Impatto Magazine - Volume 2.1 | Marzo 2016

Page 1

MPATTO

VOLUME 2.1 - MARZO 2016

!

L’ONDA COLORATA DI SCAMPIA

Le giovani

maschere del nostro riscatto

sociale Il racconto fotografico di un insolito Carnevale in periferia di Napoli

l’amore al tempo di Napoli

Tra luci, baci e flash mob sociali l’ombra del Vesuvio si tinge di un brillante rosso color passione

MAGAZINE

atto e

contratto

con il

santo La storia di un popolo che decise di creare il tesoro del proprio Patrono attraverso l’Atto di un Notaio

ritratti Voce e cuore Musica Nuda Pianoforte Ezio Bosso Irriverenza Umberto Eco Arcobaleno Tom Smith Incantesimo Sergio Siano


!MPATTO MAGAZINE

CONTENUTI

VOCE NUDA E CONTRABBASSO L’arte musicale nelle corde vocali e tra le mani che sfiorano un contrabasso. Un duo di eccellenze per immergersi nella magia atavica del suono, per godere delle sinfonie suonate da mani esperte e cantate da una voce cristallina. Intervista a Petra Magoni e Ferruccio Spinelli.

9 11 12 FOLLOWING A BIRD Sono passate circa due settimane dal Festival di Sanremo e ora mi trovo dall’altra parte del mondo, a Tokyo, da qui, tutto mi sembra lontano anni luce, quasi tutto. Quasi a dire che la forza della musica supera ogni limite..

8

IMPATTO MAGAZINE È UNA TESTATA GIORNALISTICA REGISTRATA PRESSO IL TRIBUNALE DI NAPOLI CON DECRETO PRESIDENZIALE NUMERO 22 DEL 2 APRILE 2014. In copertina: Little super hero portrait - Ababaka

2

23 25

4 Anche quest’anno è #Sanremo. Che sia amato, odiato o deriso, Sanremo è sempre Sanremo. Ultimo baluardo del varietà alla vecchia maniera; resiste, impavido, da sessantasei anni. La formula di luci, fiori, pailettes, vallette e valletti, continua a tenere banco.

Croissant e linguistica Adam Gopnik sul New Yorker affronta la decisione di Tesco di ritirare dal mercato i croissant curvi. Un insolito ricordo agli studi linguistici di Umberto Eco, ed una irriverente analisi dell’uscita europea del Regno Unito.

L’amore non è dimora fissa Il British Museum in occasione dell’LGBT History Month si tinge dei colori dell’arcobaleno con una mostra dedicata all’amore, in ogni sua espressione. Un’occasione per conoscere, conoscersi ed Interessarsi alla storia.

Un’app sui luoghi della mafia Nasce un’applicazione per ripercorrere le vite e gli attimi prima delle stragi mafiose in Sicilia, si chiama NOma, Storie e luoghi di Mafia, ed è disponibile da qualche settimana su Apple Store e Google Play.

La Napoli dei prodigi Vittorio Del Tufo, giornalista de Il Mattino, ha raccontato la Napoli esoterica e magica in un reportage arricchito dalle foto di Sergio Siano. “Trentaremi. Storie di Napoli magica” riporta al presente il passato unico di una città.


!MPATTO Magazine di approfondimento A neapolitan international E-zine

www.impattomagazine.it info@impattomagazine.it

DIRETTORE RESPONSABILE Stefano Telese stefano.telese@impattomagazine.it

COORDINAMENTO EDITORIALE Giorgia Mangiapia giorgia.mangiapia@impattomagazine.it

REDAZIONE Liliana Squillacciotti

liliana.squillacciotti@impattomagazine.it

Roberto Rossi

roberto.rossi@impattomagazine.it

ASPETTANDO PANGEA Un Carnevale itinerante ha invaso i quartieri di Napoli per un risveglio delle menti. Per un tentativo di resilienza e riappropriazione di spazi e diritti. Il 34° Corteo di Carnevale di Scampia per un ritorno al super continente primordiale.

26 36 37 38

Martina Esposito

martina.esposito@impattomagazine.it

Roberto Fabozzi

roberto.fabozzi@impattomagazine.it

14

Nelle istantanee di Sergio Siano Napoli non la si spiega facilmente e forse farlo significherebbe sminuirla. Napoli ti parla se la osservi, si svela senza troppo rumore a chi sa guardarla. Le istantanee di Sergio Siano esprimono ciò che la parola limiterebbe.

L’amore a Napoli Ci si regala cioccolatini e rose; a Napoli quest’anno si è tenuto un Flash Mob. Tutti gli innamorati festeggiano San Valentino, in pochi però sono a conoscenza delle origini di questa festività nata nel quarto secolo.

Ginevra Caterino

ginevra.caterino@impattomagazine.it

Nicoletta De Vita nicoletta.devita@impattomagazine.it

GRAFICA Andrea Casolare

andrea.casolare@impattomagazine.it

GRUPPO EDITORIALE IMPATTO gruppo.impattomagazine.it gruppo@impattomagazine.it Sede Legale - Via Cumana 29 - Napoli Sede Operativa - C.so Arnaldo Lucci 61 - Napoli

AMMINISTRAZIONE PULSEO www.pulseo.biz - info@pulseo.biz

Partenope è cchiù bell e Vener’ Un invito semplice: “Innamórati di Napoli con gli Innamoràti di Napoli”, un invito partito da Maurizio De Giovanni, ed accolto senza remore. Un evento che ha visto accendere cinquanta luci, negli angoli più disparati della città.

Figli di un dio minore Un viaggio nella storia di Napoli attraverso la bellezza di un tesoro unico al mondo dal valore artistico inestimabile. Attraverso le dieci meraviglie, simbolo della devozione di un popolo per il suo santo protettore, San Gennaro.

Tutti i contenuti di Impatto Magazine vengono distribuiti attraverso la licenza Common Creative License. Qualsiasi riproduzione dell’articolo dovrà comportare la citazione della Testata e del rispettivo autore. www.creativecommons.it Le foto presenti su Impatto Magazine sono state in larga parte prese da Internet e quindi valutate di pubblico dominio. Se i soggetti o gli autori avessero qualcosa in contrario alla pubblicazione, lo possono segnalare alla redazione (tramite e-mail: info@impattomagazine.it) che provvederà prontamente alla rimozione delle immagini utilizzate. Tutti i contenuti e le piattaforme di Impatto Magazine sono di proprietà del Gruppo Editoriale Impatto. Entrambi non richiedono alcun contributo economico da parte dei propri lettori. La testata Impatto Magazine non riceve contributi pubblici all’editoria.

3


!MPATTO MAGAZINE

VOCE NUDA E CONTRABBASSO L’arte musicale nelle corde vocali e tra le mani che sfiorano un contrabasso. Un duo di eccellenze per immergersi nella magia atavica del suono, per godere delle sinfonie suonate da mani esperte e cantate da una voce cristallina. Petra Magoni e Ferruccio Spinelli: l’anima domanda, la musica risponde.

