La Basilica di San Giovanni a Porta Latina in Roma

Page 1

LA BASILICA DI SAN GIOVANNI A PORTA LATINA A ROMA

Di Alessandra Pignotti Fotografie di Alessandra Pignotti

Pubblicato il 9 ottobre 2009


Alessandra Pignotti

1. Il sito della basilica di San Giovanni Porta Latina 3. La storia e le vicende della basilica

www.imagoromae.com – All Rights Reserved

La Basilica di San Giovanni a Porta Latina

2. Descrizione generale 4. Bibliografia

Pagina 2


Alessandra Pignotti

La Basilica di San Giovanni a Porta Latina

Il sito della basilica di San Giovanni Porta Latina La basilica sorge nel Celio non lontano dalla Porta Latina, che ha, nel corso del tempo, condizionato la storia della chiesa attraverso l’alternanza di periodi di apertura e di chiusura della stessa. Questa è una delle porte della cinta muraria fatta erigere da Aureliano, a seguito delle continue scorrerie dei barbari che minacciavano sempre di più Roma, iniziata nel corso del III secolo (271-275) e terminata sotto l’impero di Probo. Il percorso murario cingeva la città per tredici miglia romane, più o meno 19 Km: la zona è compresa tra la via Appia, la via Latina, via di San Sebastiano e Piazza Numa Pompilio, dove archeologicamente si trovano resti romani provenienti dalle regiones augustee, II (che comprende il Celio e il Celiolus) e XIII (che comprende l’Aventino). La tradizione classica vuole collocato, proprio qui, nel luogo della chiesa, un sacello di Diana; Cicerone nel “De Aruspicum responso oratio “ XV, 32, scritta nel 56 a C, ci informa che un certo Cesare Lucio Calpurnio Pisone aveva chiuso il tempio di Diana sul Celiolus nel 58 a. C. È noto, infatti, che il culto di tale divinità è introdotto a Roma nel 459 a. C. a seguito della vittoria romana sui Latini nella battaglia di Regillo; una volta lastricata la via Latina, nella prima età repubblicana, fu eretto un piccolo tempio, che successivamente Pisone non eliminò, ma chiuse.[1] Il posto dove sorge la basilica perciò, nella Roma repubblicana, assieme al tempio di Diana sull’Aventino, era sede del culto di Diana, divinità pagana autoctona, cacciatrice e silvestre assimilata con Artemide, la divinità greca della caccia, della fecondità e della vegetazione[2]. La zona, non lontano dai siti archeologici della via Appia, è ricca di sarcofagi e di colombari repubblicani, frammenti in successione, dall’epoca repubblicana in poi. Quasi di fronte al collegio Rosmini, che attualmente integra la chiesa, è conservato uno dei colombari più importanti a Roma, il colombario degli Scipioni dentro ad un parco, da cui prende il nome. Sempre nei pressi della Porta Latina, Tertulliano e i martirologi, sostengono che si svolse il mitico martirio di San Giovanni Evangelista nel 92 d. C., evento che non si è mai potuto appurare su dati certi. Nel locus martirii sarebbe poi sorto un Martyrium, una celletta su cui sorgerà l’oratorio/santuario che sarà riedificato ex novo nel rinascimento. Il luogo divenne, durante tutto il medioevo, secondo le relazioni del “Liber Pontificalis”[3], sede del culto dell’Evangelista e non lontano dalla celletta del martire, fu eretta la basilica di San Giovanni Porta Latina. Dal medioevo il sito non fu tra i più sani e salubri della capitale, disconnesso dal centro vitale urbano e probabilmente, fu per questo motivo che la basilica nel VI secolo non aveva funzioni titolari nella liturgia romana. L’importanza archeologica della zona è confermata dai numerosi ritrovamenti di oggetti vari e dalla conservazione di una parte di questi da parte del collegio Antonio Rosmini. L’elevata qualità artistica del sito, è evidenziata dall’uso di alcuni frammenti selezionati con molta cura. Sembra si tratti di “una totalizzante traslazione della matrice antica”.[4]

www.imagoromae.com – All Rights Reserved

Pagina 3


Alessandra Pignotti

La Basilica di San Giovanni a Porta Latina

Veduta del chiostro con i frammenti archeologici www.imagoromae.com – All Rights Reserved

