iNBiCi magazine anno 9 – 03 Marzo/Aprile 2017

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Anno IX n°2 • marzo - aprile 2017

Photo by Andrea Migliorati

RAMPI CHIANA MTB 2 APRILE 2017 CORTONA (AR)





Tour of Turkey 2016 - Photo by Bettiniphoto


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INBICI PASSIONE SUI PEDALI

IN DIRETTA

CON L’ATTUALITÀ Alcuni ospiti del programma, il CT della nazionale di ciclismo Davide Cassani

L’

11 febbraio del 2016, sugli schermi di San Marino Rtv, andò in onda la prima puntata del format televisivo “InBici - Passione sui Pedali”. In studio, con un video annuncio a nobilitare la sacralità del momento, il grande imprenditore della moda Matteo Marzotto. Poco più di un anno dopo, esattamente il 16 febbraio del 2017, i riflettori della televisione di Stato dell’Antica Repubblica tornano ad accendersi su quella che, nel frattempo, è ormai diventata una delle trasmissioni di riferimento per il mondo del ciclismo. Con lo stesso entusiasmo di un anno fa, ma con nuove certezze, è ripartita a metà febbraio la seconda stagione del pro-

gramma condotto in studio da Gian Luca Giardini. Identica la collocazione nei palinsesti (tutti i giovedì in prima serata), ma si dilata il tempo della diretta, che passa da 40 a 54 minuti. Quaranta le puntate che, come al solito, saranno incentrate sul mondo composito delle due ruote, declinate nelle sue infinite varianti, dal professionismo ai cicloamatori, passando per turismo “green”, eco-sostenibilità, benessere e urbanistica ciclo-pedonale. Alla conduzione, come detto, il confermatissimo Gian Luca Giardini che spiega così i punti salienti della prossima edizione: “Avremo puntate più lunghe - spiega Giardini - e questo ci consentirà di approfondire meglio alcune tematiche che, lo scorso

anno, proprio per la ristrettezza dei tempi, siamo stati costretti ad affrontare in maniera più embrionale. Continueremo a raccontare il ciclismo da diverse latitudini, anche se quest’anno punteremo in particolare su due aree tematiche che, in perfetta sintonia con l’editore, ci stanno particolarmente a cuore. Il primo è quello del ciclismo giovanile che va valorizzato e promosso in tutti i modi possibili. Perché il numero di praticanti, negli ultimi anni, è cresciuto in maniera significativa ma, di contro, i vivai della nostre società ciclistiche sono un po’ più sguarniti rispetto al passato, come se tra le giovani generazioni il ciclismo non godesse più dello stesso fascino. E’ un trend che dobbiamo invertire prima possibile, facendo anche


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A cura della Redazione

A metà febbraio è ripartita la trasmissione di San Marino Rtv. Alla conduzione confermato Gian Luca Giardini: “Nel 2017 parleremo soprattutto di granfondo,giovani e sicurezza”

nostro l’appello del commissario tecnico della nazionale di ciclismo Davide Cassani che, non a caso, ha improntato gran parte della sua attività tecnica proprio sullo sviluppo dei vivai. L’Italia, che in questa disciplina sportiva vanta una tradizione formidabile, non può permettersi di non avere un adeguato ricambio generazionale. Il secondo punto che affronteremo in maniera molto approfondita - prosegue Gardini - è quello legato alla sicurezza, perché ci siamo stancati, ogni anno, di dover assistere impotenti a questa mattanza di ciclisti sulle strade. Il problema, lo sappiamo, è prima di tutto legato alla carenza endemica delle infrastrutture urbane, ma questo non può rappresentare un alibi. L’Italia, per ragioni di morfologia

del terreno, non potrà mai avere le piste ciclabili moderne e scorrevoli del Belgio o dell’Alto Adige. Per questo è fondamentale puntare tutto sull’educazione. Tra gli automobilisti c’è poca sensibilità verso la cosiddetta ‘utenza debole’, ma a volte anche il ciclista è indisciplinato, non rispetta le regole e si sente il padrone della strada. Questa è una mentalità che va cambiata al più presto assimilando quelle poche regole basiche che potrebbero portare in futuro ad una serena convivenza, sulle nostre strade, tra ciclisti e automobilisti. E’ un tema che non può più essere ignorato e, anche in questo caso, bisogna partire dalle giovani generazioni, le più semplici a cui insegnare i comportamenti responsabili. Ecco, con la nostra trasmissione, ogni qual volta ne avremo l’opportunità, cercheremo di ricordare l’importanza della sicurezza sulle strade, senza mai stancarci di lanciare appelli alla prudenza e all’utilizzo consapevole della bicicletta”. Inoltre con un focus sempre più ampio sarà rivolto al mondo granfondistico. Ideatore del format televisivo è il direttore generale del magazine Maurizio Rocchi: “Il salto di qualità sulle frequenze di San Marino Rtv - spiega - è stato, come immaginavamo, un grande successo. Sotto la conduzione di Gian Luca Giardini, supportato in redazione dai nostri giornalisti e con la collaborazione sempre più preziosa della redazione sportiva di San Marino

Rtv, abbiamo confezionato nel 2016 una quarantina di puntate di grande valore, ospitando anche alcuni ‘mostri sacri’ del ciclismo, come Francesco Moser, Davide Cassani, Riccardo Magrini, Danilo Di Luca, Marino Amadori, ma anche personaggi che, a vari livelli, lavorano nel segmento della sicurezza e della mobilità sostenibile, come ad esempio il dottor Roberto Sgalla. In virtù di professionalità di primissimo ordine - sia sul piano della qualità che della copertura del segnale - San Marino Rtv ci ha garantito quella visibilità che il ciclismo, in primis, merita. Questa seconda edizione nasce, ovviamente, con ambizioni ancora maggiori. L’obiettivo è continuare a raccontare il mondo del ciclismo con competenza e professionalità, approfondendo temi importanti senza tralasciare gli spunti che ci fornirà l’attualità. Due anni fa entrammo quasi in punti di piedi in un palinsesto televisivo che, per i protagonisti che lo componevano - penso a Baudo, Costanzo o Mieli - ci metteva quasi soggezione. Oggi il nostro format ha acquisito una grande credibilità e dunque ci sentiamo ormai stabilmente parte della grande famiglia di San Marino RTV . E per questo è doveroso ringraziare ancora una volta il direttore generale dell’emittente Carlo Romeo che ci ha offerto questa grande opportunità e che, per primo, ha creduto in questo programma”.


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EDITORIALE

a cura di Maurizio Rocchi

INBICI TOP CHALLENGE a cura della Redazione

IN COPERTINA

a cura della Redazione

CACCIATORI DI CLASSICHE

GRUPPO EDITORIALE INBICI Direzione e Amministrazione

Via del Monte, 810 - 47521 Cesena (FC) Direttore Responsabile Mario Pugliese Direttore Generale Maurizio Rocchi In Redazione Mario Pugliese, Dr. Roberto Sgalla, Riccardo Magrini, Wladimir Belli, Gian Luca Giardini, Silvano Antonelli, Prof. Fabrizio Fagioli (Equipe Velosystem), Iader fabbri, Paolo Mei, Silvia Baldi, Claudia Maffi, Nicola Zama, Dr. Alexander Bertuccioli, Silvano Antonelli, Carlo Gugliotta, Bruno Filippi, Manuela Ansaldo, Dr. Maurizio Radi, Guido Rubino, Enrico Pastori Fotografi Playfull, Bettini Photo, Newspower, Andrea Magnani Bikenews.it Archivio fotografico selezione fotografica a cura di Gianni Rocchi Distribuzione Italian Business Management LTD Progetto Grafico Starter Responsabile Marketing Sara Falco Responsabile Facebook Gianni Rocchi Stampa La Pieve Poligrafica Editore Villa Verucchio Srl

Per la tua pubblicità: Maurizio Rocchi Cell.: +39 393.9838319 E-mail: commerciale@inbici.net Roberta Malmusi Cell.: +39 333.1430265 Marco Santini Cell.: +39 333.5877143 Ezio Brambilla Cell.: +39 373.7201133 Ufficio Marketing: 0547.300826 Website: www.inbici.net E-mail: info@inbici.net

a cura della Redazione

L’INTERVISTA ANDREA TAFI a cura di Mario Pugliese

L’OCCHIO DI MAGRINI

a cura di Riccardo Magrini

IL PUNTO DI VISTA a cura di Gian Luca Giardini

Inbici magazine

Inbicimagazine

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a cura della Redazione

MENTE IN SELLA

a cura di Claudia Maffi

LA PREPARAZIONE DELL’ATLETA a cura di Wladimir Belli

DOSSIER SPORT E MEDICINA a cura del Dr. Maurizio Radi

DONNA INBICI

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MONDO ACSI

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FASHION ON THE ROAD a cura di Eleonora P. Coletti

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SICUREZZA IN PRIMO PIANO a cura di Silvano Antonelli

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COME NUTRIRSI

a cura del Dr. Alexander Bertuccioli

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ULTIMO KILOMETRO a cura di Carlo Gugliotta


RIBUTORI:



Giro d’italia 2016 - Opera d’arte by Bettiniphoto


ADDIO RULLI E

CYCLETTE,

SI TORNA A PEDALARE IN STRADA

Concluso il letargo invernale, alle prime (timide) avvisaglie di primavera, il ciclismo abbandona rulli e cyclette e torna a pedalare sulla strada, il suo vero habitat naturale. Il calendario dei professionisti, dopo i primi test sauditi, comincia ad entrare nel vivo e punta la rotta a Nord, dove presto si correranno le Classiche Monumento. Torna in pista anche il grande popolo dei cicloamatori che, lo scorso 26 febbraio, ha celebrato con la Gran Fondo Laigueglia il suo debutto ufficiale. La rassegna ligure ha decretato il via dell’InBici Top Challenge, il nostro circuito granfondistico che vivrà la sua seconda tappa ad aprile con la Gran Fondo Via del Sale di Cervia. Proprio in Liguria ha fatto la sua prima uscita il pullman hospitality di InBici, un nuovo strumento di marketing itinerante che incontrerete in occasione dei più prestigiosi appuntamenti ciclistici 2017. A febbraio è ripresa anche la nostra trasmissione televisiva su San Marino Rtv “InBici Passione sui pedali” che, in 40 puntate, racconterà le fasi salienti di questa annata ciclistica che si annuncia ancora una volta vibrante. Insomma, la grande carovana del ciclismo è ripartita e InBici, per l’ottava stagione consecutiva, sarà in prima fila per raccontarvi storie, personaggi e curiosità di questa meravigliosa disciplina sportiva. Maurizio Rocchi



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INBICI TOP CHALLENGE

ENRICO ROSSI

E BARBARA GENGA SUBITO AL COMANDO Fasi salienti della GF Internazionale Laigueglia Alè – Photo by Newspower.it

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a Granfondo Internazionale Laigueglia Alè, andata in scena lo scorso 26 febbraio in provincia di Savona, ha aperto ufficialmente l’InBici Top Challenge, il circuito granfondistico che riunisce alcune delle più importanti rassegne amatoriali del Belpaese. E’ stato, come nelle previsioni, un debutto di grande effetto, andato in scena tra il mare e le montagne liguri con i meravigliosi panorami marittimi lungo la Baia del Sole, le entusiasmanti erte in mezzo agli olivi tra Cisano, Arnasco, Ranzo, Ortovero e Paravenna e, soprattutto, le espressioni di gioia e di grande soddisfazione dei due vincitori, ovvero l’ex professionista friulano Federico Pozzetto del team Cannondale Gobbi FSA e, tra le donne, la marchigiana Barbara Lancioni del team Mg.K Vis-Somec-Lgl.

Ma non si può certo ridurre a questi due soli volti una kermesse ciclistica che ha raccolto quasi tremila partecipanti, provenienti da ogni angolo d’Italia e d’Europa. Vittorie anche nelle varie categorie per (M2) Eduard Kivishev, (M3) Niki Giussani, (M4) Luigi Tarchini, (M5) Marco Capello, (M6) Massimo Piccini, (M7) Riccardo Zannoni, (M8) Bruno Manaresi, (DIS) Luigi Cucco, (D1) Erica Magnaldi, (D2) Barbara Genga e (D3) Olga Cappiello. Le classifiche dell’InBici Top Challenge Dopo l’overtoure ligure, dunque, al primo posto assoluto delle classifiche dell’InBici Top Challenge ci sono, per gli uomini, Enrico Rossi e per le donne Barbara Genga. Queste invece le classifiche per categoria: D1 Serena Falconi, D2 Genga Barbara e D3 Serena Bisaccioni. Per gli uomini, ELMT Christian Pazzini, M1 Luca Anelli, M2 Enri-

co Rossi, M3 Falasconi Giorgio, M4 Lanconelli Flavio, M5 Roberto Mirri, M6 Riccioni Gianni, M7 Luciano Livon e M8 Manaresi Bruno. Le prossime tappe Dopo la prima tappa in terra ligure, il secondo appuntamento con l’InBici Top Challenge si svolgerà sulla costa romagnola, il 2 aprile a Cervia, teatro della 21ª edizione della Gran Fondo Via del Sale. Nel mese di maggio il circuito granfondistico propone la suggestiva Granfondo della Vernaccia, che si disputerà domenica 7 maggio a Colle di Val d’Elsa, nel cuore della rigogliosa campagna senese. La quarta tappa sarà una prestigiosa new-entry: la Granfondo Marcialonga Cycling Craft, la cui undicesima edizione sarà in programma a Predazzo (Trento) il 4 giugno 2017. Il 25 giugno, invece, il calendario propone


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INBICI TOP VILLAGE – lo stand dell’azienda Prologo

A cura della Redazione

A Laigueglia debutto esaltante per il circuito granfondistico che celebrerà la sua seconda tappa il 2 aprile a Cervia il pullman hospitality iNBiCi

un’altra grande classica: la Gran Fondo Gavia - Mortirolo, l’affascinante manifestazione dell’Aprica che gli appassionati, negli anni scorsi, ricordavano come “La Campionissimo”. Poi gran finale il 9 luglio a Trento con la Gran Fondo Charly Gaul, prova regina del circuito ed un’unica tappa italiana dell’Uci Gran Fondo World Series. Fuori dal calendario, la tradizionale prova Jolly, che quest’anno è programmata per il 28 maggio in Croazia, nella splendida Istria, teatro della Gran Fondo Nevio Valcic. Per tutti gli iscritti al circuito la partecipazione alla manifestazione balcanica è gratuita. Alla consolle organizzativa, come sempre, l’Asd Inbici Cycling Team che - in virtù di una lunga esperienza nel mondo del ciclismo - ha selezionato per questo nuovo circuito sette tra le più affascinanti gran

fondo del Belpaese, quelle che, oltre ad avere una valenza tecnica di prim’ordine, si svolgono in territori di grande suggestione e che sanno abbinare al pathos della gara anche il patrimonio storico e naturalistico di località turisticamente all’avanguardia. Il bike-village La seconda edizione dell’InBici Top Challenge ha visto anche il debutto del ricchissimo bike-village, che farà da corollario a tutte le tappe del circuito. Grande effetto, nella Gf Laigueglia, ha destato il nuovo Top Challenge Gran Turismo di InBici, il mezzo-hospitality costruito sul modello dei grandi team Pro Team di ciclismo. Il pullman è il medium operativo di un articolato progetto di marketing itinerante che, anche in virtù di un’intensa attività di comunicazione, intende rivoluzionare

il mondo delle gran fondo. Il mezzo - che sarà protagonista nel 2017 di un lungo viaggio a tappe che toccherà le sedi delle più importanti gran fondo d’Italia e d’Europa - nasce con l’obiettivo di divulgare un’iniziativa promozionale innovativa e dalla forte connotazione commerciale, ma anche per diventare una presenza stabile nelle più importanti manifestazioni legate al cicloturismo. Il mezzo è allestito e personalizzato, infatti, per veicolare campagne promozionali ed iniziative aziendali, ma anche per accogliere ospiti e personalità. All’interno del bike-village sono allestiti anche i gazebo dei partner commerciali dell’InBici Top Challenge, ovvero Corri col Cuore Pissei, Fsa (Full Speed Ahead), Inkospor, Prologo, Argon 18, Bell Helmets, Cosmo Bike, VeloSystem, Vision, Giro, Acsi Ciclismo, Dorelan e Rtv San Marino.