N

uda come terra fertile, nuda come fuoco sinuoso, è la musica che invade, senza scampo. Ne silenzio, dita decise pizzicano le corde del contrabbasso e lo invadono, lo pervadono. Lo trascinano verso altre corde. Verso lei, la voce. L’uno insegue l’altro e la simbiosi è immediata. Pur rimanendo intatti nella loro perfetta singolarità, contrabbasso e voce si attraggono come forza magnetica, pura energia gravitazionale, a cui non si può opporre resistenza. Si è trascinati nel racconto di una sinfonia, interpretata con l’arte magistrale del talento. Musica Nuda, Petra e Ferruccio, sono il caso fortuito dello stile determinato. Nati per una coincidenza nel 2003 hanno all’attivo più di mil-

4

le concerti e riconoscimenti prestigiosi nazionali e internazionali, accompagnati da sei dischi in studio e due dischi live. La loro musica, nuda come la bellezza della verità, spazia tra generi diversi attraverso un’interpretazione jazz dalla classe inconfondibile. Una voce “rubata” alla musica antica passa al rock per poi approdare al jazz creando una miscellanea d’arte eccellente: Petra Magoni. Cos’è per lei la musica, nuda? La nostra Musica Nuda è lo spogliare di tutti gli orpelli le canzoni che scegliamo dai repertori più disparati per interpretarle con i nostri strumenti, voce e contrabbasso. In senso più ampio per me la musica è nuda quando è sincera, quando non si nascon-

di Giorgia Mangiapia

Il duo - Un incontro fortuito voluto dal destino, ecco l’alba per il duo Musica Nuda. (Foto di Simone Cecchetti)

de, quando ha il coraggio di mostrarsi (e farsi amare) per quello che è. Il contrabbasso, unico protagonista strumentale, reso vivo dalle dita di Ferruccio Spinetti. Quale rapporto si crea con uno strumento che diventa prolungamento del proprio corpo e della propria anima? Per chi suona uno strumento, qualsiasi esso sia, inevitabilmente lo strumento stesso diventa la “voce” di quel musicista. In effetti spesso mi dicono che sembriamo un’unica persona, io e il mio contrabbasso sul palco. Come se fossimo incollati in qualche modo. Si crea un rapporto d’amo-


re tra un musicista e il suo strumento. Non riesco ad odiarlo nemmeno quando si scolla, e la cosa avviene abbastanza spesso, dato che ho uno strumento della fine dell’800 che risente molto del clima. Lui ha una sua personalità. Cambia il suo suono anche in base alla temperatura, all’umidità, al palco dove suono. Insomma è come avere un essere vivente che gira il mondo con me. A volte scegliamo anche dei brani in scaletta in base al suo umore della giornata! Musica nuda, nato per gioco e con la velocità di un incontro scritto nel tempo. Quali sono stati dal 2003 ad oggi i motivi di crescita e quali i

cambiamenti musicali e le sperimentazioni significative? Ferruccio: Siamo cresciuti perché siamo stati curiosi di esplorare i nostri rispettivi strumenti e la ricerca continua tuttora. La crescita passa anche attraverso il repertorio, siano essi inediti o cover che interpretiamo. Ci nutriamo della musica e siamo noi al servizio della musica e non viceversa. Io ho cambiato e ampliato il mio modo di suonare il contrabbasso, sia pizzicato che col l’arco, percuotendolo, anche perché essendo l’unico strumento sul palco ho fatto di necessità virtù. Idem Petra con la sua voce. Se suonassi in un trio o in quartetto classico o

jazz non potrei certo suonare liberamente come suono con Musica Nuda. La sperimentazione avviene ogni sera che saliamo sul palco. Numerosi i riconoscimenti artistici e le collaborazioni come duo e personali dei due artisti. A cosa aspira Musica nuda? A cosa s’ispira? Ferruccio: Come aspirazione ho semplicemente quella di fare bella musica, e quindi bei dischi, anche perché i concerti passano nelle orecchie della gente mentre i dischi sono come un testamento-vivente per un musicista. Crediamo molto nel valore artistico di un disco e ne creiamo uno quando abbiamo l’esigenza di registrare delle cose che

5


!MPATTO MAGAZINE

ci piacciono e ci emozionano davvero. A volte, come tra il 2006-2007 abbiamo dato alla luce tre cd in un anno. Altre volte tra un disco e l’altro sono passati anche quasi 3 anni. Non ci sono regole e per fortuna essendo produttori dei nostri lavori non abbiamo mai avuto vincoli contrattuali e i discografici che abbiamo incontrato sulla nostra strada ci hanno dato consigli ma non ci hanno mai imposto niente. Petra: Credo che la nostra massima aspirazione sia mostrare, ai giovani musici-

sti ma anche agli ascoltatori in generale, che non esiste solo un modo di suonare, di cantare, di avere “successo”. Mostrare il nostro percorso, assolutamente alternativo, ed il nostro punto di vista, sicuramente non omologato, significa dare di più che qualche nota e parole (anche se bella). Credo che sia un dovere di ogni artista evolvere e mostrare strade diverse, e far capire che i percorsi sono tanti e che ciascuno può trovare il proprio. Più terraxterra, aspiriamo invece a continuare a fare quello che

Il successo di Musica Nuda - dai concerti tenuti in qualche locale italiano, Musica nuda si è affermata nella scena europea: dai concerti all’Olympia di Parigi e all’Hermitage di San Pietroburgo (Ph. Simone Cecchetti)

6

abbiamo fatto finora con lo stesso entusiasmo e la stessa voglia di crescere, imparare, giocare, incontrare, condividere, perché alla fine suonare è proprio questo. Come considerate il panorama musicale attuale? Ferruccio: Credo che in Italia, se ti riferisci al nostro panorama musicale, ci sono tante cose interessanti e ci sono sempre state. Ovvio che se ci fermiamo solo a quello che propone la Tv o la Radio commerciale siamo fuori strada, ma avveniva lo stesso nel 1964 quando c’era Claudio Villa e nello stesso periodo Tenco o Beatles erano presi per marziani. Ci sono tanti artisti in Italia che come Musica Nuda vivono di concerti e hanno un loro pubblico anche se non vengono trasmessi ogni giorno da Radio RTL o Deejay. Credo ci sia spazio per tutti, almeno dovrebbe esserci. Poi è la gente che decide cosa seguire. Faccio dei nomi: io amo le canzoni di Pacifico, di Samuele Bersani così come quelle di Luigi Salerno o Alessio Bonomo, o Pilar o Erica Mou che sono due cantautrici che hanno stampato da poco 2 cd molto belli di loro canzoni inedite. Così come mi è piaciuta la canzone di Annalisa all’ultimo Sanremo o ci sono musicisti bravissimi nel panorama del nuovo jazz italiano come Andrea Mucciarelli, chitarrista toscano o Enrico Zanisi, pianista, o Greta Panettieri. Insomma il mio consiglio è


Little wonder - Non è la presunzione che ci ha fatto scegliere questo titolo bensì la riscoperta della nostra unicità con lo stesso l’entusiasmo che oggi, come all’inizio, contraddistingue quello che facciamo. (Ph. Pasquale Modica)

