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Sommario

CLAUDIO SCACCINI

anno 31 numero 238 con Golf Digest e Golf World

IN COPERTINA: per ricordare il grande Severiano Ballesteros, abbiamo ripreso la foto di copertina di 'Golf Digest Italia' (allora ci chiamavamo così) del nostro numero 17, pubblicato nel giugno del 1983.

Grande, grandissima Diana Luna, che domenica 22 maggio è andata a vincere con pieno merito l'UniCredit Ladies German Open presented by Audi

EDITORIALE

IL GIORNALE a cura di Carolina Durante

80 COME SENTIRE UN GRANDE BACKSWING Tom Watson

32 ATTUALITÀ E PUNTI DI VISTA

82

RICORDI DAL GREEN Tiger Woods

84

RILASCIO CORRETTO Flick&Nicklaus

86

COME FINIRE ALLA GRANDE Butch Harmon

88

PER LA POTENZA IMPARATE A RITARDARE David Leadbetter

90

COME IMBUCARE I PUTT IMPORTANTI Hank Haney

11

UN LUNGO APPLAUSO Fulvio Golob

SEVE

SERVIZI

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E ORA, ONESTA E AFFIDABILE, RIMANE LA STORIA Donato Di Ponziano

44

US OPEN: Atti congressuali Ron Whitten

17

SE NON CI FOSSE STATO LUI ... Alberto Croze

50

L'INTERVISTA: Condi Rice John Barton

19

LA FORZA DEL PENSIERO Edoardo Molinari

56

BMW ITALIAN OPEN Italiani al top

24

SEVE RITRATTO D'ARTISTA Billy Fields

58

BMW ITALIAN OPEN CartaSi, atto terzo Fulvio Golob

38

ADIOS, SEVE Marco Durante

40

LYTHAM & ST. ANNES, IL PRIMO MAJOR Paolo De Chiesa

68

ESTRO, ABILITÀ E FANTASIA Giulia Sergas

113 116

QUELLA 'R' DI TROPPO Filippo Motta UNA PERSONA PER BENE Gabriele Villa

1957-2011

224 OPEN D'ITALIA 1990 Eagle senza toccare terra Marco Dal Fior

HCP ZERO 60

HCP ZERO E VARIE Nicola Montanaro

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MANDALA LUNGA Ryan Moore

66

NEI MEANDRI DEI RANKING Luca Barassi

96

PROVATECI Gary McCord

70

0/18 Barbara Zonchello

TECNICA

104 CINQUE COLPI PER SALVARE IL GIOCO Butch Harmon

75

SWING IN SEQUENZA I Molinari: fratelli nel golf

110 10 REGOLE PER GIOCARE CON I FERRI Nick Faldo

78

RENDETE PIÙ FAIRWAY P Steve Stricker

112

REGOLE Davide Lantos

Il Mondo del Golf

GI UGN O 20 1 1

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/ MAGGIO 2009 /

Sommario

Una buca del Golf La Cana, nella Repubblica Dominicana (servizio a pag. 140).

MATERIALI a cura di Luca Barassi

123 L'OFFSET Max Adler 126 INCHIESTA: 14 gemelli diversi 128 NOVITÀ IN CAMPO

140 R EPUBBLICA DOMINICANA Sulla rotta di Colombo Marco Dal Fior 148 I PIÙ BELLI DEL MONDO Francia: Golf National Paolo Emilio Pacciani

130 ITINERARI VOLVO Stelle in Lombardia

188 LE GARE PIÙ BELLE Ospiti dei circoli italiani

RUBRICHE

154 BUDAPEST Green mitteleuropei Paolo Ferrari

VIAGGI & CAMPI

GRANDI SPONSOR E ASSOCIAZIONI

164 RESORT Golf Hotel Campiglio

134 CHECK IN a cura di Veronica Pons

172 GOLF IN ALTO ADIGE

138 LA SOSTA: Evian

176 RESORT Borgo La Bagnaia

20 114 180 184 216 218 222

DAI LETTORI DOTTOR GOLF MONDO VERDE Luca Barassi PORSCHE GREEN CLUB NON SOLO GOLF GARE DI CIRCOLO DA GOLFISTA A GOLFISTA

è portavoce ufficiale delle seguenti associazioni federazioni e associazioni professionali CIPCG Consorzio Italiano Proprietari Campi da Golf FIDG Federaz. Italiana Golfisti Disabili

