iNBiCi magazine- anno 5 - Numero 7 - Luglio 2013

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MONTE BONDONE Avventurarsi ed emozionarsi alla conquista del mito… Quando si parla del “Bondone”, si pensa subito allo sport all’aria aperta: le sconfinate piste imbiancate in inverno ma anche e soprattutto l’emozionante e mitica salita della Charly Gaul. Il monte Bondone ben si presta ad essere un magnifico scenario per imprese e divertimento in ogni stagione. Una montagna facilmente accessibile e ricca di opportunità non solo per sfidare se stessi ma per lasciarsi suggestionare da incantevoli paesaggi in un ambiente ancora intatto.

Trekking o arrampicata, equitazione, deltaplano e parapendio, mountain bike sono solo alcune delle possibilità per esplorare la natura del monte Bondone. Basta infilarsi un paio di scarponi ai piedi o montare in sella alla propria bici e avviarsi a percorrere, da soli o con l’accompagnamento di guide esperte, la fitta rete di sentieri, adatti a tutte le età, che attraversano il complesso montuoso molto vasto, terminante con la cima del Monte Stivo (2.054 m). I sentieri, non soltanto s’immergono nella natura, attraversando spettacolari paesaggi alpini e lacustri, ma ripercorrono anche la storia sulle tracce delle trincee risalenti alla prima guerra mondiale. Per chi ama semplicemente la natura, oppure è appassionato conoscitore degli ecosistemi alpini, è sicuramente d’obbligo una tappa nel verdissimo altopiano delle Viote (a 1.550 m), una torbiera ricca di interessanti specie vegetali e rari invertebrati, come il coleottero acquatico. Non è un caso che questa conca ospita il Giardino Botanico Alpino, con oltre duemila specie di piante montane e fiori di rara bellezza provenienti da tutti i continenti. Un posto meraviglioso, adatto anche ai più piccoli con un parco giochi realizzato in materiali naturali, una “terrazza delle stelle” per osservare in notturna il cielo terso che in montagna è unico. Questo meraviglioso altopiano è circondato da quattro cime: il monte Palon (2.090 m), visibile dalla città di Trento, e le famose “tre cime” quali il Monte Cornetto (2.180 m), il Doss D’Abramo (2.140 m) e la Cima Verde (2.102 m). Su queste ultime tre si snoda, in

senso antiorario, un sentiero circolare che passa per le vecchie strutture militari del poligono trasformate in osservatorio astronomico, per ruderi di edifici antichi, come il castello dei Conti Wolkenstein, e poi boschi e malghe, costeggiando la Riserva Naturale Integrale delle Tre Cime del Monte Bondone, un’area di 185 ettari, dove la natura è protetta sin dal 1968. Ma più di ogni altra cosa, il monte Bondone offre l’esperienza unica di ripercorrere la stessa salita che il grande ciclista lussemburghese Charly Gaul, l’8 giugno del 1956, seppe scalare arrivando vincitore al traguardo dopo aver affrontato una vera e propria insolita tempesta di neve. Sono quegli stessi tornanti della “SP85 del Monte Bondone” che emozionano oggi chiunque s’imbatta nella stessa impresa attraverso La Leggendaria Charly Gaul, una granfondo indimenticabile per cicloturisti e cicloamatori che vogliono provare le stesse emozioni di quella fatica e godersi allo stesso tempo lo spettacolo degli scenari mozzafiato. Lo stesso percorso “Trento-Bondone” è anche noto per una storica gara automobilistica, che nei primi giorni del mese di luglio, ogni anno viene rievocata richiamando migliaia di appassionati. foto Haneburger

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Il Monte Bondone è conosciuto anche come l’Alpe di Trento per la sua imminente presenza ad ovest del capoluogo e per la sua centralità che offre un panorama da brivido sulla Valle dell’Adige, sulla Valle dei Laghi e su tutte le catene montuose del Trentino, specialmente quella del Brenta. È una montagna che non ama il turista pigro. Essere qui significa lasciarsi trasportare in mille attività, sportive e ricreative, nulla di più naturale, perché questa località invoglia ad avventurarsi e a scoprire i suoi angoli più straordinari.

E la stessa strada, quest’anno, sarà protagonista ancora una volta nel mondo del ciclismo, e per la prima volta in Italia, come percorso per il Mondiale cicloamatori UCI World Cycling Tour Final Trento 2013. Va da sé che il Monte Bondone, deve essere vissuto in pieno movimento. Ma per i vacanzieri più esigenti, che amano vivere una villeggiatura rilassante, l’offerta turistica propone anche soggiorni in hotel completamente rinnovati, con centri benessere che offrono fantastici trattamenti termali. E nei dintorni è possibile assistere a concerti speciali eseguiti in scenari naturali molto suggestivi e fascinose rievocazioni storiche fra le quali è facile ritrovarsi per caso, nonché è facile ritrovarsi anche nei locali tipici della zona ad assaporare i piatti che risalgono ad antiche tradizioni. Tutto questo attorno ad una che per i trentini è “la montagna” per eccellenza… chi non la conosce ancora non può perdere l’occasione di scoprirla questa estate e, se proprio non fosse possibile, be’ c’è poi tutto l’inverno per mettersi ai piedi un paio di sci e scoprire fantastiche ed attrezzatissime piste bianche. Praticamente c’è tutto un mondo di emozioni racchiuso in questa montagna!


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Riolo Terme Antica ospitalità e perenne vocazione al benessere nel cuore della Romagna L’estate È arrivata, e, come sempre, la Romagna offrE ai suoi visitatori un ventaglio di occasioni per trascorrerla al Meglio. E se il mare è l’attrattiva maggiore, perché, invece, non esplorare l’entroterra, Ricco di natura, Storia, gastronomia, ospitalità, relax e divertimento? A Pochi chilometri Dalla costa, Ci Sono luoghi così affascinanti eppure poco conosciuti, COME Riolo Terme, una piccola gemma incastonata nel diadema dei centri termali emiliano-romagnoli.

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Fra Imola e Faenza, poco distante dalla Via Emilia, a ridosso dell’Appennino Tosco-Romagnolo, sulle rive del Senio e immersa fra dolci colline coltivate a vigna, si trova Riolo Terme, cittadina nota da secoli per le proprietà termali delle sue acque, ma anche luogo affascinante per la sua storia, per le tradizioni enogastronomiche e per la natura che la circonda. La storia di Riolo vede coinvolti Umbri, Etruschi, Celti e Romani, e poi anche Goti e Longobardi, come dimostrano numerosi ritrovamenti. Ma il simbolo storico più imponente della città è la Rocca trecentesca, che con alte mura e torri veglia sul centro urbano. È un magnifico esempio di fortificazione militare tardomedievale, voluta da Caterina Sforza per mantenere il presidio dei Bolognesi. Oggi, ancora integra dopo numerose ristrutturazioni, non solo offre un moderno percorso museale su vari livelli che ne spiega la storia, ma ospita anche il Museo del Paesaggio dell’Appennino Faentino e altre importanti mostre che si susseguono ciclicamente, nonché rassegne culturali, musicali e cinematografiche. Il centro storico è anche un perfetto scenario per le atmosfere delle tante rievocazioni storiche e sagre che esaltano il patrimonio delle tradizioni. Durante tutto l’arco dell’anno, infatti, si avvicendano “Agriolo”, fiera dell’agricoltura, la “Sagra dello Scalogno IGP di Romagna” – prelibatezza che esalta i cibi che accompagna – la “Festa dell’Uva”, la “Giornata della Salvia e della Saba”, le rassegne “Il Piatto Verde” e “Mare e Collina”, con menù rispettivamente a base di erbe e di pesce e carne. A questi eventi dedicati ai prodotti della terra si aggiungono poi le tradizioni culturali riscoperte come le diverse serate celtiche proposte. Come non mancare a queste occasioni di degustazione e onorare le tradizioni che rispettano l’avvicen-

darsi delle stagioni… da annoverare ancora, prodotti come la pasta fatta a mano, i formaggi e i salumi genuini, i vini romagnoli DOC e l’olio DOP della vicina Brisighella. Ne consegue che anche i vicini borghi di Brisighella, con la sua medievale “via degli Asini” soprelevata, e Casola Valsenio, con le sue oltre 400 specie di piante officinali custodite nel Giardino delle Erbe, sono assolutamente esplorare. Ad impreziosire i dintorni di Riolo, concorrono anche Faenza, con le sue ceramiche, e Ravenna, con i suoi mosaici. In questo territorio, le vallate del Senio, del Santerno, del Sintria e del Lamone si intersecano con la Vena del Gesso Romagnola. Una dorsale di solfato di calcio che scolpisce il paesaggio in modo molto particolare, affascinando chiunque si addentri nell’omonimo parco. Un ambiente completamente unico, dove il versante nord verde ed ombroso, si contrappone a quello spoglio e luminoso di quello gessoso esposto a sud. La caratteristica conformazione geologica oltre che creare un susseguirsi di calanchi e grotte, dove ancora si trovano le tracce di antichi insediamenti, ha influenzato il microclima, tanto da far crescere una rigogliosa natura mediterranea, con profumi e colori che meritano una visita. Si può praticare il trekking o andare a cavallo o mountain bike lungo itinerari speciali, come la “Corolla delle Ginestre”, di 60 km, o lungo l’emozionante crinale del parco stesso, dal quale è possibile addirittura arrivare con lo sguardo fino al mare. A ridosso dei magici calanchi si trovano anche strutture per il divertimento puro come il parco di Acqualand, o il Golf Country Club, circondati da un paesaggio di straordinaria bellezza.

Ma tornando alla vera vocazione di Riolo, qui è possibile lasciare i ritmi della vita quotidiana e rigenerarsi – per una vacanza, o anche solo un weekend – nel suo rinomato centro termale, attorniato da un parco secolare. La geologia del territorio rende il sottosuolo ricco di una straordinaria varietà di acque medicamentose, che riemergono nei vulcanetti di Bergullo sottoforma di finissimo fango sorgivo. Lo stabilimento nacque nel 1870 richiamando personaggi come Lord Byron, Giosuè Carducci e Pellegrino Artusi. Oggi dispone di ben quattro centri che lavorano in sinergia e offrono numerose di cure per ogni esigenza: si parte dalla diagnosi di patologie varie (respiratorie, articolari, circolatorie, cutanee, legate all’alimentazione o allo stress) grazie a visite specializzate, per individuare le cure ottimali. Le più avanzate tecnologie si combinano con medicine antiche e tradizionali (farmacologia, agopuntura, massaggi, ginnastiche e terapie manuali). Alla cura del corpo e della bellezza sono dedicati i trattamenti più all’avanguardia. E per la riabilitazione c’è la grande piscina salsobromoiodica a 34°, dove getti mirati e attrezzature ginniche facilitano il rilassamento e il recupero di ogni funzionalità motoria. Inoltre, un recentissimo intervento in occasione dei 140 anni di storia delle Terme, ha portato un nuovo percorso benessere con sauna, bagno turco, docce emozionali, fitness room e area relax, alla portata dei più esigenti. Insomma, per corpo e mente, una proposta davvero invitante! A completamento, l’accoglienza unica delle strutture ricettive, tipica della Romagna, dove l’ospite è coperto da mille attenzioni, con visite guidate, spettacoli, laboratori artistici e divertimento anche per i più piccoli. Nulla lasciato al caso, tutto è pensato per lasciare nel cuore dell’ospite, un ricordo indimenticabile. Docce emozionali e area relax nelle Terme


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SOMMARIO 6

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Claudio Brusi

Inbici per il mondo

a cura di Mario Pugliese

a cura di Andrea Pelo Di Giorgio

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L’Editoriale

Grandi Eventi

a cura di Maurizio Rocchi

a cura di Newspower

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Alessandro Proni

Biomeccanica Inbici

a cura di Paolo Mei

a cura di Fabrizio Fagioli

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Alessandro Melli

Dossier sport e medicina

a cura di Roberto Zanetti

a cura del Dr. Giuliano Peruzzi

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Vittorio Mevio

Il telaio ideale

a cura di Roberto Zanetti

a cura di Roberto Zanetti

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Ruote roventi

L’Officina

a cura del Dr. Roberto Sgalla

a cura di Lorenzo Comandini

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ACSI Settore Ciclismo

Salute Inbici

a cura di Nicoletta Brina

a cura del Dr. Alessandro Gardini

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114 Scott Valdarda Bike

Sicurezza in gara a cura di Gianluca Barbieri

a cura di Newspower

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Le salite mitiche dei grandi giri

Stretching nello sport

a cura di Max Lelli - Leonardo Olmi

a cura del Dr. Massimiliano Muccini

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Nuovo usato e informazioni

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Direttore Responsabile Andrea Agostini Vice Direttore Maurizio Rocchi Capo Redattore Maurizio Rocchi In Redazione Andrea Agostini, Mario Pugliese, Dr. Roberto Sgalla, Massimiliano Muccini, Fabrizio Fagioli (Equipe Velòsystem), Equipe Enervit, Gian Paolo Mondini, Nicoletta Brina, Bruno Achilli, Fabrizio Montalti, Enrico Cavallini, Mario Facchini, Leonardo Olmi, Ivano Ognibene, Andrea Pelo Di Giorgio, Dr. Maurizio Radi, Gianluca Barbieri, Roberto Bettini, Paolo Mei, Roberto Zanetti, Andrea Passeri, Dr. Alessandro Gardini, Dr. Piero Fischi, Luciana Rota, Lorenzo Comandini Fotografi Playfull, Studio5, foto Castagnoli, Bettini photo, Ido Talenti, Leonardo Morelli, Newspower, Archivio fotografico Gianni Rocchi Distribuzione S. Service Consulting S.r.l. Responsabile Grafica Loredana Cramarossa Responsabile Facebook Nicola Negosanti Stampa Wafra Responsabile marketing Sara Falco. Piede_Inbici_red22.pdf Piede_Inbici_red22.pdf1 127/05/13 27/05/1313:20 13:20 Diritti e proprietà INBICI MAGAZINE - SARA FALCO EDITORE - Reg imprese n° REA FO 323603 Iscrizione Registro Tribunale di Forlì nr. 3/2013 del 5 aprile 2013. Tutti i diritti riservati. È vietata la riproduzione anche parziale di articoli, foto e disegni senza autorizzazioni della SARA FALCO EDITORE.



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CLAUDIO BRUSI

info@inbici.net

a cura di Mario Pugliese

Frw rivoluziona il mercato nasce il nuovo portale web dell’azienda Freewheeling L’AZIENDA RAVENNATE FRW LEADER NELLA PRODUZIONE DI BICICLETTE RINNOVA LE STRATEGIE COMMERCIALI E DI VENDITA COINVOLGENDO I PROPRI RIVENDITORI IN UN PROGETTO INNOVATIVO DENOMINATO E-CORNERS FAVORENDO COSì L’ACQUISTO AL CONSUMATORE FINALE CHE POTRà BENEFICIARE INOLTRE DI VANTAGGI ECONOMICI IMPORTANTI.

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Con un occhio al futuro (internet) ed uno alle tradizioni (la rinomata artigianalità italiana), nasce il nuovo portale web dell’azienda Freewheeling (www.freewheeling.it), un e-corners consacrato alla bicicletta realizzato in sinergia con Dacs. Molteplici e allettanti le finalità del progetto: allestire uno show-room delle due ruote aperto 24 ore su 24, mettere in rete – dopo una rigorosa selezione – i più prestigiosi punti vendita italiani, rilanciare su alti standard qualitativi il mercato dell’usato e offrire ai rivenditori una soluzione efficace al problema atavico del magazzino e delle giacenze. Ideatore di questo progetto, che nasce da una rivoluzionaria filosofia commerciale calibrata in base alle nuove dinamiche del mercato, è – neanche a dirlo – Claudio Brusi, cuore e cervello della Frw che, ancora una volta, con le stigmate del precursore, propone al mondo delle biciclette un’iniziativa di assoluta avanguardia.

farselo spedire a domicilio oppure ritirarlo di persona presso uno dei rivenditori indicati dal portale. Ed è evidente che lavoreremo affinché l’acquirente scelga sempre questa seconda possibilità.»

Claudio Brusi, Freewheeling si appresta ad inaugurare qualcosa di più del “solito” portale e-commerce... «In effetti, dietro a questo progetto c’è una nuova filosofia commerciale che nasce da una lettura attenta ed obiettiva delle mutate esigenze del mercato. Sul portale verrà caricato l’intero listino dell’azienda con foto e descrizione di ogni prodotto, ma sarà soprattutto una piattaforma web costruita in partnership con i rivenditori presenti sul territorio italiano.»

Come si entra a far parte di questo network? «A monte c’è stata una selezione rigorosa, perché è evidente che il portale non può essere aperto a tutti. Freewheeling ha sempre avuto come mission aziendale la ricerca della massima qualità e dunque è evidente che i nostri partner dovranno avere un’adeguata certificazione. Non cerchiamo vetrine luccicanti con prodotti omologati e di scarsa qualità, ma officine meccaniche specializzate, negozi in cui si respira, da anni, una grande cultura della bicicletta.»

Come funzionerà? «Sarà un vero e proprio network di aziende che metteranno in rete tutti i loro campionari, dalle ultime novità all’usato. L’utente effettuerà l’acquisto del prodotto online e, a quel punto, avrà due opzioni:

Perché, dopo un acquisto online, il ritiro dovrebbe avvenire in negozio? «Perché un conto è farsi recapitare a casa un pacco spersonalizzato con qualche pezzo da assemblare, un altro è farsi consegnare la bicicletta direttamente dalle mani di un meccanico specializzato che, anche sul piano della consulenza, può offrire consigli importanti. C’è chi interpreta la vendita online come il punto finale di una trattativa, per noi invece sarà l’inizio di un processo di fidelizzazione del cliente. La novità del progetto è proprio nel suo obiettivo, che è quello di abbattere le distanze dell’e-commerce e usare internet per portare clienti nei negozi.»

Già, ma i costi di affiliazione... «Assolutamente simbolici: 500 euro all’anno. E con 250 euro in più si acquista anche la targa di rivenditore ‘gold’, che consente

Il manager Claudio Brusi con le ragazze del team Oro Nero


di inserire nel portale il sito internet personale del punto vendita. Un modo semplice e sicuro per aumentare la propria visibilità e moltiplicare i contatti.» Che tipo di risposta ha avuto dal mondo dei rivenditori italiani? «L’idea è concettualmente rivoluzionaria e, come tale, ha bisogno dei suoi tempi per decantare. Puntare così decisi sulle sconfinate potenzialità della rete è normale per le nuove generazioni cresciute a pane & internet, ma permane qualche resistenza, soprattutto tra i rivenditori storici che magari non hanno mai tenuto in mano un mouse. Io credo, in ogni caso, che il mercato non abbia scelta: non percorrere oggi la strada dell’e-commerce vuol dire rinunciare, a priori, ad una fetta importante del nostro mercato. E in tempi di crisi è un lusso che non possiamo permetterci.» E per l’utente finale quali benefici si prospettano? «Direi enormi, perché – comodamente seduto a casa sua – avrà l’opportunità di sfogliare un catalogo di proposte praticamente illimitato, corredato da immagini e, ovviamente, da schede tecniche dettagliatissime. E anche sul piano economico è evidente che, di fronte ad un campionario così ricco, troverà sempre ciò che cerca. Anche perché, per molti articoli, il prezzo sarà il più basso del mercato mondiale. Inoltre, il fatto che il ritiro della bicicletta possa avvenire direttamente in negozio gli garantirà anche quell’assistenza che, di solito, acquistando una bici online in Giappone o Usa, non avrà mai.»

mi ha consentito di tornare a dialogare direttamente con i negozianti. Ogni giorno faccio su e giù per l’Italia incontrando i rivenditori, disquisendo con loro della crisi e dei possibili rimedi. Con questo progetto ho voluto, direi doverosamente, pensare soprattutto a loro, investendo su chi, in questi anni, ha contribuito a consolidare il nostro marchio.» Nel vostro campionario di prodotti, c’è una prestigiosa new entry: il marchio Marin... «È un marchio che, per storia e qualità, può stare a pieno titolo tra i nostri prodotti di punta. Avevamo già avuto sinergie commerciali quando il management era americano e ci siamo ritrovati oggi che i vertici, attraverso il gruppo Poligon, sono diventati indonesiani. Questa è una bicicletta che ha una storia di grande prestigio, un brand che l’esigentissimo mercato italiano accoglierà, ne sono certo, con grande entusiasmo.» Brusi, lei è sempre stato – e continua ad essere – un vulcano d’idee vincenti. È per questo che la chiamano “Napoleone”? «Lavorare non mi spaventa e, anche se dormo poco più di tre ore a notte, le energie non mi hanno mai tradito. Amo ciò che faccio e – anche in un mercato difficile e, a volte spietato – non sono mai venuto meno ai miei principi. Il nomignolo di ‘Napoleone’ me l’hanno appiccicato proprio per questo: sono un ostinato di natura e, di fronte alle difficoltà, non mi arrendo mai». Chapeau.

Tra gli obiettivi di Freewheeling c’è anche la soluzione del problema del “magazzino”, ovvero delle rimanenze aziendali ormai fuori mercato... «Oggi siamo in grado, come Frw, di assorbire gran parte dei magazzini dei nostri rivenditori, acquistandoli con offerte economiche o permutandoli con prodotti dei nostri nuovi campionari. Il nuovo portale, in questo senso, garantirà un dialogo costante fra rivenditore e ‘casa madre’, rendendo frequenti anche questo genere di trattative.» Dunque, l’obiettivo è creare un grande “mercato globale della bicicletta” in grado di aumentare, d’incanto, il portafoglio clienti di tutti i rivenditori? «Credo che questa, in fondo, sia una necessità vitale ormai per tutti. La crisi ha picchiato duro anche nel nostro settore ed il rischio è che si disperdano professionalità di prim’ordine. Ecco perché è necessario ‘fare rete’. Questo progetto, pensato non solo per gli interessi di Frw ma per il rilancio dell’intero settore del ciclo, vuol essere un argine contro la crisi, rilanciando in maniera organica l’intero mercato della bicicletta italiana che, non va dimenticato, ha fatto scuola nel mondo.» Freewheeling è uno dei pochi esempi virtuosi di aziende italiane che, in uno scenario globale di recessione, ha il coraggio d’investire... «Il lavoro per me è business, ma soprattutto passione. Il nuovo portale web ha eliminato, di fatto, la storica figura intermediaria degli agenti, ma

Il manager Claudio Brusi mostra un pregiato riconoscimento ricevuto dall’azienda Marin




Dopo il restyling della veste grafica, il magazine Inbici ha il piacere di annunciare ai suoi fedeli lettori il potenziamento della redazione giornalistica che, già da questo numero, potrà avvalersi di nuove prestigiose firme. Si tratta di una scelta editoriale ben ponderata che – dopo i robusti investimenti nella stampa, nella grafica, negli eventi fieristici e nella versione web e tv – ha deciso di compiere un ulteriore salto di qualità, dotandosi di uno staff di giornalisti professionisti in grado di garantire contenuti sempre più ricchi e qualificati.

Ci saranno sempre le interviste e gli approfondimenti di Leonardo Olmi e le recensioni specializzate di Roberto Zanetti con le sue raffinatissime schede tecniche. Tra le new-entry segnaliamo invece Mario Pugliese, giornalista dal corposo know how ciclistico (è stato, fra le altre cose, addetto stampa dei team professionistici di Lpr e Saunier Duval). Nel nostro staff editoriale salutiamo anche l’ingresso prestigioso di Roberto Sgalla, direttore della Scuola Superiore di Polizia che, per Inbici, curerà in esclusiva una rubrica mensile dedicata al mondo

delle due ruote. Con lui, che sulla sicurezza stradale dei ciclisti viene considerato un’istituzione a livello europeo, inaugureremo nuovi interessanti filoni tematici. L’obiettivo, come detto, è quello di garantire ai nostri lettori articoli giornalistici di sempre maggior pregio, pubblicando inchieste esclusive e focus specializzati con divagazioni anche nel “dietro le quinte” del ciclismo. Inbici non perderà il suo tag commerciale, ma aggiungerà progressivamente alle sue pagine servizi di qualità per offrire un prodotto editoriale sempre più ricco e giornalisticamente accattivante.

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L’EDITORIALE l’editore MAURIZIO ROCCHI



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IN COPERTINA ACSI, PER CHI AMA IL CICLISMO

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Il futuro di Acsi, ente sportivo che fa della promozione dell’attività il suo mantra, non può prescindere dal suo passato. La passione che i tanti affiliati stanno dimostrando, è l’elemento di continuità che proietta verso il futuro questa associazione. Il settore ciclistico di Acsi è, poi, al centro di un progetto di rinnovamento e di recupero di quella che è la sua connotazione dedicata allo sport come puro e semplice divertimento, come opportunità da sfruttare per stare insieme ad altri appassionati e per tenersi in forma, mettendo sempre piu’ in evidenza il valore cicloamatoriale e cicloturistico. E da dicembre ad oggi, in soli 7 mesi dalla nomina del nuovo responsabile Acsi Settore Ciclismo, avvocato Emiliano Borgna, di cose ne sono cambiate parecchie. Da sottolineare non solo il recupero, già accennato, della connotazione “ludico-sportiva” di questa attività, al percorso di chiarezza normativa che si sta facendo strada in questi mesi. Ma non solo affari burocratici hanno contrassegnato i primi mesi di operatività di Acsi, visto che importanti novità sono già state messe in cantiere per il 2014, prime fra tutte le convenzioni strette con importanti marchi di settore ed enti turistici per garantire ai nuovi tesserati Acsi trattamenti e benefici esclusivi.



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ALESSANDRO PRONI a cura di PAOLO MEI

info@inbici.net

«LA SFIDA PIÙ GRANDE? AIUTARE CHI AMO» UN CAMPIONE DELLA BICICLETTA CHE HA SEMPRE VISSUTO QUESTO SPORT CON LA MASSIMA PROFESSIONALITÀ, TENENDO BEN PRESENTE IL SENSO DELLA VITA E LE SUE PRIORITÀ. VINCITORE DEL PREMIO FAIR PLAY GIRO 2013, HA FATTO SÌ CHE I RIFLETTORI DELLA CORSA ROSA SI ACCENDESSERO SULLA PROBLEMATICA DEI TRAPIANTI E DELLE MALATTIE GRAVI. LA SUA STORIA IN GIALLOFLUO, ALLA CORTE DI LUCA SCINTO.

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Il 2013 ha segnato per Alessandro Proni il debutto al Giro d’Italia, una grande emozione per la quale ha lottato tanto e che è giunta come il coronamento di una lunga attività di allenamento. Alessandro, il Giro d’Italia si è concluso da poco: come sta? «Credo proprio di essere uscito bene dal mio primo Giro. Diciamo che le prossime corse mi permetteranno di capire meglio il livello della condizione.»

foto CYCLEMAGAZINE.IT

Chi meglio di un professionista come lei può descrivere che cosa significhi partecipare, soffrire e concludere la corsa più dura del mondo nel paese più bello del mondo? «Il Giro è un’emozione incredibile, tutti i colleghi mi dicevano che sarebbe stato bellissimo, ma mai avrei pensato di provare delle emozioni del genere. Durante la Corsa Rosa ho capito il significato di tutti quei sacrifici fatti per poterla correre.» Entriamo nel dettaglio di questo Giro: la tappa più bella? «Sono state tante, ma desidero tenere nel cuore le tappe nelle quali potevo sentire il tifo della gente al 100%, ovvero quelle meno ostiche, lì il calore della gente faceva venire i brividi. Comunque, la tappa in cui ho visto più gente a bordo strada è stata quella di Treviso, corsa sotto la pioggia. Non solo in corrispondenza dei paesi attraversati da quella tappa, partita da Longarone, ma l’intero percorso era colorato dal pubblico. Il merito va anche a RCS per aver svolto un lavoro eccelso.» La più dura? «Indubbiamente la penultima, con arrivo alle Tre Cime di Lavaredo sotto la neve, proprio per le condizioni meteo difficili. Anche la Cervere-Jafferau non è stata una passeggiata. Si vede che soffro il freddo!» Il pubblico che non dimenticherà per il suo calore? «Come ho già detto, indistintamente, da nord a sud è stata una carrellata di emozioni, grazie ad un pubblico fantastico.» C’è stata una tappa in cui ha pensato di mollare? «Confesso di sì, quella di Firenze. Siamo partiti e faceva caldissimo, circa 30°. Dunque, abbigliamento leggero, senza canottiera. Sono


entrato in una fuga, stavo bene e pensavo di fare il colpaccio, ma piano piano, sulle salite, ha incominciato ad abbassarsi la temperatura e a piovere. Su Vallombrosa, in particolare faceva talmente freddo che quasi mi sono bloccato, non riuscivo a scendere in discesa, tremavo. Volevo fermarmi e lanciare la bici in un dirupo, tanto che ad un certo punto sono andato in crisi e mi sono lasciato andare in un pianto liberatorio. Ero nervosissimo, mi sembrava di essere pronto ad assaporare la sconfitta con un ritiro, un momento bruttissimo.» Nel 2007 lei militava nella QuickStep e ottenne una vittoria di tappa al Tour de Suisse. Non proprio una corsetta. Il suo miglior risultato? «Quella è stata la mia più grande affermazione, una giornata memorabile. Venivo da numerosi piazzamenti e quel giorno feci una lunga fuga: 218 km. Eravamo in tre a staccarci, uscimmo dopo soli 10 km, nel finale rimasi tutto solo col gruppo che cercava di tornarmi sotto, tutti corridori di spessore. Pochi giorni dopo, un mio amico mi regalò un poster con la foto di quella vittoria e l’ordine d’arrivo ‘mondiale’, nel senso che riuscii a prevalere davanti ai migliori al mondo.» Dal 2012 lei è in forza alla Vini Fantini Selle Italia (un tempo Farnese, ndr). Una seconda parte della carriera dedicata ai capitani. Dicono i migliori gregari del mondo, che quando vince un capitano sia quasi come una vittoria, è vero? «Lavorare per i capitani è quanto mi viene richiesto dalla squadra. Ricordo che l’anno scorso, dopo aver tirato a lungo per Oscar Gatto, centrammo la vittoria e lui riuscì a rompere il ghiaccio dopo un periodo senza vittorie. Fu emozionante, vincemmo tutti, quel giorno. Devo dire che se uno ha la mentalità vincente, difficilmente la può sopprimere: per questo spero un giorno di dimostrarlo in prima persona.» Il suo modello sportivo? «Alex Zanardi: la sua storia è esemplare per spiegare il significato di forza di volontà. Nulla ha un limite nella nostra vita. La testa è tutto.»

venuta a mancare in seguito per altre complicazioni. Come potete vedere questa donazione non comporta problemi per il donatore, io ne sono la prova vivente, avendo concluso il Giro d’Italia.» Quindi, i lettori, gli amanti del ciclismo, le persone comuni, come possono essere sensibilizzate per poter aiutare i malati di leucemia? «Per poter aiutare i bambini, prima di tutto bisognerebbe fare una visita negli ospedali, al fine di capire per bene il senso della vita e tutti i problemi legati ad esso. Quindi, basta fare domande a chi è molto più preparato di me, negli ospedali, oppure presso le sedi dell’‘ADMO’ (Associazione Donatori Midollo Osseo), dove volontari sapranno indicare la giusta via per poter diventare donatore. È troppo importante fare questi passi, io l’ho vissuto sulla mia pelle e so quanto il gesto del singolo possa risultare determinante in certi casi.» L’ultima tappa del Giro 2013 è partita da Riese Pio X, in provincia di Treviso. Sul palco del foglio firma, è salito l’ex europarlamentare ed ex telecronista del Giro, Giacomo Santini. A nome del Panathlon, le ha conferito un riconoscimento straordinario, il “Premio Fair Play Giro 2013”. «Ho sentito dentro di me un’emozione indescrivibile. Non volevo raccontare e rendere pubblica la mia storia, ma il mio addetto stampa, nonché grandissimo amico, mi ha spronato e incoraggiato a farlo per il ciclismo. Ho pensato che lo dovevo a mia sorella e a tutte quelle persone che soffrono e lottano ogni giorno, che magari sono in cerca di un donatore per poter continuare a vivere e magari non riescono a trovarlo. Ecco, quel premio, più che mio è per mia sorella che ho sentito vicina a me su quel palco. Ringrazierò per sempre RCS Sport, Davide Cassani, Alessandra De Stefano e la RAI per avermi dato modo di raccontare questa storia e per aver contribuito a sensibilizzare la gente riguardo all’importanza della donazione.» Il Giro è finito, quali sono i suoi prossimi appuntamenti per questa stagione? «Il Giro di Slovenia a giugno, poi il campionato italiano. A luglio il Giro dell’Appennino e il Trofeo Matteotti dove vorrei fare bene.»

foto FABRICE COFFRINI/2007 AFP

Torniamo al Giro d’Italia 2013. Grazie a lei è stato alzato il sipario su di una nobilissima causa. Alessandro Proni, con la squadra belga Quick Step, Nel 2010 si è sottoposto, vince la terza tappa del Tour de Suisse infatti, ad un intervento per cercare di salvare sua sorella Debora da una terribile malattia. Un gesto importante… «Per me è stata un’emozione incredibile, per la prima volta nella mia vita sentivo di contare più del solito, avevo la possibilità di salvare una vita umana. Non è stato un intervento, bensì un prelievo di sangue (un poco più lungo del solito) con il quale si raccolgono cellule staminali, per poi infonderle nel paziente sotto forma di trasfusione: il trapianto di midollo. Nel caso di mia sorella il trapianto andò benissimo, purtroppo è

Il suo sogno sportivo? «La maglia tricolore, ma anche partecipare al Mondiale sarebbe una bella soddisfazione.» Le ultime righe di questa intervista sono per Luana, sua moglie, e per Rebecca e Ludovica. Cosa rappresentano per Alessandro Proni? «Loro sono la vita, la mia vita. Vivo per loro e in simbiosi con loro. Il ciclismo è solo una parentesi della vita che ci può permettere di avere un buon futuro, tanto è vero che quando sono a tutta, penso a loro per non mollare!»


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Regina sposa la mobilità sostenibile a cura di Matteo Gozzoli

info@inbici.net

Consegnate le prime 50 biciclette al Comune di Cesenatico 400 city bike azzurre griffate Regina, nei prossimi mesi “invaderanno” Cesenatico e saranno a disposizione di scuole, enti pubblici e servizi privati legati al mondo del turismo per servizi di bike sharing.

G

Gruppo Bici Srl di Cesena che oltre a Regina è proprietaria dei marchi Speed e Rossin – quest’ultima già sponsor della Granfondo Nove Colli – nei mesi scorsi si è aggiudicata un bando pubblico indetto dal Comune di Cesenatico per l’assegnazione di 400 biciclette da utilizzare per servizi rivolti al pubblico, in particolare il bike sharing. Il bando si inserisce nel progetto AdriMob (Adriatic Multimodal System) – iniziativa dell’Unione Europea finanziata per due milioni di euro – che ha come finalità favorire il trasporto marittimo passeggeri tra e lungo le sponde dell’Adriatico e inoltre incentivare il trasporto pubblico e ciclabile nelle località marittime affacciate sul mare Adriatico. Per rispondere al bando AdriMob, Regina ha progettato una speciale city bike battezzata “Street Cesenatico” che rispetta i dettami della normativa europea sulla sicurezza UNI EN 14764. Il telaio e il manubrio sono in alluminio Hydroformed per garantire leggerezza, stabilità e maneggevolezza mentre la forcella è in acciaio. Grande l’attenzione che la casa cesenate riserva come sempre al tema della sicurezza stradale, sul lato sinistro del manubrio è integrato uno specchietto retrovisore per avere il massimo controllo della situazione anche in città. Per la “Street Cesenatico” sono state scelte delle ruote sportive, capaci di garantire scorrevolezza e allo stesso tempo il cerchio è a doppia camera per garantire comfort e sicurezza e ridurre al minimo la necessità di manutenzione. Il cambio è lo Shimano TY21 a 21 velocità con comodi comandi Revo Shimano posizionati sul manubrio. Lo scorso 29 maggio Regina – davanti al Palazzo del Turismo di viale Roma – ha consegnato al Comune di Cesenatico le prime 50 biciclette delle 400 previste dal bando. Occasione della consegna è stato un gemellaggio tra le scuole media di Cesenatico e una scuola media dell’Alto Adige in visita a Cesenatico proprio in quei giorni. In sella alle nuove e super accessoriate city bike Regina si è infatti rinsaldato un gemellaggio tra la scuola media Dante Ar-

felli di Cesenatico e la scuola media “Karl Meusburger” di Brunico (BZ). Dopo una rapida e puntuale messa a punto da parte dei meccanici specializzati Regina presenti a Cesenatico per la con-

segna, il Sindaco di Cesenatico Roberto Buda, assieme a una quarantina tra studenti e insegnanti, hanno potuto alzarsi sui pedali per inaugurare le nuove city bikes nel centro di Cesenatico.



CENTRO Città a cura di Roberto Zanetti

Regina Amsterdam, l’olandesina

Gruppo Bici, distributore del marchio Regina, presenta Amsterdam, una bicicletta moderna non solo nelle grafiche ma anche nei nuovi allestimenti. Grazie agli innovativi componenti meccanici Sram Automatix a 2 velocità e I-Motion a 3 velocità, entrambi interni al mozzo, si può facilmente pedalare ovunque e non solo in pianura…

Caratteristiche Tecniche Ci sono momenti della vita in cui il bisogno di evasione dai frenetici ritmi quotidiani imposti dalle nostre giornate si fa sentire più del solito e a questo punto bisogna “staccare la spina”; cosa c’è di meglio e di più salutare che una bella pedalata in bicicletta per recuperare in giusto equilibrio e dedicarsi a noi stessi? Mi fa riflettere il dato che gli italiani, complici la grave crisi economica, il caro carburanti e i costi lievitati delle compagnie di assicurazione, sono tornati a pedalare sulle nostre strade e non solo, anche sulle piste ciclabili (purtroppo ancora troppo poche), in mezzo al verde della campagna, in riva a un fiume o su un sentiero di montagna. Non accadeva dal dopoguerra e dalle domeniche di “austerity” degli anni settanta di vedere in giro così tante biciclette. È di attualità la notizia che in Italia il numero di bici vendute ha superato di gran lunga quello delle automobili e questo dato la dice tutta sulla realtà del momento che stiamo vivendo, della metamorfosi culturale, delle abitudini e dei cambiamenti di tendenza degli italiani… La gente ha voglia di fare sport, di evadere dalla routine di una monotona settimana di lavoro, di risparmiare ma anche di vivere in modo più salutare, ecologico, pulito. Regina Amsterdam, distribuita da Gruppo Bici di Cesena, è una “biciclettina” simpatica, giovanile, briosa, ispirata al concetto di mobilità urbana esistente già da molti anni in paesi come l’Olanda (Amsterdam da cui prende il nome, per l’appunto, è la sua capitale); potrei definirla la compagna ideale per pedalare serenamente anche in centro città, come dice il titolo della nostra rubrica, e di portarci a vivere momenti felici da soli, con gli amici o con tutta la famiglia. Il Produttore: Regina Bikes www.reginabikes.it

Telaio: Frame New Classic Steel Forcella: Fork New Classic Steel Trasmissione: Single Speed Sram I-Motion 3 Speed Guarnitura: Crankset Steel Polish 42X170 Steel Polish 38X170 Mozzi: Alluminio Cp Internal Hub Transmission Cerchi: Alluminio Classic Alloy Classic Freni: Alluminio V-Brakes Coperture: Regina New Classic Coloured Sella: Regina New Classic Edition Portapacchi: Regina New Classic Edition Serie sterzo: Cp Head Attacco manubrio: Regina New Classic Alluminio

Il Distributore per l’Italia: GRUPPO BICI s.r.l. Via Pitagora, 15 47521 Cesena (FC) Tel. +39 0547 300170 Fax: +39 0547 301419 E-mail: info@gruppobici.it Web site: www.reginabikes.it

Curva manubrio: Regina New Classic Alluminio Fanali: Front & Rear Classic Style Battery Pedali: No Slip Parafanghi: Regina New Classic Edition Copricatena: Regina New Classic Edition Accessori (inclusi): New Classic Coloured Bell Colore: White Amsterdam Misure: Taglia Unica (430 mm)


Cicloturismo & Vacanze Romagna Marche Sardegna

a cura di cyclingholidays.it

Le tue vacanze al mare quest'anno rendile diverse, sportive, dedicandoti all'attività fisica che fa bene al corpo e allo spirito approfittando dei tanti percorsi cicloturistici che il territorio offre, oltre alle gare più impegnative per veri professionisti della bicicletta. Ritrova il benessere dando ampio sfogo a quella che è la tua passione per le due ruote prendendo parte alle note Granfondo che si svolgeranno nel periodo estivo tra Pesaro e Urbino. Gli hotel della riviera Adriatica e gli hotel della Sardegna, esperti e preparati nell'accoglienza della clientela con bicicletta al seguito, mettono a disposizione una serie di servizi tali per cui la vacanza con le due ruote sarà indubbiamente confortevole.

STINTINO (SS) ★★★★ Hotel Cala Rosa • 125 camere • 3 sale ristorante, eccellente cucina mediterranea • grande giardino, piscina a due vasche (di cui una per bambini) • Spiaggia privata dello Yacht Club, Diving • Attività di animazione per grandi e piccoli, junior club e mini club • wi-fi negli ambienti comuni gratis

Tel. 079 520005 - www.hotelcalarosa.it

RICCIONE ★★★ Hotel Roland

Ristrutturato, climatizzato, zona tranquilla vicino al mare, adiacente a Viale Dante, a 400 metri da Viale Ceccarini. Giardino, parcheggio privato, biciclette. Aria condizionata, parcheggio e bevande ai pasti inclusi nel prezzo. Pensione completa da € 39 a € 72. Possibilità di formula tutto compreso, piano famiglia, bimbi anche gratis. Piscina e animazione sulla spiaggia.

Tel. 0541 644236 - www.hotelroland.it

CASTELSARDO (SS) ★★★ Hotel Pedraladda

• 107 camere – 7 junior suite 2 family suite • 2 ristoranti di cui uno all'aperto in romantica terrazza panoramica con eccellente cucina mediterranea • Piscina per adulti e piscinetta per bambini • Mini-club dai 3 anni • Soft animazione diurna e serale • wi-fi gratis nelle zone comuni

Tel. 079 470383 - www.hotelpedraladda.it

PESARO ★★★ Hotel Bellevue

Direttamente sul mare senza strade da attraversare, climatizzato, animazione, mini club, piscina riscaldata, fitness center, area benessere, garage, pacchetti parchi tematici. Menù gustosi e molto curati di carne e pesce, buffet di antipasti e verdure, pasticceria della casa, colazione a bordo piscina. Tel. 0721 31970 - www.bellevuehotel.net

RICCIONE Bike Hotel Milano Helvetia

RICCIONE ★★★S Hotel Stella

In pieno centro, vicinissimo a Viale Ceccarini. Deposito bici e guide bike. Zona relax con bagno turco e grande piscina con idromassaggio. Animazione per tutta la famiglia. Giardino. Parcheggio. Wi-Fi in tutto l'hotel.

Nel cuore di Riccione, attiguo a viale Ceccarini e a 2 passi dal mare. Camere ristrutturate tutte con aria condizionata. Diete personalizzate e cucina per celiaci. Ampio e silenzioso giardino. Wi-Fi gratis in tutto l'hotel. Parcheggio.

