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Una nuova ricerca contro il Coronavirus a Parma

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NE PARLA ALESSANDRO CASNATI, PROFESSORE E RICERCATORE DI CHIMICA ORGANICA

La ricerca scientifica lavora costantemente a sviluppare nuove strategie farmacologiche per frenare l’emergenza Coronavirus e rendere il Covid-19 una malattia curabile. In questi studi si inserisce il gruppo del prof. Alessandro Casnati e Francesco Sansone, docenti di chimica organica all’Università di Parma molto attivi nel campo della Chimica Supramolecolare. Recentemente Casnati ha partecipato, e partecipa tutt’ora, ad un importante studio insieme al professor Roberto Corradini del Dipartimento di Scienze Chimiche, della Vita e della Sostenibilità Ambientale, il Prof. Roberto Gambari e la Prof.ssa Alessia Finotti, biochimici dell’Università di Ferrara. Il progetto, avviato il 15 luglio 2021, mira a trovare soluzioni all’infezione da Covid-19, lavorando su due aspetti principali: rallentare la diffusione del virus inibendone la replicazione e ridurre le conseguenze negative dell’infezione. Alcune derivano da processi infiammatori a livello polmonare che, nei casi più gravi, comportano importanti problemi respiratori e all’intubazione. «La ricerca, pensata collegialmente, è frutto di un‘intensa collaborazione: – spiega Casnati – a Parma, noi chimici lavoriamo alla sintesi delle molecole, a Ferrara i biochimici testano la loro efficacia». Nel nostro organismo abbiamo acidi nucleici, il DNA e l’RNA, che hanno funzioni diverse. Nel progetto è stato sintetizzato un acido nucleico artificiale, il PNA, in grado di legarsi al RNA virale e di modificare gli effetti che il virus ha sulle nostre cellule. Il PNA può, inoltre, rallentare la così detta “tempesta citochinica”, spiegata dallo stesso Casnati: «Le cellule del nostro organismo cercano di opporsi a queste infezioni producendo citochine, ovvero proteine fabbricate dal sistema immunitario del corpo. Tuttavia, la risposta immunitaria di queste cellule è talmente forte da diventare, a volte, addirittura letale. Lo scopo di introdurre questo PNA nelle cellule è anche quello di diminuire la produzione di queste citochine indotte dall’infezione virale». Il problema è che la molecola di PNA non riesce da sola a superare la membrana cellulare, che funga da barriera. È qui che intervengono i professori Casnati e Sansone con la sintesi di molecole artificiali, chiamate Calixareni, in grado di legarsi al PNA. In questo modo l’acido nucleico riesce ad attraversare la membrana cellulare e a legarsi al RNA virale bersaglio, esercitando la sua azione. Uno dei vantaggi di questa sperimentazione è l’uso di acidi prodotti artificialmente, che non vengono riconosciuti e metabolizzati dal nostro organismo. In questo modo possono essere attivi nel corpo per più tempo. Casnati prosegue: «Sistemi di questo tipo potranno servire in futuro per curare tante altre malattie oltre il Covid, dai tumori alle malattie genetiche. I tempi per questo tipo di approccio sono ancora lunghi e al momento i test sono stati effettuati solo su cellule in vitro o modelli semplici. Si devono ancora superare le dovute barriere di controllo e di verifica da parte delle autorità regolatorie dei farmaci. Sarà anche molto importante dare opportune e dettagliate informazioni alla popolazione in quanto, come si è visto per i vaccini a base di RNA, queste terapie potrebbero non essere accettate da tutti». Come si è potuto verificare su larga scala nel corso di questa Pandemia con i vaccini a RNA, l’utilizzo di acidi nucleici è un’arma essenziale per il futuro della medicina e una strategia di cura che verrà molto sviluppata nei prossimi anni dal PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza). I risultati sono incoraggianti, e con ulteriori finanziamenti si spera che questa ricerca possa proseguire. La strada è ancora lunga, ma la scienza la percorre con tenacia. di Chiara Carolina Conte

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