbandonato. La prima domanda che si fa chi viene da fuori è cosa siano questi capannoni dissestati che ci circondano. Io non ci vedo più il passato, ma quello che avrebbero potuto essere”.

Guido Zaminga

Tu cosa ci avresti fatto? “Una zona industriale gestita dal Comune. Mi viene da ridere a pensare che Tricase ha acquistato l’Acait. Non ho ancora capito a cosa è servita quella spesa. Non sarebbe stato meglio acquistare questi capannoni e ridargli vita? A Corsano, ad esempio, la zona industriale è di proprietà comunale. Per Tricase sarebbe stata una opportunità, non per farvi impianti di compostaggio o chissà che, ma magari per portare in un’area adatta officine e depositi che affol-


imprese

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la scalata della “Zaminga”

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80 posti di lavoro. “Ma c’è totale disinteresse nei nostri confronti, come dimostra l’isolamento che viviamo nella zona industriale. Attorno a noi solo degrado e incuria”

lano il paese e per avere un piccolo introito, derivante dagli affitti, nelle casse pubbliche. Senza contare che avrebbe ridato lustro all’intera area. Noi prima eravamo a Tiggiano, dove la zona industriale è un fiore all’occhiello: pulita, ordinata e controllata”. È da lì che siete partiti? “No, dall’Albania. Poi siamo rientrati in Italia passando da Miggiano e successivamente da Tiggiano. Fino ad arrivare a Tricase, quasi un anno fa”. Una scelta di cuore? “La realizzazione di un sogno. Lavorare e dare lavoro a casa nostra era un obiettivo che avevamo in testa da sempre”. Al netto dei problemi incontrati, da rifare? “Senza dubbio sì, probabilmente però sbagliando. Perché in fin dei conti sono a casa, ma mi sento solo. Ci manca anche il semplice appoggio morale. Io non mi sono mai interessato di politica, ma stupisce che tanto il Sindaco quanto gli assessori non si siano mai fatti vivi. Non lo dico per noi, ma almeno per chi ci lavora”. Che forza lavoro avete? “Abbiamo 40 dipendenti fissi ed altri 40 impiegati periodicamente. Non possiamo assumere tutti a tempo indeterminato perché anche per noi la certezza del lavoro non è sempre a lungo termine. Poi, paradossalmente, con le leggi odierne si è più agevolati ad assumere chi non ha esperienza che chi è in mobilità. Certo non un aiuto in un periodo così ricco di difficoltà”. Si mormora in proposito di ritardi nei pagamenti. “So che circolano voci a riguardo e ci tengo a fare una precisazione: non nascondo che le difficoltà iniziali ci hanno portato a qualche ritardo nei primi periodi. Ma pian piano le cose si sono messe a posto, i nostri operai hanno capito, ci hanno visti crescere ed hanno riposto fiducia in noi, standoci vicini”. Ad oggi, che fatturato fate? “Negli ultimi sei mesi abbiamo sfiorato i due milioni di euro”. E puntate ad espandervi. “Se mi lasciano stare… (fa riferimento al furto subìto da pochi giorni). Ci hanno rubato un camion e centinaia di paia di scarpe. Un danno da 200mila euro. Non il primo caso: già ad agosto ci ave-

vano fatto ‘visita’. Eppure stavolta ci eravamo assentati solo per qualche ora…” Non ci aspettavamo una commiserazione, ma a onor del vero nemmeno questa reazione: l’imprenditore non si lecca le ferite, il furto non lo mette in ginocchio. Al più, spiega, “mi fa rabbia, perché pesa sul lavoro delle persone. E fa stizzire ancor di più sentirsi presi in giro da qualcuno come è accaduto subito dopo…” Allude all’infelice commento su Facebook dell’assessore Sergio Fracasso (“…mi puzza un po’…”) all’accaduto. Episodio che lo ha portato a scrivere una lettera al politico tricasino tramite le nostre colonne (su www.ilgallo.it) e cui lo stesso Fracasso ha risposto chiedendo scusa per la sua uscita “colorita” ma, a suo dire, priva di dietrologia. “Ci stiamo comunque espandendo”, riprende Zaminga, “abbiamo appena acquistato altri due macchinari da taglio, quelli che ci mancavano per poter fare il prodotto in loco dalla A alla Z, dal disegno della scarpa, fino alla sua forma finale”. Producete solo qui in Italia? “Siamo in grado di farlo. In parte però lavoriamo ancora in Albania. Alcune tomaie le facciamo lì, perché richiedono più manodopera”. E la manodopera costa… “Non solo. Costa e scarseggia: si è perso

quello zoccolo duro che un tempo lavorava per Adelchi. Alcuni suoi ex dipendenti oggi lavorano per noi, altri invece fanno altro o non lavorano più perché avanti con gli anni. La manodopera sapiente che avevano maturato

non c’è più. Anche per questo abbiamo in mente di mettere su una scuola per insegnare ai giovani a cucire a macchina”. Oggi che mercato servite? “Una fascia medio alta. Lavoriamo con arabi e coreani. Marchi come Capo Italy ed Ecoflex puntano su di noi perché sanno che il Made in Italy offre garanzie che in Paesi come l’Albania non ci sono: lì hanno bisogno di essere monitorati costantemente da tecnici per assicurarsi un lavoro di qualità”. E aggiunge, strizzando l’occhio, “in Italia è tutta un’altra cosa…”. Noi lo avevamo capito da subito, la sua fabbrica lo comunica in ogni angolo. Nella sala dove ci accomodiamo, troneggia un tricolore di forme di calzature in legno, verniciate di bianco di rosso e di verde. La “Z” gigante di Zaminga, che si erge per le pareti dei capannoni, poggia su una piccola bandiera del Belpaese. La stessa che sventola all’ingresso del calzaturificio e che fa brillare gli occhi di Zaminga quando si parla di casa, di Tricase, di Italia. Perché in fondo quel tricolore è molto più di una garanzia di qualità. È la spinta che riesce a far largo tra le piramidi ed i mausolei di un paese che non sapeva più cosa significa dare lavoro ad 80 persone. È il motore vero che può alimentare la scalata di un “self made man” in un sogno tutto salentino. Altro che American Dream… Lorenzo Zito

Ed ora non lasciamolo solo

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pozzo d’acqua pura e cristallina al centro di un deserto. In un angolo d’Italia, al sud del sud dell’intero continente, c’è chi ha provato a risorgere dalle ceneri di un passato di fasti (know how e artigianato di qualità) e danari che sembravano andati persi. Tramontata definitivamente con la fine dell’impero Adelchi l’illusione della grande fabbrica che dava lavoro a tante persone, il processo di desertificazione occupazionale nel Capo di Leuca è proseguito quasi senza ostacoli e tutto il settore produttivo sembra da anni rassegnato all’idea di fare a meno di oltre duemila stipendi, senza contare gli introiti dell’indotto che ruotava intorno al grande calzaturificio. Va bene il turismo, ok la valorizzazione storica e ambientale del territorio, fattori imprescindibili per il nostro futuro, ma non si può dimenticare la nobile tradizione nella produzione arti-

gianale, quella che dagli anni ’80, con il già citato Adelchi e la Filanto di Casarano, ha portato il Salento ad una ricchezza fino ad allora sconosciuta. Di Tac non se ne parla più, o quasi, così come sembra andato disperso tutto quel patrimonio umano in possesso di chi sapeva come si realizzano scarpe, anche di qualità. Albert Einstein amava ripetere che ogni crisi è un’opportunità. Per il grande fisico “parlare di crisi significa incrementarla, e tacere nella crisi è esaltare il conformismo. Invece, lavoriamo duro”. Parole che sembrano essere diventate il mantra di Guido Zaminga, che insieme ai sui fratelli, ha voluto mettere a

frutto le proprie conoscenze (maturate in tanti anni di lavoro per il Calzaturificio Adelchi) ed ha fatto all in, rischiando tutto per la realizzazione di un’impresa (di nome e di fatto) nel suo paese, dando l’opportunità di lavorare ad 80 persone. Per ora: perchè già pensa di investire ulteriormente, aumentare e diversificare la produzione e, quindi, assumere ancora. Ma non sono solo rose e fiori… Zaminga lo ha detto chiaro: “Mai avuto aiuto da nessuno, né lo chiedo. Certo non mi dispiacerebbe sentire il sostegno delle istituzioni e di chi amministra il mio paese. Non nascondo che in alcune occasioni mi sono sentito completamente

solo; nessuno è neanche venuto a vedere cosa facciamo qui”. E, allo stesso modo, nonostante i 2 milioni di euro “girati” negli ultimi sei mesi, sembra che Zaminga non goda di grande fiducia negli ambienti bancari che continuano a non rischiare un euro neanche quando l’idea è buona e il progetto interessante. Noi nel laboratorio Zaminga ci siamo stati: abbiamo visto gli operai lavorare sapientemente sui macchinari di ultima generazione; abbiamo toccato con mano la qualità delle scarpe prodotte per il mercato arabo e coreano. Guido Zaminga ci ha parlato con il cuore e ci ha convinto con la sua ostinazione di voler creare qualcosa di importante per sé stesso, per i suoi figli e per il suo paese. Forse è il caso di scommettere su di lui: senza oboli, non ne vuole, ma almeno facendogli sentire tutto il sostegno possibile. Giuseppe Cerfeda


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CaLListos La nuova essenza del benessere Un Hotel per stare bene

Bellissimo ed ecocompatibile

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allistos, dall’antico greco Kallistos, superlativo di kalòs, che significa “bello”, è il “bellissimo” Hotel di via Lecce, a Tricase. Offre un servizio d’eccellenza in una struttura progettata per 5 stelle, ed a tutti gli effetti dotata di comfort di questo livello, ma che per politica aziendale si colloca su un mercato a 4 stelle. Con un raggio d’azione da Maglie a Santa Maria di Leuca e con successo di livello nazionale, Callistos si inserisce nella fascia dei “Piccoli hotel” per il numero di camere, inferiori a cento. Grandi sono invece gli spazi a disposizione degli ospiti: ogni camera ha una metratura minima di 18-20mq, non ci sono camere singole ed anche per una clientela business offre una doppia a uso singola. Callistos punta ad un turismo di cultura, come quello di derivazione estera o quello non prettamente marino. Si avvale di una struttura ecocompatibile che utilizza un sistema fotovoltaico per l’energia utilizzata nell’hotel; un impianto solare termico per l’acqua calda ed un apposito sistema di convogliamento con vasche per le acque bianche che, una volta depurate, vengono riutilizzate per l’irrigazione del verde e la pulizia dei bagni.