EGCOA European Golf Course Owners Association AITG Ass. Italiana Tecnici Golfisti

Il Mondo del Golf è media partner di:

le nostre associazioni AIACG Ass.Italiana Architetti di Campi da Golf

Porsche Green Club

1 DH One Digit Handicap

AIGG Associazione Italiana Giornalisti Golfisti

LGA Italian Ladies Golf Association

ACG Associazione Commercialisti Golfisti

AIAG Associazione Italiana Architetti Golfisti

ANMG Associazione Nazionale Militari Golfisti

AEROGOLF Associazione Italiana Golf Piloti e Gente dell’Aria

AIMG Associazione Italiana Medici Golfisti

PF Golf Associazione Italiana Promotori Finanziari

NGO Nucleo Ginnico Operativo

Golf & Classic Car

AIPB Associazione Italiana Private Banking

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Il Mondo del Golf

Business Open

Associazione Italiana Rotariani Golfisti

LOGOS Libera Organizzazione Golfisti Seniores

ITINERA Asociazione Italiana Golfisti Itineranti




/ EDITORIALE /

Fulvio Golob

Un lungo applauso Una decina di bandiere a mezz’asta e solo quella 1957-2011 spagnola in cima al pennone. In questo modo abbiamo visto salutare il grande Severiano Ballesteros, il giorno dopo la sua scomparsa, al San Vigilio Chervò Golf. Un gesto semplice, ma pieno di significato, per testimoniare, in silenzio, tutto l’affetto e l’ammirazione che avevano sempre circondato il grande fuoriclasse spagnolo. Il martedì successivo, al termine della gara dell’Associazione Italiana Giornalisti Golfisti (AIGG) al Golf Club Milano, un lungo applauso per Seve ha chiuso la semplice cerimonia di premiazione. Tutti in piedi, con una punta d’emozione, per un omaggio a quell’uomo che aveva insegnato a quasi tutti i presenti cosa fosse veramente il golf. Solo due dei mille piccoli gesti che, dovunque si parli di green e fairway, hanno voluto salutare per l’ultima volta un protagonista irripetibile del nostro sport. A lui dedichiamo la copertina di questo numero, ripresa da una nostra rivista del 1983. A lui abbiamo dedicato il servizio di Billy Fields, tratto da Golf World, e tutti gli interventi dei nostri opinionisti. Sono i nostri piccoli gesti per dirgli ancora una volta ‘grazie’ per quello che ha fatto per il golf, durante tutta la vita. Signori, chapeau!

sano bicchiere dei rossi delle sue terre. Se lo stile e i risultati sul campo non erano sempre da standing ovation, a tavola era unico e irripetibile fuoriclasse della battuta, dell’ironia, della simpatia. Ci lascia il ricordo di una grande professionalità, tre bei libri di sport e tanta tristezza. Ad Anna e Lorenzo, la moglie e il figlio, il nostro abbraccio affettuoso.

Championship, né guidato la squag dra europea all’assalto della Ryder Cup.

data a vincere con il piglio da dominatrice (sette colpi di vantaggio) una gara di assoluto prestigio come l’UniCredit Ladies German Open presented by Audi, al Golfpark Gut Häusern, nei pressi di Monaco di Baviera. Ma d’altronde siamo in odore di Solheim Cup e la nostra Diana vorrà senz’altro ripetere l’esperienza di due anni fa, stavolta però su suolo europeo, in quel di Killeen Castle, vicino a Dublino. Con la rivista già chiusa, siamo riusciti a dedicarle solo la foto di apertura del sommario, ci rifaremo in futuro. Forza Diana!