Tel. 0541 605410 . www.hotelperciclisti.it

Tel. 0541 692070 - www.hotelstella.net

RIMINI RIvAzzuRRA ★★ Hotel Fior di Loto

RIMINI RIvAzzuRRA ★★ Hotel Gigliola

Hotel economico, cucina tipica, sala climatizzata, angolo bimbi, parcheggio. Camere: TV, cassetta sicurezza, phon, ventilatore. Spiaggia con baby club e animazione a 30 mt. Pacchetti tutto compreso. Vicino Fiabilandia e Riminiterme, convenzionato parchi. Pensione completa a partire da € 33,00 Tel. 0541 372355 - www.hotelfdl.com

Climatizzato, 50 metri dal mare. Camere con tutti i comfort: tv lcd, frigobar. Cucina casalinga. Parcheggio. Formula all inclusive a partire da 30 euro.

Scegli i nostri Bike Hotels per le tue vacanze Bike & Family. Rimini, Riccione, Misano e Cattolica. Ospitalità, deposito bici, tour giornalieri con guide. Visita le nostre offerte lastminute.

Tel. 0541 377353 - www.hotelgigliolarimini.it

Tel. 0541 607636 - www.costahotels.it

COSTAHOTELS


le Terre di Siena e San Gimignano aspettano I RANDONNEUR La randonnée “Gran Tour Unesco” si inserisce nel progetto più ampio denominato “Gran Tour Terre di Siena in bici” e costituisce la grande novità senese nel campo della mobilità dolce e del cicloturismo, in particolare. È una manifestazione ciclistica di sicura attrazione, inserita nel calendario dei brevetti dell’ARI (Associazione Randonneur Italia), e rappresenta altresì un grande evento nazionale perché, nell’occasione, le Terre di Siena e la città San Gimignano in particolare accoglieranno il Raduno della Nazionale Italiana Randonneur. È la seconda volta in due anni che l’ARI sceglie la Toscana, specificamente la provincia di Siena, come luogo ideale per il suo raduno: l’anno scorso in occasione del Convegno “Idee pedalabili 2” tenutosi a Ottobre a Rapolano Terme; quest’anno in occasione del Gran Tour Unesco di San Gimignano, a dimostrazione che la nostra provincia rappresenta un territorio di grande appeal per il cicloturismo in virtù dell’ospitalità e delle ricchezze di interesse artistico e naturalistico che è in grado di offrire. La manifestazione, organizzata dal GC Amatori San Gimignano, aderente al BiciClub Terre di Siena, e programmata per il 10 e 11 Agosto 2013 con partenza da San Gimignano, interessa 245 km di strade a traffico promiscuo e a basso indice di presenza di veicoli a motore. Tocca buona parte della provincia di Siena e in particolare i siti UNESCO (San Gimignano, Siena, Pienza e la Val d’Orcia) con suggestivi passaggi in numerosi comuni riconosciuti dal TCI con la “bandiera arancione” (Casole d’Elsa, Castelnuovo Berardenga, Murlo, Pienza, Radda in Chianti, San Gimignano, Trequanda). Oltre al percorso rannonnée inoltre sarà proposto anche un più corto itinerario cicloturistico di 60-70 km.

SABATO 10 AGOSTO

SAN GIMIGNANO – piazza Duomo • ore 10-11.30 ritrovo, perfezionamento iscrizioni, saluto alla Nazionale Italiana Randonneur e omaggio ai ciclisti delle ultramaratone 2013 (LEL – Transdanubie – Brancaleone e MGM) • ore 11.30 “pasta e parti” per tutti i ciclisti • ore 12-13 partenza della Randonnée Gran Tour in Terre di Siena (240 km) • ore 15.30 partenza del raduno cicloturistico Unesco (70 km) Iniziative collaterali (aperte a tutti) • TREKKING URBANO con guida • CALICI DI STELLE (ingresso gratuito con consumazione per randonnée ed accompagnatori) • MUSEI CITTADINI (ingresso con agevolazioni) • APERITIVO AL MUSEO DEL VINO in Villa la Rocca

L’organizzazione curerà inoltre l’ospitalità, i ristori e l’assistenza tecnica. Il prossimo anno il percorso, che diverrà permanente, sarà sviluppato lungo 600 km di strade e toccherà anche la città di Siena, nonché ben 15 comuni insigniti della bandiera arancione. L’evento ciclistico è stato inserito nel quadro dei festeggiamenti della rassegna annuale “Calici di Stelle”, quando il 10 Agosto, nella notte di San Lorenzo, nelle piazze e nelle cantine toscane gli appassionati del vino saranno protagonisti del brindisi più atteso dell’Estate. L’intento è quello di promuovere la mobilità dolce all’interno di una grande festa per tutti in una formula che unisce la filosofia del buon bere a eventi, spettacoli e sport. Non sarà certo la noia la compagna di chi resterà ad attendere il proprio “campione” impegnato su uno dei due percorsi: chi non avrà proprio voglia di pedalare potrà avventurarsi alla scoperta del borgo di San Gimignano e dei suoi musei, oppure assaporare i gustosi prodotti tipici e la famosa Vernaccia di San Gimignano, che in altra epoca aveva allietato anche il Sommo Poeta Dante Alighieri. Il 10 e l’11 agosto 2013 a San Gimignano sarà festa grande. I ciclisti sanno che qui troveranno un ambiente caldo e familiare, dove il piacere del pedalare sarà l’obiettivo principale, gli accompagnatori coglieranno l’occasione per visitare una cittadina unica al mondo, mentre tutti gli altri, turisti e non, potranno imparare come ci si diverte in bicicletta.

DOMENICA 11 AGOSTO • CAMMINATA LUNGO LA FRANCIGENA • VISITA ALLE AZIENDE AGRICOLE E CANTINE • TERME DI RAPOLANO (ingresso con agevolazioni nel week end) INFO-ISCRIZIONI RANDONNÉE E CICLOTURISTICA www.audax.italia.it – www.granfondodellavernaccia.it info@granfondodellavernaccia.it tel. 329.0570228 - 329.0570234 INFO MANIFESTAZIONE Pro Loco San Gimignano piazza del Duomo, 1 53037 - San Gimignano (SI) tel. +39 0577 94.00.08 • fax +39 0577 94.09.03 e-mail: prolocsg@tin.it e-mail: info@sangimignano.com RITIRO VOUCHER GS Amatori San Gimignano (iscrizioni e partenza)

Informazioni turistiche e prenotazione servizi turistici Ufficio Turismo Terre di Siena Piazza del Campo, 56 Tel. +39 0577 280551 incoming@terresiena.it www.bici.terresiena.it



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IL FOGLIO FIRMA DEL GIRO D’ITALIA

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a cura di Paolo Mei

QUANDO A TIMBRARE IL CARTELLINO SONO I PRO È UNO DEI MOMENTI PIÙ APPREZZATI DAGLI AMANTI DEL CICLISMO, IL MOMENTO IN CUI I CAMPIONI APPONGONO IL LORO SIGILLO – INTESO COME AUTOGRAFO – SULL’AVVIO DI UNA NUOVA TAPPA.

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Ogni corsa di ciclismo incomincia molto prima del momento dello start, lo sappiamo tutti. Nelle corse minori, siano esse su strada o fuoristrada, si inizia a respirare la parola magica “ciclismo”, sin dal momento del ritrovo. Tutti gli appassionati sanno bene che da quel momento ci si incontra, si parla del più e del meno, inizia il sogno, qualcuno è già in tensione, altri sono già sudati, taluni sono emozionati, qualcun altro, i più fortunati (o forse no), non sentono la corsa. Il fatto è che più si sale di livello e più sono importanti i momenti che caratterizzano il ritrovo. Ma il ritrovo cui mi riferisco in particolare, è quello della corsa più dura del mondo nel paese più bello del mondo: il Giro d’Italia. A livello organizzativo nei comunicati che ogni sera vengono consegnati negli alberghi dove alloggiano gli addetti ai lavori, il luogo del ritrovo è segnato su un foglio giallo e comprende chiaramente anche l’orario di apertura e chiusura del foglio firma. Anzi, per essere più precisi, l’orario di ritrovo coincide con l’apertura del foglio firma. Ma di che cosa si tratta esatta-

presenti alla corsa. Queste, sono elencate nella prima colonna a sinistra e, nel caso del Giro, le formazioni sono ben 23. Alla destra del nome di ciascun team, troviamo i numeri dei dorsali in maniera progressiva con lo spazio libero per la firma dei corridori corrispondenti. Presentarsi al foglio firma è obbligatorio. Qualche anno fa, se il corridore non si fosse presentato a firmare, avrebbe pagato un’ammenda. Oggi invece, chi non firma, non parte. Oltre al classico foglio cartaceo, gli organizzatori di RCS hanno previsto da qualche anno anche un pannello gigante in plexiglass trasparente, che rappresenta in maniera praticamente identica il canonico foglio di carta. Questo pannello viene utilizzato generalmente per occasioni speciali, ad esempio ogni volta che l’organizzazione decide di presentare in maniera completa sul palco uno o più team presenti al Giro. In questo caso gli atleti vengono presentati come “stars” e procedono alla firma anche sul pannello gigante. È dunque chiaro che ogni corridore (ad eccezione dei corridori del team prescelto per la presentazione dell’intera squadra del giorno) ha facoltà di scegliere l’orario e il momento per salire sul podio firma. Ovvio che se la tappa è molto impegnativa e il clima piuttosto inclemente (pioggia, neve) i corridori tendono a firmare all’ultimo, facendo sì che si formi una vera e propria processione verso il foglio firma. Quando invece la giornata è bella e la

mente? L’avvio è dato dall’arrivo sul palco del giudice di partenza (e di arrivo) della corsa. Si tratta del momento nel quale ogni corridore di ciascuna squadra sale sul palco – il cosiddetto podio firma – e va ad apporre la propria firma di presenza su un foglio rettangolare che elenca, attraverso delle celle, i nomi delle squadre

tappa non troppo insidiosa, il momento della firma diventa qualcosa di incredibilmente bello e speciale. In questo caso i corridori salgono a firmare in anticipo e

meno “incolonnati”, si sottopongono alle domande dello speaker, scambiano battute e si concedono al pubblico per le fotografie e per gli autografi. È dunque un momento del tutto particolare, poiché in questa occasione è possibile conoscere da vicinissimo i campioni, i gregari, si possono respirare le loro tensioni, le loro gioie, i loro obiettivi, le loro paure. Ma come sono allora questi corridori quando vengono a firmare? Semplicemente speciali, oserei dire, fatti tutti a modo loro e con i loro piccoli rituali. Mark Cavendish è indubbiamente uno dei più gentili, sempre sorridente e pronto a stringere la mano agli addetti ai lavori e agli appassionati. Ivan Basso è sempre tra i più amati dal pubblico, appena viene annunciato, il tifo esplode. Michele Scarponi è il più istrionico, uno di quelli che prende il microfono e si improvvisa presentatore. Pippo Pozzato è il più amato dalle donne e non si sottrae ai siparietti che vengono creati sul palco. Cadel Evans è solitamente molto serio e molto concentrato. Alan Marangoni, uno dei giovani più umili, sempre pronto alla battuta. E poi ci sono le star, come Philippe Gilbert, sempre teso, ma disponibile al dialogo e alle battute. Bradley Wiggins è certamente diverso da tutti quelli elencati, molto isolato dal mondo esterno, concentrato e introverso al momento della sua presentazione al foglio firma. Al momento della chiusura del foglio firma, il giudice prende possesso del foglio firmato, si avvicina alla linea di partenza (intesa come partenza della tappa, anche se il km zero solitamente è posizionato più avanti) dietro alla quale, nel frattempo, i corridori si sono posizionati. A questo punto tutto è pronto per la partenza. Un’altra giornata nella quale, dopo aver timbrato il loro cartellino, gli operai del pedale si mettono al lavoro.



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ALESSANDRO MELLI a cura di Roberto Zanetti

robyzanetti@alice.it

UN ESEMPIO NELLO SPORT E NELLA VITA

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Il centro d’allenamento del Parma Calcio si trova a pochi chilometri da Parma, per la precisione a Collecchio ed è li che ho incontrato Alessandro Melli. È stato un piacere poter scambiare quattro chiacchiere con un ex collega in quanto anch’io nella mia precedente “vita sportiva” ho scorazzato sui campi di tutta Italia tirando calci ad un pallone. Piede: sinistro, ruolo: tornante di fascia – ovviamente sinistra, categoria: professionista per 12 stagioni consecutive – due in serie B e dieci tra C1 e C2. La mia non è stata proprio una vita da mediano (come cantava Ligabue nella sua canzone) ma qualcosa in più, sempre con grande impegno e dedizione: una buona tecnica di base ma nulla a che vedere con la classe di Alessandro che ha scritto pagine storiche per una “provinciale” come il Parma. Nella sua città è sempre stato ben voluto e ancora oggi i suoi tifosi che adesso sono i suoi amici lo ricordano volentieri. Io, invece, ve lo racconto così… Esultanza di Melli dopo un gol all’epoca dello storico “miracolo Parma”. Una provinciale che ha dato filo da torcere in Italia e in Europa ai più blasonati club calcistici di quegli anni

foto Carra – Parma

La maglia del Parma cucita addosso come una seconda pelle; la società che l’ha visto crescere calcisticamente è il Parma; insieme ad altri indimenticabili campioni di quegli anni è l’artefice del “miracolo”. Una Coppa Italia (1991/92), una Coppa delle Coppe (1992/93) e una Supercoppa UEFA (1993): niente male per una

foto ufficio stampa Parma Calcio S.p.A.

Alessandro Melli, malgrado abbia smesso di giocare già da alcuni anni, è sempre un personaggio di riferimento per il Parma Calcio e per i suoi tifosi. Qui lo vediamo seduto a firmare autografi


foto Carra – Parma

Melli festeggiato dai suoi compagni dopo un gol

“provinciale”. Lui è Alessandro Melli, 202 partite in serie A (Parma, Sampdoria, Milan, Perugia) e 44 gol all’attivo, 2 presenze nella nazionale maggiore e attuale Team Manager della squadra emiliana. Tolta la casacca di calciatore e indossate giacca e cravatta, oggi che lavori in società con incarichi dirigenziali. Come sono cambiate le tue abitudini di vita? «Logicamente mi sento più maturo, più responsabilizzato, principalmente per il ruolo che sto ricoprendo. Ho molto meno tempo libero e appena posso cerco di dedicarmi alla famiglia.» A proposito di abitudini, quali attenzioni dedichi all’ambiente nelle tue attività quotidiane? «Mi sono organizzato nel riuscire a spostarmi con una bicicletta elettrica. In particolar modo, quando devo andare in pieno centro per commissioni o faccende personali, uso la mia e-bike. Nello specifico a Parma, la mia città, il comune ha adottato i sistemi di telecamere a circuito chiuso nelle zone limitrofe al centro storico dove, solamente in bici, vi si può avere accesso.» Nella tua famiglia avete mai affrontato l’argomento “ecologia” in modo specifico? «Spesso amiamo guardare documentari inerenti all’ecologia e lo facciamo per far capire ai nostri ragazzi il valore di un mondo più pulito, meno inquinato. È molto importante, soprattutto per loro che rappresentano il nostro futuro, comprenderne il valore.» Mi hai detto che per muoverti in città, dallo stadio Tardini dove ha sede il Parma Calcio fino alle vie del centro, ti sposti con una bicicletta elettrica. Come ti trovi, quali sono i vantaggi (o svantaggi, se ce ne sono) che hai riscontrato? «Come ti ho detto prima i vantaggi sono molteplici. Devo ammettere che, abitando un po’ fuori città, non posso utilizzarla quotidianamente ma mi sono organizzato bene lasciandola allo stadio Tardini. Solo così, nel traffico, riesco a muovermi in totale libertà ogni qualvolta debba fare commissioni lavorative nel cuore della ‘mia Parma’.» In una città a dimensione d’uomo come Parma come si vive la realtà della mobilità sostenibile e delle nuove tecnologie a basso impatto ambientale?

«La gente a Parma da sempre ha la cultura di spostarsi in bicicletta. Siamo abbastanza famosi per questo nostro stile di vita e logicamente, il fatto di poterlo fare anche senza grossa fatica, comporta un grandissimo vantaggio.» Alessandro, proviamo insieme a immaginare che la domenica tutti gli spettatori vengano allo stadio con un mezzo ecologico: bici, scooter, moto, auto o autobus elettrico… Troppa fantasia? «Purtroppo al momento è solo fantasia ma chissà, lavorando e sensibilizzando sempre maggiormente le persone con gli organi d’informazione, la fantasia potrebbe un giorno tramutarsi in realtà.» Cosa potrebbe fare, a tuo giudizio personale, il mondo del calcio, per sensibilizzare l’uso e l’acquisto di un mezzo ecologico. Al di là delle solite insegne pubblicitarie sui tabelloni luminosi hai in mente qualche idea? «Quello che ti ho accennato prima, cioè parlare con i figli, con le persone che quotidianamente si frequentano. Si potrebbero organizzare eventi nelle scuole dove magari i giocatori di calcio, essendo personaggi pubblici e testimonial di grande impatto, possano far conoscere l’argomento ai giovani in modo più approfondito.» Che tu sappia, ci sono calciatori in attività o tuoi ex colleghi che usano abitualmente un veicolo elettrico per recarsi agli allenamenti o nel loro posto di lavoro attuale? «Il centro sportivo del nostro team è abbastanza distante dal centro di Parma (a Collecchio, circa 15 km dalla città) e, di conseguenza, è scomodo arrivarci con una bici elettrica. Invece ti dico che, alcuni dipendenti che lavorano presso la sede della società, hanno la fortuna e il piacere di venire al lavoro in bicicletta, sia essa elettrica a pedalata assistita o una tradizionale city bike.» Un’ultima cosa. Il terreno di gioco dello stadio è di erba verde come il colore dell’ecologia, come il simbolo della natura. In quale futuro, secondo te, potremo vedere finalmente anche nelle città più “grigie” e soffocate dallo smog altri prati verdi e respirare aria più pulita? «La prospettiva non è delle migliori ma non dobbiamo mollare, dobbiamo rimboccarci le maniche, dobbiamo crederci e capire che il futuro del mondo passa dall’ecologia. Il rispetto del mondo in cui viviamo è la nostra vita e anche quella dei nostri figli.»


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GRANFONDO FRW 2013

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AL VIA IL 13 OTTOBRE PICCOLE VARIAZIONI ALLA MEDIOFONDO, GRANDI NOVITÀ IN VISTA PER IL PERCORSO LUNGO, NEL SEGNO DELLA SICUREZZA. A VEGLIARE SUI CICLISTI, GLI ANGELI DELLE MOTOSTAFFETTE DEL GS PROGETTI SCORTA.

foto WWW.FOTORAVENNA.COM

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Dopo la positiva esperienza del 2012 torna con alcune novità la Granfondo FRW, messa in calendario anche quest’anno le seconda domenica di ottobre ed esattamente il 13 ottobre. La competizione sarà valida come ottava ed ultima prova del Romagna Challenge, tappa conclusiva del Campionato Nazionale ACSI Fondo Go & Fun, nonché ultimo appuntamento col Brevetto dell’Appennino. L’evento è valevole anche come tappa finale per l’assegnazione del premio per la Grande Combinata della Costa Adriatica che ha visto il primo appuntamento svolgersi a San Benedetto del Tronto nei mesi scorsi. Lo staff del Team Rossetti sta concentrandosi sul perfezionamento dei meccanismi della sicurezza in gara, dei servizi ai ciclisti sia sotto forma di assistenza in corsa, sia per i servizi pre e post gara, su iniziative collaterali che si conta di ufficializzare quanto prima. La partenza della gara resta fissata per le 10 e se il percorso corto subirà solo piccole variazioni, la grande novità riguarda il percorso lungo che sarà radicalmente modificato per renderlo più spettacolare e sicuro.

Attimi dopo la partenza dell’edizione 2012

Il chilometraggio vedrà – questi i dati definitivi – il percorso lungo snodarsi attraverso 145 km e 1.560 metri di dislivello, mentre il medio su di un tracciato di 115 km per 580 metri di dislivello. Il percorso nei particolari verrà pubblicato a giorni sul sito www.granfondofrw.it, come anticipazione si può dire che si salirà su una delle cime mitiche della Romagna, quel Monte Trebbio che ha fatto la storia del nostro ciclismo; il versante interessato sarà quello forlivese da Dovadola, località Casone. Nell’ottica della sicurezza, per il servizio di motostaffette in gara, è stato confermato il GS Progetti Scorta presieduto da Silvano Antonelli che così bene ha operato nel 2012 e che rappresenta una garanzia assoluta per esperienza ed affidabilità. Particolare attenzione anche all’assistenza meccanica, che quest’anno sarà presente anche con punti fissi lungo i tracciati, e ai ristori che saranno garantiti di ottimo livello grazie alla collaborazione della Conad di Ravenna. Il Comitato Organizzatore del Team Rossetti conferma la massima attenzione al

rispetto della natura e in partnership con Inkospor (che curerà anche la parte “integratori” della Granfondo FRW) verrà riproposto il premio per chi correttamente metterà in tasca le cartacce e le consegnerà nell’apposito box all’arrivo. Rivisitata la zona Pasta Party con nuovi spazi e immutata la qualità del cibo, grazie all’ottimo lavoro del Team Marangoni Fans Club. Oltre al confermato servizio dei massaggi post gara, saranno stipulate particolari convenzioni con gli alberghi della zona, al fine di consentire ai granfondisti che vorranno pernottare a Ravenna, di ottenere tariffe convenienti. Importante sottolineare come una parte della quota di iscrizione verrà devoluta all’AIL (Associazione Italiana contro le Leucemie, Linfomi e Mieloma) sezione di Ravenna. Fare di una giornata di sport e divertimento un momento di aiuto per chi ha bisogno è una cosa alla quale il Comitato Organizzatore e il patron di Freewheeling, Claudio Brusi tengono moltissimo. Invitiamo tutti a seguire le novità sul sito www.granfondofrw.it



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TOUR DE FRANCE a cura di Paolo Grillandi

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Sarà un vero Tour de force AL VIA SABATO 29 GIUGNO LA CENTESIMA EDIZIONE DELLA GRANDE BOUCLE. TRE SETTIMANE DI FUOCO CON UN’ALTISSIMA CONCENTRAZIONE DI SALITE TRA ALPI E PIRENEI. TUTTI I BIG HANNO RISPOSTO ALL’APPELLO.

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Sabato 29 giugno 2013 è una data che tutti i fanatici di ciclismo, in crisi d’astinenza, dopo lo spettacolo su ghiaccio del “Giro d’Italia”, hanno sicuramente segnato sul calendario con un cerchietto rosso – e molto probabilmente non a causa della commemorazione dei Santissimi Pietro e Paolo. Quello infatti è il giorno in cui si spalanca il sipario sul “Tour de France”, la corsa a tappe più prestigiosa dell’intero circuito ciclistico internazionale che quest’anno spegne cento candeline: un traguardo ragguardevole, che rende la “Grande Boucle”

gialla, attirati dal percorso e dall’ambizione di vincere il centesimo “Tour de France” della storia: da Chris Froome, leader dello squadrone Sky, dominatore del “Criterium du Dauphinè”, a Alberto Contador, campione iberico che quest’anno non ha ancora concesso acuti alla propria stagione; da Joaquim Rodriguez, protagonista di un 2012 ai vertici, con due podi in altrettante partecipazioni alle grandi corse a tappe, ad Alejandro Valverde, capitano della Movistar; senza dimenticare il combattente australiano Cadel Evans, uno dei maggiori ostacoli

foto Tim De Waele/www.tdwsport.com

Joaquim Rodriguez, sarà uno dei protagonisti e aspiranti al podio del tour 2013

ancora più suggestiva. Per l’occasione, ASO ha deciso di fare le cose in grande: si preannunciano infatti tre settimane di fuoco, con una concentrazione di montagne ben superiore a quanto la corsa transalpina ci avesse abituato negli ultimi anni. A garantire spettacolo sulle vette cocenti dei Pirenei e sulle innevate ascese delle Alpi, saranno i campioni che si daranno battaglia a colpi di fughe e scatti in questa edizione della corsa

che si sono posti tra Vincenzo Nibali e la maglia rosa, ed Andy Schleck, vincitore del “Tour de France 2010”, che brama di riportare le proprie prestazioni ai livelli di qualche anno or sono. Come dicevamo, il percorso si preannuncia davvero difficile, tirato, impegnativo. Si inizia subito col piede sull’acceleratore: le tre tappe di apertura, che toccheranno Bastia, Ajaccio e Calvì, ovverosia le principali città

della Corsica, promettono percorsi nervosi e accidentati che potrebbero nascondere sorprese ed insidie. In special modo, il gruppo dovrà mantenere massima concentrazione durante la terza frazione: il Col de Marsolino, 3,3 km all’8,1%, verrà affrontato a poco più di dieci chilometri dalla linea del traguardo. Tornati sulla terraferma, i corridori dovranno poi cimentarsi nella prima corsa contro il tempo: la quarta tappa, una cronosquadre di 25 km da disputarsi in Costa Azzurra, nei dintorni di Nizza, contribuirà a dare un ulteriore assetto alla classifica generale. Gli amanti dello spettacolo in alta montagna non dovranno attendere molto prima di essere accontentati: prima del primo giorno di riposo, il plotone raggiungerà infatti i Pirenei per un paio di tappe al cardiopalma. L’ottava frazione, infatti, arriva in quota ad Ax 3 Domains, mentre il giorno successivo i corridori dovranno affrontare ben cinque ascese, tra cui Peyresourde e l’Horquette d’Ancizan nel finale. La seconda settimana si apre con la suggestiva cronometro individuale di Mont Saint Michel: durante i 33 km del percorso, difficilmente i ciclisti riusciranno a godersi il panorama, ma per gli spettatori da casa sarà un bel connubio di immagini mozzafiato ed estremo sforzo fisico. Con la classifica ulteriormente assestata, dopo altre tre tappe nervose, si arriva al 14 luglio: i francesi hanno deciso di celebrare la festa di commemorazione della Presa della Bastiglia, celebrazione nazionale transalpina, con la storica vetta di Mont Ventoux. L’ascesa che porta al traguardo della quindicesima tappa si presenta particolarmente ardua: più di 20 km al 7,5% da affrontare al termine del tracciato più lungo di questo “Tour de France”, nientemeno che 242 km. Il secondo giorno di riposo sarà particolarmente importante per il gruppo: servirà a rimuovere scorie e tossine dalle gambe in vista dell’impressionante, micidiale, terza settimana, quella che molto probabilmente deciderà le sorti della centesima edizione della “Grande Boucle”. Si parte con una frazione relativamente semplice, la Vaison la Domaine-Gap, tappa che comunque presenta sul finale il complicato Col de Manse, quasi 10 km al 5,2%: le sorprese possono essere dietro l’angolo. Il giorno successivo è la volta dell’ultima corsa contro il tempo, la Embrun-Chorges: 32 km davvero impegnativi, pieni di saliscendi. Non certo quel che si dice un percorso per specialisti. Al termine


foto Tim De Waele/www.tdwsport.com

foto Tim De Waele/www.tdwsport.com

Alberto Contador, vincitore della Vuelta España 2012, tenterà l’assalto al gradino più alto del podio Alejandro Valverde sarà un altro dei sicuri protagonisti della corsa francese

foto Tim De Waele/www.tdwsport.com

Chris Froome, dominatore del recente “Criterium du Dauphinè”, sarà il capitano del team Sky

della cronometro, inizia invece il terribile trittico alpino, che terminerà solo il giorno precedente alla classica passerella verso i Campi Elisi, che per l’occasione verrà disputata in notturna. La famigerata diciottesima tappa vedrà i corridori affrontare l’Alpe d’Huez in due occasioni: l’ultima, l’ascesa che porta al traguardo finale, sarà di 13 km all’8,1%. La diciannovesima frazione presenta invece cinque salite, tra cui Glandon, Madeleine e, nel finale, la Croix Fry. Inedito, ma invero denso di fascino, il finale della penultima tappa ad Amnecy Le Semnoz: il traguardo verrà tagliato solo al termine di una rampa di 10,7 km, con una pendenza media dell’8,5%. Sarà un vero e proprio Tour de... Force.


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VITTORIO MEVIO

robyzanetti@alice.it

a cura di Roberto Zanetti

UN UOMO SOLO AL COMANDO Circa dodici anni fa, quando cominciai a frequentare il mondo delle granfondo, mi rimase impressa la figura di un organizzatore capace, intraprendente e disponibile: tre doti imprescindibili per fare bene questo lavoro. Lui era ed è tutt’ora Vittorio Mevio; passano gli anni ma il suo personaggio non è mai cambiato, Vittorio è così, punto e basta!

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Ci siamo visti e sentiti di recente anche al telefono, come facciamo ogni tanto, per commentare insieme alcune problematiche del settore e ancora una volta siamo trovati in perfetta sintonia. Puoi spiegare ai lettori di iNBiCi quali sono i punti cruciali su cui bisogna lavorare per la buona riuscita di un evento? «Al primo posto nella mia graduatoria personale metto la sicurezza (e io Roberto Zanetti da ciclista praticante lo posso confermare: le gare di Mevio, sotto quest’aspetto, sono perfette). Se per un qualsiasi motivo – continua Vittorio – questa venisse meno mi sentirei coinvolto in prima persona con la mia coscienza di eventuali incidenti e una tale responsabilità comporta decisioni ferree e importanti. Correre in bicicletta a livello amatoriale, anche se l’agonismo fa parte del DNA di tutti gli iscritti a una granfondo, deve essere sempre divertimento allo stato puro, tutti si devono sentire protagonisti, dal primo all’ultimo classificato.»

In passato ho partecipato a granfondo di media o scarsa qualità che dopo il tuo intervento e la tua supervisione hanno immediatamente assunto un tono diverso. Fammi capire come hai fatto a “ribaltare come un calzino” certe manifestazioni «Lavoro, lavoro e ancora lavoro! Io faccio questo di professione, sono in mezzo ai ciclisti per 365 giorni l’anno, gestisco e organizzo granfondo e circuiti di qualsiasi livello: da quelli regionali a quelli nazionali e internazionali. La media degli iscritti ai miei eventi è sempre molto elevata, una platea esigente che anche in momenti di crisi come quelli che stiamo vivendo mi ha dato fiducia e che io voglio ricambiare facendoli sentire a proprio agio. Parlo con loro, ascolto le richieste, tesso le lodi e valuto le lamentele cercando di migliorare dove è possibile e consolidare, invece, dove è stato fatto tutto bene.

Vittorio Mevio saluta alcuni ospiti alla partenza della recente granfondo internazionale Giordana foto NEWSPOWER CANON


foto NEWSPOWER CANON

L’organizzatore Vittorio Mevio brinda simbolicamente al successo di presenze ottenuto all’ultima edizione della granfondo internazionale Giordana

Paradossalmente è più difficile mantenere la perfezione di un evento con una qualità molto alta che ricostruirne uno da zero. La gente vuole sempre di più e noi del GS Alpi, in questo senso, li abbiamo un po’ ‘viziati’ dando loro sempre il meglio.» Confermo anche questa cosa che hai appena detto Vittorio! Per l’appunto, hai citato il GS Alpi del quale tu sei Presidente. Raccontaci meglio chi sono e cosa fanno “i tuoi uomini”. «Innanzitutto tengo a precisare che se non ci fosse il GS Alpi non ci sarebbe Vittorio Mevio e idem viceversa. Loro mi seguono ovunque, sono i miei più fedeli collaboratori. Per prima cosa siamo sempre stati un gruppo di amici, appassionati di ciclismo e della bici, che ha deciso di intraprendere insieme quest’avventura. Un grande impegno che negli anni ci ha dato enormi soddisfazioni, ce ne sta dando tutt’ora e credo proprio che ce ne darà ancora tante in futuro. Come in tutte le famiglie, perché di grande famiglia si tratta, sarei disonesto se ti dicessi che al nostro interno non ci sono mai stati problemi. Ma da persone civili, per prima cosa, democraticamente si parla e si prendo insieme le decisioni importanti, si definiscono le strategie, si lavora per raggiungere un unico risultato che come sempre è quello del successo; almeno ci proviamo ogni volta e sembra ci riusciamo abbastanza bene…» Quando quest’intervista sarà pubblicata anche la granfondo Giordana, ex granfondo Marco Pantani, avrà avuto il suo epilogo (si è corsa il 23 giugno). Personalmente considero quest’evento una “tua creatura” che non sarebbe potuta esistere grazie a te. Io l’ho pedalata quattro volte: una volta il “lungo” e tre volte il “medio”, mai il “corto”. Fatica, sudore, fascino, tutto mi riporta a evocare il significato del ciclismo allo stato puro. Cos’hai fatto quest’anno per stupirci ancora una volta? Quali sono state le novità organizzative che hai messo in atto per accogliere oltre 3.000 iscritti (che numeri, ragazzi…)?

«A parte la solita pioggia di coriandoli che oramai, come da tradizione, fa parte della coreografia di partenza ci sarà la Fanfara dei Bersaglieri sia ad accogliere i partecipanti nella giornata di sabato che domenica mattina davanti alle griglie dove, ciclisti provenienti da tutto il mondo, si appresteranno ad affrontare l’ennesima prova sulle orme dell’indimenticabile pirata Marco Pantani. Oltre agli italiani sono previsti atleti e appassionati di 26 paesi diversi. All’Aprica arriveranno da tutta Europa e anche dagli altri continenti: australiani, neo zelandesi, americani, arabi, tailandesi e persino da Singapore. I tre percorsi classici sono pronti e ‘tirati a lucido’ dopo le intemperie di un inverno che ha creato non pochi problemi al fondo stradale: ghiaccio e neve hanno falcidiato le strade, quest’ultima la troveremo ancora ammassata in cumuli ai bordi della strada sul Gavia ma nessuno deve temere, tutto si svolgerà come di consueto con regolarità e in totale sicurezza. Invece, per andare incontro a ogni esigenza e agevolare i partecipanti, abbiamo pensato proprio a tutto. In tempi di crisi dove anche pernottare fuori casa può costare troppo e incidere sul bilancio famigliare, si è deciso di allestire un centinaio di posti letto all’interno del Palazzetto dello Sport di Via Magnolta all’ Aprica, centro direzionale di tutta la manifestazione. In questo locale gli atleti che vorranno risparmiare potranno trascorrere la notte prima della gara ed essere già pronti la mattina successiva per prendere il via con una sistemazione pratica ed economica. Per concludere abbiamo pensato anche agli accompagnatori. Dall’Aprica partirà anche un servizio di bus navetta che porterà fino al Mortirolo dove gli spettatori/famigliari, in attesa di veder spuntare i propri beniamini, non potranno che leccarsi i baffi con le specialità enogastronomiche della Valtellina offerte dallo stand appositamente allestito. Insomma, come sempre abbiamo cercato di fare contenti tutti quanti; mi auguro che fili tutto liscio e che come sempre sia una bella festa per lo sport e per il ciclismo.»


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RUOTE ROVENTI a cura del Dr. Roberto Sgalla

UN PERCORSO INSIEME

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Quando si deve presentare una rubrica il rischio è di pensare che “l’acqua calda” non sia stata ancora inventata. Scusate la banalità, ma per rispetto dei lettori e degli stessi autori che contribuiranno a scrivere i pezzi mi sembra giusto affermare che poco o nulla di nuovo si dirà sulla bicicletta. L’auspicio è di parlarne in modo diverso, accattivante, interessante, con la “sapienza” di chi sa, ma con l’umiltà che si deve ad uno “strumento” così affascinante. Ne parleremo per emozionarvi, per incuriosirvi, per far crescere la voglia di bici: ce n’è tanta; ma non è mai troppa. Parleremo di come il costume e la vita sociale siano stati attraversati e condizionati dalla nascita della bici. Attraverseremo la storia, dalla “draisina”, la prima antenata della bici nata nel 1816, costruita dal barone tedesco Karl Theodor Drais von Sauerbronn, un mezzo curioso, poco pratico, senza i pedali ma provvisto di sterzo che si spingeva guidando piedi a terra, alle moderne bici supertecnologiche. Nella storia della bici non si potrà non parlare della “bici partigiana”: ne facevano uso le staffette, perlopiù ragazze giovanissime o donne per trasmettere informazioni tra i vari gruppi delle organizzazioni partigiane. Ma anche della bici di Bartali: all’interno del telaio venivano trasportati documenti segreti per mettere in salvo gli ebrei. In tema storico e di “ciclo-guerriglia”, come non ricordare le anacronistiche, ma micidiali, biciclette dei vietcong, che attraversavano la foresta pluviale, mettendo in difficoltà la potenza americana? Non possiamo “sorvolare” sul tema del doping. Ho scritto in occasione dell’uscita della rivista che ha accompagnato i corridori alla Novecolli: «Purtroppo, gli inganni a cui assistiamo non coinvolgono solo ‘grandi personaggi’ (non meritano di essere chiamati campioni) ma arrivano a coinvolgere decine di amatori, spinti solo dalla frustrazione e dall’ansia da prestazione; sarebbe meglio per loro, e per il ciclismo, se si affidassero a bravi psicologi e non montassero su una bicicletta con il rischio di minare la credibilità di uno sport popolare che muove la passione e l’entusiasmo di milioni di persone.» La passione dei tifosi che ho visto sulle Tre cime di Lavaredo, lo sforzo organizzativo per permettere l’effettuazione della

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tappa, per dare agli sportivi uno spettacolo unico e la lealtà di molti corridori non possono essere frustrati da alcuni che hanno “barato”. La rubrica parlerà anche di letteratura: l’editoria è piena di racconti sulla bici. Herbert George Wells ha scritto «Ogni volta che vedo un adulto in bicicletta penso che per la razza umana ci sia ancora speranza». «… quando pedala sulla strada sotto gli occhi del pubblico, il corridore è un re. Tutti gli sguardi, tutti i riguardi sono per lui. Poi la strada fa una curva, un’immagine per dire che il tempo passa. Il corridore diventa gloria vecchia, rientra nel gruppo. Anche le code del plotone sono comunque code di cometa per i puri di spirito a due ruote, gli innamorati della piccola regina», da “Piccolo elogio della bicicletta”, di Eric Fottorino, direttore di Le Monde. Chi di voi lettori non ha trascorso l’infanzia a cavallo di una bici! Abitavo ad Ancona, dove ho trascorso la mia infanzia e giovinezza; tra i primi regali la bici che è “cresciuta” con il crescere dei miei anni.

Ricordo quando bambino delle elementari passavo il pomeriggio a girare in bici attorno al mio isolato. Lo immaginavo come la pista di un velodromo e poi “fantasticavo” delle gesta dei campioni di allora; le mani non erano sul manubrio ma nelle leve dei freni. Faceva più “bici da corsa”, con qualche rischio e ruzzolone conseguente. In questi tempi la bici è un valido sostituto dell’automobile negli spostamenti quotidiani. Il neo-sindaco di Roma, nel giorno d’insediamento si è presentato seduto su un sellino. Un bel segnale, per una città dove andare in bici è quasi pericoloso quanto trovarsi in una “zona bellica”. Questa rubrica affronterà anche i temi legati alla sicurezza stradale. «Più morti in bicicletta che su ciclomotori» titola l’ISTAT negli due ultimi rapporti pubblicati, relativi agli anni 2010 e 2011, in cui emergono dati allarmanti sul numero di ciclisti morti in incidenti stradali (263 nel 2010, 282 nel 2011) e di ciclisti feriti (14.472 nel 2010 e 16.171 nel 2011): come si nota, la tendenza è in crescita, purtroppo.

Parleremo anche di salute e dell’importanza del movimento; la bici è uno degli sport che aiuta la prevenzione di molte malattie. Spendiamo tanto, troppo per curarci, acquistiamo una bici e risparmiamo in medicine. Parleremo anche di come sul piano psicologico nei bambini la bicicletta e la sua rappresentazione possa essere utilizzata per definire la loro personalità. Nonostante la crisi, o forse proprio per questo, c’è un boom della bici. “Tutti in bici” non solo perché è ecologica, non fa rumore e fa bene alla salute, ma perché è “glamorous”. Lasciamo “pedalare” la fantasia, ma con la volontà di rivendicare una città sempre più a dimensione misura di bicicletta. Infine, affronteremo i temi legati alla sicurezza nelle corse, nelle granfondo, anche alla luce delle nuove previsioni normative che dovrebbero essere introdotte con il decreto “Alfano”. Forse siamo troppo “presuntuosi” ma è una bella scommessa. Sarete voi i giudici dei contenuti. Buona lettura.


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GRANFONDO LA LEGGENDARIA CHARLY GAUL a cura di NEWSPOWER

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21 LUGLIO A TRENTO UNA PROVA DA SEGNARE SUL CALENDARIO, CON IL SOLD OUT DEI PETTORALI ORMAI ALLE PORTE. AMBITISSIMA POICHÉ, TRA LE ALTRE COSE, PERMETTE DI STACCARE IL PASS PER LA FINALE MONDIALE DELL’UCI WORLD CYCLING TOUR 2013 DI TRENTO, MONTE BONDONE E VALLE DEI LAGHI, A SETTEMBRE.

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Ventun luglio, manca poco ad un nuovo appuntamento con il ciclismo su strada d’elite. Si corre a Trento l’ottava Granfondo La Leggendaria Charly Gaul che ricorda l’impresa dell’asso lussemburghese nel ’56, proprio sulla salita trentina al Monte Bondone. Occorre però affrettarsi perché il sold out delle iscrizioni è dietro l’angolo. La corsa trentina, inserita nei circuiti Nobili/Supernobili, Dalzero.it, Alpe Adria Tour e nel Challenge Giordana (per la classifica a squadre), infatti è presa letteralmente d’assalto dai ciclofondisti che potranno ancora ambire ad un magico posto nella finale mondiale dell’UCI World Cycling Tour 2013 di Trento e Monte Bondone (19-22 settembre). Il miglior 25% dei classificati per ciascuna categoria potrà quindi guadagnare un biglietto di sola andata per l’appuntamento iridato. Nella kermesse di luglio – e per la precisione il 19 – la Valle dei Laghi ospiterà anche una prova a cronometro lungo un anello di 24 km e 442 m/dsl, anch’essa valida per l’accesso alla finale di settembre. Quelli proposti quest’anno, saranno due percorsi di grande appeal, che porteranno le ruote fine a gettarsi sulle strade, immergendosi in alcuni paesaggi e scorci di indubbia bellezza. Dal fascino medievale della Piazza Duomo di Trento, dominata dall’imponente Cattedrale di San Vigilio, migliaia di biciclette si muoveranno all’unisono, dirigendo-

si verso Lavis e poi salendo in Val di Cembra, fino al nuovo GPM di Palù di Giovo, paese natale di due campioni come Francesco Moser e Gilberto Simoni. Proprio quest’ultimo ha firmato i preziosi consigli che tutti gli interessati possono leggere sul sito della manifestazione. Dalla cima di questa prima salita, si potrà gettare lo sguardo sulla Piana Rotaliana, nota agli amanti delle bollicine per i vini e spumanti Teroldego e Trento Doc, ma anche per le mele. Non ci sarà troppo tempo però

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per contemplare il paesaggio, perché ci si butta subito in una discesa in cui va fatto buon uso dei freni fino a San Michele all’Adige, poi Lavis e di nuovo a Trento. Chi opterà per il mediofondo di 58 km e un dislivello di 2.011 metri, punterà su Sardagna per la splendida e dura salita Charly Gaul, intitolata all’asso lussemburghese nel 2005 come “debito di riconoscenza” dei “bondoneri”, dell’APT e del Comune di Trento, per i grandi momenti di ciclismo epico vissuti su quelle strade. Si arranca su pendenze del 17% che infilano una serie di 38 tornanti fino a culminare sul traguardo di Vason. Lungo il percorso granfondo, intanto, si prosegue sulla destra orografica dell’Adige fino ad Aldeno da cui si attacca il Monte Bondone sul più pedalabile versante di Garniga e Viote. Giunti in cima, si lasciano andare freni e pedali sulla veloce discesa lungo la Valle dei Laghi fino a Terlago, Sopramonte e Candriai, da dove ci si innesta sulla leggendaria salita Charly Gaul percorrendo gli ultimi tornanti prima della tanto sognata finish line. I nomi delle teste di serie che saranno presenti si sprecano e a questi, molti altri corridori si accoderanno per dare spettacolo e divertirsi. Tra questi, sembra confermata anche la presenza del team del Comando Militare dell’Esercito Trentino Alto Adige con Santo Alosi, Patrizio Iacomoni, campione Italiano Gran Fondo su Strada FCI e Pierluigi Cennamo, anche lui già campione Italiano Gran Fondo. La Granfondo Charly Gaul è, tuttavia, anche una gara che guarda all’ambiente e per stimolare tutti ad una sempre maggiore sensibilità ospiterà la green gang Eco Cyclo, gruppo di ciclisti provenienti da Italia, Francia, Svizzera, Spagna, Australia, Stati Uniti e Regno Unito che, grazie anche alla recente partnership con UCI, si faranno promotori di gare eco-compatibili e sempre meno impattanti. Infine, nel pre-gara di sabato 20 luglio, nel centro di Trento, si potranno sbizzarrire anche i giovani ciclisti tra i 7 e gli 11 anni che correranno la Mini Charly Gaul, contribuendo così ad un nuovo spettacolare weekend sui pedali. Info: www.laleggendariacharlygaul.it Il podio dell’edizione 2012

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Elda Verones Direttrice Apt Trento, Monte Bondone, Valle dei Laghi con il campione Jury Chechi presente nell’edizione 2012 foto NEWSPOWER CANON


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ALTOPACK, SOLUZIONI PER IL PACKAGING

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a cura di NICOLETTA BRINA

AUDACI E ALTRUISTI, AL FIANCO DI CHI AMA PEDALARE ESPERIENZA, SALUTE ED UN PIZZICO DI FORTUNA PER UN’AZIENDA CHE HA SAPUTO PUNTARE IN ALTO E RAGGIUNGERE AGEVOLMENTE I PIÙ IMPORTANTI MERCATI ESTERI. NELLA SUA CAVALCATA DI SUCCESSO, NON HA DIMENTICATO LE SUE ORIGINI ED IL PROPRIO TERRITORIO: ED ECCO CHE GUARDA AL CICLISMO.

