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Giornalino quindicinale del Movimento Mariano della Beata Vergine Pellegrina n°18 del 7 settembre 2013 Recitate il rosario tutti i giorni -Regina del Rosario - Fatima
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AVVISO ! CONFERMIAMO anche per quest’anno il “Pellegrinaggio Mariano” per il primo sabato del mese di Ottobre gg.5, (mese del Rosario) con meta al “Santuario della Madonna della Corona” Affi (VR) Prenotazioni: Gianni Tel. 0522/663451–cell. 329 76 68 328
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Il Santo Rosario L'amore dei Santi alla corona del Rosario è pari alla stima che essi nutrivano per questa preghiera. Con venerazione essi portavano questo piccolo oggetto sacro, con devozione lo adoperavano, con premura lo custodivano. «Bacerò la corona ogni volta che la prenderò in mano»: è il proposito del giovanissimo Servo di Dio Fratel Sebastiano Aniceto; un proposito comune a tanti Santi. In particolare, una caratteristica molto frequente nei Santi è quella di portare costantemente la corona del Rosario fra le mani o al collo o legata al polso. Basterebbe ricordare, ad esempio, i quadri di Santa Bernardetta, S. Giovanni Berchmans, Sant'Ignazio da Laconi, S. Antonio M. Claret, del B. Stefano Bellesini, del Beato Nunzio Sulpizio, e di molti altri. I Santi non volevano separarsi mai da questa celeste ghirlanda, che era per loro di conforto e di aiuto. C'era chi non riusciva a predicare se non aveva la corona fra le mani. «Senza la corona - diceva Don Giacomo Alberione - non sono capace di fare neanche un'esortazione». Il giovane modello, S. Giovanni Berchmans, imitando il suo Padre Fondatore, S. Ignazio di Loyola, amava portare la corona del Rosario al collo, e spesso lo si sentiva ripetere giulivo:
«Non mi è più possibile sfuggire all'amore di Maria..., mi ha legato per il collo!». Come sapevano spiritualizzare ogni cosa i Santi! S. Ignazio da Laconi, prima ancora di diventare il miracoloso frate cappuccino, portava già la corona del Rosario sempre fra le mani, tanto che la gente si sarebbe meravigliata se l'avesse visto senza corona. S. Francesco di Sales portava sempre con sé la corona del Rosario e faceva in modo che tutti la vedessero per essere invogliati a pregare la Madonna. Per la notte, Santa Bernardetta ci raccomanda questo... segreto: «Alla sera, quando andate a dormire, prendete la corona; addormentatevi recitandola; farete come quei bambini che si addormentano, chiamando con voce sempre più fioca: mamma... mamma...». Deliziosi questi Santi! Ad alcuni giornalisti che l'intervistavano, la mamma di Santa Maria Goretti rivelò questi particolari edificanti sulla sua angelica figlia. «Marietta nacque in ottobre, nel mese dedicato alla Madonna del Rosario... L'avevo consacrata alla Madonna fin dai primissimi tempi della sua vita. Presto ella imparò a recitare il S. Rosario e lo portava sempre fra le mani o lo teneva attorcigliato al polso come fosse un gingillo, non lo lasciava mai... E con il Rosario al polso affrontò il martirio». Difatti, la corona del Rosario fu trovata spezzata sul corpo dell'angelica fanciulla, dopo la lotta per salvare la sua verginale purezza. Portiamola sempre con noi la corona. Il demonio ha paura di quest'arma. La Serva di Dio Edvige Carboni subì più volte l'assalto del demonio che le rubava la corona e gliela spezzava. Ella si dispiaceva quando veniva a sapere di persone devote che non portavano la corona, in essa c'è una potenza misteriosa di grazia che lega a Dio, c'è una potenza misteriosa che respinge il nemico.
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I consigli di don Camillo Contro il più forte “Sempre mi sono schierato contro il più forte, perché il più forte ha sempre torto, anche se ha qualche ragione.”
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- Fatima -Memorie di Suor Lucia QUARTA MEMORIA Prefazione – Fiducia e abbandono Ecc.mo e Rev.mo Monsignor Vescovo, Dopo un umile preghiera ai piedi del tabernacolo e del Cuore Immacolato di Maria, nostra carissima Mamma del Cielo, chiedendoLe la grazia di non permettermi di scrivere neppure una
sola lettera che non sia per la Sua gloria, incomincio nella pace e felicità di coloro che hanno la coscienza sicura di fare in tutto la Volontà Divina. Dunque, completamente abbandonata nelle braccia del Padre Celeste e nella protezione del Cuore Immacolato di Maria, vengo ancora una volta a deporre nelle mani di S. Ecc. Rev.ma, i frutti del mio unico albero: l’obbedienza.
- Preghiamo «I Salmi della Lode » Venite, lodiamo il Signore Lodate il Signore, popoli tutti, voi tutte nazioni, dategli gloria, perché forte è il suo amore per noi e la fedeltà del Signore dura in eterno. dal salmo 117
- Il Catechismo di San Pio X -
8. - Della settima petizione.