SEVE

Non ha mai vinto Masters, né Open

Ma Carletto Coscia il golf l’amava davvero. Anche perché – e quella era la parte che gli piaceva di più – dopo una gara poteva sedersi a tavola a scherzare con gli amici. Nato ad Alessandria 67 anni fa, aveva alle sue spalle 30 anni da inviato sportivo de La Stampa, per cui ha seguito sci, tennis, calcio, pugilato e, verso la fine della sua carriera, anche il golf. Per il quotidiano torinese, Carlo ha ‘coperto’ 12 Olimpiadi e 13 Campionati del Mondo (fra cui quattro di calcio). Ci ha lasciato anche lui, martedì 17 maggio, dopo aver combattuto con grande forza mali e malattie che lo avevano circondato. Noi lo ricorderemo con in mano un driver o un

anno è sede dell’Open di Francia. Vi presentiamo in anteprima questo percorso, nell’articolo di Paolo Emilio Pacciani, quarta ‘new entry’ di questo numero. Caporedattore dello sport alla Gazzetta di Parma, Paolo è un golfista di eccellente livello, oltre che vicepresidente dell’AIGG, di cui è anche il responsabile sportivo.

nuto sulla nostra rivista a tre ‘new g tori a New York. È entrato infatti g entry’: Giulia Sergas (la nostra simpati- in vigore lunedì 23 maggio lo “Smoke Voltiamo pagina e diamo il benve-

Sempre più dura la vita per i fuma-

cissima proette triestina), Gabriele Villa (inviato de ‘Il Giornale’) e a Itinera (associazione di golfisti itineranti, guidati da Mariano Sottili). In particolare, Giulia Sergas in qualche modo prende il posto di Diana Luna, che quest’anno, fra i suoi doveri di madre e campionessa, ci ha fatto sapere che purtroppo non avrebbe avuto il tempo per scrivere ancora la sua rubrica. Gabriele Villa è invece una vera istituzione del giornalismo golfistico di casa nostra e, quando avrà qualcosa di bello da raccontarci, ci invierà i suoi sempre interessanti articoli. Nata nel 2005, Itinera è infine un’associazione di golfisti che vogliono girare, provare campi diversi, misurarsi su buche sconosciute. Un’idea diversa di golf, che in questi anni ha raccolto non pochi successi (sito web: golfitinera.it)

Free Air Act”. Dopo il divieto a fumare nei ristoranti e nei luoghi pubblici al chiuso, adesso tocca ai circa 1.700 parchi della Grande Mela e ai suoi chilometri di spiaggia. Non si potrà perciò più fumare a Central Park, ma anche in piazze pedonalizzate come Times Square. La scure del sindaco antitabagista Michael Bloomberg è perciò arrivata in modo pesante e, in quanto assimilabili ai parchi, non l’hanno scampata nemmeno i campi di golf. Don’t smoke on the course, please.

non possiamo che essere strafelici g per il suo ritorno ai massimi livelli. È an-

E sempre parlando di Diana Luna,

recente, per diverse motivazioni, il g riconoscimento “Impegnati nel verOtto i circoli che hanno ricevuto di

de”. Ce ne occuperemo più in dettaglio nel prossimo numero, ma questa volta vogliamo almeno citarli per fare a tutti i nostri più sinceri complimenti. Eccoli: Argentario (GR), Casentino (AR), La Pinetina (CO), La Serra (AL), Olgiata (RM), Parma La Rocca (PR), Punta Ala (GR) e Quarrata (PT). aneddoto. Arrivato a casa dopo g aver disputato la Pro-Am del XXII Trofeo E chiudiamo con un bellissimo

Banca Popolare di Bergamo, sul percorso di Bergamo L’Albenza, Baldovino Dassù si è accorto di avere 15 bastoni nella sacca. Ha perciò chiamato la segreteria del Circolo per chiedere di essere squalificato. Impeccabile onestà di un grande professionista. E adesso, siate sinceri: alzi la mano chi di voi l’avrebbe fatto. Buon gioco a tutti.

g nuto l’assegnazione della Ryder Cup 2018. Ad ospitarla sarà il celebre

Fulvio Golob

Albatros, campo del Golf National di Guyancourt, vicino a Parigi, che ogni

direttoremdg@scode.it

Onore alla Francia per aver otte-

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Il Mondo del Golf

DAVID CANNON/GETTY IMAGES

Reprinted with permission from Golf Digest © (USA Edition) May 2011. Copyright © 2011. The Golf Digest Companies, which is a subsidiary of Advance Publications, Inc.

