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SANTA GIUlETTA Pagina
è di Santa Giuletta l’uomo che anticipò Walt Disney
Quirino Cristiani è un nome che può sembrare anonimo a molti ma in realtà nonostante sia poco conosciuto in Italia basta spostarsi all’estero per scoprire che Cristiani, a 37 anni dalla sua morte, è tutt’ora una star. Infatti il 9 novembre, data in cui fu pubblicato “El Apostol” più di cent’anni fa, in Argentina è addirittura festa nazionale, sempre il governo nazionale ha dedicato un francobollo alla sua persona nel 1994 e ha speso circa 8 milioni di Pesos (nel 2019) per ristrutturare una villa con parco nella città in cui viveva e renderla un centro culturale. Suo nipote Hector Cristiani, scrittore, attore e regista teatrale, speaker e produttore radiofonico, gira per l’Argentina, narrando la vita di suo nonno, tra cinema, mostre e teatri attraverso un libro ed un docu-film unici al mondo. Quirino Cristiani nato e cresciuto nei suoi primi anni di vita a Santa Giuletta (la sua vecchia abitazione altro non è che l’attuale comune) dopo essere emigrato in Argentina con la famiglia diventerà il papà dei cartoni animati anticipando, con il lungometraggio “El Apostol”, di almeno vent’anni Walt Disney, che lo vorrà conoscere per ispirarsi ai suoi lavori. Di lui ci parla Massimo Rossi titolare di 949 Creative Studio che ne detiene i diritti per l’Italia dopo che la stessa famiglia Cristiani glieli ha donati in segno di riconoscimento all’impegno per far conoscere la sua figura proprio dove è meno noto: l’Oltrepò e l’Italia, la sua terra natale.
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chi era quirino cristiani?
«Ho avuto il piacere di conoscerlo casualmente quando ero bambino: lui ultra ottantenne era tornato a visitare Santa Giuletta e io me lo sono sempre ricordato come il “nonno dei cartoni animati”. Da adulto lavoravo come informatico finchè quasi casualmente conobbi una persona e mi ritrovai nel mondo della stampa 3D e col tempo lavorando su progetti e strani personaggi, ci venne in mente di inventare le statuette 3D di persone reali “cartoonizzate” e diventando quindi anche io un creativo e lavorando su internet mi venne voglia di informarmi di più riguardo a quel simpatico anziano che mi ha sempre accompagnato nei ricordi. Trovando gruppi Facebook esteri a lui dedicati decisi di raccontare il mio incontro. Dopo alcune settimane fu proprio la sua stessa famiglia a contattarmi, tramite il nipote Hector, e farmi un sacco di domande: cosa ricordavo, cosa mi disse, come era… fin quando diventati amici, un giorno mi disse che sarebbe venuto in Italia, a Padova, invitato dall’università per festeggiare il centenario di ‘’El Apostol’’ e per parlare del nonno. Per rispondere alla domanda su chi fosse Quirino Cristiani bisogna dire che la sua vita cambiò da bambino quando il
Masssimo Rossi consegna a Hector Cristiani un modellino in 3D di “El Apostol” il primo lungometraggio della storia del cinema
padre che lavorava come messo comunale fu licenziato per motivi politici e decise di trasferirsi verso quella che era una terra ricchissima all’epoca, ovvero l’Argentina. Durante la sua adolescenza aveva già dimostrato una personalità da artista e crescendo divenne un fumettista e grafico. La sua persona diventò l’inventore di cui vi parlo quando nel 1917 uscì nelle sale El Apostol ovvero il primo lungometraggio animato muto nella storia del cinema (composto da 14 fotogrammi al secondo). Il successo fu tale che la pellicola restò al botteghino per oltre sei mesi, ottenne cosi tanto successo da poter vivere ti rendita per generazioni (nonostante ciò creò numerose pellicole nella sua carriera) e lo stesso Walt Disney volle incontrarlo, raggiungendolo egli stesso per chiedergli consigli e pareri e tutt’oggi le feste e manifestazioni o semplicemente mostre si protraggono per giorni e mesi in più rispetto al previsto. Ad oggi rimane solo una delle sue pellicole ovvero “El Mono Relojero”, tutte le altre andarono distrutte durante un incendio negli anni sessanta».
l’incontro con la famiglia cristiani ha segnato il suo percorso professionale. come è andata?
«Quando Hector Cristiani mi contattò io gli proposi di visitare Santa Giuletta e alcune zone e cantine limitrofe, ricercai una interprete per rendere possibile un dialogo fluido. In un solo giorno il nostro rapportò diventò cosi amicale e intenso che mi propose di raggiungerlo subito a Padova con la mia famiglia per passare più tempo insieme. Prima del suo arrivo però avevo vagliato con il mio socio, Simone Rasetti, di creare una statuetta di Cristiani come omaggio: bocciammo però l’idea in quanto la sua figura è meno conosciuta rispetto ai suoi stessi personaggi dato che è sempre stato un uomo schivo rispetto alla fama. Decidemmo quindi di realizzare un busto del presidente argentino, protagonista del suo primo film, seguendo i suoi disegni. Hector fu commosso del regalo e tutt’ora esistendone solo una copia la porta sempre con se nei suoi tour fino ad essere esposta insieme al francobollo e baschetto del nonno nella villa, per la quale il governo ha speso 8 milioni di Pesos per renderla un centro culturale dedicata alla famiglia Cristiani. Dopo questo incontro ho realizzato una trentina di interviste in Sud America per raccontare la mia amicizia con Hector e il mio incontro con suo nonno. Anche la statuetta è diventata famosissima tanto è che grazie ad essa sono stato invitato ad una convention mondiale a Toronto e ho vinto due premi, proprio quest’anno, di arte moderna a Casale Monferrato e Firenze. Dopo il mio impegno, la famiglia Cristiani decise di regalarmi i diritti italiani sulla sua figura e promozione»
perché è cosi poco conosciuto in italia e in oltrepò?