317. Che cosa chiediamo nella settima domanda: ma liberaci dal male? Nella settima domanda, ma liberaci dal male, chiediamo a Dio, che ci liberi dai mali passati, presenti e futuri, e specialmente dal sommo male che è il peccato e dall'eterna dannazione, che ne è la pena. 318. Perché diciamo: liberaci dal male e non dai mali? Diciamo: liberaci dal male e non dai mali, perché non dobbiamo desiderare di andare esenti da tutti i mali di questa vita, ma solamente da quelli, che non sono espedienti
all'anima nostra, e perciò domandiamo la liberazione dal male in genere, cioè da tutto ciò che Dio vede essere per noi male. 319. Non è lecito domandare la liberazione da qualche male in particolare, per esempio da una malattia? Si, è lecito domandare la liberazione da qualche male in particolare, ma sempre rimettendoci alla volontà di Dio, il quale può anche ordinare quella tribolazione a vantaggio dell'anima nostra. 320. A che cosa ci giovano le tribolazioni che Dio ci manda? Le tribolazioni ci giovano per fare penitenza delle nostre colpe, per esercitare le virtù, e sopratutto per imitare Gesù Cristo nostro capo, al quale è giusto che ci conformiamo nei patimenti, se vogliamo aver parte nella sua gloria. 321. Che vuol dire Amen in fine del Pater? Amen vuol dire: così sia, così desidero, così prego il Signore e così spero. 322. Per ottenere le grazie domandate nel Pater noster basta recitarlo in qualsivoglia maniera? Per ottenere le grazie domandate nel Pater noster bisogna recitarlo senza fretta, con attenzione e accompagnarlo col cuore. 323. Quando dobbiamo noi dire il Pater? Il Pater dobbiamo dirlo ogni giorno, perché abbiamo bisogno ogni giorno dell'aiuto di Dio.
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UNA CHIAVE DEL PARADISO Le tre Ave Maria Narra una studentessa vietnamita: “Sono cresciuta in un ambiente buddista e confuciano. Ero arrivata a Saigon dalla provincia per continuare gli studi. Ma dove e come? La mamma aveva sentito parlare della scuola delle religiose di San Paolo di Chartres, e così mi ci inviò. Era il mio primo contatto con i cattolici, la prima volta che udivo parlare di un Dio incarnato morto per riscattare il mondo. Avevo 14 anni, certamente non potevo comprendere molte cose. Con le suore e prima di ogni scuola recitavo le preghiere cristiane come un automa; tuttavia mi piaceva molto l’Ave Maria; non saprei dire il perché, ma io ci credevo veramente, senza dubbio perché ero portata a credere al soprannaturale
e a pregare. In breve, recitavo ogni giorno il Rosario con le suore e, nelle ore di ricreazione, andavo alla grotta per cominciarne un altro o in chiesa per fare la Via Crucis con un’amica. Da allora recitai sempre tre Ave Maria prima di andare a letto per implorare la protezione della Vergine. Sostituivo in un modo del tutto semplice le mie credenze di infanzia, le divinità e Budda con la Vergine, il Cristo, Dio, e recitavo le nuove preghiere ogni volta che avevo paura, come avevo recitato la salutazione a Budda. Non so se è esattamente così. In quel tempo io credevo sinceramente che la grazia di Dio può far comprendere molte cose. Se dico che “sostituivo”, è perché non avevo scelto personalmente. Ero del resto incapace di farlo: come si potrebbe a questa età discernere ciò che è degno di fede da quello che non lo è? Pertanto chiesi il battesimo. Naturalmente papà e mamma non ne volevano sentir parlare e maledivano queste religiose che, dicevano, cercavano di influenzarci. Ero molto infelice per non aver potuto ottenere dai genitori il permesso del battesimo. Pregavo ardentemente, ma non ero ancora in grado di comprendere la vita di colui che ha detto: “ I miei pensieri non sono i vostri pensieri, le mie vie non sono e vostre vie”. In seguito dovevo benedirlo con tutto il cuore di non aver permesso il mio battesimo in quel momento. Nell’attesa proseguii gli studi al liceo. In quell’ambiente tutto laico le mie velleità religiose svanirono, eccetto la pratica delle tre Ave Maria. Credo che devo a queste Ave Maria e alla mia confidenza nella Santa Vergine tutte le grazie ricevute: non è lei la mediatrice di tutte le grazie? A 18 anni partii per la Francia. Non sapevo che cosa fosse il mondo. Pur credendo nel Cristo, non ero preparata a riceverlo. Fu necessario che cadessi nel peccato, che facessi esperienza della mia impotenza contro il male per provare il bisogno di essere liberata in Cristo e da Gesù, il solo che rimetterà il mio peccato e mi darà la pace. Per reagire contro le compagne che mi consideravano pagana, difendevo con accanimento le nostre tradizioni buddiste, il culto degli antenati, e condannavo l’incomprensione di certi missionari nei confronti di questi valori e, per estensione, gli abusi del colonialismo. Io lottavo ancora contro a quello che desideravo. Dio ebbe pietà della mia debolezza, inviandomi una compagna di scuola e due preti vietnamiti che ritornavano da un pellegrinaggio a Roma. Fu l’occasione per poter finalmente liberarmi della mia debolezza e delle mie esitazioni, e di veder chiaro che ormai la scelta era fatta: seguire Cristo. Ben presto presi a recitare le preghiere con le altre, a seguire i corsi di religione, a fare ciò che la mia coscienza mi suggeriva senza alcuna inquietudine. Rividi il padre M. da cui avevo avuto questo aiuto, prima del suo ritorno in Vietnam. Mi diede un libro di Newman con queste parole di dedica: “Ha tutto lasciato, ha tutto trovato, ha tutto perduto, ha tutto guadagnato”. Gli confidai
le mie difficoltà di famiglia e il compito di andare a trovare i miei genitori a Saigon per parlare con loro. Così egli continuò a sostenermi nel cammino verso il battesimo e furono i suoi consigli a guidarmi più tardi verso la realizzazione della mia vocazione e condurre anche la mia famiglia al battesimo”.
