Impatto Magazine - Volume 3.1 | Aprile 2016

Page 1

MPATTO

VOLUME 3.1 - APRILE 2016

!

MAGAZINE

NAPOLI BIKE FESTIVAL

+

ALLA FEDERICO II

ora il futuro

IL RETTORE GAETANO MANFREDI RACCONTA LE PROSPETTIVE DELL'ATENEO DI NAPOLI

CDS BAGNOLI

città e scienza APRE CORPOREA PADIGLIONE PER LA PIENA CONOSC ENZA DEL CORPO UMANO.

bici in spalla e piedi sui pedali! LA PRINCI PALE MANIF ESTAZIONE CIC LOTURISTICA DE LLA CITTÀ GIUNGE ALLA SUA QUINTA EDIZIONE

ritratti CATE NA LUCA VIBRAZIONI ILARIA E FRANCESCO SAPERE GAETANO GROOVE LODA MODA BRODA ISTANTANEE GIOVANNI


12 IL FUOCO SACRO DELLA SCIENZA Città della Scienza apre Corporea: tra percorsi espositivi, laboratori e agorà per le attività didattica. Il fulcro della progettazione scientifica dà il via al padiglione per la conoscenza totale e completa del corpo umano.

04 #PEDALOPER MONTA IN BIKE In attesa del Bike Festival Napoli, alla sua quinta edizione dal 20 al 22 Maggio, il popolo dei ciclisti urbani partenopei vive la quotidianità su due ruote per una migliore qualità di vita, fatta di salute ed ecologia. Per vivere la propria città in una prospettiva diversa: percorrendola su due ruote e non calpestandola.

08.LA & DI

ALCHIMIA Cosa scaturisce dall'incontro di due energie differenti e dagli incastri non prevedibili? Ne nasce un duo musicale innovativo. Ilaria Graziano & Francesco Forni rappresentano materia prima da cui si genera la genialità artistica.

SCOPRICI SU > 2

www.impattomagazine.it

RAPPER MADE IN NAPLES Si scrive Moda Loda Broda ma si legge rap Made in Naples, ricco di contaminazioni tra diversi generi e con testi molto accattivanti. Rappano in dialetto partenopeo ma il loro groove fa l'occhiolino ai grandi della musica contemporanea italiana.

facebook.com/impattomagazine

14

issuu.com/impattosettimanale

www.impattomagazine.it


MAGAZINE MADE IN NAPLES A neapolitan international E-zine

www.impattomagazine.it info@impattomagazine.it

DIRETTORE RESPONSABILE Stefano Telese stefano.telese@impattomagazine.it

10

COORDINAMENTO EDITORIALE Giorgia Mangiapia giorgia.mangiapia@impattomagazine.it

REDAZIONE Liliana Squillacciotti

NUOVO CORSO RADICI ANTICHE L'incontro con il Professore Gaetano Manfredi, Rettore dell'Università degli Studi Federico II. Un'occasione per riflettere sulle prospettive internazionali dello Storico Ateneo , a pochi mesi di distanza dal bilancio sociale.

liliana.squillacciotti@impattomagazine.it

Roberto Rossi

roberto.rossi@impattomagazine.it

Martina Esposito

martina.esposito@impattomagazine.it

Ginevra Caterino

ginevra.caterino@impattomagazine.it

Nicoletta De Vita nicoletta.devita@impattomagazine.it

GRAFICA Andrea Casolare

andrea.casolare@impattomagazine.it

UN RACCONTO METROPOLITANO

18

16

GRUPPO EDITORIALE IMPATTO gruppo@impattomagazine.it

Sede Legale - Via Cumana 29 - Napoli Sede Operativa - C.so Arnaldo Lucci 61 - Napoli

Gli scatti di Sergio Siano e Giovanni De Giovanni, denunciano, attraverso occhi bambini, mancanze sociali e debiti morali. La fotografia è una narrativa speciale che non ha bisogno di parole, giunge diretta e immediata. In un parallelismo tra Napoli e il Benin, volti di bambini raccontano il proprio mondo, giocando, nonostante tutto.

AMMINISTRAZIONE PULSEO

L'AFRICA BAMBINA CHE DEVE CRESCERE

Tutti i contenuti di Impatto Magazine vengono distribuiti attraverso la licenza Common Creative License. Qualsiasi riproduzione dell’articolo dovrà comportare la citazione della Testata e del rispettivo autore.

Il Benin è l’Africa che è scappata dalla violenza ma non dalla malattia e dalla povertà, che la tengono in ostaggio. L’Africa va lavata da quest’onta, una goccia alla volta, per tornare a cantare, cantare e giocare libera.

www.pulseo.biz - info@pulseo.biz

www.creativecommons.it

Le foto presenti su Impatto Magazine sono state in larga parte prese da Internet e quindi valutate di pubblico dominio. Se i soggetti o gli autori avessero qualcosa in contrario alla pubblicazione, lo possono segnalare alla redazione (tramite e-mail: info@impattomagazine.it) che provvederà prontamente alla rimozione delle immagini utilizzate. (ex art. 90 della l. n. 633/41) Tutti i contenuti e le piattaforme di Impatto Magazine sono di proprietà del Gruppo Editoriale Impatto. Entrambi non richiedono alcun contributo economico da parte dei propri lettori. La testata Impatto Magazine non riceve contributi pubblici all’editoria.

www.impattomagazine.it

3


DALLA COPERTINA intervista di Giorgia Mangiapia - foto di Francesca De Caro

#PEDALOPER

MONTA IN BIKE. IN ATTESA DEL BIKE FESTIVAL NAPOLI, ALLA SUA QUINTA EDIZIONE DAL 20 AL 22 MAGGIO, IL POPOLO DEI CICLISTI URBANI VIVE LA QUOTIDIANITÀ SU DUE RUOTE PER UNA MIGLIORE QUALITÀ DI VITA. PER VIVERE LA PROPRIA CITTÀ IN UNA PROSPETTIVA DIVERSA: PERCORRENDOLA E NON CALPESTANDOLA.

U

n viale alberato percorso in sella ad una bici, il vento sinuoso e un sole invernale per sentirsi bene. Sì, semplicemente bene. Siamo nel Viale delle Palme, alla Mostra D'oltremare, lontani dalla pantomima di autisti divisi tra semafori, clacson e mete da raggiungere, dimenticando il bello del viaggiare. Siamo con il project manager Luca Simeone e il suo sogno, ormai fortificato, di contaminare la città di Napoli con una nuova cultura e una più sana mentalità che va su due ruote, pedalando in equilibrio tra benessere e innovazione. L'Associazione Napoli Pedala non si ferma mai tra progetti e attività. Quali le ultime?

4

www.impattomagazine.it

Da oltre 3 anni in Mostra abbiamo uno spazio dell'Associazione Napoli Pedala, strutturato come una ciclo officina con corsi e con attività di manutenzione e riparazione della bici. Da circa un anno è nata un' Academy, una scuola di mountain bike per coinvolgere giovani generazioni e iniziarli al mondo della bicicletta ispirandosi a principi non della competizione ma della cooperazione e del vivere le aree verdi della nostra città; il bike party per invitare i propri amici e vivere una caccia al tesoro in bicicletta con il coinvolgimento di esperti della cultura ludica cittadina, come Progetto uomo e Melagioco. La bicicletta sta creando sinergie positive tra realtà che si occupano di produrre qualità della vita.

Rendendo così il Bike Festival Napoli un evento esteso e prolungato? Durante il corso dell'anno abbiamo realizzato numerose attività in Mostra ma anche esternamente. Ad esempio la realizzazione di una mostra fotografica del ciclista urbano insieme a Spaccanapoli bike; il 1 aprile, come anteprima del festival, presenteremo, al Cinema Academy Astra a Mezzocannone, il film Bike versus car in un'anteprima, girato solo a Bologna e Roma e arriverà qui a Napoli. Quando è nato questo impegno sociale? Il ciclo attivismo è partito nel 2003 - 2004 quando leggemmo


DIECI BUONI MOTIVI PER ANDARE IN BICICLETTA (fonte Focus.it)

PIACI DI PIÙ.