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RAMPI

CHIANA DA NON PERDERE L

a Rampichiana è nata dall’idea ambiziosa di un gruppo di amici e amiche appassionati di bicicletta che avevano un obiettivo condiviso: creare un evento ciclistico indimenticabile. Da quel giorno, grazie ad un’organizzazione dinamica e impeccabile, sono state allestite otto edizioni della Rampichiana, un campionato interprovinciale, 2 campionati regionali, gare e cicloraduni in MTB, facendo conoscere a migliaia di visitatori il tratto collinare del Monte Lignano che guarda la Valdichiana. Considerato l’aumento vertiginoso dei ciclisti provenienti da altre regioni (dai 69 iscritti nella 1° edizione 2005, al record di 1.329 iscritti del 2013), anche per il 2017, l’A.S. Cavallino sta organizzando una nuova edizione con l’obiettivo di promuovere un territorio ricco di storia, cultura e tradizioni attraverso un percorso accessibile anche ai neofiti del pedale: “Riteniamo - spiegano gli organizzatori - che l’itinerario della Rampichiana sia l’ideale per far riscoprire le bellezze della nostra valle accogliendo centinaia di appassionati nel borgo di Cortona, uno dei comuni più caratteristici della provincia di Arezzo”. La 13ª Gran Fondo Rampichiana nel 2017 si correrà il 2 aprile ed è inserita nei circuiti Coppa Toscana Mtb e Tour 3 Regioni Scott. Nuovo il percorso che si snoderà lungo 44 chilometri con un dislivello di 1500 metri. Si tratta di una competizione adatta ai ritmi non ancora vertiginosi d’inizio stagione perché l’itinerario non è particolarmente tecnico ed è percorribile in tutti i tratti anche in caso di pioggia.


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Vuelta a San Juan 2017 - Photo by Bettiniphoto


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CACCIATORI DI CLASSICHE

DA MERCKX A BOONEN Eddy Merckx vince la Milano Sanremo

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ono atleti forgiati nella fatica e nella sofferenza. Abituati al fango, alla pioggia e agli sterrati più sconnessi, sanno che per conquistare la gloria dovranno superare, prima di tutto, i loro limiti. Sono i “grandi cacciatori delle classiche del Nord” e marzo e aprile sono i loro mesi. Passano bruscamente dalle temperature miti della Costa Brava alla nebbia gelida delle salite delle Ardenne. Sanno che si giocano tutto in una giornata. Non ci sono piazzamenti né podi consolatori: o si vince o si perde. Dalla Milano Sanremo, la corsa unica e senza logica, al Giro delle Fiandre, la corsa dei muri, passando per il pavé della Parigi Roubaix, proseguendo con la Liegi Bastogne Liegi, la Classica Monumento più antica, fino al Giro di Lombardia con

Francesco Moser

la Madonna del Ghisallo. Cinque appuntamenti che hanno scritto le pagine epiche del ciclismo mondiale, che hanno svelato bluff e consacrato campioni. Cinque appuntamenti che bussano alla porta della stagione ormai incipiente e che disegneranno, anche in questo 2017, le nuove gerarchie del ciclismo moderno. E allora vediamo, in rapida rassegna, chi sono stati i più efficaci interpreti delle classiche Monumento. Tra i più grandi - o forse “Il più grande” Eddy Merckx, il corridore che ha conquistato più classiche monumento. Straordinari record come le sette Milano Sanremo e le cinque Liegi, ma anche tre successi alla Roubaix e due alla Liegi e al Giro delle Fiandre. Un palmares da vero Cannibale. Ma “Monsieur Roubaix” è - e resterà sempre - Roger De Vlaeminck, il genio delle

pietre. Oltre alla Roubaix, s’impose anche in tre Sanremo, un Fiandre, una Liegi e due Lombardia. Pazzesco anche il record di sei edizioni della Tirreno Adriatico conquistate consecutivamente dal 1972 al 1977. In un podio ideale va collocato, ad honorem, anche Rik Van Looy. Il corridore fiammingo fu l’unico, insieme a Merckx e De Vlaeminck, a vincere tutte le classiche monumento. Tre Roubaix, due Fiandre, una Liegi, una Sanremo e un Lombardia, oltre a due titoli mondiali. Numeri da vero e proprio imperatore, come era soprannominato. Ma anche l’Italia del ciclismo ha avuto il suo grande “cacciatore di classiche”, come Francesco Moser, vincitore di tre Roubaix, due Lombardia, una Sanremo e un Giro d’Italia, oltre al mondiale 1978 e un record dell’ora imbattuto per vent’anni.


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A cura della Redazione

Cinque corse monumento e dieci campioni che, su quelle strade, hanno costruito la loro leggenda. Da Merckx a Boonen, ecco i mitici interpreti delle corse del nord Tom Boonen in azione alla Parigi Roubaix

E restando nel made in Italy, quanto ci manca oggi un Paolo Bettini, grande acume tattico e stratega implacabile. Uno dei capolavori rimane la vittoria alla Sanremo nel 2003. Ma pensiamo anche alla splendida doppietta mondiale nel 2006 e 2007, quando, in percorsi semplici, non adatti propriamente alle sue caratteristiche, Bettini riuscì ad animare la corsa rendendola durissima per gli avversari. Due Liegi e due Lombardia completano il palmares del corridore toscano, insieme all’oro olimpico di Atene 2004. Lo chiamano “Spartacus”, ma all’anagrafe lui è Fabian Cancellara, un lottatore irriducibile, uno che non molla mai. Per lui tre Roubaix, tre Fiandre, una Sanremo, una Tirreno Adriatico e quattro titoli mondiali a cronometro. Un palmares leggendario, da vero uomo di ferro.

Anche se la sua biografia sportiva è ancora tutta da scrivere, nell’olimpo degli uomini Monumento, va già inserito di diritto un certo Tom Boonen, il fiammingo con il pavè nel sangue. Ha scritto il suo nome nel leggendario albo d’oro della Regina delle Classiche (la Roubaix) per ben quattro volte, eguagliando lo storico record di De Vlaeminck. Boonen ha vinto anche per ben tre volte il Giro delle Fiandre oltre al Mondiale 2005. Tornando all’Italia, nella teca dei ricordi c’è posto anche per Moreno Argentin, Mister Liegi. Un rapporto speciale, quello tra Argentin e la “Decana”, che nacque nel 1985, quando Moreno trionfò sulle cotes belga. Nei successivi due anni Argentin si ripetè per ottenere, successivamente, il suo quarto e ultimo alloro alla Liegi nel 1991. Nell’albo d’oro è secondo solo ad

un certo Merckx, che vanta ben cinque successi nella classica monumento più antica. Nella nostra top ten anche Johan Museeuw, il Leone delle Fiandre, che si impose in tre Parigi Roubaix e in altrettanti Giri delle Fiandre. Pedalata fluida e potente, ormai Museeuw conosceva le pietre del Fiandre e della Roubaix come se fossero le pietre del suo giardino di casa, lì dove è entrato nella storia. Chiudiamo con Sean Kelly, ricordato ancora oggi come uno dei più grandi cacciatori di classiche. Negli anni ’80, infatti, il forte corridore irlandese collezionò grandissimi trionfi nelle corse di un giorno. Ad esclusione del Fiandre, ha vinto tutte le altre classiche monumento. In particolare, si ricorda il feeling dell’irlandese con il Giro di Lombardia, vinto in ben tre edizioni. Sanremo, Roubaix e Liegi furono conquistate due volte.



Tour Down Under 2017 - Photo by Bettiniphoto


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ANDREA TAFI

VI RACCONTO

L’INFERNO DEL NORD Parigi – Roubaix 1996, Johan Museeuw, Gianluca Bortolami e Andrea Tafi – Photo by Bettiniphoto

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ulle grandi classiche del Nord Andrea Tafi, palmares alla mano, potrebbe tenere una lectio-magistralis perché, a cavallo del millennio, pochi ciclisti al mondo hanno ottenuto i suoi risultati nelle gare monumento. Sul pavé di Roubaix, passando nella foresta di Arenberg, pedalando sui muri delle Ardenne o sulle pietre bagnate dalla nebbia fiamminga, Andrea Tafi è sempre stato un fuoriclasse. Il suo anno d’oro è stato il 1996 quando in maglia Mapei (la squadra con cui ha corso per nove fantastici anni) inanellò, uno dopo l’altro, il Trofeo Melinda, la Parigi-Bruxelles, Giro di Lombardia, Giro del Lazio e Coppa Placci. Ma anche negli anni successivi, mantenendo una formidabile costanza di rendimento, il passista di Fucecchio ha sempre concesso l’acuto, vincendo nel 1999 la Parigi-Roubaix (dopo il 3° posto del 1996 ed il 2° del 1998), nel 2000 la Parigi-Tours, nel 2001 la Vuelta a Burgos

e nel 2002 il Giro delle Fiandre. E così, alle prime avvisaglie di primavera, quando il ciclismo dei professionisti comincia a guardare al nord, è quasi doveroso sentire il suo parere. Andrea Tafi, cosa ti viene in mente se le dico Roubaix? “Grande sofferenza, qualche lacrima, ma anche una gioia che mi ricorderò finché campo”. Cosa ricordi della tua prima Roubaix? “Era il 1990 e mi sentivo come al primo giorno di militare. Ricordo i consigli paterni di Gianni Savio, il freddo e, finalmente, le prime pedalate sul pavé. Un’emozione incredibile: c’era la paura di affrontare un’avventura con mille incognite, ma anche la gioia indescrivibile di correre la corsa che, qualche anno prima, il mio idolo dell’epoca - Francesco Moser - aveva vinto”. Qual è la vera differenza tra Roubaix e Fiandre?

“Sul piano ambientale sono due corse molto simili. Grande pressione mediatica, un oceano di folla festante che ti incita dal primo all’ultimo chilometro, tutti i migliori interpreti al via. Non perché le ho vinte io, ma credo che, per storia e difficoltà tecniche, siano le due corse più affascinanti del mondo”. Qual è la più difficile da interpretare? “Sicuramente la Roubaix, perché il tratto in pavé, anche se in pianura, è un’incognita che storicamente può fare la differenza. Il Giro delle Fiandre, con i suoi muri e le condizioni climatiche spesso estreme, è durissimo ma forse nasconde meno insidie”. Nel tuo palmares alla Parigi - Roubaix una vittoria e due podi. Qualche rimpianto per quel 2° e 3° posto? “Il secondo posto dietro al grande Ballerin per me non potrà mai essere un rimpianto. Anzi, ancora oggi ricordo con grande affetto quella formidabile impresa di Franco


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A cura di Mario Pugliese

E’ l’unico italiano ad aver centrato la doppietta Giro delle Fiandre Parigi Roubaix. Dalle prime pedalate sul pavé con Gianni Savio alla consacrazione nel Velodromo francese nel 1999, il passista di Fucecchio racconta i segreti delle classiche monumento. Con un rimpianto (Franck Vandenbroucke) ed una certezza: “Quest’anno le vince tutte Boonen”

con cui ho condiviso tanti anni meravigliosi. Sul terzo posto del 1996, invece, qualche recriminazione ci sarebbe, ma bisogna anche dire che quel podio, in prospettiva, mi è servito tantissimo”. In che senso? “Mi ha permesso di scalare all’improvviso le gerarchie della squadra, ho guadagnato credito e rispetto, tant’è che, qualche settimana dopo, un certo Johan Museeuw mi fece praticamente da gregario per farmi vincere la Parigi-Bruxelles. Ancora oggi sono convinto che quel gesto di grande generosità sia nato, in un certo senso, da quel podio alla Roubaix”. Petacchi, a proposito della Sanremo, sostiene che per vincerla, prima bisogna perderla. E così anche per Roubaix e Fiandre? “In parte sì, perché non sono vittorie che puoi improvvisare. L’esperienza è determinante, ti aiuta a dosare le forze e a spalma-

Andrea Tafi in azione alla Parigi – Roubaix 1999

Andrea Tafi solleva il trofeo alla Parigi – Roubaix 1999

re le energie. Due aspetti che, su quei terreni, sono sempre determinanti”. Tu sei ancora oggi l’unico italiano ad aver vinto Roubaix e Fiandre: dovremo aspettare ancora tanto per vedere un Immagine aerea dell’Azienda Dorelan italiano centrare questa formidabile doppietta? “Da italiano, mi auguro sinceramente di no. Non vinciamo una Roubaix dal 1999 e questo, per una paese ciclisticamente all’avanguardia come l’Italia, non è francamente tollerabile. Nelle corse a tappe con Nibali ed Aru siamo al top, nelle classiche sicuramente ci mancano i grandi interpreti che avevamo qualche anno fa, anche se il Moscon visto l’anno scorso, in prospettiva, può sicuramente fare grandi cose”. Chi è il favorito della prossima edizione della Parigi-Roubaix e del prossimo Giro delle Fiandre? “Boonen e Boonen”.

Così convinto? “E’ un corridore fortissimo ed esperto, che conosce molto bene le due corse. Se è in condizione non vedo grandi avversari, anche se un Sagan, che ha vinto il Fiandre ma a cui manca la Roubaix, in Francia potrebbe sempre regalarci qualcosa di grande”. Nei tuoi nove anni di Mapei hai corso con grandissimi campioni: da Franco Ballerin a Michele Bartoli, da Johan Museeuw a Paolo Bettini. Qual è il ciclista più forte con cui hai corso? “A questi permettetemi di aggiungere Bontempi e Rominger con cui ho vinto nel 1995 un Giro d’Italia togliendomi grandi soddisfazioni. In effetti, ho avuto la fortuna di avere in squadra tantissimi fuoriclasse. Ognuno con le sue caratteristiche e con la sua personalità. Credo però che, sul piano delle potenzialità, il motore migliore fosse quello di un certo Franck Vandenbroucke”.