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La sede di Altopack è ad Altopascio, nella zona residenziale della provincia di Lucca, in via Roma, 136. Idee innovative, passione e capacità di riconoscere le esigenze del mercato che richiede soluzioni su misura per ciascun cliente, sono fattori che hanno determinato la crescita dell’azienda, che negli anni ha ottenuto risultati prestigiosi. Al fine di assistere i clienti in tutto il mondo e di soddisfare anche le esigenze più complesse, l’azienda ha realizzato una strategia industriale basata su ricerca tecnologica continua che implica innovazione, efficienza e flessibilità nelle soluzioni di confezionamento. Una realtà che nella sua crescita non ha però dimenticato di dare un contributo al proprio territorio e ciò mediante lo sport. Ecco come nasce il legame con Cicli Franceschi. Che cos’è Altopack e quando nasce? «L’attività – spiega Giuseppe Vezzani, direttore generale – è nata 14 anni fa, nel 1999, è una realtà giovane, ma non siamo più dei bambini. L’idea di fondo è nata sulle rovine di un’azienda che, nel cambio generazionale, ha avuto delle difficoltà ed io mi sono trovato in cassa integrazione. Dopo 27 anni di lavoro nella stessa azienda, ci si rende conto di quali siano le cose che contano veramente: nella vita ci vogliono la salute e la fortuna, io le ho avute tutte e due e mi definisco l’uomo più fortunato del mondo. Altopack realizza e fornisce linee complete e macchinari di confezionamento per una vasta gamma di prodotti di vari settori come snacks, dolciumi e prodotti da forno, pasta, riso o altri prodotti granulari, legumi, frutta essiccata,surgelati ed anche per prodotti non alimentari come cibo per animali, sementi e detersivi.» Qual è stato il suo sviluppo negli anni, anche a livello di distribuzione delle macchine? «Siamo partiti alla grande, non Giuseppe Vezzani abbiamo avuto difficoltà ad direttore inserirci in mercati esteri. generale Posso dire di essere stato di Altopack avvantaggiato dal fatto che essendo del settore e conosciuto da quasi 30 anni in questo campo, mi è stato tutto più semplice. La fortuna, in ogni caso, aiuta gli audaci, noi abbiamo rischiato ed è andata bene. Oggi il 70 per cento del prodotto di Altopack è stoccato nel mondo, dall’Australia al Medio Oriente, dal Nord Africa, ad una parte d’Europa e di ex Urss, e, ancora, in Canada, Stati Uniti, resta fuori solo la Cina. Per il resto, insomma, sia-

mo presenti pressoché ovunque con le nostre filiali. Il mercato ci ha premiati e sono i nostri clienti a sceglierci.» Una delle qualità che ha saputo dimostrare nella sua storia aziendale, Altopack, è stata quella di riconoscere le esigenze di mercato ed evolversi in tali direzioni. Che benefici ha portato questa capacità? «Credo sia una qualità che fa parte delle capacità imprenditoriali che devono essere proprie di chi fa questo lavoro. C’è evidentemente quel quid in più che ci ha permesso di raggiungere gli obiettivi con una certa facilità perché ci eravamo portati. L’intuizione dei mercati che sono cambiati è stata vincente e ci ha dato la possibilità di muoverci per tempo per affrontare i cambiamenti.» Quali sono le sfide da affrontare in questo 2013? «Il 2013 per noi è già superato, anche il 2014 a livello di commesse è già pressoché concluso, siamo invece in fase di organizzazione per il 2015 che sarà un anno che coinciderà – ci auguriamo – con l’Expò di Milano. A febbraio parteciperemo ad una fiera settoriale nell’ambito della quale presenteremo ulteriori novità, proiettate sempre più avanti. Riteniamo sia necessario essere audaci e cercare di stuzzicare i clienti: il proiettarci in avanti fa sì che si diano indicazioni al cliente circa il fatto che l’azienda pensa al futuro e non solo alle glorie del passato.» Come si lega Altopack al ciclismo e, in particolare, a Cicli Franceschi, realtà sportiva lucchese? «Non possiamo non tenere conto del territorio in cui viviamo, ecco perché con Franceschi abbiamo creato una scuola di ciclismo per bambini. Credo sia fondamentale dare un contributo a queste realtà sportive e sociali. Oggi poi viene fatto tutto grazie a chi riesce a mettere insieme un po’ di ricchezza e, dal momento che noi, con un po’ di fortuna ci siamo riusciti, perché non si può donare una parte di quella ricchezza e condividerla con altri, magari con coloro che, visti i tempi e nonostante le difficoltà, si impegnano per organizzare una gara o consentire ai bambini di iniziare a praticare questo splendido sport che è il ciclismo? Vogliamo essere vicini alle realtà del territorio e permettere a chi vuole vivere bene, di farlo, potendo contare su mezzi adeguati. Con Cicli Franceschi è nata questa bella avventura coronata dalla scuola di ciclismo per bambini e posso dire che si tratti di un’esperienza davvero splendida.» Lei va in bicicletta? «Ho corso in bicicletta da giovane, con risultati piuttosto deludenti, ma ciò non mi ha impedito di continuare a praticare questo sport anche oggi che non ho più 20 anni. Vado ancora quando ne ho la possibilità e il tempo. Credo sia una questione di dna: nel sangue devi avere una predisposizione alle attività sportiva, tanto che non mi fermo al solo ciclismo. Mi trovo spesso all’estero e non riesco a trattenermi dal cercare una palestra o comunque un modo, anche lontano da casa, per tenermi in forma. Dopo tutto il lavoro, lo sport mi permette di scaricarmi e ricaricarmi di energia positiva. Fa stare bene.»


Campionato del Mondo Cronometro e Granfondo

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UCI World Cycling Tour è una nuova serie di eventi in cui Partecipa a La Leggendaria Charly i cicloamatori avranno la possibilità di vincere la maglia iridata UCI. di quali cazione in il Gaul delAttraverso 19-21prove luglio 2013 etutto avrai mondo, i corridori potranno guadagnare un posto per lapartecipare possibilità di qualificarti perdi il alla nale UWCT, che assegnerà il titolo Campione del Mondo, strada e cronometro individuale, Mondiale per Cicloamatori UCI per ogni categoria. UWCT Final Trento 2013 che si Il calendario 2011 terrà dal 19 alAustralia, 22 settembre 2013 14-16 aprile: Perth, maggio: New York, USA a88 Trento, sul Monte Bondone in maggio: Evora, Portogallo 12 giugno: Lubiana, Slovenia Valle dei Laghi! 18 giugno: 19-21 agosto: 28 agosto: 9-11 settembre:

Huy, Belgio Fort Collins, CO, USA Bulle, Svizzera La Finale a Stavelot, Belgio

19.09: Staffetta a squadre 20.09: Cronometro La Finale 22.09: Stavelot èGara la città su dovestrada si assegneranno i

titoli di Campione del Mondo, sulle strade della Liegi Bastogne Liegi. Le leggendarie colline de “La Doyenne” offriranno un ambiente stimolante per i Campionati del Mondo master e cicloturisti. La gara inizierà con un grande giro di 68 km con la Côte de Haute Bodeux e la Côte d’Aisomont; Il secondo giro di 42 km porterà i corridori sulle classiche Côte de la Haute Levée, Côte du Rosier, Côte de Spineux e l’arrivo sarà solo 2 km dopo la cima della Côte de Stockeu.

Qualificazioni per 2012 18 settembre 2011: Amy Gillet Gran Fondo, Australia 14-16 ottobre 2011: Challenge Ciclismo Cretese, Grecia

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MARCIALONGA CYCLING CRAFT a cura di NEWSPOWER

pressoffice@newspower.it

DOMENICA 7 LUGLIO DA NON PERDERE Confermati i due percorsi con partenza e arrivo a Predazzo. Attesi oltre 2.000 granfondisti nelle valli di Fiemme e Fassa. Proseguono anche il Challenge Giordana e la Combinata Punto3 Craft.

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Marcialonga Cycling Craft secondo round. Ritornano sul ring “quelli di Predazzo” con una nuova data per la gara ciclistica che tanti attendono. È ufficiale, si correrà il 7 luglio, quando i primi pronostici da fare non saranno rivolti agli atleti, bensì… al tempo. Se a fine maggio avevamo ritrovato neve e temperature degne dell’inverno, tali da costringere gli organizzatori a rinviare la gara, sembra proprio che a luglio sarà… estate. Possono allora gioire granfondisti e grimpeur amatoriali rimasti in stand by perché questa gara, è proprio il caso di dirlo, “S’ha da fare”. Tutto confermato quindi per la settima edizione della Marcialonga sui pedali, dai percorsi all’intero apparato logistico. Sono state inoltre riaperte le iscrizioni per dar modo di assicurarsi un posto alla partenza anche a chi avesse rinunciato alla prima turnata. L’appuntamento è di quelli da non mancare. Tra le Valli di Fiemme e Fassa in Trentino si assegneranno punti che senz’altro saranno preziosi per gli iscritti ai circuiti Nobili e SuperNobili delle Granfondo, ma anche per i corridori del ben noto Challenge Giordana o per i poliedrici atleti della Combinata Punto3 Craft. La 7a Marcialonga Cycling Craft, infatti, sarà il quinto appuntamento del Challenge, ma anche “gara 2” della combinata che unisce le tre gare firmate Marcialonga, dall’ormai

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La partenza della Marcialonga Cycling Craft edizione 2012

storica galoppata invernale sugli sci da fondo dello scorso gennaio, fino alla Marcialonga Running, corsa podistica in programma il 1° settembre, passando ovviamente per le due ruote della “Cycling”. Cicloamatori e cicloturisti sono dunque attesi a Predazzo, dove il via scatterà alle ore 8.30, nel cuore della Val di Fiemme. Il programma prevede due percorsi, il granfondo di 116 km e 2.352 m/dsl ed il mediofondo di 66 km e 750 m/dsl. I cicloturisti potranno gareggiare solo su quest’ultimo. Da Predazzo ci si avventurerà lungo un primo tratto di circa 16 km in cui si potranno far girare le gambe e scaldare per bene i muscoli. Si percorre l’intera vallata fino a Molina


foto NEWSPOWER CANON foto NEWSPOWER CANON

di Fiemme da cui si inizia a salire, ma prima si costeggeranno le verdi acque del Lago di Stramentizzo e poi ci si dirigerà verso Capriana e Anterivo, dove la Marcialonga Cycling Craft transiterà per la prima volta in assoluto. Qui sarà posto lo Sprint dedicato al Presenting Sponsor Craft. La discesa che segue è buona per i velocisti che potranno tentare

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Il podio maschile dell’edizione 2012

di avvantaggiarsi a San Lugano e poi in Località Cela, da dove si torna a salire verso il Passo di Pramadiccio, attraversando prima i villaggi di Fiemme. Dopo il passo la direzione da prendere è quella di Stava, con la biforcazione dei due tracciati di gara, che si raggiunge dopo una breve e tortuosa discesa. Sul “corto” mancheranno allora circa 10 km, da percorrere ancora in discesa verso Tesero, Panchià e Predazzo. Per i granfondisti si sarà solo a metà gara, freccia a sinistra e via, si sale ancora verso Pampeago all’assalto del GPM Ski Center Latemar Pampeago (le pendenze qui ruotano attorno al 10%). Un appunto merita il Passo di Pampeago, ben conosciuto dagli sciatori, che è

raggiungibile oggi anche dalle bici da strada grazie ad un nuovo tratto asfaltato realizzato in occasione del passaggio del Giro d’Italia 2012 e percorribile solo da bici e mezzi di servizio. Insomma, l’ideale per un test in alta quota e per gustare le magnifiche viste sul gruppo dolomitico del Latemar, Patrimonio Unesco. Da Pampeago una bella discesa porterà i corridori a Obereggen e poi Ponte Nova, da dove la strada si inclina per un’ultima volta verso il Passo Costalunga (1.752 metri – GPM ITAS Assicurazioni). Allo scollinamento ci si lancerà finalmente sui chilometri conclusivi dirigendosi verso la Val di Fassa ed il traguardo di Predazzo. In attesa delle conferme ufficiali, già si fanno i primi pronostici, questa volta sugli uomini da classifica che non dovrebbero saper resistere al richiamo della Marcialonga. Potremmo quindi vedere una nuova sfida tra i competitors Roberto Cunico, Giuseppe Di Salvo, Dainius Kairelis, Carlo Muraro, Alessandro Bertuola, Matteo Cappè e Nikita Eskov a cui si potrebbero aggiungere tra le donne la pratese Claudia Gentili, Astrid Schartmüller e Dorina Vaccaroni, oltre alle possibili Zogli, Sonzogni e Mazzel, ma la lista dei nomi importanti è di certo destinata ad infoltirsi. Info: www.marcialonga.it


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ASTUTE

nicoletta.brina@gmail.com

a cura di NICOLETTA BRINA

L’ECCELLENZA DEL MADE IN ITALY IN SELLA QUANDO IL MERCATO È STANCO E SENZA IDEE, ECCO CHE ARRIVA LA NOVITÀ CHE RIVOLUZIONA. IL MARCHIO VENETO DI SELLE SI STA FACENDO LARGO TANTO IN ITALIA, QUANTO ALL’ESTERO CON PRODOTTI DI QUALITÀ, SCELTI, TRA GLI ALTRI, ANCHE DAGLI ATLETI DEL TEAM CICLI COPPARO.

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Astute è un’azienda giovane ma che sa esattamente cosa vuole e dove desidera arrivare. Così come ben chiari sono gli obiettivi del team anconetano Cicli Copparo. Astute ha appena un anno e mezzo di vita, eppure si sta facendo largo nel mondo degli appassionati di ciclismo come sinonimo di selle di qualità. La sua storia è recente, nata da un’idea che tre colleghi designer, Piergiorgio Venturini, Fabio Brasiliani e Maurizio Chimento hanno avuto nel 2011, mentre si trovavano a Miami. Sono stati sfidati da alcuni amici americani che si vantavano per aver superato, nel campo del ciclismo, l’innovazione italiana. I tre designer hanno accettato la sfida ed ecco dove sono arrivati. Piergiorgio, Astute nasce dal lancio di una sfida e quale ne è stata l’evoluzione? «Astute è nata lo scorso anno, mentre l’idea è arrivata nel 2011. Io ed i miei due colleghi

eravamo a Miami per un evento e degli amici hanno cominciato a canzonarci, dicendo che noi italiani eravamo noti per le bici, ma gli americani ormai ci avevano superato perché non eravamo stati in grado di inventare nulla di nuovo. Ci siamo sentiti sfidati e così abbiamo cominciato a ragionare su ciò che mancava. Tutti e tre eravamo concordi sul fatto che il punto di raccordo tra l’atleta e la macchina – così intesa la bici – era la sella, quindi si è pensato a cosa potesse innovarla. Astute è nata per rispondere a chi cerca una sella bella e funzionale, ma al contempo confortevole. Ci siamo quindi dati da fare per trovare artigiani tra Padova, Vicenza e Treviso per la realizzazione delle selle e abbiamo poi avuto la possibilità di fare tre brevetti internazionali per le nostre selle che sono completamente diverse da ciò che c’era già sul mercato.»

Dov’è la sede? «La sede è a Padova, anche se Il designer, Piergiorgio Venturini mostra l’eccellenza creata, abbiamo cercato di essere un’aAstute Skyline zienda diversa dal solito, dato che c’è chi si occupa di design, chi di commercializzazione e chi, ancora di comunicazione. Abbiamo dato in concessione a Larm la distribuzione in Italia, mentre per l’estero a settembre renderemo noti i contatti nel mondo. Teniamo a che Astute abbia respiro internazionale globale. Un altro plus sul quale contiamo molto è che la sella Astute è completamente made in Italy, perché vogliamo mantenere un prodotto che sia d’eccellenza nostrana.» Che tipo di prodotti offre? «Abbiamo tre modelli distinti, rivolti ad un pubblico medio-alto fino ad altissimo. Anche il modello base è già un modello di punta, perché ha tutte le caratteristiche imprescindibili del marchio Astute, le differenze stanno nel peso e nel materiale utilizzato. La tipologia di materiale può esaltare certe caratteristiche, ma il comfort ed il design sono presenti in ogni modello. Skyline, è la versione base, Skylight l’intermedia e Skycarb è la versione full carbon. Una caratteristica della Skylight e di Skyline è il nylon rosso soft-touch nella scoc-

ca visibile, che riprende il rosso dello sport italiano, quale può essere la Ducati.» Qual è il range di distribuzione? «A livello italiano come detto siamo seguiti da Larm, in Australia siamo già presenti, abbiamo coperto quasi tutta l’Europa e ci stiamo muovendo per gli Stati Uniti. L’obiettivo è, a fine 2013, quello di essere capillarmente presenti.» Quali sono le richieste del mercato? «Abbiamo fatto testare il prodotto, grazie a grandi marchi di biciclette, per avere una certa credibilità sul mercato ed i riscontri sono stati molto positivi. Il mercato aveva delle aspettative, mancavano novità perché l’offerta era in piena stasi. C’era la necessità di andare oltre all’aspetto grafico e di materiali, per abbracciare un concetto più ‘all inclusive’. Le nostre Astute sono gli smartphone delle selle, innovative per contenuti tecnici, immagine e comfort, tutto in un solo prodotto. Il confronto col pubblico è importante per noi, anche grazie alla collaborazione con Cicli Copparo, abbiamo la possibilità di verificare l’appeal del nostro prodotto e la necessità, eventualmente, di aggiustamenti, come già accaduto in passato.» Quali sono le novità 2013? «Quest’anno c’è il lancio ufficiale della nuova collezione 2014, un’unica grande stagione in cui ci presentiamo con edizioni limitate, ma soprattutto con le tre linee declinate in 8 versioni diverse, ovvero 24 prodotti (per l’Italia, i modelli che verranno presentati inizialmente saranno 13, ndr). Per il 2014, ci prefiggiamo come obiettivo il consolidamento del marchio ed un confronto col pubblico per recepire richieste, idee, suggerimenti e critiche, ovviamente. Per sviluppare nuove idee e nuove risposte.» Prima ha citato Cicli Copparo, com’è nata la collaborazione col team anconetano? «Copparo da anni ha un rapporto con Larm, nostro distributore, e tramite questo siamo giunti a fornire le selle alla squadra. Per noi questo rapporto è molto importante e, anzi, li ringraziamo molto per i loro risultati e per gli sforzi profusi e per il fatto che hanno creduto in noi. Ci sarà certamente e c’è già oggi con loro un feedback per le nostre selle. Abbiamo dovuto fare dei piccoli aggiustamenti proprio grazie alle loro indicazioni.»



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ACSI CONVIENE a cura di NICOLETTA BRINA

BENEFICI PER GLI ASSOCIATI 2014 LANCIATA L’INIZIATIVA PER LA NUOVA CAMPAGNA DI AFFILIAZIONI. BUONI VACANZA IN TRENTINO E SULLA RIVIERA ADRIATICA, NONCHÉ CONVENZIONI CON GRANDI BRAND DEL PANORAMA CICLISTICO PER L’ACQUISTO DI MATERIALE TECNICO. IL PERCORSO DI RIORGANIZZAZIONE DELL’ENTE, CONTINUA.

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Nell’ambito della fase di ristrutturazione dei suoi diversi bracci operativi, ACSI Settore Ciclismo, si sta dando davvero da fare. Poco più di sei mesi dopo dall’assegnazione dell’incarico di responsabile nazionale ACSI all’avvocato Emiliano Borgna ed il quadro degli interventi per riorganizzare il settore è ben chiaro. L’obiettivo principale del mandato di Borgna è quello di fare chiarezza e ripristinare l’efficienza dell’apparato tecnico, organizzativo ed amministrativo di ACSI. I temi sono piuttosto scottanti: dal nuovo organigramma nazionale, alla segreteria organizzativa, ai responsabili degli organi disciplinari, ai diversi responsabili, ai calendari e relativi regolamenti, alle divise dei giudici di gara. Ma le questioni da affrontare, durante il suo mandato, sono tante altre ancora. Una riorganizzazione che, come detto, non può prescindere neppure dall’aspetto legato all’immagine, dovendo, in tal modo, recuperare il suo essere ente di promozione sportiva con azioni volte, appunto, all’ampliamento del bacino di potenziali

sportivi che gravitino all’interno di ACSI. E le attività intraprese in questo senso, spingono l’associazione ad un livello superiore, stante il fatto che gli strumenti utilizzati per intraprendere questa strada, sono una vera novità per il settore. Le azioni, previste in occasione dell’apertura del tesseramento 2014, sono volte a regalare benefici e, dunque, ad assegnare un quid in più a chi sceglie di entrare a far parte di ACSI Settore Ciclismo. In tale direttiva rientrano ad esempio le convenzioni con importanti brand del mondo. Essere in possesso della tessera ACSI, nel 2014, sarà sinonimo di convenienza rispetto all’acquisto di prodotti reperiti presso i rivenditori di marchi convenzionati. Inoltre grazie ad accordi stretti da ACSI Settore Ciclismo con enti territoriali ed aziende del territorio, sarà possibile ottenere buoni o sconti per trascorrere vacanze in Trentino o lungo la riviera Adriatica. Insomma, l’intento di ACSI Settore Ciclismo, è quello di promuovere la pratica sportiva e, nello specifico, quella sui pedali e, al contempo offrire a chi

sceglierà nel 2014 di associarsi, tutta una serie di vantaggi che vogliono mettere in condizione il ciclista affiliato di salire in sella potendo vantare agevolazioni e rendendolo in tal modo “riconoscibile”. Questa attività, come detto in precedenza, sarà l’ulteriore tassello di un programma più ampio di riorganizzazione dell’Ente che ha già affrontato questioni importanti. Ricordiamo infatti la questione delle ammiraglie, affrontata cercando di porre un limite a quel professionismo esasperato che negli ultimi anni ha fatto capolino anche nelle granfondo. Si è dunque ideata una normativa che disciplinasse la presenza di questi mezzi in gara, ciò mediante un regolamento che livellasse invece i granfondisti all’interno delle competizioni, non dimenticando al contempo l’aspetto della sicurezza, tutelando in questo modo i partecipanti dai rischi che i mezzi privati potrebbero creare. La necessità fondante è quella di riportare questo tipo di manifestazioni ad uno spirito di sano divertimento. Altro punto importante, l’organizzazione di ACSI ciclismo, foto NEWSPOWER CANON


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visto che parliamo di un settore nato ex novo e che aveva bisogno di essere totalmente strutturato. Per ciò che concerne gli aspetti burocratici, è stato aperto il nuovo conto corrente intestato ad ACSI Settore Ciclismo. L’intera attività del 2013 è stata altresì impostata nel rispetto di tutte le regole dell’ordinamento sportivo, così come condiviso tra gli Enti di Promozione Sportiva che partecipano al tavolo della Consulta del Ciclismo. Specifica informativa è stata altresì rivolta al divieto di utilizzo dei loghi ACSI Settore Ciclismo unitamente a quello foto NEWSPOWER CANON

Udace, in quanto solo il primo è legittimato ed autorizzato a comparire sui volantini delle gare e sulla cartellonistica in genere e alla partecipazione alle gare di coloro che hanno scontato la propria squalifica per reati in materia di doping. La volontà, così come era stata espressa in precedenza dal referente nazionale, Borgna, è quella di «continuare sulla strada intrapresa e perfezionare quello che è stato fatto in questi mesi. Si tratta di affrontare vari aspetti, alcuni dei quali possono apparire come formalismi dal punto di vista pratico, ma, in ogni caso, rischiavano di creare confusione e problemi.»


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GRANFONDO DAMIANO CUNEGO

pressoffice@newspower.it

a cura di NEWSPOWER

A VERONA DI SALVO E GENTILI, SCHEGGE IN VOLATA Vittorie al fotofinish per gli uomini sia sul “lungo” che sul “medio”. Di Salvo si mette dietro Maccanti e Bertuola. La Gentili per 1/100 sulla Ilmer. Nel mediofondo vincono Oscar Bertolini e Kerstin Brachtendorf. La gara era seconda tappa del circuito Unesco Cycling Tour.

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Dici Damiano Cunego e pensi ad un campione, parli della Granfondo che porta il suo nome ed in molti ne confermeranno la spettacolarità. Questa è stata l’8a edizione tenutasi lo scorso 2 giugno a Verona, un puro ed autentico spettacolo. E pensare che all’ultimo il “boss” di casa, Sergio Bombieri, ed i suoi collaboratori si erano dovuti sedere nuovamente attorno ad un tavolo per correggere le cartine. Come in gran parte dello Stivale, infatti, le piogge abbondanti hanno flagellato anche il territorio veronese creando buche e piccoli smottamenti soprattutto nelle discese e nelle strade di collina. A doverne uscire con le ossa rotte sembrava dover essere in particolare il tracciato della Granfondo, ma a Verona lo sanno che con Bombieri & Co. non si scherza. Quello che hanno fatto è stato prendere il già programmato percorso Mediofondo e innestarvi una deviazione di 20 km che ha spedito i granfondisti sul Passo del Branchetto, a quota 1.590 m slm.

foto NEWSPOWER CANON

La partenza dell’ottava Granfondo Damiano Cunego

Nel complesso ne è uscita una corsa leggermente accorciata, ma che non ha lesinato nulla in quanto a combattività. Sulla linea di partenza erano un migliaio. In testa, come di rito, tra i vip c’erano anche gli atleti di casa Valentina Scandolara e il giovane velocista dell’Astana Andrea Guardini. Lo avevano promesso e non si sono fatti attendere nemmeno i ciclisti emiliani di Mirandola, e non erano in pochi. Dalle loro terre, colpite lo scorso anno da quel terremoto che li aveva costretti a non gareggiare nella passata edizione, sono saliti come un’orda festosa in circa 40, tra regolarmente iscritti e goliardici sostenitori lungo il percorso, in una sorta di debito di riconoscenza verso la gara che nel 2012 aveva raccolto dei fondi consegnati ad un’azienda di Mirandola. Alle 9.00 spaccate coriandoli e bandiera a scacchi hanno aperto i giochi. La carovana si è mossa compatta nei primi chilometri dirigendosi verso Grezzana, ma chi voleva puntare al podio ha capito che andavano rotti subito gli indugi. Dopo appena 5 km un piccolo manipolo prova a staccare il gruppone. A Bellori, start della classica crono del Trofeo Berner, sono Giuseppe Corsello e Riccardo Salani ad andarsene, senza grande successo. A circa metà salita verso Provalo il gruppo era nuovamente ricostituito, ma in testa si muoveva qualcosa con Antonio Camozzi e Giulio Magri. Allo scollinamento di Valico Provalo davanti ci sono loro con Cerri, Kairelis, Masiero e Kris, ai quali si aggiungono Di Salvo, Bertuola e Maccanti, con Magri e Masiero a cercare di dare verve alla corsa. Giunti a Erbezzo comandano Bertuola, Di Salvo e Maccanti a 25 secondi dagli inseguitori Tiziano Lombardi e Nikita Eskov, ma a Bosco Chiesanuova i due percorsi si separano. A girare le ruote verso il rientro sono Magri, Camozzi, Bertolini, Salani, Zambelli e Masiero e i due della Isolmant lo avevano deciso, si doveva tirare la volata per Camozzi. Sul rettilineo finale spuntano in cinque e tutto a quel punto girava a favore del velocista di Mori Oscar Bertolini, che sapeva mettere quei pochi centimetri di vantaggio che gli valevano la vittoria davanti a Camozzi e Magri. Sul “lungo”, nel frattempo, davanti tengono duro Di Salvo, Bertuola e Maccanti, a circa 40 secondi dagli inseguitori da cui prova a staccarsi un affannato Hubert Krys, che sarà costretto a gettare la spugna per riporre ogni speranza nel compagno Maccanti. Dopo il Branchetto, ci sono San Giorgio, Camposilvano e quindi San Francesco, dove i due tracciati tornano ad unirsi e dove la testa del mediofondo transita a pochi minuti dall’innesto del trio Di Salvo-Bertuola-Maccanti. A quel punto la strada è quasi tutta in discesa e c’è tempo anche per Cerri e Lombardi di


Prima di sbaraccare è d’obbligo un passaggio al riso-party dove sono spuntate anche delle gustose ciliegie, che sia finalmente sbocciata la primavera? Infine, la Granfondo Damiano Cunego era anche la seconda tappa dell’Unesco Cycling Tour ed è stata apprezzatissima, con grande soddisfazione del team Bombieri. E proprio a Sergio Bombieri va un gran complimento per una gara dai bei nomi, dal bel percorso e dai numeri comunque interessanti, considerato che la granfondo veronese non era parte degli affollati circuiti che imperversano in Italia.

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Claudia Gentili e Giuseppe di Salvo festeggiano sul podio foto NEWSPOWER CANON

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riagguantare i fuggitivi, con Kairelis a tentare l’aggancio. Alla salitella di San Rocco cambia qualcosa, Lombardi e Kairelis si attardano, Cerri rimane incollato. Subito dopo è quest’ultimo a cedere terreno fino a farsi passare dai due che stavano alle calcagna. Sul traguardo a nulla valgono i tentativi di attacco in volata di Maccanti e Bertuola su Di Salvo, che beffa tutti e vince. E per non dire che la cavalleria è morta, prima di stappare le bollicine dello spumante firmato Cantina Valpantena, si attende l’arrivo anche della corsa rosa. Prima del mediofondo è la campionessa di paraciclismo tedesca Kerstin Brachtendorf, la seguono Christiane Koschier e Claudia Bertoncini. Per quanto riguarda la granfondo non si fanno tanto attendere neppure Claudia Gentili e Marina Ilmer, arrivate nell’ordine al fotofinish ad appena un centesimo l’una dall’altra. Poco più indietro la terza è Astrid Schartmueller, solitamente abbonata alle mediofondo ma che, vista la poca differenza di chilometri, ha prediletto il percorso lungo.


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SICUREZZA IN GARA a cura di GIANLUCA BARBIERI

info@inbici.net IL RAPPORTO COL TERRITORIO ASPETTO INDISPENSABILE PER IL SUCCESSO DELLE GARE CICLISTICHE LA BUONA RIUSCITA DI UNA MANIFESTAZIONE E LA SUA CONTINUITÀ NEGLI ANNI, NON PUÒ PRESCINDERE DALLA GESTIONE DEL TERRITORIO E DALLE SUE CONSUETUDINI. DA NON DIMENTICARE L’ASPETTO LEGATO ALLA COMUNICAZIONE, AFFINCHÉ L’EVENTO SIA NOTO A TUTTI, ADDETTI AI LAVORI O SEMPLICI CITTADINI.

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Se andiamo ad analizzare l’iter che gli organizzatori delle gare ciclistiche seguono quando organizzano i loro eventi, ci accorgeremo che spesso, senza volere, sono costretti a dei “passaggi obbligati” per poter inserire la propria manifestazione all’interno di un territorio. È un concetto, a volte, non facile da capire, ma tuttavia indispensabile per una manifestazione ciclistica. Gli usi e le consuetudini dei territori sono realtà che un organizzatore non può ignorare. Come già ribadito più volte, la gara ciclistica crea un disagio sul territorio nel quale si svolge e le persone non coinvolte, molto spesso, non sono interessate alla sua disputa. Ecco perché gli organizzatori delle gare ciclistiche hanno l’obbligo di prevedere, prima di scegliere il percorso di gara, quanto e in che modo la manifestazione va a scombinare le abitudini dei territori che attraversa. Realtà economiche, sociali, abitudini locali, sono fattori che devono essere messi sul piatto, prima di decidere dove e come far passare una gara ciclistica in determinati ambienti. Altra cosa importante per l’oculata gestione del territorio è la cosiddetta “comunicazione”: se andiamo a leggere le varie autorizzazioni rilasciate dagli organi competenti, scopriremo che una delle voci imprescindibili dell’autorizzazione stessa è la comunicazione verso i residenti del passaggio della gara ciclistica. Molto spesso, però, questo particolare viene trascurato dagli organizzatori, senza sapere che la mancata comunicazione è spesso causa di proteste nei loro confronti. Vi siete mai chiesti perché un evento come il Giro d’Italia riesca a bloccare interi territori

per ore, ottenendo a suo carico solo flebili proteste dei meno appassionati? Ciò perché, quando passa la “carovana rosa”, da tempo tutto è pianificato ed i territori sanno che quel giorno ci saranno disagi, prendendo le misure adeguate per poter affrontare tale avvenimento. La stessa cosa vale – o dovrebbe valere – anche per le manifestazioni piccole, anzi, lo sforzo per ottenere il via libera del territorio

su terreni privati o quanto meno dove esistono attività di ogni genere. Dunque, dato che nelle gare di mtb si registra un continuo passaggio dei corridori, la scelta dei percorsi e le alternative per chi abita su quei territori, diventano indispensabili per la convivenza tra gara ciclistica e residenti. Non è un caso che negli anni si siano verificati importanti episodi che hanno visto la

dev’essere maggiore, quanto più piccola è la portata della manifestazione, perché più debole anche a livello politico-sportivo, rispetto ad un evento della portata del Giro. Altra cosa importante da sottolineare è che, mentre nelle competizioni su strada il rapporto col territorio ha un valore certamente importante, ma assai gestibile, nel fuori strada, le cose si complicano un po’. Spesso nella disciplina delle “ruote grasse” gli organizzatori sono obbligati a passaggi

nascita e la prematura scomparsa di importanti gare e manifestazioni ciclistiche: analizzando la causa di questo, si è compreso che vi siano stati importanti problemi col territorio. Concludo ribadendo ancora una volta che la gara ciclistica è un elemento importante della società civile, ma non ha la priorità sulla vita delle persone, per cui chi decide di invadere la libertà degli altri, deve farlo con cognizione di causa.



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GRANFONDO CITTÀ DI AREZZO

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MICHELE CARTOCCI E ILARIA RINALDI I DOMINATORI DAVANTI AL PUBBLICO AMICO, IL FINALE IN SOLITARIA PER CARTOCCI E RINALDI. NEL PERCORSO MEDIO, GRAZIA RIPRENDE I FUGGITIVI E TAGLIA IL TRAGUARDO PER PRIMO. KAREN DOLJAC TRIONFA NEL MEDIO FEMMINILE. OTTIMO RISCONTRO DI PARTECIPAZIONE ALL’EVENTO DELL’ASD CAVALLINO, CON 400 CICLISTI IN LINEA DI PARTENZA.

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Michele Cartocci ha concesso il bis nella seconda edizione della Granfondo Città di Arezzo, manifestazione svoltasi domenica 16 giugno, peraltro a lui dedicata dagli organizzatori dell’Asd Cavallino de Il Matto, la località nella quale Cartocci vive. La corsa era in collaborazione con il quartiere di Porta del Foro, rientrando nelle celebrazioni della Giostra del Saracino. Nel clima di festa che celebra l’apertura della settimana dedicata alla Giostra del Saracino, gustando una calda domenica estiva, circa 400 ciclisti sono partiti sotto la bandiera a scacchi tenuta dal professionista della Movistar Eros Capecchi, in via Marco Perennio, davanti a Porta San Lorentino. Tra i personaggi ospiti al via, spiccava Massimiliano Lelli, ex professionista, che proprio il 16 giugno di 22 anni fa, salì sul terzo gradino del podio di Milano al Giro d’Italia, dietro il valdagnese Franco Chioccioli e Claudio Chiappucci e conquistò la maglia bianca di miglior giovane: «È vero, era lo stesso giorno, domenica anche allora. Un dolce ricordo, così come ne ho di belli qui ad Arezzo, dove ho vinto due Giri di Toscana, uno in città, l’altro a Poti e dove giunsi secondo dietro Sciandri a una tappa del Giro d’Italia. Questa Granfondo? Impegnativa, non era facile tener testa ai primi, tutti preparatissimi, ma ho fatto una buona gara». Il vincitore Cartocci: «Era dura fare il bis anSul podio il vincitore Michele Cartocci, il compagno di squadra Ostolani e Balli che perché quest’anno ho avuto problemi fisici, ma ho vinto e sono contento. Ho ripreso Ferri sulla discesa delle Crocina, poi lui ha Guardando alla cronaca della gara, sul valico di Crocina si registra deviato per il medio e io ho iniziato la fuga solitaria». l’attacco di Fabrizio Ferri (Bikingteam) che transita solitario al gpm, in discesa poi Cartocci attacca disegnando traiettorie da brivido, stacSul gradino più alto del podio Ilaria Rinaldi vincitrice della granfondo femminile cando il gruppetto del quale ne faceva parte, prima di Talla riprende il fuggitivo Ferri. I due proseguono insieme fino a Ponte alla Chiassa, dove Ferri devia per il percorso medio e Cartocci continua per il percorso lungo. Michele Cartocci invece inizia una splendida cavalcata solitaria, superando Libbia, Anghiari e il valico di Scopetone giungendo cosi per il secondo anno di fila solitario al traguardo. A completare il trionfo del Cavallino, il secondo posto di Ivan Ostolani che anticipa gli inseguitori regolati da Andrea Balli, con Massimiliano Lelli undicesimo assoluto. Nel percorso medio, la vittoria è andata a l’ex professionista bolognese Massimiliano Grazia, che con un finale da vero finisseur agguanta il drappello dei fuggitivi quando mancano meno di mille metri al traguardo e con uno sprint superbo supera sulla linea Gregory Bianchi, Francesco Magni e Fabrizio Ferri già protagonista di una lunga fuga solitaria. Mentre regina della Granfondo femminile è Ilaria Rinaldi, portacolori del team ASD Cavallino che ad oggi è l’atleta femminile più vittoriosa di stagione, Ilaria giunge al traguardo solitaria con un vantaggio di 38 minuti circa su Leeman Kersti mentre le altre… non pervenute. Tra le donne protagoniste del percorso medio si registra il trionfo di Karen Doljak sull’atleta di casa, Laura Vagheggi e Sabrina Reggiante. Grande soddisfazione degli organizzatori che spinti da una scia di grande passione ciclistica già pensano alla 3a edizione quella del 2014 con grandi ambizioni, per creare un evento di riferimento nel panorama granfondistico.



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LE SALITE MITICHE DEI GRANDI GIRI Come affrontare le salite che hanno fatto la Storia del Ciclismo con i suggerimenti di Max Lelli

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a cura di Leonardo Olmi

Il Colle delle Finestre In questo primo appuntamento andiamo a scoprire una salita del Piemonte che ha fatto la storia recente del Giro d’Italia. La sua peculiarità è quella di avere il fondo stradale sterrato nei suoi ultimi 8 km.