A RENDE PIÙ FELICI.

J

ohn Ratey, psichiatra della Harvard Medical School, nel suo saggio intitolato Spark, racconta di pazienti che dopo un anno di "cicloterapa" risultavano notevolmente ristabiliti da forme acute di depressione. Gli analisti che da tempo approfondiscono i benefici dell'andare in bicicletta sul nostro cervello, sono concordi: pedalare abbassa lo stress e diminuisce la depressione.

ALLUNGA LA VITA.

D

al risultato di una ricerca pubblicata su International Journal of sport medicine: più si pedala con frequenza e più si allunga l'aspettativa di vita, soprattutto perché si scongiurano malattie cardiache. L'analisi effettuata da esperti danesi calcola: per le donne, dai 2 ai 3 anni in più, e per gli uomini, dai 4 ai 5 anni. Addirittura, i ciclisti del Tour de France vivono, in media, circa 8 anni in più rispetto ad altri sportivi.

ffascinante, intelligente, ecologista, sportivo, altruista, generoso. Secondo uno studio della British Heart Foundation, più di un quarto dei cittadini inglesi pensa che i ciclisti abbiano tutte queste doti. Insomma, è il cicilista il partner ideale, altro che il calciatore.

FIXED POINT

CONTROLLA IL PESO. Archives of Internal Medicine

PROTEGGE IL CUORE. Journal of Applied Physiology

NON FA MALE ALLA PROSTATA. University College of London

DIMINUISCE LA FATICA. una critica al Mas, movimento interplanetario nato a San Francisco che usava la bicicletta per promuovere la seguente equazione: Automobile ... vuol dire petrolio... che vuol dire a sua volta guerra. Questa equazione così semplice ha aggregato ciclisti a livello mondiale attivi nel dimostrare che noi possiamo essere il traffico. Ci si dava appuntamento per pedalare in gruppi e per costringere gli automobilisti a fermarsi: siamo cittadini e siamo anche noi sulla strada e creiamo il traffico, un traffico che non inquina e che non puzza. Così il primo sabato di ogni mese ci radunavamo per dare dignità politica all'utilizzo della bici che fino ad allora era stato relegato al tempo libero e, fondamentalmente, il ciclista urbano era un personaggio molto sconosciuto. Si aprì un mondo: si misero in rete varie realtà, esperienze ed associazioni e nacque una sensibilità diversa affinché anche Napoli potesse diventare una città bike friendly. Quel movimento ha generato una serie di reazioni a catena come l'interlocuzione con le Istituzioni, in un primo momento problematiche finché si è arrivati alla realizzazione della pista ciclabile. A quel punto ci siamo chiesti: Napoli ha una cultura dell'utilizzo della bici? Forse no, bisogna crearla.

University of Georgia

NON VI È PERICOLO. (CON CASCO) In che modo? Con la realizzazione di un evento che racchiudesse le sfaccettature del mondo della bici, da quelli che escono la domenica e si lanciano dalla montagna come i carbonari bikers, a chi utilizza la bici come trasporto quotidiano come i ciclo-verdi ad associazioni: un mondo accomunato dalla convinzione che la bici migliori la qualità di vita delle città. E da lì il coinvolgimento di produttori, espositori e rivenditori per dare valore etico al lavoro di chi vendeva un bene che poteva cambiare la città. Questa consapevolez-

National Library of Medicine

FA BENE A PAESE ED ECONOMIA. Commissione economica Europea

NON FA MALE ALLE GIUNTURE. Journal of Electromyography

www.impattomagazine.it

5


BIKE FESTIVAL NAPOLI Come si presenterà il Bike Festival?

Musica e cicloturismo, parole come ruote, l'edizione duemilaquindici, dinnanzi a Palazzo San Giacomo, i Barabba espontenti di un Rock ‘n’ Roll, semplice e diretto, a bordo di un Risciò.

za è cresciuta di anno in anno e oggi abbiamo il patrocinio del Comune e della Regione Campania. Anche quest'anno l'Ambasciata Olandese sarà presente al Festival. Quali sono le maggiori difficoltà che incontrate? Sulle infrastrutture ciclabili c'è ancora tanto da lavorare. Però il tessuto relazionale associativo napoletano può farci raggiungere risultati, ottenuti in Olanda in 40 anni, nella metà del tempo. Questo a detta dell'Ambasciata olandese che ci ha ospitato per

un viaggio studio. Occorre un impegno trasversale perché non si tratta semplicemente di mobilità o di qualità dell'aria o di innovazione ma di ridisegnare la città a partire dall'utilizzo di uno spazio urbano più sostenibile. Su cosa si deve ancora lavorare? Soprattutto sul coinvolgimento di player importanti a metà tra le istituzioni e le realtà private che ancora non comprendono le potenzialità della bicicletta. Anche per il Comicon daremo la possibilità alle pubblico di poter parcheggiare la bicicletta. Dobbiamo far capire ai responsabili gestionali che la bici facilita dei processi e rende i propri eventi più sostenibili.

IL GIRO IN CAMPANIA.

T

appa numero cinque del Giro d’Italia 2016, novantanovesima edizione, 11 maggio 2016, 233 chilometri, quasi interamente di strade a scorrimento veloce, Praia a Mare – Benevento. Prima parte interamente in salita e successivi chilometri ondulati fino ai 30 km dall’arrivo. Finale interamente nella città di Benevento, in leggera discesa fino alle porte della città dove ci si immette nei chilometri finali. Prima parte su viali larghi e rettilinei, prima

Il Festival si ripropone con il #pedaloper, il nostro bike pride. Partiremo dalla Sanità per dare un segnale di riscossa del Quartiere coinvolgendo le realtà culturali e associative, le scuole e le attività commerciali del luogo. In Mostra ci sarà una festa e proveremo a raggiungere il record della bici umana e, poiché il festival si apre al mondo vintage, creeremo il velocipede umano. Nei due giorni successivi avremo Fiera con spazi espositivi per realtà nazionali e internazionali. In questa logica della promozione della cultura vintage portiamo a Napoli una ciclo-turistica d' epoca, la Cazzimbocchia, che si percorrerà sulle strade “cazzimbocchiate” cioè con i sampietrini della nostra città: da Piazza Bellini per la strada del Moiariello continuando per

SARANNO E-BIKE, CON MOTORE AD IDROGENO, SENZA PEDALI E CATENA.

in salita, quindi in discesa. Seconda parte su strade interne più strette e maggiormente articolate planimetricamente. Da segnalare una curva marcata all’inizio degli ultimi 1200 m. Rettilineo finale di 200 m, largo 7 m, in leggera salita su fondo lastricato in porfido. Benevento è per la 7° volta città d'arrivo di tappa. (Gazzetta.it - Giro d'Italia)

Scopri tutti i dettagli del Napoli Bike Festival su www.napolibikefestival.it o scrivendo a info@napolibikefestival.it o a napolibikefestival@gmail.com, o telefonando al +39 338 2127542. NFB è anche sui social network: Facebook (con pagina ed evento), Instagram, Twitter e Youtube. www.impattomagazine.it

Qual è il messaggio del Bike Festival 2016? Lo spot del Bike Festival di quest'anno, girato tra Donn'Anna e il Vesuvio, vuol evidenziare una relazione tra il mare e la bicicletta: due elementi che appartengono alla Città ma che sembra quasi non ci siano. Come nel famoso romanzo Il mare non bagna Napoli, la bici per alcuni non esiste a Napoli. Mettere in relazione questi due aspetti è un modo per rafforzarli: la bici è un elemento morfologico della città come il mare. Aprite gli occhi e li vedrete.