Tour Down Under 2017 - Photo by Bettiniphoto


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21ª GRANFONDO VIA DEL SALE

FELICITÀ & CHARITY A cura della Redazione

Il 2 aprile si rinnova l’appuntamento con la storica corsa cervese. Duecento pettorali saranno devoluti all’associazione di Alex Zanardi “Bimbingamba” ONLUS

C

resce l’attesa per la 21ª edizione della Granfondo Via del Sale, che domenica 2 aprile “invaderà” di ciclisti le strade della Romagna, dalla spiaggia Fantini Club di Cervia alle splendide colline dell’entroterra romagnolo. Chi ancora non è riuscito ad iscriversi potrà acquistare uno dei 200 ultimissimi numeri charity, che permetteranno di contribuire a ridare il sorriso ai bambini provenienti da ogni parte del mondo, che hanno subito amputazioni e che non possono usufruire dell’assistenza sanitaria. Anche per l’edizione 2017, la Granfondo Via del Sale ha, infatti, scelto di affiancare alla sfida sportiva quella solidale, offrendo duecento iscrizioni a prezzo maggiorato a sostegno dell’associazione di Alex Zanardi BIMBINGAMBA Onlus: “E’ una scelta che abbiamo rinnovato con grande convinzione - spiega Claudio Fantini - dopo la splendida edizione dello scorso anno quando avemmo l’onore di avere nostro ospite Alex Zanardi. La serietà della Fondazione ci ha convinti subito e dunque anche quest’anno abbiamo deciso di fare la nostra parte”- Le differenti quote (a partire da sessanta euro) saranno disponibili da venerdì 10 marzo sul sito granfondoselleitalia.com e consentiranno di partire in griglia blu, in griglia rossa d’onore, oppure

davanti a tutti in griglia Vip, per vivere un’esperienza davvero unica, con ingresso in griglia riservato e la nuvola dei ciclisti alle proprie spalle. Oltre al pacco gara - che conterrà il gadget tecnico della 21ma edizione, una borraccia Enervit, barrette energetiche Enervit Power Sport, il Sale Dolce di Cervia ed un buono di € 10 da utilizzare presso la spiaggia Fantini Club - per la prima volta tutti i partecipanti saranno premiati all’arrivo con la medaglia ricordo della gara. Altra novità dell’edizione 2017 è il servizio massaggi sportivi pre e post gara, che saranno forniti gratuitamente sabato e domenica da una squadra di 20 massaggiatori-massofisioterapisti dell’Istituto Enrico Fermi. La 21ma Granfondo Via del Sale, che quest’anno avrà come tema la “Felicità”, è valida come prova del Campionato Nazionale ACSI, e dei circuiti InBici Top Challenge, Prestigio, Challenge Alè e Zero Wind Show. Inoltre, anche per questa edizione, la gara è valida come prova del Trofeo SAP Sport Ravenna e Trofeo CESP, con una speciale classifica riservata a tutti gli appartenenti alle Forze Armate e Forze dell’Ordine; come prova del Campionato Medici e Odontoiatri ed infine prova AIMANC (Associazione Italiana Magistrati Avvocati Notai Ciclisti). Confermati i tre percorsi adatti a tutti: quello lungo di 150 km, per chi ha

energia e forza, il medio di 107 Km, per chi vuole cimentarsi in una prova divertente ma adatta anche a gambe non troppo allenate, ed il percorso corto, di 77 km, per chi vuole scaldare un po’ la gamba senza strafare. Mentre per i familiari ed accompagnatori torna, sempre domenica 2 aprile, l’imperdibile Percorso Gourmet. Una pedalata pianeggiante di 40 km da fare con qualunque bici, con cinque soste di degustazione dei prodotti tipici della Romagna! (Iscrizione 10 euro, comprensiva di gadget e ristori. Info sul sito granfondoviadelsale.com) Da non perdere, infine - da venerdì 31 marzo a domenica 2 aprile - l’appuntamento con l’expò della Granfondo Via del Sale. Sportur Bicycle Expò è molto di più di un villaggio espositivo: con oltre cento aziende tecniche attese, è la più grande fiera outdoor d’Italia, interamente dedicata al mondo della bici, nell’esclusiva location del Lungomare di Cervia, dove il pubblico dei granfondisti potrà trovare tutte le ultime novità del settore, testare le innovazioni, confrontarsi con i produttori, chiedere consigli ai grandi campioni delle due ruote ospiti negli stand delle aziende…. e senza biglietto di ingresso! Tutte le info sono sul sito granfondoviadelsale.com


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23ª GRAN FONDO DAVIDE CASSANI

TUTTI IN SELLA

Davide Cassani alla partenza con i giovani atleti della S.C Ceretolese

PENSANDO AL FUTURO

A cura della Redazione

Il Commissario Tecnico: “Qui si corre per sostenere l’attività giovanile. E sarebbe bello che tutti prendessero esempio”

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uando gli parli della “sua” Granfondo, Davide Cassani è lapidario: “E’ sempre bello pedalare con il grande popolo dei cicloamatori, ma qui a Faenza abbiamo una mission ben precisa: si corre per i giovani”. Su questo solenne comandamento si poggia anche la 23ª edizione della Gran Fondo intitolata al Commissario Tecnico che, il prossimo 19 marzo, porterà nella città manfreda il consueto esercito di duemila iscritti (o poco meno). “Siamo orgogliosi - spiega l’anima della rassegna Franco Chini - che questo messaggio rivolto all’attività giovanile, partito anni fa proprio da Faenza, sia stato oggi recepito da molte manifestazioni. Del resto, se vogliamo davvero dare un futuro a questa splendida disciplina sportiva, la strada può essere solo quella indicata dal nostro Commissario Tecnico”. La Gf Davide Cassani rappresenta, da oltre quattro lustri, la “classicissima” d’apertura della stagione amatoriale, l’evento che come detto - persegue da sempre una finalità ben precisa: il reperimento di risorse economiche per sostenere e sviluppare l’attività giovanile. Nei primi anni sembrava solo un

“orientamento”, ma cammin facendo, anche sulla scorta degli appelli del Ct, l’indicazione è diventata un’esigenza ineludibile: “D’accordo lo spirito di aggregazione e la voglia di tornare a pedalare assieme dopo un inverno sui rulli - spiega Cassani - però l’incasso della manifestazione, al netto delle spese, viene impiegato tassativamente per lo sviluppo del ciclismo giovanile. Ed è un modus operandi che mi auguro possa essere preso d’esempio da tutte le Gran Fondo”. Ed infatti, grazie a questo evento, ormai da diversi anni, la S.C. Ceretolese di Casalecchio di Reno e la Polisportiva Zannoni di Faenza - i due team che organizzano l’evento - sono riusciti a mettere in piedi un vivaio rigoglioso che comprende ormai una sessantina di ragazzi della categoria Giovanissimi. Nella macchina organizzativa anche il Gruppo Cicloturismo di Castel Bolognese, il Gruppo Cicloturismo Avis e Bike Passion. Tra i temi salienti della manifestazione c’è anche quello della sicurezza: “Oggi assistiamo a un progressivo aumento dei pericoli della strada - spiega l’organizzatore Franco Chini - e l’educazione stradale che si fa nelle scuole è il primo passo per promuovere

nei ragazzi un comportamento consapevolmente prudente. Ma acconto alla prudenza è opportuno avere anche una buona sicurezza di guida, prontezza di riflessi e attenzione ai comportamenti di chi ci sta accanto; queste capacità vengono sviluppate proprio dalla pratica di uno sport come il ciclismo”. Quest’anno, fra l’altro, sono previste alcune novità. Il pacco-gara potrà essere infatti ritirato il sabato precedente (dalle ore 15) nella piazza del Popolo di Faenza dove verrà allestito un bike-village con alcuni stand in rappresentanza delle più prestigiose marche di articoli per il ciclismo. In calendario anche, all’imbrunire, una singolare competizione riservata alle biciclette con scatto fisso che si snoderà lungo un tracciato cittadino di circa un chilometro. In serata, nella tensostruttura di piazza del Popolo, è in programma una cena aperta a tutta la città. Il via alla Gran Fondo verrà dato, come detto, domenica 19 marzo in mattinata (alle ore 9.30) e, a seguire, è in programma la corsa riservata alla categoria Juniores che arriverà in piazza del Popolo (sotto lo stesso striscione della Gran Fondo).


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GRAN FONDO ALASSIO SIXS

DUE CUORI E UNA BICICLETTA

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A cura della Redazione

Il 12 marzo nella città degli innamorati la quarta edizione della rassegna savonese su un tracciato intriso di storia e fascino

D

omenica 12 marzo torna la quarta edizione della Gran Fondo Alassio SIXS proposta dal GS Alpi nella località in provincia di Savona, una gara che lancia la stagione delle due ruote con un percorso unico di 105 km e un dislivello di 1991 metri. Alassio è considerata la “Città degli innamorati”, oltreché essere patria di sole, mare, divertimento e sport; innamorati di cosa non è lecito saperlo, ma siamo sicuri che le miriadi di pedalatori che nelle precedenti edizioni hanno scandito i chilometri sul lungomare e all’interno della Riviera di Ponente abbiano la risposta. La leggenda narra che ancora prima dell’anno Mille Adelasia, figlia dell’Imperatore Ottone I del Sacro Romano Impero, fosse innamorata di Aleramo, osteggiato dall’imperatore. I due fuggirono dalla Germania dopo essersi uniti in matrimonio e posero la loro dimora in Liguria alle falde del monte Tirasso. Dopo diversi anni Aleramo combatté in Italia contro i saraceni nell’esercito imperiale e Ottone I lo riabilitò. Nella località in cui Adelasia e Aleramo risiedevano fu fondata la città di Alaxia, ora

Alassio. Alassio è stata una delle località preferite da Ernest Hemingway e fu proprio sua l’idea, suggerita a Mario Berrino titolare del Caffé Roma, di abbellire il muretto davanti al locale con piastrelle che raccogliessero gli autografi dei VIP che frequentavano il caffè ed Alassio, tra i quali anche Fausto Coppi, Felice Gimondi, Gino Bartali, Mirko Celestino e Mario Cipollini. In seguito fu realizzata una scultura che raffigurava due innamorati dall’artista Eros Pellini e da lì partì anche l’idea di Miss Muretto, omonimo concorso di bellezza che si è tenuto fino a pochi anni fa. E proprio davanti al “Muretto” scatta la Gran Fondo Alassio Sixs, un motivo in più per esserci, magari in felice compagnia, trascorrendo un piacevole weekend assieme ai propri cari. I corridori si lasceranno alle spalle la partenza e, da Corso Dante Alighieri, la gara s’avvia in direzione Imperia pedalando sulla storica Via Aurelia, la SS1 che collega Roma alla Francia, quindi ecco le prime ascese, non certo da rapporti troppo agili, quelle di Capo Mele, Capo Cervo e Capo Berta, prima di abbandonare le terre savo-

nesi per entrare nella provincia di Imperia ed affrontare l’ascesa col punto più alto di giornata, fin sul Colle San Bartolomeo. Ovviamente la salita non si esaurisce qui. I saliscendi si alternano ad alcuni picchi, come quello che arranca verso Gazzo e quello finale che “benedirà” i più veloci all’arrivo al Santuario di Nostra Signora della Guardia. Una leggera sgambata di defaticamento, una decina di chilometri, porterà poi i concorrenti della Gran Fondo Alassio SIXS in città, dove sono predisposti tutti i servizi, con il pasta party ed il deposito delle bici custodito, una delle tante chicche dell’organizzazione il cui obbiettivo principe è la sicurezza dei concorrenti. Per questo strade chiuse totalmente per 45’ dal passaggio dei primi, con la Polizia Stradale a coordinare il servizio e tanti volontari a presidio degli incroci fino al passaggio dell’ultimo pedalatore. Le iscrizioni, che comprendono tutti i servizi ed il pacco gara, ammontano a 40 euro fino al giorno 8 marzo. Per gli indecisi ci sarà spazio sabato 11 e domenica 12 marzo in loco col sovrapprezzo di 10 euro.


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PROGRAMMA • VENERDI 07/04

Partenza da Aeroporto di Pisa - Galileo Galilei Arrivo Aeroporto - Charleroi Trasferimento con navetta in hotel Check in hotel e cena Pernottamento

• SABATO 08/04

Colazione in hotel Partenza per la Granfondo accompagnati dal Campione Andrea Tafi Percorso Corto 70 km Percorso Medio 140 km Arrivo dalla Granfondo ristoro al Velodromo di Roubaix nell’Area Vip Hospitality Pullman INBCI Top Challenge Cena in hotel

• DOMENICA 09/04

Colazione in hotel Assisteremo alla Gara dei Professionisti, vivendo le fasi salienti nei settori di pavè più belli della Parigi Roubaix, accompagnati dal Campione Andrea Tafi Pranzo libero Check out dall’hotel Trasferimento in Aeroporto Charleroi

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Chi è Riccardo Magrini Ex ciclista professionista, dirigente sportivo e commentatore per il ciclismo di Eurosport

L’OCCHIO DI MAGRINI

MAI COSÌ TANTI RIVALI PER SAGAN Caleb Ewan vincitore dell’ultima tappa all’Abu Dhabi tour - Photo by Bettiniphoto

A cura di Riccardo Magrini

Dall’Australia ad Abu Dhabi, ecco come i big del ciclismo mondiale hanno preparato le Classiche Monumento

È

ripartito il grande circo del ciclismo professionistico e, anche se dall’Australia ad Abu Dhabi le indicazioni, in questo primo scorcio di stagione, sono giocoforza un po’ frammentarie, qualche sensazione su quelli che potranno essere i grandi favoriti delle Classiche del Nord già ce l’abbiamo. Seguendo il calendario, il primo appuntamento è quello con la Milano Sanremo, per definizione la Classica Monumento tecnicamente più facile, soprattutto se paragonata ad un Fiandre o a una Roubaix, ma anche quella più difficile da interpretare perché è piena di incognite e, non a caso, spesso riserva vincitori a sorpresa. I favoriti? All’orizzonte non vedo nuovi pretendenti e dunque punterei su Fernando Gaviria, Mark Cavendish, Marcel Kittel e, soprattutto, Peter Sagan, il campione del mondo per il quale il grande pubblico del ciclismo, me compreso, stravede. Perché il fuoriclasse slovacco non è un attendista, non corre al risparmio, ma attacca, s’inventa strategie e può vincere in tanti

modi: partendo a 40 km dal traguardo così come portare fino all’ultimo chilometro un gruppetto di fuggitivi e bruciarli alle ultime tornate. Dopo tanti secondi posti, alla Kuurne-Bruzelles-Kuurne, Sagan ha dimostrato di non aver perso il vizio e dunque, per mille ragioni, va considerato uno dei più accreditati pretendenti per la Sanremo così come per tutte le grandi classiche del Nord. In ogni caso credo che, mai come quest’anno, ci siano così tanti rivali alla sua altezza. Mi pare che nel ciclismo mondiale ci sia un livellamento verso l’alto che, sulla carta, dovrebbe garantire una stagione spettacolare. E poi ci sono le sorprese. Farei un nome dopo l’ultima tappa di Abu Dhabi: Caleb Ewan. La volata regale mostrata sulla pista dell’autodromo di Mosail mi ha impressionato. In questo contesto speriamo che l’Italia non resti a guardare. A tal riguardo, ho visto pedalare molto bene all’Abu Dhabi Tour Niccolò Bonifazio, corridore dallo stile singolare che fatico a paragonare a qualcuno.

Da tener d’occhio anche Fabio Felline, che corre in una squadra costruita in modo magistrale (Trek Segafredo) e che ha lo spunto per regalare grandi soddisfazioni nelle classiche. E continuando con le classiche merita grande fiducia Matteo Trentin, che però corre nella Quick Step di Tom Boonen che, quest’anno, nella stagione dell’addio, proverà a vincere sia Fiandre che Roubaix; dunque non vorrei che il nostro Matteo fosse sacrificato, più del dovuto, al servizio di sua maestà Tom. E infine c’è Oscar Gatto, il nostro talento che, quando sente odore di classiche, diventa un corridore molto competitivo. In generale, in queste prime gare, ho notato con grande godimento un modo diverso di correre. Gare che, sulla carta, sembravano scontate hanno regalato spettacolo con atleti coraggiosi, che non hanno paura di partire da lontano e di far saltare il banco. Mi auguro sia la conseguenza di una nuova mentalità, più consacrata allo spettacolo dopo che, nelle stagioni passate, soprattutto in certe gare, ammettiamolo, ci siamo annoiati a morte.


UCI Gran Fondo World Series sono le Serie in cui i ciclisti dilettanti e masters possono qualificarsi per i Campionati del Mondo Gran Fondo UCI. Se finiscono nel primo 25% del loro gruppo di età, hanno diritto di correre per la maglia iridata UCI ambita per ogni gruppo di età. Le serie sono accessibili senza nessuna licenza. I Campionnati del mondo Gran Fondo UCI si svolgeranno a Albi in Francia dal 24-27 Agosto 2017.