«Non lo so dire con certezza ma so solo che dovrebbe diventare il nostro fiore all’occhiello… quali altri paesi/zone possono affermare con vanto di aver dato i natali al papà dei cartoni animati? Come dicevo in tutto il mondo dall’Europa del Nord fino al Sud America ci sono manifestazioni che solo citandolo sono “costrette” a prolungare i giorni di permanenza per il flusso di appassionati. Dovremmo farlo conoscere e sponsorizzarlo nel nostro territorio. Sulla sua persona esistono due documentari e alcuni libri di cui uno realizzato dal nipote. Per la versione italiana del documentario di Hector ci siamo occupati noi stessi di 949 Creative Studio del montaggio mentre il libro, che a differenza della versione originale contiene una mia appendice dedicata al centenario, è quasi pronto. Purtroppo per il 9 novembre di quest’anno non so se riuscirò a dar vita ad un evento sia a causa
Quirino Cristiani nasce a Santa Giuletta il 2 luglio del 1896 Nel 1917 realizza il primo lungometraggio animato della storia
Quirino Cristiani
Covid che per altre problematiche ma se non dovesse essere nel 2021 sicuramente il prossimo anno sarà obbligatorio celebrare e creare un evento, non mi fermerò davanti a nessuna difficoltà. L’ appello che lancio anche grazie alla vostra intervista è che qualche istituzione locale si interessi a questa figura».
con quali proposte si potrebbe realizzare in oltrepò una giornata dedicata a quirino cristiani?
«Si può partire dalla sua figura per poi creare eventi laterali. Io ad esempio dopo il busto ho potuto conoscere il regista Marino Guarnieri, vincitore di due nastri d’argento per Gatta Cenerentola, consegnandogli il premio “Apostoli dell’animazione’’ che abbiamo progettato per lui e anche il più famoso storico dell’animazione Giannalberto Bendazzi si è occupato della figura di Quirino e lo abbiamo trasformato in puppet 3D. Molte persone del settore participerebbero, una grande occasione a livello di visibilità territoriale. Ripeto: spero di trovare supporto dalle istituzioni».
UNA FERITA ANCORA APERTA
Quando “Il Periodico” mi propose questa collaborazione accettai subito con entusiasmo. Raccontare fatti e misfatti dei “miei” piloti, mettendone in risalto pregi e debolezze, sapevo che sarebbe stato per me un esercizio semplice e piacevole, in fondo si trattava di mettere nero su bianco in forma accettabile ricordi di episodi di cui sono stato testimone oculare privilegiando il mio personale punto di vista. Alcune volte il mio tono sarà stato irriverente o canzonatorio, anzi, lo è stato di proposito, in quanto lo spirito dei racconti voleva essere proprio questo, rendere il tutto interessante o almeno divertente per il lettore evitando il rischio del noioso resoconto. Con questi amici capita, molto spesso, di rivivere situazioni delle nostre gare, di rivangare momenti che allora abbiamo vissuto come negativi, con Bagnoli ci domandiamo “ma perché nel 1986 abbiamo deciso di iscriverci al Lanterna invece che al 4 Regioni?”, con Brega riascoltiamo Battisti “che ne sai tu di un campo di grano, arrangiamento 2008” con Buscone ci rinfacciamo a vicenda “perché nel 1995 non hai avuto il buon senso di montare i pioggia alla Scaparina?” (l’ordine di citazione è strettamente alfabetico per evitare di scontrarmi con la permalosità dei suddetti). Ma il tutto fa parte del gioco che abbiamo scelto e che per tanti anni ci ha appassionato e che ci ha regalato momenti straordinari. Sono convinto che per tutti loro il bilancio sia assolutamente positivo. Da subito, mentre scrivevo il primo pezzo, in cuor mio sapevo che avrei deviato dalla traccia indicata, che non avrei resistito alla tentazione di parlare di un ragazzo con cui, purtroppo, non sono riuscito a disputare neanche una gara. Raccontare di Alberto Alberti mi risulta più difficile per due motivi principali. In primis il dolore privato, mai sopito, per la sua perdita. Dal punto di vista sportivo poi sarei portato a fare considerazioni che potrebbero sembrare eccessive, usando toni più adatti a un tifoso che a un imparziale addetto ai lavori. Vedrò di moderarmi. A dire il vero qualcosa ho già scritto negli ultimi anni su Facebook nella triste ricorrenza di luglio e buona parte di quei post la ripropongo in queste pagine, andando a ritroso negli avvenimenti, non tanto per mancanza di creatività quanto perché non riesco descrivere in altro modo i fatti di cui sono stato fortunato spettatore e le situazioni in cui mi sono trovato. In una calda mattinata friulana stavo per smontare dall’incarico di ufficiale di picchetto alla caserma Paravano di Pavia di Udine, quando vengo convocato con urgenza nell’ufficio del comandante. Il primo pensiero è che un sergente con cui sono in pessimi rapporti abbia spifferato
Alberto Alberti durante la prova di Poggioferrato (foto di Stefano Pasqualini)
il fatto che invece di eseguire le dovute ispezioni sono andato in branda. Invece il colonnello con aria di circostanza mi invita a chiamare la mia ragazza perché “c’è stato un incidente molto grave”. Le rotelline girano velocemente. Non si tratta di un parente, mi avrebbe avvisato mio padre e neppure si tratta di mio padre, mi avrebbe avvisato lo zio. è un amico. Mentre cerco affannosamente di recuperare dei gettoni le rotelline mettono il turbo e inseriscono il bang. I due ragazzini fuori di testa, che sarebbero diventati gli amici di una vita, ancora non corrono, almeno ufficialmente, ma sono costantemente in prova e questo li pone in una fascia di rischio altissimo. Le splendide amiche Isabella Bignardi e Luisa Zumelli partecipano a un rally di coppa Italia col Kadett gr.1. Alberto è alle prese con le ricognizioni del rally Colline di Romagna in programma la settimana prossima. Per carità, potrebbe trattarsi di chiunque, amici ne ho tanti, ma una vocina mi dice che non mi sto sbagliando. Quando sento sollevare la cornetta non mi viene di domandare cosa sia successo, solamente chiedo: “chi è?”