BICI dal FUTURO.

#NBF016 - CITT@PEDALI | PER SAPERNE DI PIÙ?

6

via Posillipo fino a Pozzuoli per poi ritornare in Mostra. Partiremo in un orario insolito per vedere Napoli, in primissima mattina e lo faremo in bici d'epoca. Si conferma la gara Xc, di moutain bike, la gara per bici pieghevoli.

D

esign spinto all'estremo, guerra di raggi e circonferenze perfette, sempre più stylish e forse senza gomma. Rinuncia alle catene, in spirito di libertà, e ai pedali, alla ricerca del punti d'equilibrio. È l'infinita ed estenuante ricerca della bicicletta del futuro, protipo e concetto della due ruote ecologica del ciclista urbano che viaggia, a tutta forza, sui pedali, o forse no, verso il quarto millennio. Case produttrici e laboratori di ricerca lavorano sulle nuove prospettive dell'antico, e sempre amato, mezzo a due ruote, la certezza è che sarà a pedalata assistita, elettrica o ad idrogeno, con dispositivi elettronici di sicurezza, calcolo traiettore ed equilibrio in curva, e con il recupero dell'energia cinetica (Kers).


i

so

s se

As

to ra

I

ai

G

n va o i

luci blu A NAPOLI

occasione del 2 aprile, Giornata Mondiale della Consapevolezza sull'Autismo, il Comune di Napoli ha illuminato di blu Piazza del Plebiscito a partire dalle 19.00, aderendo alla campagna di sensibilizzazione"Light it up Blue", ideata dall'organizzazione Autism Speaks, che ogni anno prevede l'illuminazione dei principali monumenti architettonici delle città in tutto il mondo. La Giornata Mondiale della Consapevolezza sull'Autismo, istituita dalle Nazioni Unite nel 2007, ha l'obiettivo di far luce su questa disabilità, promuovendo la ricerca ed il miglioramento dei servizi e contrastando la discriminazione e l'isolamento di cui ancora sono vittime le persone autistiche e i loro familiari.

Piazza del Plebiscito - L'Assessorato ai Giovani e Politiche giovanili, assieme a quello alla Cultura e Turismo, ha accolto lo stimolo delle Onlus Orientamento Autismo, La Forza del Silenzio, SpecialmenteNoi, Auxili@, l'Associazione Una breccia nel muro e Noi Diversi, di alcune Cooperative sociali che si occupano di autismo e delle associazioni Salotto Giglio e Centro Agape-Vomero, organizzando un momento pubblico di socializzazione e condivisione delle informazioni sul tema. Nel corso dell'evento sono state lette pagine della "Favola di Mia", scritta dal giornalista Luigi Garofalo con la supervisione della psicoterapeuta Giovanna Gearadi, per far comprendere ai bambini, con linguaggio fiabesco, cosa vuol dire avere amici speciali con autismo.

Piazza Plebiscito - tinta di blu per la Giornata sull'Autismo. Pallonicini - partecipazione, tra modernità e tradizione. Fotografie di Riccardo Siano (per La Repubblica.it).

SANTASOFIA I

INAUGURAZIONE MEDIATECA l 6 Aprile alle 12:00 vi è stata la riapertura al pubblico, grazie a fondi comunali, dopo anni, degli spazi al piano terra della Mediateca Santa Sofia, che si configura sempre di più come il palazzetto del Cinema giovane della Città di Napoli.

Al piano terra della struttura ci saranno due aule dedicate a laboratorio di montaggio/audio Video. Un laboratorio dedicato al Cinema e curato dall’Associazione Tycho vincitrice di un bando Comunale. Un altro dedicato alla televisione e curato dall’Associazione Adacs vincitrice di un bando del Dipartimento della Gioventù “Giovani

per il Sociale”. Un'altra sala sarà invece dedicata a spazio proiezioni per i bambini del quartiere e messa nella disponibilità delle giovani produzioni indipendenti che ne faranno richiesta per le riunioni delle loro truppe in occasione delle riprese da loro autoprodotte. Nella struttura al primo piano resta sempre attiva la Mediateca cittadina che custodisce un ampio patrimonio audiovisivo nelle disponibilità della Città oltre che la biblioteca delle tesi di laurea dedicate al cinema. Sempre nel piano superiore è presente l’ampia sala proiezioni dove già si organizzano continue rassegne dedicate a percorsi cinematografici tematici.

Opening - Alessandra Clemente e Luigi De Magistris. Visita - l'Assessore e il Sindicato alla mediateca. Confronto - l'Assessore Clemente ed una partecipante.

www.impattomagazine.it

7


FORNI E GRAZIANO

&

LA DELLA ALCHIMIA

COSA SCATURISCE DALL'INCONTRO DI DUE ENERGIE DIFFERENTI E DAGLI INCASTRI NON PREVEDIBILI? NE NASCE UN DUO MUSICALE INNOVATIVO. ILARIA GRAZIANO & FRANCESCO FORNI RAPPRESENTANO MATERIA PRIMA DA CUI SI GENERA LA GENIALITÀ ARTISTICA. intervista di Giorgia Mangiapia foto di Simone Cecchetti

N

ell'intervista a Francesco Forni e Ilaria Graziano ritorna prepotentemente la parola “onestà”. Un termine a cui la società ha estirpato ormai l'identità e sventrato della dignità si ritrova, vibrante, come plettro su corde di chitarra del duo alt-folk. Un'esigenza di onestà musicale e morale segna la strada scelta da due voci enigmatiche, due personalità dalla forte presenza scenica che credono nel valore sostanziale dell'arte, quella vera. Da “From Bedlam to Lenane” a “Come2me” nella fusione alchemica di energie propulsive e in continua evoluzione. Un duo che mantiene i propri nomi come un sigillo. La vostra individualità si mescola in una fusione musicale di livello eccelso. Cosa c'è di Ilaria e cosa di Francesco nell'intreccio artistico? Francesco Forni: Una volta ci hanno paragonato alla pietra e la fiamma. Indovina chi è l'uno e chi l'altra. Mi piace questa metafora perché mi fa pensare a due energie diverse, l'una complementare all'altra, ma con incastri non prevedibili. Spesso ci chiedono di chi è una canzone, chi ha scritto quelle parole. È bello sapere che, pur essendo due personalità musicali così forti e diverse, quello che viene fuori dal nostro lavoro insieme è una terza identità della quale anche per gli ascoltatori più attenti è difficile individuare la paternità/maternità. Ilaria Graziano: A questa domanda può rispondere solo la musica, il nostro modo di viverla e la maniera che 8

www.impattomagazine.it

abbiamo di stare sul palco, questi sono i luoghi dove si possono distinguere le radici di questo intreccio. Quale nuova energia è scaturita dal vostro incontro musicale? FF: Quello che troviamo ogni volta che lavoriamo insieme è qualcosa che ci sorprende: è l'unione di quello che l'uno tira fuori all'altra e viceversa, è ascoltarsi con le orecchie dell'altro, è un'energia che aiuta a superare i vizi e i compiacimenti e le strizzatine d'occhio al giudizio degli altri. Per assurdo è più facile mettersi a nudo dal proprio giudizio, con l'altro che veglia sul tuo lavoro. IG: Potrei definirlo un concentrato di materia prima. L’incontro con Francesco mi ha permesso di distillare il mio bagaglio sonoro. Spesso accade che ti accorgi che stavi cercando una cosa solo dopo che l’hai trovata. Io cercavo un modo semplice di comunicare, l’ho capito quando abbiamo iniziato a fare concerti in giro per promuovere il nostro primo disco. Ilaria e una vita cosmopolita: da sempre vivi di musica e con essa viaggi fisicamente e metaforicamente. Chi è Ilaria Graziano come donna e musicista? Ero una donna con la testa tra le nuvole e i piedi ben piantatati a terra e, per sentirmi un po’ più integra, facevo una gran fatica nel tenere le due “parti del corpo” attaccate. Adesso sono una donna con la testa tra le nuvole e i piedi ben piantatati a terra che vuole che la propria testa continui a sognare e che le gambe siano ben allenate ad andare sempre più lontano. Sono una musicista istintiva ma non irrazionale, faccio