Ballesteros attaccava il campo con un’accattivante aggressività, il cui miglior esempio fu il British Open del 1988 al Royal Lytham & St. Annes, che vinse con due colpi di vantaggio su Nick Price.


SEVE

1957-2011

RITRATTO D’ARTISTA

SEVE

CARISMATICO E COMPLESSO, SEVERIANO BALLESTEROS POSSEDEVA UN FIUTO E UNA GENIALITÀ COMPETITIVA CHE TRASFORMAVANO UN SEMPLICE GIOCO IN UN CAPOLAVORO CHE IL MONDO POTEVA AMMIRARE DI BILLY FIELDS

S

eve (Severiano) Ballesteros giocava il nostro sport con un fiuto caparbio, combattivo nelle intenzioni e artistico nel metodo. Agli spettatori che lo acclamavano e ai rivali che in egual misura cercavano di batterlo, lo spagnolo lasciava un’impressione indelebile. La sua sicurezza – “Sapevo di essere il migliore”, ammetteva – imperversava su un intero continente, mentre il suo virtuosismo incantava il mondo. “Seve gioca dei colpi”, disse una volta l’americano Ben Crenshaw, “che io non vedo neppure in sogno”. Il suo talento nell’improvvisare colpi di recupero e nel giostrarsi come nessun altro intorno ai green, unito a quello che lo scrittore inglese di golf Peter Dobereiner definì un’“ambizione fanatica” di riuscire, portarono Ballesteros ai vertici del golf. Vinse cinque Major (i British Open del 1979, ’83 e ’88 oltre ai Masters del 1980 e ’83), conquistò un record di 50 tornei sullo European Tour e nove titoli sul PGA Tour. Accolto nel 1999 nella World Golf Hall of Fame – primo giocatore spagnolo a ricevere tale onore – Ballesteros raggiunse il suo apice nella Ryder Cup. Leader ispiratore dell’Europa, collezionò un record di 20 vittorie – 12 pareggi – 5 sconfitte in otto

apparizioni da giocatore e nel 1997 da capitano portò la sua squadra alla vittoria. Il 7 maggio scorso Ballesteros ha perso la sua battaglia durata 2 anni e mezzo contro il cancro al cervello, scomparendo all’età di 54 anni nella sua città natale di Pedreña sulla costa nord della Spagna, un giorno dopo il comunicato rilasciato dalla famiglia che informava che le sue condizioni si erano seriamente aggravate. “Alla cena dei Campioni del Masters avevamo saputo che non andava bene”, ha detto Fuzzy Zoeller, “e che era solo questione di tempo”. La leggenda spagnola, ritiratasi nel 2007 dopo anni di lotta per ritrovare la grandezza che lo aveva abbandonato prematuramente, si era accasciato all’aeroporto di Madrid il 5 ottobre 2008. Gli fu diagnosticato un tumore maligno sopra alla tempia destra e subì quattro interventi, nel tentativo di rimuoverne il più possibile e di ridurre l’edema intorno al cervello. Dopo aver passato oltre due mesi in ospedale, si sottopose a chemioterapia e a radiazioni, ma in definitiva i trattamenti non sono stati in grado di contrastare la malattia. “Possiamo solo immaginare quanto negli ultimi anni questa battaglia sia stata difficile per lui e per la sua famiglia”, ha detto Jack Nicklaus, “ma so che Seve l’ha affron-

tata con lo stesso coraggio, la combattività e lo spirito che ha avuto nei confronti della sua carriera golfistica”. Ballesteros aveva perso gran parte della vista dall’occhio sinistro ed era affetto da paralisi parziale sul lato sinistro. Passava la maggior parte del tempo a casa, dove giocava un pochino a golf per divertimento, ma non gli è stato possibile recarsi l’estate scorsa al British Open per il tanto pregustato ritorno a St. Andrews. Fu nel 1984, nella Patria del Golf, che un birdie alla settantaduesima buca lo portò alla vittoria su Tom Watson e ad una celebrazione che divenne una delle scene più rappresentative del golf, quando il pubblico britannico esplose per un giocatore che amava come se fosse un compatriota. Il gesto spavaldo con il pugno di Ballesteros quando il putt vincente scivolò in buca divenne il suo marchio di fabbrica, e gli piacque tanto che più tardi se lo fece tatuare sull’avambraccio sinistro. “Lui per il golf rappresentava lo show più grande della terra”, ha detto il suo coetaneo Nick Faldo, vincitore di sei major. “Io ero un suo tifoso, così fortunato da avere un posto in prima fila”. Quel momento felice a St. Andrews fu il culmine della carriera di Ballesteros, una