Roma
Perle di spirito Roma è una città molto cattolica: tutti vogliono prendere i voti.
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Medjugorje Com’è fisicamente la Madonna? Ma vediamo come l’hanno descritta nel dettaglio proprio i “suoi ragazzi”, rispondendo ciascuno per conto proprio a una serie di domande “sull’immagine della Vergine” che il francescano padre Janko Bubalo ha stilato qualche anno fa. Solamente a Jakov è stato impossibile rispondere. Gli altri cinque: Ivan Dragicevic, Vicka Ivankovic, Marija Pavlovic, Ivanka Kankovic e Mirrjana Dragicevic hanno , invece, controfirmato le proprie risposte il 23 luglio 1992. Ecco l’elenco; tra parentesi si sottolinea qualche risposta specifica. Quanto ritenete sia alta la Vergine? Circa 165 cm, tanto quanto me (Vicka) – Vi sembra slanciata o..? Sembra slanciata – Quanto potrebbe pesare? Circa 60 Kg. – Quanti anni le dareste? Da 18 a 20 anni (Per Mirijana anche qualcuno di più). – Quando è insieme al Bambin Gesù sembra più vecchia? Sembra sempre la stessa, uguale. – Quando la Vergine è con voi è sempre presente o… E’ sempre presente. – Dove si trova? Su una piccola nube. – Di che colore è questa nube? La nube è biancastra. – L’avete mai vista in ginocchio? Mai – La vostra Madonna ha un viso. Com’è? Tondo, allungato, ovale? E’ piuttosto allungato, ovale, normale. – Di che colore è il suo viso? Normale: è bianco e roseo sulle gote. – Di che colore è la sua fronte? Nomale, bianca come il suo viso. – Come sono le labbra della Vergine, carnose o sottili? Normali, belle, piuttosto sottili. – Di che colore? Rosate, di un colore naturale. – la Vergine ha delle fossette in viso, come molte persone? Solitamente non ne ha; forse un po’ quando sorride. – Normalmente si nota un sorriso sul suo viso? Forse; si tratta piuttosto di una beatitudine indescrivibile: il sorriso sembra come qualcosa sotto la pelle. – Di che colore
sono gli occhi della Madonna? Sono meravigliosi, spiccatamente azzurri. – Normali o…? Normali, forse un po’ più grandi. – Come sono le sue ciglia? Delicate, normali. – Di che colore sono le sue ciglia? Normali, non sono di un colore particolare. – Sottili o.. Regolari, normali. – Naturalmente la Madonna ha anche un naso, com’è? Bello, piccolo, normale, proporzionato al viso. – E le sopracciglia della Madonna? Le sopracciglia sono delicate, normali, nere. – Com’è vestita la vostra Madonna? Indossa un semplice abito da donna. – Di che colore è il suo abito? L’abito è grigio, forse un po’ grigio-azzurro. – L’abito è stretto intorno al corpo o cade liberamente? Cade liberamente. – Fin dove arriva il suo abito? Arriva fino alla nuvola su cui si trova; si perde nella nuvola. – E fino a che punto attorno al collo? Fino all’inizio del collo. – Si vede una parte del collo della Vergine? Si vede il collo ma non si vede nulla del suo busto. – Fin dove arrivano le maniche? Fino alle mani. – L’abito della Vergine è orlato? No, non lo è. – La vita della Madonna è cinta da qualcosa? No, da nulla. – Per quello che voi potete vedere, sul corpo della Vergine si scopre la femminilità del suo corpo? Naturalmente sì. Ma nulla di particolare. – La Vergine ha qualcos’altro oltre all’abito appena descritto? Ha un velo sul capo. – Di che colore è questo velo? Il velo è bianco. – Tutto bianco o… Tutto bianco. Cosa le copre il velo? Il velo le copre il capo, le spalle e tutto il corpo, la schiena e i fianchi. – Fin dove arriva? Fino alla nuvola come l’abito. – E davanti fin dove la copre? Le copre la schiena e i fianchi. – Il velo sembra più consistente dell’abito della Vergine? No, è simile all’abito. - Su di esso ci sono dei gioielli? No, nessun gioiello. – E’ bordato? No, non lo è. – La Vergine indossa gioielli in generale? Nessun gioiello. – Per esempio sul capo o attorno al capo? Sì, sul capo ha una corona di stelle. – Ha sempre le stelle attorno al capo? Normalmente le ha; le ha sempre. – Anche quando appare con Gesù? Anche allora. – Quante stelle la circondano? Dodici. – Di che colore sono? D’oro, dorate. – Sono unite tra loro? Sono unite in qualche modo, come se fossero ferme. – Si vedono i capelli della Vergine? Si vedono un po’ i capelli. – Dove si vedono? Un po’ sopra la fronte, sotto il velo, sul lato sinistro. – Di che colore sono? Neri. – Si vedono le sue orecchie? No, non si vedono mai.- Come mai? Il velo le copre le orecchie. – Cosa guarda la Madonna durante le apparizioni? Solitamente guarda noi, talvolta qualcos’altro, quello che indica. – Come tiene le mani? Sono libere, liberamente aperte. – Quando tiene le mani giunte? Quasi mai, forse qualche volta durante il Gloria. – Le muove o gesticola durante le apparizioni? Non gesticola, a meno che non indichi qualcosa. – Quando le sue mani sono aperte com’è rivolto il palmo? Solitamente verso l’alto, anche le dita sono distese. – Si vedono anche le unghie? Si vedono in
parte. – Come sono? Di che colore? Un colore naturale, bianche candide. – Avete mai visto i piedi della madonna? No, mai, sono nascosti dall’abito. – E infine, la Vergine è davvero bella come dite? In realtà, non ti abbiamo detto niente al riguardo: la sua bellezza è indescrivibile; non è una bellezza come la nostra, è qualcosa di paradisiaco, qualcosa di celeste, qualcosa che vedremo solo in Paradiso; e questa è una descrizione molto limitata. Messaggio del 25 agosto 2013 "Cari figli! Anche oggi l’Altissimo mi dona la grazia di essere con voi e di guidarvi verso la conversione. Giorno dopo giorno Io semino e vi invito alla conversione perché siate preghiera, pace, amore e grano che morendo genera il centuplo. Non desidero che voi, cari figli, abbiate a pentirvi per tutto ciò che potevate fare ma non avete voluto. Perciò, figlioli, di nuovo con entusiasmo dite: “Desidero essere segno per gli altri”. Grazie per aver risposto alla mia chiamata".