sempre attenzione a stare in ascolto, a sentire da lontano e con distacco ciò che scrivo e compongo. Se non è onesto fino in fondo, se non arriva da una reale necessità,sono pronta a ripartire da zero. Francesco Forni, chitarrista e compositore con un passato teatrale e cinematografico, alla ricerca continua di sperimentazioni e di atmosfere suggestive. A cosa aspiri attraverso la tua arte? Cosa desideri trasmettere? Do molto peso ad ogni espressione artistica, nel politico e nel sociale. Tutto ciò che è sincero ha una forza e un potere enorme, più di quello che ogni artista si possa mai sognare di determinare. Viviamo in un momento storico in cui si tende a subire e a dare peso solo al potere distruttivo di tutto ciò che non è sincero, alla potenza dei media e dei messaggi che ci arrivano continuamente sotto ogni forma di pubblicità, propaganda, indottrinamento, distrazione. Beh quella è solo una parte dell'energia, io cerco di stare dalla parte giusta. Da From Bedlam to Lenane ad oggi, il percorso musicale, artistico e personale come e quanto vi ha fatto crescere e cambiare? FF: Ci ha aperto gli orizzonti, ci ha portato in Europa e nel mondo, ci ha responsabilizzato


HOUSE CONCERT UNA SERATA INTIMISTICA. UN NUOVO MODO DI CONCEPIRE L’ESIBIZIONE ED IL RAPPORTO CON IL PUBBLICO, FATTO DI CONDIVISIONE E PASSIONE PER LA MUSICA.

Il diario di Andrea Carri

N

egli ultimi anni si sente sempre più spesso parlare di House Concert, una nuova forma di vivere la musica. In realtà, se andiamo a spulciare i libri di storia, i concerti da salotto si sono sempre svolti nei secoli passati e dunque sarebbe più corretto parlare di riscoperta di questo modo di intendere la musica.

ulteriormente ed oggi non possiamo nemmeno pensare di cedere ad alibi del tipo "In Italia tanto la qualità non viene premiata", frase che in principio ci hanno ripetuto allo sfinimento. Siamo partiti indipendenti con la sola voglia di portare in giro il nostro live e ci ritroviamo dopo anni ad avere la stessa voglia e la stessa indipendenza. IG: Non so dove sarei stata e artisticamente cosa avrei fatto in questo momento se non ci fosse stato l’incontro artistico con Francesco. Ma non credo al caso. Volevo nutrire e arricchire il mio animo attraverso la musica, volevo vivere in un mondo mutevole che mi sorprendesse sempre, che mi facesse chiedere ciclicamente chi sono, e dove sono e cosa faccio, come e perché, non potevo trovare un compagno migliore per realizzare tutto questo. Francesco Forni, chitarrista e compositore di talento con un passato teatrale e cinematografico, alla ricerca continua di sperimentazioni e di atmosfere suggestive. A cosa aspiri attraverso la tua arte? Cosa desideri trasmettere?

FF: Ogni volta che incontro un artista che mi colpisce vorrei collaborarci in qualche modo e spesso accade, ma mai abbastanza. Troppi ne conosciamo con i quali vorremmo saltare in qualcosa che ancora non abbiamo sperimentato. IG: La nostra musica è stata accolta con ampi consensi sia in Italia che all’estero, le dinamiche di mercato sono diverse per ogni paese così come l’atteggiamento del pubblico, questo sicuramente incide sul percorso artistico e su quello che raccogli. Ciò che conta di più è la condivisione e l’esperienza con il pubblico. Se avessimo pensato troppo al mercato italiano, ai limiti e alle strade sbarrate forse non saremmo arrivati neanche al secondo disco. Ma la passione per la musica come percorso, e non come punto di arrivo, ci ha portato su strade alternative attraverso le quali raggiungiamo chi vuole ascoltarci e che si sono rivelate poi più lunghe di quanto noi riuscissimo a immaginare.

Con il termine House Concerts’intende una performance artistica presentata in un appartamento, durante la quale musicisti e pubblico si trovano a stretto contatto tra di loro: non esiste infatti nessun altro evento in cui potersi raccontare e aprire in un’atmosfera così intimistica. Proprio queste situazioni sono ideali per scoprire nuove sonorità, conoscere persone che condividono la nostra stessa passione o gusti musicali e scambiare due chiacchere con l’artista stesso. La naturale prosecuzione della serata è spessoun buffet o un rinfresco nel quale tutti i partecipanti possono parlare fra di loro. Quale altro evento permette questo contatto? Sta finendo l’era del musicista come essere irraggiungibile che, finita l’esibizione, fugge in camerino: ora il pianista è un essere umano e condivide le emozioni con il suo pubblico. Molte sono oggi le realtà che propongono questi spettacoli, come accade a Napoli, in occasione di Piano City:io personalmente ne ho fatti finora tre e ho conosciuto persone fantastiche Nel mio piccolo, sono innamorato di questi eventi e mi sono lanciato nella loro organizzazione: da due anni ho fondato infatti il Chronos Studio, nel quale organizzo qualche evento all’anno, esibendomi regolarmente ed invitando altri artisti, con i quali condividere le emozioni della serata. Prova anche tu questa esperienza unica. www.impattomagazine.it

9


GAETANO MANFREDI

NUOVO CORSO. RADICI ANTICHE.

L'INCONTRO CON IL PROFESSORE GAETANO MANFREDI, RETTORE DELL'UNIVERSITÀ FEDERICO II. UN'OCCASIONE PER RIFLETTERE SULLE PROSPETTIVE INTERNAZIONALI DELLO STORICO ATENEO.

PERCHÈ LA NECESSITÀ DI UN BILANCIO SOCIALE?

S

tiamo vivendo una grande trasformazione dell’istituzione universitaria, e delle funzioni accademiche svolte dagli Atenei all’interno della società contemporanea: perché, facendo una breve descrizione storica delle grandi fasi d'evoluzione vissute negli ultimi otto – nove secoli dal sistema universitario europeo, è da considerare che tale ordinamento è nato come struttura atta alla formazione delle classi dirigenti dell’epoca. Con l’arrivo, poi, della Rivoluzione Industriale, l’istituto, oltre all’erogazione della formazione, ha dovuto assolvere a mansioni di ricerca, e nello specifico a programmi di ricerca e progressione tecnologica. Oggi, invece si è passati alla fase dell’economia della conoscenza, difatti, potremmo asserire, che non vi è alcuna azione economica e sociale sviluppata che non parta e porti da e ad un valore aggiunto. L’Università attuale ha dunque una funzione importante: essere uno strumento di trasformazione, sia essa sociale che economica. L’Ateneo diviene attore principale dei processi di cambiamento dei territori, e nel nostro primo bilancio sociale, abbiamo misurato non solo l’impatto dell’Università sulla formazione e sulla ricerca, ma, per l’appunto, gli effetti delle nostre facoltà sull’economia, sulla società e su tutte quelle attività che rinforzano la metamorfosi dei sistemi che ci circondano. Letta con questa prospettiva, l’azione dell’Università e il proprio bilancio sociale divengono degli strumenti ancora più importanti. Questo processo d'identificazione, sempre più forte, tra società ed Università fa sì che quest’ultima debba convertirsi ed aggiornarsi al fine di mettere al centro lo studente, inquadrandolo non più solo come individuo inserito nel percorso formativo, ma anche come soggetto economico, facendo divenire quest’ultimo essso stesso strumento dell’evoluzione economica. 10

www.impattomagazine.it

QUALI SONO LE PROSPETTIVE DELLA FEDERICO II, E L'ATENEO COME SI ADATTA AI CAMBIAMENTI?