Pagina 4


Alessandra Pignotti

La Basilica di San Giovanni a Porta Latina

La Basilica di San Giovanni a Porta Latina Descrizione generale La basilica oggi si integra con il collegio missionario Antonio Rosmini ad essa adiacente. Risulta frutto di numerosi restauri, di cui i più notevoli per lo status attuale, sono attribuibili alla fase novecentesca.[5] È una chiesa a pianta basilicale orientata in asse N. O. / S.E. parallelo alla via Latina. Si trova all’interno della città, vicino alle Mura Aureliane, a quaranta metri dalla Porta Latina. Si presenta ancora oggi in continuo restauro e mantiene la stessa fisionomia che aveva dopo l’ultimo intervento romanico del XII secolo (1191). È a pianta basilicale semplice triabsidata; l’interno è diviso in tre navate con due file di colonne di marmo eterogeneo. Le due colonne prossime al presbiterio sono di pavonazzetto con profonde scanalature; la terza coppia è di cipollino e le altre di granito grigio e rosso, tutte sormontate da capitelli ionici. Si conserva una parte del pavimento in opus sectile dall’ornato geometrico colorato dal marmo rosso, verde, bianco, ricostruito in epoca moderna con impostazione identica alla medioevale, nei pressi dell’altare centrale. Frustoli di affreschi medioevali decorano le navate: l’abside laterale sinistro è decorato con un mosaico eseguito negli anni cinquanta (1950) con un iconografia simile a quella bizantina. L’abside centrale presenta una forma semicircolare all’interno ed esagonale all’esterno. Al lato sinistro del portico si eleva una splendida torre campanaria su più piani, che ospita vari frammenti archeologici, ma solo il piano terra è transitabile poiché gli altri sono pericolanti come la scala. Da un portale sotto il portico si ha accesso all’interno della basilica, ma questo ingresso non era quello del periodo medioevale. Il portico è composto da cinque arcate sorrette da due pilastri e da quattro colonne di riuso. Il muro al lato di ingresso del portico conserva tracce di pitture alto medioevali. All’angolo destro si vede la cimasa che adornava il Tempietto di San Giovanni in Oleo, su probabile disegno del Bramante. La piazzetta antistante il portico conserva il pozzo battesimale, considerato perduto durante i vari interventi della chiesa e successivamente recuperato, al lato sinistro c’è “un’aiuola” centrale. Dietro alla basilica c’è il giardino, ricco di frammenti archeologici con inglobato un colombario tardo repubblicano. Al lato destro del portico c’è una porta da accesso al collegio missionario Antonio Rosmini con chiostro comunicante con il giardino della basilica, addossato alle strutture della chiesa, adiacente alla via Latina. L’edificio presenta poche finestre anguste, proporzioni strette e delle murature dai molteplici stili. E’ difficile la ricostruzione minuziosa di ogni fase costruttiva, sia a livello di materiali, sia di strutture, che s’intersecano tra loro e che è difficile isolare, per leggere un intervento alla volta. La basilica per la sua ricchezza di materiale archeologico e per il suo prestigio artistico, in passato ha destato l’attenzione di studiosi che ne hanno descritto le parti e studiato la storia e i materiali, ma nessuno ne ha riportato una visione unitaria e articolata al riguardo.

www.imagoromae.com – All Rights Reserved

Pagina 5


Alessandra Pignotti

La Basilica di San Giovanni a Porta Latina

La storia e le vicende della basilica La basilica sarebbe qui sorta sui resti di un antico tempio ancora in piedi, demolito all’epoca di Cicerone, che le fonti antiche attribuiscono al culto di Diana. (Soresino ”De ecclesia S. Johannis ante Porta latina”). La basilica si lega al culto di San Giovanni Evangelista. L’apologista Tertulliano (II-III sec. d.c.) tra il 160 e 245 d.c. e i martirologi del VII secolo d.C., riferirebbero che nei pressi della Porta Latina, nel luogo dell’odierno tempietto omonimo, l’evangelista Giovanni avesse subito il martirio, nel 92 d.c., con l’immersione in una caldaia di olio. www.imagoromae.com – All Rights Reserved

