Collana GRanDI SCUolE Grandi Scuole
letteratura, arte e musica
Il Salentino Editore S.r.l.® Via larghi Case Sparse, 3 73026 Melendugno (lE) Tel. 0832 833918 Tel./Fax 0832 831481 www.ilsalentinoeditore.com info@ilsalentinoeditore.com ISBn 978-88-96446-06-5 Finito di stampare nel mese di giugno 2012 presso arti Grafiche FaVIa - Modugno (Ba)
Impaginazione Douglas Rapanà / Edita S.r.l. - lecce (lE) Copertina: grafica di Douglas Rapanà
la MUSICa nElla SoCIETĂ€ InTERCUlTURalE Giusy negro - Raffaele Rizzo
Presentazione di Silvano Marseglia Presidente Europeo aEDE
A mio marito e ai miei figli Giusy Negro
Al M° Raaele Laante Raaele Rizzo
InDICE
PRESEnTazIonE di Silvano Marseglia
pag.
11
InTRoDUzIonE di Clara Minichello
13
PaRTE PRIMa Uno SGUaRDo RIVolTo aD Una SoCIETÀ CoSMoPolITa di Giusy negro
17
CaPITolo I 1.1 la Società 1.2 Multiculturalità e Interculturalità 1.3 la Sovranazionalità 1.4 Pluralità di interventi 1.5 Tipologie culturali
17 17 20 22 22
CaPITolo II - Verso una concezione linguistica della musica 2.1 Premessa 2.2 linguaggio e Musica 2.3 Musica e Comunicazione
23 25 28
PaRTE SEConDa la MUSICa nElla SToRIa CoME aRRICChIMEnTo CUlTURalE di Raffaele Rizzo
31
CaPITolo I - Richiami Storici 1.1 la Preistoria
31
1.2 l’antica Grecia 1.3 I Romani
pag.
33 35
CaPITolo II - l’Età Medievale 2.1 Verso il Medioevo 2.2 Il Medioevo
36 38
CaPITolo III – Il Rinascimento e il Barocco 3.1 Il Rinascimento 3.2 Il Barocco
41 44
CaPITolo IV – l’Illuminismo 4.1 haydn, Mozart e Beethoven
47
CaPITolo V – Il Romanticismo 5.1 Il Romanticismo
50
CaPITolo VI – Il novecento 6.1 l’influenza delle minoranze: la musica dei neri d’america
54
PaRTE TERza lE DURE loTTE E I ConTRIBUTI MUSICalI DEGlI aFRo-aMERICanI nElla SoCIETÀ GloBalIzzaTa di Raffaele Rizzo
57
CaPITolo I - l’inizio del xx secolo 1.1 Musica colta ma popolare: il Ragtime e il Jazz 1.2 Una nuova moda: il Tip-tap, il Musical e il Charleston
57 64
CaPITolo II - Il primo dopoguerra 2.1 la Canzone, il Disco e l’avvento dei primi Cantanti
70
CaPITolo III - la seconda guerra mondiale 3.1 le svolte e i generi musicali del primissimo dopoguerra: il Be-Bop e il Rock ‘n’ Roll 3.2 Gli anni Cinquanta: il Cool-jazz 3.3 a cavallo fra i Cinquanta e i Sessanta: la Motown, il Soul e il Rock 3.4 Gli anni Sessanta: la British Invasion e i Beatles 3.5 Il Sessantotto: Diana Ross e il Funk di James Brown
77 90 92 99 101
PaRTE QUaRTa la MUSICa E l’IDEnTITÀ UnICa In Una PRoSPETTIVa InTERCUlTURalE di Giusy negro e Raffaele Rizzo
pag.
105
CaPITolo I la musica e l’identità unica in una prospettiva Interculturale
105
CaPITolo II 2.1 Identità, immigrazione e cittadinanza cosmopolita 2.2 Musica come esperienza universale
108 111
aPPEnDICE laVoRo InTERDISCIPlInaRE “la musica che ha battuto il razzismo”
113
BIBlIoGRaFIa E SIToGRaFIa
117
PREFazIonE di Silvano Marseglia Il lavoro di Giusy negro e Raffaele Rizzo si presenta in maniera originale e brillante. I due autori affrontano il tema della musica in una dimensione interculturale guardando con molta attenzione al contesto cosmopolita della società contemporanea ed al notevole contributo che la musica apporta – e può apportare – per l’arricchimento culturale della società. la musica, infatti, viene vista dagli autori al centro di una rete molto complessa di simbologie, di relazioni interpersonali, di proiezioni emotive ed affettive, di bisogni identitari, di appropriazioni e riappropriazioni estetiche e culturali. la musica per Giusy e Raffaele ritrova la sua grande importanza nel contesto interculturale perché come linguaggio artistico rappresenta simbolicamente una visione del mondo molto ampia ed interconnessa con le innumerevoli espressioni culturali e – in quanto pensiero estetico – ricompone corpo e mente, emozioni e ragione. la musica diviene così terreno di confronto molto ricco che consente di intrecciare tematiche differenti e di far interagire identità musicali diverse in una società profondamente globalizzata come la nostra. Essa diventa la base ed il mezzo per la valorizzazione reciproca dei popoli: uno strumento che permette il miglioramento della propria identità attraverso il riconoscimento dell’altro e che consente di operare, a partire dall’individuazione di quanto c’è di comune e di diverso nelle rispettive culture, per realizzare un modello di dialogo e di convivenza pacifica.