P

artendo da un esempio, l'insediamento di Apple è la meta finale di una valutazione fatta da una grande multinazionale, ed il lato più creativo di questa riflessione è da ricercare negli studenti che sono soggetti capaci di interpretare la mentalità e le richieste della società contemporanea. Lo studente, al momento, è il protagonista di una trasformazione sociale profonda: basti pensare all’internazionalizzazione, all’essere studente Erasmus, sia come esperienza in entrata che in uscita. Il progetto nato nel 1987 è lo strumento più importante per costruire una cittadinanza europea. Questa funzione moderna, risalente ai clerici vagantes dell’epoca medioevale, è l’unica soluzione che abbiamo a disposizione per formare i cittadini di un’epoca che non contempla più i confini nazionali. L’assenza di frontiere, poi, richiede un aggiornamento anche da parte nostra: è su questo presupposto che si basa sia l’introduzione da parte del nostro Ateneo di un supporto formativo online, come la piattaforma Federica, sia l’accoglimento di studenti di altre università o il libero accesso di persone che vogliono semplicemente acculturarsi o formarsi.

CHE CONSIGLI DARE AGLI STUDENTI?

I

l più grande investimento che si possa fare oggi è sulla propria formazione, e quindi bisogna selezionare un percorso accademico di grande qualità, con docenti capaci di fare ricerca avanzata, in segno di uno spirito internazionale, in opposizioni ad istruzioni di stampo provinciale. Bisogna conoscere le lingue ed avere attitudine nel rendersi disponibili a lavorare in qualsiasi parte del globo. La nostra forza è esportare un gran numero di laureati, un punto che genera un tema più politico: ossia l’importante capitale umano che decide di andare via è indice di una desertificazione del territorio, dal punto di vista economico e della conoscenza. E questa è una riflessione che dovremmo affrontare più attentamente.


L'ATENEO COME STA COORDINANDO LA PROPRIA INTERNAZIONALIZZAZIONE?

I

n effetti, abbiamo collaborazioni attive e permanenti con le principali multinazionali della chimica, della farmaceutica e della meccanica. Il nostro laureato ha un grande mercato dal punto di vista del placement, in quanto il nostro Ateneo prepara i propri iscritti ad un mondo lavorativo sempre più globale, attraverso l’acquisizione di competenze atte ad affrontare in maniera efficace ed efficiente tale globalizzazione. Quanto detto si ottiene solo con una formazione solida, imperniata su contatti continui con realtà internazionali. Tale fattore ha permesso al nostro Ateneo di divenire un importante driver per l’internazionalizzazione del territorio che lo circonda. In un mondo dove la competizione è internazionale, un’Università dal profilo provinciale non concede tutti gli strumenti che servono agli studenti di questo esatto periodo storico. Il nostro Ateneo, va però sottolineato, che ha insito fin dalla nascita il proprio valore internazionale, Federico II di Svevia, infatti, nella lettera fondativa, ideò la prima grande Università laica e statale, dell’intero mondo occidentale.

COSA DICE IL RETTORE AD UN FUTURO RETTORE?

U

n amico americano mi ha inviato una vignetta con “L’iceberg del successo”. Negli iceberg si vede solo la parte superiore, che in questo caso è il successo, ma non quello che vi è sommerso: lavoro, sacrificio, pressione ed amarezze. In questa considerazione si aggiunge, però, una grande soddisfazione, ossia, la formazione che ho ricevuto in quest’Università, mi ha reso ciò che ora sono per questo Ateneo. Io credo che ognuno di noi debba restituire a questa istituzione quanto di buono ha ricevuto dalla medesima, perché l’Università è il più grande patrimonio che possediamo in Italia. Per questo motivo dobbiamo preservalo e rafforzarlo, e per fare ciò, a chiunque volesse farlo, ho una sola parola da suggerire: passione.

NUMERI DEL PRIMO BILANCIO SOCIALE

L

a consapevolezza delle percezioni dei diversi stakeholder, sia interni che esterni, ci aiuterà sicuramente ad orientare le scelte politiche e strategiche per i prossimi anni di governo dell'Ateneo. Si tratta quindi di un momento di valutazione utilissimo, al quale dare continuità negli anni, sperando di poter registrare miglioramenti costanti e duraturi, quale meritata ricompensa del grande lavoro svolto dalla comunità dell'Università degli Studi Federico II - Queste le parole del Rettore Gaetano Manfredi per l'introduzione al primo bilancio sociale.

83.120 Il numero degli iscritti per l'anno accademico 2013/2014, di cui 46.887 uomini e 36.233 donne. Il 59% degli iscritti frequenta un corso di laurea triennale, seguito da un 26% di lauree a ciclo unico, contro il 15% di specialistiche o lauree magistrali.

73,2% La media di studenti Unina provenienti dalla stessa provincia della sede degli studi (ossia Napoli). A completare la statistica il 22,5% degli iscritti provinene da un'altra provincia della stessa Regione (Avellino, Benevento, Caserta e Salerno), il 4,3% degli studenti, invece, giunge da altra Regione. Solo lo 0,1% degli iscritti federiciani ha, infine, origine estera.

12.750 Il numero dei laureati Unina nel 2013. L'anno accademico 13/14 ha registrato un età media di 24 anni, con 19.805 prime immatricolazioni. I laureati per l'anno 2013 in Italia sono stati 229.966, e l'Incidenza Unina/Italia è stata pari al 5,52%.

1,00% La media di abbandoni per l'anno 2013/2014, solo 563 studenti. A completare la struttura: 75% di iscritti (83.120), 18% di immatricolazioni (19.805) e 6% di studenti inattivi (6.633). Il dipartimento con più iscritti è Giurisprudenza (13.738) a cui si oppone Scienze biomediche avanzate (217). La media voto esame è 26.3, mentre per il voto di Laurea è 102,7.

678 Sono gli studenti federiciani in Erasmus outgoing per l'anno 2013/2014. Il paese più opzionato è la Spagna (276) seguito da Francia e Turchia. Da segnalare anche 308 studenti in Erasmus incoming; un'integrazione supportata da un personale docente composto da 615 Professori Ordinari, 690 Associati, 1.059 Ricercatori Universitari a tempo indeterminato, 135 Ricercatori a tempo determinato e 5 Assistenti (con media età di 51 anni).

www.impattomagazine.it

11


CITTÀ DELLA SCIENZA

Dal fuoco si crea la scienza, dalla cenere si genera il nuovo, rosso fiamma, nella notte, radiosa la Città della Scienza. Rendering GFC Architecture

IL FUOCO SACRO DELLA SCIENZA CITTÀ DELLA SCIENZA APRE CORPOREA: TRA PERCORSI ESPOSITIVI, LABORATORI E AGORÀ PER LE ATTIVITÀ DIDATTICA. IL FULCRO DELLA PROGETTAZIONE SCIENTIFICA DÀ IL VIA AL PADIGLIONE PER LA CONOSCENZA TOTALE E COMPLETA DEL CORPO UMANO.

12

www.impattomagazine.it


dare posti lavoro, migliaia come se si trattasse di un miracolo nella Napoli della disoccupazione, nella creazione della cementificazione titanica dell'Italsider. Fino alla crisi, all'abbandono, alle morti per tumori, allo smembramento e vendita dell'impianto, a cui seguirono bonifiche, sequestri, nuovi progetti per arginare i danni, per ricreare lavoro, per ricominciare nonostante tutto. Dalla mente di Vittorio Silvestrini, affiancato poi da Vincenzo Lipardi, si genera un'idea per ripartire tra sperimentazioni e visioni futuristiche.