Valore aggiunto. Col centro benessere: sauna, bagno turco,

doccia emozionale, geyser e piscina idromassaggio

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ontinua a crescere il Callistos Hotel di Tricase, sempre più fiore all’occhiello del settore ricettivo pugliese e salentino. Alla già ricca offerta, che colloca la struttura tra le prime in regione per qualità e professionalità, si aggiunge la novità del centro benessere. Un punto in più verso l’eccellenza? “Un ulteriore elemento a consolidazione della leadership che Callistos ha registrato nel corso del 2015”, ci spiega il direttore dell’Hotel Gianluca Metrangolo, “come albergo classificato al 2° posto in Puglia su 838 alberghi con numero di camere inferiore a 100 ed undicesimo in Italia nella graduatoria della categoria “piccoli hotel” stilata da Tripadvisor. Una soddisfazione che ci ripaga del lavoro svolto con professionalità e cura smisurata del cliente”. Uno sviluppo rispecchiato anche dalle presenze? “Sì, il 2015 ha superato ogni nostra aspettativa. Abbiamo toccato quota 7.500. Tutte presenze con eccellente grado di soddisfazione dei servizi offerti, come riportato dalle recensioni su Tripadvisor, Booking.com e Trivago. Il modo migliore per aprire un 2016 all’insegna della crescita”. L’apertura del centro benessere, appena

inaugurato, ricade in quest’ottica? “Il centro benessere è un valore aggiunto che avevamo in mente da tempo per la cura del cliente. Un ulteriore modo per emozionarlo e coccolarlo, facendogli vivere una esperienza unica in Salento. Ovviamente diventa anche un altro elemento di attrattività: con la sua apertura puntiamo a raggiungere, per la fine dell’anno, le 10mila presenze”. Quali saranno i suoi punti di forza? “La cultura del relax abbinata alla sapiente tecnica del massaggio, in tutte le

sue forme e profumi. Un bellissimo percorso benessere, guidato da uno staff sapiente, attraverso sauna, bagno turco, docce polisensoriali, geyser e piscina idromassaggio. Un’occasione di perfetto rilassamento per mente e corpo. La cura dell’ospitalità e del comfort, che ha contraddistinto l’Hotel, riportata nel nuovo centro benessere grazie a rituali dai profumi inediti, quali il Pepper Aroma Treatment, o avvolgenti, come il Rituale Berbero”. Proporrete diverse opzioni di relax? “Con cadenza mensile alterneremo differenti protocolli volti al benessere fisico. I mesi di marzo ed aprile saranno ad esempio dedicati interamente alla ‘remise en forme’ della donna, attraverso lo Zero treatment, perfetto per ridurre i centimetri di troppo, anche nelle zone più critiche. La sua efficacia è garantita dalla perfetta sinergia tra due fasi: la prima snellente ed ossigenante, che agisce accelerando il metabolismo nelle aree con adiposità e cellulite, e la seconda rimodellante e ricompattante, che cesella il risultato”. Occasioni uniche per chi sceglie di visitare il Salento. “Un’opportunità imperdibile per chi vuole unire, alla magia delle bellezze della nostra terra, l’emozione di farsi stupire anche dal suo hotel di fiducia”.


verso pasqua

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La passione dei “poveri cristi”

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tempo è un soffio di vento. Che siano passati 2000 anni o 2000 giorni purtroppo non fa molta differenza: inchiodati alla triste realtà, presi dalle nostre vituperate noie quotidiane, carpiti dai new social, dal pressante messaggio, dall’ultimo scoop, lasciamo che la vita ci scorra affianco facendo in modo che non ci intacchi, che non contagi il nostro “salutare perbenismo” e rovini quell’immacolato quadro della nostra esistenza che siamo intenti a dipingere. Questo pensavo giorni fa, quando su un giornale nazionale, per far incetta di clic, hanno “postato”, alla mercé degli internauti, una serie di foto di un gruppo di disperati siriani intenti (sic!) a fuggire dalla loro atroce esistenza. Il parallelo che mi è subito balzato alla mente, a proposito di Pasqua e di sacrifici, è stata la via Crucis che, duemila anni orsono, si è consumata in luoghi non lontani dagli accadimenti dei nostri giorni. E allora mi sono chiesto: cosa è cambiato, c’è

qualcosa di diverso, di nuovo, di dirompente? Nulla, mi son ripetuto mio malgrado: cambiano gli abiti, le figure, le comparse e l’indifferenza quasi totale che questi “poveri cristi”, come duemila anni fa, sono costretti a patire. Come i grani del rosario quotidianamente migliaia e migliaia di immagini scorrono sotto i nostri occhi, accendono la nostra fantasia, la nostra carità, scaldano la nostra indignazione per il tempo di un amen e poi, la scintilla di un clic, un nuovo messaggio ci riporta alla triste realtà. La scelta di pubblicare questa foto in prima pagina, nella settimana della “Passione”, è voluta. La speranza è che possa, come è stato per noi, agitare le vostre coscienze e scuotere le fondamenta della vostra esistenza; l’augurio è che possa sprigionare un moto di indignazione, un rigetto, un “io non ci sto” che, con l’impegno di tutti, metta fine a tali crudeltà. Auguri di una Santa Pasqua. Luigi Zito

foto Ansa

Ugento: riapre il Museo diocesano

“La

fede e l’arte esposta” è il titolo dato al catalogo presentato in occasione della riapertura del museo diocesano di Ugento. Voluto dal vescovo Vito De Grisantis (2000-2010) nei caratteristici locali sottostanti la cattedrale, e allestito nel 2005 dal primo direttore, don Giuseppe Indino, il museo è stato recentemente oggetto di lavori di adeguamento, finanziati dalla Conferenza Episcopale Italiana con i fondi dell’8 per mille, e con un contributo del Comune di Ugento. Progettato e diretto dall’ing. Giorgio De Marinis, che ha curato l’importante istituto culturale sin dalla nascita, il nuovo allestimento, opera dell’attuale direttore nominato dal vescovo mons. Vito Angiuli, don Gianluigi Marzo, si caratterizza per la funzionalità dei sistemi di fruibilità, di conservazione e di protezione dei capolavori custoditi. I locali, già ossari della cattedrale e bonificati dal parroco mons. Giuseppe Martella negli anni ’80, ospitano le 5 sale espositive permanenti, una sala tematica, i servizi e un’aula multifunzionale dove si possono tenere conferenze o proiezioni. Le sezioni espositive permanenti, cui si accede dall’atrio d’ingresso, si possono visitare seguendo l’itinerario proposto dal guida-catalogo. Alla prima sala- detta dei ritratti dove il visitatore passando ha l’impressione di essere osservato dagli sguardi, austeri ma sereni, dei vescovi ugentini del Sette-Ottocento, fa séguito la sala dedicata ai libri. Ci si muove attraverso veri capolavori dell’arte

“La fede e l’arte esposta”: presentato catalogo in occasione della riapertura del museo

libraria appartenenti alla biblioteca del seminario vescovile, preziose cinquecentine e seicentine delle quali è mostrato l’artistico frontespizio. Come non fermarsi, per esempio, davanti alla stupenda sequenza di scene dell’arte medica - ciascuna con la sua didascalia - che si susseguono come in una sorta di pellicola cinematografica, incise nel lontano 1556 a Venezia su un volume di Claudio Galeno? La terza sala è dedicata a dipinti e sculture provenienti in maggior parte dall’episcopio, dall’ex convento delle benedettine di Ugento e dall’ex chiesa conventuale dei francescani

neri di Specchia. Tra tutte le opere spicca la scultura lignea della Pietà dove la scena, accentuata dallo stile barocco di metà Settecento, rimanda al dramma della Passione che ha ispirato artisti antichi e moderni. Nella sala dei tessuti, quarta dell’itinerario, si possono ammirare le vesti sacre di vario colore e tessuto, del Sei-Settecento, appartenute ai vescovi ugentini, sulle quali sono riportate a ricamo le armi araldiche. Le schede tecniche descrittive aiutano il visitatore a osservare e comprendere funzione e significato liturgico di ogni oggetto. La meraviglia diventa stupore nell’ultima sala, quella degli argenti. Qui veramente è difficile scegliere su quale manufatto puntare il maggiore interesse: calici, pissidi, ostensori, reliquiari, pastorali e altri pezzi; tutti di ottima fattura- in maggior parte napoletana del Sette-Ottocento- rivelano l’eleganza e la perfezione artistica richiesta ai vasi alle teche liturgiche che dovevano contenere la materia del mirabile mistero eucaristico o le reliquie dei santi da venerare. La sala tematica ospita la mostra dei crocifissi lignei, che il museo ha organizzato in occasione del giubileo in atto sulla misericordia indetto da Papa Francesco. Opere tutte del Sei-Settecento - alcune del rinomato Vespasiano Genunino di Gallipoli - sono state concepite per suscitare nel fedele la compassione per e portare alla conversione. Spicca fra tutti il crocifisso della chiesa di Santa Maria degli angeli in Presicce che ti mette davanti a «l’Uomo dei dolori che conosce

bene il patire» profetizzato da Isaia , (Is. 53,3). Con la sua riapertura, il Museo diocesano di Ugento- come ha detto in cattedrale mons. Giancarlo Santi, presidente emerito nazionale dell’Associazione Musei Ecclesiastici Italiani, nella relazione precedente l’inaugurazione la sera dell’11 marzo - potrà assolvere ai principali scopi istituzionali: coadiuvare la chiesa nella sua missione evangelizzatrice nell’ambito della “pastorale della memoria”; tutelare, conservare e valorizzare il suo patrimonio artistico; promuovere l’educazione al bello col diletto dei visitatori. Il museo diocesano è un altro contributo, ha affermato il vescovo mons. Angiuli nella sua conclusione, che la chiesa locale offre al territorio per ampliare l’offerta culturale che riveste un’importanza particolare anche ai fini turistici, primario nell’economia salentina. Per la riapertura del museo è stato presentato dal vicario generale, mons. Beniamino Nuzzo, il catalogo-guida del museo. Aperto da una nota del vescovo Angiuli e con gli interventi di don Giuseppe Indino, don Gianluigi Marzo, dott. Giovanni Giancreco della Soprintendenza e mons. Salvatore Palese, vicario per la cultura, il catalogo prosegue con l’illustrazione dei pezzi esposti nelle varie sezioni, grazie alle schede scritte dagli esperti Stefano Cortese - che ha pure curato l’intera pubblicazione - Giovanni Boraccesi, Lorena Meraglia, Carlo Vito Morciano e Stefano Tanisi. Info: www.museodiocesanougento.it Ercole Morciano


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eterne incompiute

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San Cassiano, già speso oltre

Servono altri 2 milioni di euro

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ell’area Pip di San Cassiano (zona “Piano Insediamenti Produttivi”) campeggia una struttura che, agli occhi di chi non la conosce, potrebbe apparire come uno dei tanti capannoni abbozzati da qualche azienda privata locale, ma che in realtà è un’opera pubblica incompleta. Si tratta di quello che avrebbe dovuto essere, e che (speriamo) un giorno sarà, il mercato ortofrutticolo san cassianese. Un investimento figlio di un progetto della precedente amministrazione locale (anche allora guidata dal sindaco Gabriele Petracca, proprio come oggi) per la realizzazione di un vero e proprio polo al servizio degli agricoltori della zona, uno spazio coperto da dedicare ad un commercio di ortaggi e frutta ad ampio raggio, tale da interessare numerosi Comuni del territorio di terra d’Otranto. Un’idea sposata dal Governo e foraggiata con un investimento ministeriale in grado di far arrivare a San Cassiano 1 milione e 50mila euro, fondi utili a realizzare il primo stralcio della struttura. È il febbraio 2009 quando la ditta Icoel srl di Lecce si aggiudica l’appalto e si prepara ad avviare i lavori. Un paio di anni dopo, già ad inizio 2011, la struttura appare come la ve-

diamo ancora oggi. Un ampio spazio centrale a piano terra è circondato da una decina di box, replicati su un piano superiore da altrettanti locali da adibire alla vendita dei prodotti ortofrutticoli. Lo spiazzo nel cuore dell’edificio è sormontato da una copertura in vetro che illumina l’intero mercato con luce naturale. Mentre le balconate interne del piano superiore sono già protette da ringhiere, quelle esterne, che percorrono lateralmente l’edificio, ne sono sprovviste. Una carenza in termini di sicurezza che si aggrava se sommata alla completa accessibilità all’edificio da parte di chiunque: vi si può tranquillamente entrare dalla strada senza incontrare transenne o recinzioni di alcuna natura, né tantomeno segnali indicanti il pericolo cui si va incontro. Per mancanza degli ulteriori fondi necessari a proseguire i lavori, la struttura è ferma allo stato “rustico”. Secondo l’anagrafe delle opere incompiute stilata dalla Regione Puglia, la sua realizzazione è al 20%. Mancano circa 2milioni di euro per ultimare il progetto che, già alla nascita, prevedeva una spesa complessiva di 2,8 milioni. Lorenzo Zito

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Il sindaco: “Ci crediamo Grande opportunità. “Nato per riconvertire la coltura del tabacco, può essere il nostro polo ortofrutticolo”

Il

sindaco Gabriele Petracca ci crede ancora: “Non è uno spreco, faremo in modo che non lo diventi. Abbiamo realizzato la struttura e non lesineremo sforzi per portarla a termine in un modo o nell’altro. Rappresenta per San Cassiano e tutti i centri della zona una grande occasione che non possiamo lasciarci sfuggire”. Petracca ripercorre poi la storia del progetto: “Nasce con l’inizio del nuovo secolo programmato dall’amministrazione allora in carica (sindaco era sempre Gabriele Petracca, NdA): più o meno fino a quel periodo vi erano una serie di medie e piccole aziende che producevano tabacco e creavano indotto, incrementando il Pil della zona e alimentando la nostra economia anche in altri settori come quello immobiliare. Aziende che si erano attrezzate per quel tipo di produzione ma che si trovarono a fronteggiare un mercato globale che di certo non le favoriva e quindi anche ad abbandonare quegli appezzamenti fino a quel momento utilizzati per la coltura del tabacco. Il settore agricolo è storicamente un volàno della nostra economia, per cui si rendeva necessaria una conversione della produzione. Ecco perché avevamo