RADIO MARIA Cari amici, La Madre ci ricorda innanzitutto che la Sua presenza in mezzo a noi è un dono che Le concede l'Altissimo, perché possa guidarci verso la conversione. Questo è stato il suo impegno in questo lunghissimo tempo, durante il quale ogni giorno ha seminato nei nostri cuori e li ha invitati alla conversione, affinché germogliasse la preghiera la pace e l'amore. La Madonna vuole che noi siamo come il seme evangelico di grano che, morendo sotto terra, produce il centuplo. Ci ammonisce a non perdere questo momento di grazia, perché un giorno ci pentiremmo di non aver fatto ciò che non abbiamo voluto fare, cioè convertirci. Infine ci esorta a riprendere con rinnovato entusiasmo in modo da essere un segno di conversione per gli altri. - Alcuni ci chiedono quale sia la posizione della Chiesa su Medjugorje. In attesa di successivi sviluppi, la posizione della Chiesa su Medjugorje rimane quella sintetizzata da Sua Eminenza il Card. Tarcisio Bertone, Segretario di Stato, nel libro "L'ultima veggente di Fatima". Sua Santità Benedetto XVI ha voluto avvalorare il libro con una sua personale prefazione. Al riguardo il Card. Bertone ha affermato: 1. "Le dichiarazioni del vescovo di Mostar riflettono un'opinione personale, non sono un giudizio definitivo e ufficiale della Chiesa". 2. "Tutto è rinviato alla dichiarazione di Zara dei vescovi della ex Jugolavia del 10 Aprile 1991, che lascia la porta aperta a future indagini. La verifica deve, perciò, andare avanti". 3. "Nel frattempo sono permessi i pellegrinaggi privati con un accompagnamento pastorale dei fedeli".
4. "Infine, tutti i pellegrini cattolici possono recarsi a Medjugorje, luogo di culto mariano dove è possibile esprimersi con tutte le forme devozionali". Vostro Padre Livio UUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUU
Totale offerte pervenute : € 751
Quest’anno il totale delle offerte raccolte saranno destinate tramite P. Mario Guerra alla scuola elementare di Kakendema diocesi di Makeni, Sierra Leone – Africa Occidentale UUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUU
P. MARIO GUERRA Un’ amica del gruppo mariano, dopo aver scritto a P. Mario, gentilmente ci permette di condividere parte della risposta ricevuta. Così scrive P. Mario: ... Anch’io sono di origine contadina. Ho vissuto in campagna fino a 13 anni, quando sono entrato in seminario a Guastalla, dove, dopo 10 anni di studi è nata la mia vocazione: quella Missionaria che mi ha portato nel mondo a predicare la salvezza di Dio in Gesù. Questo per 30 anni in Sierra Leone (Africa Occidentale, dalla parte Atlantica). Una presenza che ha fatto tanto bene a chi ha ricevuto il messaggio e fatica tanto benefica a me, con una vita sobria e faticosa che mi ha purificato lo spirito fino ai giorni della prigionia (i più benefici per il mio spirito). Tutto narrato nel diario della prigionia “Una lunga notte in Sierra Leone”. Sono contento che venga inserito a puntate nel giornalino “Un ‘ora con Maria”. Quell’esperienza mi ha fatto tanto bene e spero che ne faccia anche ad altri, perché prova che «Dio ha gli occhi grandi: vede tutto e guida tutto per il nostro bene. Merita che ci fidiamo di Lui». Si avverano nella nostra vita le parole di Gesù agli Apostoli: «Ho altre cose da dirvi, ma non ne siete capaci ora, le comprenderete poi». É
proprio vero,
ripensando agli avvenimenti passati ora scopro che Dio era presente e guidava gli eventi per il mio bene e lo ringrazio sempre. Le mie disavventure mi hanno portato tanto più vicino a Dio. È molto benefico rivedere il passato con gli occhi di Fede che lo Spirito ci ha donato nei giorni della nostra vita fino all’età di oggi. Ho trovato quel Padre Buono che mi è mancato tanto da piccolo (mio padre era eccessivamente severo), comprendo, anche lui aveva avuto una vita estremamente dura (nato nel
1903, educazione 3° elementare, a 10 anni mandato come servitore in una grossa famiglia contadina). Non parlava mai della sua infanzia, ma certo di coccole ne ha avute poche e forse gli faceva male ricordare quei tempi. Quando poi si formò una famiglia il suo interesse era solo nella terra, che producesse il massimo e per quella era estremamente esigente con persone ed animali. Nel diario pubblicato sul giornalino aggiungerò qualche episodio che avevo dimenticato e prova che Dio vede e provvede. Certe cose le capiremo a suo tempo. Non cerchiamo di controllare Dio e pretendere quello che piace a noi. Quando Lui ci spiegherà certi avvenimenti spiacevoli della nostra vita dovremo fargli tante scuse per il nostro comportamento al tempo degli avvenimenti. Abbiamo Fede nel Padre Misericordioso e la nostra vita sarà più serena e felice. Dio vede. Andiamo verso la luce gioiosa! Siete sempre nelle mie preghiere. P.Mario sx