. Tutto era cominciato l’anno prima ad agosto quando mio padre mi chiama, c’è al telefono un certo Alberti che vuole parlarti. “Mio padre ed io abbiamo pensato di disputare il Giro d’Italia con la Stratos, lui guiderà in pista, io nelle prove speciali e mi piacerebbe che fossi tu il mio navigatore. Se te la senti vieni quando vuoi a casa mia che ne parliamo”. Dopo mezz’ora ero a Sala. Fino a poche settimane prima era stato per me come per molti, solamente Alberti, il figlio di Giovanni, mito incontrastato dell’automobilismo pavese. Capitava di vedersi, si parlava di corse, ma niente di più. Poi la prima botta di complicità al Valli Piacentine, rally in cui Alberto faceva da navigatore al papà. Ad un’assistenza a Bobbio lo vedo in crisi. La tabella di marcia si era disfatta e i tanti fogli erano sparpagliati sul fondo della Stratos. Con pazienza, neanche tanta, eravamo riusciti a metterli nel giusto ordine e a rilegarli in qualche modo. L’occhiata finale era stata un misto di soddisfazione per lo scampato pericolo, che solo un navigatore può apprezzare, e di intesa. Poi la sua prima gara sul sedile di sinistra, lo Slalom di Pallavicino naturalmente vinto. Ai miei entusiastici complimenti, ribatté serafico “ma no, ti assicuro che non ho rischiato niente, chi avrebbe sentito mio padre se l’avessi picchiata, con tutte le raccomandazioni che mi ha fatto”. Avendo visto il modo spaventoso con cui aveva guidato restai un po’ perplesso per quell’affermazione, in seguito capii che si trattava semplicemente di innata modestia. Ma ora si faceva sul serio. Il Giro d’Italia è stata una delle più alte espressioni del motorsport italiano e proprio quell’anno a mio parere raggiunse l’apice della qualità, sia in termini sia di macchine che di piloti. Punta di diamante la partecipazione del team Lancia con due Beta Montecarlo affidate agli equipaggi Villeneuve- Röhrl-Geistdörfer e PatreseAlen-Kivimaki. E ancora Stratos, Alpine R5 turbo, Ascona 400, Porsche condotte da piloti come Darniche, Carello, Bettega, Frequelin, Tabaton, Verini, insomma il Gotha del rallysmo mondiale dell’epoca. Ai nostri giorni si parla molto di giovani piloti figli d’arte che partecipano alle gare del campionato del mondo arrivando in pochi anni a insediarsi nelle prime posizioni. Alberto alla sua prima e insisto sulla PRIMA vera gara mise dietro tutti in parecchie speciali pur non avendo a disposizione un mezzo all’altezza della concorrenza. Ma il risultato sportivo è storia arcinota a tutti gli appassionati, non solo locali. Piuttosto vorrei ricordare come ci avvicinammo alla gara, anche se poi io dovetti forzatamente dare forfait causa l’arrivo della famigerata cartolina del servizio militare, giusto una settimana prima dello start. Svolgemmo le ricognizioni con una Chevette 1300, macchina strana che in certi momenti più che una tranquilla utilitaria sembrava un missile. Confesso che di primo acchito rimasi molto perplesso riguardo all’equilibrio mentale di quel ragazzo che fuori dalla macchina si stava rivelando una persona oltremodo gradevole e di grande maturità per i suoi ventitre anni, ma che col volante in mano era impressionante. Mi ci vollero parecchi chilometri ma alla fine mi resi conto che l’aspetto che maggiormente mi colpiva, ancora più della velocità, era la sua sicurezza. Gli veniva tutto facile, direi naturale. Potevo fidarmi senza se e senza forse. L’affiatamento ne fu l’inevitabile conseguenza. Passando tanti giorni insieme si consolidò anche il rapporto personale. Scoprimmo di essere entrambi milanisti sfegatati e di essere entrambi contagiati da un’epidemia allora dilagante, la febbre Villeneuve. Il fatto che di lì a poche settimane lo avremmo avuto come avversario era qualcosa di inimmaginabile fino a quel momento. Cominciammo a parlare dei nostri fatti privati, dei nostri gusti, delle nostre aspirazioni e più passava il tempo più capivamo di essere in sintonia. In breve diventammo amici. Un mercoledì mattina ci precipitammo come sempre alla prima edicola ad acquistare Autosprint che pubblicava l’elenco degli iscritti al giro. Fu l’occasione per scoprire la determinazione di quel ragazzo e la sua consapevolezza dei propri mezzi, in altre parole capii che era un pilota vero. Ci saremmo confrontati con l’élite del rallysmo e la cosa lo stimolava anziché intimidirlo. “Loro sono professionisti, hanno tanti altri impegni, non proveranno quanto noi. Gli stranieri poi faranno ancora meno ricognizioni considerando anche le distanze tra una speciale e l’altra. Se non avremo problemi e non faremo sbagli ce la giocheremo con tutti.” Ascoltare un esordiente fare queste considerazioni
mi lasciò un attimo allibito, ma che mi spaventò fu il fatto che ne fossi convinto anch’io. Quando capitava di parlare con altri concorrenti che come noi stavano provando cambiava registro “cosa vuoi mai, per me è la prima gara, farò quel che posso, spero di vedere il traguardo” Faccio un salto in avanti di alcuni mesi, al Quattro Regioni 1980 che lo vide protagonista insieme alla sorella Maddalena. Molti lettori avranno presente una breve intervista rilasciata da Alberto al parco assistenza di Salsomaggiore quando era in testa alla classifica con quasi un minuto di vantaggio. Al cronista che gli chiedeva se si aspettasse quella situazione, rispose che assolutamente per lui un tale distacco costituiva una sorpresa. Non ho la controprova, ma sono convinto che intendesse: per difetto. Ma torniamo al Giro d’Italia. Provammo veramente tanto, ma proprio tanto come non avevo mai fatto e come non avrei mai fatto in seguito. L’apoteosi fu la speciale di Sant’Anatolia, 10 chilometri in salita che abbiamo percorso avanti e indietro per una giornata, con rinforzino all’alba del giorno dopo per avere la certezza di non incontrare nessuno. Per circa un mese girammo l’Italia in lungo e in largo, sempre più convinti di noi stessi e delle nostre possibilità, poi quando mancava solo un passaggio su ogni prova con la Stratos muletto, come allora si poteva fare, dovetti rinunciare alla tuta e indossare la divisa. La gara poi andò bene ma non quanto avevamo sperato, causa grossi problemi meccanici durante la gara in pista al Mugello. L’anno successivo Alberto alternò le gare del campionato riservato alle monoposto Formula Fiat in pista ad alcuni rally. Sono convinto che la sua vera passione fosse la pista, ma era una strada più difficilmente percorribile per un pilota giovane ma non più giovanissimo e per di più ambizioso, che puntava ad arrivare in vetta. In quei mesi ci siamo sentiti molte volte con l’unico mezzo allora a disposizione, il telefono a gettoni, le poche licenze che mi venivano concesse impedirono di incontrarci come avrei voluto. L’ultima volta che vidi Alberto fu a giugno. Quando ci congedammo davanti alla trattoria di Nanni a Sala, mi disse “cerca di tornare presto, che abbiamo tanto da fare”. Mi sono chiesto molte volte se sarei stato alla sua altezza, non ho potuto appurarlo, ma con tanta presunzione mi piace pensare di sì, come mi piace credere che avremmo raggiunto il nostro segreto e visionario obiettivo. Sotto l’aspetto tecnico Alberto abbinava il meglio delle caratteristiche del rallista, capacità di improvvisare e di adattarsi alle più svariate situazioni, alla precisione del pistaiolo, pochi fronzoli e tanta sostanza, con la velocità di uscita dalla curva più importante di tutto. Mi ero ripromesso di non farmi prendere la mano nel racconto evitando di esprimere opinioni che potessero sembrare di parte, dettate dall’ amicizia o, peggio, dal
Alberto Alberti Mario Perduca
fatto di aver partecipato a quegli avvenimenti. Spero di esserci riuscito, ma una mia personalissima opinione proprio non riesco a tacerla. Sono convinto che negli anni successivi sarebbe nato un bellissimo dualismo con un altro giovane pilota, guarda caso anche lui classe 1956 e anche lui scomparso troppo presto.