Pagina 6


Alessandra Pignotti

La Basilica di San Giovanni a Porta Latina

Uscitone illeso però, sarebbe stato poi esiliato a Patmos dove, sembra, morì centenario(De Praescr. Haer. 36,3). Si racconta addirittura che vi avesse assistito personalmente l’imperatore Domiziano e che la folla, terrorizzata dall’evento, chiedesse di risparmiare la vita al santo e di commutare la pena in esilio. Alla prima fase di costruzione paleocristiana, documentata archeologicamente nelle strutture murarie più antiche, V e il VI secolo d. C., di origine e datazione incerta, appartiene la serie di bolli delle tegole, oggi conservate nel piano terreno del campanile, appese con grappe di ferro alle pareti.[6] La chiesa primitiva del V secolo doveva presentare un “esonartece”, spazio interno a recinto quadrato e portico, in quella parte che oggi è considerata una piazzetta.[7] L’impianto più antico meglio documentato risale al periodo compreso fra il 495 e il 526 sotto il pontificato di Gelasio (492-496) e durante l’impero di Teodorico. Ci sono stampigli di questo imperatore su tegole dell’antico tetto, anche queste nel pian terreno del campanile. Il tetto attualmente è in restauro consolidante con ponteggi per le capriate e le tegole. La tradizione lega questa fase edilizia della basilica di San Giovanni a Porta Latina alla figura di Narsete (478-568) nella prima parte del suo mandato, come difensore di Roma. Narsete, figlio come Teodorico del mondo bizantino, influenza l’impostazione planimetrica e decorativa dell’edificio a favore di schemi bizantini. La struttura del presbiterio e dei tre absidi testimoniano tutt’oggi l’influsso dell’architettura bizantina. Inoltre, si conserva un affresco di un cherubino a guardia dell’eden, di periodo alto medioevale, raffigurato secondo l’iconografia bizantina, evidente dalla resa delle sue ali policrome, oggi in restauro. dem per un mosaico raffigurante l’immagine di cherubino nel piccolo abside laterale sinistro rispetto all’entrata degli anni 50 del XX. Si ritiene, però, che la chiesa paleocristiana, se pur strettamente legata al mondo bizantino, è indipendente da esso, perché la chiesa romana in questi anni si impone sulle altre diocesi dell’impero romano orientale e le diocesi cristiane occidentali, attraverso le immagini con storie salvifiche e del papato di Roma: le figure di Pietro e Paolo e la profusione dell’antico, ribadendo il fatto che Roma non è solo la capitale della classicità romana, ma anche della cristianità (ciò sarà ribadito per tutto il corso del medioevo con l’arte sacra romana). La struttura paleocristiana è, oggi, in parte ripresa dall’architettura romanica con il riutilizzo della pianta basilicale semplice, dallo sfoggio degli spogli alternato agli elementi realizzati ex novo. Aveva, inoltre, ambienti di ampio respiro (non più conservati a causa della loro riduzione per l’adattamento alle proporzioni ridotte dell’edilizia romanica), un’intensa luminosità creata dalla messa a punto di ampi finestrati nei clerestori, in parte chiusi e parzialmente sostituiti dalla anguste finestre romaniche. Era una chiesa paleocristiana sontuosa e di pregio, arricchita di simbolismo per l’intensa luminosità che penetrava dalle finestre dell’edificio, grazie al ricorso della copertura a capriata a vista, dal basso verso l’alto e per l’uso di spoglia, alternate a strutture ex novo. Dal 772 al 795 nuovi lavori interessano l’edificio sotto il papato di Adriano I; a tale stadio appartiene probabilmente la margella del pozzo, ornata di una decorazione formata da due serie sovrapposte di racemi che corrono orizzontalmente per tutto il corpo. Sull’orlo, tutto intorno, vi è un’iscrizione latina, di epoca posteriore alla margella stessa (IX secolo), che riproduce quasi per intero la formula battesimale: www.imagoromae.com – All Rights Reserved