informarsi e tenere le antenne dritte verso il “nuovo”. Oggi internet e Youtube ci consentono di scoprire soprattutto nuovi artisti. Allo stesso tempo, nella mia vita non ho mai scaricato illegalmente un brano. Se un artista che scopro in rete mi piace, acquisto il suo cd. Ci vorrebbe un po’ di coraggio in più da parte dei media e degli addetti ai lavori ma ci sono anche degli esempi postivi, come Luca Barbarossa che nel suo programma Rai, Radio 2 social club, da spazio spesso ad artisti sconosciuti. Non lamentiamoci sempre, ma cerchiamo di essere noi per primi ,musicisti e non, più curiosi di quello che Ivano Fossati sintetizzava bene in una canzone già nel 1983: sicuro una vita più triste. Mi la musica che gira intorno, auguro che la musica venga andiamola a cercare! insegnata nel modo giusto in Lascio come ultima domanfuturo sin dalle scuole eleda, la libertà di aggiungementari, così come nei conre ciò che volete mettere in servatori. Ho avuto la fortuevidenza sulla musica, sui na di insegnare contrabbasso vostri progetti o su un mesjazz in questi anni. Attualsaggio che desiderate inviamente a Siena Jazz e al Conre. Ferruccio: Che mondo saservatorio di Perugia e quello rebbe senza la musica? Credo che cerco di trasmettere ai sia una delle cose più belle miei allievi non è solo la tecche l’essere umano abbia nica, ma la passione, il sacriinventato e ha la stessa imficio, la gavetta che oggispesportanza degli altri elementi so manca ai giovani musicisti, della natura come l’acqua, il un po’ per mancanza di spasole, la neve (anche se non zi un po’ per pigrizia anche la sopporto), immaginate loro. Non si nasce musicisti. per un attimo la vita senza la musica. Che noia. Sarebbe di Si diventa musicisti possibil-

mente su un palco, anche se si suona davanti a 7 persone. Le devi conquistare quelle 7 persone. Così forse diventeranno 17 la prossima volta, poi 34, poi 68. Petra: Aggiungo che purtroppo soprattutto i giovani cantanti cercano di assomigliare a qualcun altro, di imitare qualcun altro: l’imitazione può essere utile a livello di studio, perché può permetterci di esplorare aspetti sconosciuti della nostra voce, ma se si fa dell’imitazione il proprio stile si perde la cosa più importante, unica: se stessi.

7


!MPATTO MAGAZINE

F0LLOWING A BIRD

pagina di diario di

Christian DeLord

Le luci fuori dalla finestra, è notte, notte profonda e mentre sto per scrivere questo articolo mi trovo a Tokyo, nel lontano Oriente, in Giappone. Sono passate circa due settimane dal Festival di Sanremo e mi sono ritrovato dall’altra parte del mondo ed ora, da qui, tutto mi sembra lontano anni luce, quasi tutto. Quasi a dire che la forza della musica supera ogni limite.

N

egli ultimi anni mi sono avvicinato ad un senso di spiritualità che oltrepassa la concezione naturale di tutto ciò che ci viene insegnato nella nostra società di base Cattolica. Col tempo ho iniziato ad esplorare un mondo che ho scoperto possedere al mio interno ma che non sapevo ancora come poter usare in modo corretto perché nessuno mi aveva mai insegnato come fare; poco alla volta mi sono perso e ritrovato dentro me stesso fino ad arrivare al punto tale di creare intorno a me la libertà, quella vera. Ed è da questo concetto che voglio far partire tutto. Quando si pensa in musica sento spesso dire che ci sono delle regole da seguire, io spesso utilizzo schemi che non appartengono a questo ragionamento ed inizio a volare attraverso sequenze dispari, discontinue, libere, create con il solo scopo

8

Ezio Bosso - arrivò al successo nel 2004 con la colonna di “Io non ho paura”. Unico compositore italiano ad aver vinto il Green Room Award a Melburne, nel 2011 a seguito di un intervento al cervello, ha perso parzialmente le capacità motorie.


Anche quest’anno è Hashtag_Sanremo. il commento di Liliana Squillacciotti

di comunicare ed emozionare senza doversi per forza adagiare su quel tecnicismo che al giorno d’oggi ha fatto sì di dover arrivare a creare tonnellate di musica con lo stampino che non identità. Ma l’identità, a volte, è una perla rara che riusciamo ancora a trovare, basta solamente essere pronti ad ascoltare. Ed ecco che due settimane fa, mentre studiavo il Festival di Sanremo per capire cosa avremmo ascoltato nei prossimi mesi, ho conosciuto un pianista che della libertà ha fatto la sua vita, nonostante la sua lotta contro una malattia così devastante che ti corrode da dentro poco alla volta. Si tratta di Ezio Bosso. Ed è a lui che questo mese va la mia riflessione che voglio racchiudere nella forza della parola dello stesso Bosso: «Questi brani, come sempre nelle mie scelte, rappresentano un piccolo percorso meta-narrativo. C’è una teoria antica che dice che la vita sia composta da dodici stanze, nessuno può ricordare la prima stanza perché quando nasciamo non vediamo, ma pare che questo accada nell’ultima che raggiungeremo. E quindi si può tornare alla prima. E ricominciare».

C

he sia amato, odiato o deriso, Sanremo è sempre Sanremo. Ultimo baluardo del varietà alla vecchia maniera; resiste, impavido, da sessantasei anni. La formula di luci, fiori, pailettes, vallette e valletti, continua a tenere banco. Un Gabriel Garko quanto mai inespressivo, se non per qualche languido occhiolino alla telecamera, regala agli uomini la facoltà di capire quanto possano essere fastidiose le vallette di plastica, ed alle donne il piacere di essere, per una volta, dall’altra parte dei giochi. Madalina Ghenea, sorprendentemente, fa più di ciò che ci si sarebbe aspettati ed usa la propria bellezza come un valore aggiunto; districandosi meravigliosamente nell’arte della lettura del gobbo. Virginia Raffaele. Immensa. Vera regina del Festival di quest’anno. Ironia, intelligenza, bellezza. La dimostrazione di quanto l’eccezionalità possa andare ben oltre un ammiccante battito di ciglia. Capito, Gabriel? Direttore dei giochi, Carlo Conti. Si conferma il volto di Rai Uno. Mai eccessivo, ottima spalla. Direttore dal ritmo fluido. Quindici milioni di telespettatori, ed una media del 50% di share, sono risultati da incorniciare. Bravo, Pippo! Cioè, Carlo. È stato il Sanremo dell’incoronazione #social, dei nastri arcobaleno e delle rivincite. Quella degli Stadio, in primis, mai amati dall’Ariston che, questa volta, invece, li vede trionfare. Ma, più di qualsiasi altra cosa, questo Sanremo è stato quello di chi ne è, da sempre, il vero protagonista; Beppe Vessicchio. Direttore d’orchestra e di cuori del pubblico. Finito il Festival, si pensa già al prossimo. La città dei fiori si riposa, in attesa del nuovo giro di giostra.

Stadio - Vincitori del festival di Sanremo 2016 con “Un giorno mi dirai”.

Chiudi gli occhi, ed immagina la tua prima stanza.

9



CROISSANT E LINGUISTICA

I

l Times titolerebbe: Snaturata la colazione continentale. È della settimana scorsa la notizia secondo cui Tesco - famosa catena di supermercati - ha deciso di interrompere la vendita dei croissant nella loro forma curva. Poiché il “cornetto” ha significato intrinseco di mezzaluna, si potrebbe anche affermare che tale interruzione è un auto annullamento: se un cornetto non è curvo, non è affatto un cornetto. In effetti in Inghilterra il croissant è stato vittima di cambiamenti linguistici e ha migrato il suo significato da “pane ai fiocchi per colazione a forma di mezzaluna” al solo “pane ai fiocchi per colazione”. Un cambiamento ideologico che nel quotidiano ha coinvolto altre metropoli: a New York non è difficile sentir definire “pain au chocolat” – cilindri di pasta sfoglia a forma di saccottini, ripieni di cioccolato - come “croissant al cioccolato”. L’’amministratore della società Tesco, Harry Jones, ha osservato come la curvatura del cornetto uccida il fattore di “spalmabilità” dei cornetti, sottolineando che “gli acquirenti trovano più facile distribuire la marmellata su una forma dritta con un unico

il richiamo di

Ennio Grilletto

Adam Gopnik sul New Yorker affronta la decisione di Tesco di ritirare dal mercato i croissant curvi. Un insolito ricordo agli studi linguistici di Umberto Eco, ed una irriverente analisi dell’uscita europea del Regno Unito.