di Mario Perduca
L’Oltrepò nel cuore della 1000 Miglia Storica
Con la presentazione ufficiale tenutasi mercoledì 3 novembre presso il Palazzo della Loggia a Brescia, l’edizione 2022 della Mille Miglia accende i motori. Si tratterà di un’edizione in cui, a distanza di 72 anni, il territorio dell’Oltrepo e della Provincia sarà nuovamente interessato dall’evento, mentre per la prima volta, alcuni nostri centri verranno attraversati dalla prestigiosa carovana multicolore, tra cui Stradella, sede di un controllo orario e Pavia con un controllo Timbro. Alla presentazione bresciana non potevano pertanto mancare il sindaco di Pavia Fabrizio Fracassi, il vice sindaco di Golferenzo, nonché Presidente dell’Automobile Club di Pavia Marino Scabini e l’assessore alla promozione del territorio al Comune di Stradella Andrea Frustagli, i quali, hanno ben operato per portare questo evento di caratura mondiale a vivere i centri e le bellezze della nostra provincia. A Brescia, con una conferenza stampa di spessore, dinnanzi a stampa e TV nazionali, sono state svelate le date e i percorsi di colei, che Enzo Ferrari definì “la Corsa più bella del mondo”. L’evento, di scena dal 15 al 18 giugno, con partenza da Brescia, si svilupperà attraverso 4 tappe lungo la Penisola fino alla Capitale per poi fare ritorno a Brescia, dopo aver percorso un totale di 1.900 km e alcune centurie di gioielli a 4 ruote avranno attraversato 220 comunità ricche di valore storico e culturale, esportando i valori di questa manifestazione, che rispecchiano audacia e concretezza, oltre alle specificità del territorio. La 1000 Miglia, o meglio, la Freccia Rossa (il simbolo che la contraddistingue) giunta al suo 95° anniversario della nascita datata 1927, interesserà, a livello di partecipazione, oltre cinquanta nazioni in rappresentanza dei 5 continenti e la data scelta rappresenta senz’altro un punto importante per il riscontro che può ricevere dagli appassionati e dai concorrenti. La 1000 Miglia 2022, sarà come sempre all’insegna della bellezza e dell’eleganza. Un autentico spot all’Italia più affascinante, che esalta la creatività che promuove arte, cultura e artigianalità, che coccola i Marino Scabini, Fabrizio Fracassi e Andrea Frustagli
suoi ospiti con la buona cucina e la qualità del vivere in sintonia con la natura. Nell’edizione 2022 presentata mercoledì 3 novembre al palazzo della Loggia ha brillato anche il nostro capoluogo grazie alla ferma volontà del primo cittadino Fabrizio Fracassi il quale, con la collaborazione del presidente di Aci Pavia, Marino Scabini, ha ottenuto che la Città delle 100 torri, figurasse, con un ruolo importante, nel percorso di una gara tanto prestigiosa. Per l’edizione 2022 della gara di regolarità, i concorrenti torneranno ad attraversare l’Italia in senso orario e, con partenza e arrivo da Brescia, faranno tappa nell’ordine a Cervia-Milano Marittima (15 giugno), Roma (16 giugno) e Parma (17 giugno). Prima di giungere al traguardo di Brescia sabato 18 giugno, le auto in gara saluteranno Bergamo in un simbolico anticipo del gemellaggio che vedrà le due città unite nel progetto Brescia-Bergamo Capitale Italiana della Cultura 2023.
ilpercorSo
La prima tappa, dopo la partenza da Brescia, porterà le auto verso il Lago di Garda - prima Salò poi Desenzano e Sirmione - da dove sfileranno attraversando il Parco Giardino Sigurtà, si dirigeranno su Mantova e Ferrara. Cervia-Milano Marittima sarà la destinazione conclusiva della prima giornata della 1000 Miglia 2022. Giovedì 16 giugno, per la seconda tappa, il percorso partirà dalla località sulla costa adriatica e prevede (per la prima volta) una deviazione verso Forlì, la salita verso San Marino, la discesa verso l’interno dello Stivale fino a Passignano sul Trasimeno. I concorrenti transiteranno per Norcia - a ricordare la tragedia del terremoto - e concluderanno la tappa con la passerella romana di via Veneto. La terza tappa, quella del 17 giugno, sarà la più lunga della corsa. Dopo la partenza da Roma le vetture risaliranno verso Ronciglione, Orvieto, Montepulciano per passare poi Siena da dove, via Pontedera, si viaggerà in direzione di Viareggio. In serata si raggiungerà Parma per chiudere questa impegnativa giornata. L’ultima tappa, Sabato 18 giugno, i concorrenti saranno impegnati subito dopo il via con una serie di prove nel circuito di Varano de’ Melegari, per transitare poi da Salsomaggiore Terme, percorrendo la via Emilia e superato Castel San Giovanni, entreranno in provincia di Pavia, transitando in Oltrepò dove poi, faranno tappa per un controllo orario a Stradella, in piazza Trento Trieste, prima di raggiungere l’antica capitale Longobarda, Pavia, con il suo Duomo, il palazzo del Broletto, le chiese, le torri medievali, il castello visconteo, i palazzi patrizi Bottigelli, Bellingeri Orlando, Mezzabarba (sede comunale) etc. Che dire poi dell’Università prestigiosa, fondata nel 1361, del Ticino, delle sue storie, delle tradizioni con il suo Ponte Vecchio che ha compiuto 70 anni. Non ultimo, il suo salotto buono, Piazza della Vittoria, che i concorrenti della Freccia Rossa raggiungeranno per un controllo timbro in cui, gli appassionati e non solamente loro, potranno godere della vista di veri gioielli che rappresentano la storia itinerante dell’automobile. Lasciata Pavia, i concorrenti raggiungeranno l’Autodromo di Monza. In questo luogo storico - dove nel 2022 si celebra il centenario dell’impianto sede del Gran Premio d’Italia di Formula 1 e di tantissime epiche sfide del volante - gli equipaggi metteranno alla prova la loro abilità con i cronometri in un “evento nell’evento” visto che nella stessa data si svolge nell’impianto brianzolo il “MIMO” Milano Monza Motor Show. Poi, da Monza l’ultima ‘galoppata’ dei gioielli della 1000 Miglia che raggiungeranno il traguardo finale a Brescia. In contemporanea, per continuare a porre l’attenzione sul tema della mobilità sostenibile e sui cambi di paradigma dell’industria 4.0, si svolgerà la 1000 Miglia Green. Una sfida per le vetture ad alimentazione alternativa che, per il terzo anno consecutivo, dovranno percorrere l’intero tracciato della gara riservata alle auto storiche. Le iscrizioni alla 1000 Miglia 2022 si sono aperte il 4 novembre e si chiuderanno il prossimo 14 gennaio. La 1000 Miglia, anche nel 2022, si confermerà la finestra sul futuro dell’automobile e della mobilità, proprio come in precedenza, tra il 1927 ed il 1957 quando per le strade italiane tutto il mondo poteva ammirare il risultato della tecnologia motoristica più all’avanguardia”. Ultima chicca, la 1000 Miglia è candidata a Patrimonio UNESCO.