Pagina 7


Alessandra Pignotti

La Basilica di San Giovanni a Porta Latina “In nomine pa(tri) et filii spi [ritus sant]i /omnes sitie[entes venite ad aquas] / Ego Stefanus” Nel secolo successivo la storia della basilica si macchia del sangue di infanti, uccisi dalle monache del tempio. Sotto il pontificato di Benedetto XI (1032-1044), nel XI secolo si stabilisce una comunità di sacerdoti sottomessi all’autorità dell’arciprete. Nel 1044 la basilica diventa collegiata. Nel XII sec. possiede fondi nel territorio dell’antica Gabii e nel 1145 la chiesa passa al Capitolo Lateranense. Nel 1190 è riconsacrata da Celestino III, una lapide nell’ambone lo ricorda. Nel 1291 si ha una nuova consacrazione, con un ulteriore restauro del ciclo degli affreschi interni, raffiguranti scene vetero e neotestamentarie (quelli oggi in corso di restauro). Nel 1228 la struttura ecclesiastica ha alle dipendenze quattro chiese: o o o o

S. Stefano in “Capite Africae” S.Lorenzo “Juxta Porticum B.Petri” S.Anastasio “Cum Castro Noviliae” S. Lucia “DeColumna”.

Nel 1299-1333 entra a far parte del clero secolare, ma cade in rovina, senza reddito, con il ritiro dei canonici e l’abbandono delle liturgie. Nel corso del XIV secolo la proprietà passa ai padri Clareni, una congregazione autonoma e di eremiti. Nel 1433 crolla il vecchio campanile, ma dal papato giunge l’ordine di ricostruirlo com’era; Il portico, infatti, è ripristinato nel 1438. Nel 1496 la basilica è affidata in custodia agli Eremitani di S.Agostino, che rimangono lì pochi anni. Nel 1509 è “restaurata” la cappella di S. Giovanni in Oleo sulla vecchia cappella. Nel 1513 Leone X affida ai cardinali titolari i restauri; il restauro completo è finanziato dal Cardinale Crivelli per www.imagoromae.com – All Rights Reserved

Pagina 8


Alessandra Pignotti

La Basilica di San Giovanni a Porta Latina

coprire e dipingere il vano della volta botte del presbiterio e dal Cardinale Albani per dipingere il martirio del santo patrono della basilica su un quadro per l’altare maggiore da Federico Zuccari. Nel 1580 Montaigne sostiene che ivi si è stabilita una curiosa confraternita di portoghesi omosessuali: i portoghesi con alcuni spagnoli sono stati bruciati, secondo un dispaccio dell’ ambasciatore veneto dello stesso periodo. Una volta riaperta, la Basilica passa alla Confraternita di S. Petronio della “nazione” per riattivare il culto di questo santo. Nel XVII secolo a causa dello stato di abbandono in cui versa di nuovo la chiesa, l’ultima comunità religiosa se ne va. Il Laterano decide allora, di incaricare un canonico tra i suoi membri per provvedere alle necessità della chiesa. Per oltre un secolo sono i canonici che si prenderanno cura della basilica e degli annessi. Nel 1630 c’è la prima descrizione dettagliata dello stato archeologico della Basilica. È in questo secolo che avvengono pesanti cambiamenti: sovrastrutture “barocche”, profusione di marmi moderni e ori, demolizione del vecchio ciborio, l’inserimento di un dipinto nel catino absidale di scarsa qualità artistica raffigurante il santo che scrive l’Apocalisse, il pavimento nuovo con lastre di marmo identiche al precedente, una nuova campana ecc. Il papa Alessandro VII commissiona al Borromini, attraverso il cardinale Paolucci le modifiche del tetto e l’installazione di una croce sostenuta da una sfera decorata da rose e un fregio in terracotta con rose e palme. Nel 1703 i padri Mercenari Scalzi ottengono il permesso di usare chiesa e convento e nel 1719 ci sono ritocchi all’interno dell’oratorio di San Giovanni in Oleo. Nel 1729 i Padri Minimi di S.Francesco di Paola ottengono in enfiteusi perpetua la chiesa ma contraggono debiti per la malaria; nel 1798 sono perciò cacciati e la Basilica, che versa in condizioni disperate, è salvata da un vignaiolo. All’inizio del XIX è di nuovo chiusa; nel 1830 i Padri Minimi rinunciano ai diritti sull’edificio; nel 1876 la sua cura è affidata ai Terziari francescani di Albi che per la malaria dopo poco andranno via. Nel 1877 è in completo abbandono. Nel 1905 le suore della S.S. Annunziata, dette Turchine, entrano in possesso del convento e fondano un monastero di clausura. Nel 1911 la Porta Latina, la cui chiusura e apertura aveva condizionato le sorti della basilica, è definitivamente aperta. Nel 1913 l’archeologo svizzero Don Paolo Styger scopre nel solaio affreschi del XII sec. Il corridoio scoperto ed il vestibolo, ancora esistenti nel 1700, sono nel 1928 ridotti ad abitazioni per le suore Turchine. Nel 1933 c’è un orto di fronte alla basilica e l’antico pozzo è collocato nella posizione attuale; in seguito il pozzo scompare. Dal 1937 al 1941 la basilica è sottoposta a nuovi interventi di restauro ad opera del collegio Antonio Rosmini, eretto adiacente l’edificio. Il ministro Bottai, che ha collaborato con la soprintendenza a fianco dei missionari, si mostra soddisfatto dei lavori eseguiti. Nel 2003 sono stati avviati i lavori di restauro degli affreschi alto medioevali situati all’interno, deteriorati dai precedenti restauri degli anni 30 e 40 del ’900, perché eseguiti con l’uso massiccio di cemento, utilizzato per consolidare le pareti pericolanti, senza tenere conto del degrado che il cemento stesso avrebbe causato sugli affreschi. Dal mese di maggio 2004 sono iniziati anche i restauri del tetto, della zona absidale e della parte superiore della facciata che dureranno per lo meno un anno. Questi lavori bloccheranno lo svolgimento delle liturgie e contestualmente anche lo studio integrale della basilica, per la presenza di impalcature e recinzioni con transenne per i limiti di cantiere.