I

n principio fu Balneolis, sede di zone termali tra Posillipo e Pozzuoli, sospesa in una calma apparente quasi fosse un riflesso della sua natura vulcanica, pronta ad esplodere e a cambiar volto nelle nuove vesti stabilite per essa. Nel 1905 in poi ebbe inizio lo stravolgimento di quel volto e dell'abito fino ad allora indossato: il mare fu coperto da enormi impianti, scomparendo fino ad essere dimenticato per

Nasce Futuro Remoto e l'ambizioso progetto di realizzare uno science centre per un polo high-tech ai confini col mare, riapparso dall'oblio delle coscienze. Prova a prendersi cura di una zona incancrenita - attraverso l'affermazione di una nuova cittadinanza scientifica per inculcare il tarlo della curiosità, il seme Dell'innovazione continua - la Fondazione Idis. Ci riesce. Città della Scienza appare come il nuovo miracolo fondante su un'”economia basata sulla conoscenza, capace di creare lavoro vero e di qualità e maggiore coesione sociale”. Un progetto che crede nella cooperazione e collaborazione delle risorse presenti – scuole, imprese, agenzie, associazioni ed enti locali - in una rete operativa per sperimentare prodotti culturali nuovi e per “moltiplicarne gli effetti con azioni sul territorio”. Il target è rappresentato dal coinvolgimento dei giovani per stimolarne l'interesse e la creatività, per metterne in atto le potenzialità offrendo spunti, conoscenze e rendendoli consapevoli dell'attualità

BAGNOLI, DA SEDE DI ZONE TERMALI AD AREA INDUSTRIALE: OCCUPAZIONE, CRISI E ABBANDONO, RITORNA A RIPRENDERE LA PROPRIA IDENTITÀ CON NUOVI PROGETTI. DALLA MENTE DI VITTORIO SILVESTRINI NASCE CITTÀ DELLA SCIENZA, UN COLOSSO ECONOMICO E SCIENTIFICO VOLTO AL PROGRESSO E ALLA NASCITA DI UNA NUOVA VISIONE DELLA CITTÀ. > di Giorgia Mangiapia

delle discipline scientifiche, per aprirli a nuovi orizzonti e all'idea che il miglioramento della qualità della vita, a Bagnoli come a Napoli, sia possibile. Per dare la certezza che un'economia della conoscenza creerà nuove possibilità lavorative e che la vera speranza per la propria città è il brain storming dei cervelli che vivono qui e qui si formano. Città della Scienza parla una nuova lingua in cui ricorrenti sono termini come “sostenibilità compatibile” o innovazione, “integrazione europea” e ristrutturazione, considerati improbabili nella Bagnoli della caduta. Diventa il simbolo della forza propulsiva della Napoli affacciata al contesto europeo ed euro-mediterraneo nella sua posizione strategica tra il Sud e il Nord del mondo, proprio Napoli che ne rappresenta il Sud estremo. Poi, l'incendio di quell'ormai storico 4 marzo 2013. Tra le fiamme inceneriscono i padiglioni e le speranze, mentre cresce la rabbia e s'infiamma la dignità. Quella stessa dignità che lavora affinché il 4 marzo del 2016 sulle ceneri nasca Corporea, il nuovo museo del corpo umano. Alla sua inaugurazione un'ondata di ragazzi tra stand e presentazioni tra “3.000 mq di gallerie espositive interattive, laboratori didattici, spazi di approfondimento per immergersi nell’avventura dell’essere umano, alla scoperta dei meccanismi fisici e neurologici che ne regolano il funzionamento”.

CAMPANILISMO

I

n Campanilismo, Raffaele Viviani volgeva lo sguardo sulle province italiane per mostrare il vanto di ognuna per l'ingegno di uno solo ché rappresentasse la provincia intera. Ovunque, ad eccezione di Napoli dove è più facile criticare che valorizzare il cambiamento. È più naturale rimuginare sulle fiamme di una notte di tre anni fa e inventare congetture che sostenere chi crede in quel cambiamento. È questione di campanilismo, di credere nell'impegno di chi ha realizzato uno Science Centre per la promozione e divulgazione delle scienze facendo uscire Bagnoli, e con essa Napoli, dall'icona tradizionale e disegnando l'immagine dinamica di una città perno dell'Europa dal fervore mentale. “Talento ne tenimmo, avimmo ingegno”.

Corporea offre domande, stimola proposte in problem solving per ricevere risposte interattive, nella logica formativa di una Città bagnata dal mare della scoperta, immersa nell'aria pulita della ricerca e solcata dai passi della Napoli giovane resa viva dal sacro fuoco della scienza. www.impattomagazine.it

13


LODA MODA BRODA

RAPPER MADE IN NAPLES SI SCRIVE MODA LODA BRODA MA SI LEGGE RAP MADE IN NAPLES, RICCO DI CONTAMINAZIONI TRA DIVERSI GENERI E CON TESTI MOLTO ACCATTIVANTI. RAPPANO IN DIALETTO PARTENOPEO MA IL LORO GROOVE FA L'OCCHIOLINO AI GRANDI DELLA MUSICA CONTEMPORANEA ITALIANA.

L

a loro musica è irriverente, sfrontata e soprattutto tocca molti aspetti della vita quotidiana dell'universo giovanile di oggi. I Moda Loda Broda sono un duo formato da Boom Buzz e Ramtzu, già rapper di altri gruppi napoletani come i Funky Pushertz ed hanno pubblicato il loro EP d'esordio nel 2012 e dopo circa quattro anni sono tornati sulle scene lavorando al primo vero disco. Li abbiamo incontrati proprio mentre scrivevano nuove canzoni. Il vostro rap provocatorio ironizza anche sulla scena musicale attuale: in particolare “Addu stiv tu” rappresenta al meglio tutto l'ep che è ricco di contaminazione tra diversi generi musicali. Raccontateci come è nato. Il pezzo mira a ironizzare su questo modo di dire molto diffuso dalle nostre parti, utilizzato da chi vuole ostentare superiorità a tutti i costi. Prendi il tipico debosciato da bar, che ha giocato in serie C2 per una stagione nel lontano '93 e magari era pure scarso. "Addò stiv tu" quando io jucavo a pallone, sarebbe la premessa al suo discorso anche se parlasse con un giovane Pelè. Noi lo abbiamo interpretato in prima persona estremizzandolo all' inverosimile, divertendoci molto. Il vostro EP è autoprodotto, quanto costa autoprodursi in questo momento in Italia?Non solo dal punto di vista economico ma anche per risorse ed impegno.

Oggi i costi si sono molto abbattuti e quasi chiunque può autoprodursi un ep, foss'anche fatto in casa, ma la mole di lavoro aumenta quando vuoi essere pienamente soddisfatto del lavoro. Moda loda broda è un progetto la cui fase creativa è stata molto naturale ma la sua realizzazione è stata seguita minuziosamente, dalle registrazioni ai master fino alle grafiche e il concept di base. In questa fase la fatica è molta e bisogna farla combaciare con i normali impegni quotidiani, quindi fare un prodotto di qualità non è proprio una passeggiata ma per fortuna ci riteniamo soddisfatti. Cosa ne pensate del rap italiano e della scuola hip hop che sta facendo strada tra i giovani?

Phife Dawg, 1970-2016 Si è spento a soli 45 anni il leader della band hip-hop A Tribe Called Quest, il rapper Phife Dawg. Discendente da una famiglia originaria del Trinidad and Tobago, da qualche anno era affetto da numerosi problemi fisici, tanto che nel 2008 aveva subito un trapianto del rene a causa del diabete. Aveva poi raccontato il suo rapporto con la malattia nel documentario Beats, Rhymes and Life. > intervista di Nicoletta de Vita

14

www.impattomagazine.it

CHE NE VUÒ SAPÈ, ADDÒ STIV TU?