Il sindaco Gabriele Petracca

pensato di dare loro una valvola di sfogo rappresentata proprio dal mercato ortofrutticolo”.

punto di riferimento per gli agricoltori di terra d’otranto

Che uso ne avreste fatto? “Sarebbe stato innanzitutto un punto di riferimento per tutti gli agricoltori della zona; anche i proprietari delle aziende avrebbero potuto affittare un box e vendere i loro prodotti; oppure trovare gli agenti commerciali che ritirano la merce prodotta in loco per poi distribuirla sul mercato anche quello nazionale. Va sottolineato che in provincia, tolti Taviano e

Lecce e una struttura privata di Cutrofiano che va a gonfie vele, non ci sono altri centri simili, per cui avremmo sicuramente raggiunto i risultati desiderati. L’idea fu sposata con entusiasmo dai cittadini e dal mondo agricolo e anche, evidentemente, da Roma, visto che ci è stato riconosciuto un primo finanziamento ministeriale (1 milione e 50mila euro) che ci ha consentito di realizzare il primo step, dall’acquisto del terreno alla realizzazione del primo lotto”. Lo scheletro della struttura è stato realizzato da qualche anno… “Per completare l’opera abbiamo provato a prendere il treno dei finanziamenti europei 2007-2013 mediante l’Area Vasta di Casarano incaricata dei piani strategici di zona”.


mercato ortofrutticolo

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un milione... al mercato. Ed ora? 3

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1 - Il mercato

ortofrutticolo mai completato nella Zona p.I.p. di San Cassiano

2 - L’interno della struttura

3 - L’ingresso

accessibile a chiunque

4 - un pozzo coperto solo da laterizi

5 - una delle due

balconate facilmente accessibili e non protette da ringhiere

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ancora, lo completeremo” Il treno perso. “Era tra i progetti del Piano Strategico

di Area Vasta che la Regione non ha finanziato” Il sindaco ricorda come “fummo chiamati (“insieme a Miggiano, per l’ampliamento della zona mercatale di Expo 2000, ed a Taviano, per l’ampliamento del mercato floricolo”) dallo staff di Area Vasta che ci chiese i progetti esecutivi perché convinto della loro bontà. Il piano strategico fu approvato dall’assemblea dei sindaci ma i soldi non sono mai arrivati, semplicemente perché la Regione non ha mai finanziato Area Vasta…”.

Ho scritto a renzi per lo Sblocca Italia. E poi c’è sempre il bando per le opere da completare...

piuttosto in alto. Restiamo fiduciosi”. Quanti soldi servirebbero per ultimre la struttura e renderla operativa? “Dall’ultimo progetto esecutivo risultano necessari altri due milioni di euro”. L’idea che ai primi anni duemila sembrava vincente oggi è ancora valida o avete pensato ad una destinazione d’uso diversa dello stabile? “L’idea resta attuale e, a mio avviso, validissima. Magari oggi potrà godere di alcune varianti dettate dall’attualità, come la voglia di tutti noi di godere di prodotti a Km 0. Potremmo chiamarlo Pharmarket invece di mercato ortofrutticolo, ma il concetto di punto di riferimento per gli agricoltori della zona resta uguale”.

”“

Oggi siamo in fase di stallo, non ci sono novità che lascino presagire una rapida conclusione della vicenda. “Abbiamo cercato di accedere ad altri finanziamenti come lo Sblocca Italia, per il quale ho scritto personalmente a Renzi: per ora non abbiamo avuto fortuna. Non ci arrendiamo, però, anche perché nella graduatoria pugliese delle opere da completare, per cui ogni anno esce il bando, siamo posizionati

ne sono certo: alla fine avremo la nostra casa del Km 0

Immaginando il mercato ortofrutticolo in funzione, a Petracca brillano gli occhi: “Siamo convinti che se riusciremo a completare l’opera e mandarla a pieno regime, daremo un impulso significativo a tutta l’economia locale: tutto intorno si potrà creare un indotto in grado di dare anche occupazione. Faccio un esempio esplicativo: a Vittoria (Rg), in Sicilia, per il mercato generale, esiste una azienda locale che produce cassette per imballare gli ortaggi…”.

ristabiliremo subito la sicurezza

Prima di congedarci facciamo notare al sindaco che la struttura al momento è tutt’altro che sicura e vi si può accedere liberamente: non ci sono neanche transenne o cartelloni che richiamino al pericolo. Presone atto Petracca si impegna a “provvedere, anche se la struttura è sempre sotto stretta sorveglianza”. Giuseppe Cerfeda

“Sul tempio crematorio di Botrugno vi dico...” confine del paese a ridosso del cimiAl tero, la vicina Botrugno ha in progetto un tempio crematorio. Alcune abitazioni di

San Cassiano saranno addirittura più vicine al tempio di quelle di Botrugno… Qual è la vostra opinione in merito? “Agli amici amministratori di Botrugno l’ho detto e ripetuto: non siamo né contrari né favorevoli a priori, ma vogliamo capire bene dove andremo a parare. Pretendo di sedermi al tavolo tecnico per valutare e dare il mio parere. Ad oggi non entro nel merito della vicenda ma quando sarà il momento, prima di dare l’ok definitivo, vorrò essere informato di tutto per poter dire la mia. Come linea di condotta non amo oppormi alle decisioni di un altro ente ma in questo caso

darmi l’opportunità di una valutazione, dopo il completo coinvolgimento, credo sia il minimo. Anche dopo l’eventuale ok definitivo vorrò le più totali garanzie su come sarà gestito il tempio e sulle corrette opere di controllo e manutenzione”.

Lavori in... Cripta F

inanziati con 1,3 milioni di euro i lavori di recupero della Cripta Basiliana della Madonna delle Consolazione. Il luogo di culto dei monaci basiliani, risalente ai secoli XI-XII, è situato in pieno centro, tra via Roma e via Monticelli, e presenta un ingresso per strada. Scavata interamente nel banco roccioso, la Cripta possiede una struttura basilicale a tre navate con due absidi presbiteriali e nicchie laterali pseudorettangolari. Gli affreschi delle pareti, di cui rimangono deboli tracce, sono databili tra XII e XVI secolo. Nel corso dei secoli è stata arricchita di nuovi arredi; in epoca barocca fu edificato l’altare della Consolazione. “La metteremo innanzitutto in sicurezza”, annuncia il sindaco Petracca, “perché sono stati rilevati problemi dal punto di vista statico. Dopo i lavori di consolidamento per un milione di euro, altri 300 mila euro serviranno per il recupero degli affreschi e l’apertura di un museo: la Cripta, infatti, rientra nel circuito di valorizzazione integrata dei Sistemi Ambientali e Culturali (SAC) delle Serre Salentine. Ovviamente l’obiettivo è quello di renderla fruibile”.


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alle urne

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Referendum No-Triv: ecco

“Si” o “No”? Votando “Sì” i giacimenti in attività, quando scadranno le loro concessioni, saranno bloccati. Se vinceranno i “No”, invece, le multinazionali petrolifere potranno ottenere il rinnovo

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are voce al proprio territorio difendendolo dagli attacchi senza scrupoli di chi antepone egoistici interessi economici alla salvaguardia dell’ambiente e promuoverlo valorizzandone le peculiarità e le bellezze culturali, dovrebbe essere il primo dovere morale di ogni cittadino e di ogni amministratore. Tuttavia la storia, soprattutto recente, ci ha dimostrato che non sempre è così. Tante volte e ad ogni livello istituzionale si è legiferato non tenendo conto di questo principio basilare e proprio per abrogare parte del comma 17 dell’art. 6 del decreto legislativo n. 152/2006 saremo chiamati ad esprimerci il prossimo 17 aprile sul cosiddetto referendum “No-Triv”, una consultazione per decidere se vietare il rinnovo delle concessioni estrattive di gas e petrolio per i giacimenti entro le 12 miglia dalla costa italiana. Il referendum, quindi, non riguarda il divieto di effettuare nuove trivellazioni, che sono già vietate entro 22 km dalla costa e continueranno a essere permesse oltre questo limite anche in caso di vittoria dei sì, ma solo le attività petrolifere presenti nelle acque italiane quindi non quelle sulla terraferma né in acque internazionali. Votando “Sì” i giacimenti in attività, quando scadranno le loro concessioni, saranno bloccati. Se vinceranno i “No”, invece, le mul-

tinazionali petrolifere potranno ottenere il rinnovo della concessione e continueranno a estrarre petrolio e metano fino all’esaurimento del giacimento. Ma c’è un’altra possibilità, tutt’altro che remota, che ciò si verifichi: il mancato raggiungimento del quorum del 50% più uno degli aventi diritto al voto che di fatto equivarrà al “No”. E proprio questa è la preoccupazione maggiore dei promotori del referendum (per la prima volta richiesto da nove regioni anziché tramite raccolta di firme) e dei vari movimenti e comitati per il “Sì”: che, cioè, i cittadini non siano doverosamente sensibilizzati e che il quorum non venga raggiunto. Il sospetto che il Governo centrale, il quale ha peraltro inserito le trivellazioni nel decreto “Sblocca Italia”, boicotti il referendum è avvalorato dalla data scelta e non coincidente con quella per le elezioni amministrative che chiameranno alle urne oltre 13 milioni di italiani di 1.372 Comuni tra cui quelli di città quali Roma, Milano, Torino, Bologna e Napoli. Le ragioni del “Sì” passano dai rischi ambientali derivanti da perdite fisiologiche di petrolio durante l’estrazione e il trasporto che provocherebbero un grave danno per l’ecosistema marino (la costa Otranto - Santa Maria di Leuca è caratterizzata dalla presenza di alghe coralline dalla valenza naturalistica raramente riscontrabile altrove), ai danni per la fauna ma-

rina danneggiata dalla pratica dell’air gun, spari di aria compressa che generano onde, le quali provocano alterazioni al comportamento di diverse specie marine, in particolare i cetacei, con rischio di spiaggiamento ed effetti negativi sulle attività di pesca.

“Combustione e politiche industriali non più sostenibili” econdo l’autorevole parere del Prof. Ferdinando Boero, ordinario di Zoologia e BioS logia marina dell’Università del Salento, la combustione su cui basiamo le nostre politiche industriali non è più sostenibile, ciò aumenta il carico di anidride carbonica nell’atmosfera e causa il cambiamento climatico che sta producendo danni incalcolabili in termini ambientali, di vite umane e, alla fine, anche economici. Le trivellazioni rivelano l’intenzione di prolungare a lungo l’era dei combustibili fossili anziché abbandonarli e denotano incoerenza e scarsa lungimiranza da parte del nostro Paese che si professa sostenitore delle energie alternative. A questi motivi si aggiungono poi quelli di opportunità economica dal momento che a guadagnarci sarebbero solo i petrolieri: per estrarre petrolio, infatti, le compagnie devono versare dei “diritti”, le cosiddette royalties. Ma per trivellare i mari italiani si pagano le royalties più basse al mondo: il 7% del valore di quanto si

estrae. Peraltro la manodopera sarebbe quella specializzata delle stesse multinazionali quindi non vi sarebbe alcun tipo di ricaduta occupazionale; il petrolio estratto dai nostri fondali poi soddisfa meno del 10% del fabbisogno nazionale e i benefici economici che se ne trarrebbero sarebbero irrilevanti e per nulla compensativi dei rischi ambientali che potrebbero derivare dalle prospezioni di idrocarburi e da eventuali trivellazioni. Risulterebbe poi più utile rivedere la strategia energetica nazionale anche alla luce dei pareri degli esperti che sottolineano la poca rilevanza strategica delle risorse nazionali di vecchia energia fossile causa di inquinamento, dipendenza economica, conflitti, protagonismo delle grandi lobby e la necessità di investire sulle energie rinnovabili.


referendum

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perchè andare a votare

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di Carlo Quaranta

Il Salento che vogliamo. Dalla presa di posizione contro le trivellazioni e le prospezioni del nostro

mare alla promozione delle proprie bellezze in tv con“Sereno Variabile” (Rai 2, sabato 19 alle 17,10) Parola di Papa Francesco

In

fondo tale concetto lo aveva già espresso Papa Francesco nell’enciclica “Laudato si’”: “I mari stanno trasformandosi in “cimiteri subacquei” a causa delle attività umane… l’era del petrolio e dei combustibili fossili deve essere sostituita ‘senza indugio’ dalle energie rinnovabili”. Infine c’è da considerare l’aspetto turistico con le ricadute economiche decisamente negative amplificate nel malaugurato caso di incidente in fase estrattiva tipo quello avvenuto recentemente in Florida.

