Impatto Magazine - Vol#2 - Piane'fforte

Page 1

!MPATTO MAGAZINE Piane’fforte 20 ottobre 2015 www.impattomagazine.it

- 1 -


- 2 -


!MPATTO

MAGAZINE

Contenuti.

www.impattomagazine.it piano city Impatto Magazine è una testata giornalistica registrata presso il Tribunale di Napoli con decreto numero 22 del 2 Aprile 2014.

Diretto da

04

Stefano Telese

volume ii

- 10 ottobre 2015

- 300 pianisti in città

La musica infinita. “Era come quando si sedeva al pianoforte e attaccava a suonare: non c’erano dubbi nelle sue mani, era come se i tasti aspettassero quelle note da sempre”. 21 pianoforti immersi nella notte di Piazza del Plebiscito per il The Column Concert tra luci proiettate e mani esperte per dar vita a note che Napoli aspettava da sempre.

stefano.telese@impattomagazine.it

Contributori Giorgia Mangiapia

giorgia.mangiapia@impattomagazine.it

Roberto Rossi

roberto.rossi@impattomagazine.it

Liliana Squillacciotti

piano city

14

liliana.squillacciotti@impattomagazine.it

Martina Esposito

antonio.calenzo@impattomagazine.it

Un pianista onirico. Christian Delord, pianista nell’anima, scivola sui tasti di un pianoforte per suonare emozioni. Quando l’arte supera se stessa e si materializza nel respiro delle note. Per tre giorni gli accordi hanno viaggiato attraverso la città. Tra i trecento pianisti, da Modena giunge Delord e la suggestione onirica della sua musica interiore. dario ed elisa - sharing house

martina.esposito@impattomagazine.it

Antonio Calenzo

- l’incontro con delord

18

Hungry & Foolish.

ginevra.caterino@impattomagazine.it

Al Quartiere Stella ci si aspetta di trovare solo degrado. Si scopre, invece, che Dario ed Elisa Catania hanno dato vita ad una creatura meravigliosa: una Sharing House, il cui scopo “evoluzionario” è quello di generare un cambio di mentalità, di sistema e di economia attraverso la condivisione comunitaria e sociale.

Grafica

biblioteca dei girolamini

Roberto Fabozzi

roberto.fabozzi@impattomagazine.it

Ginevra Caterino

Marika d'Angelo

marika.dangelo@impattomagazine.it

Edito da Gruppo Ed. Impatto Sede Legale: Via Cumana 29, Napoli Sede Operativa: C.so Lucci 61, Napoli Tutti i contenuti di Impatto Magazine vengono distribuiti attraverso la licenza Common Creative License. Qualsiasi riproduzione dell’articolo dovrà comportare la citazione della Testata e del rispettivo autore. Le foto presenti su Impatto Magazine sono state in larga parte prese da Internet e quindi valutate di pubblico dominio. Se i soggetti o gli autori avessero qualcosa in contrario alla pubblicazione, lo possono segnalare alla redazione, tramite l’indirizzo e-mail ad info@impattomagazine.it, che provvederà pront amente alla rimozione delle immagini utilizzate. Tutti i contenuti e le piattaforme di Impatto Magazine sono di proprietà del Gruppo Editoriale Impatto. Entrambi non richiedono alcun contributo economico da parte dei propri lettori. La testata Impatto Magazine non riceve contributi pubblici all’editoria.

Copertina di Corrado Lamorgese

32

Voltando la pagina. In occasione della Domenica di carta, ha riaperto la Biblioteca dei Girolamini, per ricominciare è il titolo dato all’atteso evento: la Sala Vico rivive per un giorno. Prima, l’oblio tra abbandono e saccheggio. Il 19 aprile 2012 il complesso bibliotecario è sotto sequestro. Tre anni dopo, la riapertura speciale delle sale. futuro remoto - xxix edizione

40

Futuro non remoto. Piazza del Plebiscito ha accolto FuturoRemoto. Tra le isole del Villaggio della Scienza in ventimila per liberarsi dalle frontiere mentali dell’Europa delle contraddizioni. Un muro in Piazza del Plebiscito, simbolo de Le Frontiere, rappresenta il tema della 29° edizione della manifestazione di divulgazione.