di Piero Ventura
Bene gli oltrepadani al “Due Valli”
Il vogherese Giacomo Scattolon, affiancato da Giovanni Bernacchini sulla Volkswagen Polo R5 by Erreffe, è stato autore di una corsa in crescendo arrivando a siglare due bellissimi parziali: un primo ex aequo ed un secondo posto assoluto nelle ultime due speciali, riuscendo così a strappare un 5° posto finale di tutto rispetto. Il 39° Rally Due Valli è stato vinto meritatamente dal pluricampione Giandomenico Basso con alle note Lorenzo Granai (Skoda Fabia R5 Evo/Movisport). Il pilota di Cavaso del Tomba ha suggellato con questa prima affermazione nella gara organizzata dall’Automobile Club Verona, il quarto titolo tricolore in carriera. Basso ha avuto la meglio su un ottimo Stefano Albertini, navigato da Danilo Fappani (Skoda Fabia R5 Evo/BS Sport) che ha dominato la prima parte della gara. Il bresciano ha chiuso secondo a 7 secondi. Sul terzo gradino del podio è salito Tommaso Ciuffi con Nicolò Gonella (Skoda Fabia R5 Evo/Squadra Corse Angelo Caffi) che ha conquistato un L’Equipaggio Scattolon - Bernacchini (foto di Lavagnini) podio importante anche alla luce dei suoi progetti futuri del tricolore rally. Damiano De Tommaso e Giorgia Ascalone (Citroen C3 R5/Meteco Corse) sono stati quarti, mentre, come detto, al quinto posto, a completare una prestigiosa top-five, hanno chiuso Giacomo Scattolon e Giovanni Bernacchini (Volkswagen Polo GTi R5/Movisport) nonostante un problema alla pompa dei freni quando erano in aria di podio. Con uno straordinario 18° posto assoluto ottenuto in mezzo a vetture di categorie ben più performanti, lo stradellino Davide Nicelli con Tiziano Pieri, ha conseguito a Verona l’ennesima vittoria nel monomarca Renault, di cui aveva già messo in bacheca la vittoria nel Clio Trophy 2021 con una prova d’anticipo. I due sono stati anche i migliori tra tutte le vetture R1, un risultato che li colloca al secondo posto nel complesso Campionato Italiano R1.
di Piero Ventura
MOTORI: CAMPIONATO ITAlIANO RAllY TERRA
Silvia Gallotti: «La stagione 2021 è finita»
La rivanazzanese Silvia Gallotti
La stagione 2021 di M33 nel Campionato Italiano Rally ha vissuto il suo atto finale al 12esimo Liburna Terra dove il team italiano che cura il programma sportivo top di Aci Team Italia ha schierato al via Andrea Mazzocchi con la rivazzanese Silvia Gallotti sulla Skoda Fabia R5. L’equipaggio nella stagione che l’ha visto debuttare in R5 dopo il successo 2020 nel Campionato Italiano Rally Junior, era uno dei grandi attesi al via non fosse per il fatto che lo scorso giugno al San Marino Rally, ultima uscita sterrata della stagione, ha ottenuto il suo miglior risultato stagionale con un ottimo sesto posto assoluto. A Volterra, sulla Super Prova d’apertura, Mazzocchi-Gallotti fanno segnare il tredicesimo tempo assoluto. Il loro passo migliora sulle prove successive in cui segnano un 5° ed un 8° portandosi in settima posizione La Skoda di Mazzocchi - Gallotti (foto di Lavagnini)
nella generale. La loro bella galoppata si ferma però sulla PS n° 5 in cui, un errore di valutazione fa compiere un “lungo” alla berlina Ceca che termina la sua corsa fuori strada, senza danni per l’equipaggio, ma gara conclusa con largo anticipo. «La stagione 2021 è finita. Nonostante la nostra poca esperienza in R5, ci siamo mostrati competitivi – dice Silvia Gallotti – Ora è il momento dei ringraziamenti che volgiamo a tutti per questa bellissima esperienza che ci ha posto dinnanzi a non poche difficoltà, ma che ci ha fatto crescere… La speranza è quella di poter continuare questo fantastico percorso con il nostro team Motorsport Italia WRC Team e Max Rendina che hanno creduto in noi… forse più di noi. Un sentito grazie anche a Pirelli Motorsport per averci accompagnato in questa avventura, a Sparco per il supporto tecnico e un infinito grazie ad ACI Team Italia che ci ha permesso di iniziare questo lungo cammino…». Per la cronaca, a Volterra c’è stata una conclusione entusiasmante per un’annata veramente straordinaria. Il 12° Liburna Terra, gara conclusiva del Campionato Italiano Rally Terra e del Campionato Italiano Rally Sparco, ha emesso gli ultimi verdetti della stagione in particolare per quanto riguarda la prestigiosa serie tricolore terra al termine di una gara difficile e combattuta dal primo all’ultimo chilometro. Sulle impegnative prove speciali della gara, tratti cronometrati che hanno visto i più grandi piloti della storia del ralyismo mondiale scontrarsi nelle edizioni d’oro del Rally d’Italia, a laurearsi Campione Italiano Rally Terra è stato Paolo Andreucci, con Rudy Briani sulla Skoda Fabia R5 di HSport gommata MRF Tyres, mentre a conquistare la prestigiosa gara toscana è stato Alberto Battistolli, con Simone Scattolin, sempre a bordo di una Skoda Fabia.