La rivolta dei sindaci

ali ragioni sono state sposate da tempo da molti amministratori T pubblici del territorio che si sono radunati in diverse occasioni facendo fronte comune fino a manifestare la propria contrarietà attraverso il documento sottoscritto dai sindaci e consegnato dal primo cittadino di Salve, Vincenzo Passaseo, al sottosegretario De Vincenti presente all’ultima Fiera del Levante in rappresentanza del premier Matteo

Renzi. Tra i firmatari il sindaco di Poggiardo Giuseppe Colafati, presente sin dal primo storico evento sul tema (“Adriatico Day”, tenutosi a Monopoli nel gennaio 2012). A questo sono seguiti altri incontri, in particolare va menzionata l’assemblea tenutasi in Provincia ed appositamente convocata dal Presidente Gabellone nel dicembre 2014 nella quale i sindaci salentini hanno deliberato di porre in essere delle azioni a tutela dell’integrità del mare ionio e adriatico. Numerose anche le iniziative organizzate da associazioni quali quella promossa a Santa Maria di Leuca da Italia Nostra nel luglio 2015, quella del 7 marzo scorso che ha visto la costituzione di un comitato cittadino della Rete Intercomunale No Triv Salento presso il Palazzo Marchesale di Galatone, nel corso della quale è intervenuto per relazionare l’attivissimo sindaco di Salve Passaseo. Quest’ultimo ha infine organizzato l’incontro dell’11 marzo scorso per fare il punto della situazione con i sindaci dei comuni del Basso Salento.

Poggiardo in prima linea per il “Si” al refernedum ul tema anche l’Amministrazione Comunale di Poggiardo si è sempre dimostrata S molto attiva attraverso la partecipazione del Sindaco Colafati o del vice sindaco Orsi alle varie iniziative succitate a sostegno del “Sì” e soprattutto con la deliberazione all’unanimità del consiglio comunale del 29 dicembre 2014 con la quale si è espressa la volontà di salvaguardia dei nostri mari dall’estrazione di idrocarburi. Sull’argomento e sul referendum il sindaco Colafati si è posto in prima linea: “La vocazione della nostra terra è quella del turismo, della cultura, della salvaguardia delle tradizioni, della tutela del paesaggio, delle nostre bellezze culturali che sabato prossimo potranno essere ammirate da milioni di telespettatori nel corso della trasmissione ‘Sereno Variabile’. Quello delle prospezioni e delle trivellazioni non è un problema che riguarda solo i comuni costieri ma investe tutto il territorio nazionale e per noi questa battaglia rappresenta una grande occasione per stabilire in maniera decisiva l’orientamento dell’Italia affinché il nostro esempio serva ad alzare il livello di coscienza sul tema e valga come principio per tutti gli Stati”.

Su le antenne: Salento ancora “Sereno variabile” In tv. telecamere rai a poggiardo e dintorni on solo trivelle e problematiche ambientali. PogN giardo ed altri Comuni vicini (San Cassiano, Uggiano La Chiesa, Castro) saranno portati alla ribalta nazionale ed internazionale per mezzo della nota trasmissione di viaggi e turismo condotta da Osvaldo Bevilacqua: un’occasione formidabile per far conoscere e promuovere peculiarità e bellezze del nostro territorio ammirato ed elogiato da visitatori provenienti da ogni parte d’Italia e del mondo ma spesso trascurato e “dato per scontato” da chi lo vive e lo abita quotidianamente. In particolare la troupe di “Sereno Variabile”, guidata da Manola Romizi, qualche settimana fa ha girato diverse riprese sia nel centro storico di

Poggiardo che in quello di Vaste riprendendo il plurisecolare mercato settimanale, il Liceo Artistico “Nino della Notte”, le eccellenze dell’artigianato e quelle agroalimentari del territorio, il sistema museale e tutto il ricco patrimonio artistico e culturale di Poggiardo e Vaste. Appuntamento con “Sereno Variabile” su Rai 2 sabato 19 marzo alle 17,10.


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l’idea

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Hego: dal campo al web,

Start... app. Piattaforma per la condivisione di contenuti video e multimediali legati allo sport amatoriale. Un servizio ad elevato profilo tecnologico che inizia in campo e continua sulla rete

C

inque ragazzi che condividono la stessa passione e cercano di mettere a frutto un’idea che promette di rivoluzionare il modo di vivere lo sport matoriale. Due fratelli di Ruffano, Lorenzo e Pio Fiorito, Stefano Anastasia di Casarano, Marco Andriani (Torre a Mare - Ba) e Roberto Iannaccone (Avellino) stanno completando la fase di sperimentazione di Hego, una piattaforma online per la condivisione di contenuti video e multimediali legati al mondo dello sport, soprat-

Lorenzo Fiorito

tutto amatoriale. Un servizio ad elevato profilo tecnologico che inizia in campo e continua online. Il post partita di qualsiasi incontro sportivo è sempre un momento caldo che ogni giocatore vive con i propri amici. Commenti, flashback, una vera moviola. E se ogni giocatore avesse la possibilità di rivedere un’ azione, un tiro, la propria battuta? Hego sottende una strumentazione brevettata e altamente sofisticata. Una telecamera, posizionata a bordo campo, dotata di un software di regia automa-

Pio Fiorito

tica che le permette di seguire il movimento della palla, filma in full HD le partite e dopo pochi minuti le pubblica direttamente sul portale online. I giocatori possono crearsi gratuitamente un profilo, cercare i video nei quali sono protagonisti, taggarsi, editarli e condividerli sui social network. Una vera e propria digital community di sportivi amatoriali che hanno la possibilità di rivedersi, rivivere una partita di calcetto con gli amici o un match di tennis, e condividere i mo-

Stefano Anastasia

Marco Andriani

menti salienti in modo immediato con i propri follower attraverso il web. La classica partitella tra amici diventa, così, una vera e propria esperienza interattiva, dove ognuno può sentirsi il vero protagonista, sia in campo che online. HEGO offre infatti agli sportivi amatoriali la possibilità di sentirsi dei veri e propri campioni e, grazie anche alla rete, degli eroi dello sport. Il nome Hego racconta proprio questo: la commistione tra la figura di un eroe, “Hero”, e il “Go”, verbo d’azione per eccel-

Roberto Iannacone

lenza. Dalla fusione di questi due concetti nasce una piattaforma elegante e dinamica che mette al centro lo sportivo, anziché lo sport in sé, intercettando anche la crescente volontà di raccontarsi sui social network. Il servizio non si conclude infatti con la videoregistrazione della partita. Tramite il portale web e l’app, ogni giocatore ha la possibilità di accedere al proprio account, il ‘My Hego’, cercare il video che lo ritrae protagonista, taggarsi, estrapolarne una parte, editarlo e condividerlo sui social con un semplice click. Inoltre, grazie a delle funzioni integrate, l’utente può misurare i propri livelli di performance, attraverso statistiche elaborate dal sistema e controllare alcuni dati come i chilometri percorsi, la velocità media e le calorie bruciate, i risultati delle partite giocate, i gol o i punti

messi a segno e assegnare un voto agli altri player. I primi due sport sui quali Hego si concentrerà saranno il calcio (compreso il calcio a 5) e il tennis.


start up

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eroi per un giorno Condivisione ed innovazione. Falli dubbi, azioni, gol, gaffe: con Hego ci sono delle nuove avventure da raccontare dubbi o incerti, fare commenti ironici sulle gaffe degli amici o esaltare il proprio gol o la propria azione. Con Hego ci saranno delle prove inconfutabili! Il bisogno sempre più forte per i giovani”, continua Fiorito, “è quello della condivisione e dell’innovazione: condividere con tutti i propri momenti e le proprie esperienze grazie ai nuovi strumenti come i social network. Con HEGO ci sono delle nuove avventure da raccontare”.

Dedicato anche agli sport-lovers

ego si rivolge non solo ai giocatori, ma H anche agli sport-lovers.

“Negli sport”, scende nei dettagli uno degli ideatori, Lorenzo Fiorito, “la componente tecnica è fondamentale, avere la possibilità di rivedersi può

aiutare i giocatori a migliorare le proprie prestazioni. Non è difficile assistere a discussioni su falli

“Oggi”, aggiunge il giovane ruffanese, “non esiste nel

mercato alcuna azienda che offra questo servizio, in quanto i nostri competitor sono focalizzati sull’aspetto tecnico della piattaforma, mentre noi puntiamo agli utenti e alle loro attività di divulgazione”. Lo sport è il mezzo, un veicolo di condivisione, non il fine. Una piattaforma dinamica, un servizio che non solo si propone di essere un aggregatore, ma sfrutta l’aggregazione stessa per svilupparsi e trasformarsi in un vero e proprio social network. “L’idea”, conclude Lorenzo Fiorito, “è quella di popolare la rete con una community che non si fermi allo sport praticato, ma che entri stabilmente nelle vite di chi utilizza il servizio, come i più grandi social sono stati in grado di fare”. Giuseppe Cerfeda

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Settimana di Passione VENERDÌ SANTO DI MAGLIE

Come da quasi cent’anni la via Crucis di Maglie porta in scena l’eleganza del corteo dei portatori del Cristo in smoking. L’appuntamento di venerdì 25 è alle ore 16 presso il santuario dell’Addolorata. Da qui parte la statua della Madonna sulle note della Traviata di Verdi. La processione con tutti i simulacri della Passione si avvia invece dalla chiesa matrice e vede la partecipazione dei bambini. Le femminucce si dividono tra le Veroniche, col volto coperto, e le Addolorate, vestite a lutto, mentre i maschietti indossano una coroncina di spine e delle tuniche rosse.

PASSIONE VIVENTE di MATINO

Matino ripercorre la Passione di Cristo e la Passione ripercorre Matino. Un intreccio tra storia, fede e tradizione che si snoda per le vie del paese e porta in scena, su un palcoscenico itinerante, i cittadini. Dalle 16,30 di domenica 20 i matinesi daranno vita ad un vero teatro, inscenando le ultime ore di vita terrena di Gesù, dall’ultima cena alla Crocifissione. I 12 apostoli prenderanno posto a tavola col Cristo nella villa comunale. In via Luttazzi si inscenerà l’arresto del Salvatore e davanti al Municipio la rinnegazione di Pietro. Pilato se ne laverà le mani in piazza San Giorgio e la Crocifissione si terrà in via Verdi.

UGENTO: VIA CRUCIS VIVENTE

Nella centrale piazza San Vicenzo, Ugento prepara due palchi per portare in scena la via Crucis. Una Passione resa vivente dalla partecipazione di quasi cento tra attori e comparse che, domenica 20 dalle 19,30, recitano la vita terrena di Gesù dalla Natività alla deposizione.

VIA CRUCIS A GALATINA

Breve ma intenso il tragitto che, alle 18 di venerdì 25, apre la via Crucis a Galatina. Poche decine di metri per la statua della Desolata, dalla chiesa dell’Addolorata alla chiesa madre, per ricevere, a margine della predica, il Crocifisso. Col simulacro nelle mani, la statua viene portata in corteo fino al Calvario. A processione rientrata, per tutta la notte, nella chiesa dell’Addolorata la banda esegue i lamenti della Madonna. Ore di attesa per l’appuntamento che all’alba, alle 5,30 di sabato 26, porta il Cristo morto e la Desolata in processione per le vie del paese. Sono i confratelli, col loro simbolo al collo, il cuore trafitto in metallo, incappucciati e con la tonaca nera e la corona di spine, ad accompagnare il Gesù e la Vergine, seguiti dalle donne in abito e velo sul volto neri. Un evento che di anno in anno culmina la crescente attesa nella partecipazione di centinaia di fedeli e delle personalità istituzionali della città.