- 3 -


piano city

- 300 pianisti in città

La musica infinita. “Era come quando si sedeva al pianoforte e attaccava a suonare: non c’erano dubbi nelle sue mani, era come se i tasti aspettassero quelle note da sempre”.

S

e si volesse raccontare Piano city con un’immagine immediata, basterebbe rileggere qualche passo di Novecento di Baricco per poter percepire la surreale atmosfera di cui Napoli ha goduto nella tre giorni musicale d’ottobre: 300 pianisti seduti davanti ad uno strumento che è prolungamento della mente, dell’anima, delle mani, della voce; 21 pianoforti immersi nella notte di Piazza del Plebiscito per il The Column Concert tra luci proiettate a sottolinearne la curvatura sinuosa e mani esperte per dar vita a note che Napoli aspettava da sempre. Una performance di Massimo Fargnoli, culminante nella sinfonia n.2 per 21 pianoforti di Daniele Lombardi, apre un week end sinfonico e della condivisione. Nato dall’idea del pianista tedesco Andreas Kern, Piano City è ritornato a Na-

poli grazie all’Assessorato alla Cultura e un pentagramma sinfonico ha invaso vicoli, metropolitane, piazze, teatri e musei, chiese e chiostri. Ovunque i tasti hanno sprigionato musica, dalla classica al jazz, dal rock al pop, per avvicinare tutti all’espressione artistica dove il confine tra tangibile e inafferrabile è così labile da perdersi. Si è passati dai Main concerts agli house concert per 300 ore di pianoforti su cui creare arte, contatto, energia. Come Novecento che era sicuro lì, davanti al suo pianoforte perché quella era la musica che lui sapeva suonare. Quella musica che lo rendeva infinito. “Tu pensa ad un pianoforte. I tasti iniziano. I tasti finiscono. Tu lo sai che sono 88. Su questo nessuno può fregarti. Non sono infiniti, loro. Tu sei infinito, e dentro quegli 88 tasti la musica che puoi fare è infinita”.

- 4 -


Se quella tastiera è infinita, allora su quella tastiera non c’è musica che puoi suonare. (Novecento di Alessandro Baricco) The Column Concert - Ph. Sergio Siano

- 5 -


The Column Concert - Ph. Sergio Siano

- 6 -


- 7 -


- 8 -


The Column Concert - Ph. Sergio Siano

- 9 -


The Column Concert - Ph. Sergio Siano

- 10 -


- 11 -


- 12 -


The Column Concert - Ph. Sergio Siano

- 13 -


Ho suonato ai Quartieri Spagnoli, alla SanitĂ dormendo in zona Vomero e ho visto le tante anime di una cittĂ sola. (Delord) Napoli Piano City - Christian Carlino Delord

- 14 -


piano city

- l’incontro con delord

Un pianista onirico. Christian Delord, pianista nell’anima, scivola sui tasti di un pianoforte per suonare emozioni. Quando l’arte supera se stessa e si materializza nel respiro delle note.

N

apoli, è notte, e un colonnato di tasti bianchi e neri diviene sinfonia, nota vibrante tra dita sottili. Volteggia tra finestre aperte, modula tendaggi mossi da mani diventate un tutt’uno con un pianoforte. Per tre giorni gli accordi hanno viaggiato attraverso la città arricchendola di musica nuova. Tra i trecento pianisti a Napoli, da Modena giunge Delord e la suggestione onirica della sua musica interiore. Christian Carlino Delord a Napoli. Com’è stato ritornarci? Napoli è una città viva culturalmente. Dalle tante sfumature: ho suonato ai Quartieri Spagnoli, alla Sanità dormendo in zona Vomero e ho visto le tante anime di una città sola. Come hai vissuto l’House concert? Ho suonato a sei mani ed è stato coinvolgente. Una situazione nata per caso e che è