Telefonate, scrivete, andate a trovare P. Mario, riceverete sempre una parola di consolazione. (Gianni) cell. 3397068232 Missionari Saveriani -via S. Martino, 8 –43100 Parmamario.34@email.it
«la sfida a dio» Tratto dal “Diario di un missionario saveriano”
- UNA LUNGA NOTTE IN SIERRA LEONE P.M.Guerra
…Intanto il gruppo è stato sbadato e ha lasciato ampie tracce del nostro passaggio e della nostra collocazione: questo ci procura visite indesiderate per terra e per aria, con qualche vittima. Ci causa inoltre qualche girovagare affrettato in area sconosciuta con aggiunti disagi per i prigionieri portatori. Le provocazioni delle truppe governative irritarono i ribelli che decisero di affrettare la marcia sulla capitale. E’ da molto tempo che non parlo con il brigadiere Mussa. Lui viaggia sempre con i combattenti che marciano separati dai civili. Qualche volta l’ho incrociato durante le marce, ma senza scambiare una parola. Credo che una volta mi abbia sorriso, ma non era un sorriso di solidarietà o simpatia. Pazienza! Offro tutto al buon Dio per implorare la pace nel paese. Le atrocità che ho visto sono troppe e indegne dell’umanità. La sera del 22 dicembre ci mettemmo in viaggio presto perché le ricerche aeree si facevano più intense di giorno e
questa tappa è lunga. Conosco bene l’area dove ci troviamo: è la grande piantagione di palme da olio di Newton. Camminiamo nel buio per una strada comoda ma lunga, che porta sull’asfalto principale Makeni-Freetown. A Newton c’è un forte contingente di truppe fedeli al governo. In qualche modo devono avere saputo del nostro avvicinamento e ci bombardano a distanza con mortai. Ma Dio ci protegge e le bombe cadono nella foresta attorno. Intanto i combattenti ribelli si preparano e mentre noi civili percorriamo l’ultimo chilometro, davanti a i nostri occhi sferrano uno dei loro irresistibili, micidiali assalti. Dopo un’ora tutta l’area è in silenzio e in fiamme e noi, raggiunta la strada principale, marciamo verso Waterloo, considerata la porta della capitale. Siamo tormentati dai soliti flagelli: fame, sete, spossatezza, però la strada è libera. Per la via raccomando a qualche combattente che incontro di non danneggiare la chiesa e la casa dei padri a Waterloo. Promettono, ma ci credo poco. A Waterloo arrivo a spron battuto, fuori dai sensi per spossatezza: infilo la strada breve per Freetown, ma un combattente mi ferma. Ci fanno abbandonare la strada principale per prendere sulla sinistra la strada di circonvallazione della penisola. Conosco questa strada dalla cartina geografica, ma non l’ho mai percorsa. Intanto il nostro voltare a sinistra ha salvato Waterloo che si estende a destra. Poche case e bottegucce vengono distrutte e ci procurano un po’ di rifornimenti alimentari. Davanti a noi c’è rumore di battaglia: i combattenti stanno sbaragliando il Centro Addestramento Militare dell’esercito nazionale a Benguema. Molto importante per il magazzino di armi e munizioni. Naturalmente l’operazione ha avuto esito positivo, come ci si aspettava. Ci eravamo abituati a queste operazioni per cui nessuno si preoccupava quando capitavano. Si sapeva già che l’operazione sarebbe durata al massimo un’ora e l’esito sarebbe stato positivo per i ribelli. Si era creata la psicosi della vittoria. Quando arriviamo i combattenti stanno già celebrando la vittoria con gran sparatorie usando quattro mitragliatrici fisse davanti alle baracche militari. C’è un fracasso indiavolato. Io sono in condizioni pietose per la stanchezza. Mi stendo col mio assistente nella veranda di una delle baracche per riposare, pregando in cuor mio che smettesse quell’orgia di “rumori molesti” e mi addormento…
-il Vangelo –
LA DONNA ADULTERA Quel giorno, appena giunti alle porte di Gerusalemme, un triste spettacolo si presenta agli occhi di Gesù e dei suoi compagni: vi è stata trascinata una donna adultera, per essere
lapidata, come richiedeva la Legge, dopo un sommario processo, alla presenza di almeno 2 o 3 testimoni che dovevano essere “i primi a levare la mano contro di lei”. Gesù, trovandosi per caso presente, viene invitato a far da testimone e si siede con gli altri ad ascoltare la denuncia del marito offeso. Ma allorché gli tocca esprimere il proprio parere, resta perplesso: ha fin’ora predicato l’esigenza del perdono e della comprensione delle debolezze altrui, come può ora associarsi a coloro che vogliono condannare a morte quella sciagurata? Ella lo fissa con gli occhi sgomenti, ma Gesù non la guarda nemmeno: tiene il volto abbassato e con un dito scrive per terra… Poi, siccome gli altri sollecitano il suo voto, si rizza in piedi ed esclama: “Scagli per primo la pietra contro di lei, chi di voi è senza peccato.” (Gv 8, 1-11) Qualcuno protestò: «Non possiamo ignorare ciò che è accaduto. Dopo tutto, Dio ci ha dato gli occhi.» «Sì» rispose «e le palpebre!»