Croissant farciti - sopra in foto i croissant a forma di mezzaluna al centro della decisione di Tesco, nella pagina successiva Umberto Eco, semiologo, filosofo e scrittore, recentemente scomparso, in una foto di Sarah Lee (the Guardian.)

movimento”. È possibile che gli inglesi considerino così difficile usare un coltello per spalmare le creme con qualche torsione di polso, piuttosto che creare i presupposti le una “spalmata con singolo movimento”? Una tale di posizione potrebbe derivare da ben altre motivazioni, come le risorse necessarie alla creazione di macchine che danno una forma curva ai croissant, prima di andare in cottura.

Potremmo chiederci perché il croissant abbia vissuto, da sempre, in balia della diversità di forma. La prima considerazione è che i cornetti non hanno una forma giusta in assoluto. Infatti, i migliori croissant sono quelli al burro, prodotti con impasti completamente dritti, o leggermente curvati; mentre i croissant di minore qualità, come olio o margarina, devono essere realizzati a forma di mezzaluna

11


!MPATTO MAGAZINE

con una curvatura molto accentuata, in base ad una legge francese. Questa norma ha fanno nascere l’idea che tutti i cornetti dritti siano al burro, mentre quelli curvati siano scadenti. La verità è che oggi la forma del cornetto al burro è una libera scelta e che questa tradizione ha creato intorno al cornetto senza curve una sorta di aura di privilegio. Ritorna alla mente l’impegno di Umberto Eco, scomparso recentemente, il quale ha profuso enormi sforzi per analizzare problemi del genere. Eco è stato l’imperatore dei segni, tra i più importanti linguisti e semiologi del mondo. Circa la mezzaluna del croissant, ritengo che il professore di Alessandria avreb-

LA CORRISPONDENZA

L’amore non ha fissa dimora Il British Museum in occasione dell’LGBT History Month si tinge dei colori dell’arcobaleno con una mostra dedicata all’amore, in ogni sua forma ed espressione.

L’

uomo aspira al rapporto sociale per destinazione originaria: ha un’esigenza psichica e materiale di relazionarsi e comunicare. In questa mostra la sfera interiore dell’individuo diviene soggetto e oggetto dell’arte, permettendo ad ognuno di rispondere al bisogno inconscio di superare insicurezza e angosce esistenziali, che qui si manifestano in modo originale. Talvolta per guardare avanti bisogna fare qualche passo indietro, per questo è nata “Love throughout history”, un’oc-

12

casione per conoscere e conoscersi. Interessarsi alla storia è fondamentale: di questo ha parlato Tom Smith, co-presidente della rete studentesca UAL LGBT, presente alla mostra. «La storia è ancora in corso, se non la si studia si finisce per non capire cosa sta accadendo nel presente. Non dobbiamo dimenticare che il 1980 non è così lontano, ed erano anni in cui la realtà gay non aveva diritti. L’educazione ti rende libero, permettendoti di essere consapevole di ciò che sta avvenendo ed è avvenuto».


!MPATTO MAGAZINE

be fatto ricorso all’aggettivo “saussuriano”, derivante dal grande linguista del XI secolo, Ferdinand de Saussure, per il quale i segni linguistici sono arbitrari e trovano il loro significato quando sono distinti da altri segni in conflitto. Sappiamo infatti che “lunedì” è “lunedì” e non “domenica” solo perché non suona e non appare come “domenica”. P.G. Wodehouse ha aderito pienamente a questo ragionamento: all’interno dei suoi racconti del Drones Club, uno degli associati del circolo dei gentlemen, in vacanza in Francia, sottolinea che gli era stata servita una colazione continentale “sia con un rotolo di pasta sfoglia a forma di mezzaluna e sia con un ro-

tolo di pasta sfoglia a forma di rotolo”. Ora, sapendo che la colazione continentale - eliminando il succo, il caffè e il cappuccino – è formata da una brioche d’accompagnamento, un croissant (il rotolo di pasta sfoglia a forma di mezzaluna) e il fagottino (il rotolo di pasta sfoglia a forma di rotolo) possiamo capire come la curvatura non abbia utilità, se non per distinguere e dunque eliminare il contrasto tra due cose che in effetti sono uguali, ma linguisticamente diventano differenti. Un po’ come il lunedì e la domenica; entrambi giorni, ma linguisticamente differenti. In quest’ottica, il cornetto viene curvato per chiarire cosa in effetti sia e per precisare cosa in effet-

testo di Ginevra Caterino illustrazione di Namitokiwa

ti non è. Significati profondi si nascondono dietro questa complicata questione, tanto da ipotizzare che anche l’attento occhio di Umberto Eco si sarebbe impegnato a scandagliarne le numerose dietrologie. Senza dubbio potremmo supporre che qualche storico sociale proporrà una tesi sul come - proprio alla vigilia del tanto minacciato “Brexit”, ossia l’uscita dell’Inghilterra dall’Unione Europea – il mass marketing della Gran Bretagna abbia respinto l’unico elemento chiaramente francese, per la creazione di un cornetto interamente inglese, il quale, sosterrà il futuro studioso, è sicuramente la conferma di un rifiuto: essere uno degli stati europei.

Questa rete non si ferma unicamente alla realtà LGBT, sostenendo qualsiasi gruppo riscontri difficoltà nella società. «La nostra comunità ha bisogno di ritrovare la sua voce, che sembra aver perso. Il gaypride oggi è un evento sponsorizzato dai grandi brand, diventando più un’occasione di divertimento che una vera protesta, ma la sua forma originale era quella di una marcia rivoluzionaria. Bisogna continuare a scendere in piazza, organizzare eventi culturali e sfruttare creativamente internet. È difficile parlare apertamente se non hai alle spalle il supporto di una comunità forte, per questo è importante sostenerci gli uni con gli altri. Siamo contrari ad ogni forma di barriera e crediamo nell’importanza dei movimenti per la giustizia».

13


ASPETTANDO LA PANGEA Un Carnevale itinerante ha invaso i quartieri di Napoli per un risveglio delle menti. Per un tentativo di resilienza e riappropriazione di spazi e diritti. Il 34째 Corteo di Carnevale di Scampia per un ritorno al super continente primordiale. testo di Giorgia Mangiapia | foto di Martina Esposito e Ciro Fusco

14


Ph. Martina Esposito

15


!MPATTO MAGAZINE

Ph. Martina Esposito

16


!MPATTO MAGAZINE

Ph. Martina Esposito

17


!MPATTO MAGAZINE

18


!MPATTO MAGAZINE

Ph. Ciro Fusco

19


!MPATTO MAGAZINE

U

n libro inatteso consente di esprimere un concetto così “difficile” da non riuscire a penetrare nella mente dei dormienti e assopiti temerari del sonno della ragione. Un titolo attira l’attenzione “I sogni (dei bambini di Scampia) son desideri”. Lo acquisti e cominci a sfogliarlo. Ti ritrovi tra le mani i sogni dei ragazzi e le loro riflessioni, spontanee: “Il mio sogno sarebbe che castel Sant’Elmo, che abbiamo visto ieri al Vomero con la mia prof, si spostasse qui. Dentro ci abiterebbe tutta la mia famiglia e tutte le famiglie di Scampia che conosco. Potrei guidare i turisti che