Missione compiuta per tre oltrepadani: Mangiarotti, Nicelli e Salviotti
Per tutta la prima parte il rally ha vissuto un testa a testa tra cinque pretendenti alla vittoria finale, andata poi a Chentre-Florean, con distacchi molto contenuti. Poi le difficoltà del rally modenese, assieme a un clima tipicamente autunnale con pioggia e foschia a tratti, ha iniziato a fare la selezione. A Modena c’è stato il rientro positivo per Marco Pollara coadiuvato dal co-driver di Broni Daniele Mangiarotti, che nella finale di Coppa Italia al Rally città di Modena si aggiudicano l’Under 25. L’equipaggio di Aci Team Italia, fermo da un paio di mesi per un infortunio del siciliano Pollara, si è messo da subito in mostra nei passaggi dello shakedown, facendo segnare il secondo miglior tempo nella sessione dei test su vettura da gara. Perfetta si è mostrata la Skoda Fabia Rally2 messa a loro disposizione del Team PA Racing. Solo una scelta errata di gomme sui primi passaggi della seconda giornata di gara, ha rischiato di vanificare l’ottimo lavoro svolto dal duo supportato dalla Scuderia Movisport e da Luca Costantino, costringendoli a rischiare nelle prime tre prove e ad una grande rimonta nel secondo ed ultimo passaggio di prove. Usciti dall’ultimo parco assistenza con le gomme giuste, Pollara-Mangiarotti hanno subito fatto segnare il miglior tempo sulla prova speciale “Ospitaletto 2” di dodici chilometri che li ha portati a chiudere al 6° posto assoluto. Ottima prova anche per il driver stradellino Davide Nicelli navigato da Tiziano Pieri che al Rally Città di Modena ha messo in bacheca la vittoria della finale nazionale Aci Sport Rally Cup Italia R1 2021. Da evidenziare anche la loro 36° posizione assoluta (su 238 partenti) ottenuta con la piccola Clio R1 Rally 5 del team Gima, gommata Michelin e supportata dalla scuderia Sport e Comunicazione. Missione compiuta anche per gli oltrepadani Andrea “Tigo” Salviotti e Susy Ghisoni, che a bordo della Fiat Abarth Punto Racing Start Plus si sono laureati campioni della RSTB 14 P. Fin dalle prime prove speciali regolarmente disputate, Salviotti-Ghisoni hanno messo in campo la loro supremazia. I portacolori della Efferre Motorsport di Romagnese, nonostante le difficoltà ambientali, hanno mostrato di saper gestire con maestria la loro Fiat dominando la classe d’appartenenza e alzando leggermente il ritmo solo nell’ultima prova speciale, onde evitare inutili rischi che avrebbero potuto compromettere la conquista del titolo. Gara poco fortunata invece per compagni di colori Pier Sangermani e Lorenzo Paganin con la Mitsubishi Lancer R4 che dopo le prime due prove affrontate in condizioni non perfette riescono a bilanciare il tutto e aggiudicarsi in successione le prove 3 e 4. Purtroppo, la disperata caccia al successo gioca loro un brutto scherzo; escono di strada, senza danni, sulla viscida ps 5, quando erano in piena rimonta.
Pollara - Mangiarotti su Skoda Fabia (foto di Lavagnini) Salviotti - Ghisoni su Fiat Punto Abarth (foto di Lavagnini)
di Piero Ventura
MOTORI: CAMPIONATO MONDIAlE RAllY
Da San Damiano al Colle alla Catalunya, per un compleanno speciale
Per i suoi 50 anni, Andrea Zucconi da San Damiano al Colle, si è fatto un regalo del tutto speciale. Un regalo che per un rallysta, il quale calca i campi di gara nazionali da quasi un ventennio, non poteva essere più speciale se non quello di regalarsi la partecipazione a una gara del WRC (Campionato mondiale rally) in cui, l’obiettivo di arrivare al traguardo, sarebbe stata la sua personalissima vittoria. La scelta è caduta sull’accattivante ed entusiasmante per non dire: prestigioso, Rally Racc Catalunya. Una gara iridata sin dal 1988, il cui albo d’oro è firmato da campioni tra i quali spiccano i nomi di: Saby, Loubet, Sainz, McRae, Makinen, Auriol, tre volte Ogier e per ben 9 volte Loeb. Andrea Zucconi, Brigadiere Capo presso l’Arma dei Carabinieri a Bassignana, nonché istruttore militare di guida sicura di emergenza, giunge ai rally nel 2004, disputando a tutt’oggi una cinquantina di gare, battendosi in classi prestigiose e combattute tra le quali figurano la A6 e la Super 1600. Nella prima è salito 13 volte sul podio (4 volte primo, 5 secondo e 4 terzo). Nella seconda invece, in 7 gare disputate, ha ottenuto 4 podi (una vittoria, 2 secondi posti ed un 3°) oltre ad un 4°, un 5° ed un 9° posto assoluto. Ebbene, in questa suo debutto iridato, al volante di una Peugeot 208 Rally 4 By Bianchi, Andrea Zucconi, non solo è giunto al traguardo, ma ha fatto molto di più in Catalunya, si è classificato al 37° posto assoluto, 6° tra le vetture Rc4 e secondo tra gli ‘azzurri’, dietro Miele - Beltrame, su Skoda Fabia R5, una vettura dalle performances più considerevoli. Per questa importante trasferta, Zucconi si è avvalso alle note del notevole bagaglio tecnico del vogherese Paolo Zanini, 200 gare all’attivo, 30 podi assoluti, 14 vittorie, 10 secondi posti e 6 terzi posti assoluti; un’infinità di podi e vittorie di classe ed una grande esperienza internazionale all’attivo. Quella dell’equipaggio oltrepadano è stata una prestazione da incorniciare profusa in tre giorni di gara estremamente impegnativi 17 prove, 2 super tappe il ve-
Paolo Zanini e Andrea Zucconi
nerdì e il sabato per un totale di circa 1500 km di gara di cui 300 km di prove speciali, percorsi con grande concentrazione senza sbavature per un compleanno speciale.