nel linguaggio globale, infatti, attraverso la musica, la cultura maggioritaria e quella minoritaria possono negoziare le rispettive identità raggiungendo tutti gli equilibri possibili di integrazione. In sostanza si tratta di un lavoro di notevole pregio ed impegno, costruito con attenzione e finalizzato a valorizzare sempre più i valori unificanti insiti nella musica ed in tutte le sue espressioni. Silvano Marseglia Presidente Europeo aEDE* (association Européenne des Enseignants)
*
l’a.E.D.E (association Européenne des Enseignants) associazione Europea dei Docenti di ogni ordine e grado è stata fondata a Parigi il 14 luglio 1956. la sezione italiana è stata costituita invece nel 1962. l’associazione collabora con le Istituzioni Europee e con i Ministeri dell’Istruzione dei Paesi in cui essa è presente. È parte integrante della Forza Federalista e del Movimento Europeo nazionale ed Europeo e il suo principale obiettivo è quello di adeguare la preparazione professionale e l’azione didattica all’unificazione federale europea. ha inoltre i suoi rappresentanti all’Unesco e al Consiglio d’Europa. In Italia conta oltre 12.000 iscritti distribuiti in circa 150 gruppi locali. www.aede.it
InTRoDUzIonE di Clara Minichello Questo libro nasce dall’attenzione costante che l’autrice, Giusy negro, ha sempre avuto per la società e la pedagogia interculturale. la cornice in cui trovano spazio i temi affrontati è l’idea di educare alla civile convivenza attraverso l’ineludibile passaggio da una società multiculturale (intesa come insieme di culture) alla società interculturale (intesa come produttivo incontro – confronto tra culture diverse che, dal loro intreccio arrivino al reciproco riconoscimento e alla valorizzazione delle differenze). l’autrice, nella prima parte del libro, prende in esame le profonde trasformazioni del tessuto sociale ed economico che hanno fatto emergere la dimensione multiculturale e plurietnica della società europea contemporanea. anche il nostro territorio, infatti, è stato coinvolto, attraverso i continui flussi migratori, in questo processo di trasformazione sociale, aprendosi all’esperienza della pluri-culturalità. l’Europa, trasformata dalle migrazioni, è diventata così una realtà multiculturale dove la presenza di stranieri, portatori di culture e credenze diverse, scatena meccanismi di difesa della propria «identità culturale e raramente (o con difficoltà) l’uomo e la cultura occidentale si aprono alle tradizioni differenti». nell’attuale società intercontinentale, caratterizzata da pluralismo culturale, religioso – come più volte ricorda la nostra autrice – diventa prioritaria la ricerca di incontro, dialogo e di integrazione dei diversi valori. la mondializzazione oggi appare agli occhi di molti non come «una straordinaria mescolanza arricchente per tutti», ma come una minaccia contro la propria cultura, la propria identità, i propri valori. occorre, invece, tenere sempre presente che l’umanità, pur essendo
molteplice è, prima di tutto, una; pertanto ciascuno dovrebbe poter includere nella sua identità una componente nuova, destinata a diventare sempre più importante nel nuovo millennio: la consapevolezza di essere parte integrante dell’umanità. Il processo interculturale può cominciare soltanto se identità e appartenenze distinte sono capaci di comunicare in qualsiasi angolo di mondo per costruire insieme una società nuova basata su valori condivisi. la grande sfida dell’educazione, nella nostra società in prima evoluzione, richiede l’investimento di studio, di ricerca e di progetti – come fa la negro in questo libro – per far sì che una condizione storica quale la multiculturalità diventi occasione formativa per la didattica interculturale finalizzata alla civile e democratica convivenza. Riconosciuto il limite di una concezione chiusa e statica delle culture, spesso si fa ricorso alle scienze umane per analizzare le caratteristiche e le modalità di un incontro culturale nonché i fattori che influiscono per elaborare le opzioni pedagogiche. l’antropologo francese C. lévi Strauss, in «Razza, Storia ed altri Studi di antropologia», sottolinea la necessità di approdare ad una visione più dinamica dell’incontro di culture. lévi