IL CALENDARIO 2017

10-11 Set 2016 11 Set 2016 16 Dic 2016 3-5 Mar 2017 4 Mar 2017 24-26 Mar 2017 1-2 Apr 2017 21-23 Apr 2017 29-30 Apr 2017 20 Mag 2017 21 Mag 2017 26-28 Mag 2017 3-4 Giu 2017 3-4 Giu 2017 9-11 Giu 2017 15-17 Giu 2017 7-9 Lug 2017 8-9 Lug 2017 12-13 Ago 2017 24-27 Ago 2017

Poznan Bike Challenge Amy’s Granfondo Spinneys Dubai 92 Tour de Bintan Forrest Grape Ride Cyprus Granfondo B2B Cyclo Sportif Challenge Rhodes Gran Fondo Tour The Tour of Ayrshire Schleck Granfondo Cheaha Challenge Granfondo L’Albigeoise Tour of Cambridgeshire Tour de Campeche Maraton Franja Grey County Road Race La leggendaria Charly Gaul Niseko Classic Gran Fondo Denmark UCI Gran Fondo WCH

QUALIFICAZIONI PER 2018

9-10 Set 2017 10 Set 2017 30 Set - 1 Ott

Poznan Bike Challenge Amy’s Granfondo Tre Valli Varesine

Poznan, Polonia Lorne, Australia Dubai, EAU Bintan, Indonesia Marlborough, Nuova Zelanda Pafos, Cipro Bathurst, Australia Rhodes, Grecia Kilmarnock, Scozia Mondorf Les Bains, Lussemburgo Jacksonville, AL, Stati Uniti Albi, Francia Peterborough, Inghilterra Campeche, Messico Ljubljana, Slovenia Blue Mountain village, Canada Trento, Italia Niseko, Giappone Holbæk, Danimarca Albi, Francia

Poznan, Polonia Lorne, Australia Varese, Italia

www.ucigranfondoworldseries.com


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MONDO ACSI

SI APRE

IL SIPARIO A cura della Redazione

Dopo il ciclocross e la stagione delle mediofondo, riparte il calendario (mai così ricco) dell’ente di promozione più dinamico del Belpaese. Il ciak il 2 aprile con la Via del Sale

Granfondo Gavia e Mortirolo – Photo by PlayFull

L’

annata granfondistica del Campionato Nazionale ACSI è in rampa di lancio. Inizia così un calendario che propone una miriade di manifestazioni, sempre più numerose e scoppiettanti. L’ente di promozione sportiva sarà ancora una volta il più “attivo” d’Italia, con un record di sfide, affrontabili sempre a condizioni economiche iper-competitive, come nel caso della tessera giornaliera a 10 euro. L’inverno, intanto, ormai al crepuscolo, è stato “animato” dal ciclocross con l’esaltante Campionato Nazionale ACSI Ciclocross a San Cesario sul Panaro (MO), lungo un tracciato di 2800 metri ricavato da una ex cava e reso ancora più suggestivo dall’arrivo della neve, fra zone boscose ed ostacoli impervi allestiti dallo Spilla Team Dilettantistica, associazione nata con l’intento di formare nuovi sportivi e metterli alla prova attraverso le sfide organizzate assieme ad ACSI

Ciclismo. Dal ciclocross si è entrati nel vivo della stagione granfondo-mediofondo. La partenza del Campionato Nazionale ha concesso gare palpitanti all’insegna dello sport e dello stare assieme, iniziando a sgranchire le gambe dopo aver passato i mesi invernali con la bicicletta in soffitta. Ma sin dal 2 aprile si inizia a far sul serio con una delle prove più allettanti dell’anno, con la Granfondo Via del Sale intenta a celebrare la 21ª edizione. Qualche giorno più tardi sarà il turno di un’altra manifestazione che da molti anni dà il proprio contributo alle strade d’Italia: la diciannovesima edizione della Granfondo Città di Riccione del 9 aprile, la quale propone due itinerari altamente spettacolari: un corto di 98 km e 1539 metri di dislivello ed un lungo di 137 km e 2083 metri di dislivello, a dipanarsi fra tra Romagna, Marche e la Repubblica di San Marino. Partenza in piazzale San Martino ed arrivo in Via Empoli, nel frammezzo una serie di tap-

pe suggestive che faranno ‘lievitare’ i competitors attenuando la sensazione di stanchezza che inevitabilmente si farà sentire. A Gradara, primo borgo caratteristico sulla strada degli arditi del pedale, i concorrenti percorreranno un piacevole paesaggio collinare conosciuto soprattutto per la storica Rocca malatestiana, magnifico esempio di architettura medievale. I due tracciati proseguiranno congiuntamente, mentre ai concorrenti del lungo verrà concesso l’onore del passaggio a Montecchio e a Macerata Feltria, con quest’ultimo a far parte de “I borghi più belli d’Italia”. I protagonisti del corto si rifaranno con Saludecio, piccolo centro il cui nome deriva dall’imperatore romano Decio (201-251), prima di ricongiungersi affrontando assieme l’erta cronometrata di 2.7 km di Sassofeltrio e poi Montegrimano Terme, con Montegiardino e, a seguire, Coriano a metà fra entroterra e costa incaricato di fare da preludio agli ultimi chilometri del percorso.


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Granfondo 3 Epic Road - Photo by nicolabombassei.com

Colnago Cycling Festival

Il 30 aprile Vicenza, la “Città Europea dello Sport 2017”, torna protagonista con la Granfondo Liotto, un’altra diciannovesima edizione lungo due spettacolari percorsi, un mediofondo di 95 km e 1400 metri di dislivello ed un granfondo di 130 km e 2300 metri di dislivello, alla scoperta delle costruzioni di stampo palladiano che danno maestosità e fascino alla città di Vicenza e alle zone limitrofe. Itinerari di gara arditi ma fattibili anche per i meno esigenti o i semplici appassionati che desiderano unirsi all’interminabile carovana di atleti: il messaggio del team Liotto è lo stesso di ACSI Ciclismo: invitare chiunque a partecipare alla gara, dagli agonisti più sfrenati, ai giovani atleti sino agli ‘apprendisti’ delle due ruote. Annata di grandi anniversari e festeggiamenti per ACSI Ciclismo, come la 20ª Vernaccia del 7 maggio. Il 14 maggio invece ACSI farà addirittura poker, con il 5° Colnago Cycling Festival di Desenzano del Garda

(BS), la 3ª Granfondo di Novara, la 3ª Granfondo degli Squali (RN) e la 9ª Granfondo Valle dell’Alcantara di Giardini Naxos (ME), prima di arrivare a giugno e competere sulle cime dolomitiche della 2ª Granfondo 3 Epic Cycling del 3 giugno ad Auronzo di Cadore (BL), ed il 4 giugno a Predazzo (TN) con l’11ª Marcialonga Cycling Craft quando, a primavera inoltrata, il comitato organizzatore della Marcialonga fornirà battaglie sportive di altissimo livello. Anche in questo caso in programma due percorsi di 80 e 135 km, con l’aggiunta di una gara a scatto fisso che si disputerà venerdì 2 giugno, una competizione unica nel suo genere che prevede un tracciato corto ma assai tecnico di 980 metri fra i vicoletti del comune trentino di Predazzo, contest valevole anch’esso per il Campionato Nazionale ACSI. La conformazione del territorio dolomitico non poteva non portare la Marcialonga ad avvicinarsi al ciclismo, per questo, più di dieci anni fa, nacque fra le erte più volte protagoniste del Giro d’Italia la Marcialonga Cycling Craft, affrontando salite epiche e veloci saliscendi, zone di conquista per i pedalatori di tutto il mondo.

Giugno “maestoso” dunque con un universo di sfide, che porteranno i pedalatori di ACSI ad affrontare i Passi tra i più suggestivi dell’intero calendario di gara, grazie alla 13ª Granfondo Gavia & Mortirolo ad Aprica (SO) del GS Alpi, zone che hanno contribuito forse più di ogni altro luogo all’epopea gloriosa del ciclismo in generale e del Giro d’Italia in particolare. Il Mortirolo non è una salita ma un’opera d’arte che esalta gli sportivi più arditi, mentre l’ascesa del Gavia è classificabile come una salita alpina lunga, dall’importante dislivello e dall’elevata quota altimetrica. I cicloamatori potranno così disimpegnarsi in tre percorsi unici, un granfondo di 175 km che farà affrontare i Passi Gavia, Mortirolo e Santa Cristina con un dislivello complessivo di 4500 metri, un mediofondo lungo 155 km con Gavia e Mortirolo e un dislivello di 3600 metri, ed una prova fondo per i meno preparati di 85 km con un dislivello di 1850 metri e Mortirolo e Santa Cristina protagonisti. E poi via con gli ultimi prestigiosi confronti per i “duellanti” della stagione del Campionato Nazionale ACSI, un ente di promozione sportiva che - lo dicono i numeri - non ha eguali in Italia.


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GREEN FONDO-PAOLO BETTINI-LA GEOTERMIA

POMARANCE SPEGNE VENTI CANDELINE Photo by Playfull

A cura della Redazione

Il 9 marzo l’arrivo di tappa della Tirreno-Adriatico, un mese dopo lo spettacolo dei granfondisti. Così la località pisana si conferma “capitale” delle due ruote

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omarance continua a pedalare veloce. L’appuntamento clou è fissato per domenica 9 aprile con la Green Fondo-Paolo Bettini-La Geotermia, ormai una classica di primavera che quest’anno raggiunge il prestigioso traguardo del 20° anniversario. Una ricorrenza importante, che lo staff organizzatore del Velo Etruria vuole celebrare nel migliore dei modi. E per

festeggiare con tutti i partecipanti della green fondo del Velo Etruria Pomarance, il comitato organizzatore ha stretto un accordo con Stefano De Lellis, stilista di alta moda che veste tra le altre Laura Pausini, Simona Ventura ecc. e l’azienda SPORTFUL, da sempre vicina agli organizzatori della manifestazione pomarancina. Da questa collaborazione è nata la maglia celebrativa della 20ª edizione, in body fit

pro della quale verranno omaggiati i primi 500 iscritti alla green Fondo Paolo BettiniLa Geotermia. DUE EVENTI DA NON PERDERE! Ma i festeggiamenti inizieranno già giovedì 9 marzo con l’arrivo della 2ª tappa della Tirreno Adriatico, Camaiore-Pomarance di 228 km. Un mese esatto dopo, il 9 aprile, toccherà ad amatori e cicloturisti misurarsi sulle colline “mangia e bevi” della


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Geotermia. La seconda parte della tappa della Tirreno interessa lo stesso percorso toccato poi dalla Green Fondo, gli appassionati potranno così testarsi sulle stesse strade dei professionisti, compresa la temibile ascesa finale che conduce verso il traguardo di Pomarance, che comprende anche il Muro del Cerretemberg, un strappo di circa 300 metri, duro, cattivo da non sottovalutare con pendenze massime del 12-15%. Su questo terreno ne vedremo delle belle. Il Cerretemberg - come tradizione impone - lascerà il segno nelle gambe e sia per i professionisti che per i granfondisti potrà diventare il capolinea di tutti i sogni così come il trampolino di lancio verso la gloria. “Siamo orgogliosi - dice Maurizio Maggi, presidente del Velo Etruria Pomarance questa località continua a confermarsi come meta del grande ciclismo. Nel 2015 abbiamo avuto il passaggio del Giro d’Italia, nel 2016 l’arrivo di tappa della TirrenoAdraitico e quest’anno subito di nuovo la corsa ‘dei due mari’ che torna a fare visita con un altro arrivo che si preannuncia entusiasmante. Sullo sfondo la nostra Green

La maglia – gadget inserita nel pacco gara

Fondo che cresce anno dopo anno e che Velo Etruria Pomarance, grazie alla fattiva collaborazione di amministrazioni locali, esercenti della zona e privati, attraverso una cordata senza precedenti, riesce ad ottenere il massimo da questi grandi eventi delle due ruote che coinvolgono grandi professionisti ma anche semplici appassionati. Un ringraziamento speciale va fatto al due volte campione del mondo e oro olimpico Paolo Bettini, nostro amico e testimonial che si fa in quattro per questa che è anche la sua corsa”, conclude il presidente Maggi. Confermati tutti i servizi degli scorsi anni, M

M

diventati ormai un appuntamento irrinunciabile a partire dal pasta party a base di sugo di cinghiale, come la partnership con i Giro del Granducato di Toscana (http:// www.girodelgranducato.com/) il più longevo d’Italia, del quale la Green Fondo Paolo Bettini-La Geotermia quest’anno è la terza prova in calendario delle nove in calendario. ISCRIZIONI Si ricorda che le iscrizioni per Green Fondo Paolo Bettini-La Geotermia sono aperte: basta consultare il sito ufficiale www.greenfondopaolobettini.com


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GRANFONDO DEI LAGHI PISSEI

CAMPAGNANO CAPUT MUNDI A cura della Redazione

Lo storico borgo romano ospita il 12 marzo una delle rassegne più suggestive per gli amanti del pedale. Il sindaco Fiorelli: “Tanti motivi per venirci a trovare”. E per tutti i partecipanti la splendida maglia celebrativa griffata “Pissei” Lago di Bolsena

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o slogan era accattivante: “Ragiona d’istinto, iscriviti alla Granfondo dei Laghi Pissei”. Ma, al di là dello spot, l’appello aveva un senso logico importante: infatti, ai primi 500 ciclisti iscritti all’evento che domenica 12 marzo prenderà il via dal prestigio circuito automobilistico Piero Taruffi, è stata consegnata la splendida maglia celebrativa realizzata dall’azienda di abbigliamento sportivo pistoiese Pissei, title sponsor della manifestazione. Un gadget molto accattivante nella sua veste grafica arancio fluo, che permette al ciclista che indossa il capo durante l’uscita di essere ben visibile ai conducenti degli altri mezzi in transito. Inoltre, nelle tasche posteriori è stampato il logo “Rispetta il ciclista”, simbolo della campagna di sensibilizzazione in difesa del ciclista e l’indicazione di tenere almeno un metro e mezzo di distanza dal ciclista che viene sorpassato. In attesa dell’evento abbiamo incontrato Fulvio Fiorelli, sindaco della cittadina dal giugno 2016 e convinto sostenitore della Granfondo dei Laghi Pissei che ci ha presentato storia, costume e tradizioni del comune che ospiterà la manifestazione: “Sport e turismo rappresentano due vettori essenziali per la promozione del territorio. I grandi eventi e le manifestazioni, del resto, esercitano una grande forza d’attrazione sul territorio ed offrono visibilità anche a località che potrebbero rimanere periferiche rispetto ai grandi flussi turistici, soprattutto se sorgono a breve distanza da una capitale come Roma. La Granfondo dei Laghi Pissei porterà nel nostro comune – continua il primo cittadino di Campagnano – nume-

rosi appassionati di ciclismo provenienti da Campania, Toscana e altre regioni limitrofe alla nostra che magari sfrutteranno anche l’occasione di visitare Roma, che dista soltanto trenta chilometri, ma vivranno uno o più giorni nel nostro comune e pedaleranno lungo il nostro magnifico territorio e la Tuscia Romana”. Che cosa offre Campagnano di Roma ai ciclisti e familiari che parteciperanno alla manifestazione? “Campagnano è uno dei comuni italiani attraversato dalla Via Francigena, tratto caratterizzato dal tipico paesaggio delle campagne romane: le dolci colline, larghe valli e i campi coltivati. Ha un delizioso centro storico che custodisce una storia secolare. Inoltre, ospita l’autodromo Piero Taruffi di Vallelunga con il moderno centro congressi e il circuito molto tecnico apprezzato dai top driver delle due e quattro ruote. Nel nostro comune sono state rinvenute anche molte tombe etrusche e recentemente una catacomba che dovrebbe contenere oltre mille tumuli dimostra l’importanza storica di questo territorio alle porte di Roma. Il Museo Civico espone reperti archeologici (statue, vasellame e ceramiche da tavola) di epoca romana (I-V secolo d.C.) rinvenuti presso la stazione di posta sita sulla via Cassia all’altezza del km 31. Presente anche una vetrina etrusca, chiamata ‘La tomba del guerriero’, costituita dal corredo di guerriero etrusco (VII sec. a.C). Da non perdere il Santuario Madonna del Sorbo, porta santa del Giubileo straordinario della Misericordia e la biblioteca storica. Per quel che riguarda la gastronomia il terri-

torio è ricco di apprezzati locali che propongono la cucina tipica locale e, soprattutto, le rinomate eccellenze di questa terra”. Quali sono gli appuntamenti che animano questo comune e ne raccontano storie, costumi e tradizioni? “Per quanto concerne l’eno-gastronomia Campagnano offre ai suoi visitatori la possibilità di mangiare e soggiornare in posti stupendi. All’interno del centro storico sono presenti ristoranti di ottimo livello: Ristorante “Da Righetto”, Osteria “Iotto”, Ristorante “Nun me ricordo”. Fuoriporta sono presenti i ristoranti: “Da Benigni” e “La Giara”. Nei dintorni Ristorante “Il Postiglione”, Ristorante “Il Baccanale”, Pizzeria “Il gusto dei Frati”. Come ospitalità si può soggiornare: Albergo “da Righetto”, Albergo “da Benigni”, Motel “il Postiglione”, Park Hotel Vallelunga. Campagnano inoltre si caratterizza per una serie di manifestazioni”. Quelle da non perdere? “Nel mese di gennaio si tiene la “Festa di S. Antonio Abate” con benedizione di mezzi e di animali, la sfilata dei cavalieri locali, lo ‘Scocciapilacce’ e la gara equestre della Stella. A fine aprile “Il Baccanale” con corteo storico delle contrade campagnanesi e la sagra del Carciofo Campagnanese e del vino Baccanale. Da giugno a metà settembre c’è “Estate Campagnanese” tutti i venerdì e sabato sera si può mangiare e bere lungo il corso cittadino allietati da complessi musicali. Infine, il 28, 29 e 30 agosto celebriamo la festa dei santi patroni S. Giovanni e S. Celestino con varie manifestazioni artistiche e i tradizionali fuochi pirotecnici”.