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a scuola

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“Papà, quant’è brutto il circo con gli animali!” Percorso di informazione e sensibilizzazione. Con gli alunni dell’Istituto Comprensivo di Diso (con sedi ad Andrano, Castro e Marittima). Quell’incredibile compleanno col coccodrillo....

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onostante il Rapporto Eurispes 2015 rilevi che il 68,3% degli italiani sia contrario, in Italia non esistono restrizioni quantitative o di specie all’uso di animali nei circhi, i quali possono contare anche su finanziamenti pubblici milionari erogati ogni anno direttamente a specifiche strutture circensi dal Ministero dei Beni Culturali, Spettacolo e Turismo. Non esiste neanche un Registro Nazionale pubblico che evidenzi quanti animali sono detenuti nei circhi, in quali circhi e quanti circhi siano registrati sul territorio nazionale. Rimane un mistero anche quale sia il tasso di riproduzione degli animali nei circhi italiani. Secondo alcune stime di associazioni di settore oggi ci sarebbero circa 2mila animali detenuti in poco più di 100 circhi ed un numero elevatissimo di essi sarebbero di specie in via di estinzione come elefanti, tigri e leoni, ippopotami, rinoceronti, ecc. Quello che è certo, e che proprio agli animalisti non va giù, è che i circhi viaggino continuamente in Italia e all’estero, trasportando per migliaia di chilometri animali in gabbie e camion e forzandoli ad esibirsi e fare spettacoli per sopravvivere in condizioni che non hanno nulla in comune con le loro esigenze etologiche. Nonostante siano passati 45 anni e il modo in cui la società si rapporta agli animali sia radicalmente cambiato, oggi la Legge di riferimento sui circhi è sempre quella del 1968: “Disposizioni sui circhi equestri e sullo spettacolo viaggiante”. Il fatto che gli animali, spesso appartenenti a specie esotiche ed in via di estinzione, vengano costretti, in modo anacronistico e primitivo, a fare spettacoli per un pubblico pagante e a vivere in condizioni contrarie alla loro natura, non è finora stato considerato come ragione sufficiente a modernizzare la legge. Gli animalisti ormai da tempo chiedono l’abolizione del finanziamento pubblico ai circhi con animali, la proibizione dell’uso degli animali nei circhi e la riconversione del settore Circhi ad altre attività senza animali.

bbiamo un sogno : vorremmo che i bambini capissero che ci si può divertire senza dover necessariamente causare sofferenza ad un altro essere vivente e che poi lo spiegassero ai loro genitori”. Con queste motivazioni gli attivisti dell’Associazione “Noi come loro” di Tricase, hanno approntato un percorso di informazione e sensibilizzazione, avviato presso l’Istituto Comprensivo di Diso (con sedi ad Andrano, Castro e Marittima), a cura dell’insegnante Dora Rizzo. La dirigente scolastica Maria Maggio, che ama porre molta attenzione all'educazione dei sentimenti, ha accolto con grande favore il progetto, finalizzato ad una formazione etica e civile, utile anche come prevenzione del bullismo. Le finalità del percorso sono: sviluppare l’empatia e la capacità di immedesimarsi negli altri; educare al rispetto di tutti gli esseri viventi al di là della specie alla quale appartengono; educare a diventare cittadini adulti responsabili nei confronti degli animali per prevenire il fenomeno del randagismo, dell’abbandono e del maltrattamento degli animali. Tale progetto ha visto grande interesse e partecipazione da parte dei bambini che hanno subito acquisito le nuove conoscenze. Di recente, poi, un altro episodio ha letteralmente fatto infuriare i membri dell’Asso-

Parola di bambino:

ciazione “Noi come loro” e tutti coloro che abbiano una minimo di sensibilità animalista: “Presso la ludoteca di un centro del Capo di Leuca”, raccontano, “è stato festeggiato il compleanno di un bambino di prima elementare; tutto ok, non fosse per la favolosa idea dei genitori del festeggiato di organizzare uno spettacolo con la partecipazione straordinaria di un… coccodrillo! Sì, un coccodrillo vero, in compagnia di due serpenti...”. “Da quanto ci è stato riferito”, continuano gli animalisti, “provenivano da un circo che in questi giorni porta in giro per i nostri paesi il suo cosiddetto “spettacolo” con gli animali”. “Non crediamo che occorra essere attivisti animalisti per capire che in tutto ciò ci sia qualcosa che non va... Davvero”, si chiedono da “noi come Loro”, è questo il messaggio che vogliono far giungere ai loro figli quei genitori?”.

“Tutto è lecito? Anche”, proseguono, “portare via un animale dal suo habitat, segregarlo, privarlo della sua natura, usarlo come un pagliaccio per farci divertire? Verrebbe da chiedere a quelle persone che ci hanno riferito la vicenda facendoci vedere le foto, ma che si sono ben guardate dal denunciare l’accaduto alle autorità, o di mettere noi nelle condizioni di farlo, garantendo loro l’anonimato, se sono davvero convinte che riempirsi la bocca di belle parole, senza poi cercare di agire per cambiare le cose, basti per andare a letto tranquille la sera e meritare il sonno dei giusti”. Quanto è avvenuto ha rafforzato ancora di più le convinzioni degli attivisti della bontà del loro progetto nelle scuole: “Non pretendiamo di ergerci a giudici o giustizieri, ma alla luce di quanto accaduto, e visti i numerosi maltrattamenti che continuano a perpetrarsi quotidianamente, riteniamo che, oggi più che mai, sia necessaria un’incisiva azione educativa di questo tipo che coinvolga tutti gli alunni di scuola primaria e secondaria del territorio”. Il progetto ha coinvolto tutti gli alunni della scuola primaria dell'Istituto Comprensivo che hanno partecipato con vivo interesse alle attività, dimostrando una spiccata sensibilità nei confronti di tutti gli esseri viventi che non hanno possibilità di far valere, da soli, i propri diritti.


riti & folclore

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A Tavola con San Giuseppe Focara e Sapori a San Cassiano

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assione, devozione, cultura e tradizione hanno permesso a San Cassiano di tramandare di generazione in generazione il culto di San Giuseppe. Tant’è che la tradizionale sagra in suo onore giunge quest’anno alla 40esima edizione. L’appuntamento è fissato per venerdì 18, con l’accensione della focara ed il tripudio dei gusti tradizionali. Quella della focara è una tradizione che affonda le radici in un passato non molto lontano, in cui i ragazzi di San Cassiano raccoglievano legna da ardere, realizzando una serie di piccoli falò o “focareddrhe” in varie zone del paese. Con il tempo i falò divennero soltanto quattro, distribuendosi ciascuno per ogni rione del paese: lo Scazzamurreddhu, la Zona, la Cuccuascia e i Paduli. Tale usanza era una sorta di gioco collettivo che sollecitava rivalità ed emulazioni e, allo stesso tempo, stimolava il senso di appartenenza e di condivisione di un intera comunità. La cura del gusto spetterà invece al Circolo Donne di San Cassiano, pronte a preparare piatti tipici, dalle pittule al pesce fritto, dalla bruschetta con le rape alla puccia con peperoni o ricotta forte e alici, dai lamponi ai lupini, dalla massa al “granu stumpatu”, con le immancabili zeppole come dolce. L’atmosfera

A Santa Cesarea Terme, Cerfignano e Vitigliano Santa Cesarea Terme, si rinnova l'appuntaA mento con la tradizione. La Pro Loco, con la partecipazione dell'intera comunità di S. Cesarea, Cerfignano e Vitigliano, ripropone l'antico rito delle "Taule te San Giuseppe". Nei giorni che precedono la festa, la preparazione dei piatti, affidata alle mani sapienti ed esperte delle donne del paese, entra nelle scuole per coinvolgere le nuove generazioni attraverso delle dimostrazioni pratiche. Alle ore 18,30 di venerdì 18 , nei pressi della Chiesa di San Giuseppe a Cerfignano, apre al pubblico la tavola imbandita a festa. Sarà possibile degustare la tradizionale massa ed altre pietanze tipiche della Tavola. Sabato 19, dopo la Messa delle 11, i ragazzi della V elementare tornano protagonisti della tradizione, dando il via al rituale della consumazione delle pietanze.

Ad Otranto devozione per San Giuseppe a Otranto si concretizza nella tradizione delle TaLa vole e della Massa. Una volta mensa dei poveri, sarà arricchita dalle note del concerto di Antonio Castrignanò e dei Mama Ska, a pochissimi metri da piazza Cito. L’indomani, sabato 19, oltre ad onorare in ogni casa ed ad ogni tavola il santo, si seguono i riti religiosi. Alle messe delle 8 e delle 10 fa seguito, alle 11, la Processione per le vie del paese.

oggi le Tavole sono simbolo di ospitalità verso tutti, turisti compresi. Una tradizione sulla cui origine non ci sono grandi certezze. Si pensa che questi banchetti richiamino la mensa pasquale imbandita dagli ebrei o che vogliano riscattare il Santo dall’inospitalità ricevuta quando, a Betlemme, cercava un riparo per lui e per Maria. Le Tavole vengono preparate in case private e offerte a San Giuseppe per rice-

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vere la sua protezione, per chiedere una particolare grazia o per adempiere a un voto. Il loro allestimento è lungo e accurato ed è per questo che ha inizio molti giorni prima del 19 marzo. Altra usanza importante è la preparazione della Massa, una sfoglia di farina impastata con l’acqua e tagliata a strisce strette e lunghe, cotta poi con i ceci. Questa pietanza viene cucinata in grandissime quantità e riposta nei “limmi”, recipienti in terracotta, che saranno distribuiti nei giorni della festa. Giorni in cui, venerdì 18 e sabato 19, l’intero paese ospita le Tavole, permettendo a cittadini e turisti di recarsi in visita in una piacevole passeggiata che, tra gli altri, tocca anche l’oratorio, la scuola dell’infanzia, l’Istituto alberghiero e quello religioso delle Maestre Pie Filippine.

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A Palmariggi

avole di San Giuseppe anche a Palmariggi a cura dell’Anteas (associazione nazionale tutte le età attive per la solidarietà) “San Pio”. La settima edizione andrà in scena della tavola e della Sagra andrà in scena venerdì 18 marzo in via Sant’Antonio. Nel corso della mattinata sarà possibile visitare la Tavola; ai fedeli verrà distribuita la pagnotta benedetta conosciuta come “Pace”. Alle 17, la celebrazione della Santa Messa presso la Chiesa di San Luca Evangelista; alle 19, Benedizione della Tavola alla presenza dei Commensali scelti a rappresentare la Sacra Famiglia e i Santi. Alle 19,30 distribuzione alla comunità della “Massa” e di prodotti tipici della tradizionale Tavola di San Giuseppe.


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le tavole

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A Giurdignano San Giuseppe invita i soi soi C

ome ogni anno, da vent’anni a questa parte, si rinnova l’impegno costante e l’entusiasmo contagioso della Pro Loco “Sant’Arcangelo de Casulis”, che ripropone il 18 e 19 marzo, la tradizionale grande Tavola di San Giuseppe. Allestito in Piazza Municipio, il grande “banchetto” ha l’obiettivo di dare maggiore risalto alla tematica dell’Anno Europeo 2016, proclamato dal Parlamento Europeo come l’Anno della lotta alla violenza contro e donne, oltre alla tematicha del SS. Padre per l’Anno Giubilare 20162017 sulla “Misericordia” col fine di promuovere una società più coesa dove sia pensiero comune l’abbattimento della brutalità sull’essere umano. Nel pomeriggio di venerdì 18 Piazza Municipio accoglierà l’allestimento della “Grande Tavola” curata dalla Pro-Loco e, sparse per le vie del paese, altrettanto faranno ben 70 famiglie devote al Santo falegname. Le “tavole” vengono preparate e offerte a San Giuseppe per ricevere la sua protezione, per chiedere una particolare grazia, o per adempiere a un voto. La famiglia devota sceglie, fra parenti ed amici, chi consumerà ritualmente il pasto, secondo il detto “San Giuseppe invita i soi soi” (S. Giuseppe invita i suoi suoi). Questi, dovranno impersonare la Sacra Famiglia e la “tavola” sarà, quindi, formata dalle tre alle tredici “figure”, sempre in numero dispari, per richiamare e il numero della Sacra Famiglia e il numero degli apostoli partecipanti all’Ultima Cena. Alla vigilia della festa, la “tavola” è pronta e possono

A Giuggianello..