Strauss considera la diversità un fenomeno naturale sostenendo l’equivalenza delle culture presenti nelle società come «strutture dinamiche e indipendenti»; l’altro, il diverso non può essere ai margini della cultura, ma sopravvive nel profondo dell’essere umano, perché la comune struttura è nascosta sotto lo strato di tutte le civiltà. la ricchezza delle varie culture è nel saper cogliere la diversità delle altre e la pedagogia interculturale deve soprattutto promuovere la relazione in presenza di differenze culturali. Quando la pedagogia si costituisce come «scienza della relazione», si può costruire una prospettiva interculturale. la relazione, nella complessità del mondo moderno, riguarda infatti sempre più soggetti di diversa cultura, provenienza, attitudini, religione, costumi. l’educazione interculturale non si configura come una forma di pedagogia speciale, ma come l’integrazione di tutti gli elementi legati ai processi culturali. Dalla lettura del testo si evince, inoltre, la riflessione profonda degli autori su come costruire un nuovo pensiero e un credibile pro
getto di società inter e pluriculturale. Infatti, parlando di «cultura» nel significato più ampio del termine, Raffaele Rizzo sottolinea la «cultura espressiva» che comprende religione, arte, musica e linguaggio e nella Parte Seconda, tratta della musica come «valore sociale comune a tutti i popoli del mondo». Dunque, la musica come mezzo di «fusione culturale che esalta il senso della tolleranza, della società, che aiuta a superare le chiusure dei rigidi localismi e dei regionalismi culturali». la musica, continua poi invece l’autrice, per «la sua natura comunicazionale», calata nel contesto della didattica, può offrire un notevole contributo per evidenziare ciò che è comune a tutti (tratto universale) e ciò che è palesemente locale e specifico. Quindi, la “musica” come strumento di arricchimento interculturale è sempre presente nella vita dell’uomo provocando emozioni, lavoro, incontri. Il contributo della musica nella storia della società trova poi ampio spazio nella seconda e terza parte del libro dove invece l’autore, Raffaele Rizzo, partendo dalla Grecia antica, traccia un lungo e interessante excursus sulle varie forme di cultura musicale (dal secolo Romano, Medievale, Rinascimentale, Barocco, al secolo dei lumi e al Romanticismo) non solo da un punto di vista propriamente storico/musicale ma cogliendone importanti sfumature filosofiche. Inoltre, egli pone particolare attenzione all’importanza degli afro-americani nella società statunitense dell’ottocento e alla nascita di alcune rilevanti rappresentazioni musicali (fra cui i Minstrel Shows e i Vaudeville), proseguendo verso il primo ventennio del xx secolo – con la diffusione del Ragtime e del Jazz – per poi muovere ancora verso gli anni Cinquanta, Sessanta e fino ai giorni nostri. Solo a partire dagli anni Sessanta le cose hanno cominciato a cambiare veramente per gli afro-americani. la nascita della prima etichetta discografica nera ha portato alla ribalta numerosi artisti che hanno contribuito notevolmente ad arricchire il panorama musicale americano (ed europeo) e hanno aperto la strada ad altrettanti artisti black che hanno dato inoltre un grande contributo sociale durante le fervide proteste del Sessantotto.
ampio spazio dunque anche alle minoranze dei neri d’america che dopo secoli di privazioni, violenze e ingiustizie inaudite, oltre ad influenzare l’intero panorama musicale mondiale sono riuscite – con le loro sole capacità e le loro sole virtù artistiche provenienti da rituali e tradizioni nei secoli tramandate anche oltreoceano – a superare ogni confine e ad emergere con grande successo, nel corso del tempo, all’interno di una società dapprima schiavista e poi «separata ma uguale», affermando la propria determinazione, il proprio coraggio e la propria dignità. Il percorso delineato da Rizzo include anche immagini, fotografie e partiture (non sempre di facile reperibilità) che arricchiscono il lavoro e che aiutano il lettore – soprattutto quello musicalmente poco esperto – in questo interessante viaggio all’interno della Black Music. la quarta e ultima parte mette in luce invece gli aspetti più importanti dell’interculturalità