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Da questo numero di INBICI in avanti, troverete una serie di puntate dedicate alle salite che hanno fatto la storia del ciclismo, quelle delle grandi corse a tappe legate alle nostre montagne e quelle poco oltre il confine, come appunto Giro d’Italia e Tour de France. Una rubrica che, come abbiamo fatto per la crono, sarà curata dal sottoscritto e condotta da un esperto del settore, un ex professionista, profondo conoscitore di questo sport. Non solo perché è stato un grande atleta, Il cartello che indica l’ascesa del Colle delle Finestre dal Bivio per Usseaux, il versante opposto a quello trattato in questo articolo che, al contrario, è tutto asfalto, quindi meno eroico

ma soprattutto perché, come tutti ricorderanno, di Tour de France ne ha fatti 14 e di Giri d’Italia 7. Come avete letto nel titolo parliamo di Max Lelli, un corridore con alle spalle 16 anni da professionista e 23 vittorie. Per questa prima puntata abbiamo scelto una salita non conosciutissima, ma non per questo meno mitica: il Colle delle Finestre, situato non lontano dal confine con la Francia, nelle vicinanze di Sestriere, un passo che collega la bassa Valle di Susa alla Val Chisone in Piemonte. Per molti anni questa incredibile salita è rimasta poco nota, anche tra i ciclisti. Solo nel 2005, quando è stata inserita nel percorso del Giro d’Italia, gli amanti delle due ruote hanno potuto scoprire la bellezza e il fascino del Colle delle Finestre. Quella fu davvero una tappa epica del Giro, una tappa che ricordava il ciclismo di una volta, con i corridori che salivano sullo sterrato avvolti in una nube di polvere. Fu un anno felice per il ciclismo italiano perché il Giro lo vinse Paolo Savoldelli. Quella che noi andremo a trattare è l’ascesa da Susa, una strada che fu costruita per scopi militari, composta di due parti nettamente distinte: la prima, poco meno di 11 km, che arriva fino al Colletto di Meana; e la seconda, più breve di 8 km, che coincide per intero con il tratto sterrato che porta al valico posto a 2.176 m slm.

foto LEONARDO OLMI

Max, dicci un po’ di che salita stiamo parlando, è dura? «Questa è una ‘Signora’ salita, la pendenza media complessiva fornisce subito la misura della sua difficoltà: una pendenza quasi costante del 9% per tutta la sua lunghezza, che porterà il vostro computer a segnare un dislivello totale di 1.700 m. La strada sale con regolarità e raramente, se non per tratti brevissimi e irrilevanti ai fini della fatica, scende al di sotto del 9%; altrettanto di rado sale al di sopra del 10%. Perciò, proprio in virtù della sua continuità, è fondamentale trovare un ritmo adatto alle proprie forze, quali che siano, e impostare subito un’andatura regolare e senza forzature.» Quindi come ci consigli di iniziare? «Prima di tutto una buona colazione alla mattina, per poi procedere con un po’ di zuccheri ad inizio salita e poi ancora un gel a metà, magari prima di affrontare il tratto sterrato. Ovviamente, prima di arrivare ad inizio salita, dovremo aver fatto 30-40 km di riscaldamento su un percorso pianeggiante o vallonato. Ricordiamoci, inoltre, di idratarci con sali o semplicemente acqua durante tutti e 18 i chilometri di salita. Preparatevi ad avere due borracce, perché le userete entrambe, specialmente se fa caldo. Ricordiamoci anche di non partire a tutta, ma piuttosto di stare leggermente sotto la soglia con una buona cadenza che prediliga l’agilità piuttosto che la durezza. Magari, se poi avremo conservato delle energie, ed avremo ancora un po’ di ‘benzina’, potremo usarle nella parte finale dello sterrato, spingendo anche a tutta negli ultimi tornanti, quando ormai il rischio dell’acido lattico non comprometterà più la nostra ascesa. Non dimentichiamoci mai che se spendiamo male prima, poi non ce lo ritroviamo più dopo, e questa è una regola valida sempre e per tutti.»


foto LEONARDO OLMI

foto LEONARDO OLMI

Ma da dove lo imbocchiamo il Colle delle Finestre? «Da Susa, si lascia la Statale 24 e si imbocca il bivio in direzione del Colle delle Finestre. La strada s’impenna subito portandosi, fin dal primo chilometro, a pendenze impegnative che, appunto, è meglio non affrontare a freddo. I primi chilometri fino a Meana di Susa (652 m) sono durissimi, tirano subito, come si dice noi in gergo, con una rampa all’altezza della ferrovia che sul nostro ciclocomputer farà registrare il 14% (si tratta della pendenza massima di tutta la salita). Dopo Meana, case e coltivazioni lasciano il posto a un bel È importante avere lo sguardo lungo, in modo di cercare la traiettoria giusta, e in questo caso meno ciottolosa, ossia quella più battuta bosco di castagni. Poi, in meno di tre chilometri, si affronta un numero impressionante di tornanti, molto ravvicinati e in be dire rischiare di cadere più facilmente e avere la ruota che slitta; se successione serrata, addirittura 28, su un totale di 33 per l’intera salita. ci si alzasse sui pedali ancora peggio, quindi evitiamo di farlo, per non Qui, le pendenze non riservano grandi sorprese, anche se si manten- essere costretti a mettere il piede a terra. Tanto abbiamo tutto il tempo gono piuttosto impegnative, tra il 9 e il 10%, ma la presenza dei tornanti che vogliamo, non siamo in gara, la nostra rivalità è semplicemente costituisce un piccolo aiuto, almeno dal punto di vista psicologico. Ter- quella con la montagna, che tenteremo di domare.» minati i tornanti, la strada continua a salire dentro al bosco e dopo un paio di rettilinei si arriva al Colletto di Meana, a quota 1.452, che segna Ma che rapporti dobbiamo montare e con che cadenza dobbiail termine dell’asfalto per dare il via allo sterrato.» mo pedalare? «Come rapporti, anche se come abbiamo visto dalle pendenze la salita Eccoci alla parte più affascinante di questa salita, quella che la non è durissima, io consiglierei un 34-28. Chi non è molto allenato e rende mitica, come lo affrontiamo lo STERRATO? vuole sentirsi più sicuro può anche montare una scala con il 29. Dob«Qui comincia sicuramente la parte più dura. Il fondo sterrato è battuto, biamo cercare di tenere una buona cadenza, cercando di pedalare un ma le sue condizioni costituiscono una variabile legata in modo decisivo po’ più agile rispetto alla stessa pendenza su asfalto. Specialmente alle condizioni del tempo. Poi, ovviamente, se lo facciamo prima che ci quando si entra nelle curve, dove si deve avere continuità nel gesto passi un Giro d’Italia lo troveremo completamente spianato, altrimenti della pedalata. Lo scopo è quello di non perdere troppa velocità che ci il fondo sarà sicuramente smosso e più ‘breccioloso’, portando il cer- porterebbe ad una perdita di potenza e quindi di equilibrio, che appunchio ad affondare nei sassi e quindi a rovinare la pista frenante del car- to sullo sterrato non è il massimo.» bonio. Ecco perché per Sul tratto sterrato è importante avere una pedalata fluida ed evitare di alzarsi sui pedali per non far slittare la ruota posteriore non rovinare le ruote in carbonio, è sicuramente consigliabile aver optato la nostra scelta per delle ruote in alluminio con copertone da 25” gonfiato a 7,5 atm (per una persona che pesa sui 70 kg, ndr). E per evitare spiacevoli forature, che ci rovinerebbero questo stupendo e ultimo tratto di ascesa, dovremo fare molta attenzione a dove mettiamo le ruote usando, come raccomando sempre, uno sguardo lungo. Cerchiamo di stare sulla superficie più pressata, quella più solida e scorrevole, attenzione a sassi, radici, solchi e avvallamenti che di tanto in tanto compaiono davanti alle ruote. Andare nel ‘brecciolino’, vorreb-


Descrivici come ricordi questi ultimi 8 km di sterrato? «In questa ultima parte della salita il paesaggio cambia completamente: la valle diventa più ampia e aperta e la vista spazia su grandi distese di pascoli, interrotti soltanto dai tornanti della strada e da qualche macchia di bosco. Negli ultimi chilometri si pedala con le energie decisamente in riserva, ma la fatica è ripagata dal meraviglioso panorama che si apre di fronte ai nostri occhi, un ambiente silenzioso e deserto. Lo sguardo segue la linea della strada che salendo porta al Colle delle Finestre, dove si avvicina sempre di più dopo ogni tornante la sagoma del Forte delle Finestre (una piccola fortezza costruita sul finire del XIX secolo a guardia del valico e ora abbandonato, ndr) che decreterà la fine delle nostre fatiche. Una volta in cima, lo spettacolo è mozzafiato e ci ripaga sicuramente di tutte le fatiche. Da quassù si domina completamente la salita e le valli sottostanti, stupendo!» E poi, ovviamente dopo ogni salita viene la discesa, come conviene affrontarla?

DATI TECNICI SALITA Nome

Colle delle Finestre

Dove si trova

Valle di Susa (Piemonte)

Da dove si affronta

Susa

Altitudine

2.178 m

Lunghezza Totale

18,7 km

Tratto in asfalto

10,7 km

Tratto sterrato

8 km

Pendenza max

14%

Pendenza media

9%

Dislivello

1.700 m

Giri/Tour

Giro d’Italia 2005-2011 foto LEONARDO OLMI

La serie interminabile di tornanti del tratto sterrato lungo 8 km visto dal Forte delle Finestre posto al culmine della salita Foto ricordo per i compagni di scalata di Max Lelli (a dx) al culmine della salita foto LEONARDO OLMI

«Prima di tutto, specialmente se l’aria fosse un po’ fresca, poiché anche se lo affrontiamo d’estate siamo sempre ad oltre 2.000 metri, dovremo cambiarci, perlomeno la maglietta d’intimo dopo esserci asciugati. Ovviamente, per fare ciò, sarebbe meglio se qualcuno ci avesse seguito in auto, come facciamo noi ogni anno quando a luglio organizziamo la SestriereMontecarlo, e che quindi oltre agli indumenti potrà rifornirci anche con qualcosa da bere e da mangiare. Quindi, mangiamoci una barretta o un panino, prendiamoci anche un gel per reintegrare un po’ di zuccheri ed idratiamoci con un po’ di sali. Poi ci fermeremo un attimo per goderci il panorama, faremo qualche foto ricordo, e quindi indosseremo la mantellina e saremo pronti per affrontare, con molta attenzione, la discesa, che questa volta, oltre ad un altro stupendo panorama, percorreremo su di un fondo completamente asfaltato di recente.» Per chi fosse interessato a scalare il Colle delle Finestre con Max Lelli potrà farlo partecipando in maniera totale o parziale alla Sestriere-Montecarlo, una quattro giorni a tappe organizzata dall’ex professionista in collaborazione con lo Sci Club Sestriere, che quest’anno si svolgerà dal 25 al 28 luglio. Per info: Max Lelli cell. 346-120.4150 www.maxlelli.com info@maxlelli.com Sci Club Sestriere Simona 338-597.7089 Giorgio 335-569.9505 www.sciclubsestriere.it simona@sciclubsestriere.it



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GRANFONDO DEL CAPITANO a cura di PLAYFULL

info@playfull.it

MACCANTI IN SOLITARIA IL CORRIDORE DEL TEAM LUCRI VINCE NEL LUNGO. LA MORGANTI FA SUA LA GRANFONDO, MENTRE NEL CORTO IL SUCCESSO PER ALESSIANI E PACINI. BEN 840 GLI ISCRITTI ALLA QUARTA EDIZIONE DELLA MANIFESTAZIONE DELL’ASD LE STRADE DEL BENESSERE.

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È andata in archivio anche la 4ª edizione della Granfondo del Capitano, organizzata dall’Asd Le Strade del Benessere. Sono stati 840 gli iscritti a questa manifestazione, che ha avuto come scenario Bagno di Romagna (Fc). Tra gli ospiti d’onore, il ciclista professionista Alan Marangoni della Cannondale, Riccardo Zannoni della Lgl e Claudio Brusi della Frw. Quest’ultimo, insieme a Massimo Bardi e Luca Spignoli del Comitato organizzatore, ha dato il via alla manifestazione. Poco dopo lo start in testa si porta un drappello di atleti. Al bivio Mandrioli, divisione tra i due tracciati: per il lungo optano Michele Maccanti del Team Lucri, Simone Sguerri del Genetik Cycling Team e Tiziano Lombardi del Prestigio Lgl Miche. Il corto viene scelto da Davide Tugnoli della Frecce Rosse Rimini, Ivan Ostolani della Cavallino Specialized ed Emanuele Alessiani della Petritoli Bike. Nel lungo, dietro ai battistrada, si vanno formando dei drappelli di inseguitori. I tre fuggitivi, però, insistono nella loro azione. Negli ultimi chilometri Maccanti attacca e va via,

arrivando a tagliare tutto solo il traguardo. La prova in rosa è stata vinta da Daria Morganti del Re Artù Factory Team. Sul corto, in cima alle Balze, in testa è Alessiani, che va a tagliare il traguardo in perfetta solitudine. Tra le donne successo per Veronica Pacini della Cicli Copparo. Una volta scesi dalla bicicletta tutti al pasta party, ideato dal noto chef Paolo Teverini. La festa è poi continuata con le premiazioni, effettuate con i prodotti del Salumificio Pastificio del Fumaiolo di Alfero di Verghereto. Tutto, anche le operazioni preliminari, si è svolto al Padiglione delle Fonti. Sono intervenuti il sindaco di Bagno di Romagna, Lorenzo Spignoli e quello di Verghereto, Guido Guidi. «Il nostro ringraziamento – ha spiegato Luca Spignoli, a nome del Comitato organizzatore – va all’Asd Bagno di Romagna Calcio, che ha in gestione il Padiglione delle Fonti, per la collaborazione che ci ha dato». Così Massimo Bardi, presidente dell’Asd Le Strade del Benessere: «Il nostro plauso alle Pro Loco dei paesi toccati dalla manife-

stazione per aver organizzato i ristori e aver contribuito alla sicurezza. Così anche a Tina Valbruzzi, comandante del Corpo Unico Intercomunale della polizia municipale, per aver coordinato tutta la sicurezza e a tutte le forze dell’ordine. Un ringraziamento, infine, ai volontari che ci hanno aiutato, soprattutto a quelli della scorta in moto, che hanno svolto un magnifico lavoro. Se qualcuno dei partecipanti vuole darci consigli o muoverci appunti, potrà farlo scrivendo a massimo@ bodyartvillage.it. Leggeremo tutto e ne faremo tesoro per il futuro, così da migliorare sempre più la manifestazione». La crisi, si sa, colpisce tutti e molti organizzatori sono costretti a dare delle priorità, scegliendo con cura i settori in cui dirottare le risorse. Quest’anno il Comitato organizzatore della Granfondo del Capitano ha deciso di potenziare la già ottima sicurezza, sulla quale sono state investite molte risorse, anche se a scapito di qualche servizio di contorno. Info: www.granfondodelcapitano.com

Il podio della Granfondo, Michele Maccanti, Simone Sguerri, Tiziano Lombardi foto PLAYFULL NIKON

MICHELE MACCANTI TEAM LUCRI RINGRAZIA GLI SPONSOR CHE SOSTENGONO LA SQUADRA



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INBICI PER IL MONDO a cura di ANDREA PELO DI GIORGIO

andigio@alice.it

VALTELLINA EXTREME, LÀ DOVE OSANO I CAMOSCI QUANDO LA FATICA SI MESCOLA ALL’ESTASI L’U.S. BORMIESE PER UN EVENTO CHE, ALLA SUA TERZA EDIZIONE, CONFERMA IL PROPRIO GRANDE SUCCESSO, COMPLICE ANCHE UN PANORAMA DA URLO TRA LE ALPI.

È

È sufficiente un attimo per essere “fuori dal mondo”, immerso in un magico silenzio naturale. Captare il “rumore” dell’aria, la melodia del canto di uccellini che si mescola al rumore dei torrenti che scendono impetuosi dalle pareti rocciose, lasciandosi cadere nel vuoto. Affronti la salita, lentamente, stanco, in certi frangenti stravolto dalla fatica, ma sempre con un’espressione capace di raccontare e di trasmettere la grande passione che stai vivendo. Il rumore cadenzato della tua pedalata, il tuo respiro, il battito accelerato del tuo cuore ti urla la sua funzionalità, facendoti vibrare il petto e regalandoti una prepotente sensazione di forza e libertà, paragonabile probabilmente solo a quella evocata dal volo di un uccello. Non c’è fatica che non sia ripagata da questo tipo di emozioni e i ragazzi della US Bormiese lo sanno benissimo, dimostrandolo da tre anni or sono, organizzando la “Valtellina Extreme”. A partire dal volantino di presentazione, capace di attrarre lo sportivo, trasferendogli sin da subito l’emozione e la bellezza di una sfida dai numeri capaci di intimorire. Il fascino dell’impresa, l’unicità di una sfida immersa in uno degli elementi naturali più affascinanti del nostro paese (non solo), non passano sicuramente inosservati agli occhi di tutti gli atleti attratti dalle lunghe distanze, ma anche da chi ne è incuriosito, ma non ha ancora fatto il passo per provare.

Andando a leggere nel regolamento, infatti, si può scoprire come l’evento ciclistico Randonnée sia nato e strutturato con l’intento di poter essere una sfida per tutti, avvalendosi principalmente dei rinomatissimi passi che circondano Bormio. Valtellina Extreme è la sfida impensabile, con i suoi 467 km e 12.550 m di dislivello positivo, ancora più dura se percorsa “no stop” ed è la sfida, ugualmente impensabile, per l’atleta abituato a fare una normale mediofondo con salite di lunghezza classica. Piena libertà di scelta e nessun obbligo di comunicare le intenzioni in anticipo, potendo decidere anche man mano. Una Randonnée innanzitutto, mente libera, lontana dalle competizioni, dal cronometro, dalla classifica finale, decisamente orientata verso il vivere la bicicletta con un diverso impatto emozionale e respirandone un’essenza profonda e fatta di tanti aspetti. Una cartina planimetrica/altimetrica ed un road book che descrivono chiaramente un percorso genialmente costruito, sfruttando la posizione strategica di Bormio. Quattro giri durissimi con dislivelli da brivido, tutti strutturati in modo da avere come ultimo posto di controllo/passaggio proprio lo stadio del paese, nel quale è collocata tutta la logistica della macchina organizzatrice della US Bormiese. Passaggio timbro sulla carta di viaggio e possibilità di decidere per riprendere il viaggio per il giro successivo, regalarsi un lauto pranzo nella zona funzionante 48 ore su 48 con tutto e di più a disposizione degli atleti, fare una comoda doccia, cambiarsi ed eventualmente andare nelle brande, prendendosi un periodo più o meno lungo di riposo, o, ancora, variare in qualsiasi direzione si voglia la decisione iniziale, valutando il grado di forma o stanchezza del momento, ben sapendo che nelle sfide lunghe tutto può accadere. Estrema libertà di azione, assenza di confini. Quattro brevetti diversificati a seconda dei giri che verranno portati a termine: Capriolo, Cervo, Stambecco, Camoscio. I partecipanti coccolati e trattati splendidamente da tutti i ragazzi dell’organizzazione che “peccano” di una disponibilità quasi imbarazzante. Il resto lo racconta lo scenario che ognuno deciderà di intraprendere, mettendosi sportivamente e caratterialmente in gioco, attraversando passaggi estremamente suggestivi, ma a volte così duri da sembrare crudeli. E così, per una filosofia di sfida personale,


attirato da quella locandina e da tutta una serie di considerazioni sportive inerenti la stagione in corso, il 14 giugno ero a Bormio, nelle mie vesti di narratore (qualcuno dice anche giornalista) sportivo, per sfidare i 12.550 metri di dislivello positivo che si srotolavano in 467 km, numeri che impattavano bruscamente nelle mie doti non proprio di scalatore e, soprattutto, coi miei 1.450 km totali coperti in questa stagione ciclistica (di cui altri 630 registrati in due randonnée). Dalla mia parte, la resistenza fisica/mentale e sicuramente la filosofia sportiva sana che porto avanti con tanta passione. Difficile resistere all’invito di quel Pdf trovato in rete, impossibile, anzi. Ed eccomi lì, sabato alle 4.30 del mattino, sul luogo del misfatto a godermi una lauta prima colazione e ad ultimare le operazioni di preparazione del mezzo tecnico, zainetto, vestiario, ecc. Come da programma alle 5, il gruppo di ciclisti abbandonava lo stadio, riversandosi sulle strade di Bormio, colorandole con le classiche luci bianche e rosse lampeggianti, in un’atmosfera quasi magica. Direzione Mortirolo, 20 km circa, durante i quali le chiacchiere tra conoscenti (persone che dopo pochi km sarebbero state irrimediabilmente legate da una grande passione in comune) si sprecavano. Alle prime rampe, il compito di spiegarmi in modo inequivocabile quella che sarebbe stata la storia di lì in avanti e quanto il percorso che avrei affrontato, sarebbe stato impegnativo. Una prestazione legata non alla velocità di pedalata e ad una performance prettamente fisica, ma soprattutto a doti di resistenza, ad una componente fortemente mentale, ad una notevole resistenza-gestione del dolore fisico e, come dico sempre, ad una grande dotazione di pazienza («domani arriva sempre» cit. Andrea Pelo di Giorgio). Ad impreziosire la mia sfida, e a renderla, sotto un profilo tecnico, molto più alta, ci aveva pensato, anche in questa occasione, Fondriest Italia, offrendomi la possibilità di testare una nuova e fiammante Fondriest F2, montata Shimano Durace 10 velocità, con compatta 50/34 e un pignone posteriore 11/27 (11 praticamente inusato, 26/27 usurati a fine evento, ndr). Agile e scattante, proprio come un Camoscio – brevetto che mi prefiggevo di raggiungere – molto diretta nei suoi comportamenti, mi ha stupito proprio per la facilità di guida, di correzione traiettorie che trasferiscono al driver una grande sensazione di padronanza e sicurezza, qualità molto importante, soprattutto, per affrontare discese veloci e tecniche come quelle che ci attendevano, con l’aggiunta di grinta e bellezza estetica, sempre molto gradite. Duri, duri ammazzati, per usare un termine che renda la fatica, tutti i passi (Mortirolo, Gavia, Umbrail, Stelvio, Bernina, Forcola, Foscagno) che abbiamo scalato uno dopo l’altro, mentre la stanchezza cresceva dentro. Una fatica sempre maggiore che andava ad appesantire il movimento, fino a rendere particolarmente impegnativi anche tratti di strada di trasferimento, magari solo spazzati dal vento montano, in grado di portare attacchi continui alla mente, ma mai capaci di affievolirla ed allontanarla dall’obiettivo. Il mio era quello di portarla a termine con una sessione “no stop”, in modo da poter caricare fisico/ mente di stanchezza e sensazioni che prepotentemente ti aggrediscono quando elimini il sonno, non ricaricando dunque le pile e costringendolo la

macchina umana ad attingere a piccole riserve energetiche nascoste, nonché ad un continuo e potente lavoro mentale. Ore ed ore consecutive di salita, di tornanti numerati che calavano con la lentezza di un bradipo prima di arrivare al tanto desiderato numero 1 e conseguente punto di controllo, con annessa la possibilità di tirare il fiato, nutrirsi e rilassarsi qualche minuto, per poi indossare le vesti di discesista, preservandosi dall’aria resa ancor più fredda dalla stanchezza dello sforzo. Minuti lenti, avvolti da tanta fatica, ma impreziositi e resi splendidi da scenari mozzafiato, dalla maestosità delle nostre Alpi, dentro alle quali ci si sente incollata addosso la parola “natura”, percependone la potenza e l’importanza del rispetto dovuto. Una fatica intensa, sudore che cola sul viso ed impregna la tenuta, sensazione di estremo caldo, mentre lentamente sali al passo minimo concesso per non appoggiare il piede a terra, aria, freddo che si insinua dentro di te, mentre percorri le discese, piedi intirizziti dal freddo, dolorosi indolenzimenti che pungono ad ogni imperfezione della strada, ogni volta che stacchi la mano dal manubrio, appoggiandoti col peso sull’altra. Schiena, collo, spalle, tricipiti: tutto fa parte di questa fantastica sfida, chiamata Valtellina Extreme, nella quale era sufficiente lasciar correre gli occhi attorno a sé, respirando la fragranza dell’aria, per esser pienamente ripagati e fieri di ciò che si stava affrontando. Alla fine, entrando nel viale che porta allo stadio, dopo aver percorso gli ultimi 20 e difficilissimi km, con le energie ampiamente in riserva, arriva quella grande esplosione emozionale, fatta di tutto ciò che sei nel tuo intimo, prima di lasciare via libera al sorriso che ti accompagnerà alla linea di finish, tra i complimenti, gli applausi dell’organizzazione e di chi già aveva concluso la propria avventura. Per dovere di cronaca, Valtellina Extreme ha visto in partenza e distribuito 86 brevetti (26 Capriolo, 20 Cervo, 12 Stambecco, 28 Camoscio) tutti vincenti come da vero spirito Randonnée. Andrea Pelo di Giorgio… Camoscio Ps: un grazie alla US Bormiese per la disponibilità, gentilezza e ospitalità riservataci.


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ANDREA MANUSIA a cura di Nicoletta Brina

nicoletta.brina@gmail.com

I RACCONTI DELLA BICICLETTA CICLISTA, GIORNALISTA, BLOGGER INARRESTABILE E FUCINA DI IDEE SEMPRE IN MOVIMENTO. HA FATTO DEL PEDALE, IL PROPRIO MESTIERE, OLTRE CHE LA PROPRIA PASSIONE. LA PROSSIMA AVVENTURA? RACCONTARE CON UN GRUPPO DI AUSTRALIANI, LE TAPPE DEL TOUR DE FRANCE.

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Andrea Manusia è un giornalista e sportivo dai molti volti. Riminese, appassionato di basket – lo pratica a livello agonistico per 20 anni – scrive di vela, ed è capitato quasi per caso nel mondo del ciclismo. Tutta colpa della professione – quella del giornalista, appunto – di una rivista e di una Cannondale. La prima. Quella sul cui sellino ha mosso le prime pedalate. Andrea Manusia, giornalista, oggi, tra gli altri, al fianco di Sky. Com’è nata la passione per questo tipo di lavoro? «Sono giornalista dal ’98, al termine degli studi di scienze politiche, ho iniziato a collaborare con Rimini Turismo, in qualità di ufficio stampa. Nel 2003 ho dato l’esame da professionista e sono passato nel 2004. Ho lavorato, tra gli altri, per Repubblica, l’Unità, collaborando poi con le testate locali. Nel 2004 ho iniziato con Sky Sport ed ho così virato verso la tv. Ero nel team di Icarus, poi con l’avvento di Sport Tg 24, ho realizzato qualche servizio.» Andrea Manusia e il ciclismo, come nasce questo connubio? «Nel 2005, insieme al mensile ‘Il giornalista’ che ricevevo in qualità di professionista, giunse l’invito a partecipare al Mondiale di giornalismo a San Marino. Mi son detto: “Perché no!?”. Così, ho comprato la bici in giugno, una Cannondale e a settembre ho fatto il Mondiale. Da allora ho iniziato a frequentare l’Aigc, l’Associazione Giornalisti Ciclisti, e ho partecipato ai Campionati italiani ed a quelli del mondo. Ho partecipato a tutte le edizioni, mantenendo comunque l’atteggiamento di chi si diverte e pedala per questo. So che significa agonismo, ho giocato a basket per 20 anni, ma il ciclismo per me è diverso, mi appassiona in un altro modo: ho partecipato 4 volte alla Nove Colli, l’anno scorso alla Maratona delle Dolomiti e poi, anche grazie al lavoro, ho cominciato a viaggiare tanto. Ho fatto l’inviato anche per la vela, seguivo la Coppa America, sia in Nuova Zelanda nel 2002, sia a Valencia dal 2005-2007, ma la bici era sempre con me. Sono iscritto da 3-4 anni al Gruppo Cicli-

stico Matteoni, per il quale ogni tanto faccio anche l’ufficio stampa.» Quali sono le attività che la vedono protagonista attualmente nel mondo delle due ruote a pedale? «Per Sky ho partecipato a diverse gare anche microfonato, ho seguito il team mondiale dei giornalisti ai Campionati del mondo nel 2011 a Gabicce, in occasione dei quali facevo parte anche del comitato organizzatore. Negli ultimi anni mi sono dedicato anche a progetti che vedono la bici come lavoro.» Progetti di che tipo? «Negli ultimi 3-4 anni ho cominciato ad occuparmi di cicloturismo con progetti di co-

municazione, ho fatto esperienze di questo tipo a Riccione, a Gabicce e dall’inizio 2012 ho ideato il progetto Rimini Bike Hotels cui partecipa la provincia di Rimini e il Comune, sponsor tecnico è la Frw, del quale curo la comunicazione. L’idea che sottende al progetto è quella di sfruttare gli oltre 1.300 hotel sul territorio, per portare in loco un movimento nuovo sempre più legato al turismo della bici. I risultati sono abbastanza buoni. Inoltre ho terminato, sempre in questo contesto, un blogger tour con giornalisti da tutta Europa che è andato molto bene. Diciamo che mi sto muovendo da anni anche come blogger per spingere su progetti legati alla mobilità sostenibile, puntando all’uso della bici, alla realizzazione di piste ciclabili. A metà giugno, inoltre ho concorso all’organizzazione e parteciperò alla Coppa della Stampa nelle Marche.» Sarà l’inviato per una testata straniera al Tour de France, una nuova avventura alle porte… «È un’esperienza nuova che mi solletica. Tutto è nato perché, come dicevo poc’anzi, con questo lavoro mi trovo a girare e ho la possibilità di stringere molte relazioni tra colleghi: fatto sta che in Australia ho conosciuto il titolare di un’agenzia, ‘Bike style’, siamo diventati amici e gli ho presentato un progetto di ‘cycling blogging’. In buona sostanza, realizzo foto ed intervisto persone che vanno in bici. Questo amico di Brisbane, mi ha quindi proposto di fare tutte le tappe del Tour de France con un gruppo di australiani: io sarò il loro blogger ed ogni giorno racconterò una storia.» C’è un personaggio del mondo del ciclismo che le piacerebbe intervistare? «Ho fatto da inviato per un mensile sloveno di sport e mi chiedevano di intervistare ciclisti, ho così avuto la possibilità di parlare con Nibali 3 anni fa, Ivan Basso, Fred Morini, ma il mio sogno resta Cancellara. È il mio idolo, il mio sogno nel cassetto è quello di incontrarlo ed intervistarlo, perché per me rappresenta un mito.»


3a Edizione

15 settembre 2013 da Calenzano al Mugello per respirare l’atmosfera dei Mondiali! A Firenze 2013… io c’ero! NEWS GIGLIO D’ORO 2013 8 SETTEMBRE 4° Minigranfondo Giglio d’Oro 12 SETTEMBRE 3° Convegno Int.: Firenze il centro mondiale delle due ruote 14 SETTEMBRE Pedalata storica: grandi campioni del ciclismo e bici d’epoca 25 NOVEMBRE PREMIO INTERNAZIONALE 40a ED. GIGLIO D’ORO

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Granfondo Mario Cipollini a cura di Playfull

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IL PRINCIPE RAIMONDAS RUMSAS VINCE LA GRANFONDO DEL RE LEONE Podio tutto slavo per la granfondo del “Re Leone”. La vittoria va al lituano Rumsas. La fiorentina Rinaldi si iscrive nell’albo d’oro femminile. Da Castagnori e la Landucci firmano il percorso di mediofondo. Ottima organizzazione sebbene non gratificata dalle presenze. Il BBMBaldoStefan vince tra le società. Appuntamento al prossimo anno.

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Capannori (Lu) – Con quasi 400 iscritti e più di 300 partenti domenica 2 giugno alle ore 8.20 in punto, ha preso il via da Capannori, la terza edizione della Granfondo Mario Cipollini. Un parterre d’eccezione quello che si è visto in griglia VIP, tra i quali non poteva certo mancare Re Leone, Mario Cipollini, unico testimonial della manifestazione. Con lui gli amici di sempre, come Michele Bartoli e alcuni professionisti tra cui Stefano Pirazzi, miglior scalatore del Giro d’Italia. La corsa la dirige il grande campione fin dai primi metri, tenendo la testa della corsa ben compatta per i primi venti chilometri dando così la possbilità ai partecipanti di godersi appieno il passaggio a fianco le mura di Lucca, quindi la splendida vista del mare da Massarosa e dalla salita verso Monte Pitoro. È al termine del tratto impegnativo della successiva discesa che Cipollini scioglie le catene ai ciclisti imbizzariti che danno subito fuoco alla corsa. Sono in quattro ad evadere prendendo immediatamente un buon vantaggio che si attesta intorno i tre minuti. A Matraia si scatenano le Furie Nere in maglia Cicli Franceschi. Lasciano il gruppo il lituano Raimondas Rumsas, il polacco Pawel Poliansky e il russo Alexander Zhdanov. La corsa di fatto finisce qui. I tre si lanciano all’inseguimento dei battistrada che raggiungono e superano dopo la discesa di Montecarlo il battistrada. Al bivio dei percorsi i tre possono vantare un margine di quasi tre minuti sui diretti inseguitori, che però svoltano compatti sul percorso di mediofondo. Il gruppo inseguitore a questo punto si trova ormai a oltre cinque minuti. Manca ancora il Monte Serra dal versante di Buti. Sulle prime rampe il russo Zhdanov perde le ruote, mentre Rumsas e Poliansky salgono che sembrano motorini. Al GPM passano solitari inseguiti solo dal compagno di squadra, mentre il gruppo si sfalda sui nove chilometri della salita. L’arrivo è in coppia e la vittoria va al decano Rumsas, mentre il giovane Poliansky si accontenta del secondo posto: il tempo per fare bene non gli manca.

Zhadov resiste e mantiene saldo il suo terzo posto. Quarta piazza per Alessandro Merlo che completa la sfilata della Cicli Franceschi. Tra le donne, come da previsioni, la vittoria va alla fiorentina Ilaria Rinaldi, che mette dietro di sé la parmense Ilaria Lombardo ed Elisabetta Narducci. Nella mediofondo, sulla salita di Sant’Andrea, i fuggitivi vengono ripresi dagli inseguitori. Non resta che la volata finale, ma Da Castagnori preferisce non ipotecare la vittoria e lancia la sua azione a due chilometri dall’arrivo, dove passerà solitario e vincente sui tappeti della SDAM. Il podio lo si termina in volata dove Giancarlo Bertellotti regola il bolognese Massimiliano Grazia. Vittoria femminile per Maurizia Landucci, che precede di alcuni minuti Elena Riccomi e Tea Piccardo. Tra le società la vittoria va al sodalizio di casa, il BBMBaldoStefan, che precede la società organizzatrice, Gfdd Altopack Cicli Franceschi e il team San Ginese. Una bella doccia calda nella piscina comunale e il pranzo al pasta party organizzato dal catering della mensa comunale, e così la giornata termina con le ricche premiazioni, che hanno visto salire sul palco i primi tre assoluti, uomini e donne, di entrambe i percorsi e i primi tre di ogni categoria, escludendo gli assoluti già premiati. «È stata una gran bella giornata di ciclismo – sono le parole di Luca Franceschi, capo organizzatore della manifestazione – peccato che partendo tardi con la comunicazione a causa di alcuni problemi logistici non si siano raggiunti i numeri che ci si meritava». Non mancano i ringraziamenti, come prosegue lo stesso Franceschi: «È stato uno splendido lavoro di gruppo e doverosi sono i più sentiti ringraziamenti. In primis a mia figlia Pilar senza la quale tutto questo non avrebbe mai visto l’avverarsi.» Numerosissime le forze messe in campo a partire dalla Croce Verde di Lucca con oltre 50 addetti tra quelli sul percorso e quelli stabili nel punto di primo soccorso Il vicesindaco dottor Menesini con i campioni di ciclismo Mario Cipollini, Michele Bartoli e Stefano Pirazzi montato all’arrivo, oltre 180 volontari alla segnalazione e alla sicurezza sul percorso della Ampana, del Torretta Bike Porcari, insieme alla Giovo Bike del presidente Nicola Simonetti, splendidamente coordinati dal direttore di corsa Ernesto Bianchi. Un ringraziamento speciale va anche alle Forze dell’Ordine dei vari comuni attraversati e ovviamente a tutti gli sponsor che hanno sostenuto la manifestazione in questo periodo di crisi. La Granfondo Mario Cipollini dà l’appuntamento per la sua quarta edizione al 2014 con grandi novità e con una grande festa del ciclismo.



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Il cielo è sempre più blu! Durante le lunghe giornate estive chi è appassionato di bici non si ferma più. Il richiamo al colore è irresistibile e Nalini, che di varietà e sperimentazioni cromatiche se ne intende, propone per l’estate 2013 una gamma di azzurri e di blu che soddisferà tutti i gusti. Scoprite la nuova collezione sul nostro sito e seguiteci sui social!

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Granfondo Eddy Merckx a cura di NEWSPOWER

pressoffice@newspower.it

2.000 “CANNIBALI” SU DUE RUOTE DI SALVO E LA GENTILI EMULI DI EDDY MERCKX La granfondo capovolta nel finale con Di Salvo che mette dietro Cunico e Zen. Tra le donne vince la pratese Gentili, davanti di 20’ a Valentina Gallo e Lorna Ciacci. La Mediofondo incorona la coppia CamozziMagri, tra le donne Schartmueller. Il tempo ha retto bene, pioggia solo per gli ultimi. Era prova del Challenge Giordana.

foto NEWSPOWER CANON

Ma a stupire tutti è stata ancora una volta Alessia Piccolo, abile organizzatrice della manifestazione. Per lei, manager d’azienda e combattiva ciclofondista, i dettagli sono quelli che fanno la differenza e anche quest’anno non ne ha sbagliata una: servizi impeccabili, ristori fornitissimi, sicurezza garantita metro dopo metro e un presidio costante lungo tutti i 140 km del percorso granfondo e gli 83 del mediofondo. A darle man forte c’era un vero e proprio… esercito

di volontari, motostaffette, vigili urbani, carabinieri in servizio ed in congedo, protezione civile, ASA ed i giovani militari della Caserma “G. Duca” di Verona a garantire l’incolumità dei corridori. La firma di Alessia, oltre alla bellezza dei tracciati, è poi un forte richiamo per tante cicliste a cui non ha mai fatto mancare le proprie attenzioni, predisponendo anche un pacco gara “only for women” dedicato alle donne che pedalano “con i sogni nel cuore”.

Il campione Eddy Merckx al via della granfondo foto NEWSPOWER CANON

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Al simpatico slogan “Are you Eddy?” che campeggiava sulle colorate maglie dello staff (ed inserite nel pacco gara), in oltre 2.000 iscritti hanno risposto alla chiamata della settima Granfondo Eddy Merckx. Rivalta (VR) è stata letteralmente invasa dagli appassionati di ciclismo domenica 9 giugno, accolti sul set di una nuova domenica nel segno dello sport, quello che appassiona, che galvanizza e stupisce. Schierati sulla starting line c’erano big, vip e lui, il Cannibale, l’originale, non si è fatto attendere. Con loro avevano pedalato nel pre-gara di sabato 8 giugno anche tanti appassionati arrivati per la Pedalata VIP, voluta dalla general manager Alessia Piccolo, per qualche foto, autografi e un buon riso-party in compagnia di campioni come Tatiana Guderzo (campionessa del mondo di ciclismo su strada nel 2009) e le compagne in maglia giallo fluo della Cipollini-Galassia-Giordana, Oscar Gatto e Matteo Rabottini (maglia azzurra di miglior scalatore al Giro 2012) della Vini Fantini, Sacha Modolo ed Enrico Battaglin con gli altri della Bardiani Valvole. Nella gara vera e propria di domenica poi, tra tanti aspiranti “mangiatori di uomini” a sedersi attorno al banchetto dei vincitori alla fine sono stati Giuseppe Di Salvo, la pratese Claudia Gentili, insieme ai trionfatori del tracciato mediofondo Antonio Camozzi e Astrid Schartmueller.


è scrosciata solo quando all’arrivo mancavano pochi corridori, peccato per loro che tuttavia sono stati ricompensati dal ristoro finale. La Granfondo Eddy Merckx non poteva infatti archiviare un’altra annata con il pollice alzato senza prima concedersi un lauto riso party curato dai mastri risottari dell’Ente Fiera di Isola della Scala. Con la Granfondo Eddy Merckx è andata in archivio anche la gara 3 del Challenge Giordana, prima di riportare le ruote magre sulle strade di Aprica (SO) per la nona Granfondo Internazionale Giordana. La gara era poi prova valida anche per i prestigiosi circuiti Nobili/ Supernobili e Gran Combinata. Info: www.granfondoeddymerckx.com foto NEWSPOWER CANON

Roberto Cunico in azione

Venendo alla gara, quella è stata degna di un best-seller, suspance e fiato sospeso fino all’ultimo, prima di sconvolgere ogni programma lasciando a bocca aperta. Sul “corto” sono bastati pochi chilometri prima che Giulio Magri e Massimiliano Toia dessero il “la” alla giornata. Il gruppo ancora sonnecchiante li lascia fare e quando si rende conto che non si tratta di un fuoco di paglia è già troppo tardi. Non si danno però per vinti Antonio Camozzi e Stefano Sala, gettatisi all’inseguimento. Sulla salita verso Breonio, teatro della tradizionale “Cronoscalata del Cannibale” la testa della corsa accoglie tra le proprie file Camozzi che ben si adatta al ritmo forsennato del compagno Magri e di Toia. Dietro nessuno regge il confronto fin sul traguardo, dove Toia lascia spazio alla coppia della Isolmant CamozziMagri, dimostratasi ancora una volta in grande forma. Poco dopo sopraggiungono le donne del “corto” con Astrid Schartmueller che conferma i pronostici, nonostante una caduta in discesa che l’ha portata a testare la morbidezza dei materassi di protezione. Dietro arrivano Manuela Sonzogni a 2’, seguita da Christiane Bitante Koschier a 3’ con la quale ha fatto praticamente gara a due fino ai chilometri finali. Nel frattempo il lungo attaccava l’inedita sa-

lita Avio–San Valentino, con i suoi 16,5 km, 1.177 m/dsl e pendenze tra l’8 e il 13%. A fare la selezione è Alessandro Bertuola che senza complimenti costruisce un distacco apparentemente difficile da colmare. Ma quelli che lo inseguono non sono degli sprovveduti e pian piano mangiano secondi preziosi. A Chizzola, dopo l’ultimo scollinamento, Bertuola è ancora al comando con 1’20” su Giuseppe Di Salvo, Nikita Eskov, Enrico Zen e Roberto Cunico. Il capovolgimento che nessuno si aspettava, men che meno Bertuola, giunge nei chilometri finali. Di Salvo e Cunico prima agganciano il trevisano e poi lo sorpassano lanciando una volata da fotofinish. Sul traguardo la ruota di Di Salvo è davanti per solo un centesimo di secondo. A completare il podio arriva una seconda volata con Zen che riesce ad avere la meglio su Eskov e su un deluso Bertuola. Al sesto posto arriva dopo oltre 8’ Fabrizio Casartelli vincitore della crono. Sul “lungo” femminile l’arco trionfale di Rivalta accoglie l’esultante Claudia Gentili, maestra nel portare avanti una gara in solitaria a oltre 20’ dalle colleghe Valentina Gallo e Lorna Ciacci. La pioggia, caduta a catinelle, fortunatamente

Granfondo: interviste Giuseppe Di Salvo 1° classificato «Questa gara è stata per me la più faticosa di tutte perché comunque la mia condizione è calata, quindi ho fatto tantissima fatica in salita. Diciamo che per fortuna c’era una bella discesa tecnica e lì ho recuperato i primi, poi abbiamo recuperato Bertuola che si era avvantaggiato in salita. Andando di comune accordo lo abbiamo ripreso e poi in volata, avendo lo spunto un po’ più degli altri, è andata meglio a me. La prossima settimana correremo in casa alla Granfondo delle Alpi Apuane e daremo un po’ di spettacolo con i tifosi del posto.» Claudia Gentili 1a classificata granfondo donne «È stata una gara dura, dove sono riuscita a rimanere con un bel gruppetto e arrivare con ampio anticipo. Ora sono davvero stanchissima. L’ultima salita è davvero lunga e soprattutto nei primi 10 chilometri ha delle pendenze importanti, poi diventa un po’ più pedalabile, ma nei primi chilometri è impegnativa. La salita comunque è bellissima ed ha un bellissimo paesaggio.»

Sul podio, Giuseppe Di Salvo, Roberto Cunico, Enrico Zen e Alessia Piccolo

Claudia Gentili foto NEWSPOWER CANON

foto NEWSPOWER CANON


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ORO Italiano Rodman Team a cura di PIERO FISCHI

GIOVANNI OTTONELLO UNO SCALATORE NATO

info@inbici.net

RAPPRESENTA IL FUTURO PER IL TEAM ORO ITALIANO-RODMAN ED HA LE IDEE CHIARE SUL PRESENTE. IMPEGNO, SERIETÀ E TANTA DETERMINAZIONE. RAMPA IN SALITA CHE È UNA MERAVIGLIA E, AL SECONDO ANNO IN SELLA, HA GIÀ FATTO VEDERE I SORCI VERDI AGLI AVVERSARI.

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Nella squadra Oro Italiano-Rodman Team ci sono molti ciclisti affermati e parecchi di loro hanno vinto titoli di vario genere. Oggi i riflettori sono invece puntati verso la nuova generazione, le nuove leve, insomma, il nuovo che avanza e che cerca di mettersi in evidenza. L’obiettivo cade, quindi, su Giovanni Ottonello, ragazzo del 1990, considerato amichevolmente la mascotte della squadra. Giovanni, hai una grande passione per il ciclismo, da dove arriva? «Mio padre correva, erano i tempi di Coppi – e si vedeva spesso allenarsi in zona, considerato che abitiamo a Busalla, vicina a Novi Ligure – ed era un rappresentante della storica squadra Campora-San Quirico, dove ha militato per quattro-cinque anni.» Dunque è stato papà a trasferirti la passione per il ciclismo? «In pratica sì, anche se corro da relativamente poco tempo: ho iniziato nel 2011, partecipando solo a tre gare ed impegnandomi più seriamente soltanto dall’anno successivo.»

tegoria nella cronometro ed il percorso era tutto in pianura, quindi non molto adatto alle mie caratteristiche. Quest’anno, poi, a Scarpino – e torniamo a parlare di salita – ho vinto il Campionato regionale ACSI di cronoscalata ed è stata una bella soddisfazione davvero per me e per la squadra.» Le tue squadre sono sempre state nell’orbita del Team Manager Marco Fertonani.