stata creativa. In genere appena un concerto finisce si va via e invece la gente restava lì. Il pubblico non si alzava ma era come se si fosse creato uno stato di complicità. È stato bello ricevere domande e rendersi conto dell’interesse vivo. Chi è Delord? Il mio genere musicale è classico contemporaneo anche se non mi piace etichettare le cose: suono e faccio musica. Ora sono impegnato nel Progetto Gate: un primo esperimento di serie televisiva trasformata in musica. Ogni mese ci sarà un nuovo video clip con singolo. Alla fine la storia completa sarà riassunta in un cortometraggio. I miei concerti non sono proprio classici: ogni brano lo presento, ne racconto la storia e le emozioni che provo nel suonarlo, per creare empatia e far sentire al pubblico ciò che sento. Il pianoforte non ha parole e io cerco di visualizzare le note attraverso la mia musica che definisco Visual piano.

- 15 -


Christian Carlino Delord suona assieme a Andrea Carri e Daniele Leoni

- 16 -


Napoli Piano City - Christian Carlino Delord

- 17 -


dario ed elisa

- sharing house

Hungry & Foolish

Al Quartiere Stella ci si aspetta di trovare solo degrado. Si scopre, invece, che Dario ed Elisa Catania hanno dato vita ad una creatura meravigliosa: una Sharing House, il cui scopo “evoluzionario” è di generare un cambio di mentalità, di sistema e di economia attraverso la condivisione comunitaria.

L

a rivoluzione è veloce e spesso violenta mentre l’evoluzione è un processo lento, pacifico. Il cambiamento culturale di Dario ed Elisa passa attraverso la loro cucina itinerante e genera un’evoluzione che abbatte barriere tra quartieri. Cosa s’intende per Sharing House? Casa nostra, Casa della Buena Onda, è stata la prima Sharing House a Napoli. Sharing House è un nome che ho voluto dare a tutte quelle case che si aprono agli altri. Siamo abituati a vedere concetti come casa-città-paese con un’accezione di possessività, così non è. L’economia che stiamo subendo dipende proprio da questa idea. La possessività è il vero cancro della società attuale ed è la soluzione malata alla gelosia e all’invidia. Pro-

prio per questo un’economia sana non dovrebbe tendere al possesso delle cose per rendere felici chi vive in comunità. Basterebbe soltanto la possibilità di accedervi per l’uso. Da qui il sogno che tutti possano abitare, quindi trasformare, la propria casa in una Sharing House. In che consiste il vostro modo di lavorare? Ci descrivi l’innovativa idea di condivisione? Elisa non è solo una cuoca, è una “evoluzionaria”. È un’agente del cambiamento che crea rete-relazioni tra le persone. All’inizio le cene si facevano solo alla “Casa della Buena Onda” e gli ospiti erano stupiti dall’energia che si creava nell’aprire le porte di casa propria, servire piatti sani e buoni, condividere i fornelli con altri cuochi, condividere libri, strumenti musicali, storie, esperienze ed idee. u

- 18 -


A Napoli ho scoperto la parentela tra l’amore e il cibo. Non è avvenuto all’improvviso, Napoli non si rivela immediatamente. (Jean-Paul Sartre) Sharing House - Dario ed Elisa Catania

- 19 -


Sharing House - Dario ed Elisa Catania

- 20 -


N

on è forse tutto questo sinonimo di viaggiare? Viaggiare come educazione. Dopo molte cene, abbiamo pensato di lanciare un appello ai Napoletani: “Aprite le vostre case!”