20

vengono a visitarlo. Potrei esporre i disegni dei bambini”. Un desiderio senza confini di proprietà, barriere d’elite e mura culturali tra quartieri. Un desiderio di trasporto e contaminazione di arte e bellezza. Un desiderio di accoglienza e protezione verso chi abita la 167 di Secondigliano, com’era definita negli anni Ottanta. Scampia, difficile da vivere, come tanti e troppi quartieri di Napoli e periferia. Proprio qui decide di fermarsi Felice Pignataro e di donare la sua arte e la sua vita. Scampia, difficile da gestire, custodisce i suoi murales, riflette i suoi colori, si

nutre delle forme e delle linee tracciate dalle sue mani. Qui Felice e Mirella, sua moglie, hanno creato iniziative per i ragazzi delle baracche. Qui nel 1981 hanno fondato il gridas, gruppo risveglio dal sonno, richiamandosi a Goya, e da allora l’impegno nel risvegliare coscienze è costante e sociale. Sociale perché si fonda sulla comunanza d’intenti che anima le pratiche di una realtà così difficile da spiegare. Molto meno difficile è sembrato loro rimboccarsi le maniche e creare occasioni di riscatto come il Carnevale sociale di Napoli, il 34°, nato dal lavoro collettivo di asso-


!MPATTO MAGAZINE

Le maschere e le torri - Il risveglio delle coscienze richiede necessariamente il dover scendere in piazza, insieme, vestiti di nuovi entusiasmi per far cadere le maschere dell’ipocrita chiusura mentale che alza barriere e non crea frontiere. (Ph. Ciro Fusco).

ciazioni, comitati, spazi occupati e liberati. Circolo “La Gru” , Chiku’ – gastronomia cultura e tempo libero, Ciclofficina, Centro Territoriale Mammut; Associazione Dream Tean-donne in rete, Biblioteca le Nuvole (Associazione AquaS), Gruppo Scout Agesci Napoli 14, Noviziato “Briganti dei Fiori”, cdr “Gatta Blu”, Gruppo Zoone: ognuno con un impegno preciso, quello di guardare

racconta il mettersi in gioco per estirpare il difficile risveglio della società. Ben undici manifestazioni per un Carnevale che risvegli le coscienze attraverso i colori e l’ allegria. Quale segno ha lasciato l’iniziativa? Sicuramente il gridas e il carnevale di Scampia hanno fatto scuola a Napoli e non solo, tanto che - da diversi anni ormai - un coordinamento dal basso lega idealmente una serie di carnevali

sociali nati sulla stessa scia: dalle realtà e associazioni legate da un lavoro quotidiano ai propri quartieri e territori di riferimento e con una forte connotazione politica di denuncia di quello che non va e di proposta di alternative concrete in un uso delle maschere, autocostruite riciclando materiali e in laboratori pubblici e gratuiti, in funzione di critica sociale. Undici appuntamenti, ma sono anche di più, in altrettante zone di Napoli e provin-

MARTINA PIGNATARO RACCONTA IL METTERSI IN GIOCO PER ESTIRPARE IL DIFFICILE RISVEGLIO DELLA SOCIETÀ. in faccia le difficoltà e far nascere da esse qualcosa di buono, di nuovo da progettare e realizzare. Un Carnevale itinerante per trasformare in eccesso positivo tutto il negativo da Soccavo a Materdei e alla Sanità, da Giugliano a Gianturco, da Montesanto ai Quartieri Spagnoli, da Bagnoli al Rione Traiano, con la sfrontatezza di una maschera indossata per urlare un riscatto che parte dal ventre della città. Martina Pignataro I volti del riscatto , Tra le vele di Scampia e in tutta Napoli aspettando una nuova Pangea, un nuovo incontro tra territori, mentalità e diversità per una società del riscatto da costruire attraverso la partecipazione di tutti (Ph. Ciro Fusco)

21


!MPATTO MAGAZINE

cia, sono il risultato di questo coordinamento, di questo contagio-positivo che aumenta di anno in anno e cui il gridas ha dato solo il la. “El sueno de la razon produce monstros” da qui il risveglio dal sonno, obiettivo del gruppo Gridas. Da anni impegnati nel riunire le potenzialità artistiche, culturali, sociali per metterle al servizio delle persone comuni. Può parlarmi dell’impegno continuo del gruppo e delle iniziative future? Al di là del carnevale, che resta senz’altro l’appunta-

mento principale per il nostro quartiere, il GRIDAS porta avanti un cineforum gratuito settimanale, tutti i venerdì alle ore 18:30 da marzo a giugno e da ottobre a dicembre. In questo caso il processo di scambio e di arricchimento culturale per il risveglio delle coscienze è affidato alla visione collettiva di film attinti per lo più da circuiti di produzioni e distribuzioni dal basso, che poco o nullo spazio trovano nella grande distribuzione ma che hanno invece molto da dire su tematiche su cui pensia-

mo sia importante riflettere insieme. Inoltre il GRIDAS è costantemente in rete con le altre realtà territoriali nelle iniziative di recupero degli spazi comuni, inclusi gli spazi verdi urbani, del quartiere e nelle manifestazioni di confronto e promozione di pratiche virtuose che consentano di aprire le menti e contagiarsi reciprocamente e positivamente verso la costruzione di un quartiere e di un mondo migliori. I murales di Felice Pignataro per dare supporto visibile in zone in cui si è soliti vede-

Il lungo corteo colorato - Il Carnevale sociale rappresenta la ferma intenzione di continuare nel cammino di una rivoluzione intesa come evoluzione sociale, come progresso civile e riappropriazione di diritti inalienabili. La partecipazione è stata totale, sinonimo di un forte coinvolgimento, nato dal basso. Cittadini in piazza per svegliarsi dal sonno della ragione. (Ph. Ciro Fusco)

22


!MPATTO MAGAZINE

App sulle storie ed i luoghi della mafia, nasce NOma

re solo sfumature scure. Potrebbe illustrarmi i colori dei giovani impegnati a Scampia? In questo momento ci verrebbe da dire che i colori sono quelli dell’arcobaleno, non solo come simbolo di pace, tra l’altro sempre presente nei murales di Felice, ma come infinite gradazioni in cui ciascuno a suo modo si possa riconoscere: ognuno fondamentale per la compressa armonia che crea la pace e che prevede il rispetto dei diritti e delle peculiarità di tutti, grandi, piccoli, “ultimi” e diseredati che siano. Il carnevale sociale ha avuto come titolo Continenti e contenuti, ovverosia la deriva degli incontinenti... aspettando la Pangea per un ritorno del villaggio globale al super-continente primordiale. Ci sono stati cambiamenti, negli anni, della realtà di zone come Scampia? Le mentalità stanno cambiando?