Nel 2012 quante gare e quanti chilometri? «Riepilogando direi che sono passato dalle 3 del 2011 a ben quarantacinque gare, o qualcosa del genere. Per quel che riguarda il chilometraggio, non sono così maniacale da contare quanti ne percorro in un anno, ma credo saremo sui quindici-ventimila.» La tua caratteristica principale è di essere forte in salita. Giungono da queste prove i tuoi successi? «Direi proprio di sì, nel senso che ho vinto il trofeo dello Scalatore 2012: era una challenge di sei gare, di cui una cicloscalata e cinque cronoscalate, quindi una sorta di “festival” degli scalatori. Era il mio pane ed è stata una gran soddisfazione fare mio il premio, specie al primo vero anno da ciclista.» A dire il vero però, non ti sei limitato alla salita, visto che hai vinto anche in pianura… «Effettivamente, il venerdì precedente la Granfondo di Pietra Ligure ho vinto la ca-

«Lo seguivo quando era professionista e sono ELENCO stato PRODOTTI 2013 contento di correre nelle sue società ed ora con Oro ItalianoRodman Team mi trovo molto bene, pur non avendo coetanei, ma ci sono molti ciclisti di esperienza che mi dispensano i loro consigli ed è un bel modo per crescere in questo sport.» Ti pesa essere considerato il futuro di questa squadra? «Ad essere onesti, un po’, forse, sì. Rappresentare il futuro di un gruppo, di un team, è sicuramente una grande responsabilità,

foto FOTOMOLINI.IT

perché attraverso di te questa viene proiettata nel futuro. Mi auguro di avere spalle sufficientemente grandi per sopportare questa responsabilità.» Qual è il tuo auspicio per questa squadra? «Faccio parte di un team che vince parecchio e mi piacerebbe fare la mia parte in maniera importante. Non so se sarò il futuro, ma sicuramente faccio parte del presente e per questo mi impegnerò sempre per ottenere il massimo risultato possibile.»


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GRANDI EVENTI a cura di Newspower

pressoffice@newspower.it

GRANFONDO GIORDANA, GAVIA E MORTIROLO DURISSIMI, DECISIVO è IL S. CRISTINA, VINCE ZEN E ILARIA RINALDI FA IL TRIS Ad Aprica una gara tutta da incorniciare con 3.000 partecipanti alla nona edizione. Zen ha un finale da urlo e batte Zanasca e Bertuola. Rinaldi senza rivali per la terza volta. Nella mediofondo volata tra Cerri e Toia e al femminile successo di Claudia Gentili. Nella gara corta vittorie di Schartmüller e Valletta. Giornata splendida anche col sole.

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La Granfondo Internazionale Giordana di Aprica (Sondrio) è di per sé leggendaria e la gara vista lo scorso 23 giugno non ha smentito le attese. Sui tre percorsi di giornata le note della Fanfara dei Bersaglieri “Garibaldina” hanno celebrato le vittorie di Enrico Zen e Ilaria Rinaldi nel Granfondo, mentre si è festeggiato a buccellato e cantuccini sul podio del “medio”, in sapor di Toscana, con i successi del lucchese Federico Cerri e della pratese Claudia Gentili. A chiudere in bellezza, anche se a dire il vero sono stati i primi ad affacciarsi al traguardo di Aprica, ci hanno pensato il casertano Antonio Valletta e l’altoatesina Astrid Schartmüller, vincitori sul tracciato Fondo. La Granfondo Giordana ha così potuto archiviare un nuovo successo ancora una volta baciato dal sole, come per tutte le passate 8 edizioni. Tuoni, fulmini e, più in alto, neve si sono fatti avanti solo in serata, quando ormai tutti i corridori avevano terminato le proprie fatiche. E lunedì mattina il “patron” Vittorio Mevio sul percorso a togliere le frecce è stato bloccato sul Gavia e ha dovuto montare le catene! Quella del 2013 è stata poi una partecipazione davvero internazionale con 26 Paesi del Mondo rappresentati, a comporre un esercito di 3.000 ciclisti che si sono gettati sulle strade tra Sondrio e Brescia inseguendo il ricordo di Marco Pantani, a cui da sempre la manifestazione è legata. foto NEWSPOWER CANON foto NEWSPOWER CANON

Il gruppo dei primi affronta le rampe del passo Gavia

Sulla carta c’erano salite e discese che hanno fatto la storia del ciclismo, con i duri valichi alpini di Gavia e Mortirolo e il Passo di Santa Cristina, immersi in alcuni tra i più spettacolari paesaggi delle montagne italiane che da decenni accolgono il popolo delle ruote fine. Salendo verso Passo Gavia poi, mentre alle spalle l’intero gruppo dell’Adamello faceva da attento guardiano alla gara, sul ciglio della strada lingue e muraglioni di neve alti fino a 4 metri immergevano i corridori in una cartolina d’altri tempi. Da via Roma, sotto l’arco di legno che dà il benvenuto ad Aprica, per oltre 15 minuti i


foto NEWSPOWER CANON

granfondisti sono sfilati alla partenza “mattiniera” della GF Giordana. Alle 7.30 si sono aperte le danze ed il lungo serpentone si è diretto in formazione compatta fino alla flying start di Edolo, dove sono iniziate le dichiarazioni di guerra. Da Monno il Fondo andava subito verso il Mortirolo, poi giù ad Aprica per salire al Santa Cristina prima di gioire sul traguardo. Qui gli uomini in giornata buona si sono rivelati Antonio Valletta del team Bianchi, Massimilano Toia dell’Asd Team Ucsa e Michael Zemmer della Dynamic Bike che così hanno composto il podio conclusivo. In testa alla gara maggiore si metteva nel frattempo il colombiano pro mtb Botero Salazar che, come lo scorso anno, ha voluto divertirsi alla grande anche se fuori classifica. A seguire la sua scia si sono messi Cerri, Bertuola, Zen, Aufiero, Sala e Zanasca. Poi giù a tutta ad inseguire sulla ripida discesa verso Bormio. Qui si doveva provare a rifiatare fino all’attacco del Mortirolo, ma nessuno ha pensato di riposare. Cerri ha ripreso il colombiano costringendo Sala ad inseguire ed il manipolo dei vari Zen, Kairelis, Bertuola, Mirenda, Eskov, Toia, Cunico ad alzare il ritmo. Sull’erta del Mortirolo gli scambi al vertice si susseguono. Al tornante 11, dove sorge il monumento che ricorda il “Pirata” Pantani, i primi a fare l’inchino sono il “bustocco” Toia (Riccardo, fratello minore di Massimiliano, secondo nel Fondo – ndr) e poi Cunico, Cerri, Mirenda, Kairelis ed Eskov, quindi Zen e Bertuola, ma ben presto le energie mancavano a diversi corridori costringendo al ritiro Mirenda, Di Salvo (rientrato da dietro) e Eskov, poi caduto in discesa. Giunti ad Aprica, Federico Cerri e Riccardo Toia sceglievano di chiudere la loro

giornata per festeggiare sul podio del Mediofondo, sigillato in terza posizione da Simone Orsucci. Sul “lungo” mancava quel Passo Santa Cristina che, con la fatica che si fa sentire, «diventa una salita come il Mortirolo, anche se non lo è», come confermato da Alessandro Bertuola. Sull’ultimo GPM nell’ordine passano Cunico, Kairelis, poi Bertuola, Zen e Zanasca, ma il bassanese del team Beraldo aveva la marcia giusta per riprendere Bertuola che era scattato da solo davanti a tutti, passare in testa e balzare sulla finish line mettendo dietro Luca Zanasca e Alessandro Bertuola. La gara aprichese ha visto rivestire il ruolo di protagoniste anche le ruote rosa della simpatica Ilaria Rinaldi e di Claudia Gentili, abili

a fare gara a sé. La fiorentina vinceva sull’impegnativo Granfondo mettendo minuti su minuti dalle colleghe Valentina Gallo e Daniela Gaggini, mentre la pratese sul Mediofondo sapeva amministrare fino alla fine ben 20 minuti di distacco dalle inseguitrici Valentina Mabritto e Lorna Ciacci. Non ha deluso le previsioni l’altoatesina Astrid Schartmüller che nel Fondo non si faceva impensierire da nessuno e vinceva con 6” su Manuela Sonzogni e 14” su Sabrina Zogli. Le emozioni non sono finite nemmeno sul podio, ai piedi del quale sono risuonate le note dell’Inno di Mameli eseguite dagli ottoni dei cappelli piumati dei Bersaglieri, prima di “scampanellare” letteralmente con il trofeo al collo o di alzare la pesante magnum (12 litri!) di vino Sassella Superiore. Non poteva mancare nemmeno Vittorio Mevio, patron ancora una volta di un evento sigillato con il marchio di qualità del GS Alpi.

Claudia Gentili vince il percoso medio e onora con successo le innovative divise del team con il marchio di abbigliamento tecnico ALÈ, il nuovo brand dell’azienda APG Pro-Racing Research foto NEWSPOWER CANON


Valentina Gallo 2a classificata «La gara è stata molto faticosa, veramente massacrante devo dire. Il Mortirolo non perdona niente di niente, poi ero sola e mi sono dovuta fermare ai ristori per recuperare acqua e da mangiare, è stata faticosissima. Poi sul Santa Cristina non si arriva più, ma la gara è comunque bella, con discese belle, tecniche e molto veloci. Sul Gavia siamo andate via con Claudia Avanzi che poi è arrivata quarta, in discesa mi sono avvantaggiata e poi loro (Claudia Avanzi e Daniela Gaggini ndr) mi hanno ripresa. Sul Mortirolo sono andata via e sul Santa Cristina ero da sola.»

Podio femminile granfondo, Ilaria Rinaldi, Valentina Gallo, Daniela Gaggini

Granfondo Internazionale Giordana Interviste Enrico Zen 1° classificato «La gara è stata tanto dura, ho dato l’anima perché è una delle più belle gare che posso fare ed è andata molto bene. Davanti avevo Roberto Cunico e un gruppetto di sette, abbiamo tirato tanto, ha tirato tanto Bertuola per riuscire ad andarli a prendere, poi sul Santa Cristina abbiamo riagganciato tutti e all’ultimo chilometro ci ho provato ed è andata bene.» Luca Zanasca 2° classificato «È il primo anno che faccio l’amatore ed è la prima esperienza qui alla Giordana, è stata molto dura perché con le salite che presenta sicuramente c’è da usare molto la testa. Nelle prime due salite mi sono gestito in base alle mie possibilità, infatti ho faticato molto sia sul Gavia che sul Mortirolo, poi anche se ero in ritardo ho rischiato ed ho cercato di inseguire. Ho quasi preso i primi in cima al Santa Cristina, Zen è stato bravo ad avere quella marcia in più nell’ultimo chilometro, ma sono riuscito ad ottenere un secondo posto inaspettato perché questi ragazzi sono molto competitivi. Sono molto contento e sicuramente la prossima edizione, se avrò il piacere di essere presente, proverò a vincere.» Alessandro Bertuola 3° classificato «È stata una gara dura fino alla fine, come sempre qui ad Aprica. Dopo il Mortirolo la fatica comincia davvero a farsi sentire e il Santa Cristina diventa una salita come il Mortirolo, anche se non lo è. Sull’ultimo chilometro prima del passo ho sofferto molto quando è partito Zen, lui forse si è risparmiato un po’ di più rispetto a me e quando è andato via ha avuto un cambio di ritmo ed io sono andato vera-

mente in difficoltà. Poi è rientrato anche Zanasca, ho provato ad accodarmi a lui, però anche lui saliva di un passo superiore al mio. Ho cercato di arrivare con meno distacco possibile in cima e cercare di fiondarmi giù in discesa e recuperare, però non è andata e un terzo posto è comunque buono.»

foto NEWSPOWER CANON

foto NEWSPOWER CANON

Daniela Gaggini 3a classificata «Oggi una umile amatrice ha provato a conquistare un podio qui alla Giordana ed è stata una soddisfazione grandissima. La gara è stata durissima, c’è stato tanto vento scendendo, quindi si è fatta molta fatica in pianura e poi sul Mortirolo, come sempre, non si riesce mai a trovare una pedalata regolare. Sul Santa Cristina conti i chilometri che mancano alla vetta, però è andata

Ilaria Rinaldi 1a classificata «Visto il risultato direi che la gara è andata molto bene, sono molto soddisfatta anche perché ho abbassato di molto il tempo dell’anno scorso e non me l’aspettavo. Ero partita per fare una gara un po’ più tranquilla, invece mi sono trovata davanti anche con gli uomini, quindi è andata bene così. Podio maschile Granfondo, Enrico Zen, Luca Zanasca, Un’avversaria che di Alessandro Bertuola certo andava controllata era Claudia Gentili però ha optato per il medio, probabilmente bene. C’era la ragazza del Pedale Bagnolein previsione della Maratona delle Dolomiti, se (Claudia Avanzi ndr) che è stata in testa quindi mi sono trovata davanti da sola e ho fino a due chilometri dalla vetta, poi ho visto fatto gara da sola. Questa gara nel comples- che aveva rallentato e ho provato a passarso mi affascina e infatti è il terzo anno che la. Oggi ero da sola quindi ho fatto un po’ sono a rifarla, poi la discesa dal Gavia e la sa- di fatica in più però va bene così, mi dà più soddisfazione.» lita del Mortirolo sono a dir poco stupende.»


ILARIA RINALDI, VINCITRICE DELLA GRANFONDO GIORDANA PORTACOLORI DEL TEAM ASD CAVALLINO, NEL DOPOGARA SI RENDE DISPONIBILE AI FOTOGRAFI CON SIMPATICHE ESPRESSIONI DI FELICITÀ.

foto NEWSPOWER CANON


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BIOMECCANICA INBICI

a cura di Fabrizio Fagioli - Velosystem® Bike Fitting Centers

La “potenza” di una granfondo

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info@velosystem.com

foto Luca Bettini/BettiniPhoto

Ogni partecipante ad una posteriore in base al prodotto granfondo sa benissimo che commerciale che si decide di la persona ad essere sfidata, acquistare. prima ancora dell’amico o I misuratori di potenza permetdel competitore di turno, è tono di rilevare i valori di potense stesso. za media e massima espressi Il primo parametro di riferiaffiancandoli ai valori di tempo, mento è la posizione di arrivo velocità, ritmo di pedalata, frema, poi, la ricerca del valore quenza cardiaca, chilocalorie oggettivo della prestazione pendenza, altitudine. porta valutare il tempo toLa potenza è la misura dell’etale impiegato e la velocità nergia espressa nella pedalata media utilizzate a percorrere ovvero il lavoro espresso in un il tracciato. tempo definito secondo la forTempo totale e velocità media mula: Potenza = Lavoro : Temdi percorrenza sono paramepo = Joule : sec = Watt. L’unitri facilmente reperibili, ma, tà di misura del lavoro è infatti il per contro, sono comparabili Joule, che trasformato nell’unità Mattia Cattaneo alla partenza di una gara. esclusivamente con un deterdi tempo e quindi in Potenza Qui in evidenza sul manubrio lo strumento di rilevazione dati srm minato percorso di granfondo. trasforma l’espressione in Watt. Nel caso della prima partecipazione il conPer un ciclista, quindi, la Potenza è rapfronto è con i tempi e le velocità degli altri presentata dal lavoro svolto per superapartecipanti, mentre dalla seconda partere tutte le resistenze che si oppongono cipazione in poi il confronto diventa anche all’avanzamento (resistenza aerodinamicon la propria prestazione. ca, attriti ruota, gravità-pendenza, vento Anche la velocità media di percorrenza, contrario ecc.) mentre il tempo è quello essendo relativa a quel tracciato non è compiuto per eseguire un ciclo completo comparabile con le proprie prestazioni su di pedalata; quest’ultimo è inversamente altre granfondo. proporzionale alla velocità intesa come Altra considerazione; tempo totale e velovelocità angolare nel movimento della cità media diverse su uno stesso percorso, pedalata (ovvero rpm, ritmo pedalata al non sempre corrispondono oggettivamenminuto). Per questo motivo la potenza te a una diversa prestazione personale. espressa dal ciclista può essere ottenuPrendiamo, ad esempio, la tua partecita con la seguente formula: Potenza del pazione alla Nove Colli nell’anno 2012 e ciclista = Spinta sul Pedale (entità) x nell’anno 2013: Cadenza Pedalata (rpm). L’aumento di potenza della pedalata può, quindi, esse• nell’anno X hai partecipato in una giornare ottenuto o con un aumento della spinta ta con buone condizioni atmosferiche e sul pedale o con un aumento del ritmo di vento debole e nel tratto pianeggiante fipedalata. nale non hai trovato un bel “treno” veloce La misurazione della potenza media di ciclisti; il tuo tempo totale e la velocità espressa ad esempio nella Novecolli permedia sono state 7:01:30 28,55 km/h. mette di comparare tale valore con quel• nell’anno Y hai partecipato in una giorlo espresso nell’anno precedente o con nata con condizioni atmosferiche avverquello espresso in un’altra granfondo in se e vento forte e nel tratto pianeggiante ogni periodo desiderato. In sostanza rapfoto BETTINIPHOTO finale non hai trovato la collaborazione presenta la misurazione oggettiva della di altri ciclisti nel sostenere l’andatura; propria prestazione. Anche il campione del mondo Philippe Gilbert e Diego Ulissi usano strumenti il tuo tempo totale e la velocità media Nella valutazione della prestazione e nella per la misurazione di potenza sono state 7:30:42 27,39 km/h. guida e nel controllo dell’allenamento, la • La tua prestazione su questi parametri è misurazione della potenza rappresenta il risultata inferiore; ma...? Da alcuni anni è possibile equipaggiare la bi- riferimento oggettivo più affidabile ora dicicletta con un sistema di misurazione del- sponibile per ogni granfondista... uno stiLa tua energia media espressa potrebbe la potenza. I sistemi elettronici attualmente molo in più per il nostro divertimento. essere stata superiore nell’anno 2013? In presenti sul mercato sono alloggiabili o sulla Quale sarà la tua potenza media nelle granteoria sì... ma come fare per misurarla? guarnitura, o sulla pedivella, o sul mozzo fondo di quest’anno?



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L’IMPORTANZA DEL CASCO a cura di Roberto Zanetti

robyzanetti@alice.it

Il casco, questo sconosciuto (purtroppo ancora per molti…) Visto i recenti fatti che hanno riguardato personalmente la mia stretta cerchia di amicizie ho proposto io al mio editore Maurizio Rocchi di poter scrivere questo articolo. Lui da persona intelligente oltre che da praticante ciclista (in passato è stato un buon dilettante; ora per motivi di lavoro pedala meno, purtroppo…) mi ha dato carta bianca nella stesura del pezzo. Se avrete voglia di leggere quanto segue potrete capire meglio cosa vi sto per dire.

L

Lui si chiama Alfonso Ravizza, lei Monica Cuel, rispettivamente un caro amico fraterno e la mia compagna di vita e di pedalate. Loro sono i due casi più vicini a me di come il caschetto protettivo correttamente indossato sia in gara (dove, per fortuna, è obbligatorio) che in allenamento (dove, purtroppo obbligatorio non lo è ma dovrebbe esserlo!) possa salvare la vita di un ciclista. E di vita, come si sa, ce n’è una sola… Sono ancora troppi coloro che non ne fanno uso o, con eccessiva leggerezza, lo appoggiano con il cinghietto sulla piega manubrio della bici, specialmente in salita o in pianura; come dire che, tranne in discesa, in bici non si può cadere e nemmeno battere la testa. A cosa serve? Mah, bisognerebbe chiederglielo. Forse a proteggere il comuputerino o forse il casco è solo un optional ingombrante…? Sta di fatto che un accessorio se danneggiato lo si ripara o lo si sostituisce, il cranio no, quello si rompe, sanguina, fa male e le conseguenze che derivano da un forte impatto col terreno (come è capitato ad Alfonso, a Monica e a migliaia di altri ciclisti) sono la maggior parte delle volte gravi o tristemente letali. Di recente, un altro amico pedalando sul lago nel primo caldo weekend di giugno, ha contato circa 18/20 ciclisti su 100 privi di casco che sfrecciavano in tutta tranquillità in mezzo al traffico di vacanzieri domenicali a bordo di auto, moto e camper. Una percentuale troppo alta per i miei gusti; non erano in gara ma è come se lo fossero stati. E la scusa del caldo o del peso oggi, con i nuovi materiali utilizzati per la loro costruzione, non esiste. Le aziende produttrici mettono in commercio caschi da bici leggeri, comodi, sicuri e soprattutto omologati con le più severe certificazioni che il mercato richiede. Quindi niente scuse, il casco lo si usa e basta, non ci sono deroghe o favoritismi che tengano a partire da alcuni professionisti che, gara a parte dove ne vige l’obbligo e pensando di essere degli “highlander” (immortali), spesso in allenamento non lo mettono. Se l’esempio deve venire dall’alto bisogna cominciare proprio da loro che per molti giovani rappresentano degli esempi da emulare e poi una bella ritoccatina al codice della strada, come esiste già in altri stati europei e nel mondo, dove il casco per qualsiasi tipologia di ciclista è obbligatorio. Solo così potremmo adeguarci a popoli ciclisticamente più evoluti e a limitare il numero di vittime che troppo di sovente andiamo a piangere sulle nostre strade. E allora cosa fare? I caschi incidentati di Alfonso Ravizza (Selev Matrix bianco) Personalmente esor- e di Monica Cuel (Carrera Radius rosso-nero-bianco). direi con una corretta informazione di come e perché lo si usa, a cominciare dalle scuole elementari, magari con la testimonianza della polizia municipale e delle forze dell’ordine. E poi, come ho acfoto Roberto zanetti cennato poc’anzi nel corpo dell’articolo, sarebbe opportuno che il mondo del professionismo si faccia promotore di iniziative e campagne a favore dell’uso obbligatorio del casco. Infine le aziende stesse dovrebbero fare in modo di incentivare e stimolare i ciclisti ancora scettici o restii; far capire loro l’importanza di indossare sempre il casco anche solo per una gita con amici. Pochi semplici gesti e una volta calzato il caschetto sulla testa, un’aggiustatina al cinturino e una alla chiusura micrometrica, e vedrete che pedalare in sicurezza diventerà sicuramente più bello per tutti.

foto Roberto zanetti

Il casco Selev Matrix di Alfonso Ravizza andato completamente distrutto nell’impatto col terreno dopo una caduta in discesa a 45 all’ora causata dalla fuoriuscita della camera d’aria dal cerchio. Si nota, nella parte posteriore destra, il punto dove il casco ha battuto sull’asfalto. All’interno la struttura è andata in frantumi mentre, all’esterno, i segni di rottura sono meno evidenti. Alfonso ha riportato la frattura scomposta della clavicola, del bacino, dell’acetabolo del femore e del pube, tutto dalla parte destra ma, grazie al casco, la testa è salva!

foto Roberto zanetti

Stesso discorso per il casco Carrera Radius di Monica Cuel, anche lei caduta in discesa a circa 60 all’ora dopo l’esplosione della camera d’aria della ruota anteriore. Il punto d’impatto violento con l’asfalto nella parte destra ha causato una rottura orizzontale netta della speciale struttura interna in alluminio e conseguente visibile deformazione, anche esterna, del casco. Monica ha riportato escoriazioni ed ematomi di vario genere su tutta la parte destra del corpo ma non ha avuto fratture e, soprattutto, non ha subito traumi alla testa che in questo caso avrebbero potuto essere veramente molto seri…



SEMPRE PIÙ VICINO AI TEAM Già dai suoi esordi, Effetto Mariposa aveva dato una notevole importanza alla collaborazione con atleti e squadre professionistiche. Nel 2013 questo impegno si è intensificato ed esteso, aggiungendo nuove squadre a quelle con le quali storicamente collaboravamo. Oltre alle prove sul campo, svolte da tester interni, è soprattutto nel corso di competizioni ad alto livello che i prodotti vengono testati fino ai loro limiti di funzionamento, per una messa a punto ottimale prima del lancio sul mercato. Il lavoro con le squadre permette poi di trovare nuovi spunti per migliorare quanto già fatto. Oltre ai materiali di consumo anti-foratura (Caffélatex, ZOT!, Espresso...), l’attrezzistica ed i prodotti tecnici Effetto Mariposa (chiavi Giustaforza, seghetti Carbocut e pellicola protettiva Shelter) sono apprezzati sia dagli atleti... che dai loro meccanici! È nell’ambito delle competizioni cross-country che annoveriamo il maggior numero di sponsorizzazioni. Alle recenti e prestigiose collaborazioni con il TX Active-Bianchi di Massimo Ghirotto e con lo Scott Racing Team di Mario Noris, affianchiamo le consolidate partnership di lunga data con il Silmax Cannondale del Dott. Giordano e con il Giant Italia Team di Gianfranco Bechis. Si tratta di squadre dalla comprovata serietà e professionalità, con atleti che non solo ci coinvolgono con il loro ottimi risultati, ma che sanno trasmetterci i giusti consigli per migliorare sempre.

foto Riccardo Scanferla/photors.net

Moreno Bardini, meccanico del team Vini Fantini-Selle Italia


Olivier Trousse, meccanico del team TX-Active Bianchi

La recente esplosione del fenomeno enduro non ci ha colti impreparati: già da tempo lavoriamo con atleti e squadre ai vertici di questa specialità, oltre ad essere dal 2012 Sponsor Tecnici del circuito SuperEnduro. Le squadre che ci rappresentano sono GT/360 Degrees (che compete in tutte le specialità del gravity), Life Cycle e GT Skoda (dei coniugi Ravanel, fortissimi esponenti dell’XC francese, da quest’anno attivi e subito vincenti nell’enduro). Si aggiungono a queste squadre sponsorizzazioni personali di autentici talenti: Andrea Bruno (pioniere dell’enduro e il biker italiano più titolato del movimento), il britannico Alex Stock, il francese Karim Amour... e da poco abbiamo formalizzato il contratto con il leggendario Nicolas Vouilloz, già da tempo utilizzatore del nostro Caffélatex. L’Enduro ha una storia recente ma ha un livello di crescita rapidissimo in termini di numero di praticanti e prodotti dedicati: collaborare con le squadre e gli atleti di punta è l’unico modo per mantenersi in sintonia con le aspettative dei biker. È iniziata nel 2013 per Effetto Mariposa anche la sponsorizzazione tecnica di una squadra professionistica su strada, la Vini Fantini-Selle Italia Team, compagine guidata dall’ex pro Scinto e presente alle maggiori competizioni. Questa collaborazione è funzionale alla presentazione di una ricca gamma di novità stradali nel catalogo Effetto Mariposa 2014, prodotti per i quali i test intensivi ed estensivi sul campo garantiranno prestazioni di livello eccellente.

Valentina Macheda del team Life Cycle

foto LIFE Cycle

foto GT Skoda/Julien Barety

Cécile e Cédric Ravanel del team GT Skoda


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STEFANO DEL CARLO a cura di NICOLETTA BRINA

nicoletta.brina@gmail.com

DA STEFAN LA PASSIONE È SERVITA IL TITOLARE DEL RISTORANTE DI PORCARI HA CONCORSO AD UNIRE UNO DEI PIÙ NUMEROSI GRUPPI CICLISTICI DI LUCCA, IL BBM BALDO STEFAN JOLLYWEAR. UNA SETTANTINA DI INTREPIDI CHE HA FATTO DELLA TRATTORIA, IL PUNTO DI RIFERIMENTO DEL PEDALE.

S

Stefano Del Carlo, è il titolare del ristorante Stefan di Porcari, nella provincia di Lucca. È promotore di uno dei gruppi ciclistici più importanti del lucchese. Una stagione, quella 2013, che sta già regalando importanti soddisfazioni. Come nasce questo gruppo ciclistico? «Il nostro team deriva dalla fusione di diverse società. Oggi ha assunto il nome di BBM Baldo Stefan Jollywear, quest’ultimo sponsor

è un maglificio che produce abbigliamento sportivo per ciclisti. La squadra nasce 5 anni fa, ma ha un trascorso importante, rappresentato da una quindicina di anni di attività. Per via della crisi economica, ci siamo sempre dovuti coalizzare per mettere insieme le forze per creare una squadra.» Com’è formata la squadra? «Siamo una settantina di iscritti alla società ed abbiamo tra noi personaggi di spicco,

come l’ex professionista Fabrizio Convalle. Il nucleo di agonisti è costituito da una trentina di persone, mentre la restante parte partecipa a gare, ma senza troppa continuità. Si è formata quindi una sorta di squadra A e B, così distinta per il tipo di impegno: c’è chi ha tutti i weekend impegnati in corse e chi invece partecipa di tanto in tanto a qualche gara. Abbiamo una media di circa un centinaio di gare vinte l’anno e prendiamo parte sia a granfondo che a circuiti, solo ed esclusivamente su strada. Partecipiamo ai campionati italiani ed alle competizioni maggiori, come la Sportful o la Maratona delle Dolomiti. Siamo impegnati sempre sul territorio, generalmente in Toscana, ma giriamo anche fuori. Ad oggi abbiamo già ottenuto una trentina di vittorie, circa in linea con l’anno scorso. Stiamo ad un terzo della stagione e se il buongiorno si vede dal mattino, ritengo che confermeremo i risultati dello scorso anno.» Quali iniziative organizzate? «Durante il periodo invernale organizziamo, la domenica o il sabato, degli allenamenti di gruppo, poi proponiamo diverse gare, il 23 giugno abbiamo il Campionato toscano a Porcari che ci vede in camera di regia. Abbiamo già organizzato quattro competizioni, cui se ne aggiungono due in autunno, vale a dire l’ultima domenica di settembre e la prima di ottobre.» La sua attività, il ristorante Stefan a Porcari, è un punto di riferimento per gli appassionati di ciclismo e per le loro famiglie… «Assolutamente sì, sia per quelli che circolano nella nostra squadra, sia per chi giunge da fuori, è un po’ il punto di ritrovo, anche perché qui si organizzano spesso partenza ed arrivo delle varie manifestazioni. Inoltre sono un corridore anch’io ed il locale è conosciuto proprio per questo. La mattina, poi, quando si parte per le gare, questo è il punto di ritrovo.» Peraltro, in occasione della Granfondo Cipollini ha fornito un importante supporto all’organizzazione. Che rapporto c’è con questo tipo di manifestazioni? «Ci mettiamo a disposizione delle realtà del territorio, abbiamo la possibilità di appoggiare questi eventi per aiutarli e ci piace farlo. È la nostra passione e, fin dove arriviamo, ci mettiamo a disposizione.»



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1° TRASFERTA PER I GIORNALISTI NELLE MARCHE

office@leonardoolmi.com

a cura di LEONARDO OLMI

ASSEGNATE LE PRIME MAGLIE TRICOLORE PER LA CRONO E LA COPPA DELLA STAMPA È STATA LA 17a EDizione DELLA GRANFONDO DEI COLLI PICENI DI SERVIGLIANO, QUELLA CHE NEL WEEKEND DEL 15-16 GIUGNO HA VISTO I GIORNALISTI CICLISTI LOTTARE CONTRO IL TEMPO AL SABATO, E SCALARE LE STUPENDE QUANTO DURE MONTAGNE DELLA PROVINCIA DI FERMO E ASCOLI PICENO ALLA DOMENICA.

L

La città settecentesca di Servigliano, nelle Marche, è stata indubbiamente la protagonista del lungo weekend iniziato venerdì 14 giugno, che tra bellissimi panorami, storia, cultura ed ovviamente un sano agonismo legato alla passione comune per la bicicletta, ha visto lo svolgersi dei primi due appuntamenti annuali riservati ai Giornalisti: in ballo vi erano il titolo di Campione Italiano a Cronometro e quello per la Coppa della Stampa. Mentre il primo evento si svolgeva all’interno della gara di crono – aperta a tutti – che ha

Mirko Marini dell’Organizzazione ACSI e tutti gli sponsor, ma anche e soprattutto grazie a Luigi Bracalenti che, oltre a far parte dell’organizzazione, ha messo a disposizione dei giornalisti il suo B&B Angela Garden, abbiamo assistito ad una due giorni all’insegna dell’amicizia e della passione verso le due ruote, che ci ha visti riuniti nelle prime due vere calde giornate estive dell’anno.

foto ARCHIVIO LEONARDO OLMI

foto ARCHIVIO LEONARDO OLMI

Lo start della prova a cronometro posto nella piazza centrale di Servigliano; nella foto il primo assoluto tra i giornalisti Leonardo Olmi

Erano oltre 700 gli iscritti, tra cronometro e prove in linea, alla 17a edizione della GF dei Colli Piceni; dei numeri importanti ed in aumento per una manifestazione diventata ormai un appuntamento fisso per gli appassionati marchigiani e delle regioni limitrofe. Una gara che si è corsa sulle meravigliose e poco trafficate strade della provincia di Fermo e di Ascoli Piceno, con entrambe le prove che vedevano partenza e arrivo a Servigliano, davanti alla cinta muraria della città medievale. Le danze “ciclistiche” della due giorni si sono aperte sabato 15 giugno, con la cronometro individuale che da 14 km (per motivi tecnici) era stata ridotta a 10 km. Dovevano essere quasi interamente pianeggianti, ma in realtà la strada tendeva a salire costantemente al 2-3% con punte fino al 4-5% a due chilometri dall’arrivo. Sia la gara a cronometro Il nostro Leonardo Olmi esulta per la vittoria assoluta nella crono tra i giornalisti ed in quella dei pubblicisti che la granfondo, hanno avuto ampio spazio sul canale video Youtupreso il via al sabato pomeriggio, il se- be “L’Ora del ciclismo”, con i trailer realizzati condo si correva all’interno della 17a da Christian Bohm di Atlantide Videoservice, ed. della Granfondo dei Colli Piceni, che ogni weekend è in giro per l’Italia a docuuna delle prove del circuito Marche mentare le più belle manifestazioni ciclistiche. Marathon. La manifestazione, che dal punto di vista tecnico era curata La cronometro, che appunto era valida anche dall’A.S.D. Futur Bike, si è svolta sotto come prova di Campionato Italiano Crono la regia del collega giornalista Andrea Giornalisti, ha visto il dominio di chi vi scrive Manusia, che ha saputo trovare una (Leonardo Olmi - A&T Cycling Team), che con location fantastica non troppo lontana l’8° tempo assoluto ha conquistato il titolo dalla sua Romagna. Grazie al soste- nella categoria Pubblicisti. A seguire, sui due gno del Comune di Servigliano, con restanti scalini del podio, Vincenzo Moretti e a capo il sindaco Maurizio Marinozzi, Giovanni Fantozzi. Tra i Professionisti, vittoria


di Antonio Finco (28° assoluto), seguito da Andrea Manusia e Giuliano Taini. A coronare e chiudere il weekend di Servigliano sono state le gare in linea di domenica 16 giugno, con una granfondo durissima di 137 km (2.352 m dsl) ed una mediofondo più abbordabile di 87 km (1.260 m dsl) ma sempre dura per via del torrido caldo. Entrambi i percorsi prevedevano anche la partenza alla francese. La cima Coppi, sia per la medio che la gran fondo, era posta a Isola San Biagio, 936 m sul livello del mare. La vittoria assoluta della granfondo è andata a Luciano Mencaroni, che sul tappetino d’arrivo beffava un Michele Maccanti esultante con troppo anticipo. Tra le donne, la vittoria assoluta è andata all’ottima Veronica Pacini, la barista del Blu Caffè di Cesena. La granfondo era anche valida per la 14a Coppa della Stampa Fondo, che ha visto di nuovo – chi vi scrive – Leonardo Olmi (85° ass.) conquistare il titolo tra i Pubblicisti, seguito da Ivano Santachiara e Ugo Fraccaroli. Mentre la maglia dei Professionisti è andata alla collega new-entry Tatiana Cursi (103a ass.) che ha messo in serio imbarazzo tutti i maschietti che le sono arrivati a ruota, a partire da Andrea Manusia e Enrico Giancarli che l’hanno seguita rispettivamente sul podio. Molti i ristori ed i rifornimenti idrici, indispensabili per il gran caldo di giornata che sfiorava i 40 °C, ed ottime sia l’assistenza meccanica, garantita da ZeppaBike (a cui si deve anche la realizzazione delle maglie tricolore per i giornalisti), che quella sanitaria. Inutile dire che i panorami erano mozzafiato, una regione tutta da scoprire quella delle Marche, che sembra fatta a posta per la bicicletta. Ovviamente, dal dislivello lo si capiva subito che di pianura ce n’era ben poca e, d’altronde, il nome stesso della granfondo non lasciava via di scampo. Da Montemonaco a Montefalcone Appennino, da Comunanza ad Amandola, tutto un susseguirsi di piccoli borghi, chiese medievali, castelli, campi coltivati a grano, boschi e prati con a bordo strada querce e ciliegi secolari. Un panorama difficile da godere quando si dura fatica, ma d’altronde lo si sa, la bicicletta accomuna entrambe le cose.

foto LEONARDO OLMI

Da sx a dx: Luigi Bracalenti del B&B Angela Garden, il sindaco di Servigliano Maurizio Marinozzi, i due vincitori della crono tra i giornalisti – Antonio Finco (professionisti) e Leonardo Olmi (pubblicisti) – e del Presidente della AGCI Roberto Ronchi

Oltre a tutto ciò, abbiamo scoperto che Servigliano si presenta anche come un ottima location per l’enogastronomia, con i suoi piatti e vini tipici locali. Noi ne abbiamo degustati in abbondanza, durante i due giorni in cui siamo stati ospiti del B&B Angela Garden, dove l’accoglienza e l’atmosfera che si respira è quella di casa. I proprietari Luigi ed Angela, infatti, ci hanno accolti in un ambiente familiare, con camere arredate in stile locale, ognuna differente dall’altra, un parco con piscina circondato da campi di grano e ciliegi, un comodo parcheggio per le auto ed un garage attrezzato per le bici. La cucina di Angela viene dalla passione per l’arte culinaria e spazia dalle marmellate e le crostate fatte in casa, alla pasta, gli arrosti misti e tanti dolci. Il vino è anch’esso ovviamente di produzione Angela Garden. Tutte calorie che potranno essere facilmente smaltite pedalando sui Colli Piceni durante quelle che potrebbero essere tante occasioni di cicloturismo, ritiro squadre, ed ogni vacanza/ ritrovo legata alla bicicletta. Molto soddisfatto

Attimi che precedono la fase di partenza della GF dei Colli Piceni al di fuori delle mura di Servigliano foto LEONARDO OLMI

anche il Presidente dell’AGCI (Associazione Giornalisti Ciclisti Italiani) Roberto Ronchi, che così ha potuto dare il via alla stagione ciclistica 2013 dedicata ai giornalisti, che a questa prova vedrà seguire quella di Mountainbike a Milano, il Mondiale in Austria, il Camp. Ita. in linea di Firenze e la Crono Coppie di Bologna. Vorrei concludere dicendo che sicuramente mi sono stati d’aiuto i preziosi consigli che Max Lelli (oltre ad avermi fornito la bici) mi ha dato – a me come a tutti voi lettori di iNBiCi – curando insieme la rubrica di sei puntate che il nostro magazine ha dedicato alla crono a inizio dell’anno. Quindi, continuate a leggerci perché ne sono in arrivo molti altri! Inoltre, vorrei ringraziare (credo sia doveroso farlo quando ci si fregia di un titolo, anche se da cicloamatore e combattuto con puro spirito di divertimento tra amici e colleghi) anche Lenzi Bike di Prato per le ruote lenticolari, Gaerne per le scarpe G.Chrono, Inkospor ed Herbalife per gli integratori, iBike per il computer Newton+ dotato di lettura dei Watt, e Velosystem nella persona del prof. Fabrizio Fagioli per la biomeccanica e quindi la perfetta posizione in bici. Granfondo dei Colli Piceni www.gfcollipiceni.it Servizio video: Atlantide Videoservice – L’Ora del ciclismo Un canale video visibile su Youtube curato da Christian Bohm www.youtube.com/user/Oradelciclismo link delle due gare: crono www.youtube.com/watch?v=dEDoClEd8uA granfondo www.youtube.com/watch?v=oabcgcKxljs B&B Angela Garden Via S. Pietro Pozzuolo, 2 - Servigliano (FM) tel. 331-300.8889 – www.angelagarden.it


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Granfondo Sité da Pria

info@playfull.it

a cura di PLAYFULL

Si torna in piazza Sarà nuovamente piazza San Nicolò, in centro a Pietra Ligure (Sv), a ospitare la terza edizione della manifestazione pietrese, che andrà in scena il prossimo 6 ottobre. Il percorso, unico di 92 chilometri, rispecchierà quello della passata edizione. Alcune novità al vaglio degli organizzatori. Sarà ultima prova del Gran Premio Mar&Monti 2013. Iscrizioni già aperte a 30 euro.

P

Pietra Ligure (Sv) – La Granfondo Sité da Pria, che il prossimo 6 ottobre vedrà la sua terza edizione, tornerà ad occupare la splendida piazza antistante la Basilica di San Nicolò in centro a Pietra Ligure. La scorsa edizione non fu possibile usufruire del centro cittadino in quanto l’ultima domenica del mese è occupato dal vasto e pittoresco mercato dell’antiquariato, ma quest’anno, essendo la manifestazione alla prima domenica di ottobre, il problema non si porrà e si potrà quindi nuovamente sfruttare il centro della cittadina rivierasca. Come è ormai d’abitudine la partenza e l’arrivo saranno posizionati sul Lungomare G. Bado, a pochi metri dalla piazza e dirimpetto la spiaggia. Saranno il mare e le palme a fare da sfondo alla manifestazione. Immutato il percorso, unico di 92 chilometri per 2.100 metri di dislivello, che i partecipanti dovranno affrontare. Trac-

ciato sui monti che sovrastano Spotorno, Finale Ligure e Pietra Ligure, è capace di offrire scorci paesaggistici unici nel suo genere. Nonostante la distanza ridotta (sotto i 100 chilometri) non sarà comunque una passeggiata, essendo capace di celare un dislivello di tutto rispetto. Un percorso comunque accessibile a chiunque, anche a chi, sul finale di stagione, vede il calare della forma atletica. Si partirà da Pietra Ligure, per proseguire sull’Aurelia fino a Spotorno, dove comincerà la scalata verso Tosse, Vezzi Portio e Magnone a cui segue la rapida discesa. Si torna quindi a salire in direzione San Filippo, San Giorgio e nuovamente a Vezzi Portio, Magnone, quindi verso Voze da dove si affronterà l’ascesa alle Manie, proseguendo poi per tutto l’altopiano. Rapida discesa verso Finale Ligure, quindi verso Calvisio, Boragni e scalata a Orco Feglino. Discesa verso Feglino

e nuova salita in direzione Carbuta per scollinare al passo del Melogno, da dove si inizierà la lunga e rapida discesa che porterà all’arrivo posto sul lungo mare. La Granfondo Sité da Pria sarà l’ultima prova del Gran Premio Mar&Monti 2013, il circuito che chiude la stagione fondistica e che vedrà proprio a Pietra Ligure le sue premiazioni. Una splendida occasione per passare un ultimo fine settimana al mare, prima di addentrarsi nell’autunno. Non mancheranno certo delle novità che sono attualmente al vaglio degli uomini dell’ASD LoaBikers, diretti da Pier Nicola Pesce. Le iscrizioni sono già aperte alla quota di 30 € fino al 29 settembre, mentre dal 1° ottobre fino alle ore 12 del 4 ottobre al costo di 35. Sabato 5 ottobre e domenica 6 sarà possibile iscriversi solo presso la segreteria della manifestazione in Piazza San Nicolò.