Sicuramente è aumentata l'attenzione del pubblico e dei media su questo genere, di conseguenza sono aumentati gli appassionati e il numero degli mc si è triplicato al punto da rendere impossibile dare un unico giudizio. Ognuno lo fa a suo modo e, al di là dei gusti personali, questo fermento è sicuramente positivo. Mentre del panorama musicale napoletano con Clementino e Rocco Hunt? Loro vengono da dove veniamo noi, sia in termini di provenienza che di scuola, hanno raggiunto una tale notorietà da poter essere considerati pop star, il che si distacca molto dalla vera essenza di questo

movimento. Nel loro caso, sono riusciti a non dover stravolgere totalmente il loro modo di fare musica, ovviamente il grande pubblico obbliga a qualche compromesso ma questo non sminuisce il loro talento. Quanto è difficile fare musica a Napoli oggi? Molto meno che da altre parti. Se è vero che ci si può scontrare a volte con delle difficoltà di vario tipo, Napoli rimane comunque uno dei luoghi con maggiore vivacità sia in ambito musicale che artistico. Questa città è ricca di input e per quanto ci riguarda ci è difficile immaginare un risultato come quello ottenuto in un posto diverso.


PAGINE.

GIOCO FILOLOGICO E CASO LETTERARIO.

LA NECESSITÀ oltre LO PSEUDONIMO.

V

ivere celandosi. Celarsi, vivendo in una realtà stranamente parallela. In una vita ipocritamente tranquilla. Lontana da tutto ciò che dovrebbe essere, secondo la società contemporanea. La scelta di una vita in sordina, a riflettori spenti. Volutamente spenti. Accettare solo flebili e sporadiche lucine. Ipotesi, mai certezze. Destinate ad illuminare quel tanto che basta, per accendere la sola curiosità. Un’indicazione vana, un nome Al di là di uno pseudonimo. Dietro uno pseudonimo. Un’informazione che, se regalata, resta in un angolo. Quasi ignorata. Quanto incide, effettivamente, l’identità di un artista in merito alla propria opera? Voler conoscere quell’identità, cercando, scavando, indagando. Rivendicarne l’acquisizione, quasi come fosse un diritto. Un diritto nato, esattamente, da quale bisogno?

U.S.A

Senza aver mai svelato la propria identità, Elena Ferrante è una scrittrice apprezzata in Italia e all'estero; in particolare in America dove quattro suoi romanzi hanno trovato il favore del pubblico sotto la traduzione di Ann Goldstein, e ha raccolto critiche più che positive oltreoceano da giornali prestigiosi, come il New Yorker. Articoli su Elena Ferrante di Liliana Squillacciotti - Illustrazioni Di Drew Weing per il portale The Slate Book Riview.

Una forma del banale ed eterno esercizio del pettegolezzo. Il tentativo di appagare la frustrazione generata dal non trovare risposte. Quella necessità tutta umana di conoscere, per non temere. In una società dell’apparenza, cosa può spingere un essere umano a spegnere i riflettori? Non è, dunque, il solo mero pettegolezzo, è anche attrazione verso il “diverso”, verso l’”outsider”. Celata invidia verso chi riesce ad andare controcorrente. Ciò che è opposto alla norma, affascina. Così come il pensiero che dietro lo pseudonimo di una scrittrice di best seller possa celarsi una professoressa di Storia del primo ateneo partenopeo. Il “caso Elena Ferrante”, al netto dalle sistematiche smentire, è una storia nella storia. Un racconto su carta che riesce a prendere poi forma, cambiando connotati, nella realtà. L’approccio puramente filologico di Marco Santagata, certamente affascina. I dettagli vengono ricercati nei testi come in una sorta di autopsia della pagina scritta, capace di aprire ad infinite possibilità. Un approccio che incanta l’addetto ai lavori ed impressiona il lettore, seppur occasionale. E, non da ultimo, insegna. Anche in questo caso, la smentita è stata repentina. Tanto quanto la voglia di ricominciare, con la stessa storia ed altre ipotesi.

C

redo che i libri, una volta scritti, non abbiano bisogno dei loro autori. Se hanno qualcosa da dire, prima o poi troveranno lettori; in caso contrario, no… Elena Ferrante, 1991. Elena Ferrante è e non è. Figura inconoscibile per sua stessa volontà. Eppure, nonostante le pagine stampate, le parole, le opere restino ferme nell’ambito del fruibile, sembra non bastare, non essere abbastanza. Il mistero dell’identità della scrittrice, continua a generare interesse. Ed ipotesi. L’ultima, in ordine cronologico, è stata avanzata dal dantista Marco Santagata, il quale, attraverso un metodo puramente filologico, è giunto all’idea che, dietro lo pseudonimo, potrebbe celarsi Marcella Marmo, professoressa di Storia Contemporanea presso l’Università Federico II di Napoli. Gli indizi sarebbero nei dettagli delle opere, in quelle abitudini proprie dei “normalisti” di Pisa. Precise, troppo precise, secondo lo studioso, per non essere figli di un’esperienza diretta. Da qui, l’idea dell’intreccio di date e nomi. Quelli presenti negli annuari della Normale. L’unica identità che sembrerebbe soddisfare tutti i requisiti, sarebbe proprio quella della professoressa Marmo, studentessa presso la Normale nell’anno accademico 1964-65. La professoressa, dal canto suo, ha immediatamente smentito attraverso un’intervista a “Repubblica”. Nonostante le opere abbiano trovato qualcosa da dire, il gioco dell’identità negata, pagherà sempre. www.impattomagazine.it

15


SERGIO SIANO

UN RACCONTO METROPOLITANO Istantanee di realtà infinite ed opposte. LA FOTOGRAFIA È UNA NARRATIVA SPECIALE CHE NON HA BISOGNO DI PAROLE, GIUNGE DIRETTA E IMMEDIATA. IN UN PARALLELISMO TRA NAPOLI E IL BENIN, VOLTI DI BAMBINI RACCONTANO IL PROPRIO MONDO, GIOCANDO, NONOSTANTE TUTTO. di Giorgia Mangiapia

U

na storia di vicoli e d'amore lega un uomo alla sua città in un rapporto talmente filiale da fargli chiudere la rassegna Intraphotos – per la valorizzazione della fotografia e dei suoi autori, tenutasi al caffè letterario Intra Moenia a Piazza Bellini – con un racconto d'immagini fotografiche di bambini. “Minori di città” è il reportage di Sergio Siano, realizzato vent'anni fa, che mostra una realtà ferma e quasi immutata. Ferma come spesso si mostra Napoli che di realtà ne contiene infinite e opposte. I minori abitano, ieri come oggi, la Sanità, Forcella, Quartiere Stella, Scampia, Piscinola, Montecalvario, Quartieri Spagnoli, Anticaglia, e vivono il loro mondo così come solo i bambini sanno fare: ridono, osservano, scrutano, creano la normale semplicità del gioco lì dove sembra impos-

16

www.impattomagazine.it

sibile crearlo. Così un materasso per strada diviene un jumping, una lastra di legno sulle scale si trasforma in uno scivolo, un corrimano come altalena tra panni stesi per strada e vasoli di piperno su cui correre e scappare tra pozzanghere in pantaloncini corti e capelli scompigliati, in un bianco e nero fotografico che colpisce senza parlare, o meglio parlando senza parole. Una fotografia per denunciare la mancanza di spazi da vivere e per vivere. Una fotografia per raccontare il passato e il presente di una città affinché essa abbia un futuro. Una fotografia per conoscere e riconoscere la propria città camminando attraverso le sue vie che spesso non hanno più un nome affisso per identificarle, perdendo così la memoria della propria Storia. Una fotografia per amarla e proteggerla questa città. Ridandole dignità, quella sociale che appartiene ad ognuno, in


u

IN BIANCO E NERO LA PRESS PHOTO.