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SEVE

1957-2011

UN UOMO COMPLICATO CHE

RENDEVA SEMPLICI

I COLPI PIÙ DIFFICILI DEL GOLF

carriera a volte oscurata da scombussolamenti che contrastavano con la grazia istintiva con cui giocava e con la gioia di vivere che gli spettatori percepivano e in cui, nei tempi migliori, venivano coinvolti. In campo come fuori, Ballesteros non fu sempre tutto rose e fiori. In diverse occasioni fu in conflitto con lo European Tour a proposito degli ingaggi e con il PGA Tour su quanti tornei dovesse giocare. Sapeva essere generoso con gli altri professionisti, ma nel pieno della battaglia lottava senza quartiere “Con alcuni professionisti è più difficile giocare che con altri, e Seve Ballesteros era il peggiore”, disse nel 2006 a Golf Digest Curtis Strange, due volte campione dello U.S. Open. “Il suo modo di gestire il gioco era irritante, e non mollava mai. Faceva cose fastidiose e puerili, come tossire quando ti preparavi allo swing e se protestavi faceva l’offeso e peggiorava la situazione… C’era un solo Seve, e una piccola parte di lui ha fatto molta strada. Ma vi dirò una cosa: se lo poteva permettere.” Robert Green, che ha seguito per oltre un quarto di secolo la carriera di Ballesteros, ha descritto la sua personalità multiforme in una biografia del 2006 intitolata “Seve: il Genio imperfetto del Golf”. “È un personaggio complesso, ti affascina e ti abbindola, è socievole e introverso, aperto e sospettoso, generoso e sgarbato: dipende da come gli gira”, scrisse Green. In considerazione dell’incredibile ascesa di Ballesteros dalle umili condizioni di un pigro villaggio di pescatori spagnolo (per Seve, i Major erano i “pesci grossi”) fino a diventare uno degli sportivi più famosi nel mondo, non è sorprendente che il suo cammino comprendesse alcuni lati oscuri. Fu da ragazzo a Pedreña, con un solo bastone – un ferro 3 con shaft in legno – ma con un’immaginazione senza limiti, che Ballesteros iniziò a forgiare il gioco

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che avrebbe fatto di lui una star. Minore di quattro fratelli, costretto a lasciare la scuola a 12 anni dopo un alterco con un insegnante - secondo quanto riferisce Green - spinse l’acceleratore sulla propria educazione golfistica. Di giorno Ballesteros faceva il caddie al Royal Pedreña Golf Club, e praticava quando riusciva a sgattaiolare in campo, a volte al mattino presto. Ballesteros aveva il braccio destro un po’ più lungo del sinistro, caratteristica che faceva pensare che fosse nato per impugnare un bastone da golf. La sua abilità era frutto delle innumerevoli ore passate a colpire la pallina con il suo unico bastone ma da vari tipi di lie, spesso sulla spiaggia sabbiosa non lontana da casa. Quando divenne professionista, poco prima del suo diciassettesimo compleanno, Ballesteros non aveva mai giocato sul circuito dilettantistico, e le sue competizioni si limitavano al campionato dei caddie al Royal Pedreña. Non ci volle molto tempo prima che Seve vincesse da professionista, a 17 anni nel campionato spagnolo under 25 del 1974, sebbene si fosse nuovamente fatto male alla schiena praticando senza tregua con un tempo umido e freddo (la prima volta era stata a causa di un incidente di pugilato tre anni prima). Nel 1975 Ballesteros difese il titolo con successo. Nel 1976 acquisì maggior fama piazzandosi secondo dietro a Johnny Miller al British Open del Royal Birkdale. Nella buca finale lo spagnolo giocò un abile e audace chip in mezzo a due bunker. Era un colpo che molti giocatori avrebbero potuto provare a fare in un giro di pratica, ma che pochi avrebbero tentato alla settantaduesima buca. Quel colpo faceva presagire quanto sarebbe venuto in seguito: colpi arditi e ricchi di inventiva, che lo avrebbero contraddistinto dai colleghi. “Insegue un campo da golf come fa un leone con una

