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SERVIZIO FOTOGRAFICO - WE DAY

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TOP HITS BEATLES

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Sopraffazione

di Alessia Oreti

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Per questo nuovo numero non voglio scrivere in modo totalmente oggettivo. Mi metterò nei miei panni e parlerò di un problema che, sicuramente, almeno una volta ci ha accomunati tutti quanti: la sensazione di sopraffazione totale. Siamo adolescenti, studenti a tempo pieno. Possiamo praticamente dire che questo sia il nostro lavoro. Viviamo una continua routine: ci alziamo, andiamo a scuola, torniamo a casa, studiamo, andiamo a dormire e il giorno dopo, come vuole la legge della quotidianità, tutto ricomincia. C'è chi sostiene che la routine sia la nostra ancora di salvezza per vivere una vita non sregolata. Inversamente, in molti sostengono che essa possa portarci alla resa. Non prendiamoci in giro, quante volte in un anno capita di pensare: “No, basta. Sono esausto. Non posso sopportare di più?” Personalmente, a me succede più di dieci volte. Al mese. Ho una sopportazione bassa per l'ordinario. Allora quando ci sentiamo sopraffatti come dovremmo fare per non arrenderci? Probabilmente non abbiamo mai molto tempo per noi stessi e non pensiamo nemmeno sia così necessario. In una giornata dovremmo avere almeno un'ora da dedicare a ciò che ci piace sul serio... Chiamiamola pure “ora d'aria”. Usciamo di casa, andiamo a passeggiare o in palestra, leggiamo un libro, ascoltiamo musica, divertiamoci come preferiamo! (Nei limiti della legalità, si intende). È la nostra vita, non una prigione! Una conseguenza della routine è lo stress. Stressati già da adolescenti preannuncia una vita fatta di esaurimenti nervosi. Per cercare di alleviare questa sensazione come dovremmo fare? Respirare, non rimandare a domani ciò che potremmo fare oggi (per usare una frase fatta) e non lasciare che le cose si accumulino, gli impegni potrebbero schiacciarci. Per quanto terribile e utopico possa sembrare studiare giorno per giorno, può essere una mano santa. Vi rendere conto che il tempo libero aumenterà come il vostro rendimento.

Non isoliamoci. Se vi sentite stanchi, vinti da tutto ciò che cerca di mandarvi giù, parlatene! Qualcuno è e sarà sempre disposto ad ascoltare e a dare un consiglio. Prendere una pausa, almeno un giorno, per riposare e rilassarvi, rimettere in pari gli arretrati e schiarire la mente non può che esservi di aiuto. Siamo adolescenti, siamo studenti, non credete a chi, con falsa magniloquenza, vi dirà che i vostri problemi non valgono niente e che la vita di uno della nostra età è sempre facile. Loro non ricordano cosa voglia dire essere adolescenti e non sanno cosa voglia dire essere ragazzi in questa generazione. Non vi arrendete mai. I momenti di sopraffazione passano.

We could be heroes, just for one day

Suona così una delle più celebri canzoni scritte dall’uomo che, con il suo look iconico e la sua musica ha rivoluzionato la storia del pop e del rock: David Bowie. David mi ha sempre affascinata per il suo aspetto molto particolare e androgino, il suo look stravagante e le sue pose, sempre così strane. Nonostante tutto non mi ero mai appassionata particolarmente a Bowie fino a che, il 18 Maggio del 2019, mi sono imbattuta in una mostra, a Palazzo Medici Riccardi, intitolata appunto “Heroes”. Si trattava di un’esposizione di fotografie scattate da Masayoshi Sukita, celebre fotografo, che immortalò il cantante in molteplici situazioni. La mostra mi ha lasciata senza fiato: un’ esplosione di colori e vivacità, un viaggio all’interno della vita del cantante attraverso luoghi ed espressioni, tra lavoro e spontaneità. Sono rimasta colpita a tal punto da voler riprodurre alcune delle fotografie, rivisitandole a modo mio. Per fare ciò ho scelto una ragazza, Gaia Martelli, che ha dovuto posare come una vera e propria pop star. Abbiamo passato una giornata intera sommerse da trucchi e vestiti stravaganti, con l’immancabile sottofondo musicale del nostro David Bowie. Abbiamo entrambe interpretato dei ruoli particolari e ci siamo calate nella parte lasciandoci trasportare dalla musica e dall’atmosfera. Ci siamo catapultate in un mondo magico, colorato, quasi surreale. E adesso vi invito, cari lettori, a fare lo stesso.

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