Il pagamento avviene anche in Scec, la moneta complementare all’Euro. Home Restaurant Napoli è molto più di una semplice cena: è un nuovo modo di concepire il mondo attraverso il cibo. Accettiamo lo Scec che è una moneta complementare all’Euro. Dà forza all’economia locale perché gli euro rimangono sul territorio, non si perdono nella grande distribuzione e ci arricchiamo come comunità. Con un progetto come il nostro lo scec è il mezzo di quell’economia solidale che insieme all’economia della condivisione sta già creando un sistema nuovo. Quanto e come può influire la musica in una sensibilizzazione del quartiere e della mentalità? La musica, come ogni forma di arte e di cultura può fare tanto per aggregare, così come lo sport. Sono i punti su cui si dovrebbe investire per creare cittadini consapevoli. La Sanità, Scampia, Secondigliano sembrano sempre quartieri da evitare o le peggiori zone al mondo. Spesso è il pregiudizio ad aleggiare tra i napole-

tani. La verità è che siamo un popolo di creativi, pieni di forza e di resistenza, ogni novità ci incuriosisce. Dobbiamo solo evitare di lasciarci influenzare da chi ci vuole divisi, “chiusi nelle proprie case”. Con De Lord che ha suonato nella Sanità c’erano persone da ogni parte di Napoli ed è stata una bella risposta, fattiva: non esistono etichette alle relazioni, non ci sono categorie, barriere, frontiere all’amicizia. Home Restaurant apre anche a Sydney. Com’è nata l’idea? A Napoli organizzammo una cena con la chef Cristina Coratella. Lei era appena tornata dall’Australia, essendo anche un mio sogno quello di surfare nella terra dei canguri abbiamo deciso di condividerlo e siamo ripartiti insieme. Abbiamo cercato una casa, abbiamo trovato un lavoro, e così abbiamo deciso di aprire il nostro Home Restaurant Sydney. Girando in rete sembra che qui a Sydney il nostro sia il primo home restaurant in città e ci inorgoglisce poter esportare la cucina napoletana, vegana e gluten free qui dove c’è una grossa tendenza all’attenzione all’alimentazione genuina. La cosa che ci entusiasma è che “conosceremo tanti amici che ancora non conosciamo” Forse una delle frasi che più ci ispira è quel famoso “Stay Hungry Stay Foolish” di Steve Jobs.

- 21 -


mostra agroalimentare napoletana

Magna Partenope.

Tra le monumentali architetture del complesso di San Domenico Maggiore è stata allestita la Mostra Agroalimentare Napoletana, un evento interattivo dedicato al tema dell’agricoltura e della gastronomia napoletana. M.A.G.N.A. traccia un parallelo con Expo 2015 proponendosi di essere un piccolo “Padiglione Napoli”.

N

el momento in cui uno mangia e l’altro deve stare a guardare, è arrivato il momento della fine del mondo”. Una definizione popolare turca racchiude perfettamente il senso e gli obiettivi di M.A.G.N.A, spazio aperto in uno degli scenari più belli della città che racconta il cibo visto dai napoletani e non solo. L’evento, il cui acronimo sta per “Mostra Agroalimentare Napoletana”, è stato inaugurato il 14 ottobre all’interno del complesso monumentale di San Domenico Maggiore e sarà aperta anche nel 2016, fino al 10 gennaio. Nato da un’idea di Marco Capasso e reso concreto grazie alla collaborazione e il patrocinio del Comune di Napoli, il M.A.G.N.A. è

una mostra interattiva dedicata al tema dell’agricoltura e della gastronomia napoletana. Narra la storia e le caratteristiche scientifiche e sociali della cucina più antica d’Italia e tra le più longeve del mondo; traccia inoltre un lungo, e fino a questo momento inesplorato, parallelo con Expo 2015 proponendosi di essere un piccolo “Padiglione Napoli” con tutte le sue eccezionalità esportate in tutto il mondo, senza soluzione di continuità. M.A.G.N.A. celebra la tradizione enogastronomica partenopea, partendo dall’origine del prodotto alla ricetta conclusa. Il percorso della mostra, intende toccare tutti i cinque sensi, quante sono le aree tematiche, e il primo check point è costituito da un tracciato sensoriale di aiuole, realizzate per tastare u e annusare i prodotti della terra.