www.imagoromae.com – All Rights Reserved

Pagina 9


Alessandra Pignotti

La Basilica di San Giovanni a Porta Latina

Da agosto sono stati intrapresi anche lavori di ripulitura, consolidamento e restauro dei fusti di colonne del portico, materiali di riuso da monumenti di età imperiale. I lavori in corso tuttavia, non impediscono la visita e lo studio dei materiali archeologici in essa conservati. Da ottobre 2004 sono iniziati i restauri mirati al tetto, all’abside e agli affreschi, per riportare al suo antico splendore le strutture e salvare i dipinti dal cattivo lavoro degli anni 40, seguendo scrupolosamente, questa volta, le norme della Carta del Restauro. I ponteggi, che ingombravano il portico, sono stati rimossi durante le vacanze natalizie, restituendo delle colonne ripulite dai segni del tempo e della corrosione degli agenti esogeni e poi si sono spostati nell’interno della chiesa per proseguire l’opera di restauro. La Basilica di San Giovanni a Porta Latina, oggi, cerca di restituirci l’immagine che doveva avere nel medioevo, con la sua struttura originaria e gli interventi medioevali successivi, priva delle parti aggiunte in epoca moderna e contemporanea, arricchita dai frammenti erratici della zona, rinvenuti intorno ad essa. Alessandra Pignotti