sia della musica che di quella che viene definita come «identità unica» facendo emergere altresì un lodevole e armonioso lavoro di collaborazione fra i due autori. Infine, chiude il libro un interessante e utile Progetto di lavoro interdisciplinare intitolato “la musica che ha battuto il razzismo”, volutamente posto in appendice per offrire ai docenti un modello di educazione interculturale possibilmente efficace e ricco di prospettive per la riconosciuta funzione socializzante del linguaggio musicale. nel progetto sono chiaramente indicate le attività, le finalità, gli obiettivi formativi, i raccordi interdisciplinari, i contenuti, la metodologia e la verifica finale. Entrambi gli autori sottolineano spesso come la musica, sia nel passato che oggi, ha conservato il suo modo di aggregare, di unire gruppi sociali diversi, di commuovere gli animi e divertire intere generazioni in ogni parte del mondo. In una società tormentata dalla crisi di valori, il libro di Giusy negro e Raffaele Rizzo, rappresenta uno sforzo per rendere possibile una civile e pacifica convivenza tra popoli diversi, ma uguali nella straordinaria, meravigliosa e unica umanità. Prof.ssa Clara Minichello Vicepresidente nazionale aEDE (association Eurépenne des Einsegnants)
Parte QUarta La mUsica e L’identità Unica in Una ProsPettiva intercULtUraLe di Giusy negro e raffaele rizzo caPitoLo i Per quanto riguarda il ruolo della musica nei differenti contesti sociali, che cosa è cambiato dunque nel corso del tempo? come abbiamo visto, fino al settecento nella società urbana la separazione fra le attività musicali dell’élite e quelle degli spazi pubblici doveva essere ben marcata ma, scavando in fondo – in passato come oggi – la musica ha conservato il suo ruolo di commuovere gli animi, far svagare o rasserenare il pubblico, aggregare ed enfatizzare l’unione di gruppi sociali, conservare ricordi e vecchie memorie, lasciar esprimere e divertire intere generazioni di adolescenti di ogni parte del mondo. Proprio a tal proposito, allan P. merriam (1923-1980), etnomusicologo statunitense, ha enumerato le dieci funzioni primarie dell’attività musicale: 1. espressione delle emozioni; 2. Godimento estetico; 3. intrattenimento; 4. comunicazione; 5. rappresentazione simbolica; 6. stimolo della risposta fisica; 7. Potenziamento del conformismo e del rispetto delle norme sociali;
8. supporto delle istituzioni sociali e dei riti religiosi; 9. contributo alla continuità e alla stabilità della cultura; 10. contributo all’integrazione sociale. d’altronde, sia che si tratti di ensemble di professionisti sia che si tratti di gruppi amatoriali, perché gli uomini fanno musica insieme? Per alcuni si tratta di una raison d’etre, per altri un bisogno complementare. Fare musica insieme significa comunque “creare”, unirsi. infatti, «la musica, come le altre arti, può considerarsi un mezzo di unione tra gli uomini» sosteneva lo scrittore russo Lev tolstoj. ogni popolo, di ogni epoca, ha dato vita ad un ricco patrimonio musicale: una melodia semplice e spontanea o una musica elaborata e complessa. «La vera rivoluzione, ciò che [ha creato] una reale frattura tra il prima e il dopo, [è stata senza dubbio] l’invenzione dei sistemi di registrazione e di riproduzione del suono. dal 1877, quando thomas edison inventò il fonografo, la tecnologia del suono non si è più arrestata106». da quel momento in poi, l’unione di suoni e ritmi provenienti dalle più disparate parti del mondo ha favorito ancor di più la mescolanza di culture e tradizioni che, collaborando insieme, hanno creato moderne sonorità e nuovi gusti in grado di colpire l’interesse di un pubblico variegato. nel corso della storia, la musica ha acquisito, sempre più, anche il carattere di strumento linguistico capace di integrare le diversità culturali presenti nelle società, pur conservando dei tratti distintivi tipici di ciascuna cultura. il fatto che il linguaggio musicale non possa essere tradotto in linguaggio verbale esplicito non significa dunque che esso non abbia un significato. non si può pensare alla musica solo come un’arte astratta dai contenuti matematici, poetici, filosofici. essa è stretta-
106
a. Perricone, s. Furlan, op. cit., pag.188.