- 22 -


Ti fai dare mezzo chilo di mozzarella di Aversa, freschissima! Assicurati che sia buona: pigliala con due dita, premi la mozzarella, se cola il latte te la pigli, se no desisti! (Totò nei panni di Enzo Turco - Miseria e Nobiltà ) Mosta Agroalimentare Napoletana - Ph. Ginevra Caterino

- 23 -


Mosta Agroalimentare Napoletana - Ph. Ginevra Caterino

- 24 -


S

campano. Il motivo è semplice: parlare di cibo oggi non vuol dire solo parlare di scienza e di piacere, di natura e di cultura, di tecnologia e di tradizioni ma guardare lontano, fare previsioni e investimenti per riuscire a conciliare la necessità di sfamare un numero sempre crescente di persone e per tutelare il pianeta che le ospita.

Una conoscenza olistica è garantita dalla presenza di agronomi, agricoltori, chimici, sociologi, cuochi e gastronomi, per costruire una descrizione accurata di un argomento che viene troppo spesso trattato superficialmente. Una presentazione esaustiva e didattica, con chiavi di lettura inaspettate e intrecci interdisciplinari, per la buona cucina che si unisce al rigore scientifico grazie al coinvolgimento delle Università e dei laboratori di ricerca di tutto il territorio

Si dovrebbe partire dalla comprensione dei mutamenti naturali che l’uomo ha provocato per nutrirsi per giungere alla consapevolezza del rapporto biunivoco esistente. M.A.G.N.A. è anche la riscossa e il grido d’orgoglio di un territorio, spesso umiliato mediaticamente. La “terra dei fuochi” ha sporcato l’immaginario collettivo di una terra delle eccellenze, vanto e orgoglio culinario in tutto il mondo. Al valore scientifico e culturale, si aggiunge allora anche quello sociale, mediante il cibo, volano di rinascita. Se un popolo è fatto di ciò che mangia, il Sud esprime la sua essenza attraverso l’incontro di gusti opposti, dolci con retrogusto amaro o viceversa. Un seme per produrre frutti duraturi, il “seme dell’amore” è l’emblema di un progetto che si pone l’obiettivo di seminare e far crescere l’impegno e l’attenzione per la terra, proprio nelle aree più svantaggiate della città.

i passa poi alla mostra di opere d’arte inedite, realizzate da artisti napoletani. Si passa attraverso il tatto e l’odorato per giungere ad assaporare e gustare i prodotti in una cucina, con la dispensa e l’immancabile cantina. Tutto supportato da video e pannelli multimediali, che attraverso un semplice click, ci guidano all’interno delle informazioni tecniche dei prodotti. Nella Camera del buon consiglio, un videowall proietta un documentario sulla dieta mediterranea e sul suo valore storico e sociale. Una mostra per tutti per bambini, ragazzi, studenti e per chiunque sia curioso di conoscere la relazione che intercorre tra quel che siamo e quel che mangiamo, sottolineando l’importanza mondiale della cucina partenopea.

- 25 -


Valeria Golino interpreta il ruolo di Anna Ruotolo, nella pellicola “Per Amor Vostro�

- 26 -


anna ruotolo

- per amor vostro

Perchè Anna è ... Un’anima martoriata, omertosa che prende coscienza di sé e, dunque, rifiuta di diventare una cosa da niente. Un’opera che è, prima di ogni altra cosa, di vita.

A

nna è la grazia. La grazia da portare, da annunciare. Gli occhi di Anna bambina sono il luogo in cui si pretende che quella grazia abbia casa. Anna è quella grazia che il tempo e la vita corrodono. Gli occhi di Anna adulta vestono uno sguardo dimesso; temono di guardare davvero, di capire e prendere coscienza di quanto sia possibile diventare, davvero, una “cosa da niente”. La Anna di Gaudino s’impone sullo schermo quasi come fosse la protagonista di un personaggio sveviano. Si guarda vivere. Anna è l’ignavia. Quella che macera, che impedisce di godere della propria stessa esistenza. Quella stessa ignavia che cancella i colori, costringendo a guardare il mondo in bianco e nero. Costringe al timore, alla paura, all’omertà. Prima di tutto, verso se stessi. “Povera Anna”.