IL GRIDAS È IN RETE CON LE ALTRE REALTÀ TERRITORIALI NELLE INIZIATIVE DI RECUPERO DEGLI SPAZI COMUNI Il tema del carnevale è legato ogni anno ad un tema di attualità, sia mondiale, sia più “locale” e legato al territorio. In particolare quest’anno il tema è stato ispirato, oltre che dai conflitti mondiali e alle grandi migrazioni a un percorso di nonviolenza e di cura degli spazi verdi, in particolare di un’area del quartiere attorno cui si svol-

tenersi informatico con Nicoletta de Vita

U

n’applicazione per ripercorrere le vite e gli attimi prima delle stragi mafiose in Sicilia, si chiama NOma, Storie e luoghi di Mafia ed è disponibile Written by : da qualche settimana su Apple Store e Google Play. L’idea nasce dall’ase-mail: sociazione culturale Sulle nostre gambe, fondata dal giornalista e regista Pierfrancesco Diliberto, meglio conosciuto come Pif insieme ad altri cittadini di by: Published Palermo ed è stata presentata lo scorso 5 febbraio in una conferenza stampa al Senato, con la presenza del presidente Pietro Grasso. L’applicazione realizzata in collaborazione con Tim, ha lo scopo di far conoscere le storie di cittadini, uomini di legge, giornalisti e familiari, che hanno combattuto contro la criminalità organizzata dagli anni 70 ad oggi, raccontate attraverso le voci di molti volti noti del cinema e della televisione italiana. Non dimenticare il passato: attraverso una sorta di excursus storico alla ricerca dei perchè degli attentati e dei momenti antecedenti gli omicidi, con l’ausilio di filmati, interviste e testimonianze esclusive. Le prime 22 storie sono quelle di uomini e donne che hanno sacrificato la propria vita contro il sistema mafioso ed altre ancora arriveranno presto. La vera novità di NOma è quella di guardare al futuro con ottimismo e determinazione, proponendo degli itinerari di realtà palermitane che si sono ribellate al pizzo, aderendo al movimento “Addiopizzo”, contribuendo ad informare e far conoscere l’economia virtuosa e libera dalla mafia attraverso il consumo critico. Un viaggio alla scoperta di chi nel 2016 ha deciso di portare avanti la propria attività senza sottomettersi ai vincoli e ai soprusi dei boss. Un buon motivo per visitare la città di Palermo, valorizzando le eccellenze del territorio e conoscere chi tutt’ora combatte per dire addio al pizzo.

ge da diversi anni il “Mediterraneo Antirazzista”, come tappa di un percorso che parte dallo Zen di Palermo e si sta diffondendo in tutta Italia e che mette al centro di una manifestazione “sportiva” una forte connotazione di superamento di barriere e diffusione dei diritti. Basta guardare, comunque, anche solo al carnevale per notare come sia partito, nel 1983, dal solo gridas che lo proponeva a scuole e territorio e sia diventato, a distanza di 34 anni un attesissimo appuntamento di cuoi il gridas ha giusto il ruolo di promotore che vede coinvolte una miriade di associazioni e realtà nate e cresciute nel quartiere. Sono tutte realtà

che confluiscono in questo momento declinandone il tema in autonomia e contribuendo a renderlo sempre più partecipato, ma che sono impegnate quotidianamente nel quartiere per migliorarlo, ciascuna nel proprio ambito di riferimento, ma tenendosi in rete e supportandosi e “contaminandosi” continuamente nell’arco di tutto l’anno. A molte di queste associazioni, si associano sempre più spesso anche gruppi da altre città che poi tornano al carnevale di cui hanno sentito parlare e sono anche questi contagiati da un diverso modo di vedere e di vivere il nostro quartiere. Il gridas

23


ha un ruolo importante nella quotidianità. Quali sono le difficoltà che incontrate? Forse il paradosso più grande è che, mentre a livello locale, nazionale e a volte internazionale, ci viene riconosciuto un ruolo se non altro di traino nel processo di crescita culturale della società, non riusciamo dopo 35 anni di incuria e abbandono a vedere “legalizzata” la nostra presenza nel centro sociale in cui abbiamo la sede. Dopo un primo processo penale, affrontato nel 2010 da cui dopo 3 anni siamo usciti a testa alta “assolti perché il fatto non sussiste”, ci ritroviamo con una nuova citazione per una causa civile intentataci dallo iacp (Istituto Autonomo Case Popolari, proprietario dell’immobile) che ci accusa di occupare “senza

24

I sorrisi dei selfie - Al Carnevale di Scampia, la cittadinanza ha partecipato con entusiasmo a sostegno di realtà che spesso fagocitano coloro che le vivono. Un evento per dimostrare che non solo per una festa ci si impegna a dare sostegno. (Ph. Ciro Fusco)

titolo” i locali che dal 1981 utilizziamo, riqualifichiamo e teniamo in vita restituendoli di fatto all’uso della collettivitàdall’abbandono istituzionale di chi non se ne è mai “curato”. La cura causa anche ribellione verso situazioni assurde. Emma Ferulano, membro fondatore dell’Associazione di promozione sociale Chi rom...e chi no manifesta la delusione di fronte ad un Auditorium, quello del quartiere Scampia, pubblico e sprecato: «Noi che speravamo di aver trasmesso con il carnevale sociale a Napoli qualche messaggio chiaro, con ironia e colori sgargianti, di aver bruciato tante, certo non proprio tutte, “cose brutte”,

oggi ci troviamo di nuovo di fronte ai cancelli chiusi di un Auditorium di Scampia vuoto, buio, inutilizzato, una struttura pubblica, costruita con fondi pubblici, sprecata e soprattutto negata a chi ne farebbe un utilizzo degno e del tutto coerente con la destinazione d’uso di uno spazio che dovrebbe essere culturale e teatrale. Siamo invece arrivati al paradosso per cui i laboratori di teatro di Arrevuoto si fanno in uno spazio gastronomico. Vorremmo solo entrare nell’Auditorium, prima che diventi un lontano vago sfumato ricordo il momento in cui avevamo l’occasione giusta di proseguire la nostra piccola rivoluzione culturale».


LA NAPOLI DEI PRODIGI

I

l grande mago, Virgilio, per svelare ciò che è nascosto dietro il fondale della Storia. Il primo santo protettore, quello vero, della città per stabilire l’ordine nella parte del mondo rovesciata e riflessa nel cielo, flessuosamente adagiata tra le onde. Lui, inventore di un alfabeto magico, così come Roberto de Simone gli attribuì, per raccontare leggende talmente forti e ramificate da costituire il presente, per far riaffiorare il prodigio e la magia. La sua, la poesia. Virgilio mago tra vie, piazze, donne, intrecci e storie della complessa Napoli, ossessione e desiderio, promessa e disincanto. Il passato è presente nei luoghi impregnati dello spirito di chi ha penetrato la carne viva della città. Un palcoscenico calcato da presenze trasversali sotto forma di poesia, abitato da fantasmi che assumono un volto, occupano un corpo, modulano una voce. Donne di potere, donne del dolore, donne della solitudine e della vendetta. Perché Napoli è femmina, è ventre che accoglie, è unghie che graffiano, è sguardo che ammalia. È amore, passione e morte, follia e rinascita. È Via Chiatamone con la lascivia dei

articolo di

Ennio Grilletto reportage di

Sergio Siano

Vittorio Del Tufo, giornalista de Il Mattino, ha raccontato la Napoli esoterica e magica in un reportage arricchito dalle foto di Sergio Siano. “Trentaremi. Storie di Napoli magica” riporta al presente il passato unico di una città.

La discesa del Petraio - Oasi incastrata tra i veleni e il traffico della città in doppia fila, l’Imbrecciata del Petraio fu denominata così perchè pavimentata con vrecce.

piaceri, è Piazza San Domenico Maggiore con l’enigmatico carisma dell’assassinio di Maria d’Avolos e suo marito Fabrizio Carafa per mano del principe Carlo di Gesualdo; è Palazzo Donn’Anna con la sofferenza della solitudine urlante dalle acque e scagliatasi tra le rocce di Anna Carafa, amata ed abbandonata dalla città che le voltò le spalle. Forma cristallizzata di un dolore che è lì, tra quelle

mura, in quel sospiro di aria. Trentaremi è uno scrigno, un reportage giornalistico prelibato, è“viaggiare a ritroso nel tempo, cercare storie distanti tra di loro nello spazio e nel tempo e andare ad indagare, frugando. Sviscerarle e raccontarle con lo stesso accanimento giornalistico con cui ci troviamo a raccontare di solito episodi di cronaca che si svolgono nel presente. È un lavoro di ricerca.”