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GRANFONDO INTERNAZIONALE LAIGUEGLIA ALÈ

POZZETTO,

BUONA LA PRIMA A cura della Redazione

All’alfiere della Cannondale Gobbi Fsa la gara d’apertura della stagione. Tra le donne subito l’acuto di Barbara Lancioni La partenza della 18.a GranFondo Internazionale Laigueglia Alè - Photo by Newspower.it

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n clima primaverile ha salutato i 2700 iscritti della Granfondo Internazionale Laigueglia Alè, la gara che - per tradizione ormai consolidata - apre ufficialmente il calendario granfondistico nazionale. Su un tracciato da 114 chilometri e 1.962 metri di dislivello è andata in scena la rassegna curata splendidamente dal GS Alpi di Vittorio Mevio che, ancora una volta, ha proposto una manifestazione di altissimo livello organizzativo. Vincitore indomito di questa gara tra mari e monti è stato il friulano Federico Pozzetto del team Cannondale Gobbi FSA, primo per un soffio davanti a Tommaso Elettrico dell’ASD Team CPS Cycling. A chiudere il terzetto del podio il milanese Paolo Castelnovo dell’ASD Team MP Filtri. Che la granfondo di Laigueglia riservasse parecchie emozioni lo si era del resto già capito ancor prima della partenza: dalle ore 8 alle 9 e mezza della mattina, tra le case multicolori del borgo di Laigueglia, sono infatti sfilate le sgargianti livree delle più blasonate società di ciclismo amatoriale. I primi chilometri della Granfondo si sono corsi sul lungomare tra Laigueglia e Ceriale, sulle coste frastagliate che separano quelle magnifiche gemme liguri che sono Alassio, Albenga e Ceriale. Salite di certo impegnative, ma tuttavia pedalabili, ovvero perfette per una tra le prime granfondo dell’anno. Fino alla salita di Paravenna la testa della corsa è stata

saldamente nelle mani di un terzetto composto da Luca Celli, Enrico Rossi e Mattia Fraternali: la loro fuga era sembrata dapprima quasi inarrestabile, con un distacco sul gruppone che era arrivato fino ai 2 minuti. Ma si sa, nel ciclismo e soprattutto nelle granfondo non si può mai dire mai. Da Paravenna in poi, quindi, non c’è stata più storia: la parte finale della Granfondo è infatti stata una gara a tre tra Pozzetto, Elettrico e Castelnovo: “Siamo fuggiti in tre - ha spiegato il milanese Castelnovo - e siamo arrivati insieme fino all’ultima salita, poi ho mollato la testa, perché stavo soffrendo troppo di schiena”. Con l’abbandono di Castelnovo la sfida dei primi due non si è fatta di certo più soft, anzi, con il ‘principe delle granfondo’ Elettrico impegnato a dettare il passo sulla salita di Colla Micheri, ultimi ripidi chilometri prima del traguardo. “Eravamo quelli più in forma - ha commentato il materano Elettrico - e siamo arrivati sul finale a giocarcela”. L’impeto dell’esperto meridionale non ha però mollato Pozzetto, che è stato in grado di forzare il passo e quindi di tagliare furiosamente il traguardo per primo, con un solo secondo di distacco su Elettrico. L’atleta friulano si è detto contento di aver controllato bene la fuga e di aver chiuso con un tempo finale di tre ore, quattro minuti e dodici secondi: “Ho patito un po’ perché Elettrico aveva un bel passo, ma poi ce la siamo giocata in volata”. Meno movimenta-

ta la gara al femminile, diventata subito un duello fra Barbara Lancioni ed Erica Magnaldi. Marchigiana e soprannominata ‘mamma voltante’ la prima, piemontese e giovanissima la seconda, le due hanno mantenuto un passo forsennato. Insieme alla Magnaldi fino all’ultima ascesa di Colla Micheri, la Lancioni è riuscita a prevalere alzandosi sui pedali lungo i tornanti della salita finale. Terza, con un distacco di oltre 18 minuti, Barbara Genga. La Granfondo ligure, oltre ad essere la gara d’apertura del Gran Trofeo GS Alpi 2017, è inserita anche in altri 5 tra i più allettanti circuiti amatoriali d’Italia, quali Prestigio, Shimano Challenge, InBici Top Challenge, Gran Premio Costa Ligure e Dalzero. CLASSIFICA MASCHILE 1 Pozzetto Federico Cannondale Gobbi Fsa 03:04:12; 2 Elettrico Tommaso Asd Team Cps Cycling 03:04:13; 3 Castelnovo Paolo Asd Team Mp Filtri 03:04:35; 4 Barchi Christian Cannondale Gobbi Fsa 03:06:43; 5 Kivishev Eduard Velo Club Maggi 1906 Asd 03:06:43. CLASSIFICA FEMMINILE 1 Lancioni Barbara Mg.K Vis-Somec-Lgl 03:15:31; 2 Magnaldi Erica Team De Rosa Santini 03:15:47; 3 Genga Barbara Team Fausto Coppi Fermignano 03:34:15; 4 Cappiello Olga Team De Rosa Santini 03:35:45; 5 Bertoncini Claudia Velo Club Maggi 1906 A.S.D. 03:36:40.



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MARCIALONGA CYCLING CRAFT

LÀ DOVE OSANO I GRIMPEUR Il gruppo di atleti sulle prime rampe della Marcialonga Cycling Craft - Photo by Newspower.it

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a Marcialonga, una fra le ski-marathon più amate del mondo, passa agli archivi con un bagno di folla che ha coinvolto oltre 7500 fondisti. Ma celebrato l’ennesimo successo, per il comitato organizzatore guidato da Angelo Corradini e Gloria Trettel è già ora di pensare al prossimo appuntamento, la Marcialonga Cycling Craft di scena il 4 giugno prossimo in Trentino. Le Valli di Fiemme e Fassa saranno nuovamente protagoniste di uno degli eventi sportivi “made in Marcialonga”, una sfida ciclistica che ne esalterà la bellezza, sconfinando anche nei territori limitrofi. Il comitato della Marcialonga, del resto, abbina alla propria competenza sfide di altissimo livello in luoghi che non hanno bisogno di presentazioni e che enfatizzano le abilità tecniche dei competitors, pronti a sfilare verso la finish-line di tutte le gare di casa Marcialonga, portando così a compimento anche la Combinata Punto3 Craft, la speciale classifica che somma i tempi ottenuti

dagli atleti in Skiing, Cycling e Running settembrina. Le quote di partenza per competere in uno dei due percorsi dell’11ª Marcialonga Cycling Craft è di 35 euro (quota da versare entro il 2 maggio) e, come al solito, si potrà scegliere fra i 135 km dell’itinerario granfondo e gli 80 km del tracciato mediofondo. La novità assoluta di quest’anno sarà la gara a scatto fisso, una prova che si svolgerà venerdì 2 giugno, due giorni prima della Marcialonga Cycling Craft. Si tratta di una competizione quasi unica nel suo genere che prevede un tracciato corto ma assai tecnico fra i vicoletti del comune trentino di Predazzo. Il percorso sarà di circa 980 metri, valevole per il Campionato Nazionale ACSI, l’ente di promozione sportiva con più manifestazioni ciclistiche d’Italia, cui la Marcialonga Cycling Craft si è affiliata dal 2016. La conformazione del territorio dolomitico non poteva non portare la Marcialonga ad avvicinarsi al ciclismo. Per questo, più di dieci anni fa, nacque fra i rilievi montuosi

più volte protagonisti del Giro d’Italia la Marcialonga Cycling Craft, affrontando salite epiche e veloci saliscendi, zone di conquista per i pedalatori di tutto il mondo. Dal 2007 i cicloamatori si emozionano e sfilano sorretti dal pubblico locale che, come il comitato organizzatore, aspetta e ‘coccola’ i propri atleti con calore ed entusiasmo, poiché l’agonismo è pane per i denti dei valligiani di Fiemme e Fassa, ed in queste zone sia il campione che il neofita si esprimono al meglio. La Marcialonga può senza dubbio essere considerata un patrimonio importante per il Trentino e per le Valli di Fiemme e Fassa, valli che la manifestazione ha metaforicamente unito nel nome dello sport ed ha fatto crescere dal punto di vista turistico, economico e culturale. La Cycling Craft è un’aspirazione anche per i cicloamatori dello Stivale che pedalano “in squadra”, tant’è che il comitato organizzatore ha dedicato loro un’iniziativa particolare, utilizzando lo slogan: “Ritrovarsi insieme è un inizio, allenarsi insieme è un


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www.granfondoworldtour.com A cura della Redazione

Il 4 giugno nelle Valli di Fiemme e Fassa si rinnova il rito con la gara ciclistica più spettacolare delle Dolomiti

progresso, riuscire a gareggiare insieme in una squadra è un successo”. Un contest dedicato ai Team, a confronto nella sfida per aggiudicarsi il titolo di miglior squadra 2017. Ogni squadra può essere composta da un minimo di cinque ad un massimo di sette componenti, tra i quali almeno una donna, tutti iscritti alla 11ª Marcialonga Cycling Craft. Non è necessario far parte della stessa società ciclistica, ma almeno cinque di essi devono portare a termine la gara. I concorrenti potranno scegliere quale percorso affrontare e non dovranno dichiarare precedentemente la lunghezza, ma almeno un componente dovrà cimentarsi con il percorso granfondo, almeno un componente con il tracciato mediofondo ed almeno una donna dovrà mettersi alla prova con l’itinerario mediofondo. Il tempo totale verrà calcolato sommando il miglior tempo assoluto del percorso lungo con il miglior tempo della concorrente donna nel medio ed il peggior tempo assoluto nel percorso medio. Verranno così

premiate le prime tre squadre il cui tempo totale sarà minore. Il primo team riceverà in dono una partecipazione gratuita alla dodicesima edizione con partenza dalla prima griglia, alla seconda un’iscrizione gratuita ed un avanzamento in griglia per ogni componente della dodicesima Marcialonga Cycling Craft, mentre alla terza squadra classificata un avanzamento in griglia per ogni componente. Per partecipare basterà formare la propria squadra iscrivendosi gratuitamente al contest compilando l’apposito modulo ed inviandolo via email a info@marcialonga.it o via fax allo 0462.501120 entro e non oltre martedì 30 maggio 2017. “Grandi”, squadre, appassionati dei percorsi lunghi e chi dei veloci, gare a scatto fisso, l’undicesima Marcialonga Cycling Craft offre a tutti un evento, mancavano solamente i più giovani. Ed ai più piccoli verrà infatti riservata la Minicycling valevole per il circuito Minibike di Fiemme e Fassa, gara questa volta in mountain bike dedicata ai

concorrenti fino a 16 anni. I giovani verranno suddivisi nelle seguenti categorie: “Topolini” senza classifica fino ai sei anni, “Pulcini” dai 7 agli 8 anni, “Baby” dai 9 ai 10, “Cuccioli” dagli 11 ai 12, “Esordienti” dai 13 ai 14 ed “Allievi” per i più grandicelli, dai 15 ai 16 anni. Il percorso si effettuerà lungo una gimkana di 850 metri tra le vie del centro storico di Predazzo, ancora una volta protagonista dopo la gara a scatto fisso, da percorrere più volte in base alla categoria. I “Topolini” si cimenteranno lungo un giro corto, i “Pulcini” in due, i “Baby” in tre, i “Cuccioli” in cinque, gli “Esordienti” in otto e gli “Allievi” in dieci, con ristoro finale e premiazioni al termine delle competizioni in Piazza SS. Filippo e Giacomo. La Marcialonga è solita abbinare alle “portate principali” del main event iniziative di contorno per tutti i gusti, anche per gli accompagnatori, poiché le gare in Fiemme e Fassa sono ben più di una semplice manifestazione sportiva, bensì un vortice di emozioni, dedicate a tutti e alla portata di tutti.


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DORELAN

L’IMPORTANZA DEL MATERASSO NEL PROCESSO DI RECUPERO DI UN ATLETA

Davide Cassani CT della nazionale Italiana di ciclismo- Photo by Bettiniphoto

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ome ben sappiamo noi ciclisti, i “cicli” sono importanti: su di loro si basano tutte le nostre funzioni vitali, l’alimentazione, il sonno, l’allenamento, il metabolismo. Se un ciclo si intoppa, la “ruota” si ferma e in questi casi sappiamo cosa accade: perdiamo l’equilibrio. Eppure, mentre siamo sempre molto attenti, ad esempio, all’alimentazione, tendiamo a sottovalutare l’importanza di dormire bene. Ma non è un dettaglio da poco: il modo in cui dormiamo influenza la nostra “resa” in stato di veglia, e viceversa. E le conseguenze non saranno solo delle antiestetiche occhiaie. La carenza di sonno – o la cattiva qualità del medesimo – condiziona la nostra capacità di prestazione sportiva. Per fortuna vale anche il discorso contrario: dormendo bene possiamo non solo evitare i cali di prestazione, ma addirittura migliorare. Il buon sonno diventa così un asso nella manica. Basta riflettere su ciò che accade

di notte a livello neuro-metabolico. Nella fase di sonno profondo raggiungiamo il picco di produzione degli ormoni della crescita (il livello di GH), avviene la sintesi proteica, che permette di ricostruire i muscoli e quindi la massa magra, si reintegrano i sali minerali e i dischi vertebrali. Anche il cervello lavora: memorizziamo processi mentali e fisici imparati durante il giorno. Dormendo nel miglior modo possibile recuperiamo le energie necessarie per allenarci e gareggiare al massimo delle nostre potenzialità. Un “sistema letto” su misura - materasso, guanciale e rete – permette di aumentare la soglia di fatica neuromuscolare, ovvero ridurre la difficoltà da parte del nostro organismo di compiere un lavoro volontario nel tempo. Così si riduce il rischio di infortuni, perché il nostro corpo sopporta meglio gli stress fisici e i tempi di recupero fisico e mentale diventano più brevi. Ne è convinto un uomo che non avrebbe

bisogno di presentazioni – ma le faremo comunque: Davide Cassani. L’attuale CT della nazionale ciclismo ha un curriculum sportivo notevole, con due tappe del Giro d’Italia vinte, la partecipazione a 9 Tour de France – anche indossando la maglia a pois degli scalatori d’élite – e ad altrettanti campionati del mondo. Per non parlare della sua carriera di commentatore televisivo RAI. Davide Cassani, grazie alla sua profonda esperienza e a una disponibilità inusuale al confronto rappresenta per tanti ciclisti - di ogni livello - una fonte preziosa di consigli e suggerimenti. Un ruolo che assume volentieri, essendo animato da una vera passione. «Il sonno – spiega Cassani - è veramente un aspetto fondamentale per tutti, in generale. Per noi sportivi, poi, è determinante: abbiamo modo di verificare immediatamente l’impatto negativo di un cattivo riposo


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La linea di molle Twin System rappresenta l’eccellenza dell’innovazione dei brevetti Dorelan in ambito di tecnologie applicate al riposo

sulla prestazione. Ogni giorno un atleta si allena 4, 5, anche 6 ore, e deve necessariamente permettere a corpo e mente di recuperare nelle ore notturne. Dormendo bene potremo allenarci anche di più, e farlo in modo più performante ed efficace. Per questo non raccomanderò mai abbastanza una corretta igiene del sonno: io per primo se non sono abbastanza riposato non riesco a stare bene». Il CT azzurro racconta poi il suo “incontro” con Twin System Bordato, materasso di punta di Dorelan, leader nel settore del sonno. L’azienda ha ideato e brevettato dei supporti e dei materiali esclusivi, capaci di migliorare sensibilmente la qualità del riposo, e di conseguenza la possibilità di esprimere al meglio le proprie potenzialità atletiche. La “recensione” di Davide Cassani è assolutamente positiva: «Fin da subito ho percepito una sensazione di benessere, una piacevolezza particolare dovuta alle sue caratteristiche. Una sensazione con-

fermata al risveglio. Per lavoro mi sposto sempre molto, da un hotel all’altro, e sono abituato a cambiare letto di frequente: sono diventato un esperto, a modo mio. Questo materasso mi mette veramente a mio agio, mi lascia completamente riposato». Come mai questo materasso si rivela tanto utile per chi pratica sport, in termini di recupero? Per migliorare la qualità del riposo occorre ridurre i fattori di “disturbo” che provocano frequenti risvegli e riducono le ore di sonno profondo. L’ergonomia e la qualità di un materasso quindi rivestono un’importanza strategica. Osservando da vicino Twin System Bordato si può comprendere meglio come sia stato progettato per offrire un’esperienza di sonno ottimale. Il materasso nasce dall’unione delle tecnologie Twin System® e Myform®, è alto 27 cm e custodisce al suo interno ben 2000 molle indipendenti, ognuna delle quali è costituita da un solo filo d’accia-

io che crea due spirali concentriche, una interna all’altra e di altezze diverse. Un “trucco” grazie al quale il materasso è in grado di offrire un valido sostegno ed un comfort a 7 zone differenziate, più deciso oppure più accogliente, per ogni zona del corpo. Il molleggio interno è racchiuso nel Box System: un morbido strato in Myform Extension, materiale nobile che esalta la morbidezza del materasso. Completa il quadro la fodera che grazie alla tradizionale cucitura “bordata”, offre una perfetta risposta elastica ad movimento. Una fascia laterale in tessuto tridimensionale migliora e favorisce l’aerazione per una costante traspirazione del materasso. Tutte queste caratteristiche riunite in un solo prodotto rendono Twin System Bordato un punto di riferimento per gli sportivi: Il materasso diventa uno strumento fondamentale per riposare bene, e quindi allenarsi al meglio e migliorare le performance.