Quasi fosse un mantra, un alibi che stenta a tenersi in piedi. “Per Amor Vostro” è una pellicola borderline. Perennemente in bilico tra realismo ed onirico. Colma di un’intimità così prepotente che, fotogramma dopo fotogramma, impone a chi guarda un esame di coscienza, in un processo che conduce, quasi, a distogliere lo sguardo. È proprio quell’intimità, quell’anima divisa tra due dimensioni, ad imporsi come reale protagonista di un’opera che è, prima di ogni altra cosa, di vita. Un messaggio forte, vivido, di quanto denunciare il male fatto possa essere catartico. Anna decide di denunciare, prima di tutto, il proprio non voler guardare, l’abbassare lo sguardo davanti ad un marito che vive di disonestà. La forza di smettere di far parte di un meccanismo che avvelena chi ne entra a contatto. Anna è il coraggio. Quello che permette di gettarsi, di nuovo, tra i colori.

- 27 -


galleria d’arte saverio serio

Intimità riflesse.

Marco Iannacone in arte Scarlet Lovejoy, ha esposto alla Galleria d’Arte Saverio Serio, nei pressi di Piazza Carità, la sua personale fotografica sulla transessualità. “Intimità riflesse” esprime il desiderio e il bisogno di liberarsi dalla gabbia in cui i preconcetti e i pregiudizi tengono legato il diritto alla propria identità.

I

Il suo nome è Marco Iannaccone, ma la sua essenza identitaria si esplicita come un fuoco d’artificio in Scarlet Lovejoy, nome d’arte che caratterizza questo eccentrico e, allo stesso tempo, profondo personaggio dell’arte contemporanea campana. Nato a Salerno e da poco laureatosi in Fotografia all’Accademia Delle Belle Arti di Napoli, Marco, o meglio ancora Scarlet, si rivela come un artista poliedrico, amante della fotografia e della scrittura, non disdegna le arti pittoriche, ma soprattutto quelle inscenate, dove egli stesso diviene ogni volta protagonista di suggestive performance, caratterizzate da uno spiccato senso critico nei confronti di una realtà contemporanea, locale e non, in imbarazzante difficoltà.

“Intimità Riflesse” è il titolo del suo ultimo lavoro fotografico, accompagnato da una performance impregnata di una materia sociale, sempre più comune, ma che nonostante ciò, non trova ancora una propria collocazione nel complesso quadro dell’immaginario collettivo, soprattutto italiano: la transessualità. Le undici foto, che dall’otto al ventiquattro ottobre sono state esposte alla Galleria d’Arte Saverio Serio a Napoli nei pressi di Piazza Carità, ritraggono la raffinatezza di un corpo femminile attraverso una nudità che ne rivela l’identità ermafrodita del soggetto fotografato, una nudità che però non fa scandalo, ma anzi esalta l’innocente grazia di un’anima che, a prescindere dalla propria inclinazione sessuale, trapela un senso u di purezza di notevole impatto.

- 28 -


IntimitĂ riflesse - Scarlet Lovejoy

- 29 -


IntimitĂ riflesse - Scarlet Lovejoy

- 30 -


L

a performance poi, inscenata il giorno dell’inaugurazione della mostra nella stessa galleria d’arte in cui sono state esposte le foto, ha visto Scarlet nelle vesti oscure di un’identità immobilizzata dai fili di una società che con le tante varianti di cui è composta, secondo l’artista, non fa esprimere liberamente l’identità sessuale di ogni persona. Fili che poi vengono tagliati e dunque liberano l’identità repressa. A fronte di ciò, abbiamo incontrato Scarlet per approfondire alcune sfaccettature del suo vissuto da ragazzo omosessuale e di come con la sua arte tenta ogni volta di comunicare messaggi socialmente utili: Ciò che emerge dai tuoi scatti è una estrema naturalezza, segno che il personale orientamento sessuale vada ben oltre la materialità e l’artificiosità di trucco e parrucco. Le foto sono dei riflessi, mi premeva che si evincesse un’immagine più intima, più pulita del transessuale, perchè trovo sia da ignoranti e superficiali attribuire alla figura del transessuale concetti come perversione, prostituzione e pornografia. Ti senti di dirci come il fatto che tu sia omosessuale abbia influito nei rapporti con gli altri? “Da piccolo a scuola, ho sempre esternato la mia identità e per

