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A febbraio giornata Mondiale contro
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Anche quest’anno si celebra la giornata mondiale contro l’infibulazione e le mutilazioni genitali femminili. Ma quanto ne sappiamo su questa pratica? Le mutilazioni genitali femminili sono operazioni eseguite su milioni di donne, in particolare fra l’infanzia e i 15 anni di vita. La pratica ha origini culturali antiche: nata circa 4.000 anni fa nei paesi del Medio Oriente e del nord Africa, viene ancor oggi effettuata prevalentemente nei paesi musulmani, ma non solo. L’infibulazione è un rituale fortemente sostenuto da alcune religioni, che viene collegato a ideali di bellezza e di purezza. A spiegarci tale retaggio è la Dott.ssa Simona Valitutto, specialista in Ostetricia e Ginecologia presso il Centro Medico Diagnostico Medi Saluser di Parma. «Si possono suddividere le mutilazioni genitali femminili in tre tipi: circoncisione del clitoride, detta anche “sunna”; taglio del clitoride e amputazione di una parte delle piccole labbra; l’asportazione di una parte del Monte di Venere e cucitura delle grandi labbra, lasciando un orifizio che va dai 2-3 cm fino alle dimensioni di un fiammifero». Gli attrezzi che venivano, e vengono tutt’oggi, utilizzati per praticare l’infibulazione sono coltelli, pezzi di vetro o lamette per tagliare, spine di acacia per suturare, cannucce in bambù per praticare le aperture. Per silenziare le urla di dolore, anche in assenza di anestetici, molti popoli ricorrevano a canti tradizionali. La dottoressa racconta: «Nel corso della mia carriera lavorativa mi è capitato di avere pazienti di sesso femminile sottoposte a mutilazioni genitali, prevalentemente di tipo uno o due». A causa di scarse condizioni igieniche e dell’entità dell’intervento, le giovani donne possono sviluppare gravi infezioni se non addirittura avere una morte precoce. «Dopo il parto – spiega la Valitutto – le madri possono essere sottoposte nuovamente all’infibulazione. Tuttavia, le continue manipolazioni del perineo potrebbero causare disfunzioni permanenti non solo a livello sessuale, ma anche legate a fattori come continenza urinaria, cisti e molto altro». L’infibulazione è, dunque, una pratica ancora molto diffusa anche nel nostro Paese. Interrogarsi sulle disuguaglianze tra i sessi e informarsi su pratiche barbare come quelle delle mutilazioni genitali è un ulteriore passo verso l’emancipazione femminile. di Chiara Carolina Conte
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