I

The Guardian - Jonny Weeks

u

mmortalata mentre il dramma della crisi migratoria in Europa era in pieno dispiegamento, e descritta come “inquietante” da un membro della giuria, l’istantanea che ha conseguito l'ambito World Press Photo of the Year 2016 - il premio più prestigioso tra i concorsi fotografici – è un'immagine in bianco e nero, che porta la firma del reporter australiano Warren Richardson. L’immagine ritraente un padre che consegna il proprio figlio ad una coppia, con le braccia tese, già giunta al di là del confine, facendolo passare al di sotto di una recinzione in filo spinato, ha raggiunto più di 80.000 tra menzioni, presentazioni e consensi durante il concorso annuale.

GLI SCATTI DI SERGIO SIANO E GIOVANNI DE GIOVANNI, MAESTRO E ALUNNO, DENUNCIANO, ATTRAVERSO OCCHI BAMBINI, MANCANZE SOCIALI E DEBITI MORALI.

u

u

Quando la foto è stata scattata, Richardson ha detto: «era solamente un flusso costante di persone che correva lungo un fosso, gettandosi al di sotto della recinzione, direttamente sul lato opposto della strada, giungendo in un campo di grano. Tutti si muovevano molto velocemente, quindi ho letteralmente dovuto aprire al massimo la lente, tenere ferma la camera, tenermi ad una certa distanza e sperare che con un po’ di fortuna avrei ottenuto una foto decente nonostante il buio pesto. Quella notte la luna era piena, e la luce nella foto è fondamentalmente un chiaro di luna».

PH. SERGIO SIANO primis ai bambini. La fotografia diventa così racconto urbano per svegliare le coscienze, per spingere ad osservare e per creare una testimonianza di ciò che è stato ma che non è detto debba continuare così. Lo scrittore Maurizio De Giovanni, mediatore dell'evento, propone l'idea di un ponte tra la Napoli scugnizza fotografata da Siano e l'Africa bambina di Giovanni De Giovanni: “Questa città è la città ùdel Sud del mondo, Napoli apparitene al meridione del mondo e trova quindi delle assonanze con altri luoghi del Sud del mondo”. Nel Sud del mondo ‘e criature cercano duie uocchie pe’ parlà ma ‘e buscie so’ tante e nun ‘e fanno maie pazzià” - Gianni Lamagna

u

accompagna con una Ninna Nanna senza nome le immagini di Minori di città – ma, tra 3tante bugie, c'è chi un impegno vero e veritiero lo porta avanti da anni. Minori di città non si ferma ad una rassegna ma giunge nelle scuole di Materdei e della Sanità perché, scendendo per strada a fotografare, siano i ragazzi ad guardare oltre, ad osservare per conoscere e riconoscere gli spazi che vivono, per prenderne coscienza e per diventare Minori consapevoli della propria Napoli, non più immobile ma pronta a crescere attraverso loro, gli scugnizzi in bianco e nero.

«San Genna', non ti crucciar, tu lo sai, ti voglio bene, ma 'na finta 'e Maradona... squaglie 'o sang rint' 'e vene!» Luigino - Mistero di Bellavista Luciano De Crescenzo

www.impattomagazine.it

17


REPORTAGE

IL BENIN È L’AFRICA CHE È SCAPPATA DALLA VIOLENZA MA NON DALLA MALATTIA E DALLA POVERTÀ, CHE LA TENGONO IN OSTAGGIO. L’AFRICA VA LAVATA DA QUEST’ONTA, UNA GOCCIA ALLA VOLTA, PER TORNARE A CANTARE, CANTARE E GIOCARE LIBERA.

L '

Africa bambina di Giovanni de Giovanni è l'Africa della de-responsabilizzazione. È l'Africa dei sorrisi dagli occhi sgranati, della spontanea predisposizione al contatto umano e al vivere “arrangiandosi” tra adulti che rendono normale una situazione di assurdo presente, immobile e sospeso. Un reportage fotografico per denunciare la rabbia per un'infanzia, inconsapevole del senso della responsabilità, che diventerà adulta in un continuo presente, rimanendo essa stessa una bambina immobile e sospesa. Giovanni de Giovanni e la sua "Africa bambina": hai immortalato il volto dell'Africa con uno scatto e l'hai vissuta guardandola attraverso il tuo occhio aggiunto, la macchina fotografica. Quanto dell'Africa ti è rimasto negli occhi? Molto ed ovviamente troppo poco. Due settimane sono un’inezia per conoscere un posto, quindi mi sono limitato a raccontare cosa potesse colpire in così breve tempo una persona che viene praticamente da un altro pianeta. La fortuna di avere queste fotografie sta comunque proprio nella possibilità di rivedere quegli sguardi come un monito a non dimenticare.

18

www.impattomagazine.it


L'AFRICA BAMBINA CHE DEVE CRESCERE Fotografie in bianco e nero e altre dai colori accesi: l'Africa e i suoi mondi paralleli con le sue luci e le sue ombre. Cosa pensava Giovanni mentre scattava e cosa provava? Non si riesce ad estraniarsi veramente durante uno scatto, si è immersi nell’emozione del momento. Questo ovviamente rende speciale ogni singolo scatto, perché si ha la possibilità di associare ad ogni immagine colori ed odori. Il difficile è riuscire a comunicare le grandi sensazioni che si provano mentre si scatta appunto. Spero di essere riuscito a trasmettere alcuni di quei messaggi. Dopo questo viaggio, e questo reportage in Africa, che valore ha la fotografia e cosa rappresenta nel tuo futuro?

PAN AFRICAN AWARD

I

Come dico sempre, c’è che scrive e chi legge, così come c’è chi fotografa e chi ama la fotografia ed io posso annoverarmi sicuramente in quest’ultimo gruppo. Amo la fotografia come arte nobile. Non potrebbe essere il mio lavoro perché rischierebbe di perdere la magia che ha per me oggi. Spero di portare avanti tanti progetti fotografici ma sempre per la voglia di comunicare qualcosa e non per l’obbligo farlo. Volti di bambini da Napoli all'Africa come due parallele dello stesso binario. In un raffronto speculare, quali le differenze e quali le somiglianze? È l’idea che ha avuto Sergio Siano, il mio carissimo maestro. Vedendo le mie foto ha notato sguardi simili a quelli da lui foto-

l primo premio panafricano per opera di reportage sulle mutilazioni genitali femminili è stato assegnato ad Abuja, in Nigeria, ad un intenso film, realizzato da giornaliste keniane, riguardante cinque giovani donne che hanno cercato di fuggire dalle mutilazioni, nella parte occidentale del Kenya. La squadra vincente è composta da Diana Kendi, 29 anni e Jane Gatwiri, 24 anni, reporter dell'agenzia

grafati venti anni prima nel suo lavoro “Minori di Città”. È davvero strano e fa riflettere come bambini che crescano in condizioni di conclamata difficoltà abbiano poi lo stesso sguardi dei “nostri” bambini dei quartieri cosiddetti popolari. In questo abbiamo la principale somiglianza. Le differenze poi stanno inevitabilmente nelle condizioni a contorno. Però è facile capire come l’assenza di tutti porta anche all’assenza del desiderio di qualcosa che neanche si conosce. Probabilmente ho visto più bambini sorridenti in Africa che qui.

di stampa, Nation Media Group. Diana Kendi, commentando l’importante traguardo, ha descritto più di una difficoltà per la realizzazione: «Gli anziani dei villaggi hanno rifiutato di parlare con noi perché eravamo donne non mutilate». «Ho conosciuto giovani donne che, in alcune comunità, sono morte per questa barbarie, ecco perché con il nostro lavoro stiamo cercando di fermare tutto questo».

www.impattomagazine.it

19


Con il Patrocinio di


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.