La grande Tavola in piazza a Giurdignano

avere inizio le visite. Dopo la benedizione si apriranno le porte dei privati mostrando gli allestimenti delle tavole: ogni padrone o padrona di casa ai visitatori donerà un pane di San Giuseppe, la tradizionale “puccia” benedetta (denominata “pace”); come consuetudine, non si risponderà con un grazie ma si replicherà con un sentito: “San Giuseppe te l’aggia an settu!”. Tutte le tavole dei devoti, imbandite ed impreziosite con addobbi floreali, tovaglie ricamate e merletti, avranno in primo piano l’effige del Santo ed i grossi pani circolari a forma di ciambella, riconducibili ai “Santi” della tavola (quello di San Giuseppe ha il bastone, quello della Madonna ha il rosario, quello di Gesù ha 3 cerchi che simboleggiano la Trinità, etc.). Le visite si protrarranno fino a sabato 19 a mezzogiorno, quando i “Santi”, commensali invitati dalla famiglia del devoto,

eseguiranno la consumazione, un rito di preghiera, scandito dai ritmi del San Giuseppe posto a capo tavola. Allla Grande Tavola 2016, con i 13 Santi, avendo la ProLoco tratto spunto dal tema dell’anno della Comunità Europea 2016 schieratasi contro la violenza sulle donne, prenderanno parte vari operatori, personalità e volontari dediti al contrasto del femminicidio ed in concomitanza dell’Anno Santo dichiarato dal SS Padre sulla “misericordia”, presenzieranno ospiti che si dedicano al sostegno dei disadattati. Per questi invitati essere “Santi per un giorno” significherà vivere di persona un particolare momento religioso, oltre al pathos che crea una piazza gremita di fedeli in giusto raccoglimento. A questi speciali commensali la Pro Loco consegnerà un ricordo speciale, realizzato artigianalmente dai ragazzi dell’Istituto Statale d’Arte di

Poggiardo, in merito al concorso patrocinato e finanziato con una borsa di studio dalla Pro Loco al progetto d’arte scelto. Lavori esclusivi per i 13 “Santi della Grande Tavola”, grazie alla collaborazione del dirigente scolastico Luigi Martano e della Prof.ssa Corvaglia, curatori anche di uno spazio in piazza, fruibile ai visitatori, allestito con una serie di oggetti d’arte dell’Istituto di Poggiardo ed un punto informazioni sulla proposta formativa dell’Istituto. Il buio della sera risplenderà di luci e colori con il grande frontone che dominerà la tavola, con la cornice della spalliera tutt’attorno la piazza, e alla galleria di archi sulla via principale che accoglierà i visitatori, luminarie curate dalla Ditta “Illumina” di Rocco Micolani da Giurdignano. Nella serata la piazza risuonerà delle note del pianoforte con la giovane Eleonora D’Aurelio, accompagnata dal M° Silvia Boccadamo al flauto traverso. Dopo la SS Messa e la Processione del Santo, alle 19,30 di venerdì 18, e dopo un intermezzo pirotecnico curato dalla Ditta Mega Angelo da Scorrano, la processione arriverà in piazza, accompagnata della Banda Musicale Città di Surbo e la statua del Santo verrà deposta sulla Grande Tavola. Nella stessa serata, presso il Largo Madonna del Rosario, la Pro Loco renderà disponibili degli stand gastronomici per gustare le pietanze tipiche. Nel corso della serata anche uno spettacolo musicale con il gruppo Macedonia Band ed intermezzi di cabaret con Gli alti e bassi.

Ad Uggiano...

ppena archiviata la Fiera del Bestiame, A Giuggianello torna a riunirsi per onorare San Giuseppe. La sagra si tiene venerdì 18. Una giornata intera che ruota attorno alla ricorrenza e coinvolge i più piccini, in mattinata già pronti a lasciare per qualche ora i banchi di scuola per raggiungere l’oratorio. Ad attenderli, le tavole di San Giuseppe ricche di bontà preparate e messe insieme nei giorni precedenti dai fedeli. Alla gioia degli occhi, nel pomeriggio segue quella del palato, con gli assaggi allietati da buona musica. Non prima, però, della messa serale e della benedizione ad opera del parroco.

tempo a Uggiano la Chiesa i nobili Un offrivano ai più poveri un pasto in onore della festa di San Giuseppe. Quella “visita” che si teneva di casa in casa anticamente, torna oggi tra venerdì 18 e sabato 19, trasformandosi nell’occasione per ammirare i banchetti allestiti in onore del santo e per rientrare in contatto con quei sapori di una volta, ormai sempre meno noti ai più giovani. I giorni che precedono la ricorrenza sono un crescendo di preparativi, fino ad arrivare a venerdì 18 quando la Tavole sono già pronte a far mostra di sé. Sabato 19, concluse le ultime visite, dalla gioia degli occhi si passa a quella del palato, assaggiando i lampascioni, la massa e ciciri, le pittule e tutti i piatti della tradizione.


San giuseppe

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Che festa a Salignano olenni Festeggiamenti in onore di San Giuseppe a SaS lignano (Castrignano del Capo), venerdì 18 e sabato 19. La festa ha origini molto antiche e una curiosa leggenda racconta dell’assegnazione dei diritti della fiera e della festa di San Giuseppe agli abitanti di Salignano, con le inevitabili rimostranze degli abitanti di Castrignano del Capo. Tale fu lo sdegno per l’infelice attribuzione che questi ultimi, durante una processione di San Giuseppe, approfittando della pioggia, abbandonarono il seguito della statua per dedicarsi alla raccolta delle lumache nelle campagne circostanti. Si inizia venerdì 18, alle 15,30 con la rituale processione, che partirà dalla chiesa madre e che proseguirà per le vie del paese fino ad arrivare alla cappella di San Giuseppe, ove si terrà la Santa Messa. Alle 20, in piazza Umberto I a Salignano, si esibirà “La Banda delle Zeppole”, gruppo che egregiamente ripropone la musica popolare nostrana in una cornice tradizionalissima, come veniva eseguita la pizzica di una volta. Durante la serata verrà accesa la Focaredda di San Giuseppe. Sabato 19 si inizia con la classica Fiera nei pressi della Cappella, lungo la strada che da Castrignano e Salignano conduce a Santa Maria di Leuca, e che durerà tutta la mattinata. Sante Messe alle 9 e alle 11; alle ore 12,30 circa la statua del Santo (restaurata a regola d’arte per l’occasione) verrà riportata in chiesa madre, dove alle 17,30 verrà celebrata la Santa Messa. Alle 20,30, in piazza Umberto I, Festival Bar Italia con Vanny DJ e Fabio Marzo, con il meglio della musica italiana dagli anni ‘60 ad oggi rivisitata in chiave dance. Nel corso dello spettacolo avverrà l’estrazione della lotteria con ricchi premi in palio, di cui i biglietti possono essere acquistati in tutto l’arco della festa al costo di un solo euro cadauno. Alle 23, spettacolo pirotecnico.

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Tavole imbandite a Minervino, Cocumola e Specchia Gallone

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tavola di San Giuseppe a Minervino raggiunge quest’anno la sua undicesima edizione. L’antica passione e la tradizione tornano a riempire le case, inebriandole della bellezza delle tavole addobbate e dei profumi dei piatti di una volta. Già venerdì 18, dopo la processione delle ore 17, i banchetti diventano un’occasione non solo per onorare il santo ma anche per incontrarsi: i fedeli, infatti, si spostano in visita per le abitazioni del paese ad ammirare le tavole imbandite ed apparecchiate per il pranzo di San Giuseppe. La giornata di venerdì 18 è anche quella della “Tavola della solidarietà”, iniziativa patrocinata dal Comune di Minervino e promossa dal Lions e Leo Club di Maglie. Per l’occasione si terrà, alle ore 19, presso Palazzo Venturi, il convegno “Le Tavole di San Giuseppe tra tradizione, devozione e cultura”, che vedrà protagonisti i proff. Vincenzo Esposito (Università di Salerno) ed Eugenio Imbriani (Università del Salento). L’indomani, sabato 19, è il giorno in cui, a mezzogiorno, le tavole imbandite in tutte le case attendono il segnale di colui che impersonifica il santo, per aprire il pranzo. I tradizionali pani che rappresentano la Sacra Famiglia, attendono i commensali tanto nelle case private quanto nella Tavola di Piazza Convento che riceve la benedizione alla fine della messa delle ore 18. Si apre così la serata tra gli stand gastronomici che raduna tutta la cittadinanza.

A Cocumola... ome a Minervino, anche nella C frazione di Cocumola la festa è un evento sentito. Apertasi già la domenica prima con sagra in onore di San Giuseppe, continua venerdì 18, giorno in cui alla messa delle 17 fa seguito, con la processione, la benedizione “casa casa” delle tavole. Sabato 19 è il momento del rito: a Cocumola il pranzo non è un vero e proprio banchetto ma, piuttosto, una serie di assaggi dal valore quasi simbolico. Le pietanze, infatti, non vanno consumate: se ne devono conservare a sufficienza

per portarle nelle case dei vicini dimodoché, come da antica tradizione, solcata negli anni della povertà, tutti possano goderne.

A Specchia Gallone...

La

piccola frazione di Minervino, Specchia Gallone, nonostante i suoi appena 500 abitanti, non manca di far sentire il suo amore per San Giuseppe. Qui, la Tavola in onore del padre putativo di Gesù, viene allestita tra i suggestivi affreschi della cappella di Sant’Anna. Per l’occasione, viene distribuita ai fedeli la tipica pietanza, nota col nome di “massa”.


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275: 15enne muore in incidente stradale

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Smontavano e rivendevano i pezzi delle auto: arrestati D

ue uomini sono finiti in manette riciclaggio in corso. Si tratta di Francesco Greco, 39enne di Galatina, e Roberto Luceri, anche lui del ’77. Gli agenti della polizia di Galatina li hanno sorpresi a tagliare pezzi di auto rubate da rivendere. I poliziotti hanno fatto “visita” all’officina di Greco nella giornata di oggi, dopo aver notato un andirivieni sospetto nel pomeriggio precedente Giunti sul posto, nelle campagne tra Cutrofiano e Supersano, hanno sorpreso Luceri nello smantellare un’auto.

L’esito della perquisizione nei due locali è stato stupefacente: numerosissimi pezzi di autovetture e decine di targhe tagliate e gettate via. Addirittura, la vettura sulla quale i due stavano lavorando, è risultata rubata nel tarantino poche ore prima: il proprietario non si era nemmeno accorto di quanto accaduto, visto lo scarso utilizzo che ne faceva. Tutto il materiale rinvenuto, del valore indicativo di 10mila euro, è stato sequestrato. I due sono stati arrestati con l’accusa di riciclaggio in concorso.

taurisano: auto distrutte dalle fiamme E

rano circa le 2 della notte quando è partita la chiamata al 115 che ha fatto scattare i vigili del fuoco del distaccamento di Tricase. Giunti sul posto, i pompieri hanno spento le fiamme e messo in sicurezza la zona, scongiurando ulteriori danni anche a garage e muri (già raggiunti dall’incendio) dell’abitazione del proprietario delle due vetture. Le auto distrutte sono una Opel

Un

incidente stradale sulla Ss 275 è costato la vita ad un ragazzo di Montesano Salentino, Gianluigi Coppola, appena 15enne. Al tramonto di venerdì 4, la Fiat Idea a bordo della quale viaggiava, condotta dal cugino 22enne, anche lui montesanese, è andata a schiantarsi contro il muretto a secco a lato della statale, non lontano proprio da Montesano ed a qualche centinaio di metri dal Mercatone Uno. Sbalzati fuori dall’abitacolo, i due giovani sono stati trasportati d’urgenza all’ospedale di Tricase. Per Gianluigi è stata necessaria un’operazione alla testa, praticata al “Vito Fazzi” di Lecce. Da lì in poi, una lunga agonia durata oltre una settimana, fino alla morte. È dei giorni seguenti la notizia dell’iscrizione nel registro degli indagati del cugino di Gianluigi, sotto inchiesta per omicidio colposo. Più una formalità che una potenziale accusa, dovuta al fatto che uno dei pochi dati certi da cui parte l’inchiesta è che, quella sera, era lui a guidare la Fiat Idea. Anche se, dagli attimi seguenti lo schianto, è partita la caccia, alimentata dallo zio della vittima, ad un suv nero, reo secondo testimoni di aver provocato l’uscita di strada dei due ragazzi con un sorpasso spericolato.