di Piero Ventura
Nel blasonato rally in terra sarda brillano le 6 cilindri di Stoccarda approntate dalla vogherese Ova Corse, struttura a cui fa capo l’ex driver oltrepadano Filippo Musti. Le due vetture, affidate a Matteo Musti-Cristina Caldart per la Scuderia MRC e Beniamino Lo Presti-Claudio Biglieri (Scuderia Piloti Oltrepò), hanno retto benissimo al ritmo forsennato imposto da altrettanto veri specialisti del settore tra cui Pierangioli-Zambianchi (Ford Sierra Cosworth), Bertinotti-Rondi, Da ZancheDe Luis, Lombardo-Merendino, BeschinFrau, Delladio-Ometto, Pellegrino-Peruzzi e Negri-Coppa (tutti su Porsche). Ma veniamo alla gara. L’equipaggio Negri-Coppa (Porsche 911) chiude la prima giornata di gara al comando davanti alle Porsche 911 RS di Lombardo-Merendino e Bertinotti-Rondi. Quarto assoluto e sempre molto veloci i portacolori della Scuderia MRC Matteo Musti e Cristina Caldart, i quali, dopo aver centrato lo scratch sulla PS3 con la Porsche 911 Sc Ova Corse, sono stati rallentati dallo spegnimento della vettura sull’ultima prova della prima giornata di gara. In vetta al 3°Raggruppamento si collocano Lo Presti-Biglieri con la seconda Porsche 911 SC della vogherese Ova Corse. La prima tappa del Rally Costa Smeralda ha visto l’uscita di scena di uno Gli Equipaggi: Caldart - Musti e Biglieri - Lo Presti dei suoi protagonisti principali Valter Pierangioli navigato da Lucia Zambiasi sula P.S.3. Un vero peccato per il pilota toscano e la navigatrice veneta che dopo aver vinto le prime due prove con la Ford Sierra gruppo a di 4°Raggruppamento si fermano per una toccata a metà “San Pasquale 2”, senza problemi per l’equipaggio. Nella Regolarità Sport Gigi Bossi di Paviarally in gara con Mei sulla A112 Abarth occupa la dodicesima posizione assoluta. La gara riprende con Negri che conferma la sua posizione di testa aggiudicandosi la prova d’apertura di giornata, portando a 17”,6 il suo vantaggio su Bertinotti e a 25”5 su Bertinotti, tutti su Porsche. Dopo l’inconveniente che ha rallentato la corsa di Musti allontanandolo dai vertici, il vogherese, staccato di 58” da quest’ultimo, tenta una disperata caccia al terzo gradino del podio. Parrebbe una “missione impossibile”, ma intanto i tempi arrivano. Ma ecco il colpo di scena che mai manca in competizioni come i rally ed è appunto per questa ragione che non bisogna mollare mai. Sulla prova numero 6, Davide Negri è costretto a rinunciare alla corsa tricolore per la rottura del motore della Porsche 911 RS. A due prove speciali dal traguardo della gara sarda passa quindi al comando Marco Bertinotti, sempre più vicino al doppio titolo nel 2°Raggruppamento e nel Trofeo Assoluto. Sulla settima prova c’é però un nuovo vincitore, è Angelo Lombardo: il siciliano segna il miglior crono sul secondo passaggio della prova “Lo sfossato” e scavalca Bertinotti (Porsche 911) nell’assoluta. Musti invece, dopo aver vinto la PS3 e aver pagato pesantemente il repentino spegnimento della vettura in prova, corona il suo inseguimento portando la prima delle due Porsche 911 targate Ova Corse sul terzo gradino del podio assoluto che conferma vincendo l’ultima prova in programma. La bella giornata per le Porsche della vogherese Ova Corse, è completata dal quinto posto assoluto e primo di raggruppamento per Beniamino Lo Presti e Claudio Biglieri in gara con i colori della Scuderia Piloti Oltrepò. Per i colori pavesi c’è anche l’undicesimo posto assoluto e 2° di divisione nella regolarità sport, per Gigi Bossi con la A112 Abarth.
di Piero Ventura
Gigi Bossi con la A112 Abarth
MOTORI: AUTO D’EPOCA
Successo della Ronde del Castello
Con il raduno di Auto d’epoca a Zavattarello dello scorso 24 ottobre, denominato Ronde del Castello”, così chiamata in onore all’imponente rocca che sovrasta il borgo antico abbarbicato alla collina, il Veteran Car Club Carducci di Voghera, guidato da Andrea Guerrini con i suoi stretti collaboratori: Giuseppe Sboarina, Umberto Lamagni, Fulvio Negrini, Carlo Verri, Stefano Spalla, Alberto Vistarini, Stefano Tona e i ragazzi del team Torri, ha messo a segno un nuovo evento di successo in questo 2021 dopo il riuscitissimo 4 Regioni Anciennes dello scorso mese di settembre. Il raduno itinerante si è sviluppato su di un percorso di 22 chilometri da ripetere 4 volte con due blocchi di prove di abilità per ogni giro. Olte 50 i partecipanti che preceduti da tre splendide Porsche Autorlando, una delle quali condotta dal famosissimo pilota-preparatore Orlando Redolfi e le altre due guidate da Marino Scabini, vice sindaco di Golferenzo e dal rallysta Patrizio Calvi, si sono snodati sulle strade collinari che circondano Zavattarello. Al termine, i più abili si sono dimostrati i varesini Causo-Causo su A112, i quali hanno preceduto gli oltrepadani Massimo Politi e Tito Scabini su Mini Cooper, quindi nell’ordine: Ercolani - X A 112 Abarth; Corbellini - X A 112 Abarth; Fronti - Ruggeri A 112 Abarth; Rancati - Ercolani Fiat 850 Coupe; Malucelli - Bernuzzi Lancia Beta Montecarlo; De Bellis - Stella Lancia Fulvia Zagato; Scarioni – Pietropaolo Austin Mini; Celadin - Bono Lancia Fulvia Montecarlo; Crosignani - Crosignani A 112 Abarth;Cantarini – X Autobianchi Y 10; Forelli - Cleoncini A 112; Curone - Cristina A 112 Abarth; Rossetta - Degliantoni Lancia Fulvia Coupè; Viola – Mussi Volswagen Golf GTI; Formento - X Fiat 127; Pegoraro – Signorelli Volkswagen Golf GTI; Negrini - Taschin Renault R5 GTL; Bartolo – Zucchella Fiat 127 Sport; Verri - Ventura Fiat 124 Spider; Gregorelli - Gregorelli Peugeot 205 Rally; Moscato - Moscato Mercedes Benz 500; Bertelenghi - Nonna Fiat 600; Vernetti - Kalaia Lancia Delta Integrale; Blitto - Giangrassi Alfa Zavattarello, il via della Ronde del Castello
Romeo Sprint 2600; Cavanna - Cavanna Alfa Romeo 75; Ghia – Marchetti Lancia Fulvia Coupè; Ferrari - Grossi Fiat X 1/9; Barisonzi - Barbieri Alpine Renault A110; Spalla - Lombardi Porsche Boxter; Ercole - Lo Piccolo Renautl Clio 16V; 32 Trovato - Pertosa Fiat 124 Abarth; Assale - Logomarsini Mercedes Benz SLK; Franzosi - X Lancia Fulvia; Pertosa - Burgazzoli Lancia Fulvia Coupè; Faggionato - Laureat BMW Z3; Salviotti - Meisina Austin Mini Myfair; Sperandio - Carrera Fiat 131 Abarth; Tona - Tona Citroen 2 CV e Lazzati – X Fiat 500. Sfortunatissimo l’equipaggio di casa composto da natalino Perelli e Beppe Roveda (Fiat 124 Sport Spider), costretti al ritiro nelle fasi finali.