zebra”, scrisse di Ballesteros Jim Murray del Los Angeles Times. “Non ci ragiona; cerca di buttarla fuori dalla finestra o di tenerle la testa sott’acqua finché non ’smette di dimenarsi’”. Nel giro di poche settimane Ballesteros vinse per la prima volta sullo European Tour, al Dutch Open. Verso la fine del 1976 chiuse le seconde nove in 31 colpi per superare Arnold Palmer e vincere il Trophéè Lancôme, in Francia. Pur continuando a primeggiare in Europa, Ballesteros si avventurò negli Stati Uniti per il Masters del 1977. Ritornò poi in America nella primavera del 1978, vincendo con un giro finale in 66 il Greater Greensboro Open e diventando il più giovane vincitore del PGA Tour dopo Raymond Floyd nel 1963. La settimana successiva, all’Augusta National, Ballesteros fece grande impressione su Tom Weiskopf durante primo giro. “È così lungo, così armonioso, così naturale: è incredibile”, disse Weiskopf. Nicklaus giocò con Seve nel secondo giro, constatando che Ballesteros, arrivato diciottesimo, lo superava spesso di 20 o 30 metri con il drive. Quando attaccava il campo con l’aggressività carismatica che Palmer aveva portato sul PGA Tour un quarto di secolo prima, Ballesteros aveva un’espressività magnetica. “Sapevi di essere in presenza di qualcosa di speciale”, disse David Feherty, commentatore della CBS ed ex giocatore sullo European Tour. “C’era una sorta di grazia felina in tutto quello che faceva, quasi di natura animalesca. Ti sembrava che con il suo stato d’animo fosse in grado di cambiare il tempo. Un momento era tempestoso e la sua faccia color porpora. Quando sorrideva, il mondo si accendeva. Arrivò lui, un caddie che appariva dal nulla, e semplicemente trasformò il golf europeo, trascinandolo nell’era moderna, così come già aveva fatto Palmer in America”. La svolta più significativa di Ballesteros


MATTHEW HARRIS

Nella foto di questa pagina, l’uscita dall’ostacolo d’acqua del Rae’s Creek durante il Masters 1989. Seve ha vinto due volte il major dell’Augusta National, nel 1980 e nel 1983. Nel suo palmarès anche due secondi (‘85 e ‘87) e un terzo posto (‘82).

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/ AGONISMO /

hcp zero

Nei meandri dei ranking Race to Dubai, World Golf Ranking, PGA Tour, money list. Sono molte le classifiche che indicano i migliori giocatori al mondo e, spesso, ognuna ha una propria modalità di lettura. Proviamo a spiegarvi come funzionano e come i campioni guadagnano posizioni e soldi di Luca Barassi

C’

è un aspetto in particolare che rende assolutamente diverso il World Golf Ranking dalle altre classifiche dei principali tour professionistici mondiali. Il WR (abbreviazione comune della graduatoria mondiale) non si azzera mai ma è progressiva di anno in anno. Al contrario, i partecipanti all’European Tour e a tutti gli altri tornei ‘continentali’ ripartono, alla fine di ogni stagione, da zero. Il motivo è che il ranking mondiale è una classifica a punti, mentre le classifiche dei Tour sono delle ‘money list’, ovvero basate sulle vincite in denaro dei professionisti. Detto questo entriamo nel merito delle due classifiche che più ci sono vicine, il già citato World Ranking e il Race to Dubai, ovvero l’ordine di merito dell’European Tour.