Minacce o vandali?

“Li ho pagati per non ucciderti!”: ma è una bugia per riconquistarlo I

nventa di sana pianta una storia nella quale avrebbe sventato l’omicidio del suo fidanzato, al fine di riappacificarsi con lui dopo una lite. F.U., 24enne ragazza di Presicce, si è infilata così in una vicenda più grande di lei, senza immaginare dove questa l’avrebbe portata: al patteggiamento di una pena di un anno e 8 mesi di reclusione. La ragazza accusa tre suoi compaesani di estorsione ai suoi danni. Inventa che i tre, tutti incensurati, le avrebbero chiesto mille euro per non uccidere il suo fidanzato. E per avvalorare la sua storia, proprio agli occhi del suo ragazzo, col quale voleva riavvicinarsi, si reca in caserma a raccontare tutto ai ca-

natorio. Lo studio del sindaco e l’abitazione dell’assessore sono state danneggiate attorno alla stessa ora. Nel primo caso l’autore è noto: rintracciato grazie alle telecamere di videosorveglianza della zona, un 30enne del posto è stato identificato come il presunto autore dei danneggiamenti alla porta dello studio dove il sindaco svolge la professione di avvocato. Sarebbe stato lui a mandare in frantumi il vetro che affaccia sulla strada che è la stessa della sede municipale di Parabita. Non ancora identificato invece l’autore dei danneggiamenti presso l’abitazione di Coi. Anche qui è stata sfondata una vetrata. Sono in corso indagini per chiarire se quanto accaduto sia opera di uno o di più persone. Ancora ignote le motivazioni che potrebbero avere natura politica.

raid al supermercato

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apina a mano armata nel supermercato “DiMeglio” di via Primo Maggio a Presicce. In tre si sono presentati all’ingresso a volto coperto, uno di loro era armato. Tra i clienti in fila alle casse, si sono fatti consegnare l’incasso e in pochi secondi si sono allontanati con un bottino di quasi 3mila euro. Fuga indisturbata: nè sulla strada, nè all’interno del supermercato, vi sono telecamere di sorveglianza.

racale e parabita: due suicidi sventati dai carabinieri I

sindaco di Parabita, Alfredo Cacciapaglia, Il ed un assessore, Biagio Coi, sono stati vittima di atti al confine tra il vandalismo ed il mi-

rabinieri di Tricase. Parte così un’indagine a carico dei tre presiccesi accusati di tentata estorsione e sospettati di architettare un omicidio. Le intercettazioni telefoniche a loro carico, però, mettono da subito in dubbio il racconto della ragazza. Tant’è che, dopo qualche giorno, mancando anche il minimo sentore dei reati ipotizzati, le attenzioni si spostano proprio sulla 24enne. E da un dialogo intercorso con il fidanzato, ai sospetti si sommano le prime conferme: la storia è inventata. La giovane viene rinviata a giudizio e patteggia una pena (sospesa) a 20 mesi per calunnia. I tre ragazzi da lei accusati si sono costituiti parte civile.

Astra ed una Opel Agila di un commerciante del posto, in sosta nel cortile dell’abitazione, una accanto all’altra (come visibile in foto). Non ancora chiaro se si sia trattato di un incidente o di dolo. Le indagini sono affidate agli agenti del commissariato di Taurisano che si potranno avvalere delle telecamere di sorveglianza della zona.

Carabinieri, su indicazione dell’operatore della Centrale Operativa della Compagnia di Tricase, hanno evitato che una 47enne si togliesse la vita. Tutto è iniziato quando i carabinieri hanno ricevuto la comunicazione di un cittadino di Bari che segnalava l’intento suicida di una sua “amica di Facebook” della zona. Pochi i dati forniti: il nome ed il cognome della donna e il fatto che fosse salentina. Dalle banche dati in dotazione alle Forze di Polizia, i carabinieri sono risaliti alla data di nascita della 47enne e poi al suo indirizzo di Racale. A quel punto sono stati allertati i colleghi del posto che si sono precipitati presso l’abitazione ed hanno trovato la signora chiusa in bagno: aveva ingerito dei farmaci per togliersi la vita, come effettivamente aveva riportato sul social network. Convita ad aprire la porta, è stata trasportata in ospedale a Casarano col 118. Qui è stata visitata e ricoverata in prognosi riservata. Una storia triste che avrebbe potuto avere un epilogo ancor più disperato se l’operatore della Centrale Operativa della Compagnia di Tricase non avesse avuto prontezza ed intuito nell’approfondire le ricerche che hanno condotto alla donna e le hanno salvato la vita.

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opo quello di Racale, dove una donna aveva annunciato su facebook l’intento di togliersi la vita, altro suicidio scongiurato dai carabinieri nella serata di ieri, in questo caso a Parabita. Una donna del posto si era sporta su una pensilina esterna della sua abitazione, col chiaro intento di lasciarsi cadere nel vuoto. Alcuni passanti, tra cui un carabiniere fuori servizio, notandola, hanno allertato il 112, che ha provveduto ad inviare una pattuglia sul posto. Una volta raggiunta l’abitazione gli uomini dell’Arma hanno interagito con uno dei figli della donna che, nonostante fosse in casa, era completamente all’oscuro di quanto stesse accadendo. Il giovane è così intervenuto facendo desistere la madre ed affidandola alle cure del 118.


cronaca salentina

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tricase, spacciava sull’autobus della scuola: arrestato 18enne I

Carabinieri di Tricase, hanno tratto in arresto un 18enne del luogo per “detenzione ai fini di spaccio di sostanza stupefacente”. Da diverso tempo alcuni genitori avevano segnalato attività “strane” sull’autobus che portava giornalmente i loro figliuoli a scuola. Bisognava però individuare chi fosse il pusher ed attendere l’occasione buona. Complessa ed articolata l’attività

posta in essere dai carabinieri anche perchè il ragazzo risulta essere il classico insospettabile. A suo carico, infatti, non figura alcun precedente, né il suo nome era mai emerso in analoghe attività. Ad ogni modo, fatte le opportune verifiche e attuati vari servizi di osservazione, è scattata l’operazione. I Carabinieri della Stazione di Tricase, in collaborazione con i colleghi del Nucleo Operativo

hanno fermato il pusher pochi istanti prima che salisse a bordo dell’autobus che l’avrebbe portato a scuola. Indosso gli sono stati trovati 6 involucri contenenti sostanza stupefacente tipo hashish. Nel corso della successiva perquisizione effettuata presso la sua abitazione sono stati trovati altri 5 involucri identici per peso e confezionamento. Il totale dello stupefacente rinvenuto ammonta a 55 gr.

Corsano: rapina anziana che prega è

finito in manette Alessio Sergi, già noto alle forze dell’ordine. Il 23enne si era reso protagonista di una rapina in casa di una anziana 77enne del posto. Il giovane è piombato davanti alla donna intimandole di consegnargli dei soldi. Nello specifico, almeno cento euro. L’anziana vittima, impaurita, ha raggiunto una cartella dove custodiva dei contanti, chiedendo all’uomo di accontentarsi di 50 euro. Notate altre banconote, senza pietà Sergi le ha strappate di mano alla donna. Si trattava, in pratica, dell’intero importo della pensione della signora: 750 euro. Liberatasi quantomeno della presenza dell’uomo, fug-

gito con tutti i suoi soldi, la donna ha scoperto di essere stata precedentemente derubata anche di altri suoi averi. Il 23enne, prima di manifestarsi, aveva messo a soqquadro la camera da letto dell’abitazione, rubando gioielli tra cui la fede dei 25 anni di matrimonio della donna, del valore di 2mila euro. Nello sconforto, la signora ha contattato i carabinieri, fornendo loro una dettagliata de-

scrizione del rapinatore. Dalle riprese effettuate dalle telecamere di sorveglianza della zona, gli uomini dell’Arma hanno individuato un passante vestito come descritto dalla vittima e riconosciuto. Raggiunto presso la sua abitazione, Sergi è stato trovato in possesso di 5 grammi di eroina, e con indosso gli abiti descritti dalla vittima. Mancavano però parte del denaro sottratto ed i monili dell’anziana vittima. I carabinieri hanno quindi continuato le ricerche fino ad imbattersi in un amico del 23enne che, alla presenza dei militari, ha immediatamente consegnato la refurtiva.

Recuperata anche la somma di 170euro frutto dell’attività di spaccio ed un bilancino elettronico di precisione. L’arrestato è stato accompagnato presso la Caserma di Tricase per le formalità di rito e poi condotto presso la sua abitazione dove resterà sottoposto al regime degli arresti domiciliari. Lo stupefacente, il danaro ed il bilancino sono stati sottoposti a sequestro.

abusivismo nel Capo di Leuca: 3 denunce facebook.com/redazione.ilgallo

Evade i domiciliari per tornare in famiglia E

ra in affido ai domiciliari alla Comunità San Vincenzo di San Michele Salentino, nel brindisino, dallo scorso 18 febbraio per reati contro il patrimonio, ma non doveva aver digerito la lontananza da casa. Pierluigi Carecci, 26enne originario di Uggiano La Chiesa, è evaso nella primo pomeriggio di sabato per raggiungere il suo paese ed evidentemente i suoi familiari. I carabinieri di Minervino lo hanno presto rintracciato grazie sia alle informazioni raccolte che alla collaborazione dei familiari. Dopo le formalità del caso, Carecci è stato tratto in arresto in flagranza di reato di evasione, e su disposizione del pm di turno, riportato in Comunità dove è tornato agli arresti domiciliari. Rischia di vedersi inaprire, nei prossimi giorni, la misura detentiva, passando agli arresti in carcere.

orpo Forestale in azione nel Capo di Leuca. C Gli agenti di Tricase hanno denunciato tre persone per abusivismo tra Corsano, Torre

Vado e Salve. In località Cazzamendola a Corsano è stato sequestrato un manufatto di circa 40mq costrutito senza alcuna autorizzazione. Denunciata la proprietaria del terreno, una donna di 54 anni del posto. A Torre Vado è stata sequestrata una struttura di una dozzina di metri quadri realizzata in una zona sottoposta a vincolo paesaggistico. Il vano era stato costruito senza autorizzazioni e il terreno classificato come E2 (“verde agricolo”). La proprietaria, che vive in Svizzera ed ha 58 anni, è stata raggiunta da denuncia a suo carico. Stessa sorte toccata ad 78enne di Lecce, proprietario di un terreno in località Cabina a Salve dove, senza autorizzazioni, era stato realizzato un piazzale di circa 350mq con tanto di passaggio pedonabile di 120mq ed il ripristino e l’allargamento di un vecchio stradone carrozzabile di circa 165mq. Il tutto in piena macchia mediterranea, in un’area a pascolo sequestrata dagli agenti.


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terzultima

19 marzo/1 aprile 2016

Domande e risposte... pizzicate Pierpaolo De Giorgi. Il nesso tra commercio e tradizione: intervista ad uno dei fondatori dei Tamburellisti di Torrepaduli: “Scuole e corsi gestiti da veri docenti della materia”

“Preso dalla curiosità e dalla voglia di approfondire il nesso sempre più articolato tra commercio e tradizione”, spiega Pierpaolo Corso, “ho scritto delle domande e le ho rivolte ad alcuni esponenti della “Pizzica” nella nostra terra. Domande a tratti provocatorie per molti, a tratti semplicemente frutto di curiosità trattenuta troppo”. Il primo a rispondere alle Domande Pizzicate, tra coloro che sono stati contattati, è stato Pierpaolo De Giorgi, dei Tamburellisti di Torrepaduli.

Come immagini cresca in un futuro ciò che stai costruendo oggi? “Ho sempre pensato che la forza dei nuclei della pizzica prima o poi dovesse giungere alle grandi strutture nazionali e internazionali della musica e della danza. Qualcosa di simile in parte è accaduto, ma per il momento è troppo poco. In ogni caso la pizzica merita di avere un destino simile a quello della samba e del flamenco, stili che vengono spesso contaminati ma che nello stesso tempo sono tutelati da scuole e interventi statali di alto livello”.