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Dare soldi ai mendicanti? Fa sentire buoni, ma... I bisognosi veri li conosce solo il parroco, perciò le offerte vadano a lui e non siano disperse nei centesimi che zingari e postulanti vari pietiscono ogni giorno alimentando il racket. di Rino Cammilleri
Diversi anni fa Antonio Frajese, compianto giornalista televisivo (prese a calci in diretta il noto disturbatore Paolini), si travestì da accattone e, nel reportage che ne seguì, rivelò quanto aveva guadagnato con quella trovata. Tanto. Addirittura uno dei racconti di Sherlock Holmes è dedicato allo stesso argomento: la sparizione di un impiegato che, l'investigatore scoprì poi, guadagnava molto di più come questuante. Sotto casa mia un vecchietto in stampelle mi strappava il cuore finché la mia portinaia non mi rivelò che la moglie era impiegata alle poste e lui, in quel modo, si era comprato diversi appartamenti. A Milano, dove il metro quadro costicchia. Quando ero giovane e fresco di conversione, da buon neofita "adottai" una mendicante che mi impietosiva col suo vistosissimo gozzo. Convinsi un mio amico chirurgo a visitarla e operarla gratis. Ma al momento convenuto lei non si presentò: avrebbe perso la possibilità di impietosire. Tempo dopo, alla stazione ferroviaria incontrai un giovane con la testa fasciata. Chiedeva l'elemosina e io divisi con lui tutto quel che avevo in tasca: duemila lire, mille per uno. Colpito dalla mia generosità, mi rivelò che quella fasciatura era fasulla. Lo rimproverai indignato. Lui allora mi prese una mano e mi fece toccare il suo cranio: sentii al tatto una profonda fessura. Disse che non era in grado di lavorare perché quel trauma ogni tanto lo faceva svenire. Io, sconvolto, gli diedi anche le altre mille lire. Passò un anno e partii per il servizio militare. Mi assegnarono a un comando di stazione ferroviaria. Un giorno, mentre chiacchieravo col poliziotto dell'ufficio adiacente, vidi da lontano passare quel famoso giovane:
aveva la testa fasciata ma anche il gesso a una gamba. Raccontai al poliziotto del mio incontro, l'anno prima, con lui. Il poliziotto, ridendo, mi disse che quello lì stava benissimo: ogni mattina passava dall'ospedale, si faceva dare i gessi o le fasciature avanzate, poi prendeva il treno e andava a impietosire la gente di un'altra città. E' vero, non tutti i napoleonici erano ladri ma Bonaparte sì. Oggi il cibo e i vestiti si buttano, non siamo più ai tempi di san Martino. E sia la Chiesa che lo Stato rendono del tutto superfluo l'accattonaggio di strada. I bisognosi veri li conosce solo il parroco, perciò le offerte dei cattolici vadano a lui e non siano disperse nei centesimi che zingari e postulanti vari pietiscono ogni giorno. Darglieli può farci sentire «buoni», ma alimenta il racket. Sono considerazioni, queste, di semplice buonsenso, quel buonsenso che una volta veniva predicato dal pulpito ma oggi non più per paura (sì, paura) dell'impopolarità. Io non ho alcuna popolarità da difendere e del giudizio dei bigotti me ne frego. Ho scelto il cristianesimo perché è una religione virile, coraggiosa e controcorrente, che giudica il mondo e non se ne fa condizionare. E se c'è da rimetterci il collo come il Battista che rimproverava apertamente Erode, o come Cristo che alzava la voce contro gli ipocriti politicamente corretti, ebbene, era nei patti. (n.d.r. E’ però importante ricordarsi di fare queste offerte al parroco. Che questa motivazione non diventi invece motivo di scusa per arrivare a non fare più nessuna offerta!)
Festeggia il suo onomastico: il giorno 15 settembre Orlando Bonetti . Formulando i nostri più sentiti auguri rivolgiamo alla Madonna una preghiera a favore delle sue necessità.