La basilica di San Nicolò sarà lo sfondo della 3a Granfondo Sité da Pria foto PLAYFULL NIKON



ARRIVA CYMISAT E LA BICI È AL SICURO a cura di NICOLETTA BRINA

SERVIZIO DI INDIVIDUAZIONE IN CASO DI FURTO CICLI NERI A CESENA IL PRIMO IN ITALIA AD OFFRIRE QUESTO SERVIZIO GRAZIE AL COLLEGAMENTO SATELLITARE DEL TRASMETTITORE, DOTATO DI MICROSCHEDA SIM, NEL CASO IN CUI LA BICI VENISSE RIMOSSA, IL PROPRIETARIO SAREBBE IN GRADO DI INDIVIDUARLA, AVVISANDO CONTESTUALMENTE LE FORZE DELL’ORDINE. LA RINTRACCIABILITÀ NON È PIÙ UN PROBLEMA.

Le biciclette divengono sempre più preziose, tecnologiche, avanguardistiche. Il grande incubo, a questo punto, è quello di vedersi soffiare la bike da sotto il naso, laddove un abile ladro agisca. In realtà, ora, i ciclisti possono dormire sonni tranquilli perché, grazie alla collaborazione con Viasat, leader europea nei sistemi di sicurezza satellitare per la protezione dei veicoli, Cymichip offre un accurato servizio di monitoraggio e localizzazione della bicicletta in caso di furto. Sono state create infatti quattro 4 Centrali dislocate su tutto il territorio nazionale, attive 24h su 24, per 365 giorni l’anno, capaci di gestire milioni di connessioni. Sottoscrivendo un abbonamento annuale, il servizio Cymisat potrà soddisfare le esigenze di assistenza e sicurezza che ogni possessore di una bicicletta cercava. Cicli Neri a Cesena in via Parri 641, oggi l’unico a distribuire questo tipo di prodotto totalmente innovativo, a livello mondiale, provvede ad installare il dispositivo sulla bicicletta. Si tratta di un trasmettitore satellitare che funziona a batteria e che contiene una microsim, una microscheda come quella per i cellulari, per intendersi. Questo dispositivo viene inserito all’interno del tubo del telaio e viene attivato mediante una chiave personale, dunque non è visibile all’esterno. Una volta installato, occorrono 24 ore per l’attivazione della sim ed il gioco è fatto. Laddove un malintenzionato dovesse anche semplicemente spostare di pochi centimetri la bicicletta, il proprietario verrebbe av-

visato da un sms sul cellulare potendo, in tal modo, attivare l’antifurto con annessa chiamata alle forze dell’ordine. Basti pensare che il sistema Cymisat, grazie ad una cartografia digitalizzata con più di 3.000 mappe georeferenziate, è in grado di localizzare la bicicletta con un margine di errore inferiore ai 10 metri e monitorarne gli spostamenti. La validità del sistema è avvalorata anche dal servizio di assistenza che ne consegue: il fatto di essere evidentemente individuabili o, come si dice in gergo, tracciabili grazie al segnale satellitare, permette laddove ci si trovasse in difficoltà durante un’uscita – in caso di foratura, incidente o ancora, malore – di poter essere trovati facilmente dai soccorritori. In questa direzione va il servizio di Europassistence, associato al dispositivo, appunto il recupero gratuito, nonché di assistenza legale in caso di incidenti. Il costo è tutto sommato abbordabile, visto che al costo del trasmettitore va affiancato un risibile costo di abbonamento mensile per la sim che equivale ad un canone telefonico di un normalissimo cellulare. A ciò si sommano, inclusi nella quota, anche i due servizi sopra citati, di recupero e di assistenza legale. Ad oggi, il dispositivo Cymisat, realizzato da Cymichip, è distribuito da Cicli Neri di Cesena che effettua anche attività di montaggio del trasmettitore, gli unici in Italia. Per informazioni www.cymichip.com e www.neritopbikes.it


Inspired by professional needs.

teammachine SLR01 www.bmc-switzerland.com


Calibra il copertoncino per tutte le stagioni a cura di ROBERTO ZANETTI Lo pneumatico è l’unico punto di contatto tra la bicicletta e la strada perciò bisogna scegliere una copertura di qualità che soddisfi le esigenze del ciclista, che garantisca sicurezza, affidabilità e tenuta sempre e in ogni condizione di guida. foto Michele Dansi

Avevo già avuto modo di provarli nel mese di febbraio, montati sulle ruote Zipp 202 Firecrest (iNBiCi Magazine di marzo, pagine 130131) e faceva ancora molto freddo, addirittura in quei giorni era nevicato. Non certo una situazione ideale per uscire in bicicletta ma i copertoncini Calibra di Tufo mi avevano impressionato per il loro comportamento su strade falcidiate da un inverno lungo e gelido. A distanza di qualche tempo, in condizioni climatiche decisamente migliori come quelle attuali, ho avuto la conferma di quei test con una coppia identica di copertonicini Calibra che Beltrami TSA, distributore Tufo per l’Italia, mi ha messo a disposizione per la stesura di questo articolo. Calibra è uno pneumatico che si presta a tutte le tipologie di utilizzo che possono svariare senza alcun problema dall’allenamento alla competizione e, particolare di grande rilievo, permette al ciclista di pedalare in totale sicurezza in ogni stagione, inverno compreso. Il battistrada è finemente scolpito, molto arrotondato e il materiale con cui è costruito si avvale di una speciale mescola che mette in evidenza una notevole scorrevolezza e bassa resistenza di rotolamento. Leggero ma non leggerissimo (195 gr), in quanto la filosofia di TUFO è di fare dei prodotti che abbiano il giusto compromesso tra peso, affidabilità e durata, Calibra è un copertoncino di “sostanza”! Personalmente, nei chilometri pedalati fino a ora (circa un migliaio) non ho mai bucato ma il buon quoziente di TPI (180/120 numero di fili per pollice) garantisce una valida assicurazione contro spiacevoli forature, preoccupazione e “scocciatura” costante di ogni ciclista che si rispetti. I miei consigli per l’uso e la manutenzione del copertoncino: • Innanzitutto, da utilizzatore e agonista quale sono, faccio sempre molta attenzione e dedico una cura particolare al montaggio del copertoncino (e ovviamente della relativa camera d’aria) sul cerchio. Meglio perdere un minuto a ricontrollare che tutto sia perfettamente accoppiato piuttosto che veder “stallonare” lo pneumatico con conseguente fuoriuscita ed esplosione della camera dalla ruota durante la corsa… • Sullo pneumatico sono riportate le pressioni di gonfiaggio consigliate. Seguire alla lettera ciò che è scritto e valutare, a secondo delle condizioni del fondo stradale (se asciutto o bagnato) i bar da adottare: 6-7 in caso di pioggia; 8-9 con strade asciutte, eventualmente diversificare la pressione dalla ruota anteriore (meno bar) a quella posteriore (più bar) conforme col peso del ciclista. • Controllare periodicamente lo stato di usura del battistrada e i fianchi del copertoncino. Una copertura integra (senza tagli o buchi anche di piccole dimensioni) garantisce tenuta e frenata anche in situazioni difficili; se lo pneumatico è consumato va sostituito con uno nuovo così come, dopo una foratura e la relativa sostituzione della camera d’aria, bisogna verificare con estrema attenzione che non vi siano residui di vetri, sabbia, aghi o corpi appuntiti all’interno della carcassa gommata.

Un copertoncino Calibra usato per il test Copertoncino Calibra pronto per il montaggio

Sezione del copertoncino Calibra di Tufo

foto Michele Dansi

Come Tufo confeziona e consegna i copertoncini Calibra

Caratteristiche tecniche del prodotto: • Misura: 28” • Larghezza: 23 mm • Peso: 195 gr • Pressione di gonfiaggio: 6-10 bar (90-145 p.s.i.) • Conto TPI: 180/120

Il Produttore: Tufo www.tufo.com Distributore per l’Italia: Beltrami TSA Via Euripide, 7 42124 Reggio Emilia Tel: +39 0522 307803 Fax: +39 0522 703106 E-mail: info@beltramitsa.it Web site: www.beltramitsa.it



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Memorial Antonio Corzani

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In 1.250 festeggiano una giornata dal calore estivo Gli ingredienti per una festa perfetta? Un bel percorso, duro ma non troppo e con salite ben assortite, ristori ricchissimi e servizi di prim’ordine. Aggiungete tanta allegria, un po’ di musica, un sole magnifico e... il gioco è fatto.

C

Cesena – Sembrava davvero che non volesse arrivare mai questa Primavera 2013 e invece eccola che si presenta in grande stile a ricompensare il grande lavoro organizzativo dell’Ars et Robur di Cesena. In occasione del Memorial Antonio Corzani, terza prova del circuito cicloturistico Romagna Sprint, il sodalizio fondato nel 1907 ha messo in campo oltre novanta volontari per curare il minimo dettaglio in fatto di sicurezza e servizi ai partecipanti. E a giudicare dalle parole positive e dall’umore dei ciclisti, il tentativo è pienamente riuscito. Eccellente la logistica, tutta dislocata all’interno dell’Ippodromo del Savio di Cesena, a partire dai numerosi posti auto coperti, passando per il parcheggio bici sicuro grazie ai lucchetti distribuiti a ciascun ciclista, per finire con il gustoso e abbondante pasta party con tanto di gelato e birretta fresca. E poi la zona massaggi, il caffè gratis per tutti e le immancabili foto. In grande stile anche i ristori, sia per abbondanza che varietà di cibi dolci e salati e bevande, distribuiti proprio in modo da far fronte in modo ottimale al previsto grande caldo. Ma il piatto forte di questa domenica di cicloturismo sono state le tre salite. Tostissima la prima, Rocca delle Caminate, con le sue rampe in successione di cui l’ultima al 13%. Più pedalabile e regolare

foto PLAYFULL NIKON

Il gruppo che affronta le colline cesenati

(tutta al 5%) il Monte delle Forche. Ma è stato sul Passo del Carnaio che i cicloturisti hanno dovuto dare il meglio: i suoi 11 km con pendenza media del 4% e punte

La Aurora San Giorgio riceve il primo premio dalla famiglia Corzani, dal vice presidente dell’Ars Et Robur Luciano Amadori e dal presidente Gastone Ercolani foto PLAYFULL NIKON

fino al 12% sono stati non poco inaspriti dal solleone a cui ancora i più devono fare l’abitudine. In crescita le adesioni con un centinaio di unità in più rispetto al 2012. Questa dodicesima edizione del Memorial Corzani ha raccolto infatti 1.249 iscritti totali (compresi gli abbonamenti al Romagna Sprint). Di questi ben 600 si sono messi alla prova sui 130 km e i 1.650 m di dislivello del lungo. Decisamente buona anche la partecipazione femminile con 113 donne presenti. Al termine sono state premiate le prime 35 delle 148 società intervenute. Davanti a tutte la Aurora San Giorgio (5.542 punti), che ha preceduto la Cicloturismo Martorano 95 (seconda con 5.230 punti) e la Grama (terza con 5.119 punti). La società Ospedalieri Cesena è stata invece premiata per il maggior numero di donne iscritte (8). Dopo questa terza tappa, la classifica generale del Romagna Sprint vede confermata la leadership della Grama, mentre alle sue spalle la Aurora San Giorgio (vincitrice del Memorial Corzani) scavalca la Cicli Matteoni in una sfida che si preannuncia incerta fino all’ultimo.



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DOSSIER SPORT E MEDICINA

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a cura del Dr. Giuliano Peruzzi Medico Chirurgo, Specialista in Endocrinologia e Medicina dello sport

ALLENAMENTO PER CICLISTI ECCO COME NASCE UN PROGRAMMA DI ALLENAMENTO IL LAVORO PASSA ATTRAVERSO MICROCICLI DI QUATTRO GIORNI, ALTERNANDO ATTIVITÀ MIRATE ALL’AUMENTO DELLA FORZA, ALLA VELOCITÀ, SENZA DIMENTICARE IL RECUPERO. UN PROGRAMMA INTENSO MA MIRATO AL CICLISMO.

A

Allenare, vuol dire abituare, o meglio adattare un atleta, in questo caso un ciclista, ad eseguire un lavoro, cercando di svolgerlo nel miglior modo possibile e con velocità, sfruttando al meglio le personali capacità energetiche. Per fare ciò, l’organismo effettua continui adattamenti fisiologici, respiratori, metabolici, cardiocircolatori, biochimici e biomeccanici. L’allenamento che propongo, a cui sono giunto dopo molte esperienze fatte nel corso del mio ventennale impegno con i ciclisti professionisti, è frutto di mie convinzioni, mi si scampi dalla pretesa di spacciarlo come il miglior modello esistente, ma è quello che reputo più giusto secondo, appunto, le mie esperienze personali. Posso però affermare di aver ricevuto molte soddisfazioni dall’applicazione di tale modello in questi ultimi anni, logicamente ogni anno appor-

to sempre delle piccole modifiche, perché di volta in volta si acquisiscono sempre nuove esperienze e non si smette mai di imparare. QUALI SONO GLI OBIETTIVI DI UN ALLENAMENTO? Lo scopo di un allenamento ottimale è quello di migliorare le capacità muscolari, tecniche ed atletiche del ciclista, con un’attività mirata a tale finalità. QUALI SONO LE CARATTERISTICHE DI UN PIANO D’ALLENAMENTO? Le caratteristiche peculiari di un piano di allenamento sono l’intensità, la durata, la frequenza e la modalità con cui questo lavoro viene effettuato.


Per intensità si deve intendere la qualità e la quantità del lavoro che deve essere sempre crescente nel tempo, i parametri possono essere la frequenza cardiaca ed i Watt di potenza. COME POSSIAMO CLASSIFICARE LE FASI DI LAVORO? Fase di avvicinamento al lavoro, fase di lavoro vero e proprio e fase di recupero. Tuttavia, all’interno di ogni seduta di lavoro si devono distinguere anche una fase di riscaldamento, una fase di condizionamento ed una fase di defaticamento.

adeguati, utile a questo scopo, per esempio, il TEST CONCONI. Una volta individuati i ritmi di allenamento basati sulla frequenza cardiaca, si può iniziare l’attività, concentrandosi solo sul lavoro in bicicletta, trasformando tutto quanto fatto finora in gesto atletico. Il lavoro si basa sempre sul concetto dei “MICROCICLI”: un buon ciclista deve essere potente, ma nello stesso tempo non deve perdere una caratteristica fondamentale che è la velocità, ma non basta. Questi deve avere anche doti di fondo, ecco che allora, c’è l’esigenza di allenare tutte e tre queste capacità, alcune delle quali già trattate nel periodo di avvicinamento al lavoro specifico. Nel mio programma di lavoro dedico il primo giorno di allenamento alla forza, il secondo alla velocità, il terzo al fondo, il quarto sarà di recupero e dal quinto riparto con il lavoro del primo ma intensificato. In tal modo viene a costituirsi un programma di lavoro basato su microcicli da 4, per cui ogni quattro giorni lavoro sulla forza, ogni 4 sulla velocità e così pure sul fondo, curando anche il riposo ogni quattro giorni, per il recupero. Urgono poi ulteriori differenziazioni. Per lavoro di forza, si può intendere FORZA RESISTENTE, FORZA ESPLOSIVA, FORZA MASSIMALE, così pure il lavoro di velocità può essere a RITMO COSTANTE, e A VARIAZIONI DI RITMO. Come si deduce, dunque l’attività non è mai statica, il suo dinamismo lo si avverte in ogni microciclo, in quanto i carichi si intensificano sempre più, proprio per adattare progressivamente il ciclista a lavori sempre maggiori.

COSA SI INTENDE PER FASE DI AVVICINAMENTO GENERALE AL LAVORO SPECIFICO? Si tratta di lavoro in palestra per tonificare e rafforzare quei muscoli che devono essere protagonisti nel gesto atletico del ciclista. Un tipo di attività intesa a migliorare la forza e non eccessivamente ipertrofizzante, perciò è importante ricordare sempre di fare attenzione al rapporto peso/potenza. Tra queste attività rientra il footing, sempre volto al rafforzamento muscolare da una parte e alla creazione di adattamenti cardiocircolatori dall’altra. Quindi corsa in salita ripida con arto inferiore a 90° di intensità massimale ed alattacida. Bicicletta, lavorando tuttavia sull’agilità mantenendosi perlomeno a 90/100 rpm su percorsi pianeggianti, ondulati, a ritmo costante. Si può altresì svolgere altre attività alternative là dove è possibile, come il pattinaggio, sci, ski roller. Sarà importante effettuare esercizi a corpo libero e stretching ad inizio e fine allenamento. COSA VUOL DIRE FASE DI LAVORO SPECIFICO IN BICICLETTA? Per prima cosa è bene valutare la soglia anaerobica con test

foto BETTINIPHOTO


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GRANFONDO DELLA VAL GARDENA GROEDEN MARATHON a cura di MATTEO DALZERO

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IL METEO AVVERSO CI METTE LO ZAMPINO UNA SFIDA EPICA E NON SOLO PER LA DIFFICOLTÀ DEL PERCORSO, MA ANCHE E SOPRATTUTTO PER LE CONDIZIONI CHE HANNO DOVUTO AFFRONTARE I CICLISTI. SOLE AL MATTINO E VENTO, PIOGGIA E GHIACCIO AD AGGRAVARE LA GIÀ DURA IMPRESA.

S

Siamo ad Ortisei il 9 giugno. Alle 9.15 prende il via la manifestazione cui partecipano circa 240 ciclisti. Partenza ad andatura controllata verso il primo passaggio sul Passo Sella, il plotone prosegue compatto durante il passaggio a Ortisei, mentre già nei primi chilometri alcuni atleti cominciano a defilarsi. foto Michael Mussner Lo spirito della manifestazione è particolare, in quanto coniuga l’agonismo al cicloturismo, infatti vengono cronometrate unicamente la salita del Pordoi, quella del Fedaia e l’arrivo al passo Sella. Questo permette di sfidarsi durante la salita, ma godersi con tranquillità i ristori posizionati in cima ai passi, approfittando del paesaggio e permettendosi qualche fotografia. Già con il primo passaggio sul Passo Sella, le temperature crollano decisamente e i corridori provvedono a vestire la mantellina per la discesa verso l’attacco del passo Pordoi. Giunti sul passo Pordoi del sole non ci sono più tracce e le nuvole si fanno sempre più minacciose. Personalmente, decido di proseguire e affronto il Passo Fedaia sotto una leggera, ma costante pioggia, alternando momenti con l’antipioggia, a momenti semplicemente vestendo i manicotti. Superata Malga Ciapela, alcune ventate ghiacciate mi convincono a tenere l’antipioggia, scelta obbligata quando a circa due chilometri dalla cima comincia a piovere seriamente. Giunto in vetta, trovo altri 15 ciclisti infreddoliti che dibattono sul da farsi. Onde evitare di raffreddarmi ulteriormente, bevo un bicchiere di the caldo e decido di scendere verso Canazei. C’era poco da fare, ma devo dire che è stata veramente impegnativa, oltre al freddo, a tratti non si vedeva la strada. Per fortuna, prima

di riaffrontare il Passo Sella, ho potuto riscaldarmi un attimo in un bar di Canazei con un the bollente. L’ultima salita verso il Passo Sella è proseguita senza particolari intoppi e giunto in cima ho trovato gli organizzatori molto disponibili e gentili. Dopo essermi rifocillato, è stato possibile evitare la discesa finale sotto un vero e proprio diluvio, infatti ai fini della classifica valevano i cronometraggi delle sole salite. Paesaggi spettacolari, organizzazione disponibile ed attenta, percorso da veri scalatori. Tutti quanti conosciamo la meraviglia delle Dolomiti e questa manifestazione permette di affrontare il Passo Fedaia, esperienza che non può mancare nel curriculum di ogni ciclista. Ai ristori, il personale è sempre stato molto attento e disponibile e anche per gli ultimi il cibo e le bevande non sono certo mancati. Certo, 3.400 m di dislivello in 84 km rappresentano un percorso impegnativo. Purtroppo, a causa del peggioramento delle condizioni meteo, molti ciclisti sono stati costretti al ritiro e solo 106 atleti hanno concluso tutte le salite previste. Per la prossima edizione sono già in cantiere alcune novità, come lo slittamento della data a luglio e la possibile introduzione di un percorso medio che permetta la partecipazione anche a ciclisti che vogliono conoscere le Dolomiti, affrontando un dislivello inferiore. Un personale ringraziamento agli organizzatori e a tutta la ASD Dalzero.it che ha partecipato con 3 atleti che hanno concluso il percorso. Groeden Marathon, un altro modo di vivere le Dolomiti, l’edizione 2014 ti attende, sei pronto a cogliere la sfida!?!?



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IL TELAIO IDEALE a cura di Roberto Zanetti

Una Ghibli tutta nuova e leggera

robyzanetti@alice.it

“Ghibli” è il nome di un vento caldo proveniente dal sud-est della Libia; di un aereo cacciabombardiere in dotazione nella seconda guerra mondiale all’Aeronautica Militare Italiana; di una famosa fuoriserie risalente al 1967 della casa automobilistica Maserati. In questo caso, per noi di iNBiCi, “Ghibli” (la EVO Superlight) è il nome della protagonista del test bike di luglio; andiamo a scoprirla e a vedere insieme come va…

I

Il test: I lettori di iNBiCi l’hanno già potuta ammirare in bella mostra sulla copertina del nostro magazine nel numero di maggio. L’occasione era di quelle più ghiotte perché in quel mese ricorre, come da tradizione, un evento che per migliaia di ciclisti e appassionati rappresenta “la festa” nel senso più vero della parola: la mitica Nove Colli! Quale occasione è più ghiotta per far parlare di sé e per farsi notare?

Nero opaco con livree rosse, ruote Zipp 404 alto profilo in carbonio, gruppo New Sram Red 2013 e un nome che rievoca lo storico telaio degli anni ottanta, la Ghibli Evo Superlight si colloca di diritto tra le specialissime di alta gamma, non potrebbe essere altrimenti. Analizzando nei dettagli questa “cattiva” bici da corsa e principalmente il suo telaio, dal design filante e aggressivo, si può notare come si sia lavorato per riportare alla ribalta un nome Bike test

foto Monica cuel

A prescindere da questa nota di colore ci tengo a dire che la Ghibli Evo Superlight di Rossin usata per il test ha riscosso, anche grazie alla nostra testata, un grande numero di consensi e io, che ho avuto modo di provarla nei giorni successivi alla manifestazione romagnola, non posso far altro che rafforzare le impressioni dei miei lettori, nonché dei miei compagni di pedalata sparsi in giro per il mondo. Ovviamente il mio è un giudizio critico; io la bici l’ho guidata per circa 500 km nel giro di una settimana; da buon tester non posso certo limitarmi a una foto da copertina o a una semplice cartella stampa.

foto Monica cuel

prestigioso (e per qualche tempo un po’ troppo dimenticato) come Rossin. Per merito dei tecnici di Gruppo Bici, l’azienda che gestisce le sorti del marchio, sono stati fatti degli interventi mirati sulla rigidità e sulla leggerezza. Naturalmente il materiale utilizzato è carbonio ad alto modulo ma la cosa che ha attirato la mia attenzione, oltre al peso davvero minimale, è la sezione dei tubi. L’orizzontale è quadro ma varia la sua misura, da più sottile a più grande, all’attacco della serie sterzo da 1-1/8”:1-1/4”.


Il verticale, tondeggiante nella zona del nodo sella, si allarga vistosamente in prossimità della scatola del movimento centrale dove va a congiungersi con l’obliquo. Questo, di forma quadra, rende la Ghibli Evo Superlight più imponente e la sua linea appare sempre ben proporzionata, in sintonia con la struttura della bici. Anche il carro posteriore con i verticali sottilissimi e piatti e gli orizzontali più robusti ha un suo perché: meno peso da portare in giro e flessibilità sul retrotreno significano, oltre all’evidente comfort, una linea pulita e sempre attuale.

foto MIchele Dansi

In evidenza: So benissimo di non essere imparziale e mi scuso in anticipo con gli altri produttori (Shimano e Campagnolo) ma il gruppo New Sram Red presente sulla Ghibli Evo Superlight, per un agonista, è davvero il numero uno! Se poi, oltre alla cambiata e alla leggerezza, prendiamo in considerazione l’impianto frenante allora l’imbarazzo cresce notevolmente. Potente, affidabile, permette una decelerazione modulata e sicura sia con ruote full carbon (come le Zipp 404 Firecrest in foto usate per il test) sia con cerchio in alluminio. Da rivedere: Croce e delizia della Ghibli Evo Superlight sono, a mio avviso, le ruote. Il marchio Zipp non si discute e le 404 Firecrest in carbonio nemmeno, ma non sono ruote “facili”. Ottima la pista frenante, che accoppiata a dei validi pattini per carbonio (quelli usati sono gli Swisstop) svolge egregiamente il proprio lavoro. Purtroppo con il vento o il fondo stradale bagnato dalla pioggia, l’alto profilo del cerchio le Zipp 404 diventano pericolose. L’alto profilo del cerchio (58 mm) e l’estrema leggerezza, che sono le peculiarità di questo, peraltro, ottimo prodotto, formano dei vortici d’aria e acqua che ne condizionano l’utilizzo quotidiano: prima di montarle per un’uscita d’allenamento o per una gara, vi consiglio di dare sempre un’occhiata alle previsioni meteo, perché fidarsi è bene, ma non fidarsi è meglio... Consigli per l’acquisto, perché comprarla? Il nome è pesante, di quelli che hanno fatto la storia. “Ghibli” è un modello che nel catalogo Rossin ha sempre evocato grandi successi e anche solo per

Caratteristiche Tecniche - Telaio: Fibra di carbonio ad alto modulo - Cambio: New Sram Red - Deragliatore: New Sram Red - Guarnitura: New Sram Red compact 50x34, pedivelle 170 mm - Catena: New Sram Red - Ruota libera: New Sram Red 11x25 - Movimento centrale: BB30 - Freni: New Sram Red - Forcella: Rossin Carbon - Serie sterzo: Ritchey Carbon 1-1/8”:1-1/4”. - Attacco manubrio: Ritchey Carbon WCS 4 Axis 11 cm - Piega manubrio: Ritchey Carbon WCS EVO Curve 42 cm c/c - Reggisella: Ritchey Carbon Superlogic - Sella: Selle Italia SLR XP - Cerchi: Zipp 404 Firecrest in carbonio H. 58 mm - Coperture: Tubulari Continental Grand Prix 4000 - Mozzi: Zipp - Peso bici completa (come in foto): 6,7 kg completa di pedali Look Keo Carbon e due portaborraccia

Leva freno e levetta “double tap” del gruppo New Sram Red 2013 foto MIchele Dansi

Passaggio cavi integrato nel telaio e, sotto il marchio Rossin, la scritta che certifica il “fatto a mano”


Accessori e materiali utilizzati per il test

foto MIchele Dansi

Gli accessori e i materiali che ho usato per il test sono: - Casco: Carrera Radius www.carreraworld.com - Occhiali: R&B XLITE www.carreraworld.com - Scarpe: Lake CX 331 www.lakecycling.com - Abbigliamento: Zipp Aero Race by Castelli www.zipp.com - Strumentazione: GPS Garmin 500 www.garmin.it - Pedali: Look Keo Carbon www.lookcycle.com - Portaborraccia: Elite pvc www.elite-it.com

Nodo sterzo con passaggio integrato delle guaine all’interno del tubo orizzontale e obliquo.

questo motivo meriterebbe di essere valutata come un acquisto di valore, magari da un collezionista di bici famose. E poi mi sembra buona cosa dare fiducia a un marchio che vuole tornare alla ribalta, soprattutto a un marchio italiano gestito da persone competenti, capaci di fare bene il proprio lavoro. Il Produttore Rossin www.rossinbikes.it Il Distributore per l’Italia GRUPPO BICI s.r.l. Via Pitagora, 15 47521 Cesena (FC) Tel. +39 0547 300170 Fax: +39 0547 301419 E-mail: info@gruppobici.it Web site: www.rossinbikes.it Congiunzione dei tubi in carbonio nella scatola del movimento centrale

foto MIchele Dansi

foto MIchele Dansi

Foderi posteriori alti molto sottili e lunghi

Prezzo: A seconda degli allestimenti a partire da € 2.699,00 al pubblico, IVA inclusa In vendita a partire da: Settembre 2013



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TRENTINO MTB a cura di NEWSPOWER

IL 4 AGOSTO SCATTA LA “VECIA FEROVIA” 17a edizione a 50 anni dalla chiusura della vecchia strada ferrata. I giovani bikers saranno i primi a scaldare le ruote sabato 3 agosto. Numerosi i servizi garantiti ai partecipanti.

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Storia, ricordi e paesaggi stupendi fanno de “La Vecia Ferovia dela Val de Fiemme” un appuntamento da non perdere, soprattutto quest’anno che ricorre il 50° anniversario della chiusura della tratta ferroviaria che collegava la Val d’Adige con la Val di Fiemme, in Trentino. «Si annuncia ai gentili passeggeri che il treno è in partenza», destinazione Val di Fiemme. Una nuova edizione, la 17a per l’appunto, si appresta quindi a lasciare la stazione di Ora (BZ) il prossimo 4 agosto. Sul binario sono attese ancora una volta tante mountain bike chiamate a graffiare i 44 km del tracciato, aggiornato e allungato proprio per l’edizione 2013. Tutto ebbe inizio verso la fine dell’800, quando nell’allora regno asburgico cominciò a serpeggiare l’idea di collegare su rotaia la Bassa Atesina con la Valle di Fiemme. Fu però l’ingresso in guerra nel 1915 dell’Italia a metterne in moto l’effettiva realizzazione. Il fronte del Lagorai era uno dei più delicati e all’Austria-Ungheria serviva potervi portare truppe fresche in meno di 24 ore. I lavori coinvolsero migliaia di uomini, soldati, prigionieri di guerra e anche numerose donne che in meno di tre anni costruirono ben 50

foto NEWSPOWER CANON

foto NEWSPOWER CANON

km di strada ferrata, a colpi di piccone sulla nuda roccia. Dopo la guerra, con il passaggio dei territori su cui correva la ferrovia all’Italia, il trenino acquisì una nuova vita grazie alla grande mole di merci e passeggeri che portava su e giù tra le province di Trento e Bolzano. Ma ben presto gli anni d’oro terminarono, nel 1963 la ferrovia venne chiusa ed in seguito smantellata. Oggi lungo il vecchio percorso delle locomotrici che salivano verso Predazzo è sorta un’affascinante pista ciclabile che dal 1997 è presa d’assalto ogni anno dalle centinaia di mountain bike che si cimentano nella bella competizione organizzata dalla Polisportiva Molina di Fiemme, inseguendo il vapore ed il fischio del trenino che in molti ricordano ancora con nostalgia. Il tracciato di mtb, allungato quest’anno di qualche chilometro, lasciata la vecchia stazione di Ora si dirigerà verso Egna e Pinzano, lungo un inedito tratto che costeggia le rive dell’Adige. Si sale poi verso Montagna e si attraversa il biotopo di Castelfeder, l’antico presidio romano di Castrum Vetere che ne ha originato il nome ed i cui resti sono tutt’oggi visibili.


Da Montagna, attraversando le vecchie gallerie ferroviarie, si prosegue salendo alla volta di Passo San Lugano dove sarà posto il GPM e da cui si farà ufficialmente ingresso in territorio trentino. Si discende quindi per la Val di Predaia, superando la vecchia stazione di Castello. Il tratto finale riserva un ultimo strappo adatto a fare selezione lungo il cosiddetto “muro della Pala”, una ripida salita su sterrato piuttosto compatto che presenta punte di pendenza attorno al 25%. Giunti quindi al culmine del Doss della Pala si discende guidati dalle acque dell’Avisio sino a Molina di Fiemme per far sventolare la bandiera a scacchi. Le iscrizioni sono ancora aperte fino a lunedì 29 luglio, ma i bikers che non volessero pensarci troppo potranno godere di uno sconto fino al 21 luglio (prezzo 25 euro), dopo di che la quota salirà leggermente. La Vecia Ferovia dela Val de Fiemme sarà tappa del noto circuito per ruote tassellate Trentino MTB. Dopo ValdiNon Bike, 100 km dei Forti e Lessinia Bike, quella tra Ora e Molina sarà la gara che potrebbe regalare punti preziosi per la classifica finale. Dopo l’appuntamento del 4 agosto mancheranno solo le due tappe della Val di Fassa Bike e della 3T Bike in Valsugana prima di conoscere i nuovi re e regina dell’off-road trentino. La Vecia Ferovia è inoltre inserita nel circuito del Bike Tour delle Vecchie Ferrovie. In attesa dello start è stata predisposta anche la versione “mobile” del sito web, per non perdere nemmeno una news e seguire tutti gli aggiornamenti anche sul proprio smartphone. L’indirizzo da digitare sui telefonini sarà quindi www.laveciaferovia.it/mobile, mentre sul web il sito rimane www.laveciaferovia.it.

foto NEWSPOWER CANON

Ospitalitá Nell’insieme la Polisportiva di Molina di Fiemme ha pensato ad ogni esigenza assicurando una grande varietà di servizi per i corridori, dalle convenzioni con le strutture alberghiere della zona, ai servizi durante la gara (assistenza meccanica, sanitaria, ristori, trasporto indumenti fino all’arrivo, docce e pasta party) oltre ad un servizio di bus navetta per il rientro. Tony Longo, vincitore della Vecia Ferovia 2012

Percorso Ecco alcuni dettagli tecnici sul tracciato. La lunghezza complessiva sarà di 44 km con un dislivello in salita di 1.060 metri e in discesa di 440 metri. La quota massima raggiunta sarà quella di Passo San Lugano a 1.099 m slm. Premi a go-go Anche nell’edizione 2013 la Vecia Ferovia dela Val de Fiemme assegnerà premi per tutti i gusti. Ci saranno premi in denaro ed in natura anche per i traguardi volanti di Pinzano, GPM di Passo San Lugano, Segheria Berti e Cronoscalata Muro della Pala. Ma nel bottino che atleti e società potranno portare a casa troviamo inoltre abbigliamento tecnico, skipass stagionali per i comprensori Dolomiti Superski e Fiemme Obereggen, mountain bike e tanto altro. Come ogni anno poi, al termine della gara sarà estratto tra tutti i concorrenti un favoloso soggiorno per due persone a Budapest, sul bel Danubio blu. Solidarietá con la mini Vecia Ferovia è anche solidarietà. Sabato 3 agosto, infatti, si terrà la classica Miniferrovia “Trofeo Emily e Roberta” riservata ai giovani e giovanissimi tra i 7 ed i 16 anni (iscrizioni dalle ore 13.00 alle 14.30 in località Lido a Molina di Fiemme e partenza alle 15.30 – quota di partecipazione 5 euro) che devolverà i fondi raccolti attraverso le iscrizioni alla ricerca sulle malattie infantili. La gara è inserita nel circuito MiniBike 2013 – Casse Rurali di Fiemme e Fassa. Nel weekend di gara sarà inoltre presente uno stand dell’Associazione Bambi di Castello-Molina di Fiemme che venderà i simpatici gadgets Vecia Ferovia per sostenere la propria attività a favore dei bambini della valli di Fiemme e Fassa malati o che soffrono.

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L’officina approfondimento Dal mondo delle due ruote a cura di LORENZO COMANDINI

lorenzo@gruppobici.it www.rossinbikes.it - www.speedbikes.it

Shimano Ultegra 11 velocità 6800. Gruppo completamente ridisegnato, più leggero con un occhio ai freni

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La casa nipponica prosegue il suo processo di rinnovamento dei propri prodotti. Dopo il top di gamma Dura-Ace è il turno del meno nobile ma sempre efficientissimo Ultegra. Ovviamente 11 velocità come il fratello maggiore dove oltre alla livrea – è stato completamente ridisegnato: dalle leve ai deragliatori, ai freni – e la cromia il cambiamento più significativo è l’impianto frenante. Si chiamerà 6800 il nuovo gruppo.

Come dicevo proprio sui freni è stato fatto un lavoro importante sui caliper. Sono stati rivisti nei leveraggi (nuovo doppio fulcro simmetrico e nuova mescola dei pattini freno) e potenziati. Modifiche che garantiranno alla frenata un 10 per cento in più di efficienza. Chiaramente questo aumento di potenza non serve per bloccare più velocemente la ruota, ma – come si sono affrettati a puntualizzare anche gli ingegneri della Shimano – ad un maggior comfort dell’utente impegnato ad un movimento più breve mantenendo l’efficienza di frenata soprattutto con le mani sulle manopole. Uno sforzo ridotto sulle leve in questa posizione torna utile e alla fine ci si stanca anche meno.

Le novità principali sono mutuate dal gruppo maggiore, quindi Dual-control più compatti ed ergonomici; deragliatori completamente ridisegnati: più compatti, leggeri e con una corsa più corta che necessita di una cambiata con meno forza lungo tutto il range di rapporti; 10% in più di potenza frenante rispetto il predecessore grazie al design dual-pivot simmetrico e modulabilità migliorata grazie ai nuovi cavi ricoperti in polimero BC-R680; disponibili anche in versione “aero” (BR-R6800).

FC-6800 Guarnitura

Ma andiamo a guardarlo nel dettaglio il nuovo gioiellino targato Shimano. Oltre ai freni la rielaborazione maggiore riguarda la trasmissione. Dalla nuova guarnitura a quattro bracci asimmetrici (come già il Dura Ace), disponibile con dentature da 53x39, 52x36, 50x34.

La nuova guarnitura Ultegra con il design a quattro bracci è più leggera della precedente, ma con la stessa rigidità di prima. Opzioni saranno 53x39T, 52x36T, 50x34T o 4636T, con una tripla in cantiere per il successivo rilascio. Per iI movimento centrale saranno disponibili sia press-fit che Hollowtech.


RD-6800 Cambio posteriore

Tabella di confronto tra i pesi ultegra 6700 e ultegra 6800 Ultegra 6700 Ultegra 6800 Guarnitura BB

791 g

765 g (-26 g)

STI Leve

447 g

425 g (-22 g)

189 g

195 g ( +6 g)

Deragliatore

89 g

Cambio

89 g

Freni

317 g

335 g (+18 g)

Catena

267 g

253 g (-14 g)

Pacco pignoni

209 g

212 g ( +3 g)

Totale

2309 g

2274 g (-35 g)

Rossin Ghibli con Shimano Ultegra 6800 11 velocitĂ

Anche il cambio posteriore è stato completamente rivisto: piÚ leggero e compatto. Grazie ad un nuovo meccanismo a molla assicura una cambiata perfetta per ogni rapporto.


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MARATHON DEGLI STAZZI

info@inbici.net

a cura di Sandra Pinato

DIECI EDIZIONI CORONATE DAL SUCCESSO PERCORSI SUGGESTIVI E PANORAMICI, BIKERS ESTASIATI DAL PERCORSO RICAVATO TRA IL PARCO NAZIONALE D’ABRUZZO E LA RISERVA NATURALE DEL MONTE GENZANA. UN LAGO DA BANDIERA BLU E UN EVENTO DA DIECI E LODE.

D

Domenica 2 Giugno ha preso il via da Scanno (Aq) la decima edizione della Granfondo degli Stazzi, dal nome dell’antico ricovero usato per le pecore. Scanno è un piccolo comune di 2.000 abitanti situato tra il Parco Nazionale d’Abruzzo e la Riserva Naturale del Monte Genzana, a 150 km da Roma. Pochi chilometri prima di giungere nel borgo antico di Scanno si comprende già di essere in un contesto ambientale unico, si attraversano le gole del Sagittario, si costeggia il lago e, subito dopo, si intravedono le case antiche costruite a formare quasi una piramide. Scanno è uno tra i borghi più belli d’Italia e il suo Lago è stato insignito della bandiera blu. Un borgo ricco di storia e tradizioni che si colgono ovunque, come i lavori foto Sport Media del tombolo e dell’oreficeria. Una caratteristica di questo paese è il vestito che viene ancora indossato dalle donne anziane nei giorni di festa. Insomma, la Marathon degli Stazzi ha rappresentato l’occasione per coniugare la passione per la mountain bike, alla scoperta di un territorio di rara bellezza. I percorsi previsti erano due: Marathon di 60 km con 1.850 m di dislivello e Classic di 35 km con 1.150 m di dislivello. La novità di questa edizione è stata la gara cross country per allievi ed esordienti che ha visto la partecipazione di circa una cinquantina di atleti. La gara dei giovani si è svolta su un percorso di 16 km che interessava la parte finale del Marathon. La gara Marathon è stata molto coinvolgente con il giovane Vito Buono di Matera che fin dalla prima salita, ha preso il largo scollinando con ben 3’ di vantaggio su Massimo Folcarelli e i due giovani costaricani dell’X Team Teramo, Fonseca Andrey e Camacho Suarez, rispettivamente di 20 e 18 anni. Massimo Folcarelli, ben presto “molla” la compagnia dei costaricani e mette un sigillo al secondo gradino del podio ma, quando mancano una quindicina di chilometri al traguardo, i due giovani lo agganciano, soffiandogli il secondo e terzo posto. Tra

le donne vince la marchigiana di Fermo, Nadia Pasqualini che parte con qualche difficoltà, ma poi si riprende alla grande staccando tutte le avversarie e andando a vincere con 10’ di vantaggio. Il prossimo appuntamento per l’Mtb Scanno sarà il 20-21 luglio con l’X-Terra, gara Internazionale di Triathlon con frazione in mtb che interesserà parte del percorso inserito in questa Marathon. La società di Scanno, conoscendo molto bene il territorio, darà un grande contributo all’organizzazione dell’X-Terra. La parola ai protagonisti della giornata:

foto Sport Media

Vito Buono di Matera, 25 anni, vincitore sul percorso Marathon: «Era la mia prima partecipazione a questa gara, ne ho sempre sentito parlare bene e le aspettative non sono state disattese. Percorso e panorami mozzafiato, organizzazione ineccepibile. Le salite erano lunghe e pedalabili, adatte alle mie caratteristiche. Questa è la mia ottava vittoria stagionale, il prossimo anno torno di sicuro a Scanno».