Vuelta a San Juan 2017 - Photo by Bettiniphoto


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GRANFONDO VERNACCIA CITTÀ DI COLLE DI VAL D’ELSA

PEDALANDO TRA OLIVI E VIGNETI

Silver lazzari vincitore del percorso medio dell’edizione 2016

A cura della Redazione

Domenica 7 maggio nella “Città del Cristallo” torna la grande classica senese. In programma due percorsi agonistici e uno cicloturistico. Un tris come prologo: cronoscalata, minigranfondo e randonnée

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omenica 7 maggio Colle di Val d’Elsa (www.comune.collevaldelsa.it), l’incantevole “Città del Cristallo”, ospiterà la 21ª edizione della Granfondo Vernaccia - Città di Colle di Val d’Elsa presentata ufficialmente lo scorso 24 febbraio. Tre i percorsi a disposizione degli appassionati del pedale disegnati dal Gruppo Ciclistico Amatori San Gimignano: quello di 162 chilometri (con poco meno di 2000 metri di dislivello) e quello di 115 chilometri (circa 1200 metri di dislivello), entrambi agonistici, e poi il corto cicloturistico di 70 chilometri (1000 metri di dislivello) ideato per chi, senza alcuna velleità agonistica, vuole semplicemente visitare la campagna senese sui pedali di una bicicletta. I tracciati agonistici si presentano un po’ più corti e “addolciti” rispetto alla passata edizione. Ma la salita simbolo sarà ancora una volta quella che -

passando per Cedda, Gaggiano e Pestello porterà a Castellina in Chianti. Si tratta di un’ascesa di una ventina di chilometri che nel primo tratto (circa un chilometro) presenta una pendenza media del sei per cento, mentre il resto è assai più pedalabile. Una salita molto conosciuta sia nel Senese che nel resto della Toscana per gli splendidi scorci panoramici che offre e perché darà la possibilità di attraversare suggestivi boschi, vigne e oliveti. Al suo culmine si potrà ammirare la Val d’Elsa in tutto il suo splendore. Per chi, al contrario, è più interessato alla classifica che al panorama, sarà quello uno degli snodi cruciali che deciderà le gerarchie della competizione. L’evento che, da sempre, coniuga ciclismo e vacanza sarà preceduto da un prologo, in programma venerdì 5 maggio, quando andrà in scena una cronoscalata di circa un chilometro che, partendo dalla zona mo-

derna di Colle di Val d’Elsa, giungerà a Porta Nuova, nella città vecchia. Una sfida che mette in palio un premio importante: i primi 25 classificati entreranno, infatti, di diritto nella griglia vip. Sabato 6 maggio protagonisti saranno come sempre i bambini dai sei ai dieci anni grazie alla “Minigranfondo Vernaccia”, che si svolgerà in piazza Arnolfo di Cambio. Al termine ricca merenda e omaggio-ricordo per tutti i piccoli ciclisti. Riconfermata, poi, la randonnée di domenica, che partirà prima della granfondo. Iscrizioni: (www.granfondodellavernaccia.it/iscrizioni.php): 40 euro fino al 4 maggio. Invece dal 5 maggio e fino alle ore 18 del 6 maggio ci si potrà iscrivere al costo di 50 euro. Ulteriori dettagli sul sito dell’evento (www.granfondodellavernaccia.it)



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“CICLO&VENTO” 2017

IL FUTURO IN VETRINA A cura della Redazione

Nel weekend della Nove Colli (19 e 20 maggio) si rinnova a Cesenatico l’appuntamento con la più grande fiera del ciclo “en plein air”. Oltre cento espositori per 30mila visitatori previsti. In mostra tutte le novità internazionali del pedale

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iete appassionati di ciclismo? Allora segnatevi queste date: 19 e 20 maggio 2017. Come ben sanno tutti i ciclo-amatori è il weekend consacrato alla Nove Colli e dunque, a corollario della più importante gran fondo d’Europa, torna a Cesenatico anche la fiera “Ciclo&Vento” che quest’anno celebra la sua 22ª edizione. Subito le cifre per spiegare le dimensioni dell’evento: due giorni di fiera, oltre cento aziende espositrici, dodici nazioni rappresentate ed oltre 30mila visitatori. Anche nel 2017, dunque, il mondo del ciclismo si mette in vetrina con tutti i migliori prodotti e ritrovati tecnici applicati alle corse ed al settore delle due ruote a pedali, un’occasione irripetibile per assistere in anteprima alla presentazione di alcuni tra i più prestigiosi marchi a livello internazionale. Giunta alla 22ª edizione, la manifestazione fieristica è organizzata e pro-

mossa da Federimpresa Confartigianato Forlì-Cesena e Confesercenti Cesenate. Le due associazioni, ormai 22 anni fa, hanno deciso di creare dal nulla un grande evento collaterale alla Nove Colli: dopo le prime edizioni - promettenti ma non ancora compiutamente strutturate - la rassegna è cresciuta in maniera esponenziale ed oggi - con le sue cento aziende - è diventata una delle fiere en plein air più ricche e qualificate d’Italia. Il “valore aggiunto” di “Ciclo & Vento”, del resto, è il suo pubblico, ovvero i 13mila della Nove Colli, un bacino di clienti che garantisce agli espositori una visibilità difficilmente replicabile in altre manifestazioni. Per questo molte aziende attendono proprio la fiera cesenaticese per presentare ufficialmente in anteprima le loro novità. Il cuore dell’expo sarà, ancora una volta, la grande tensostruttura allestita in Piazza Andrea Costa, situata tra il Grand Hotel di Cesenatico e il grattacielo, a due passi dal

mare. Ogni anno la fiera viene visitata da oltre 30.000 appassionati, ansiosi di vedere e toccare con mano le più moderne e avveniristiche biciclette da corsa e mountainbike, i modelli più aggiornati e sofisticati di telai, ruote, cambi, manubri, selle, freni e, più in generale, tutte le novità in materia di componentistica. Un’importante sezione è poi dedicata ai cardiofrequenzimetri e all’informatica applicata al ciclismo. Ampio spazio è riservato a prodotti alimentari e ad integratori dietetici, abbigliamento tecnico e sportivo e a riviste e pubblicazioni specializzate. L’iniziativa, finalizzata a promuovere il ciclismo nella città del campione Marco Pantani, è corredata da prove pratiche di spinning e da iniziative di intrattenimento. L’ingresso alla fiera - che si svolge nell’ambito della Settimana del Cicloturismo di Cesenatico - è come sempre completamente gratuito.




Vuelta a San Juan 2017 - Photo by Bettiniphoto


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LA LEGGENDARIA CHARLY GAUL

ARRIVA LO

“SCATTO FISSO” Piazza Duomo gremita di atleti prima della partenza dell’edizione 2016 - Photo by Newspower.it

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a Leggendaria Charly Gaul UCI Gran Fondo World Series” ogni anno riserva ai cicloamatori succose novità e sfide palpitanti, corredate da numerose iniziative. Oltre alla gara clou di domenica 9 luglio e alle consuete e collaudate “La Moserissima” e la cronometro di Cavedine in Valle dei Laghi (TN), il programma prevede per sabato 8 luglio un ricco antipasto, grazie alla prima edizione di una spettacolare sfida a scatto fisso, una specialità che sovente nell’ultimo periodo “accompagna” le gare regine, poiché vi si gareggia assolutamente… senza freni. Giunti al dodicesimo anno di vita, l’ApT Trento, Monte Bondone, Valle dei Laghi e l’Asd Charly Gaul Internazionale hanno deciso di imporre una piccola trasformazione all’evento con questa nuova prova, seguendo ciò che la simbologia del numero dodici rappresenta: nella mitologia greca gli dei principali del monte Olimpo sono dodici, come dodici sono le “fatiche” di Ercole, mentre nella letteratura medievale dodici sono i paladini di Carlo Magno e dodici sono

i cavalieri della Tavola Rotonda alla corte di re Artù. Il numero dodici è formato dall’1 che rappresenta il nuovo ed un nuovo inizio, con un potenziale di grande forza che viene dall’archetipo del guerriero, e il 2 che invece ci porta alla sensibilità e all’entusiasmo del fanciullo, insomma un nuovo inizio che porta novità ed anche conferme, ed ora “La Leggendaria Charly Gaul” deve continuare a mantenere questo standard poiché una tale caratura non si insegna, ma si continua ad alimentare con iniziative di prestigio e gare emozionanti. Ciò che non s’inventa, invece, sono i luoghi spettacolari ove questa gara si sviluppa, a cominciare dalla cronometro nell’affascinante oasi di benessere della Valle dei Laghi, nel corso di una sfida di 24 km con partenza ed arrivo a Cavedine. I primi chilometri impegneranno i cronomen con una breve salita pedalabile verso Vigo Cavedine, poi una veloce discesa farà costeggiare le sponde del Lago di Cavedine, proseguendo sino in località Ponte Oliveti ove comincerà l’impennata verso Castel Madruzzo e Lasino, un’erta inusuale per una competizione

a cronometro, ma che per questo renderà ancor più interessante la contesa. La Valle dei Laghi regala colori vivissimi ed un paesaggio romantico ed avvolgente, in un clima di relax e tranquillità perfetto per esaltare l’agonismo delle due ruote. Quella della bicicletta è una passione sana, che porta anche dei benefici a livello fisico e mentale; in un recente studio condotto dalla rivista Focus, infatti, lo psichiatra della Harvard Medical School John Ratey sostiene come i suoi pazienti abbiano superato gravi forme di depressione grazie alla “cicloterapia”, poiché pedalare abbassa lo stress e attenua la depressione. In una parola, regala felicità. La bicicletta controlla il peso bruciando calorie, previene le malattie cardiovascolari considerando il ciclismo come uno degli sport di resistenza per eccellenza, non danneggia le articolazioni e rafforza i muscoli delle gambe, diminuisce inoltre l’affaticamento “riempiendo” il serbatoio di energie, insomma, la bicicletta allunga la vita. Uno dei corridori più illustri ad essere stati “rapiti” dal fascino della bicicletta è proprio


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A cura della Redazione

Grande novità per la storica manifestazione estiva di Trento, Monte Bondone, Valle dei Laghi. L’8 luglio si corre la prima edizione della gara “senza freni”

uno dei più grandi scalatori della storia, Charly Gaul, nato nel 1932 in un piccolo centro del Lussemburgo, Pfaffenthal. I percorsi della manifestazione organizzata dall’Asd Charly Gaul Internazionale e dall’ApT Trento, Monte Bondone, Valle dei Laghi dedicata a Charly Gaul, saranno un ‘granfondo’ ed un ‘mediofondo’, rispettivamente di 141 km e 4000 metri di dislivello e di 57 km e 2000 metri di dislivello, entrambi con partenza da Piazza Duomo a Trento ed arrivo ai 1654 metri di quota di Vason, al culmine del Monte Bondone. Lo start avverrà nel “salotto” di Trento con le griglie di partenza posizionate all’ombra della Torre Civica e della Cattedrale di San Vigilio, alla volta di un chilometraggio importante che porterà i cicloamatori a sfidare l’erta che ha dato vita alla “leggenda” del lussemburghese Charly Gaul. Oltre al più importante circuito internazionale per master e cicloamatori, “La Leggendaria Charly Gaul” fa anche parte dell’Alpe Adria Tour, di Alé Challenge e di InBici Top Challenge, il quale seleziona le sfide granfondistiche più importanti del Belpaese. “Leggendarie” sono anche le quote della GF

Charly Gaul, fino al 30 aprile, infatti, l’iscrizione per il percorso granfondo/mediofondo o per la cronometro di Cavedine sarà di 42 euro, mentre la speciale promozione per chi desidera impegnarsi in entrambi gli eventi ciclistici è di 60 euro. Le tariffe di partecipazione sono comprensive di gadget tecnico e numero di pettorale personalizzato, ristori sul percorso e all’arrivo, rivista ufficiale La Leggendaria Charly Gaul UCI Gran Fondo World Series, assistenza medico-sanitaria, prodotti del territorio, lunch all’arrivo e servizio trasporto indumenti dalla partenza all’arrivo. L’Asd Charly Gaul Internazionale organizzerà anche un’area Expo a Trento nella centralissima Piazza Fiera, all’insegna della comodità e della massima visibilità per espositori, ciclisti e semplici appassionati. Dal 7 luglio al 9 luglio è previsto anche un menù speciale riservato a tutti gli atleti, a

soli 12 euro comprensivi di primo, secondo, dolce e acqua, da consumare presso i ristoranti partner. “La Leggendaria Charly Gaul” propone inoltre interessanti convenzioni per alloggiare e godersi qualche giorno di meritato riposo a Trento e dintorni, dai più lussuosi hotel nell’elegante centro rinascimentale della città del Tridentum, fino ai piccoli bed&breakfast ricchi di atmosfera, passando per i tipici agritur, dal paesaggio urbano allo scenario dolomitico, la scelta è ampia e variegata, con oltre 90 strutture ricettive atte a soddisfare ogni tipo di esigenza. Fra Trento, il Monte Bondone, sulla cui salita Charly Gaul fu protagonista nel Giro d’Italia 1956 di una tappa passata alla storia, e la Valle dei Laghi, anche la vacanza è leggendaria!