mente collegata all’uomo perché composta ed eseguita dall’uomo stesso come intima espressione del pensiero e del sentimento. Questo discorso è valido per tutta la musica, indipendentemente dal periodo storico in cui i compositori hanno operato. Basti pensare ad esempio a Bach (1685-1750) e debussy (1862-1918), vissuti a circa due secoli di distanza, che hanno lasciato dei capolavori che noi oggi – sia come esecutori che come ascoltatori – rendiamo contemporanei. anche in una semplice conversazione solitamente bisogna attendere il proprio turno prima di intervenire per esprimere il proprio pensiero. in musica invece, due o più voci possono dialogare anche simultaneamente, intrecciandosi, rincorrendosi e ascoltandosi reciprocamente. Gilbert rouget (1916), etnomusicologo francese, ha osservato che: «non c’è funerale, guarigione, sacrificio, offerta agli antenati, albero abbattuto per motivi rituali, perforazione di pozzo, nascita, dichiarazione di guerra, combattimento, raccolta, seminagione, lavoro collettivo, rito di passaggio, consacrazione di un capo o di un sacerdote, che non sia un’occasione di musica, o piuttosto che non richieda il concorso indispensabile di un’azione musicale 107». La musica pertanto è onnipresente nella vita dell’uomo. Le sue funzioni sono riconducibili alla sfera delle emozioni, del sentimento, del pensiero filosofico o in generale dell’espressione. essa ha sempre accompagnato – e accompagna tuttora – i momenti principali, svolgendo un ruolo essenziale nella formazione, nell’attività lavorativa e rituale di intere popolazioni. «La musica viene usata sia per integrare un certo numero di attività sia come parte fondamentale di attività che perderebbero valore se non fossero accompagnate dalla musica. con ogni altra probabilità nessun’altra attività culturale dell’uomo si estende quanto la musica oppure condiziona, formalizza e controlla il comportamento umano108». 107
F. Giannattasio, il concetto di musica, Bulzoni, roma, 1998, p. 207. a. P. merriam, antropologia della musica, sellerio editore, Palermo, 2000, pag. 221.
108
concludendo, la musica – in tutte le sue manifestazioni – ha riflettuto l’interazione tra fattori universali e fattori socio-culturali. ciò che essa ha prodotto non sono state solo espressioni astratte o rituali di fenomeni culturali ma espressioni dei rapporti tra natura e umanità, e tra culture e società. caPitoLo ii 2.1 identità, immigrazione e cittadinanza cosmopolita c’è oggi una grande confusione concettuale riguardo alle identità delle persone poiché la concezione dell’identità influenza gran parte del nostro pensiero e delle nostre azioni. il mondo è visto sempre più come una “federazione di religioni o di civiltà”, ignorando così tutti gli altri diversi modi in cui gli esseri umani considerano se stessi. Gli eventi cruciali e violenti degli ultimi anni hanno portato un periodo di terribile confusione e spaventosi conflitti, visti sempre più come un esito delle divisioni religiose o culturali esistenti nel mondo. La suddivisione della popolazione mondiale secondo le religioni o le civiltà produce un approccio “solidarista” dell’identità umana, approccio che considera gli esseri umani membri soltanto di un gruppo ben preciso (ad esempio, della religione e della civi1tà). L’approccio “solidarista” interpreta – secondo moltissimi studiosi del problema, tra cui l’economista indiano amartya sen (1933) – in modo errato qualsiasi abitante del pianeta. Questo perché nella nostra vita quotidiana noi dobbiamo considerarci membri attivi di una serie di gruppi differenti: la stessa persona può essere senza alcuna contraddizione, di cittadinanza italiana, di origine africana, di religione cristiana, di professione insegnante, sostenitrice di diritti sociali, civili, amante della musica, del teatro, dello sport. ognuna di queste collettività o gruppi a cui questo soggetto appartiene simultaneamente, gli conferisce una determinata identità. nessuna di esse può essere considerata l’unica identità, l’unica categoria o gruppo di appartenenza della persona. La natura plurale delle nostre identità ci costringe a prendere delle decisioni razionali relative
alle nostre diverse associazioni e affiliazioni a cui apparteniamo. ogni essere umano, ha, quindi, la responsabilità delle sue scelte razionali. La presunta identità unica, che mette in discussione le innumerevoli realtà e divisioni esistenti nel mondo, alimenta violenze e conflitti: un sentimento di identità con un gruppo di persone può essere trasformato in un’arma potentissima per esercitare violenza su un altro gruppo. L’idea che le persone possano essere classificate unicamente sulla base della religione o della cultura è, quindi, una fonte di conflitto potenziale nel mondo contemporaneo. il mondo viene spesso visto come se fosse un insieme di religioni, di civiltà o di culture, ignorando le altre identità che gli individui possiedono, legate alla classe sociale, al genere, alla professione, alla lingua, alla scienza, alla morale, alla politica ed altro ancora... È necessario pertanto riesaminare alcuni argomenti consolidati come la globalizzazione economica, il multiculturalismo, l’etnicità sociale, il fondamentalismo religioso e il terrorismo globale. Le prospettive di armonia e di pace nel mondo contemporaneo risiedono nel riconoscimento della natura plurale delle nostre affiliazioni, quindi, in una comprensione più chiara della identità umana che è plurale. tra i tanti esempi che si potrebbero fare a questo proposito, se ne propone uno relativo alla categoria dello sport: se un appassionato di calcio fa il tifo per una determinata squadra di serie a (ad es. milan, inter o Juventus), questa categoria non potrà essere l’unico gruppo di appartenenza perché lo stesso tifoso potrà essere al contempo sostenitore della squadra della sua città o di altre ancora, ma nessuna di esse gli conferirà un’unica identità. il riconoscere a pieno la pluralità delle identità eviterebbe gli scontri tra opposti tifosi e la violenza negli stadi. nel mondo globale contemporaneo, occorre interrogarsi anche sul fenomeno conseguenziale che è quello delle migrazioni. La guerra in iraq e in afganistan, le guerre civili nell’africa sub-sahariana, le rivoluzioni antiautoritarie nei Paesi arabi, hanno comportato un aumento prevedibile dei migranti che scappano dalla guerra e dalla violenza, chiedendo asilo.