Podio maschile Marathon 1° Vito Buono (Team Eurobike) 2.38.12 2° Andrey Fonseca (X-Team Teramo Asd) 2.41.22 3° Suarez Camacho (X-Team Teramo Asd) 2.42.38 4° Massimo Folcarelli (Drake Team Cisterna) 2.42.54 Podio femminile Marathon 1a Nadia Pasqualini (Bici Adventure Team Asd) 3.28.32 2a Chiara Ciuffini (Asd Mkg Cycling Team) 3.38.14 3a Sara D’Angelo (Bici Shop Factory Team) 3.47.34


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Navigazione semplice e facile Grandi pulsanti di controllo sullo schermo

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GRANFONDO DEL MONTELLO LA TERRE ROSSE a cura di Sandra Pinato

info@inbici.net

SQUADRA CHE VINCE, NON SI CAMBIA DOPO IL SUCCESSO DEI MONDIALI 2011, IL TEAM PEDALI DI MARCA sI RIMETTE ALL’OPERA E SI ATTIVA PER UNA DUE GIORNI DEDICATA A CHI AMA SENTIRSI AL CENTRO DELL’ATTENZIONE E A CHI DESIDERA UNA MANIFESTAZIONE CHE NON SIA LA “SOLITA” GARA.

foto ANDREA SOTTANA

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Pedali di Marca, il Team del mondiale 2011, propone la Granfondo del Montello – La Terre Rosse. Nella presentazione del Mondiale 2011, il Team Pedali di Marca sosteneva che la sua filosofia sportiva fosse destinata a chi amava sentirsi al centro dell’attenzione, trovando una propria dimensione, a chi non voleva rinunciare a nulla quando partecipava ad una “vera” gara di mountain bike e a chi pensava che alla fine le Granfondo fossero tutte uguali. Il Campionato del Mondo 2011, corso sul Montello, ha confermato tutti questi concetti, ottenendo riconoscimenti prestigiosi e – soprattutto – consensi unanimi da tutti gli appassionati biker e dagli addetti ai lavori. Il vincitore, lo svizzero Christoph Sauser, ha addirittura giudicato l’evento come «one of the biggest Worlds I’ve ever seen» (uno dei più grandi al mondo cui abbia partecipato). Tutto questo, unitamente all’entusiasmo e alla soddisfazione che trasparivano negli occhi di chi ha partecipato al Mondiale 2011, sono i motivi che hanno spinto il dinamico team trevigiano a ripresentarsi dopo un anno di pausa. E lo fa mantenendo lo stesso livello organizzativo del Mondiale 2011, pur rinnovando la formula e cambiando il nome in “La Granfondo del Montello – La Terre Rosse”,

denominazione che deriva dalla particolare colorazione del terreno, ricco di residui con accentuata presenza argillosa e calcarea. Terre suggestive e particolari, che non potevano non contraddistinguere, di nome e di fatto, una granfondo unica nel suo genere. Ecco perché “La Terre Rosse – Granfondo del Montello”, nome nuovo per un evento moderno e capace tuttavia di far rivivere passioni antiche e mai sopite. Il brand “Terre rosse” trasmette passione per la bicicletta e amore per la propria terra, rilanciando una granfondo ormai divenuta leggenda. L’edizione 2013 scatterà sabato 20 luglio con la Montellina Junior, mentre la Granfondo vera e propria prenderà il via domenica 21 luglio, con partenza e arrivo a Volpago del Montello (TV): è previsto un tracciato con 950 m di dislivello che si snoderà per 30 km attraverso meravigliosi scorci paesaggistici, strade bianche, sentieri e single track dal fondo rosso. Gli amatori potranno scegliere per la gara “Hobby”, un solo giro del percorso o “Master”, due giri; sono invece tre, i giri previsti per gli Elite e Under 23. Il Montello sarà teatro anche della grandissima novità di quest’anno, la Rudy Project Relay Marathon: una staffetta a squadre (anche


foto ANDREA SOTTANA

miste) aperta a tutti, dove per ogni team gareggeranno tre atleti, con passaggio di testimone previsto ad ogni giro. Lo spettacolo è garantito! Anche i non tesserati, classificati come “escursionisti”, possono prende parte all’edizione 2013 de “La Terre Rosse – Granfondo del Montello” e partecipare alla “Pedalata ecologica”, competizione che partirà in coda alla griglia del percorso Hobby. Ecco alcuni validi motivi per partecipare alla “Granfondo del Montello – La Terre Rosse”: • parte del ricavato dell’evento andrà a favore della costruzione e della manutenzione del percorso permanente del Montello; • quanti hanno partecipato agli eventi del Team trevigiano (oltre al Mondiale ricordiamo, tra gli altri, l’Europeo 2010 e l’Italiano 2009) riconosceranno lo stile e l’impronta organizzativa che contraddistinguono le gare targate Pedali di Marca; • la nuova formula del Team Relay; • un pacco gara che non ha eguali... non ci è dato di svelarlo perché sarà di sicuro una gradita sorpresa. foto ANDREA SOTTANA

foto andrea pellizzer


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SALUTE INBICI

a cura del Dr. Alessandro Gardini Responsabile Integratori per Lo Sport ed il Benessere Farmacia del Bivio

Acqua e Minerali, I segreti per mantenere un corretto bilancio idrico-salino L’Acqua e i Minerali Le funzioni vitali e il bilancio idrico del corpo L’acqua è per l’uomo un bene ed una necessità insostituibile in quanto è l’elemento fondamentale in cui avvengono tutti i processi indispensabili alla vita. È il principale costituente del corpo umano e la sua quantità varia con età, sesso e composizione corporea. Nei bambini è presente in misura del 65%-75% del loro peso, negli uomini adulti del 60% circa e nelle donne del 50%, perché hanno più accumuli di tessuto adiposo che, a differenza di quello muscolare (più abbondante nell’uomo), è più povero di acqua (10% circa) e la stessa cosa vale anche per gli obesi e le persone anziane.

L’

Il contenuto di acqua dipende anche da fattori endocrini: vari ormoni contribuiscono al mantenimento dell’omeostasi idrica come ad esempio l’ormone tiroideo e i mineralcorticoidi. Svolge molteplici funzioni biologiche: regola il volume cellulare e consente l’eliminazione delle scorie metaboliche delle cellule attraverso i reni, i polmoni e la pelle. È il solvente vitale entro cui avvengono tutte le reazioni metaboliche umane, interviene nei processi digestivi, nel trasporto delle sostanze nutritive attraverso la parete intestinale e agli spazi intercellulari, sangue, linfa e viceversa. In associazione a differenti proteine funge da lubrificante nelle articolazioni, e in altri organi quali i polmoni e il cuore. Nell’attività sportiva, è importante la grande funzione dell’acqua come stabilizzatore termico, perché assorbe una notevole quantità di calore modificando di poco la temperatura. Tale caratteristica, insieme all’alto punto di evaporazione, mantiene relativamente stabile la temperatura corporea durante variazioni ambientali e durante l’aumento di temperatura generato dall’attività fisica. La quantità di acqua corporea rimane sostanzialmente costante nei giorni, settimane e perfino anni. Per mantenere il corretto bilancio idrico e il benessere del nostro corpo è bene assumere da un litro e mezzo di acqua al giorno a due litri e mezzo. Naturalmente, in condizioni di attività fisica intensa in climi caldi l’assunzione giornaliera aumenta fino a 5-6 volte il normale. L’acqua proviene da tre fonti: il cibo, i liquidi e dal metabolismo endogeno. L’acqua nei cibi è maggiormente contenuta nella frutta e nella verdura, che dovrebbero sempre essere assunte nelle giuste porzioni, anche per le importanti funzioni antiossidanti. Dal processo di degradazione delle molecole dei macronutrienti si forma anidride carbonica ed acqua. Questa viene definita come acqua metabolica e copre circa il 14% del fabbisogno idrico giornaliero per una persona sedentaria. Le vie di perdita dell’acqua si verificano attraverso le urine, il vapore acqueo con l’aria espirata e le feci. Il volume di urine escrete varia da un litro ad un litro e mezzo al giorno, attraverso le quali i reni eliminano le scorie metaboliche. Occorre segnalare che il ricorso a diete iperproteiche o l’utilizzo eccessivo di sostanze amminoacidiche, richiede sempre un aumento della quantità di liquidi introdotti per aiutare lo smaltimento delle scorie. Per quel che riguarda le perdite attraverso la cute, diciamo che in condizioni normali si cedono all’ambiente circa 350 ml di acqua, e in corso di intensa attività fisica si può arrivare a cedere circa un litro di sudore all’ora. Per quel che riguarda le perdite di acqua come vapore acqueo, l’aria espirata elimina circa 350 ml al giorno, ed in caso di attività in-

alessandrogardini@gmail.com

1a parte

tensa la quantità eliminata può arrivare a 3-5 ml al minuto. Nelle feci troviamo invece circa 100-200 ml di acqua, ovviamente migliore è il benessere intestinale minore sarà l’eliminazione di acqua ed elettroliti. La perdita di acqua dall’organismo rappresenta la più importante conseguenza di un’intensa sudorazione, e questo argomento cade a pennello se pensiamo alle alte temperature che tutti noi ciclisti affrontiamo in questi caldi giorni, e ci fa pensare ancora di più alla necessità di riempire bene le nostre borracce. Molto semplicemente per valutare l’effettiva necessità di liquidi è bene monitorare il proprio peso prima e dopo l’allenamento: ad ogni 450 grammi di perdita di peso corrispondo all’incirca 450 ml di disidratazione. Occorre sempre valutare nel corso dei vostri allenamenti in preparazione alle gare del periodo estivo diversi fattori quali: la disidratazione, la riduzione del volume plasmatico, la riduzione dell’efficienza fisica e della capacità di termoregolazione, e soprattutto il rischio del classico colpo di calore. Anche se l’acqua rimane la bevanda ideale prima, durante e dopo l’esercizio sciogliere in essa l’adeguata e non eccessiva quantità di sali minerali contenenti le giuste dosi di sodio, cloro, magnesio e potassio, magari con miscele di zuccheri a differente rilascio, è sempre una buona regola. Per quanto concerne i minerali, detti anche oligoelementi, o più comunemente i sali minerali, essi sono elementi vitali per le funzioni dell’organismo e devono essere assunti con gli alimenti. All’incirca il 4% della massa corporea è costituito da una ventina di elementi chimici con caratteristiche simili ai metalli chiamati per l’appunto minerali. I minerali essenziali per la vita comprendono sette elementi maggiori richiesti in quantità giornaliera superiore a 100 mg e quattordici elementi in tracce richiesti in quantità inferiori a 100 mg al giorno. Tra gli essenziali citiamo quelli di cui sentiamo maggiormente parlare nella vita quotidiana, come il Calcio importante per le ossa, il Sodio, il Magnesio, il Cloro ed il Potassio per il bilancio idrico-salino e i meccanismi di regolazione neuro-muscolare. Tra i non essenziali citiamo alcuni tra i più noti: il Ferro, costituente dell’emoglobina e coinvolto nel metabolismo energetico, il Selenio come antiossidante, lo Iodio per la funzionalità tiroidea e il Cromo coinvolto nei meccanismi energetici e nel metabolismo del glucosio. Tra le funzioni svolte dai minerali vi sono: mantenere l’equilibrio acido-base, regolare le complesse attività enzimatiche, contribuire alla costituzione degli ormoni, aiutare a mantenere l’equilibrio idrico, regolare le funzioni neuro-muscolari, concorrere all’accrescimento, al ricambio e al mantenimento dei tessuti e delle strutture corporee. Aiutano poi il mantenimento della funzionalità cardiaca, della contrattilità muscolare e la conduttività nervosa. La principale fonte di rifornimento dei minerali è l’acqua che li contiene in quantità e in combinazioni variabili a seconda dell’origine. La capacità dell’organismo di assorbire i minerali dipende dal tipo di cibo, del benessere intestinale e delle interazioni tra vitamine-minerali, e molto spesso tra minerali stessi. Come per qualsiasi altra sostanza, siano esse vitamine o alimenti amminoacidici, anche i minerali se assunti indiscriminatamente e senza effettiva necessità non hanno nessuna utilità fisiologica e possono determinare tossicità. È bene quindi valutare con il proprio specialista di nutrizione e integrazione o dal vostro medico sportivo l’effettiva necessità di assunzione di tali sostanze. Vedremo in dettaglio nel prossimo articolo come scegliere la bevanda salina più adatta alle proprie esigenze e come evitare la disidratazione in corso di attività fisica.


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MIO CYCLO 500 E 505 HC a cura di LEONARDO OLMI

office@leonardoolmi.com

NOVITà TRA I CICLOCOMPUTER DOTATI DI SISTEMA GPS MIO CYCLO 505 È UN NUOVO MODELLO DI NAVIGATORE SATELLITARE DEDICATO AGLI AMANTI DELLE BICICLETTE. IL DISPOSITIVO SFRUTTA UNO SCHERMO ANTIRIFLESSO E UNA NUOVA INTERFACCIA ANCORA PIÙ INTUITIVA. DISPONIBILE A PARTIRE DALLA VERSIONE BASE DA 399 EURO.

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Negli ultimi anni il mercato dei GPS è in forte sofferenza per l’avvento degli smartphone, ma le soluzioni professionali e quelle specificatamente sviluppate per alcuni settori permangono ancora. Nel 2012 si è avuto un discreto successo dei Mio Cyclo 300 e Mio Cyclo 100, due GPS sviluppati per gli amanti delle due ruote adesso aggiornati alla serie 505. Fin dall’inizio del nostro test abbiamo trovato subito i Mio Cyclo di facile applicazione sul manubrio della bici, che con un peso di soli 129 g ed un display capacitivo antiriflesso di diagonale, pongono la serie 505 al top della concorrenza. L’interfaccia software sembra piuttosto semplificata, come giusto che sia, con sei grandi Tiles che permettono di accedere a tutte le funzioni e impostazioni.

pensata dai ciclisti per i ciclisti, e questo si riscontra in tante caratteristiche del prodotto, a partire dalla sua semplice manualità, passando per il WIFI integrato, ma anche per dettagli più piccoli, come le opzioni ‘Torna all’inizio’, ‘Al punto più vicino della traccia’, e tante altre opzioni intelligenti che ogni ciclista appassionato apprezzerà. Ma nella sua essenza, la nuova serie Mio Cyclo 500 è un perfetto esempio della core strategy di Mio: offrire sistemi di navigazione facili da usare, che definiscano un nuovo standard nel mercato della navigazione per bicicletta».

Lo scorso febbraio è infatti stata annunciata ufficialmente la nuova serie dei Mio Cyclo 500, ossia la prima gamma di GPS per bicicletta con WIFI integrato, che da oggi troviamo già disponibile nei negozi. Si tratta dei Mio Cyclo 505 e Mio Cyclo 505 HC, pensati per ciclisti e bikers desiderosi di migliorare le proprie performance sportive: sottili, leggeri, con schermo piatto antiriflesso per garantire una perfetta leggibilità anche in pieno sole, hanno WIFI integrato per sincronizzare facilmente i percorsi attraverso MioShare, e permettono di condividere un percorso con amici e compagni di squadra semplicemente scuotendo il dispositivo, grazie alla funzione “Shake&Share”. Con mappe stradali e ciclabili pre-installate, sono pronti all’uso. La funzione Surprise Me, unica nel suo genere, offre all’utente 3 tracciati tra cui scegliere a partire dal punto in cui ci si trova, e la funzionalità WIFI integrata permette di sincronizzare con un solo tocco le tracce con il sito MioShare. Gli ampi bottoni sullo schermo e la struttura semplice del menu li rendono estremamente user-friendly in tutte le fasi delle navigazione. Funzione SurpriseMe, WIFI integrato e “Shake&Share” «Siamo orgogliosi di lanciare questa innovativa gamma con caratteristiche che anche gli utenti più esigenti saranno in grado di apprezzare – afferma Piet Deschuymer, Presidente di MiTAC Europe – Come la precedente serie Mio Cyclo 300, questa nuova gamma è

I nuovi device della serie Mio Cyclo 500 permettono all’utente di navigare facilmente verso un indirizzo e un qualsiasi Punto di Interesse ciclistico o di seguire tracce scaricate e installate sul


dispositivo. In alternativa è possibile usare la funzione “Surprise Me”, che calcola tre diversi percorsi ciclabili, basati su tempo, distanza e destinazione impostate. Per ogni percorso saranno visualizzati i dettagli altimetrici, in modo che l’utente possa prendere una decisione consapevole sul percorso più adatto alle proprie caratteristiche fisiche. La funzione “Shake&Share” sul Mio Cyclo 505 permette inoltre di condividere i percorsi Surprise Me con un altro utente Mio Cyclo 505, semplicemente scuotendo il device: la traccia è spedita e ricevuta via ANT+, permettendo a compagni di squadra o amici di pedalare insieme sullo stesso percorso.

foto TOOCOMM

I Mio Cyclo 505 e Mio Cyclo 505 HC hanno un case impermeabile (IPX7) e batterie ricaricabili a lunga durata, con un’autonomia fino a 12 ore. In aggiunta, offrono programmi di allenamento outdoor e indoor, e grazie al sensore ANT+ integrato, si collegano facilmente a cardiofrequenzimetri wireless, misuratori di potenza, e sensori cadenza e velocità (inclusi nella confezione del Mio Cyclo 505 HC)

Tutti i modelli sono equipaggiati con WIFI integrato, che permette all’utente di connettersi al proprio account MioShare via WIFI senza necessità di accendere il PC e collegare il dispositivo via USB. In questo modo, le tracce salvate da MioShare possono essere sincronizzate senza sforzo sul device anche poco prima di uscire di casa, dato che non avremo alcuna necessità accendere il PC. Basta premere il pulsante “WIFI Sync” e il gioco è fatto. Allo stesso modo, una volta terminato l’allenamento, la traccia percorsa può essere subito caricata su MioShare via WIFI, premendo lo stesso pulsante di sincronizzazione.

Caratteristiche principali MIO CYCLO 505 • Sottile, leggero, con schermo piatto e antiriflesso, leggibile anche al sole • Navigazione facile e user-friendly – ampi pulsanti di controllo e semplice struttura del menu • Strade e piste ciclabili pre-installate – pronto all’uso • Funzione Surprise MeTM – basta impostare tempo, distanza e destinazione e Mio CycloTM calcola 3 sorprendenti percorsi tra cui scegliere • WIFI abilitato – non serve connessione al PC, le tracce si sincronizzano via WIFI • Batterie ricaricabili di lunga durata – fino a 12 ore di autonomia • Impermeabile (IPX7) – ideale con qualsiasi condizione meteorologica

• Programmi di allenamento inclusi – per allenamenti outdoor e indoor • Shake&Share – scuoti e condividi facilmente il percorso con i tuoi compagni di squadra. • Sensore ANT+ integrato – per connettere cardiofrequenzimentri wireless, misuratori di Potenza e sensori di cadenza/velocità. • Mio Cyclo 505 HC include nella confezione un cardiofrequenzimentro wireless e sensori di cadenza/velocità

Disponibilità e prezzi I modelli della serie Mio CycloTM 500 sono disponibili ora nei negozi ai seguenti prezzi: • Mio CycloTM 505 Italia: 399,99 euro (IVA incl.) • Mio CycloTM 505 HC Italia: 449,99 euro (IVA incl.) • Mio CycloTM 505 HC Europa Occidentale: 479,99 euro (IVA incl.) La serie Mio Cyclo 300 continuerà a essere distribuita nei negozi..

Per maggiori informazioni: http://eu.mio.com/it_it/cyclo-3-0-wifi.htm


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SCOTT VALDARDA BIKE a cura di Newspower

pressoffice@newspower.it

INTERNAZIONALI D’ITALIA MTB, LUGAGNANO INCORONA MARCO AURELIO FONTANA, EVA LECHNER REGINA TRA LE DONNE Fontana mette in fila Gutierrez e Tiberi sulle “sue” colline. Tra le donne la Lechner non vede rivali. I due azzurri sono ora in testa agli Internazionali d’Italia Series. Impeccabile come sempre la ASD Lugagnano Off Road.

L

Lugagnano Val d’Arda, in provincia di Piacenza, si conferma patria dell’off road nel nostro paese e all’inizio di giugno ha mandato in scena l’ennesima edizione di successo della Scott Valdarda Bike – Trofeo Antonio Tedaldi alla memoria. Due giorni di immersione nell’universo mountain bike che in questo 2013 leggevano sul menu il Campionato Italiano Team Relay sabato 1° giugno e la penultima prova degli Internazionali d’Italia Series alla domenica. Al sabato mattina, gli uomini della ASD Lugagnano Offroad erano in piedi di buon’ora per allestire la zona partenza/arrivo e aggiustare le ultime cose lungo l’anello di gara, quattro chilometri abbondanti pronti ad essere solcati dalle ruote tassellate per due intere giornate. Il sole ha fatto da piacevole compagno di avventura fin da subito e mentre i camper e i furgoni dei team si posizionavano all’inter-

no dei loro spazi, i bikers iniziavano a scaldare muscoli e pedali, nell’attesa del primo fischio di start. Che è arrivato nel pomeriggio con la gara élite di staffetta a squadre per l’assegnazione del titolo tricolore. Se la sono giocata tre squadre in sostanza, ovvero il GS Forestale formato dai gemelli Braidot, Mirko Tabacchi e l’elbana Bulleri, il Team FRM Factory Racing capitanato da Mirko Pirazzoli e il Team Focus Italy XC del quartetto Rabensteiner, Schmid, Fontana, Righettini. A parte la seconda frazione in cui Alessia Bulleri ha subito l’attacco degli avversari, il GS Forestale ha sempre dimostrato netta superiorità e alla fine si è messo al collo la medaglia più preziosa, seguito da FRM e Focus. La prova tricolore si è disputata anche nella categoria Amatori, con la vittoria del Team Galluzzi Acqua e Sapone, e tra i Giovani, con il successo del Melavì Tirano Bike.

Domenica 2 giugno era la giornata degli Internazionali d’Italia Series e al via nella cittadina emiliana c’erano praticamente tutti, incluso l’attesissimo Marco Aurelio Fontana, lui che vive a pochi chilometri. «Se oggi non vincevo i miei tifosi mi linciavano», è stato il primo commento a caldo del bronzo di Londra che in patria è stato davvero gran profeta. Pronti via e il biker Cannondale ha alzato il ritmo al massimo tanto che, alla chiusura della prima tornata, l’unico in grado di tenere il suo passo era Ivan Alvarez Gutierrez. La resistenza dell’iberico, però, si è esaurita qui e la marcia di Fontana è stata trionfale per tutti i restanti sei giri. «Non avevo paura di nessuno in particolare, sapevo che Ivan fosse un ottimo corridore, sapevo che i Braidot erano in forma anche loro e sia Miguel Martinez (ex campione olimpico - ndr) che il mio amico Martin Loo potevano dire qualcosa.

La partenza maschile elite

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bucchi (M3), Carlo Merlo (M4), Giuseppe Canali (M5) e Francesco Ferrari (M6). Due giorni intensi e divertenti quelli della Scott Valdarda Bike 2013, tanto pubblico ha incitato i bikers in gara, applaudendo sia vincitori che vinti e una volta spenti i riflettori ecco i commenti degli organizzatori che non lasciano spazio a molte questioni. «Abbiamo fatto un gran lavoro tutti quanti e tutto è andato per il meglio – ha detto il responsabile Luciano Vespari, che ha infine aggiunto – ora ci rimetteremo presto al lavoro per gli Internazionali del prossimo anno». Arrivederci al 2014 allora.

Marco Aurelio Fontana

Finalmente sono riuscito a vincere una gara degli Internazionali io, invece, qui in casa.» Il podio finale élite maschile leggeva quindi Fontana davanti a Gutierrez e Andrea Tiberi, bravo e fortunato vista la foratura proprio all’ultimo giro di Loo, saldamente in terza posizione fino ad allora. Al femminile, il successo è arriso all’altra punta di diamante dell’Italia in off road Eva Lechner, a cui è bastato il primo dei cinque giri previsti per mettere in chiaro chi fosse la più forte. Risultato, prima l’altoatesina, seconda la messicana Daniela Campuzano e terza Serena Calvetti. Nella splendida domenica lugagnanese di Festa della Repubblica, sono brillate anche le stelle di coloro che rappresentano il futuro della mountain bike italiana, vale a dire il valtellinese Gioele Bertolini e la valdostana campionessa italiana junior XC 2012 Emilie Collomb. Il primo ha monopolizzato l’intera gara junior e si è messo dietro tutti con 45” di distacco da Federico Barri, secondo. Per la Collomb, invece, è stata una corsa ad inseguire poiché, dopo essere rimasta vittima al primo giro di una caduta sulla temibile “Sassaia”, ha rimontato giro dopo giro e ha chiuso con oltre 1’ 30” di vantaggio su Chiara Teocchi, seconda. E a proposito di tracciato di gara, oltre alla Sassaia, c’erano la Legnaia, il Cavatappi e la Via delle Orchidee, tutti punti strategici del percorso disegnato dagli organizzatori, che sono stati chiave di volta in più di una occasione per molti atleti in gara e per ogni categoria. Ciò che comunque tutti quanti hanno potuto constatare è che, come ha commentato Ivan Gutierrez, «questo sì che è un tracciato di vera mountain bike, senza un momento di tregua, da pedalare come matti.» La Scott Valdarda Bike si è disputata anche nelle categorie Master e i vincitori sono stati Mara Fumagalli (Master – F), Ivan Zulian (Elite Sport), Fabio Zampese (M1), Mirco Balducci (M2), Moreno Tra-

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Eva Lechner Sul podio Marco Aurelio Fontana, Ivan Gutierrez Alvarez e Andrea Tiberi foto NEWSPOWER CANON


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ANTONIO PREGNOLATO

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a cura di NICOLETTA BRINA

IL DIRETTORE COMMERCIALE DI STAC PLASTIC CI SPIEGA IL SUCCESSO DI QUESTA GRANDE AZIENDA L’AZIENDA DI SETTIMO TORINESE È LEADER SUL MERCATO DEI SIGILLANTI PER BICICLETTE. NATA PER LA PRODUZIONE DI DISTACCANTI PLASTICI, È OGGI UNA REALTÀ RICONOSCIUTA A LIVELLO INTERNAZIONALE NEL CAMPO CHIMICO.

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La società Stac Plastic Spray, con sede a Settimo Torinese, è un’azienda che opera a livello internazionale nel campo chimico. Fondata nel 1969, l’azienda ha avuto negli anni un costante incremento sia del parco clienti che del fatturato. Partendo dai distaccanti industriali per materie plastiche e non, passando poi per i prodotti per l’auto, è giunta oggi alle porte del mondo del ciclismo, offrendo la sua esperienza per rendere lo sport della bicicletta, il più confortevole possibile. In che modo? A spiegarlo, il direttore commerciale Antonio Pregnolato. Che cos’è Stac Plastic? «Si tratta di un’azienda chimica, che si occupa della produzione interna con materie prime e depositi di gas, di prodotti per macchinari, auto e per la bici. Stac Plastic, sta per ‘distaccanti plastici’, in buona sostanza nasce fornendo alle aziende prodotti che vengono utilizzati per staccare la plastica dagli stampi. A questi si sono aggiunti col tempo anche prodotti spray e liquidi dedicati alla cosmesi dell’auto, prodotti tecnici e una linea sportiva. Nel 1999 è stata aperta una divisione in Brasile, con l’obiettivo di seguire, nel processo di globalizzazione, i principali clienti del settore automotive, ed in questa sede si producono esclusivamente distaccanti per l’industria.» La linea sportiva e, più precisamente, dedicata al ciclismo come è nata? «Circa 7 anni fa, mi sono impegnato personalmente per fornire all’azienda un input per realizzare un progetto nuovo per la sistemazione delle biciclette. In un primo tempo si realizzavano prodotti solo sulla base di alcune richieste, poi mi è stata data carta bianca e ho creato prodotti inizialmente per essere presenti sul mercato, poi ci siamo affiancati ai grossi team ed è nata la Lpr Stac Plastic, fino alla De Rosa Stac Plastic e si è conosciuta l’azienda. Poi ho creato distributori esteri, toccando, tra gli altri, la Spagna, Inghilterra, Slovenia, Bulgaria e, oggi, ci stiamo allargando nel resto del mondo.» Cosa comprende la linea bici? «Si tratta di prodotti per la manutenzione, la pulizia ed i sigillanti, per i quali abbiamo una formula particolare a base d’acqua. Diciamo che il 90% del mercato dei sigillanti è il nostro, poiché occorre una formulazione particolare

che gestiamo in base alle richieste, grazie ad un laboratorio interno e collaboriamo con aziende leader nel settore dei pneumatici. Tuttavia, il soggetto non è solo la bici, ma anche chi va in bicicletta: realizziamo infatti antibatterici ed igienizzanti per scarpe e casco, a base di borotalco per le prime e lavanda per il secondo. Questo si inserisce nel catalogo dei prodotti che realizziamo per la sanità. Ma ci occupiamo anche di estintori ed abbiamo realizzato il nuovo sistema di antifurto che, scattando, produce una nuvola di gas.» Quanto è importante essere presenti – come fate – nelle manifestazioni ciclistiche? «Considerata la tipologia del servizio offerto è fondamentale per noi, assicura-

re una qualità costante nel tempo ed un servizio puntuale ed attento alle esigenze della clientela. Siamo sempre al passo coi tempi, o meglio, cerchiamo di essere sempre un passo avanti. È per questo che sono sempre sui campi di gara, in Italia e all’estero, tra gare di mtb che su strada, proprio per capire quali sono le esigenze dei ciclisti, se le cose funzionano. Il lunedì poi si torna in azienda per verificare ed aggiustare, confrontandoci anche con la concorrenza. Posso dire che i risultati ci sono: negli eventi su strada, prima del mio arrivo, non si utilizzava il liquido sigillante. Oggi non è più così, anzi lo si utilizza sia sui tubeless che nelle camere d’aria e ciò permette di riuscire a portare a termine le gare.»

Antonio Pregnolato direttore commerciale di Stac Plastic



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WEEKEND LUNGO SUGLI ALTIPIANI TRENTINI a cura di NEWSPOWER

pressoffice@newspower.it

FULL IMMERSION NEL FUORISTRADA LAVARONE BIKE, NOSELLARI BIKE, 100 KM DEI FORTI E 1000GROBBE BIKE CHALLENGE: UNA RICCA OFFERTA PER UN RIUSCITISSIMO FINE SETTIMANA TUTTO DEDICATO ALLE RUOTE GRASSE. IN CAMERA DI REGIA, LO SCI CLUB MILLEGROBBE. IL RISULTATO? UN SUCCESSO.

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Tris d’assi per il 1000Grobbe Bike Challenge Tutto era iniziato al venerdì, con una gara leggera da 30 km scarsi e il dislivello sotto i 500 metri. Un percorso divertente nel territorio di Lavarone, sempre nel sottobosco e nei prati, praticamente con zero asfalto se non nei primi due chilometri d’avvio. Poco dopo lo start, l’antifona era chiara a molti, con gli atleti della Silmax Cannondale Schweiggl, Pallhuber e Porro ad involarsi da soli con uno schema perfetto. Al loro inseguimento si sono lanciati prima Nicola Dalto, imitato da Zampedri, Carraro e Steinacher, poi, verso metà gara, Efrem Bonelli, alfiere della KM Sport Bottecchia, si è portato alle spalle dei tre della Silmax. La foratura di Porro negli ultimi

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Tre giornate di autentica immersione nell’universo fuoristrada, quelle del lungo week-end del 14, 15 e 16 giugno sugli Altipiani di Folgaria, Lavarone e Luserna, in Trentino. Lavarone Bike, Nosellari Bike, 100 Km dei Forti e 1000Grobbe Bike Challenge era il menù servito su un piatto d’argento dalla navigata organizzazione dello Sci Club Millegrobbe. Risultato: un successo da quasi duemila presenze.

chilometri, ha consentito a Bonelli di avvicinarsi e sull’ultima salitina, Schweiggl lanciava una lunga volata, gli si accodava il trentino che aveva la meglio su Pallhuber, mentre dietro arrancava, con la gomma posteriore afflosciata, lo sfortunato Porro. Nella gara donne, la vicentina Ferrari era una spanna sopra tutte e ha praticamente fatto gara con i maschi, guadagnando secondi e minuti su ogni salita e giungendo sul traguardo con quasi 8 minuti di vantaggio su Giovanna Troldi. In terza posizione, Michela Segalla. Nella seconda giornata, al via la Nosellari Bike: i chilometri salgono a 41,5, il dislivello raddoppia rispetto al venerdì e rimangono sole e cielo azzurro a fare da sfondo ai bikers. Il copione è sembrato quello già visto 24 ore prima, ma il gruppo di inseguitori ha tenuto fin da subito testa a Pallhuber, Porro e Schweiggl. Al 15° chilometro circa, poco prima di scollinare a Passo Vezzena, Pallhuber ha suonato la carica e in poche pedalate ha creato il margine sui compagni di squadra, che gli facevano comunque da scudo. A quel punto, l’imprevisto che non ti aspetti, la foratura che avrebbe potuto compromettere tutto per l’altoatesino. Pallhuber si è visto costretto a cambiare e, grazie all’aiuto dalle retrovie da parte dei compagni di squadra, è riuscito a mantenere la testa della corsa. Volata finale inevitabile a quel punto però, e vittoria per Pallhuber su Bonelli e Porro. Per quanto riguarda la prova in rosa, Anna Ferrari ha fatto


ancora una volta gara a sé, mentre dietro la Segalla si è presa una rivincita sulla Troldi, lasciando un punto interrogativo per il secondo posto nel 1000Grobbe Bike Challenge, visto che la Ferrari era già lanciata verso il successo finale. Il terzo tassello del Challenge era la 100 Km dei Forti di domenica 16 giugno, nella sua variante Classic da 57 km e 1450 mt/dsl, tutta da pedalare attraverso gli altipiani e – come dice il nome stesso – alcune fortezze di epoca bellica da accarezzare in sella alla propria due ruote. Pallhuber e Ferrari primi candidati per la vittoria finale e pronostici rispettati in pieno, visto che l’atleta di Anterselva ha vinto comodamente la sua gara davanti a Ivan Degasperi e Maximilian Vieider, mentre lo scricciolo di Valdagno ha controllato le avversarie pur chiudendo seconda al traguardo. La gara Classic femminile è stata vinta con merito dalla trentina Debora Coslop. Paez e Pezzati più forti tra i… Forti Per celebrare il suo 18° compleanno, la 100 Km dei Forti ha accolto 1.500 invitati, tra fuoriclasse della disciplina, semplici amatori e gruppi di simpatizzanti, tutti uniti da un’unica passione “per la bicicletta”, come cantava De Gregori. Il percorso marathon, rivisto e migliorato dai tecnici del comitato organizzatore, propofoto NEWSPOWER CANON neva 92 km e 2.700 metri di dislivello in un continuo alternarsi di salite e discese, che in molti, alla fine, hanno parecchio apprezzato, seppure con il fiatone. Grande equilibrio per oltre metà tracciato con praticamente tutti i big del pianeta granfondo coinvolti in gara ad alternarsi in testa. Un serpentone di ruote grasse con i vari Leonardo Paez, Tony Longo e Juri Ragnoli, passando per l’ex tricolore Celestino, il forte russo Medvedev e via via Cattaneo, Ronchi, Arias Cuervo, Porro, Antonello, Franzoi, Costa, Deho, Cominelli e Botero Salazar. Agonismo, velocità e spettacolo di certo non sono mancati fin dalle prime battute. Il terzetto formato dai due alfieri

Il podio maschile, Leonardo Paez, Juri Ragnoli e Tony Longo

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Sofia Pezzati vincitrice della prova femminile marathon

Tx Active Bianchi e Ragnoli ha iniziato a scandire un ritmo forsennato dopo tre quarti di gara circa, ma nel frattempo sono saliti in cattedra anche gli imprevisti e le forature per alcuni favoriti, decisi comunque fino all’ultimo a lottare anche contro la sfortuna. Celestino ha forato due volte, ma anche Deho, Costa e Mensi sono alcuni esempi, con il ligure che nonostante tutto ha chiuso la sua gara in quarta posizione, a 53” da Longo. Dopo tutta la parte tra forte Cherle, forte Sommo Alto e forte Dosso delle Somme, circa 12 chilometri a tre quarti di gara, la discesona fino a Folgaria portava i compagni di team Longo e Paez in fuga insieme a Ragnoli. foto NEWSPOWER CANON Ad accoglierli in centro paese anche alcuni cumuli di neve, trasportati dagli operatori degli impianti di risalita che hanno così creato una cornice decisamente inattesa e originale, da dribblare in slalom su due ruote. Il colombiano a questo punto era “caldo” abbastanza per piazzare l’allungo in salita verso Passo Sommo, quello decisivo per la vittoria finale con il tempo di 3h 50’ 15”. Dietro Ragnoli e Longo, poi tutti gli altri. La prova femminile marathon, ha visto la ticinese Pezzati prendere le distanze da tutte fin dall’inizio e la sua prima vittoria in carriera alla 100 Km dei Forti è giunta con un vantaggio finale di oltre un quarto d’ora sulla mai doma Lorenza Menapace, mentre in terza posizione ha chiuso Lorena Zocca. La 100 Km dei Forti in entrambe le varianti era valida come seconda prova del challenge Trentino MTB e gli attuali leader di categoria sono Johannes Schweiggl e Lorenza Menapace (Open), Patrick Felder (Junior), Maximilian Vieider (Elite-Sport), Ivan Degasperi (M1), Ivan Pintarelli (M2), Michele Bazzanella (M3), Michele Degasperi (M4), Piergiorgio Dellagiacoma (M5) e Silvano Janes (M6). Ivan Degasperi e Claudia Paolazzi sono in testa alla classifica dello Scalatore, in attesa delle prossime due ravvicinate prove sui Lessini trentini (Lessinia Bike – 28 luglio) e in Val di Fiemme (Vecia Ferovia – 4 agosto).



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www.surfingshop.net Biciclette leggere e veloci, progettate per volare sull’asfalto. Per le gare o per lo svago, o entrambi. L’attività di Trek è iniziata producendo biciclette da corsa artigianali. La nostra missione: costruire le migliori biciclette del mondo. Ed è esattamente quello che facciamo, dalle leggendarie campionesse del Pro Tour fino alle nostre sofisticate e accessibili piattaforme interamente in alluminio. Un arsenale di tecnologie esclusive, dove non manca mai la soluzione giusta per superare tutti gli ostacoli del tracciato. Siamo i padroni della strada – e puoi esserlo anche tu.

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PANTANI SHOES Una Creazione di Emanuele manenti

nicoletta.brina@gmail.com

a cura di NICOLETTA BRINA

CON IL MITO AI PIEDI L’AUTOGRAFO DI MARCO SU DI UN PAIO DI SCARPE, L’ELEGANZA DEL MADE IN ITALY E LA QUALITÀ DELL’ARTIGIANATO PRODOTTO CON LA STESSA PASSIONE CON LA QUALE PANTANI SALIVA SUI PEDALI, SPINGENDO FINO ALLA VETTA. DALL’ACCORDO CON LA FONDAZIONE DI CESENATICO, NASCONO LE CALZATURE DEL PIRATA.

E

Emanuele Manenti è il responsabile del progetto Pantani Shoes, lo spot sul sito internet recita: “Scarpe su misura, artigianali e made in Italy”. Il made in Italy, il lavoro dell’artigiano che fabbrica col sudore il proprio successo, la qualità. Elementi che ben si attagliano a Marco Pantani, l’artigiano del pedale, scomparso troppo presto, che ha appassionato milioni di spettatori. Un “prodotto” dell’Italia anche Pantani, un vanto che il nostro territorio può farsi. E dal connubio tra il Pirata e l’offerta calzaturiera, nascono le Pantani Shoes. Come? Questione di casualità, come spiega Manenti.

le, che ha creato con la fatica e dal nulla il proprio successo, così come il calzolaio crea dal grezzo la scarpa. Entrambi sono prodotti di alta qualità.»

viene spedita. L’utente può scegliere tra una serie di modelli e, grazie al semplice metodo di misurazione presente anche sul nostro sito (www.pantanishoes.it oppure www.pantani.it), le può ordinare. In alternativa, sono presenti tre punti vendita, a Bergamo, Treviglio e al Museo Spazio Pantani, all’interno dei quali ci sono campionature del modello estivo. È dunque possibile provare la calzatura e ordinare la scarpa.» Per quale motivo la scelta della vendita online? «Il fatto è che, essendo un prodotto artigianale con la pretesa di mantenere alta la qualità, occorre contenere i costi di produzione, per non trovarsi ad elevare il prezzo di vendita – i modelli partono da 99 euro – abbiamo ritenuto più opportuno, proprio per andare verso l’utente, ridurne la produzione ai soli modelli richiesti. In tal modo, la calzatura diviene un prodotto unico ed esclusivo, realizzato apposta per chi lo richiede. Abbiamo comunque in animo di aumentare i punti vendita sul territorio, tuttavia notiamo che online riceviamo tantissime richieste, anche dall’estero. Ordini ci sono giunti infatti da tutta Europa.»

Come nascono le Pantani Shoes? «La nostra azienda è di Bergamo, più precisamente di Castel Cerreto, un piccolo borgo ai piedi di Treviglio. Realizziamo scarpe su misura personalizzate e la famiglia Pantani ci ha contattato per realizzare scarpe che portassero la firma di Marco. Tutto è nato da pura casualità, nel senso che abbiamo realizzato un paio di scarpe con il marchio di un nostro amico, questi si è recato a Cesenatico ed ha conosciuto Tonina Pantani. Tra un discorso e l’altro, è nata della curiosità C’è anche un legame partiche è culminata, l’anno scorcolare con Marco Pantani? so, nella prima linea col logo «Posso ammettere con molta del Pirata e la firma esclusiva onestà che il Pirata sia stadi Marco Pantani. Abbiamo to l’unico ciclista in grado di firmato un contratto esclusivo legarmi personalmente al cicon la Fondazione di Cesenaclismo: prima di lui non avetico e parte del ricavato della vo mai guardato una gara di L’imprenditore Emanuele Manenti con il sig. Paolo Pantani vendita delle calzature andrà ciclismo, né tantomeno avealla Onlus, per rispondere allo scopo so- Come si compone la linea? vo intenzione di farlo. Invece, quando correciale come voluto dalla famiglia. La nostra «Inizialmente abbiamo realizzato 5 modelli, va Marco, ricordo che mi alzavo in piedi dal volontà è proprio quella di dare un sup- divenuti oggi una trentina. Si tratta di scar- divano per fare il tifo. Questo, per me, è un porto alla Fondazione ed al made in Italy. pe realizzate su commissione, cioè il cliente grandissimo onore, è un grande premio poter Pantani è, in fondo, un artigiano del peda- ordina la scarpa e questa, appena pronta, gli realizzare qualcosa che porti la sua firma.»



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“SUI SENTIERI DEL FUMAIOLO” a cura di NICOLETTA BRINA

nicoletta.brina@gmail.com

DOMENICA 14 LUGLIO LA RODATA PROMOSPORT, IN COLLABORAZIONE CON LA PROLOCO DE LE BALZE, PER UN EVENTO DA NON PERDERE. SULLE COLLINE DEL VERGHERETO FINO AL MONTE FUMAIOLO PER VIVERE UN’ESPERIENZA UNICA, A CONTATTO CON LA NATURA E TRA I VECCHI CASOLARI DI MONTAGNA.