La “Triplete” di Davide Nicelli
Davide Nicelli con Tiziano Pieri
Nel calcio, il termine spagnolo “triplete” (in italiano tripletta e in inglese treble) tanto caro ai tifosi interisti dell’epoca di Josè Murinho, indica la vittoria di tre competizioni ufficiali nel corso della stessa stagione o anno solare. Questo termine però non è una prerogativa esclusivamente calcistica, lo si può sicuramente adoperare per chi – come nel nostro caso - in campo rallystico si è aggiudicato tre campionati nella stessa stagione agonistica come, ad esempio, Davide Nicelli, stradellino classe 1994, che già da ragazzino ha coltivato la passione per le quattro ruote seguendo le orme di papà Guglielmo, ex rallysta, non che titolare del Team Husky. Davide, ha iniziato a gareggiare nei Kart all’età di 7 anni scalando tute le categorie kart, dalla 60 cc fino alla massima categoria 125 cc con ottimi riscontri. A 17 anni ha esordito in monoposto nei F2 Italian Trophy al volante di una Dallara, salendo disputate ha colto una vittoria, un secondo posto e due terzi posti. Grande gioia alla fine nel team del driver bronese con Claudio Tangenti, Davide Pisati e Paolo Lodigiani che hanno lavorato, aggiustato, sperimentato, lavato, lucidato e rimontato ogni volta il kart. Piena soddisfazione anche per il “boss” Alberto Canzian, per la presidentissima Michela Rossi che con la nuova scuderia ERREROSSA Racing Team ha creduto in Riccardo e di tutti i supporter. Altro punto di orgoglio per l’automobilismo pavese è rappresentato da Rosario Corallo (Piave Rally) laureatosi Campione Italiano nella categoria Supercar, al volante della Subaru Impreza.
parecchie volte sul podio. Quattro anni più tardi, cercando nuovi stimoli, decide di lasciare il mondo della pista per passare a quello rallystico, in cui non tarda a mettere in mostra le sue qualità che con dedizione e umiltà riesce a coltivare e migliorare di stagione in stagione giungendo a quella che sta per andare in archivio mettendo in bacheca tre titoli molto ambiti, ovvero, il Clio Trophy Italia, il Campionato Italiano WRC riservato alla categoria R1 ai quali di recente ha aggiunto la vittoria nella finale nazionale Aci Sport Rally Cup Italia R1 2021. Una stagione da incorniciare la sua in cui ha avuto al suo fianco sul sedile di destra il biellese Tiziano Pieri, oltre ai supporter tecnici, amici, fans, e l’impareggiabile papà Guglielmo.
di Piero Ventura
Canzian alle prese con il Rally Cross
Accovacciati Alberto e Riccardo Canzian
è stata un’esperienza nuova per il vincitore del rally 4 Regioni storico 2021 quella di cimentarsi nel Rally Cross. Nonostante il maltempo che ha imperversato per tutto il weekend, il Round 7, l’ultimo, del Campionato Italiano Rallycross – valido anche come prova del Campionato FIA CEZ – ha regalato grande spettacolo con duelli e grandi sorpassi. Nella categoria Kart Cross, con 30 concorrenti al via in cui era impegnato il driver di Broni Riccardo Canzian, si è vissuto finale davvero al cardiopalma in cui Marcello Gallo é riuscito a chiudere la gara in prima posizione laureandosi per la terza volta campione italiano, beffando nel finale il leader della classifica Marco Berniga. Canzian, come consuetudine, si è battuto fino all’ultimo metro di gara ottenendo l’ennesimo podio della stagione che gli è valso la medaglia di bronzo nel campionato italiano della specialità, in cui su 7 gare
di Piero Ventura
Alcune “brevi”...
Sono state moltissime le manifestazioni che hanno visto impegnati equipaggi oltrepadani svolte in questi ultimi tempi, alcune con buoni risultati per i nostri portacolori, altre meno fortunate come nel caso di Marta Achino costretta a due ritiri consecutive, o Fabio Azzaretti, tant’è, e non ce ne vogliate, che è stato impossibile poterle seguire tutte, dovendo fare anche i conti con problemi di spazio. Vediamo dunque alcune “brevi”: Sebino - Con il 9° Rally del Sebino si è conclusa la quarta edizione del Trofeo Bmw Rally Cup in cui era impegnata in quest’ultima prova la co-pilota oltrepadana Claudia Spagnolo. Chiamata a leggere le note sulla berlina della Bayerische Mol’interessante esperienza con il 6° posto nella gara di Lovere vinta da Costa-D’Elia, dinnanzi a Toscani-Barabaschi e ad Augusto e Silvia Croce. In 77° posizione assoluta Davide Sozzani e Paolo Maggi, in gara sulla Citroen Saxo N2 della Racing Garage. L’equipaggio pavese combatteva nella numerosissima classe N2 con il solo obiettivo di arrivare al traguardo accumulando ulteriore esperienza in gara. ronde - Buone notizie arrivano dal Piemonte dove i portacolori di Efferre Motorsport di Romagnese Fugazza-Fugazza, su Peugeot 208 R2B, sono giunti 12° assoluti e secondi di classe al Rally Ronde Gomitolo di Lana, dopo aver vinto la prima prova speciale “Tracciolino” (di quasi 10 km). Simone Fugazza è partito forte, portandosi al primo posto di classe ma nei passaggi successivi si è dovuto accontentare della seconda posizione. Un risultato soddisfacente per l’equipaggio oltrepadano. Storico – Al Rally Storico Giro dei Monti Savonesi, c’è stato l’ottimo 5° posto assoluto e primo di classe per il vogherese Ermanno Sordi navigato da Barone sulla Porsche 911 RSR. Poca fortuna invece per Giorgio e Marco Verri, traditi dal cambio della loro Fiat Uno 70, bloccatosi al termine della terza prova speciale dopo un inizio di gara in crescendo.
L’Equipaggio Spiga - Spagnolo