Maria, sostegno nella lotta contro il diavolo di Massimo Introvigne16-08-2013
Nella Messa del 15 agosto a Castel Gandolfo Papa Francesco è tornato sul tema della lotta tra Maria e il demonio, invitando a non trascurare la dimensione «antagonista», di lotta con Satana e il male, della devozione mariana. Il Papa ha anzitutto ricordato come il Concilio Vaticano II nella «Lumen Gentium» affermi chiaramente al n. 59 la realtà storica dell'Assunzione: «L’immacolata Vergine, preservata immune da ogni macchia di colpa originale, finito il corso della sua vita terrena, fu assunta alla gloria celeste col suo corpo e la sua anima, e dal Signore esaltata come la regina dell’universo». E al n. 68 lo stesso documento conciliare mette in relazione l'Assunzione con il destino escatologico della Chiesa: «La Madre di Gesù, come in cielo, glorificata ormai nel corpo e nell’anima, è l’immagine e la primizia della Chiesa che dovrà avere il suo compimento nell’età futura, così sulla terra brilla come segno di sicura
speranza e di consolazione per il Popolo di Dio in cammino, fino a quando non verrà il giorno del Signore». Come fa spesso, il Pontefice ha commentato questi brani invitando a meditare su tre parole-chiave: lotta, risurrezione, speranza. Anzitutto «la lotta tra la donna e il drago. La figura della donna, che rappresenta la Chiesa, è da una parte gloriosa, trionfante, e dall’altra ancora in travaglio. Così in effetti è la Chiesa: se in Cielo è già associata alla gloria del suo Signore, nella storia vive continuamente le prove e le sfide che comporta il conflitto tra Dio e il maligno, il nemico di sempre». Tutti noi dobbiamo affrontare il diavolo, anche quando non ne siamo consapevoli. Ma Maria «lotta con noi, sostiene i cristiani nel combattimento contro le forze del male». Lo stesso Rosario, cui il Papa ha raccomandato la fedeltà quotidiana, «ha anche questa dimensione “agonistica”, cioè di lotta, una preghiera che sostiene nella battaglia contro il maligno e i suoi complici. Anche il Rosario ci sostiene nella battaglia». Seconda parola: «risurrezione». La nostra fede di gioca sul fatto che «Cristo è veramente risorto dai morti. Tutta la nostra fede si basa su questa verità fondamentale che non è un’idea ma un evento. E anche il mistero dell’Assunzione di Maria in corpo e anima è tutto inscritto nella Risurrezione di Cristo», perché «anche Maria ha conosciuto il martirio della croce: il martirio del suo cuore, il martirio dell’anima. Lei ha sofferto tanto, nel suo cuore, mentre Gesù soffriva sulla croce. La Passione del Figlio l’ha vissuta fino in fondo nell’anima. E’ stata pienamente unita a Lui nella morte, e per questo le è stato dato il dono della risurrezione». E anche questo è un fatto, non un mero simbolo. Terza parola: speranza. «Speranza è la virtù di chi, sperimentando il conflitto, la lotta quotidiana tra la vita e la morte, tra il bene e il male, crede nella Risurrezione di Cristo, nella vittoria dell’Amore. Maria ci credeva, e oggi questo atto di fede «è particolarmente intenso là dove il Corpo di Cristo patisce oggi la Passione». La persecuzione continua. Ma continuano anche la fede, la speranza e l'aiuto di Maria che cammina con i cristiani perseguitati nella storia.
LETTERA AGLI AMMALATI di Antonio Bello Abbandono al fratello come segno dell’abbandono in Dio E poi – lo sto sperimentando io in questi giorni – con la malattia dobbiamo fare l’esperienza dell’umiltà, dell’abbandono, dell’affido. Chi è abituato a una certa fierezza, ha pudore a lasciarsi servire dagli altri. Teme di dare fastidio ai parenti, agli amici. Soffre quando vede che gli altri si trovano a disagio per lui. non sperimenta quell’abbandono disteso nelle braccia
dell’amico, cioè di chi ti vuol bene. Nelle braccia del Signore forse sì, ma nelle braccia dell’amico no. Allora dobbiamo fare esperienza dell’abbandono. Questa esperienza dell’abbandono nelle braccia di chi ti vuol bene è segno. Segno e forse anche strumento dell’abbandono totale nelle braccia di Dio. In ciò consiste la fede teologale. Tanti, tanti auguri carissimi fratelli. Il Signore vi benedica insieme con tutti coloro che vi stanno accanto e che vi danno una mano perché la vostra salute rifiorisca.
Meditãtio «Quando la prova spirituale e/o la sofferenza fisica arrivano, diciamo “grazie” a Dio. Sarà bello, sarà filiale, perché qualsiasi cosa facciamo o lasciamo che accada, noi non eviteremo questa prova o sofferenza. Accettandola con il sorriso sulle labbra, aumentiamo la nostra resistenza e soffriamo di meno.»
L’Angelo del 1200 / prima parte Morì il vecchio Bassini e sul suo testamento c’era scritto: «Lascio tutto all’arciprete perché faccia indorare l’angelo del campanile, così luccica e di lassù posso capire dov’è il mio paese». L’angelo stava in cima alla torre e, da giù, non pareva una gran cosa perché la torre era alta: ma quando, fatta l’impalcatura, salirono, si vide che era grosso quasi quanto un uomo. Ce ne voleva di oro zecchino per ricoprirlo. Arrivò dalla città uno specialista e andò su a studiare il lavoro, ma non rimase molto: scese dopo pochi minuti ed era tutto agitato. – E’ un arcangelo Gabriele in rame martellato – spiegò a don Camillo. – Una bellezza straordinaria. Roba autentica del 1200! – Don Camillo guardò l’ometto poi scosse la testa. – E come fa ad essere del 1200 se la chiesa e il campanile hanno si e no trecento anni? – obiettò. – Faccio questo mestiere da quarant’anni e di statue ne ho dorate a migliaia. Se non è del 1200 io vi faccio la doratura gratis. Don Camillo era un uomo che stava bene coi piedi poggiati per terra, ma la faccenda lo incuriosì tanto che salì assieme all’ometto fin sulla cima del campanile per andare a guardare in faccia l’angelo. Rimase