World Golf Ranking Come abbiamo detto questa classifica è costruita su ‘punti’ guadagnati dai pro che partecipano ai numerosi eventi mondiali. Dal

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momento in cui un golfista passa da dilettante a professionista e partecipa alla sua prima gara ufficiale, entra di diritto nel meccanismo del World Golf Ranking. Il sistema è approvato (e quindi alimentato) dai quattro major e dai sei tour professionali che sono European Tour, PGA Tour, PGA Tour of Australia, Japan Golf Tour Organisation, Asian Tour e Sunshine Tour. Naturalmente ciascuno di essi viene considerato in toto, con i suoi tornei minori (per esempio per l’European Tour, il Challenge e l’Alps Tour). I punti di classifica vengono assegnati in base alle posizioni finali dei giocatori in ciascun evento e sono generalmente correlati alla forza del campo e all’importanza dei tornei. Per questa ragione i quattro major, essendo il non plus ultra del golf mondiale, sono valutati separatamente. Inoltre, anche nel BMW PGA Championship in Europa e nei Championship australiano, giapponese e sudafricano sono assegnati punti più alti dato

il loro status speciale nel panorama professionistico. I punti validi per la classifica mondiale vengono accumulati da ogni giocatore in un periodo di “rotazione” di due anni in questo modo: quelli assegnati per ogni evento sono mantenuti per un periodo di 13 settimane (in modo da dare particolare importanza alle gare recenti), mentre saranno poi ridotti di 1/92 del valore originale per le restanti 91 settimane del periodo di valutazione del ranking. Ogni giocatore è poi classificato secondo la sua media punti, che è determinata dividendo il numero totale di punti accumulati per i tornei che ha giocato durante il periodo di due anni (viene comunque utilizzato un divisore minimo di 40 ed uno massimo di 56). Andando sul pratico, ai vincitori di Masters, U.S. Open, Open Championship e PGA Championship vengono assegnati 100 punti (60 per il secondo posto, 40 per il terzo, 30 per il quarto e così via fino a 1,50 per ogni giocatore che ha


Matteo Manassero è passato professionista nel maggio del 2010 e ha già vinto due tornei dell’European Tour e ottenuto numerosi piazzamenti. Ora è tra i Top 50 al mondo, ma dovrà lottare per 13 settimane per mantenere la stessa posizione o migliorarla. Edoardo Molinari (qui sotto) ha messo a segno due importanti vittorie in Scozia che hanno contribuito a portarlo al 31° posto della classifica a punti mondiale.

Lee Westwood (a destra nella foto della pagina accanto) attualmente detiene la prima posizione del Wolrd Golf Ranking, incalzato a pochissima distanza da Luke Donald e dal tedesco Martin Kaymer (nella foto dietro all’inglese), restato sul trono mondiale per poche settimane. Tiger Woods (foto al centro), soprannominato il Fenomeno per le sue passate performance, sta vivendo un lungo periodo di crisi. Per il gioco del punteggio medio spiegato in questo articolo, è scivolato in 12a posizione del WR. completato il giro finale). Gli altri tornei di prima fascia dopo i major partono da un massimo di punti più basso (per esempio, il vincitore del BMW PGA Championship che si disputa a Wentworth ottiene 64 punti). E poi, via via, a seconda dell’importanza del torneo, la distribuzione dei punti parte da un determinato livello. Andando a curiosare nella classifica, soffermiamoci sui nostri tre migliori giocatori, giusto per avere un riferimento reale. Nel riquadro qui sotto la situazione aggiornata al 23 maggio.

Guardiamo, per esempio, la situazione di Matteo Manassero. Come si può notare i punti guadagnati sono più di quelli persi (l’opposto per i due Molinari) e ciò ha portato il campione veronese ad entrare (in meno di un anno da quando è pro) nei primi 50 al mondo. I 59,37 punti ottenuti da inizio stagione corrispondono alla somma dei piazzamenti nei vari Tour, da ultimo il Malaysian Open, secondo torneo vinto in carriera da Matteo, che gli ha regalato ben 42 punti.