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IL PUNTO DI VISTA

SICUREZZA

FACCIAMO MEA CULPA A cura di Gian Luca Giardini

Per dirimere l’infinita diatriba fra automobilisti e ciclisti, a volte, basta un pizzico di civiltà. Ecco perché, nella jungla delle strade italiane, vi dico: sempre meglio un cenno di scuse che un “vaffa…”

È

da troppo tempo, forse anni, che leggiamo continuamente di gravi incidenti che coinvolgono i ciclisti durante gli allenamenti. Ogni volta, come un riflesso incondizionato, scatta l’appello alla prudenza, ma in concreto, non si fa mai nulla per migliorare questo aspetto. Per affrontare l’argomento in maniera propositiva vorrei innanzitutto smarcarmi dal solito, stucchevole dilemma: sono i ciclisti sempre in mezzo alla strada oppure gli automobilisti indisciplinati ed irrispettosi? Subito una premessa: se sbaglia un ciclista, l’automobilista perde, al massimo, cinque secondi ad una rotonda, mentre quando è il contrario il ciclista può perdere anche la vita! Da sola questa semplice equazione dovrebbe indurci a tutelare maggiormente la cosiddetta “parte più debole”. Purtroppo siamo italiani ed è “sempre colpa degli altri”. Che essi siano ciclisti o automobilisti non importa, “sempre gli altri…”. Oltretutto molti soggetti circolano per strada in doppia veste: al mattino in auto e nella pausa pranzo in bicicletta! Quando un automobilista si trova a dover

superare un gruppo di 20 ciclisti in una stretta fondovalle piena di curve, impreca perché non riesce a superarli, perdendo così forse 30 secondi, magari un minuto del suo preziosissimo tempo. Ma se quei 20 soggetti fossero in auto, alcuni per andare a pesca o a pranzo dalla suocera ed altri per i fatti propri, in quella stessa fondovalle ci sarebbero 300 metri di colonna inquinante. Se poi al comando ci fosse il classico signore con la Prinz ed il cappello, la velocità sarebbe di poco superiore a quella dei ciclisti! Al signore imbestialito in furgone che si reca al lavoro ed è terribilmente in ritardo potrei controbattere che quando è lui a procedere lentamente intralcia me e la mia auto sportiva di grossa cilindrata mentre mi sto recando ad un importante appuntamento d’affari e sono quasi in ritardo… Fatte tutte queste premesse, per la verità un pizzico faziose, noi ciclisti dobbiamo anche avere il coraggio di fare “mea culpa”, confessando i nostri numerosissimi comportamenti scorretti. Spesso chiacchieriamo in fila per tre su strade trafficate, non rispettiamo i sema-

fori, non diamo la precedenza, non segnaliamo un cambio di direzione e, a volte, vorremmo gareggiare in 20 persone lungo la statale. Cari amici ciclisti avrete già capito che l’elenco dei nostri peccati potrebbe andare avanti per pagine e pagine. Cerchiamo quindi di dimostrarci più civili di chi guida un mezzo a motore. Viaggiamo affiancati solo su strade secondarie e quando le condizioni del traffico lo permettono. Mettiamo il piede a terra ai semafori ed agli incroci. In poche parole, mostriamoci più educati e civili di loro! Personalmente, mentre sono in bicicletta e qualcuno mi suona il clacson, da quando ho smesso di mandarli immediatamente a quel paese ed ho iniziato a sollevare il braccio in segno di scuse, ho ottenuto molti più risultati. Così facendo, merito il loro rispetto semplicemente per avergli fatto capire che mi dispiace fargli perdere qualche secondo e spesso il tanto vituperato automobilista contraccambia amichevolmente il segno di pace. Cari amici ciclisti, sulle strade dimostriamo a tutti che siamo educati e disponibili! Solo così potremo essere rispettati



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GRANFONDO NOVARA

PEDALANDO NELLA “DOLCETERRA”

Partenza della Granfondo Novara - Photo by Playfull

A cura della Redazione

Tre percorsi calibrati per ogni esigenza, panorami mozzafiato e, sullo sfondo, le prelibatezze enogastronomiche di una terra tutta da scoprire

N

ovara è una città da scoprire lentamente; e quale occasione migliore per passare qualche giorno nella seconda città piemontese per popolazione magari competendo anche all’invitante Granfondo Novara? L’appuntamento sportivo del prossimo 14 maggio riserva agli appassionati di ciclismo ben tre percorsi dal chilometraggio decisamente sostenuto: un “lungo” di 171 km e 2.235 metri di dislivello per i più affamati, un “medio” di 148 km e 1.762 metri di dislivello per chi intende competere ma risparmiandosi qualche impegnativa erta, ed un “corto” di quasi 125 km ed 889 metri di dislivello per chi non vuole perdere l’occasione di pedalare per oltre 100 km assieme alla prova prestigiosa firmata GS Alpi con un dislivello meno importante, ma comunque stimolante: “È stata un’esperienza bellissima, da consigliare sicuramente a tutti. Adesso capisco il perché di tanta affluenza. Organizzazione eccellente. L’anno prossimo sarò ancora lì”, è l’“urlo” del concorrente di origini palermitane Gualtiero Marchesino sulla pagina Facebook della Granfondo Novara “Marcello Bergamo”, per descrivere le condizioni che

portano i pedalatori ad iscriversi a questa bella pagina di ciclismo, una gara che anno dopo anno è sempre più amata e le “dimostrazioni di affetto” si sprecano. La manifestazione prende il nome anche da Marcello Bergamo, main sponsor ed ex ciclista su strada italiano. Negli anni ’70 l’ex corridore ebbe una felice intuizione e decise di mettere a disposizione le proprie competenze per gli appassionati del mondo a due ruote, e così al servizio della Granfondo Novara. L’organizzazione del GS Alpi è impeccabile, lo sponsor prestigioso, la città invece è antichissima, tanto che si formò molto prima di Roma, mentre oggi è sede di numerose aziende alimentari, chimiche, meccaniche ed editoriali, oltre ad avere una lunga tradizione industriale ed essere importante centro per il commercio del riso, coltivato estesamente nelle campagne. Novara è una città elegante e accogliente, ricca d’arte, di cultura e di storia, immersa in un ambiente di bellezza eccezionalmente variegata. Il Castello Visconteo Sforzesco di Novara, edificato verso la seconda metà del Trecento, si affaccia su Piazza dei Martiri e sull’ottocentesco palazzo del Mercato, ed è teatro di una

curiosa leggenda che riguarda l’esistenza di un cavallo d’oro massiccio; si dice che il cavallo disegnato da Leonardo da Vinci sia stato fabbricato in miniatura fondendo oro per ordine di Ludovico il Moro, catturato a sua volta proprio all’interno della fortezza. Tra i meandri del castello si narra che la statua fosse stata nascosta all’interno del maniero, ma che nessuno poi fu più in grado di ritrovarla. La terza edizione della Granfondo Novara è fissata per il 14 maggio, e fino al 10 maggio proporrà una quota d’iscrizione di 40 euro e di 20 euro per i concorrenti disabili, nel segno di un’attenzione nei confronti di tutti da parte del comitato organizzatore del GS Alpi. La tariffa di partecipazione comprende inoltre un fornito pacco gara, oltre a pettorale, assistenza meccanica, assistenza sanitaria, ristori sul percorso, pasta party, parco chiuso custodito all’arrivo e servizio docce. Il Novarese viene inoltre definito “Dolceterra” tra i due fiumi Sesia e Ticino per indicarne non solo la dolcezza del panorama, ma anche la ricchezza di prodotti gastronomici, messi in bell’evidenza anche alla Granfondo Novara, terra di sfide in bicicletta e prelibatezze culinarie. Una ragione in più per non mancare.



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COSMOBIKE 2017

LA PASSIONE PRENDE FORMA A cura della Redazione

Dal 15 al 18 settembre a Verona torna la più importante fiera dedicata al mondo della bicicletta. Il Project Manager Paolo Coin: “E’ riduttivo definirci una semplice fiera. Noi vogliamo essere i principali testimonial della mobilità sostenibile, della circolazione ‘ad emissioni zero’, della bicicletta intesa come stile di vita, come sorgente di benessere e come simbolo planetario delle smart city”

“C

osmobike ha una mission precisa: diffondere la cultura ciclistica in tutti gli ambiti della società civile”. Paolo Coin, Project Manager della grande rassegna veronese (15-18 settembre 2017), ricorda come un mantra gli obiettivi - quasi statutari - della sua creazione: “La dimensione commerciale in fiera è ovviamente presente - dice - ma quando abbiamo iniziato questa avventura ci siamo posti obiettivi più alti del semplice business: vogliamo essere i principali testimonial della mobilità sostenibile, della circolazione ‘ad emissioni zero’, della bicicletta intesa come stile di vita, come sorgente di benessere e come simbolo planetario delle smart city. In poche parole, il nostro obiettivo è contribuire all’affermazione della bici come fenomeno di cultura e consapevolezza, per uno stile di vita attento alla salute propria e a quella del pianeta, e far capire quanto la ciclabilità sia simbolo di una società che sa pensare concretamente al proprio futuro”. Cosmobike, dunque, a differenza delle altre fiere di settore, non celebra soltanto i grandi brand (“che pure saranno tutti presenti”), ma pone davanti a tutto e tutti una filosofia: quella della bicicletta declinata nelle sue infinite varianti, un mezzo che è anche “scelta di vita” e, soprattutto, passione, “una passione - spiega Coin - che da noi semplicemente prende forma”. E per dare spessore ad un concetto che non è solo uno “spot”,

un ruolo importante all’interno di Cosmobike 2017 ce l’avrà Bosch eBike System, che sarà presente in fiera per consolidare la sua immagine di leadership nel mondo emergente delle biciclette elettriche e come principale attore industriale nella produzione di mezzi di trasporto sani ed eco-sostenibili. L’impegno di Bosch a favore dell’ambiente rientra infatti nella mission della multinazionale tedesca. “La salvaguardia dell’ambiente e delle risorse - dichiara Federica Cudini, responsabile Marketing Bosch Italia – insieme alla mobilità sostenibile, sono tematiche centrali nello sviluppo di prodotti e servizi in tutti i settori di business, basti pensare che nel 2013 Bosch ha investito 4,5 miliardi di euro in Ricerca e Sviluppo, di cui oltre il 40% è destinato allo sviluppo di tecnologie ‘verdi’ e prodotti sempre più efficienti ed ecologici”. Una filosofia che si sovrappone geometricamente a quella del Cosmobike, che è il più innovativo format fieristico che accompagna il settore ciclo nella sua crescita e rimane lo strumento di promozione più efficace per supportarlo. CosmoBike Show è il contenitore in cui si mettono in mostra tutte le realtà del mercato bicicletta, è il luogo ideale per creare contatti, favorire e consolidare le relazioni già esistenti, testare un’ampia gamma di prodotti e, non da ultimo, promuovere l’uso della bicicletta come strumento attento alla salute dell’individuo e del pianeta. Dai grandi colossi del settore ai 40 top buyers esteri provenienti da 18

paesi, dal ciclista professionista fino al cicloturista, i numeri dell’ultima edizione di CosmoBike Show parlano chiaro: 60.000 visitatori (+ 20% rispetto all’edizione precedente), una rassegna stampa di oltre 450 articoli, oltre 300 tra giornalisti accreditati e operatori media coinvolti direttamente nella comunicazione della manifestazione, 35.600 follower targettizzati sui social media, quasi 50.000 visualizzazioni video su YouTube. Il segreto: “Per noi - prosegue Paolo Coin - espositori e visitatori sono due attori che meritano la stessa attenzione. Cerchiano di soddisfare tutte le aspettative di quelle aziende che vengono in fiera per promuovere i loro cataloghi e sviluppare rapporti commerciali anche su vasta scala, ma siamo sempre attenti anche alle esigenze del visitatore che, da noi, può trascorrere una piacevole giornata assieme alla famiglia coltivando la sua passione. Chi viene a Comsobike, infatti, può farsi un giro tra gli stand per vedere da vicino le anteprime del mercato, può provare la sua bicicletta dei sogni in totale sicurezza, può mangiarsi un panino riposandosi in un’area comfort, partecipare a convegni, test-bike e chiedere consigli di biomeccanica, postura, integrazione e su tutto lo scibile che riguarda il mercato del ciclo. Cosmobike è insomma la meta ideale per gli appassionati delle due ruote perché, in un unico contenitore, possono trovare tutto quello che serve per pedalare”.


I N T E R N A T I O N A L

B I K E

E X H I B I T I O N

VERONA 15/18 SET TEMBRE/SEPTEMBER 2017

CON IL PATROCINIO DI:


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DOMANDE A... A cura di Mario Pugliese

LUIGI BUSÀ Luigi Busa è un karateka di fama mondiale, tre volte campione del mondo nella specialità del kumite, pluricampione europeo ed italiano, bronzo agli ultimi Mondiali di Linz. Siciliano purosangue, un idolo nei paesi britannici, Luigi è fidanzato con Laura Pasqua, anche lei karateka pluri-medagliata. Alle Olimpiadi di Tokio del 2020 sarà la punta di diamante della nazionale italiana

Luigi, qual è il tuo rapporto con la bicicletta? “E’ un mezzo che adoro, ma anche un rimpianto…”. In che senso? “Mi piacerebbe utilizzarlo più spesso, magari per esplorare qualche borgo collinare. E invece le mie giornate sono piene di “cyclette” e, se permettete, non è la stessa cosa…”. C’è qualcosa che lega ciclismo e karate? “Mi sembrano due sport agli antipodi. Il primo è fatica, il secondo soprattutto tecnica”. La tua prima bicicletta? “Da cross, piena di adesivi e con le carte da briscola nei raggi per fare più casino possibile”.

Avola, il tuo paese in Sicilia, può definirsi bike-friendly? “Purtroppo no. Le ciclabili sono poche e, appena possono, i giovani salgono sul motorino”. Qual è il ciclista che più ti ha entusiasmato? “Senza dubbio Marco Pantani. Non a caso, quando sono passato da Cesenatico, ho voluto visitare il suo monumento”. Esiste il doping nelle arti marziali? “Può darsi, ma il karate è soprattutto arte e dunque in che modo dovrebbe aiutarci una pasticca?”. La tua Sicilia ha dato i natali ad un certo Vincenzo Nibali... “Grande campione, un orgoglio per la nostra terra”. Nel 2020, alle Olimpiadi di Tokio, finalmente per la prima volta ci sarà anche il karate… “E’ la quinta disciplina più praticata al mondo. Siamo felici, ma è stato assurdo dover attendere così tanto tempo”. Il sogno? “Ovviamente io sul podio, con l’oro al collo mentre piango davanti al tricolore”.

Luigi Busà


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Prologo Zero C3 CPC Airing

C

omfort, stabilità e prestazione sono le parole d’ordine delle selle Prologo che hanno, nel nome, la sigla CPC. Si tratta di un brevetto, studiato da Prologo, che prevede l’utilizzo di un nano polimero tridimensionale a forma esagonale applicato sulla parte superiore dell’appoggio per dare grip alla sella e garantire una posizione più stabile. Pensate a quando si spinge con forza e il bacino tende a slittare sulla sella facendo perdere di efficacia alla pedalata. Un vantaggio non da poco che spesso fa preferire le selle dotate di questo brevetto esclusivo nelle prove contro il tempo e nel triathlon. Ma anche nel pedalare in allenamento o nelle gare in linea la maggiore stabilità dell’appoggio può risultare molto vantaggiosa. Nella nuova Zero C3 CPC Airing la tecnologia impiegata permette di ottenere anche un miglioramento del comfort. In Prologo lo hanno quantificato in quindici punti percentuali. Anche il passaggio dell’aria è stato migliorato – di qui la denominazione Airing. La sella Zero C3 CPC Airing che vedete in questa pagina è un modello dedicato ai

corridori che vogliono ottenere il massimo delle prestazioni in tutte le direzioni. Già partendo dal peso, 164 grammi, ci si rende conto che si tratta di una sella particolarmente adatta a chi voglia allestire una bicicletta superleggera. Un risultato del genere è stato ottenuto partendo da una scocca in fibra di carbonio con tecnologia C3, quella che in Prologo definisce un composito ottimizzato per essere oltre che leggero sufficientemente resistente ma anche in grado di assorbire le vibrazioni. La scocca, così realizzata, ha un peso intorno ai 70 grammi. La realizzazione con densità e spessori variabili opportunamente distribuiti consente di accogliere il ciclista senza compromettere la stabilità strutturale assicurando, quindi, lunga tantissimi chilometri e ore di utilizzo senza compromettere le caratteristiche. Anche l’imbottitura risponde alla logica degli spessori variabili a favore del comfort ma anche per permettere la mobilità necessaria per la pedalata. La forma della sella è di tipo “flat”, ossia adatta a quei ciclisti dotati di un’ottima flessibilità lombare.