L’europa, che per un secolo ha esportato emigranti nel nuovo mondo, si trova oggi ad importare immigrati diversissimi tra loro e non sa ancora come fermare e/o gestire questa marea umana crescente. Le reazioni alla massiccia immigrazione sono varie e complesse: paura del diverso, difesa della propria identità (che credono unica e non plurale), del posto di lavoro, del salario. si tratta di una reazione di rigetto culturale-religioso e il più delle volte sconfina in xenofobia soprattutto verso gli africani e gli arabi islamici. Uomini, donne, bambini migranti portano con sé la specificità della loro identità. Questa nuova realtà sociale pone problemi nuovi alle istituzioni etiche sociali ed educative. Gli immigrati che vivono oggi in europa sono ormai parte integrante della sua identità: sono il banco di prova del mito europeo della civiltà democratica. nel suo mezzo secolo di vita, l’europa ha cercato di diventare un modello di nuova cittadinanza. alcuni storici e giuristi hanno parlato di “un nuovo paradigma di libertà politica capace di dissociare la cittadinanza dall’appartenenza nazionale”. ma messa alla prova del costante flusso di migranti, il mito europeo della cittadinanza plurale, perde vigore e consistenza. Gli stati nazionali prendono il sopravvento, le frontiere tornano a chiudersi e l’europa, di fronte agli sbarchi dei profughi, non sembra più certa di voler essere il laboratorio di una nuova cittadinanza. e forse – come giustamente dice nadia Urbinati (1955), accademica italiana naturalizzata statunitense – la decisione della corte di Giustizia dell’Unione europea di bocciare la norma italiana che prevede il reato di clandestinità, va letta come un invito, dell’europa dei diritti all’europa della politica, di rivedere la sua strategia sull’immigrazione e sulla cittadinanza. soprattutto sugli “immigrati senza stato” (o stateless), un fenomeno globale relativo a persone senza una nazionalità comprovata: perché lo stato di provenienza ha cessato di esistere per guerre civili, oppure perché teme di subire repressioni a causa della sua fede religiosa.
in questa umanità senza stato quale cittadinanza è possibile fuori dallo spazio statale? L’ordine giuridico europeo non contempla una identità politica (cittadinanza) al di fuori dello stato. eppure questi migranti che vivono e agiscono in europa da cittadini, in quanto esseri umani avanzano una legittima richiesta di “diritto politico”: reclamano una cittadinanza cosmopolita. si può essere d’accordo o meno ma questa è l’importante novità che sta emergendo dai migranti senza stato. essi vogliono far sentire la loro voce; a noi quella voce è concessa dalla costituzione, a loro è negata nonostante i diritti umani. indubbiamente le esigenze ragionevoli di regolamentare i flussi migratori, devono potersi coniugare con un progetto che riconosca dignità di cittadinanza ai migranti che lavorano e pagano le tasse nel Paese di residenza. certo non è facile la conciliazione tra i diritti alla differenza, e l’uguaglianza giuridica e sociale tra i soggetti in un contesto storico plurale. occorre ripensare alle categorie politiche della modernità e ampliarle rilanciando il concetto di cittadinanza in una prospettiva cosmopolita. in un mondo globale non si capisce perché tutto debba essere globalizzato tranne che i diritti e la cittadinanza. 2.2 musica come esperienza universale nelle sue variegate forme estetico-espressive, affettivoemozionali (dalla meno impegnativa alla più intellettuale o artistica), la musica è un valore sociale comune a tutti i popoli del mondo, a tutte le civiltà del passato, è presente in tutti gli strati umani. nella storia, le reciproche infiltrazioni semantiche, i condizionamenti compositivi, gli interscambi sonori e gli ibridi musicali sono stati di così grande numero che ci risulta impossibile spesso ritrovare i tratti fondamentali delle culture che li hanno originati. e questo è avvenuto nonostante la “uniformità conformistica del prodotto imposto” e la scomparsa di una enorme molteplicità di culture causata dall’annientamento colonialistico. La circolazione delle informazioni musicali si è sviluppata nella stessa misura e quantità delle merci,
provocando la nascita e l’evoluzione di linguaggi multiformi o l’elaborazione di modelli compositivi sempre diversi: fenomeno che ancora non si arresta (pensiamo all’occidentalizzazione della musica africana, araba o sudamericana, al jazz, ai timbri ed alle sovrapposizioni sonore di tipo orientale che hanno ispirato compositori importanti come debussy, Puccini e quant’altri, all’utilizzazione della folk-musica nel linguaggio colto ecc.) e che anzi appare in grande accelerazione. La musica dunque si presta ad operazioni di fusione culturale che esaltino il senso della tolleranza, della solidarietà, che aiutino a superare le limitazioni e le chiusure dei rigidi localismi e dei regionalismi culturali. e grazie alla sua natura comunicazionale, calata nel contesto della didattica per l’interazione, essa è facilitata nel dare il suo contributo per “mettere in luce le corrispondenze oltre le differenze, ciò che è comune, sotto il profilo psicologico, a tutti (a prescindere dalle latitudini di provenienza), e ciò che è fattore di dissomiglianza: ciò che è tratto universale e ciò che è palesemente locale e specifico”.