25


!MPATTO MAGAZINE

Via Donnalbina - Sarebbe invece un Diavolo di fattezze tradizionali quello che marca indelebilmente un muro di via Donnalbina. Custodi del loro segreto, gli abitanti della strada smentiscono infastiditi, e mantengono off limits per i curiosi l’ingresso dell’appartamento affatturato. Così è immutabilmente da anni, anzi da secoli; eppure da anni, anzi da secoli, radio vicolo diffonde e alimenta la leggenda.

26


!MPATTO MAGAZINE

27


!MPATTO MAGAZINE

Palazzo Penne - Noi sappiamo per certo che un monastero esisteva in questa zona già nei primi anni del IX secolo quando Euprassia, figlia del duca di Napoli, vi si ritirò con altre vergini ricevendo il velo; e che proprio a Donnalbina, parecchi secoli più tardi, il cardinale Alfonso Carafa fece trasferire le monache benedettine provenienti da due monasteri andati distrutti, Sant’Agnello al Cerriglio e Sant’Agata a Mezzocannone.

28


!MPATTO MAGAZINE

29


!MPATTO MAGAZINE

Palazzo Donn’Anna - Saccheggiato durante la rivolta di Masaniello nel 1647, il Palazzo fu poi gravemente danneggiato dallo spaventoso terremoto del 1688, quello che rase al suolo Benevento. Pochi mesi più tardi, in Spagna, un attacco di calcoli renali provocò la morte del nuovo proprietario, Nicola Guzman, che aveva ereditato il palazzo da donna Anna, circostanza che accrebbe la fama, già sinistra della dimora.

30


!MPATTO MAGAZINE Grotte di Via Chiatamone - La chiamavano la Posillipo dei pezzenti. Era un luogo di mare e delizie, sabba e lussuria. Vi dimoravano Casanova, i principi di Francavilla, Dumas padre. Prima ancora era stata teatro di oscuri riti satanici, fino a che il viceré non pose fine, con un ordine che nessuno osò discutere, allo scandalo delle “orge rituali” nella pancia del monte Echia.

31


!MPATTO MAGAZINE

32


!MPATTO MAGAZINE Grotta di Seiano - Nell’estrema punta occidentale di Posillipo, alla Gaiola, l’architetto Bechi fissò la sua residenza. Una villa sontuosa che sorgeva esattamente nel punto dove era stato localizzato il nucelo originale dell’antica dimora di Vedio Pollione. Al tempo fu battezzata Villa Bechi, ma prese poi il nome di tutti i personaggi che ne acquistarono via via la proprietà, spesso andando incontro a destini tragici.

33


!MPATTO MAGAZINE

34


!MPATTO MAGAZINE Villa Lucullo - Quanto a Virgilio, era davvero un mago? Di quali poteri sovrannaturali pote a disporre effettivamente? E perché mai Dante Alighieri, a sua volta un iniziato, volle proprio lui come giida nell’oltretomba? Come riportano i suoi più antichi biografi, Virgilio studiò a Napoli alla scuola dell’epicureo Sirone. Qui aderì al neopitagorismo, corrente filosofica e magica allora assai diffusa nella Magna Grecia.

35


!MPATTO MAGAZINE

L’AMORE A NAPOLI

la curiosità di

Roberto Rossi

Ci si regala cioccolatini e rose; a Napoli quest’anno si è tenuto addirittura un Flash Mob. Tutti gli innamorati festeggiano San Valentino, in pochi però sono a conoscenza delle origini di questa festività nata nel quarto secolo in onore di un vescovo di Terni, diventato santo per il suo amore incondizionato per...l’Amore.

T

ra i sentimenti più virtuosi c’è l’amore. Sentirsi legati ad un’altra persona ed esser convinti che al suo fianco non accadrà mai nulla di male, oppure che se accadrà, ci sarà lei, la tua metà, l’altra parte della mela, che dividerà con te le tue paure, i tuoi dolori, conferendo alla vita un valore doppio e riducendo il peso delle fatiche giornaliere, è probabilmente un’utopia a cui tutti aspirano. Ebbene, tanta positività è giusto che venga consacrata, acclamata, professata, sublimata in un giorno specifico dell’anno: il giorno di San Valentino, un vescovo romano, dicono, martire, vissuto nel Duecento. Un vescovo che, probabilmente, credeva molto nei sentimenti, tanto da essere ucciso per difenderli, tutelarli e legittimarli. Partendo dal prin-

36

cipio, (San) Valentino, convertitosi al cristianesimo, fu costretto, dall’imperatore Claudio II, a divenire servitore di una famiglia romana, in quanto si rifiutò, sotto richiesta dell’imperatore, di non predicare la parola del Vangelo. Al contrario, non cessa di coinvolgere le masse. Diviene popolare, mainstream oggi diremmo; ciò crea spavento nell’imperatore: la parola di quest’uomo doveva essere messa a tacere e così il temerario Vescovo di Terni, quando ormai aveva compiuto i novantasette anni, venne arrestato flagellato e infine decapitato. Sono tante le leggende che fluttuano su di lui: perché è diventato santo? cosa c’entra con gli innamorati? Una leggenda narra che l’uomo compì il miracolo di ridare la vista alla figlia del suo carceriere romano, una ragazza

alla quale Valentino teneva molto, tanto da sentire il bisogno di scrivergli un messaggio d’amore puro, che terminava con “dal tuo Valentino”. Okay, San Valentino è santo perché ha fatto il miracolo, ma gli innamorati? Loro cosa c’entrano con lui? Anche qui’, le leggende sono molteplici, la più importante e significativa, narra che Valentino, allora vescovo di Terni, unì in matrimonio una giovane cristiana con un


!MPATTO MAGAZINE

Share the love - alla galleria Umberto I, la partecipazione di centinaia di persone ha un unico fine: mostrare il proprio affetto a persone e città. (Ph. Romolo Pizi)

un sentimento che completa, unisce e che non ha nulla a che fare con qualsivoglia tipo di separazione di genere (allora religioso). Non si era arrivati neanche al quarto secolo della storia dell’umanità eppure c’era gente come San Valentino che evidentemente era più avanti di moltissime persone del nostro Ventunesimo secolo. Moltissime, ma non tutte fortunatamente, di sicuro non i napoletani, che hanno festeggiato e dichiarato il loro amore per le strade del centro: bellissimo è risultato il Flash Mob di San Valentino 2016 organizzato da “Grande Napoli” e “Poesie Metropolitane” alla Gal-

leria Umberto Primo, dove centinaia di persone si sono riunite per mostrare a tutti il proprio amore nei confronti del proprio partner, della vita, delle proprie passioni. L’attimo più toccante lo si è poi raggiunto quando, in presenza del sindaco Luigi De Magistris, la galleria è stata pervasa da una canzone d’amore (Rose Rosse Per Te interpretata da Massimo Ranieri) e per tutta la sua durata le coppie si son baciate amorevolmente. Un’iniziativa lodevole insomma, semplice, come il sentimento che celebrava, ma estremamente positiva, perché è importante ricordare ad una città, un paese, all’umanità che amare fa bene.