questo a volte i miei compagni di classe mi han preso in giro, questo però non mi è mai pesato più di tanto, in quanto sopperivo tutto con la mia espansiva scherzosità, che ha fatto si che con il tempo i miei compagni imparassero a capirmi e volermi bene ed addirittura a difendermi da chi mi prendeva in giro. La vera ostilità nei confronti della mia omosessualità, l’ho riscontrata nei rapporti di lavoro, dove ci sono stati dei casi in cui addirittura mi scartavano a priori solo per la voce. Censura, Chiesa, facebook, morale. Queste ed altre varianti erano rappresentate dai fili che durante la performance, immobilizzavano la tua identità. A fronte di ciò, se tu avessi un paio di forbici e in questo momento potessi realmente “tagliare i fili” che immobilizzano tante identità come la tua, da dove inizieresti a “tagliare” ? Partirei dalla chiesa che purtroppo è ancora troppo lontana a problematiche di questo genere, per poi arrivare fino al mondo dei social, dove molto spesso si manifestano episodi di violenza psicologica che sopprimono le identità, invece che aiutarle ad esprimersi. In definitiva penso che ognuno debba avere la libertà di esprimere la propria omosessualità senza il timore di essere additato come sbagliato.

- 31 -


biblioteca dei girolamini

Voltando la pagina. In occasione della Domenica di carta, ha riaperto la Biblioteca dei Girolamini, per ricominciare è il titolo dato all’atteso evento: la Sala Vico rivive per un giorno.

È

lì. Seduto, come di consueto, alla solita scrivania in legno. Alla luce di una lampada sfoglia un volume, di quelli antichi. Di quelli che riempiono, con la sottigliezza preziosa della loro trama, la Biblioteca. Legge intento, come sempre d’altronde. Arricchire la Biblioteca di opere: un’esigenza interiore. I padri oratoriani seguono il suo consiglio e la collezione privata di Giuseppe Valletta è acquisita. Diciottomila opere rare trovano posto tra gli scaffali: ognuna perfettamente aderente allo sfondo come se fosse stata creata per quel luogo. Intanto è lì, lui e la sua passione per la filosofia, per la storia, tra autori greci e latini. Porta il suo nome la Sala Vico, da Giambattista vissuta in ogni angolo, al punto di donare le prime edizioni delle sue opere al convento af-

finché il fondo librario della Biblioteca sia alimentato, sempre di più. La più antica di Napoli, inserita nel Complesso monumentale dei Girolamini, aperta al pubblico nel 1586, pullulante di incunaboli, cinquecentine, edizioni preziose di filosofia, teologia, musica sacra e letteratura europea, disposte nelle quattro sublimi sale settecentesche. Poi, l’oblio tra abbandono e saccheggio. Il 19 aprile 2012 il complesso bibliotecario è sotto sequestro. Gli eventi giudiziari parlano d’incuria e devastazione da parte di chi quel luogo avrebbe dovuto proteggerlo. De Caro, Padre Marsano, Dell’Utri, coinvolti nella vendita illegale di un patrimonio culturale inestimabile. Tre anni dopo, la riapertura speciale delle sale, mentre lì, seduto alla solita scrivania, Vico volta la pagina di una storia scandalosa. Per poter ricominciare.

- 32 -


Per riassumermi, mi limiterò a trasmettervi l’impressione che reco da Napoli, da me prima non vagheggiata se non ne’ sogni o ammirata se non ne’ libri suoi. Ho visto una città colossale, ricca, potente, quasi che indifferente fosse la scelta del luogo in una terra da per tutto incantevole. (Giuseppe Ferraro) Biblioteca dei Girolamini - Ph. Sergio Siano

- 33 -


Biblioteca dei Girolamini - Ph. Sergio Siano

- 34 -


- 35 -


- 36 -


Biblioteca dei Girolamini - Ph. Sergio Siano

- 37 -


Biblioteca dei Girolamini - Ph. Sergio Siano

- 38 -


- 39 -


futuro remoto

- xxix edizione

Futuro non remoto. Piazza del Plebiscito ha accolto FuturoRemoto. Tra le isole del Villaggio della Scienza in ventimila per liberarsi dalle frontiere mentali dell’Europa delle contraddizioni.