La situazione dei tre migliori italiani WR

Giocatore

media punti

punti totali

numero eventi

punti persi 2009/10

punti guadagnati 2011

19

Francesco Molinari

4,13

223,26

54

-72,07

53,52

31

Edoardo Molinari

3,27

182,86

56

-73,48

32,57

36

Matteo Manassero

3,16

126,39

40

-20,27

59,37

Race to Dubai ‘Money, Money, Money’ suonava una canzone degli Abba. È questo, infatti, il criterio per stabilire chi, nel circuito europeo, è il professionista più bravo. Quindi nulla di strano nel comprendere il movimento della classifica. Tanto guadagno e tanto salgo di posizione (ovviamente considerando anche le performance degli altri). La particolarità di questa classifica è data, invece, dalla posizione di ciascun giocatore. Consultando il ranking sul sito europeantour.com (Stats), infatti, si noterà che la posizione in classifica è caratterizzata da un determinato colore: azzurro per i primi 15, nero dal 16° al 60°, grigio dal 61° al 115° e bianco da lì in giù. Questa suddivisione sarà fondamentale al termine della stagione, prima del Dubai World Championship che assegna lo scettro al Re dell’European Tour per l’anno in corso. Succederà questo: a tale torneo sono ammessi i primi 60 dell’ordine di merito europeo (azzurri e neri) che si contenderanno i 7,5 milioni di dollari di montepremi. E i primi 15? Loro si spartiranno altri 7,5 milioni di dollari in base alla loro posizione finale. Decisamente un bel gruzzolo. Restano i ‘grigi’ e i ‘bianchi’. Questi colori sono determinanti per la sopravvivenza dei pro nel tour dell’anno successivo. Infatti solo i primi 115 hanno diritto alla famigerata ‘Carta’. Per gli altri sarà una lotta tra inviti degli sponsor e qualifiche. I vincitori della Race to Dubai (la classifica finale) e del Dubai World Championship (gara conclusiva del Tour) avranno sette anni di esenzione anche se, forse, non ne avrebbero bisogno.

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/ I PIÙ BELLI DEL MONDO /

Golf National - Francia

Albatros

Il celebre e impegnativo percorso parigino della Federgolf d’oltralpe, fresco di nomina, ospiterà la Ryder Cup 2018. Ha preso il nome da quella che per i dilettanti è una vera araba fenice, e cioè la buca chiusa in tre colpi meno del par. Promette di essere un intrigante avversario per i team di Europa e Stati Uniti e noi ve lo presentiamo in anteprima, buca dopo buca di Paolo Emilio Pacciani 148

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L

a reggia di Versailles a un colpo di drive, le meraviglie di Parigi poco distanti e proprio dietro l’angolo l’avveniristico centro ricerca e studi della Renault. È proprio qui, fra passato e futuro, che sorge il magnifico Golf National, il complesso di 45 buche voluto dalla Federazione Francese come sede permanente dell’Open di Francia e centro federale per la formazione dei giocatori di interesse nazionale. Ed è sul percorso dell’Albatros che nel 2018 si giocherà la Ryder Cup, secondo la decisione presa nella riunione di martedì 17 maggio tenutasi a Wentworth, celebre club a ovest di Londra. Un evento storico, visto che sarà soltanto la seconda volta, da quando Samuel Ryder ha messo in palio la piccola coppa d’oro, che il torneo si giocherà nell’Europa continentale. La prima, indimenticabile, fu nel 1997 a Valderrama quando lo squadrone capitanato da Severiano Ballesteros battè gli americani grazie anche ai punti di Costantino Rocca. Uno dei quali vinto nel singolo a spese di un certo Tiger Woods.

In queste pagine, alcune immagini dell’Albatros, uno dei tre percorsi del Golf National, gestito dalla Federazione francese. Ospiterà la Ryder Cup 2018, dopo le edizioni del Medinah Country Club (Medinah, Illinois, 2012), di Gleneagles (Scozia, 2014) e del Hazeltine National Golf Club (Chaska, Minnesota, 2016).

E il nome di Rocca, sotto la sua foto, campeggia anche nella clubhouse del Golf National, visto che proprio qui Tino ha conquistato una delle sue vittorie più belle nell’Open di Francia del 1993.

Signori, ecco l’Albatros Il campo che ospiterà la Ryder Cup 2018 è un vero e proprio “stadium course”, cioè un campo costruito specificamente per ospitare grandi eventi e permettere a migliaia di spettatori di seguire il gioco con ottima visuale in ogni buca e senza interferire con i protagonisti. Le buche si snodano nella campagna di Saint Quentin en Yvelines,

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