Partenope è cchiù bell e Vener’ nota di Liliana Squillacciotti

giovane centurione romano; un sacrilegio inconcepibile a quei tempi, che costò al vescovo l’arresto e la conseguente decapitazione. A rendere questo aneddoto ancor più intrinseco al concetto di amore è il fatto che la giovane sposa fosse gravemente malata e che l’uomo nonostante ciò decise di sposarla proprio pochi attimi prima della sua morte. Valentino dunque andò contro tutto e tutti, in nome dell’amore, di

C

ara Partenope. Le lettere d’amore sono cose d’altri tempi. Sono per gli amori veri, quelli che non temono di mostrare il fianco e rendersiWritten vulne- by : rabili. Sono il senso di attesa e scoperta rubatoci dalla velocità del vivere e-mail: quotidiano. Una dichiarazione autentica, in un mondo di pixel capaci di creare un cuoricino perfetto, perfettamente vuoto. Amarti non è per tutti.Published Sei com- by: plicata, incapace di scendere a compromessi. Eppure, resti il primo amore dei tuoi figli. Quelli sempre in prima linea, quando si tratta di dichiararti il proprio amore. Anche, soprattutto, durante la festa degli innamorati. Cinquanta sono stati gli itinerari, cinquanta le storie raccontate. Cinquanta sono state le guide ed altrettanti i ciceroni illustri posti al servizio del racconto di un amore, il primo, il più intenso, quello per le proprie radici. Viva, vibrante la risposta del pubblico. Il tuo. Quello innamorato, quello a cui basta sapere di appartenerti per sentirsi un po’ meglio, per trovare un po’ di pace, un po’ di quiete in quell’eterno oscillare tra l’odi et amo catulliano. Roberta è stata una di quelle cinquanta guide. Lei ti dichiara il proprio amore ogni giorno; facendo innamorare di te anche chi non ha il privilegio di poterti guardare con gli occhi del figlio. L’ha fatto anche a San Valentino, affiancando Martin Rua, in uno scenario tra i più particolari e suggestivi. Il Cimitero delle Fontanelle. L’invito era semplice e diretto: “Innamórati di Napoli con gli Innamoràti di Napoli”, un invito partito da Maurizio De Giovanni, ed accolto senza remore. Un evento che ha visto accendere cinquanta luci, negli angoli più disparati della città. Cinquanta squarci di luce, di racconti, di attimi. Cinquanta dichiarazioni d’amore.

37


!MPATTO MAGAZINE

FIGLI DI UN DIO MINORE

Un viaggio nella storia di Napoli attraverso la bellezza di un tesoro unico al mondo dal valore artistico inestimabile. Con l’Associazione Econote, impegnata in maniera attiva nella città, attraverso le dieci meraviglie, simbolo della devozione di un popolo per il suo santo protettore, San Gennaro.

S

an Gennaro, non un semplice Santo, è una garanzia. In caso di guerra, pandemie e disastri naturali, il napoletano è portato, con naturalezza, a invocare il suo aiuto e non quello delle istituzioni. Deformazione mentale generata da secoli di complessità gestionali o atteggiamento inetto di un popolo? La Storia non mente e proprio il legame con San Gennaro racchiude un modo tutto peculiare di rapportarsi alla divinità: il trascendentale diviene materiale e il trascendente assume sacralità inviolabile. Sacro e profano si fondono in un rapporto umano col divino fino a stipulare con esso un contratto. Sì, un vero e proprio atto notarile. Risale al 1527 la guerra tra francesi e spagnoli, la diffusione della peste e le continue eruzioni del Vesuvio. Così il 13 Gennaio, il

38

popolo napoletano invoca San Gennaro, morto da dieci secoli, che avrebbe dovuto offrire garanzie dell’aiuto. I rappresentanti del popolo si recano da un notaio e stipulano un contratto: la liberazione da tanti “guai” in cambio della costruzione di una cappella all’interno del Duomo, quella del tesoro, che ne custodisce le reliquie e il sangue. San Gennaro piens c tu! Così fu. Un contratto stipulato con il popolo, proprietario legittimo del tesoro. Si creò una corporazione laica: l’Eccellentissima Deputazione formata nel 1601 per amministrare il tesoro. I membri di questa vennero scelti dagli antichi seggi amministrativi. Furono, poi, gli eletti a stabilire i componenti della deputazione che, ancora oggi, si occupa del tesoro e che conta nomi dall’illustre passato: Filangieri, San Felice, Pignatel-

di Giorgia Mangiapia Cappella del Tesoro - è stata finanziata con le numerose donazione dei fedeli al santo patrono. (Ph. Paolo Rotondo)

li, Caracciolo, Carafa. Un vescovo di Benevento divenuto Santo per la liquefazione del suo sangue il 19 Settembre, data della sua decapitazione nel 305. Ma San Gennaro è come il suo popolo: esagera nelle esternazioni. Il sabato che precede la prima domenica di maggio compie il miracolo e una processione ricorda il cammino nel 1497da Montevergine a Napoli e il ritorno in città delle sue ossa. Anche 16 dicembre fa gridare al miracolo: in quella data, nel 1631, bastò che la statua del santo guardasse verso il Vesuvio per far fermare la lava. Napoli fu salva. Fu allora eletto primo patrono di Napoli. Re e regine, papi e nobili, hanno donato, nei secoli, oggetti di inestimabile valore per un legame indissolubile il


cui frutto è un tesoro: le dieici meraviglie custodite nel caveau del Banco di Napoli in Via Toledo. Prima di giungere tra gemme e ori, statue in argento fuso, sbalzato e cesellato ci raccontano di una Napoli che ha un santo per ogni male: cinquantadue santi compatroni in aiuto a San Gennaro. Smeraldi, rubini e diamanti in numero improponibile in un solo luogo. Lo smeraldo a simboleggiare l immortalità: Lucifero lo aveva sulla fronte e lo perde quando cade dal Paradiso così la pietra finisce sulla terra, unico segno del legame con Dio. Il rubino rosso, come nel Sacro Graal, è passione e sacrificio. È sangue vermiglio del miracolo. Il diamante, la forza spirituale della fede. Il teso-

ro di San Gennaro consente di rivivere la Storia: è il 1761 quando il 12enne re Ferdinando IV di Borbone dona il calice d’oro zecchino. Anche Gioacchino Murat si piega alla devozione verso il Santo donando un ostensorio. Del 1831 la pisside d’oro satinato, dono di Ferdinando II, il calice di Francesco II, ultimo re borbonico è in argento dorato perché doveva finanziare la guerra contro i francesi: è il 7 settembre 186o quando a Palazzo Doria d’Angri si affaccia Garibaldi annunciando che il re è stato sconfitto, Napoli non è più capitale. Nasce il regno d’Italia. Un calice donato dal papa Pio IX e una pisside in corallo e malachite, dono di Umberto II di Savoia, il re di Maggio.

Sempre di un Savoia, Umberto I e della regina Margherita, è la croce episcopale. La collana, frutto di 16 gioielli donati in 2 secoli e mezzo di Storia, riporta doni importanti tra spille, cinture e croci e, in alto, degli orecchini di perla, dono di una donna del popolo: aveva pregato di scampare alla peste e offre l’unico oggetto prezioso che da generazioni si tramanda nella sua famiglia. In una sala attigua, la mitra: realizzata a Napoli nel borgo degli orefici nel 1713. Le pietre preziose sono 3694: 198 smeraldi, 168 rubini, 3328 diamanti per un peso di 18 kg. Un capolavoro dell’oreficeria di Matteo Treglia a chiudere un viaggio nella storia e nella devozione. San Gennaro non manca di nulla, né di sacro né di profano.

39


Con il Patrocinio di


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.