L’

effetto visivo inverte i termini del nome composto. Dal Remoto al Futuro in un solo colpo d’occhio: l’antico porticato di marmo della Basilica reale pontificia di San Francesco di Paola ha abbracciato le ultramoderne e fantascientifiche dome bianche di FuturoRemoto, creatura nomade de La Città della Scienza, creando così un’officina laboratoriale, a cielo aperto. Un muro in Piazza del Plebiscito, simbolo de Le Frontiere, rappresenta il tema della 29° edizione della manifestazione di divulgazione scientifica e tecnologica made in Napoli. Per abbattere, durante la performance collettiva #abbattiamoilmuro, mattone dopo mattone, pregiudizi e frontiere, confini e limiti; mentre nell’Europa moderna altri muri della vergogna vengono innalzati. Quale soluzione propone il “Villaggio della

Scienza”? Un risveglio cerebrare! Educare alla flessibilità del pensiero, alla ricerca e all’osservazione attraverso le tematiche delle nove isole dirette da esperti e scenario di interazioni creative. Ventimila tra adulti e bambini, alle prese con robot usati dagli artificieri, scene del crimine allestite dal reparto investigazioni, modelli in scala dello Soyuz e dell’International Space Station, factory experience. In un flusso continuo di laboratori scientifici, artistici e teatrali per reagire alla tipica apatia giovanile che a Napoli prende il nome di “sfastirio” e con la realizzazione di un’arca di Noè digitale per salvare dall’oblio del tempo gli autori dell’Otto e Novecento. Sarà riuscito FuturoRemoto a far superare la curva dell’oblio dilagante? Tra un problema e l’elaborazione di più soluzioni,di certo, ha il merito d’aver tracciato percorsi evolutivi tra barriere involutive.

- 40 -


Non so come il mondo potrà giudicarmi ma a me sembra soltanto di essere un bambino che gioca sulla spiaggia, e di essermi divertito a trovare ogni tanto un sasso o una conchiglia più bella del solito, mentre l’oceano della verità giaceva inesplorato davanti a me. (Sir Isaac Newton) FuturoRemoto XXIX Edizione - Ph. Martina Esposito

- 41 -


FuturoRemoto XXIX Edizione - Ph. Martina Esposito

- 42 -


- 43 -


- 44 -


FuturoRemoto XXIX Edizione - Ph. Martina Esposito

- 45 -


FuturoRemoto XXIX Edizione - Ph. Martina Esposito

- 46 -


- 47 -


- 48 -


FuturoRemoto XXIX Edizione - Ph. Martina Esposito

- 49 -


!MPATTO

MAGAZINE

No Signature Mag Storicamente, molte pubblicazioni stampavano articoli senza firme per dare ai singoli autori la libertà di assumere voci diverse e per permettere ai primi giornali di dare l’impressione che i loro autori fossero più numerosi (i primi numeri dell’Economist erano scritti interamente dal fondatore James Wilson). Ma dopo essere nato come un modo di far sembrare che una persona fossero molte, l’anonimato è poi divenuto un modo per ottenere l’effetto opposto: permette a molti autori diversi di parlare con una voce collettiva.

find us on issuu

EcoFriendly Mag Per suffragare la propria responsabilità Green - in base agli usi e costumi dei giornali online del nord Europa - il Gruppo Editoriale Impatto, festeggia ogni 10.000 lettori nuovi con un albero piantato. Altresì il Gruppo Impatto, ha adottato un giardino, l’Impatto Garden, nella provincia di Benevento, il quale, oltre ad essere il luogo dove vengono impianti i suddetti alberi, è anche un elegante oasi naturale curata e manutenuta con metodologie eco compatibili.

- 50 -


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.