a bocca aperta perché l’angelo era davvero di una bellezza straordinaria. Don Camillo ridiscese molto turbato: come aveva potuto finire in cima a quella torre di povera chiesa di campagna un angelo così bello? Andò a scartabellare nell’archivio della parrocchia per trovare qualche cosa che chiarisse la strana faccenda, ma non trovò niente di niente. La mattina dopo, lo specialista tornò dalla città con due signori che salirono sulla torre e, quando tornarono giù, ripeterono a don Camillo quello che aveva già detto l’ometto: era un autentico capolavoro del 1200. Erano due professori del ramo artistico: due nomi grossi e don Camillo li ringraziò commosso. – E’ una gran bella cosa, - esclamò. – un angelo del 1200 sul campanile di questa povera chiesa. E’ un onore per tutto il paese. – Nel pomeriggio arrivò un fotografo e salì su a fotografare l’angelo da tutte le parti. Il mattino seguente, il giornale della città portava un lungo articolo che parlava dell’angelo del 1200 e l’articolo, illustrato da tre fotografie, finiva spiegando che sarebbe stato un vero delitto lasciare lassù, a rovinarsi alle
intemperie, quel prezioso capolavoro. Il patrimonio artistico appartiene alla cultura e alla civiltà, quindi deve essere tutelato e via discorrendo. Roba che scaldò le orecchie a don Camillo – Se questi maledetti di città tirano a fregarci l’angelo sbagliano, - disse don Camillo a i muratori che stavano rinforzando l’impalcatura attorno alla torre. – Si sbagliano sì, - risposero i muratori. – La roba nostra non si tocca. – Poi arrivò altra gente, altri pezzi grossi, anche del vescovado, e tutti salirono a vedere l’angelo, e tutti, ritornati a terra, dissero a don Camillo che era un delitto lasciare una cosa così bella esposta all’acqua e al gelo. – Gli comprerò un impermeabile, - urlò alla fine don Camillo. E siccome gli altri gli obiettarono che questo non si chiamava ragionare, don Camillo ragionò: - In tutte le città del mondo ci sono capolavori di statue che, da secoli e secoli, stanno esposti al gelo e alla pioggia in mezzo alle piazze e nessuno pensa di metterli al coperto. Perché noi dobbiamo mettere al coperto il nostro angelo? Perché non andate a Milano a dire a i milanesi che la Madonnina del Duomo si rovina a rimanere lassù e che perciò la tirino giù e la mettano al riparo? I milanesi vi prenderebbero o no a calci se faceste una proposta del genere? – La Madonnina di Milano è un’altra cosa, - rispose uno dei pezzi grossi a don Camillo. – Però i calci sono gli stessi sia a Milano che qui! – replicò don Camillo. Siccome la gente che si affollava sul sagrato attorno a don Camillo commentò con un «bene!» le parole di don Camillo, gli altri non insistettero. Qualche tempo dopo, il giornale della città ritornò all’attacco. Lasciare un angelo del 1200, un angelo così bello in cima al campanile di uno sperduto paesino della Bassa, era un delitto. E questo non perché si volesse togliere l’angelo al paese: ma perché il paese stesso avrebbe potuto acquistare grazie all’angelo un attrattiva turistica, qualora l’angelo fosse stato sistemato in un luogo accessibile. Quale innamorato delle cose artistiche si sarebbe mosso per recarsi in un remoto paese della Bassa a guardarsi, dalla piazza, una statua ficcata in cima a un campanile? Si portasse l’angelo all’interno della chiesa, si facesse un calco e, quindi, un esattissima copia da collocare, convenientemente dorata, in cima al campanile. La gente lesse l’articolo poi cominciò a borbottare che, adir la verità, fin che l’angelo rimaneva in cima al campanile nessuno poteva vedere la sua bellezza. In chiesa tutti avrebbero potuto vederlo, il campanile non ci avrebbe perso niente perché avrebbe avuto il suo angelo dorato, identico preciso a quello di prima. I pezzi grossi della parrocchia ne discussero con don Camillo, e don Camillo, alla fine, stabilì che aveva torto a insistere. Quando tirarono giù l’angelo dal campanile, tutto il paese era in piazza e per parecchi giorni l’angelo rimase sul sagrato perché tutti volevano vederlo e toccarlo. Venne gente anche di pesi vicini perché si era sparsa la voce che si trattava di un angelo miracoloso. Quando si trattò di fare il calco per la riproduzione, don Camillo non cedette. – L’angelo non si muove da qui. Portate gli arnesi qui e fate lo stampo qui. – Il vecchio Bassini, fatti i conti generali e liquidate tutte le sue faccende, aveva lasciato soldi più che sufficienti per dorare non uno ma dieci angeli e così ci saltarono fuori comodamente anche i quattrini per la copia in bronzo da mettere sul campanile. E la copia arrivò e già sfavillante di oro zecchino e la gente venne a vederla e concluse che era un capolavoro. La controllarono centimetro per centimetro con l’originale e tutto era preciso nel modo più straordinario. – Se fosse dorata anche l’altra statua, nessuno riuscirebbe a distinguerle, - disse la gente. Allora a don Camillo vennero gli scrupoli. – Farò dorare anche l’angelo vero, - decise – I quattrini ci sono. – Qui intervennero i pezzi grossi della città: dissero che la statua originale non doveva essere toccata, per un sacco di ragioni: ma don Camillo aveva le sue idee molto chiare. – Qui l’arte non c’entra, - affermò. – Qui c’è il vecchio Bassini che ha lasciato i suoi quattrini a me perché faccia dorare l’angelo del campanile. L’angelo del campanile è questo, e io debbo farlo dorare altrimenti tradisco la volontà del defunto Bassini. – L’angelo nuovo venne intanto issato sul campanile e subito gli specialisti incominciarono a dorare l’angelo vecchio e ben presto ebbero finito. L’angelo
vecchio fu collocato in chiesa, in una nicchia vicino all’ingresso, e così, tutto d’oro zecchino, era una cosa da far rimanere a bocca aperta….