aPPendice Lavoro interdisciPLinare “La musica che ha battuto il razzismo” motivaZioni: - Far conoscere la storia del popolo afroamericano attraverso un excursus musicale. - Far comprendere l’evoluzione che la musica nera ha compiuto nel corso del tempo a seguito delle sofferenze e delle lotte del popolo africano. - Prendere coscienza del passato e confrontarlo con il presente, dal punto di vista storico, culturale, musicale e linguistico. destinatari e dUrata: - il seminario, inteso come attività di crescita personale e approfondimento curriculare, è rivolto agli alunni delle classi terze anche quale esempio di attività interdisciplinare da cui prendere spunto per i percorsi dell’esame di stato conclusivo del i ciclo d’istruzione. - in orario antimeridiano, preferibilmente durante le ore di italiano, storia o educazione musicale e per un totale di 4 ore per ciascuna classe. FinaLità: - condurre lo studente, attraverso un percorso operativo, ad un approccio concreto con la Letteratura italiana, la storia moderna e contemporanea, l’educazione musicale, la Lingua e la Letteratura inglese. - acquisire una maggiore consapevolezza dei concetti fondamentali in una società civile (quali libertà, rispetto, cultura, democrazia, fratellanza, ecc…). oBiettivi Formativi: - Potenziare le capacità storico-critiche. - consolidare e potenziare conoscenze e competenze. - riconoscere il linguaggio specifico del campo musicale (anche in lingua inglese laddove necessario).
- comparare aspetti della civiltà africana e afro-americana (dal periodo della tratta dei neri e dell’intero novecento) a quelli della moderna società civile. - individuare le principali trasformazioni della società americana nel suddetto periodo storico. - Leggere semplici spartiti o manoscritti musicali e riconoscere la simbologia specifica. raccordi interdisciPLinari: - italiano - storia dell’arte - storia - educazione musicale - Filosofia - inglese contenUti: - studio comparato degli aspetti della cultura afroamericana e della civiltà contemporanea. - cenni alla storia moderna e contemporanea, storia della musica, storia della Letteratura italiana, Lingua e Letteratura inglese. - testi di canzoni appartenenti al periodo.
attività: corrispondenze, visite guidate, viaggi di scambio culturale, tavole rotonde. tutta l’impostazione delle attività deve basarsi sulla civile e democratica convivenza riconoscendo il valore delle varie realtà sia religiose che musicali come «un dato storicamente e culturalmente incarnato nelle realtà sociali di cui il fanciullo ha esperienza». La prospettiva educativa mirerà a far maturare sentimenti e comportamenti di rispetto delle diverse culture musicali, religiose e di rifiuto di ogni forma di discriminazione. FinaLità: - Le finalità del curricolo sono in ordine: - al sapere: riconoscere la propria e l’altrui cultura musicale cogliendo le categorie comuni e le specificità; - al saper fare: costruire, ricostruire itinerari di lettura della propria ed altrui storia e cultura musicale; - al saper essere: valorizzare, attraverso l’incontro-confronto di vari modelli musicali la propria e l’altrui diversità.
metodoLoGia: il seminario, che sarà realizzato ricorrendo anche all’uso delle nuove tecnologie, favorirà l’acquisizione di competenze attraverso una didattica centrata anche sull’imparare facendo. sarà privilegiata una metodologia di tipo operativo che consentirà di coinvolgere attivamente gli allievi. materiaLi: - materiali didattici: testi operativi, testi a scrittura controllata, schedari, percorsi, dizionari (italiano-inglese, inglese-italiano), riviste, fotocopie, cartelloni illustrativi; - mezzi audiovisivi: L.i.m., registratore, lettore audio-video, computer e internet; - materiale di facile consumo. veriFica: in collaborazione con i docenti curriculari, si effettueranno osservazioni su comportamento, partecipazione, interesse ed impegno mostrati dagli alunni durante il seminario, valutabili ai fini dell’attività didattica stessa.