Il

fenomeno Salento ed il boom turistico che lo alimenta portano nuove influenze e naturali cambiamenti nel modo di trasmettere la tradizione alle nuove generazioni. Cosa senti di influenzare nella tua terra? “Ritengo di aver dato un contributo alla rinascita della tradizione popolare salentina, con i grandi valori umani, artistici e spirituali che esprime e con il ruolo primario e terapeutico che assegna alla musica. Credo anche di aver ridato forza al simbolo arcaico del tamburello, fino a tutti gli anni Ottanta ignorato o misconosciuto dal grande pubblico. Dopo il mio intervento dei primi anni ’90 assieme ai Tamburellisti di Torrepaduli, la gente ha rinnovato la fiducia, che era andata quasi del tutto smarrita, nei valori della pizzica e nella forza identitaria della cultura dei nostri antenati. Il successo ottenuto nello studio dei documenti della tradizione e nella riproposta artistica fatta assieme ai Tamburellisti di Torrepaduli si è tradotto in un vero e proprio piacere collettivo, uditivo, visivo e culturale. Tutto è avvenuto, con mia grande sorpresa e un po’ di soddisfazione, in linea con la preparazione universitaria che mi ha portato alla laurea in Estetica o Filosofia dell’Arte. Inizialmente non riponevo in essa troppa fiducia, e invece mi ha fornito gli strumenti per andare avanti nella ricerca e nella riproposta. Così ho scoperto, giorno dopo giorno, che la tradizione popolare salentina conserva l’antichissimo segreto dell’armonia e, per questo, offre alle giovani generazioni una valida alternativa all’incredibile stupro della natura e ai capovolgimenti patologici del modo di vivere e della socialità del mondo di oggi. I nuclei espressivi e i simboli dell’armonia della pizzica, che esprimono rinascita e voglia di vivere, sono forti e, nonostante le riduzioni che vengono dalle nuove influenze e dai pacchetti per turisti, possono essere identificati, imparati, salvati e riprodotti. Molti hanno compreso il mio messaggio, anche se a volte non ricordano più chi è stato a fornirlo per primo, ma questo mancato riconoscimento, anche se duole un po’, ha un’importanza del tutto secondaria. La rinascita della pizzica ha rappresentato una vera e propria rivoluzione culturale”.

Come samba e flamenco

I Tamburellisti di Torrepaduli

Avventura non superficiale

Cos’è la tradizione per te? “La tradizione è la ricchezza collettiva del nostro passato, che si offre all’intelligenza contemporanea e alla nostra capacità di sceglierne e di comprenderne i valori migliori, mettendo da parte quelli peggiori. è una ricchezza che ci dà grandi emozioni ed è una rivoluzione culturale: “la rinascita della cultura della rinascita”.

concomitanza con i colpi del tamburello. I migliori esecutori fanno tutto questo, accanto alle figure di corteggiamento e di lotta, di solito inconsciamente. I peggiori trascurano spesso questi elementi primari. Mi piace ricordare come i commentatori antichi rimanevano sorpresi dalla bellezza di questo stile e dai ballerini che sembravano quasi sospesi per aria”.

Per fare una buona pizzica... Quali sono i fondamentali per fare della buona pizzica? “Oggi è più che mai necessario comprendere che la natura degli elementi costitutivi, sia musicali che coreutici, della pizzica è armonica, vale a dire bipolare. Non dobbiamo dimenticare di essere in presenza di una musica che riesce a guarire coloro che si sentono avvelenati dal “morso psichico” della taranta e, quindi, per essere ricreata come tale deve essere compresa a sufficienza. Così gli elementi costitutivi della pizzica, come ho compreso dopo una lunga ricerca etnomusicologica e filosofica, sono per la musica un ritmo doppio e simbolico insieme binario e ternario, una linea melodica ricca di tensioni e distensioni, e una cellula ritmomelodica “a culla”. Per la danza un movimento doppio costante di dondolamento e di “incrocio” tra gli arti. Anche quello della danza, che segue in tutto la musica, è un movimento universale “a culla” antichissimo, pulsante e cardiaco, che consola, diverte e piace immensamente, come accade ai primordi della vita. Non si può fare una buona pizzica se si dimentica che il tempo pari e il tempo dispari devono essere suonati simultaneamente sul grande simbolo primario del tamburello e, nella danza, se non si muovono le gambe e le braccia secondo un ritmico dondolamento tra due punti opposti dello spazio o incrociandole tra loro. O ancora se non si “salta” rispettando il ritmo giusto, ossia se non ci si muove sopra e sotto sistematicamente in

Pierpaolo De Giorgi

Perché la pizzica è così virale e attraente per i turisti e non per i salentini stessi? “La pizzica nel recente passato è stata molto attraente per i salentini, tanto che inizialmente sono loro che ne hanno decretato il clamoroso successo. Oggi c’è una fase di ripensamento che, a mio parere, è utile per stimolare il viaggio verso la profondità del discorso. Spesso i salentini oggi non riescono a distinguere tra i nuclei tradizionali autentici e le loro copie banali e raffazzonate. Occorre comprendere che la pizzica non è un’avventura superficiale. Per guarire dalla stasi e per risvegliare le menti dormienti una ricetta c’è: cultura, divertimento, mente aperta, conoscenza, rispetto per gli antenati e liberazione dalle schiavitù culturali di moda, spesso vetuste e riciclate, indotte dai media e da chi vuole speculare sui gusti facili dei giovani”.

Il tamburello di Peppa Pig... Se potessi... Avessi a disposizione un potere politico, cosa costruiresti o avvieresti sul territorio? “Per conservare i nuclei autentici della pizzica occorrono sistemi pubblici di educazione e di conoscenza come scuole e corsi gestiti da veri docenti della materia, che utilizzano l’esempio dei depositari autentici e non copie delle copie. Non possono mancare pubblicazioni, convegni di ricercatori, seminari, dibattiti e scambi tra studiosi e artisti di orientamento diverso. Occorre diffondere la conoscenza delle strutture e la consapevolezza dell’importanza di questi beni culturali, vero e proprio patrimonio universale. Anche se ogni tanto qualcosa di tutto questo viene fatto, in realtà il pubblico conosce pochissimo i nuclei della pizzica e i significati del tarantismo, a volte negati dagli scettici che non credono che la collettività abbia, come in effetti ha, un’intelligenza inconscia. è indispensabile e necessario ricorrere alle testimonianze di depositari come Amedeo De Rosa, Luigi Stifani o Uccio Aloisi”.

Una sera passeggiando per Gallipoli ho visto un tamburello con sopra stampata Peppa Pig, mi ha fatto venire in mente una domanda: qual è la minaccia più grande per la nostra tradizione? “Da quanto abbiamo detto finora è facile trarre le conseguenze. Lasciamo vivere tutte le contaminazioni, perché in ogni fenomeno di successo ci sono sempre epifenomeni superficiali paralleli, godiamoci le nuove produzioni che si ispirano alla tradizione ma cerchiamo di conservare i nuclei della tradizione e di capire che i nostri valori culturali antichi possono farci godere, sì, farci provare un grande piacere fisico e sensuale oltre che artistico e culturale, molto di più dei prodotti commerciali di plastica, che invece spesso lasciano il tempo che trovano e non di rado emanano un odore di morte nauseabondo. La tradizione salentina, spesso influenzata da Dioniso, l’antico dio greco del vino, dello stare insieme e dell’ebbrezza, conosce anch’essa la morte ma la elabora e ci fa rinascere: è vita allo stato puro”.


tempo libero

19 marzo/1 aprile 2016

ilgallo.it

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one in programmazi dal 17 marzo LECCE - MULTISALA MASSIMO tEL. 0832/307433 Sala 1

18,45 - 20,40 - 22,30

forever young Sala 2

lo dicono le stelle di Eugenio Musarò (www.eugeniomusaro.it)

18,15 - 20,25 - 22,35

Sala 3

18,20 - 20,10 - 22

Sala 4

18,45 - 20,40 - 22,35

kung fu panda 3 ave, Cesare!

ariete

toro

La quadratura di Plutone persiste: rimandate i progetti importanti a tempi migliori anche se Urano congiunto vi incita a cambiare molte cose.

gemelli

Plutone e Giove persistono in trigono. Avete davanti molte possibilità da sfruttare in ogni campo. Le donne, sono molto favorite in amore.

Leone

Per la prima decade continua l’opposizione di Nettuno. Gli altri, grazie al trigono di Plutone e la congiunzione di Giove, possono dedicarsi ai loro progetti.

Capricorno

Sagittario Urano in trigono e Saturno congiunto, continuano a rivoluzionare la vita di molti sagittari. Solo la prima decade è ancora frenata da Nettuno.

Transiti negativi: Plutone in opposizione e Urano in quadratura. Vi sentite ancora frenati e vi conviene rimandare i vostri progetti a tempi migliori.

bilancia

vergine

Potete godere ancora del bellissimo trigono di Urano, in contemporanea a quello di Saturno. Per le donne, è un momento molto fortunato in amore.

Nettuno in quadratura negativa alla prima decade. La seconda può godere sempre del bellissimo sestile di Urano. La terza, per ora, deve arrangiarsi da sola.

Urano e Plutone continuano a bloccare la seconda decade. Tutti gli altri sono liberi di muoversi senza troppi ostacoli.

Scorpione

Urano e Saturno, entrambi in sestile continuano a favorire il vostro segno, soprattutto i nati nella seconda decade.

18,30 - 20,30 - 22,30

risorto SURBO - THE SPACE CINEMA tEL. 0832/812111 Sala 1

17 - 19,30 - 22

Sala 2

16,50 - 19,30 - 22,10

kung fu panda 3 risen

I vostri transiti sono ancora ottimi. Avete la possibilità di dedicarvi ai vostri progetti e di poterli realizzare.

acquario

Plutone e Nettuno vi sono favorevoli, ma persiste anche la quadratura di Urano che potrebbe creare qualche problema.

Sala 5

Cancro

Sala 3

16,10 - 22

Sala 4

17,10 - 19,45 - 22,20

Sala 5

21,35

the divergent: allergiant attacco al potere 2

lo chiamavano Jeeg robot

pesci Nettuno congiunto, potrebbe creare un po’ di confusione ma, Plutone è sempre dalla vostra parte ad aiutarvi in ogni campo..

Sala 6

16,20 - 19,05 - 22

Sala 7

21,15

Sala 8

16,40 - 19,05 - 22

the divergent: allergiant

Sala 9

Cerca tra le pubblicità e individua i 3 galletti “mimetizzati” e telefona martedì 22 marzo dalle 9,30 allo 0833/545777. tra i primi 50 che prenderanno la linea sarà sorteggiato un vouCHEr pEr un pErnottaMEnto in una delle strutture ricettive CaroLI HotELS (Leuca e gallipoli, con la formula un ospite gratuito ed uno pagante). In palio anche: i bIgLIEttI per i CInEMa; 1/2 kg di MIgnon offerti dalla pasticceria DoLCEMEntE di tricase; un apErICEna al ristorante MEnaMè di trICaSE; CoLaZIonE pEr DuE offerta da goLoSa a tricase; CornEtto e CappuCCIno offerto dal Caffè pISanELLI DI trICaSE; CornEtto e CappuCCIno offerto dal bar LEvantE di trICaSE; DuE apErItIvI al bar MEnaMè di trICaSE porto; DuE apErItIvI al bar MaL gLEf a MIggIano; DuE apErItIvI presso DoLCI fantaSIE di San CaSSIano; buono SConto di Euro 50 da applicare sull’acquisto di occhiali da sole o da vista presso ottICa MorCIano di trICaSE, anDrano, tIggIano e CaStro; una bottiglia di vIno da DELIZIE SaLEntInE trICaSE.

Telefona martedì 22 marzo dalle ore 9,30: 0833/545 777

Gallo

PeRiodico

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kung fu panda 3 forever young

GALLIPOLI - CINEMA ITALIA tEL. 0833/568653 Sala 1

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Sala 2

18 - 20,15 - 22,30

kung fu panda 3 the danish girl Sala 3

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forever young GALLIPOLI - CINEMA SCHIPA tEL. 0833/568653 18,30: ave, Cesare! 20,30-22,30: lo chiamavano Jeeg...

CASARANO - CINEMA MANZONI tEL. 0833/505270

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kung fu panda 3

CALIMERA - CINEMA ELIO tEL. 0832/875283 17 (festivi) - 19 - 21 (chiuso lun.)

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