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Domenica 14 luglio alle Balze di Verghereto, nell’entroterra romagnolo, si terrà la manifestazione “Sui sentieri del Fumaiolo”, prova valida come tappa del Campionato Italiano 2ª serie, quinta tappa dell’Italian 6 Races e quinta tappa dell’Emilia Romagna Cup. L’evento, organizzato da Promosport in collaborazione con la Proloco de Le Balze, viene riproposto, dopo uno stop nel passato, in una veste completamente rinnovata. La location è di quelle da mozzare il fiato, con la rigogliosa e verdeggiante panoramica del Monte Fumaiolo e dei morbidi declivi proposti da Verghereto e dalla costellazione di piccoli borghi che popolano questo entroterra romagnolo. Vecchi casolari che potranno divenire protagonisti, per chi lo vorrà, di re-

portage fotografici laddove lo spirito turistico prenderà il sopravvento rispetto a quello agonistico. A ciò infatti fa riferimento la quota di 8 euro, riservata agli escursionisti, ossia a coloro che comodamente vorranno partire per percorrere il tracciato di gara, ma senza l’assillo del traguardo e, ancor più, del tempo. Per gli altri, la preiscrizione degli agonisti costa 13 euro, 15 laddove l’iscrizione venga fatta la domenica mattina (dalle 7 alle 9) prima della partenza. Le iscrizioni saranno aperte anche il sabato precedente la gara, dalle 15 alle 19. Quartier generale della manifestazione, che ospita la partenza, l’arrivo, l’expò, e, ancora, la zona iscrizioni, premiazioni e pasta party, sarà la piazza centrale delle Balze, dalla quale domenica alle 9.30 partiranno gli

impavidi ciclisti. Due i percorsi: 38 chilometri e 15 chilometri, quest’ultimo riservato alle categorie giovanili, con un dislivello che si aggira, rispettivamente, intorno ai 1.300 e 730 metri. Insomma un percorso assolutamente concentrato, per lunghezza, ma impegnativo quanto a salite da affrontare. Un’escursione in bicicletta, da fare col proprio tempo di pedalata, che richiederà allenamento, ma anche, immancabile, la voglia di curiosare e scoprire le salite che si ergono intorno a Verghereto, fino al Monte Coronaro. Tra gli eventi che precedono la manifestazione, oltre agli stand che si potranno visitare nel weekend, nei pressi del campo sportivo de Le Balze, verrà organizzata, per tutti i baby ciclisti, una gimcana per mettere alla prova gli atleti in erba.

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sportpertutti Pro-Loco Balze

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a serie 2 o n a i l to Ita a n o i p m ces Ca a R 6 n a Itali 5° tappa a Cup n g a m o ilia R a tappa Em 5 CONVENZIONE ALBERGHI Come arrivare: A14 uscita Cesena nord E45 uscita Canili a km. 7 Balze (Verghereto)

tel. e fax 0543.906589 Mirco 333 64 63 883 info@prolocobalze.com mirco@officinasensi.it

patrocinio del Comune di Verghereto

MISERICORDIA

Pro-Loco Balze

Misericordia di Alfero e Balze

PROGRAMMA Sabato 13 luglio

iscrizioni dalle ore 15,00 alle 19,00

Domenica 14 luglio iscrizioni dalle ore 7,00 alle 9,00 PARTENZA ore 9,30

costo iscrizioni pre-iscrizioni agonisti € 13,00 Domenica 14 € 15,00 Escursionisti € 8,00

DISTRIBUTORE ENERVIT PER LA ROMAGNA

PROMOSPORT - cell. 338.6834464 - info www.romagnamtb.it - info@romagnamtb.it


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Questi alcuni dei marchi che puoi trovare all’interno del nostro show room


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VILLA VERUCCHIO PEDALA a cura di NICOLETTA BRINA

nicoletta.brina@gmail.com

I BABY SI CIMENTANO NEL BIKE PARK IN PIAZZA PRIMO MAGGIO, UN’AREA DI 300 METRI CON RAMPE E GIMKANA PER I BIKERS IN ERBA. DA UNA CHIACCHIERATA TRA I VERTICI DELL’ASD SUPERTEAM E DEL GRAVITY TEAM, NASCE L’IDEA VINCENTE PER METTERE I BIMBI IN SELLA. FINO AL 30 AGOSTO IL DIVERTIMENTO È SULLA MTB.

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Se è vero che la passione sportiva si coltiva sin da piccoli, i bambini di Villa Verucchio sono davvero fortunati. I baby riminesi infatti, possono contare già dal 1° giugno e fino al 30 agosto, su di una pista per andare in bicicletta proprio nella piazza centrale della loro città. L’idea nasce dalla mente creativa di Giampiero Di Marco, titolare del negozio G-Mobile di San Marino e presidente dell’Asd Superteam che, insieme al presidente del Gravity Team, Manuel Minicucci, ha fatto sì che si potesse riservare uno spazio chiuso e

sicuro a Villa Verucchio tutto dedicato ai bikers in erba. La location è piazza Primo Maggio, piazza storica della città, in un’area di circa 250300 metri, dotata di rampe per le mtb e per skate e roller, creando poi una gimkana. L’area è stata concessa, come si diceva, dal Comune di Villa Verucchio ed è fruibile tutti i giorni, fino al 30 agosto, dalle ore 18 alle 23. Presenti in loco, per vigilare sul corretto e sicuro svolgimento delle attività, i ragazzi del Gravity e del Superteam. Si tratta di una grande (e gratuita)

occasione per i più piccoli di imparare i trucchi del mestiere di biker, grazie ai consigli degli esperti che non solo fanno lezioni en plain air, ma pedalano coi i bambini. «Vuole essere una formula per far giocare i bambini e per favorire la pratica dell’attività sportiva in questa città – spiega Di Marco – e ciò anche grazie all’apertura mentale dell’Amministrazione comunale che ci ha messo a disposizione l’area.» «Per quel che concerne le attrezzature – continua il presidente del Superteam – la Federazione ciclistica Sammarinese ci ha concesso la disponibilità di alcune biciclette da bimbo, mentre come G-Mobile abbiamo fornito sia bici che le rampe da skate, i caschi e le dotazioni minime. Per fruire del parco dunque, se i bimbi hanno casco e bici possono girare, altrimenti si fa a turni e si prestano le protezioni.» I bimbi che ad oggi hanno risposto all’invito del parco sono stati davvero tantissimi: «Abbiamo avuto in una sera l’affluenza di ben 50 bimbi. L’età va dai 4 ai… 45 anni, quindi tutti possono pedalare insieme, in fondo è proprio questo l’obiettivo dell’iniziativa. L’area, come detto, è recintata, quindi è sicura ed è sorvegliata sempre. Questa iniziativa è stata resa possibile anche dal sostegno che abbiamo ricevuto da sponsor che hanno creduto in questa idea e ci hanno accompagnato in questa avventura, tra questi, ricordiamo Dinan, Elettro Più, Dimodoché, La dolce vita, Fd Solutions, La Splendor, Mondo Gomme, Malvestio e Nep Fruit». Già in cantiere le prime manifestazioni pronte a coinvolgere i baby bikers: l’11 luglio infatti, in occasione della Notte Fluo organizzata dal Comune di Villa Verucchio, si terrà nel parchino-piazza Primo Maggio l’esibizione di due ragazzi, esperti di bike trial che incanteranno il pubblico con le loro esibizioni mozzafiato. Inoltre nel mese di agosto, sarà organizzata una gara riservata ai bambini, i quali avranno modo di cimentarsi, in sella alla loro bici, in una vera e propria gara “a chi arriva primo”, con tanto di sorpresa, visto che una porzione della corsa sarà da coprire saltellando dentro ai sacchi. Informazioni ulteriori relative al bike park si potranno reperire sulla pagina Facebook dedicata a “Giampiero G-mobile Di Marco” e ad Asd Superteam.


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Granfondo dei Briganti a cura di Sandra Pinato

info@inbici.net

Francesco Casagrande firma l’albo d’oro dell’edizione n. 13 della Granfondo Maremmana che diventerà progetto turistico con un percorso permanente

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La XIII edizione della Granfondo dei Briganti, prende il nome dal fenomeno del brigantaggio che imperversava tra la fine del 1800 e i primi del 1900, nella Maremma Toscana. All’epoca i briganti erano considerati degli eroi, perché la loro filosofia era prendere ai ricchi per distribuire ai poveri. Ancora oggi il ricordo è molto forte a Manciano tanto che il famoso brigante, Domenico Tiburzi, è diventato una sorta di leggenda e il suo volto appare anche nella locandina della Granfondo di Manciano. Il percorso dell’edizione numero tredici della Granfondo dei Briganti è stato completamente rinnovato, 54 km con 1.500 metri di dislivello con partenza, ad andatura controllata, dal centro storico di Manciano. Un percorso piuttosto impegnativo a detta di molti, anche per il gran caldo della giornata, ma altrettanto straordinario per la particolarità dei posti attraversati come le rinomate Terme di Saturnia e ancora il borgo di San Martino sul Fiora, ricco di storia e cultura, che domina l’intera valle omonima. Per questa ragione, tra i progetti per il rilancio del turismo outdoor c’è la tracciatura permanente del percorso della Granfondo dei Briganti con punto di assistenza-noleggio bici e bike-hotel.

La piazza di Manciano sede della partenza

Ma veniamo alla gara vera e propria, partita alle ore 9.30 precise. La selezione inizia subito dopo la prima discesa di Montemerano quando si forma un gruppo di circa Passaggio tecnico a Saturnia

una quindicina di atleti ma, già al passaggio a Saturnia, sono solo tre i battistrada, Casagrande, il colombiano Caro Silva e Balducci.


Francesco Casagrande vince la Granfondo dei Briganti

Al Gpm di Poggio Murella, dove è situata gara, infliggendo ben quindici minuti a Bea- to bene, non soffro il caldo, sono abituato, una stele dedicata al “Pirata”, è Casagran- trice Balducci. piuttosto soffro molto le partenze ma stamade a transitare per primo con un vantaggio ni sono riuscito a tenere le ruote dei primi. di circa un minuto su Caro Silva e Balduc- La parola ai protagonisti della giornata: Ho battagliato un po’ con Spadi e Balducci ci. Leggermente distanziato il gruppetto in- Francesco Casagrande, vincitore della XIII ma poi, sulla salita del Gpm sono riuscito a seguitore. Lungo la salita di San Martino sul edizione della Granfondo dei Briganti, quar- transitare in seconda posizione. Ho provato Fiora, Casagrande allunga e incrementa il ta vittoria stagionale: «Bella gara, piuttosto a tenere la ruota di Casagrande ma, oggi, suo vantaggio sul colombiano, Balducci in impegnativa, è la mia seconda volta qui a andava molto forte.» difficoltà è raggiunto dagli inseguitori. Nel Manciano ma la mia prima vittoria. Il perfrattempo, Casagrande procede spedito con corso mi è piaciuto molto, adatto alle mie Mirko Balducci, atleta di casa, conosceva il suo ritmo verso il traguardo e il colombia- caratteristiche. Seguo vari circuiti ma il mio molto bene il percorso: «Sì, conoscevo il no consolida il suo secondo posto, bagarre appuntamento più importante sarà il Cam- percorso perché l’avevo già provato, non nelle retrovie per il terzo gradino del podio. Al pionato Italiano Marathon.» l’ho trovato particolarmente tecnico anche traguardo giunge Francesco Casagrande a se non sono in gran forma in questo periobraccia alzate siglando il suo nome nell’albo Caro Silva Julio, atleta colombiano, oggi do. Il mio obiettivo sono i mondiali amatori d’oro dei “Briganti”, segue a quasi due minuti sul secondo gradino del podio, da più di di agosto in Australia, quindi conto di essere Caro Silva Julio, terzo con grande caparbie- qualche anno in Italia: «Oggi è andata mol- al top per quel periodo.» tà, transita Mirko Balducci su Sul podio Francesco Casagrande, Caro Silva Julio e Mirko Balducci con la mascotte di Manciano, il cinghiale Corsetti Nicola. La gara femminile non ha avuto particolari colpi di scena con l’atleta di casa Goretti Oriana, sempre in testa dall’inizio alla fine della Podio maschile 1° Francesco Casagrande (Cicli Taddei) 02.15.35 2° Caro Silva Julio (Scapin Factory Team) 02.17.14 3° Mirko Balducci (Team Galluzzi Acqua e Sapone) 02.18.00 Podio femminile 1a Oriana Goretti (SS Grosseto) 03.08.10 2a Beatrice Balducci (Team Galluzzi Acqua e Sapone) 03.23.33 3a Alice Lunardini (Arrampibike) 03.26.28


R1 la ruota FIR in carbonio

con il giusto equilibrio tra aerodinamica e leggerezza Ora anche nella nuova versione grafica Dark tono su tono

Leggera e agile, studiata per le lunghe salite e scattante in curva, queste sono le caratteristiche della straordinaria R1 prodotta da FIR, la prima delle tre ruote della linea Carbon. Possiede, inoltre, aerodinamica e rigidità senza sacrificare il peso. Il cerchio, alto 38 mm, è costruito con una trama di carbonio unidirezionale ad alto modulo, sia in versione tubolare che copertoncino. Il mozzo è in alluminio forgiato e alleggerito, i raggi sono in acciaio inox, alleggeriti a sezione variabile, e i nipples autobloccanti con lock out. È la più leggera delle ruote in carbonio. Le ruote son dotate di specifici pattini necessari per un corretto funzionamento della ruota. È disponibile sia nella variante nera che bianca e ora anche nella nuovissima versione Dark tono su tono. FIR è un brand di GIST e tutte le ruote sono prodotte in Italia, all’interno delle Officine Parolin. FIR Fabbrica Italiana Ruote, per chi non lo ricordasse, è un marchio leggendario che ha fatto la storia del ciclismo vincendo mondiali, Tour de France e Giro d’Italia. GIST ha saputo cogliere quest’importante passaggio di testimone con grande professionalità, riportando in auge le ruote FIR con nuove linee dal design originale e caratteristiche strutturali uniche.

Caratteristiche tecniche R1 Cerchio: Carbon Monocoque UD 38 mm Aero Shaped Profile Raggi: Super Light Stainless Steel Aerodynamic Numero raggi: 20 (anteriore) 24 (posteriore) Niples: Alloy ABS Self Locking Mozzi: R-type Alloy CNC 2 cuscinetti a cartuccia (anteriore) 4 (posteriore) Copertoncino: 1580 gr Tubolare: 1280 gr


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SÜDTIROL SELLARONDA HERO 2013

Twitter @lucianarota

a cura di LUCIANA ROTA

LEONARDO PAEZ EROICO IN VAL GARDENA CON ENERVIT, LA QUARTA EDIZIONE DELLA MANIFESTAZIONE DI ENDURANCE TOCCA IL SUO RECORD: BEN 3013 BIKERS E 33 NAZIONI RAPPRESENTATE. SALLY BIGHAM È LA REGINA IN CAMPO FEMMINILE, SEGUITA DAL TANDEM AZZURRO CON GADDONI E VERONESI.

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Leonardo Paez, ancora lui. Il colombiano della TX Active Bianchi ripete la vittoria dell’anno scorso centrando anche la 4ª edizione della Südtirol Sellaronda Hero, evento top endurance per Enervit, valido anche come prova delle UCI Marathon World Series. A Selva Gardena taglia il traguardo della 84 km in solitaria, a braccia alzate ed è tripudio. Secondo posto per Søren Nissen e terzo per l’iridato greco, Ilias Periklis per un podio tutto straniero. Tra le donne (62 km), sigillo della britannica Sally Bigham davanti alle azzurre Elena Gaddoni e Daniela Veronesi. Con 3013 partecipanti è stata un’edizione da record. Un bel biglietto da visita in vista dei Mondiali marathon del 2015. Con questa quarta edizione, la Südtirol Sellaronda Hero entra a fare parte dell’UCI Marathon World Series, la Coppa del Mondo delle grandi distanze. Un bel traguardo raggiunto in vista del Campionato del Mondo 2015, che sarà organizzato proprio a Selva Gardena dal comitato presieduto da Gerhard Vanzi. In una splendida giornata di sole, spettacolo vero sui due percorsi marathon (84 km al maschile con 4.300 metri di dislivello, 62 al femminile con 3.300 metri di dislivello), ma anche su quello “hobby” (62 km). In totale sono stati 3.013 i biker che hanno sfidato lo spettacolare tracciato della Hero: partenza da Selva Gardena con scalata di quattro passi dolomitici della catena del Sella (passo Gardena, Campolongo, Pordoi e Duron) sulla distanza degli 84 km. La vittoria italiana arriva dalla 62 km maschile. Sul

foto Giorgio Planinschek

percorso “breve”, il migliore è stato il comasco Samuele Porro, classe 1988, che ha avuto ragione del duo altoatesino formato da Fabian Rabensteiner e Daniel Jung, primo un anno fa. Porro ha lasciato scatenare Fabian Rabensteiner, poi lo ha ripreso e staccato, andando a prendersi la vittoria (3h 40’ 45). Rabensteiner, specialista del cross country, e quindi di gare molto più corte, ha lottato con Jung per la seconda piazza ed è riuscito a prevalere.

Il vincitore Paez esulta dopo l’arrivo

Le voci dei protagonisti all’arrivo Leonardo Paez (1° classificato 84 km): «Per prima cosa voglio ringraziare il team Bianchi, è stato fantastico. Questa è una gara dura e la vittoria ripaga tutti i sacrifici compiuti per essere qui e farlo da protagonista. La concorrenza era agguerrita, eravamo tanti in lotta per il primo posto, poi ho accelerato e ho visto che non sono riusciti a starmi dietro».

foto Giorgio Planinschek

Søren Nissen (2° classificato 84 km): «Oggi Paez non ha voluto scherzare. Ha fatto davvero una

foto FREDDY Planinschek


foto Giorgio Planinschek foto Giorgio Planinschek

Podio uomini Elite, Paez Leon Hector Leonardo, Nissen Soren e Periklis Ilias

Podio Donne Elite, Sally Bigham, Elena Gaddoni, Daniela Veronesi

grande performance. È stata una gara molto, molto dura. Probabilmente una delle competizioni più difficili che abbia mai disputato». Ilias Periklis (3° classificato 84 km): «Non sono abituato a correre a queste altezze e ho fatto fatica ad abituarmi, soprattutto nella prima parte della gara. È stata dura all’inizio e ho provato sensazioni strane, poi alla fine sono riuscito a riprendermi e ad agguantare il terzo posto. Tante

salite così dure, comunque, non ne avevo mai viste». Sally Bigham (1ª classificata 62 km): «La Sudtirol Sellaronda Hero è una gara bella e spettacolare, dura, ma allo stesso tempo divertente. Il panorama è mozzafiato, ti toglie il respiro e il tracciato è molto impegnativo, ricco di saliscendi e orfano di tratti pianeggianti. Per questo motivo si sente la fatica nelle gambe. Questa gara era importante anche come prova generale dei Mondiali che si terranno la prossima settimana e ora devo riposarmi proprio in vista di questo appuntamento. Incrociamo le dita per la gara iridata».

CLASSIFICHE: 84 Km Elite Uomini 1. Paez Leon Hector Leonardo – 1982 Colombia – TX ACTIVE BIANCHI 4: 32’ 08” 2. Nissen Soren – 1984 – Danimarca ELETTROVENETA - CORRATEC a 08’ 36” 3. Periklis Ilias – 1986 – Grecia TEAM PROTEK a 09’ 04’’ 62 Km Elite Donne 1. Bigham Sally – 1978 – Inghilterra TOPEAK ERGON RACING 4: 17’ 37” 2. Gaddoni Elena – 1980 – Italia FRM FACTORY RACING TEAM a 13’ 00’’ 3. Veronesi Daniela – 1972 – Italia TORPADO SURFING SHOP a 20’ 04’’

questo posso ritenermi veramente soddisfatta della seconda piazza. In salita ho tenuto bene, mentre è in discesa che la Bigham ha lasciato il segno. Abbiamo affrontato un percorso duro, ma bello con discese divertenti e salite impegnative, adatte alle mie caratteristiche. Ho ricevuto la convocazione per i Mondiali e vedremo di fare bene». Daniela Veronesi (3ª classificata 62 km): «Mancava una gara così nel mio palmares. Abbiamo corso in luoghi stupendi. Il percorso è ricco di tratti tecnici in discesa e di salite dure, ma nonostante la fatica posso dire di essermi divertita parecchio. Sinceramente pensavo di fare peggio. Ora ci sono i Mondiali e cercherò di portare a casa un risultato positivo». La Südtirol Sellaronda Hero dei record 3.013 iscritti. 33 nazioni rappresentate. L’edizione del 2013 è quella dei record per la Südtirol Sellaronda Hero. Il nuovo primato di partecipanti è cosa fatta, visto che mai erano stati così tanti gli atleti al via. La gara della Val Gardena ha fatto subito breccia nel cuore degli eroi, che già dal 2010 hanno dimostrato di amare questa competizione. Allora fu un successo, un successo cresciuto di anno in anno fino a raggiungere il record di oggi. E questa maratona è stata anche l’ultima, prima del Campionato del Mondo, che si terrà a Kirchberg, in Austria.

Elena Gaddoni (2ª classificata 62 km): «Per quanto mi riguarda, è come se oggi avessi vinto. Sapevo che con la Bigham non ci sarebbe stato nulla da fare e per

foto FREDDY Planinschek


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STRETCHING NELLO SPORT

a cura del Dr. Massimiliano Muccini

5ª PARTE LE BASI FISIOLOGICHE: IL CERVELLETTO

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È LA MEMORIA VOLATILE DEL MOVIMENTO, CENTRO DI CONFRONTO TRA LA MAPPA MOTORIA E QUELLA SENSORIALE. SI OCCUPA DELLA REGOLAZIONE DEL MOVIMENTO FINE GRAZIE AGLI INPUT CHE GLI DERIVANO DAI SENSI E MONITORA IL PASSAGGIO DI ISTRUZIONI E LA LORO ESECUZIONE.

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La quantità di informazione propriocettiva che il cervelletto riceve e processa è imponente: questi dati, trasmessi sottoforma di messaggeri chimici che viaggiano lungo il sistema nervoso tramite gli assoni, servono al cervelletto per confrontare il comando che parte dalla corteccia motoria ed i dati provenienti dalla periferia sensomotoria, relativamente al movimento che si vuole compiere.

La regolazione “fine” avviene tramite l’invio di segnali cerebellari (originano dalle cellule del Purkinje), che rendono il cervelletto capace di esercitare la propria influenza regolatrice sulle vie piramidali ed extrapiramidali. Cerchiamo di semplificare: cosa avviene precisamente nel cervelletto? Dalla corteccia motoria parte un comando che, attraverso la via piramidale ed extrapiramidale, raggiunge i motoneuroni alfa e gamma che vengono attivati. Nello stesso tempo la corteccia invia al cervelletto, tramite numerose vie, una copia del comando inviato ai muscoli. Poiché al cervelletto arrivano le informazioni dai muscoli in movimento relative a lunghezza, alla velocità di accorciamento e dalle articolazioni, esso si trova in una posizione centrale per una funzione di confronto ed integrazione del comando motorio e del movimento eseguito. Pertanto, può informare la corteccia cerebrale del movimento in corso ed eseguire un confronto tra la mappa motoria e la mappa sensoriale. Si evidenza che i circuiti inibitori cerebellari rendono il cervelletto

disponibile per l’elaborazione di continue e nuove informazioni. Questo significa che in quei circuiti non vi è immagazzinamento dinamico delle informazioni come succede nella corteccia cerebrale. Entro 100 msec, la corteccia cerebellare viene pulita da ogni disturbo causato dall’input iniziale ed è pronta ad elaborare un nuovo input: perciò vi è impossibilità di memorizzare a lunga scadenza e questo rappresenta un vantaggio per il funzionamento cerebellare. Questo permette di eseguire con accuratezza anche le più rapide modificazioni attraverso gli organi di senso, ad esempio durante i movimenti, senza correre il rischio che ci sia saturazione a causa di un accumulo di informazioni. L’aggiustamento del tono posturale, la regolazione fine del movimento sono compiuti dal cervelletto in virtù delle informazioni che lo raggiungono dalla periferia

sensoriale e dalla corteccia cerebrale e dalle sue influenze sul tronco cerebrale, midollo spinale e corteccia cerebrale. Il risultato di questa complessa interazione costituirà la base per la partecipazione del cervelletto alla programmazione, inizio ed esecuzione del movimento con tutta una serie di controlli che possono essere illustrati a grandi linee, come: riflessi vestibolari, dell’equilibrio, circuiti spinali della deambulazione, input sensoriale, attività riflessa barocettiva, ecc. Dopo queste cinque puntate sull’aspetto neurofisiologico, servite per comprendere come vengono gestite le informazioni nei vari segmenti senso-motori del nostro organismo, vi invitiamo a “rimanere sintonizzati”, perché dal prossimo numero entreremo nel vivo della trattazione, sia analizzando le varie metodiche di stretching, sia cosa si deve fare e cosa non si deve fare, con riscontri pratici, per il miglioramento generale e prestazionale nel ciclismo.

Massimiliano Muccini, Dottore in Scienze e Tecnologie del Fitness e Prodotti della Salute, Università di Camerino, si occupa da più di ventisei anni di fitness e preparazioni atletiche per vari sport, consulente Inkospor, certificato American College of Sports Medicine Health & Fitness Specialist (l’autorità nel campo della sperimentazione e nella ricerca sportiva),Tecnico di Riequilibrio Posturale. Tesoriere Nazionale di ADISF (Ass. ne Italiana Dottori Scienze del Fitness), Presidente di ScienzedelFitness.com ASD che organizza seminari e corsi per il settore fitness e wellness. Riceve nell’ambulatorio di Via Pascoli, 172 a Rimini. Per appuntamento telefonare dal lunedi al venerdi al numero: 347.8864440 dalle 18.15 alle 19.30. Per contatti: info@muccinitrainer.it www.muccinitrainer.it


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VALLE DEL RABBI IN BIKE a cura di IVANO OGNIBENE

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MATTEO FABBRI TRIONFA NELLA SPLENDIDA CORNICE DI SAN SAVINO L’ATLETA DELLA MX SCHOOL FA SUA LA QUINTA PROVA DEL ROMAGNA BIKE CUP DI DOMENICA 23 GIUGNO. SULLE COLLINE DI PREDAPPIO, NELLA 32 KM ROSA, TRIONFA VALERIA BARTOLINI DEL TORPEDO BIKE. GRANDE SUCCESSO DI PARTECIPANTI CON OLTRE 320 CONCORRENTI.

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Netta vittoria di Matteo Fabbri, portabandiera dell’MX School nella bellissima giornata di domenica 23 giugno, a San Savino di Predappio. Presenti oltre 320 concorrenti, in occasione della gara di mountain bike, valida come 5ª prova del Romagna Bike Cup, con tantissimi concorrenti provenienti da tutta la Regione, insieme ad un numero elevato di squadre giunte da tutta l’Emilia Romagna. Immancabile lo spettacolo di colori e voci, rappresentato dai tifosi e dagli appassionati, disseminati sul percorso. Il tracciato di gara di 32 km, completamente rinnovato, con oltre 6 km di sentieri immersi nel verde, partiva dal Centro Sportivo di San Savino, con la prima salita verso il Monte Brucchelle. Una gara partita subito forte, coi protagonisti della giornata – Agostino Mazzoni (180 BPM), Matteo Fabbri (MX School), Mattia Capece (Forti & Liberi) e Maurizio Galamini (Velociraptor) – subito a mettersi in luce. Ritmo di pedalata forsennato e il primo distacco sulla vetta del Monte Brucchelle, con Agostino Mazzoni che transitava a circa 45’’ di vantaggio su Matteo Fabbri. Il percorso di gara proseguiva in discesa, dalla Fusa verso Tontola, in un single track completamente all’ombra, al termine della quale si affrontava la seconda salita verso Porcentico e Monte Grosso, che vedeva Fabbri, in grande spolvero, recuperare lo svantaggio ed agganciare il fuggitivo Mazzoni in cima alla vetta di Monte Grosso. La gara proseguiva per la terza ed ultima salita che riportava verso il Monte Brucchelle: anche qui, il tendem formato da Fabbri-Mazzoni transitava con un largo vantaggio – ben 3’ – sugli inseguitori. A decidere l’esito della competizione, l’ultima discesa e il guado del Fiume Rabbi. Matteo CLASSIFICHE Uomini km 23 1° Matteo Fabbri – MX School 2° Agostino Mazzoni – 180 BPM 3° Mario Bovino – KTM Forti e Liberi Donne km 23 1a Valeria Bartolini – Torpedo Bike 2a Daniela Chiocciolini – 180 BPM 3a Antonella Balducci – Velociraptor Per informazioni: www.romagnamtb.it E-mail: info@romagnamtb.it

Fabbri tirava la volatona finale, staccando di pochissimo Mazzoni e chiudendo con un tempo di 1h 23’ 41’’. A completare il podio, Mario Bovino (KTM Forti e Liberi). In campo femminile, è l’atleta del Torpado Bike, Valeria Bartolini a mettere il piede sul gradino più alto del podio, seguita da Daniela Chiocciolini (180 BPM) ed Antonella Balducci (Velociraptor). Nella categoria Dilettanti, prova superlativa di Giacomo De Paoli, dell’Ecology Team. Percorso ridotto per la categoria Allievi con la vittoria di Alessandro Barberini (Ecology Team). Come sempre, al termine della gara, un abbondante ristoro con le specialità del territorio, offerto dal GS San Savino, e le ricche premiazioni delle società, con la consegna dei trofei per i concorrenti delle varie categorie.


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ANDREA FABBRI a cura di NICOLETTA BRINA

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UNA FAMIGLIA… IN SELLA PRESTO ARRIVERÀ LA SECONDOGENITA, MA PER L’AUTISTA RAVENNATE LE SFIDE, FINO AD ALLORA, NON SI FERMERANNO. CON CESENA BIKE DA DUE ANNI, IL 43ENNE DI CASTIGLIONE DI CERVIA PROGRAMMA LA STAGIONE FINO AD OTTOBRE… COL BENEPLACITO DELLA FUTURA (BIS)MAMMA!

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Autista di autobus a Ravenna, papà ed appassionatissimo di ciclismo, tanto su mtb che in sella ad una bici da strada. Andrea Fabbri, originario di Castiglione di Cervia, 43 anni, in attesa di accogliere la secondogenita che nascerà ad ottobre, rincorre le soddisfazioni del ciclismo. «Poi arriverà la bimba e dovrò diminuire le uscite per fare il papà. Intanto, pedalo più che posso!» Da quanto va in bici? «Ho sempre praticato sport, ho giocato a calcio per tanto tempo, il problema è che era diventato un susseguirsi di infortuni, così ho deciso di dedicarmi al ciclismo. Dapprima la bici da corsa, poi la mtb. Mi appassionano tantissimo entrambe, solo che da quando è nato mio figlio, il tempo per allenarsi è diminuito e si sa, per preparare una granfondo occorre uscire spesso e volentieri, così ho virato verso la mtb. Oltretutto è meno pericolosa della bici da corsa e richiede meno tempo. La mountain bike è stata la soluzione ai miei problemi di organizzazione.»

C’è qualche curiosità legata alla bicicletta? «Beh, ho conosciuto mia moglie in bici. Anche lei andava e quindi la passione ci ha accomunati sin da subito. Poi è rimasta incinta ed ha appeso la bicicletta al chiodo. Io non riesco a star fermo, dunque non potrei – almeno per ora – smettere ma la cosa curiosa è che, in ogni caso, lei conosce bene la ‘malattia’ e quindi mi capisce. Anche per lei, prima di avere il bambino, veniva la bici e poi io!» Da quanto tempo è tesserato con Cesena Bike? «Relativamente da poco tempo, due anni appena. In realtà l’amicizia con i titolari di Alice Bike è più radicata. Ho sempre frequentato il gruppo, anche se ero in un’altra squadra perché ci si trovava sui percorsi, si girava insieme in mtb anche in inverno. Si è cementato il rapporto nel tempo, finché, appunto, due anni fa sono stato tesserato.»

Come sta andando la stagione? «Abbastanza bene, sono iscritto al circuito della Six Race, ho fatto la Sellaronda Hero e mi sono divertito. Mi sono tolto qualche soddisfazione che fa sempre bene al morale. Ad ottobre nascerà mia figlia e credo che per quest’anno poi non farò più nulla, anche perché occorre comportarsi da persone responsabili, senza correre rischi, specie se non c’è il tempo per allenarsi. So che per carattere continuerò a girare, sono determinato a riuscirci, ma la bimba avrà comunque la priorità.» Prossimi impegni sportivi? «Il 14 luglio prenderò parte ai ‘Sentieri del Fumaiolo’, sempre nell’ambito del circuito Six Race ed alle altre gare per completarlo. Il 25 agosto ci sarà il Campionato italiano di escursione e non posso mancare visto che, come Cesena Bike, siamo detentori del titolo. Credo supererò i 7.000 chilometri dell’anno passato, bimba e moglie permettendo.»


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DANIELE PUGLISI a cura di NICOLETTA BRINA

CON LA TESTA TRA… LE RUOTE IN BICI PER LAVORO E PER PASSIONE. È IL GIOVANISSIMO MECCANICO DI G-MOBILE ED È PRESENTE AI PRINCIPALI EVENTI PER PRESTARE ASSISTENZA AI CICLISTI, MA SMESSI I PANNI DI “DOCTOR BIKE”, SI FA RISPETTARE NELLE GARE DI CROSS COUNTRY.

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In bici per lavoro e per passione. Daniele Puglisi, 22 anni, riminese, lavora come meccanico a San Marino da G-Mobile. Per lui, la bicicletta fa, dunque, parte del quotidiano, oltre che del tempo libero. Mountain bike, bici da corsa e tanta strada ad inseguire la propria passione. Daniele, è molto giovane, da quanto va in bici? «Come accade in questo sport, è nato tutto per caso, le classiche pedalate con gli amici, poi entra in gioco la sfida e la voglia di sfidare gli altri. Fatto sta che è cominciato per puro divertimento con gli amici, su di una bici da discesa, ed ora è diventata la passione per il cross country e la mtb. Mi alleno più seriamente da circa tre anni.» Solo mountain bike o anche bici da strada? «A dire il vero su strada ho fatto giusto qualche comparsata, mentre con la discesa ho girato un bel po’ la nostra penisola; dall’altro

foto FOTOGLISO

Daniele Puglisi in azione ai recenti internazionali di Montichiari

lato il cross country mi permette di entrare nel circuito internazionale, oltre che di frequentare le gare locali. In verità il cross country mi piace molto perché mi permette di allenarmi di più, visto che è più completo rispetto alla discesa e, anche uscendo in pausa pranzo, riesco comunque ad arrivare al fine settimana o comunque alla data delle gare in forma.» Lei fa parte dell’Asd Super Team… «Diciamo che lavorando per GMobile, facendo il meccanico nel negozio, essere affiliato all’Asd Super Team è una naturale conseguenza. Ho cominciato qui e credo che proseguirà ancora per molto questa esperienza.» Come sta andando la stagione? «Tutto sommato non mi lamento, sta andando abbastanza bene: su strada ho partecipato alla Granfondo del Capitano di Bagno di

Romagna e sono arrivato 18° assoluto. Con il cross country ho preso parte agli Internazionali d’Italia e sono arrivato tra i primi 10 e in un’altra gara in zona sono salito sul podio come terzo assoluto.» Quali sono i suoi prossimi impegni? «Partecipo alle due tappe del Romagna Bike Cup, poi vado – come si dice – a ‘sentimento’, nel senso che difficilmente programmo una stagione. Certo, ho intenzione di prendere parte a qualche gara del Super Enduro perché mi è rimasto nel cuore, ma più che altro mi faccio guidare dalla passione e dall’istinto. Se mi sento pronto, vado, anche perché col lavoro che faccio sono sempre in mezzo alle biciclette, quindi anche se non partecipo, sono comunque presente in molte gare.» Si ritiene fortunato, quindi? «Assolutamente sì, il ciclismo è la mia passione, ma anche il mio lavoro. Sono fortunato perché anche quando lavoro, resto comunque nell’ambito: sempre ad orecchie aperte per carpire i segreti e le tecniche più interessanti per migliorarmi.»


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LA PRIMA ESCURSIONE IN MTB TURISTICA DELLA VALMARECCHIA Domenica 29 settembre avrà inizio la prima edizione del Valmarecchia MTB day, un’escursione cicloturistica aperta a tutti, che ci darà la possibilità di stare in mezzo alla natura nel vasto territorio della Valmarecchia. Iscrizioni presso G-MOBILE di RSM, il negozio di abbigliamento DIMODOCHE di Villa Verucchio, oppure online: giampiero@asdsuperteam.com, prezzo 10 euro, gratis fino a 14 anni. Il tracciato è diviso in 3 percorsi (30-45-60 km) totalmente segnalato. Saranno compresi ristori e pasta party all’arrivo. Ritrovo ore 7,30 in piazza Europa, poi si proseguirà con la partenza alla francese.

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“SUI SENTIERI DELLE SORGENTI” a cura di IVANO OGNIBENE

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AD ALFERO, MATTEO FABBRI FA CENTRO PER LA 4ª PROVA DEL CAMPIONATO ROMAGNA BIKE CUP, L’ATLETA DELLA MX SCHOOL SBARAGLIA LA CONCORRENZA E SALE SUL GRADINO PIÙ ALTO DEL PODIO. IN CAMPO FEMMINILE, MONIA CONTI SEGNA IL PASSO. SONO CIRCA 330 GLI ATLETI IN GARA.

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Un week end da incorniciare, dal punto di vista meteo, è stato la ciliegina sulla torta, domenica 2 giugno, ad Alfero, per l’ottima riuscita della 4ª prova del Campionato Romagna Bike Cup, con la struttura della manifestazione dotata, all’interno dell’area dell’Albergo Appennino, di parcheggio camper, auto e zona per gli espositori. Quanto ai numeri, questa edizione va in archivio con la presenza di oltre 330 atleti provenienti da varie Regioni, oltre a tantissimi accompagnatori ed appassionati disseminati sul percorso, degna cornice di questa bellissima manifestazione. Il tracciato di gara, prevedeva un allungo di 30 km per le categorie maggiori, mentre per le categorie giovanili, il percorso era ridotto a 15 km. Partenza alle 9.30 dal centro di Alfero, con il passaggio sull’antico Ponte Romano, verso Rio Freddo: il canovaccio della gara è di quelli già visti, con Matteo Fabbri (MX School), Mattia Capece (KTM Forti Liberi) e Agostino Mazzoni (180 BPM) che prendono la testa della corsa e mettono l’intero gruppo ad inseguire. Da La Cella, nel tragitto verso il Monastero di Sant’Alberico, il terzetto guadagna un minuto buono sugli avversare. È Matteo Fabbri che dall’ascesa del Poggio Sette Faggi, al piano

del Faggio Scritto, mette un ulteriore margine di 20’’ su Mattia Capece e Agostino Mazzoni, così da archiviare in cassaforte la vittoria. La parte finale di gara è sostanzialmente una formalità per Fabbri che continua la sua pedalata verso i rifugi San Giuseppe, La Moia e Cà Mauri, con l’ultima salita verso il Cerrino e le ultime fatiche verso Alfero, con l’arrivo posto nel sentiero dei Frutti Perduti. L’atleta della MX School taglia il traguardo in un tempo di 1h 30’ 46’’. Dietro di lui, giungono in successione Mattia Capece (KTM Forti e Liberi) e Agostino Mazzoni (180 BPM). Nella categoria Donne, netta vittoria della fortissima Monia Conti (GS Santar-

cangiolese), seguita da Valeria Bartolini (Torpedo Bike) e da Marta Maccherozzi (Gruppo T.N.T.), mentre nella categoria Juniores, prova superlativa di Omar Briganti (Team Torpedo Bike). Interessante anche la versione ridotta del percorso, dedicata alla categoria Allievi, nel corso della quale il primato va a Tommaso Acerbi (Venturi Adventure). Come di consueto, il momento della festa al pasta party, ha fatto da preludio alla consegna dei premi ai vincitori delle varie categorie e delle società. Per informazioni: 338 6834464 www.romagnamtb.it E-mail: info@romagnamtb.it Classifiche Uomini km 34: 1° Matteo Fabbri MX School 2° Mattia Capece KTM Forti e Liberi 3° Agostino Mazzoni 180 BPM 4° Maurizio Galamini Velociraptor 5° Cristian Fabbri Bike Passion Faentina Donne km 34: 1a Monia Conti Santarcangiolese 2a Valeria Bartolini Torpedo Bike 3a Marta Maccherozzi Gruppo T.N.T.



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GRANFONDO MONTE CUCCO a cura di IVANO OGNIBENE

info@inbici.net

JURI RAGNOLI SUGLI SCUDI ALLA 4ª PROVA DEL TOUR 3 REGIONI – TROFEO FRW DI MOUNTAIN BIKE, TRIONFA IL CAMPIONE DELLA SCOTT RACING, MENTRE IN CAMPO FEMMINILE, SUPERBA LA PROVA DI DANIELA STEFANELLI (TEAM CINGOLANI). TRA LE SOCIETÀ, CAPOFILA L’ASD CAVALLINO.

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Una bellissima giornata di sole ha fatto da cornice alla buona riuscita della 4ª prova del Tour 3 Regioni Trofeo FRW, in località Costacciaro (Pg) di domenica 10 giugno. Oltre 850 iscritti presenti e la graditissima presenza ai nastri di partenza di Marco Bui, Campione Mondiale ’99 e Pluri Campione Italiano MTB. Il percorso proposto dal Team Monte Cucco MTB, presentava un tracciato di gara molto impegnativo di 42 km con un dislivello di 1.540 metri che conduceva i concorrenti al Pian delle Macinare (1.074 m), con partenza e arrivo nel centro di Costacciaro. Partenza in gruppo alle 10, con un anello di 3 km che portava i concorrenti a transitare nel centro cittadino, e con partenza volante, verso la prima asperità di S. Andrea: sotto la spinta di Juri Ragnoli (Scott Racing), Vito Buono (Racing Team Eurobike) e Igor Baretto (Scott Racing), il gruppo si frazionava in diversi tronconi, e già in località Valbonella, vedeva il terzetto di concorrenti transitare con un margine di 20” di vantaggio sui diretti avversari. Si proseguiva verso Costa San Savino, Pian degli Spilli e Pian delle Macinare, lungo un crinale di rara bellezza, per poi affrontare una discesa mozzafiato, verso “Il Beato”, con il tandem Ragnoli-Buono a 1’ 25’’ sugli inseguitori, ma nell’ultima aspe-

rità de “Lo Schioppo”, un Ragnoli in gran spolvero, partiva all’attacco del Poggetto giungendo in perfetta solitudine nel centro di Costacciaro con il tempo record di 2h 52’ 48’’. Seconda piazza per Vito Buono, costretto a rincorrere con un ritardo di 1’ 48’’ e terzo scalino del podio a Igor Baretto a 2’ 42’’. Tra le donne MW1, prova superba di Daniela Stefanelli (Team Cingolani), che precede di due minuti Barbara Genga (Team I Briganti), e la MW2 Monia Conti (Santarcangiolese). Al termine della manifestazione, come di consuetudine nel circuito Tour 3 Regioni Scott, il Team Monte Cucco MTB, offriva a tutti i concorrenti e familiari al seguito, il tradizionale pasta party. Le premiazioni finali dei concorrenti e società,

CLASSIFICHE Uomini km 42: 1° Juri Ragnoli Scott Racing 2° Vito Buono Racing Team Eurobike 3° Igor Baretto Scott Racing 4° Riccardo Chiarini Team DiquiGiovanni 5° Marco Minucci Team Cingolani, Donne km 42: 1a Daniela Stefanelli Team Cingolani 2a Barbara Genga I Briganti 3a Monia Conti G.S. Santarcangiolese 4a Nadia Pasqualini Bici Adventure 5a Marta Maccherozzi T.N.T. Leader Tour 3 Regioni FRW dopo la 3a prova: Junior Alessandro Monni U.C. Petrignano ELMT Roberto Rinaldini Scott Pasquini M1 Simone Lunghi Mondo Bici M2 Serghey Mikhailouski Mondo Bici M3 Fabrizio Pezzi Torpado Surfing Shop M4 Fabio Monti Torpedo Bike M5 Perini Gilberto Torpado Surfing Shop M6 Giuseppe Senserini Team Errepi Donne MW1 Stefanelli Daniela Cingolani Donne MW2 Macherozzi Marta Gruppo TNT

alla presenza del sindaco Rossella Bellucci, concludeva questa giornata di sport dedicata alla mountain bike. Per informazioni: 338 6834464 www.romagnamtb.it E-mail: info@romagnamtb.it




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