BiBLioGraFia e sitoGraFia Parte Prima Uno sGUardo rivoLto ad Una società cosmoPoLita di Giusy negro - amadori Pierino Luigi (a cura di minichello clara), educazione sovranazionale e cittadinanza europea nella scuola del terzo millennio, Pensa multimedia, Lecce, 2002. - edgar morin, terra-Patria, r. cortina, milano, 1994. - Giacomarra marco, al di qua dei media. introduzione agli studi di comunicazione e interazione sociale, meltemi, roma, 2000. - Giddens anthony, il mondo che cambia. come la globalizzazione ridisegna la nostra vita, il mulino, Bologna, 2000. - Giovannella Greco, rosario Ponziano, musica è comunicazione. L’esperienza della musica e della comunicazione, Franco angeli, milano, 2007. - John Ziegler, La fame nel mondo spiegata a mio figlio, Pratiche editrice, milano, 1999. - Piromallo Gambardella agata, Le sfide della comunicazione, Laterza, roma-Bari, 2001. Parte seconda La mUsica neLLa storia come arricchimento cULtUraLe di raffaele rizzo - aa. vv. dizionario enciclopedico Universale della musica e dei musicisti. - Fubini enrico, L’estetica musicale dell’antichità al settecento, einaudi editore, torino, 1968.
- massimo mila, Breve storia della musica, einaudi editore, torino, 1993. - morale Ugo, introduzione a Beethoven, edizioni Bruno mondadori, milano, 1999. - Perricone angiola, Furlan silvia, orfeo – storia della musica, Loffredo editore, napoli, 2008. - surian elvidio, manuale di storia della musica – dalle origini alla musica vocale del cinquecento, volume i-iv, rugginenti editore, milano, 2004. - Zacchini simone, al di là della musica – Friederich nietzsche nelle sue composizioni musicali, Franco angeli editore, milano, 2000. - Zanoncelli Luisa, cartesio - Breviario di musica, Passigli editori, Firenze, 1990. Parte terZa Le dUre Lotte e i contriBUti mUsicaLi deGLi aFro-americani neLLa società GLoBaLiZZata di raffaele rizzo - assante ernesto, castaldo Gino, Blues, Jazz, rock, Pop. il novecento americano, einaudi editore, torino, 2004. - Baraka amiri (alias Leroy Jones), il Popolo del Blues – sociologia degli afro-americani attraverso l’evoluzione del jazz, traduzione di claudia Gozzi, einaudi editore, torino, 1968. - chamberland roger, Global noise. rap and hip-hop outside Usa, Wesleyan University Press, middletown conn, 1999. - Floyd samuel, the Power of Black music: interpreting its history from africa to the United states, oxford University Press, new York, 1995. - Giangrande rossella, il riscatto del tribale come liberazione dal profondo: saggi sulla narrativa femminile afro-americana, collana di studi e testi a cura del dipartimento di Lingue e Letterature straniere dell’Università degli studi di Lecce, milella edizioni, Lecce, 1998. - Guralnick Peter, sweet soul music: il rhythm‘n’blues e l’emancipazione dei neri d’america, arcana editore, roma, 2009. - harold courlander, a tresaury of afro-american Folklore, marlowe & company, new York, 1976. - Pasetto marco, atlante della storia Jazz. La via della musica afroamericana, Giunti editore, milano, 1998.
- Polillo arrigo, Jazz – La vicenda dei protagonisti della musica afroamericana, mondadori editore, milano, 1997. - Portelli alessandro, canoni americani: oralità, letteratura, cinema, musica, donzelli editore, roma, 2004. - Portelli alessandro (a cura di), saggi sulla cultura afro-americana, Bulzoni editore, roma, 1979. - surian elvidio, manuale di storia della musica – dalle origini alla musica vocale del cinquecento, volume i-iv, rugginenti editore, milano, 2004. Parte QUarta La mUsica e L’identità Unica in Una ProsPettiva intercULtUraLe di Giusy negro e raffaele rizzo - carrisi Fabiana, negro Giusy, il sistema pedagogico montessoriano, Pensa multimedia editore, Lecce, 2011. - Giannattasio Francesco, il concetto di musica, Bulzoni, roma, 1998. - merriam alan P., antropologia della musica, sellerio editore, Palermo, 2000. - minichello clara, innovazione e competenze per la formazione europea dei giovani, Pensa multimedia, Lecce, 2001. - minichello clara, studi europei, edizioni Pensa, Lecce, 2000. - Perricone angiola, Furlan silvia, orfeo – storia della musica, Loffredo editore, napoli, 2008.
Fonti immaGini i ii ii iv v
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