www.imagoromae.com – All Rights Reserved

Pagina 10


Alessandra Pignotti

www.imagoromae.com – All Rights Reserved

La Basilica di San Giovanni a Porta Latina

Pagina 11


Alessandra Pignotti

La Basilica di San Giovanni a Porta Latina

BIBLIOGRAFIA: Studi: Cecchelli,Armellini, 1942 = M. Cecchelli, N.Armellini”Le chiese di Roma “Roma 1942 n.v. Cecchelli, 2001 = M. Cecchelli “Materiali e tecniche edilizie dell’edilizia paleocristiana a Roma, Roma 2001 Coarelli, 2001=F. Coarelli, “Roma” “in Guide Archeologiche” , Roma 2001 Crescimbeni, 1716 = G.M. Crescimbeni, “Historia della chiesa di S. Giovanni a Porta Latina”,Roma 1716 D’Ancona, 1909 = A. D’Ancona, “Giornale di viaggio di Michel Montaigne in Italia” in “Saggio di una bibliografia ragionata e delle descrizioni d’Italia e dei costumi italiani in lingue straniere”, Ravenna1909 Frothingham, 1925 = A. L. Frothingham, “ Monuments of christian Rome”, 1925 n. v. Krautheimer, 1937- = R. Krautheimer, S Corbett “Corpus Basilicarum Urbis Romae “, Vol. I, Città del Vaticano,(”La Basilica di San Giovanni a Porta Latina”) Krautheimer, 1986=R. Krautheimer “ Architettura cristiana e bizantina,“ Città del Vaticano 1986 Krautheimer, 1993 =R. Krautheimer, “Architettura sacra e medioevale “, Torino 1993 Lachenal, 1995= L. de Lachenal, “Spoglia. Uso e reimpiego dell’antico dal III al XIV secolo”, Milano 1995 Mango ,1995 =C. Mango, “ Architettura Bizantina “, Milano 1995 Matthiae,1951 = .G.Matthiae, “San Giovanni a Porta Latina e l’oratorio di S,Giovanni in Oleo” in “Le chiese di Roma illustrate”, Roma 1951 n°51 Matthiae,1961 = G.Matthiae “Le chiese di Roma dal V scolo al X secolo,” Bologna 1961 www.imagoromae.com – All Rights Reserved

Pagina 12


Alessandra Pignotti

La Basilica di San Giovanni a Porta Latina

Melucco Vaccaro, 2000 Roma = A. Melucco Vaccaro, “Archeologia e restauro”, Roma 2000 Pensabene,1989= P.Pensabene, “ Reimpiego dei marmi antichi nelle chiese alto medioevali a Roma” in “Marmi antichi”, Roma 1989 n. v. Pensabene, 1991= P.Pensabene, “Contributo per una ricerca sul reimpiego e il ‘recupero’ dell’antico nel medioevo “ il reimpiego nell’architettura Normanna in estratto dalla “Rivista dell’Istituto Nazionale e Storia dell’Arte” Serie III –Anno XIII -1990 Roma,1991 Pensabene, Panella, 1994 = P.Pensabene, C.Panella, “ Reimpiego e progettazione architettonica nei monumenti tardoantichi di Roma”, in rendiconti PARA, 66 (1993-1994) , pp. 174 ss. 1994 n. v. Pietrangeli 1998= C. Pietrangeli, “ Rione XIX Celio” in “Guide Rionali di Roma,” Parte II, Roma 1998 Schlosser,2004= J. Von Schlosser, “L’arte del medioevo“ Einaudi Torino 2004 p 76 Styger, 1914 = Styger, “ La decorazione a fresco di San Giovanni a Porta Latina” in “Studi Romani”, III , Roma 1914 n. v. Vannelli 1934= Vannelli “Dov’è finito il pozzo di San Giovanni a Porta Latina ? “ in “L’Urbe”, Ott. 1934 p. 37 n. v.

Fonti antiche: Cicerone “De Aruspicum resp.”, XV, 32 Liber Pontificalis I p. 508 (v. d. Krautheimer, 1937, I, p. 301) G.M. Soresino”De ecclesiae Santi Johannis ante P ortam Latinam“ ms. XVII Rom. Arch. Lat. (v. d. Krautheimer, 1937, I, p. 301) Tertulliano ”De Prescriptione Haereticorum“, XXXVI, 3

www.imagoromae.com – All Rights Reserved

Pagina 13


Alessandra Pignotti

La Basilica di San Giovanni a Porta Latina

NOTE [1] Cecchelli, 2001 p. 265 [2] Altri templi a Roma di tale divinità sono attestati nella zona del Circo Flaminio e dell’Esquilino; il primo risale all’epoca monarchica (Servio Tullio), il secondo al II secolo a C (179 Lepido). Cfr. Coarelli, 2001, pp 215- 264-266-320-322 [3] Liber Pontificalis, I p.508 [4] Dufour, 1979 citato in Vaccaro, 2000, p.51 [5] Le notizie che seguono sono reperibili in Krautheimer, 1937 I , pp 311 – 316 [6] Cecchelli, 2001 pp. 264-265 [7] Le notizie sulla cronologia e le vicende della basilica che seguono sono rintracciabili in Krautheimer,1937,vol. I, pp.302-316 e in Pietrangeli,1998, pp. 58-70

Questo/a opera è pubblicato sotto una Licenza Creative Commons

www.imagoromae.com – All Rights Reserved

Pagina 14


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.