All’ottenimento del risultato di comfort contribuisce anche il telaio. La versione “Nack” prevede la realizzazione in fibra di carbonio con nanotecnologia (per ottimizzare il composito ed eliminare tutti gli spazi microscopici tra fibre e resina). La presenza di filamenti di Kevlar e alluminio contribuisce alla robustezza e ad ottimizzare il comportamento meccanico della struttura. Il telaio ha sezione ovale standard (7x9,3 millimetri) ma occorre tenerne conto al momento della scelta del reggisella su cui montare la sella. La presenza della scala millimetrata è un aiuto notevole in caso di manutenzione o di sostituzione, per ritrovare il posizionamento originario (è importante ricordare come non si debba andare fuori scala per evitare sollecitazioni anomale su scafo e telaio). La sella, dedicata alle biciclette di alta gamma, o comunque a chi cerca prestazioni di alto livello, misura 270x132 millimetri e viene proposta al pubblico ad un prezzo di 399,00 euro. Tutte le informazioni su www.prologotouch.com


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MENTE IN SELLA

ALLENA LA TUA MENTE

AD UNA PERFORMANCE MIGLIORE Photo by Bettiniphoto

I

l mental training (allenamento mentale) consiste in un insieme di tecniche e strategie di gestione mentale che, se correttamente utilizzate dall’atleta, ne ottimizzano l’espressione all’interno della performance. Il mental training è una tecnica adatta a tutti, dai professionisti agli amatori, perché non è necessario partecipare a gare e competizioni per trarre beneficio dall’allenamento mentale. Possono cambiare gli obiettivi, ma l’approdo è lo stesso: imparare a gestire il proprio sistema nervoso, soprattutto nei momenti di maggior stress

amplificato dai ritmi della vita quotidiana ai quali talvolta si aggiungono le tensioni pre-gara. I benefici ricavati dal mental training non si limitano al solo ambito sportivo. Una volta apprese le tecniche di gestione mentale l’atleta sarà in grado di applicarle ad ogni ambito della vita: sul lavoro, nello studio e nella gestione delle relazioni sociali. I cinque pilastri del Mental Training Gli atleti che si rivolgono a me chiedendo una consulenza incentrata sul mental training lo fanno con le motivazioni più variegate: imparare a gestire l’ansia pre-gara,

migliorare la qualità del sonno, acquisire delle tecniche per mantenersi concentrato e scacciare i pensieri negativi, ottimizzare il recupero psico-fisico. Altre volte è la pura curiosità che spinge a voler integrare alla preparazione fisica un training anche di natura mentale. Qualunque sia la richiesta avanzata dall’atleta, l’allenamento mentale lavora per ottimizzare 5 aspetti fondamentali ed imprescindibili per l’influenza che esercitano quotidianamente sulla performance (sportiva, ma anche lavorativa e relazionale):


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Photo by Bettiniphoto

spostano la mente dall’ansia del risultato all’impegno necessario nella performance.

Chi è Claudia Maffi Laureata in Psicologia all’università Cattolica, specializzata in psicologia dello sport presso Psicosport di Milano. Conosciuta nel mondo sportivo come Psicologa dello sport e Mental Training per atleti.

a cura di Claudia Maffi

Dagli obiettivi al focusing, ecco i cinque pilastri del mental-training

1) La definizione degli obiettivi “Fissare obiettivi è il primo passo per trasformare l’invisibile in visibile”, diceva Anthony Robbins ed un efficace programma di Mental Training parte sempre dalla verifica degli obiettivi che l’atleta si prefigge. A tal proposito ogni obiettivo espresso dovrà essere Specifico, Misurabile, Accessibile, Realistico e Temporalmente definito (caratteristiche riassumibili nell’acronimo S.M.A.R.T) Accanto agli obiettivi di risultato è fondamentale porsi anche obiettivi relativi alla prestazione che, a differenza dei primi,

2) Gestione del dialogo interno Hai mai fatto caso al tuo “dialogo interno”? Cosa ti dici in gara e in allenamento? Le parole hanno il “potere” di alleviare la fatica ed incitarti, ma possono anche azzerare la motivazione, innalzare il livello d’ansia e appesantire la fatica. La realtà è questa: ciò che ti dici diventa ciò che fai! Le parole generano emozioni che producono effetti reali sul corpo e, dunque, sull’azione. Attraverso il Mental Training l’atleta prende consapevolezza del suo dialogo interno ed impara a modificare le abitudini disfunzionali prediligendo un linguaggio sempre positivo. 3) Rilassamento muscolare, Training autogeno e gestione dello stress Troppo spesso gli atleti sottovalutano l’importanza del recupero e, se alcuni corridori utilizzano abitualmente esercizi di stretching per distendere il corpo, nulla si fa invece per distendere anche la mente. In questo contesto si può inserire il Training autogeno, una sorta di “stretching mentale” generato da una sequenza di esercizi di auto-distensione psicologica che contribuiscono ad accelerare il recupero psico-fisico dell’atleta. L’atleta sdraiato sul divano pensa di essere completamente rilassato mentre, talvolta, tante micro tensioni fisiche accumulate nell’arco delle giornate si annidano e persistono silenziosamente nel corpo. Con il rilassamento muscolare, attraverso esercizi di contrazione e distensione di ogni distret-

to corporeo, l’atleta impara a riconoscere e allentare anche queste piccole tensioni raggiungendo nello stesso tempo una distensione anche mentale. 4) La tecnica dell’imagery. Il potere delle visualizzazioni mentali La ricerca in psicologia dello sport evidenzia come il solo immaginarsi nell’atto di eseguire un’azione crea dei micro-movimenti nei muscoli realmente coinvolti nell’azione immaginata (effetto Carpenter). A partire da questo principio, la tecnica dell’imagery consiste nell’allenare l’atleta a visualizzarsi nella propria mente nell’atto di compiere gesti tecnici, anticipare azioni di gioco o strategie di corsa e reazioni ai possibili imprevisti. Perfezionando l’immagine l’atleta contribuisce così a perfezionare le sue azioni. 5) Tecniche di Focusing “Concentrarsi significa respirare e fissare un obiettivo con l’occhio della mente” (Confucio). La combinazione di dialogo interno e formulazione di immagini mentali dà origine a tecniche che supportano l’atleta nel dirigere il focus attentivo e mantenersi concentrato sull’azione. Un atleta concentrato saprà reagire prontamente di fronte ad ogni imprevisto ed errore mantenendo altresì più alto il livello di motivazione. Se vuoi avere maggiori informazioni sui miei programmi individuali di Mental training o per chiedere una consulenza scrivimi una mail ad info@claudiamaffi. it o consulta il mio sito www.claudiamaffi.it


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DRYARN a linea VI-DRY di Vifra comprende una gamma di abbigliamento intimo tecnico e una vasta gamma di accessori realizzati in microfibra Dryarn®. Si tratta di una tipologia di microfibra innovativa in polipropilene, dagli elevati livelli di performance. Questo materiale presenta diversi vantaggi per molti aspetti, risulta essere più traspirante del poliestere, più isolante della lana, la fibra tessile più leggera in assoluto. Un capo altamente confortevole con un’alta stabilità e un’elevata resistenza, non soggetto alle dilatazioni dei tessuti tradizionali. Il Dryarn® è adatto ad ogni tipo di stagione, dona benessere durante l’attività sportiva per chi lo indossa, creando una barriera protettiva che mantiene la pelle sempre asciutta e libera dal sudore grazie all’elevata traspirabilità. Inoltre, questa microfibra innovativa, grazie alle qualità batteriostatiche, consente di mantenere un ambiente confortevole dove non proliferano i batteri nocivi (formazione di cattivi odori), ma vengono tuttavia rispettati i batteri buoni, necessari a preservare il PH naturale della pelle, possiamo quindi dire che è un materiale igienico e anallergico. Il Dryarn® è semplicissimo nel lavaggio, ed è molto resistente alla sporco, grazie alla conformazione delle fibre che permettono il lavaggio a basse temperature e un utilizzo minore di acqua rispetto ai classici tessuti, oltre che avere tempi di asciugatura molto rapidi. Infine, non meno importante, è un materiale completamente ecologico e riciclabile al 100%, infatti gli scarti di produzione vengono recuperati per la creazione di altri prodotti per l’uso quotidiano. La nostra linea ViDry, propone una gamma assortita disponibile in diverse colorazioni. Scegliete la comodità e la massima performance, scegliete ViDry. www.vifra.it - Facebook: Vifra Sportwear Vi-Fra s.n.c. Via M.L. King, 36-38, Z.I. Fontanelle 56020 Montopoli V/A - Pisa (ITALY) E-mail: info@vifra.it.




Tour Down Under 2017 - Photo by Bettiniphoto


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LA PREPARAZIONE DELL’ATLETA

SI COMINCIA

A FARE

SUL SERIO I Photo by www.btwin.com

l letargo è già finito. I mesi consacrati ai rulli, alla cyclette e alle uscite domenicali può dirsi definitivamente archiviato. Senza rimpianti. Da marzo si risveglia il movimento ciclistico internazionale e, con i professionisti, anche i ciclo-amatori tornano gradualmente sui pedali. Dopo un mese di riposo psicofisico - la scelta ottimale per ricaricare le energie nervose e per dare un po’ di tregua ad un fisico pesantemente sollecitato dagli sforzi agonistici - si torna a fare sul serio. Nel nostro programma “remise en forme”, il primo aspetto da curare è il fondo di base e dunque - dopo un inverno tra palestra e piscina - occorre iniziare con un lavoro di quantità, approfittando del weekend per pedalare dalle 3 alle 5 ore. In settimana iniziamo a lavorare sulla qualità facendo lavori specifici. E’ chiaro che i

carichi di lavoro vanno attentamente calibrati in base alla condizione atletica del ciclo-amatore: chi durante l’inverno ha svolto un lavoro di mantenimento, mettendo su al massimo 3-4 chili, potrà seguire una determinata tabella; chi invece si è fermato completamente - e dunque deve smaltire più chili - dovrà necessariamente seguire un altro programma di training. In ogni caso, non mi stancherò mai di ripetere che interrompere totalmente l’attività fisica durante l’inverno è un grave errore, soprattutto dopo i 40 anni. La sedentarietà si ripercuote, infatti, sull’elasticità cardiaca e riprendere un tono muscolare accettabile diventa, anno dopo anno, sempre più faticoso. Pertanto, in certi periodi, si può certamente ridurre l’intensità dell’attività fisica, ma non si può drasticamente azzerarla. Il primo step dei lavori specifici per ripartire con gli allenamenti

sono le SFR (sedute forza resistenza) che ci consentono di riacquistare, in tempi relativamente brevi, il giusto tono di muscolatura. L’allenamento, che concentrerei al martedì, consiste nel pedalare per circa 2-3 minuti su una salita dalla pendenza media del 6-8% a circa 50 RPM (ritmo pedalata minuto), lavorando al 70-80% della soglia massimale. Occorre concentrarsi molto sulla muscolatura, curando in particolare la spinta e la trazione, limitando al massimo l’utilizzo di busto, schiena e braccia. La seduta comprende cinque ripetizioni intervallate da circa 2 minuti di recupero da svolgere per cinque volte per poi passare a dieci ripetizioni quando l’esercizio è stato metabolizzato a livello muscolare. Al mercoledì farei una rullata (o uscita) tranquilla di circa un’oretta, curando in particolare l’agilità, con un’andatura media di 90/100 pedalate


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Chi è Wladimir Belli Ex ciclista professionista e commentatore per il ciclismo di Eurosport

Photo by Bettiniphoto

a cura di Wladimir Belli

Dopo il letargo invernale riparte il nostro programma “remise en fome”. Dalle sedute di forza resistenza alle variazioni, ecco come riacquistare la condizione ottimale nel minor tempo possibile

al minuto. Il giovedì inizierei invece con le variazioni. Dopo un riscaldamento in salita (8-10% di pendenza) 30 secondi di progressione così suddivisi: 10 secondi in piedi sui pedali in progressione, 10 secondi seduti cercando di mantenere la velocità raggiunta e 10 secondi pedalando sui pedali arrivando alla massima capacità. In seguito è necessario svolgere 30 secondi di recupero a bassa velocità, recuperando il più possibile. La variazione va ripetuta almeno cinque volte; anche in questo caso bisogna incrementare a dieci le ripetute 30” per 30”. Venerdì lavoro di scarico ricordando a tutti che, contrariamente a ciò che pensano spesso i cicloamatori, anche il recupero è una parte fondamentale dell’allenamento. Poi arriviamo finalmente al weekend, ovvero i due giorni in cui, si presume, siamo più liberi dal lavoro e dunque abbiamo più tempo per

dedicarci, senza l’assillo dell’orologio, ad uscite sui pedali più lunghe. Qui possiamo fare almeno tre salite dai 3 ai 10 chilometri secondo la propria condizione e secondo le gare previste, mantenendo un’andatura al fondo medio (circa l’80% della propria soglia). E’ molto importante che l’amatore si renda conto che non ha alcun senso logico imitare i professionisti che, normalmente, modulano il loro allenamento in funzione di una grande corsa a tappe, dunque devono prepararsi a tre settimane di sforzi importanti e continuativi. L’amatore, invece, è impegnato perlopiù in corse di un giorno, intervallate abitualmente da una settimana di relax e dunque l’intensità dell’allenamento dev’essere proporzionalmente commisurata allo sforzo che si è chiamati ad affrontare. Il lunedì poi lo utilizzeremo per il riposo assoluto che, ripe-

to, dev’essere vissuto come un momento necessario. In ogni caso, a tutti consiglio, prima di iniziare la stagione, si sottoporsi a qualche test sotto la supervisione di un preparatore che può indicarci le giuste frequenze, un elemento molto importante per l’allenamento. Perché se si lavora a frequenze troppo alte o troppo basse, la resa dell’allenamento è più scarsa e, in alcuni casi, può anche seriamente nuocere all’organismo. Allo stesso modo è fondamentale affidarsi ad un buon esperto di biomeccanica, perché se la postura in bicicletta non è corretta, rischiamo di vanificare gran parte del nostro allenamento. Per adesso ci fermiamo qui. Nella prossima puntata parleremo di frequenze, di Vam (Velocità Ascensionale Media) e di rapporto peso/potenza.


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VISION METRON 4D COMPACT

Vision Metron 4D Compact

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ggi ci sono vari metodi per personalizzare una bicicletta da corsa. Una volta si partiva dalle misure del telaio, rigorosamente personalizzate per ciascuno, almeno nell’alta gamma, il resto della componentistica si adattava in maniera piuttosto “stretta” e senza troppi margini. L’avvento della fibra di carbonio ha portato alla possibilità di scegliere forme personalizzate impossibili senza il composito, se non a prezzo di lavorazioni molto elaborate e comunque con pesi elevati. Oggi invece si riesce a fare praticamente di tutto e pure con pesi piuma. E la resistenza non è certo un problema. Il preambolo era necessario per annunciare la nuova curva Metron 4D Compact di Vision. Una possibilità in più nel panorama delle misure, ma soprattutto una curva con diversi argomenti insieme da raccontare. Partiamo dal nome: compact. Si tratta di uno di quei modelli in cui il drop, ossia la distanza tra la parte bassa e la superiore dell’appoggio, è piuttosto contenuto. Questo fa sì che la presa bassa sia favorita anche se non si è in situazioni estreme di ricerca aerodinamica (poi basta piegare un po’ di più i gomiti, se serve). Un manubrio

più compatto, però, permette di utilizzare anche la presa bassa pure in situazioni di crociera e pedalando rilassati. Una piccola rivoluzione, insomma, da quando sono state inserite questo tipo di curve. La parte inferiore, inoltre, è allargata verso l’esterno di 5 millimetri per dare un appoggio più ampio e senza interferenze in fase di sprint o di scatto.La costruzione in fibra di carbonio della Metron 4D Compact è stata realizzata in un unico pezzo di fibra di carbonio con pelli opportunamente disposte a seconda dello sviluppo delle forze che vengono applicate durante l’uso. Il fine è la leggerezza ma anche la capacità di assorbire le vibrazioni e ridurre l’affaticamento delle braccia. La forma data a questa piega, infatti, è aerodinamica e oltre a dare il vantaggio di una resistenza inferiore al vento, c’è anche la maggiore rigidità che deriva dal profilo a goccia. La realizzazione in composito di fibra di carbonio, però, permette di assorbire le microvibrazioni lasciando alla curva tutta la rigidità necessaria per un componente di alta gamma come questo. Da quanto detto il comfort che ne risulta è chiaramente elevato. Tuttavia c’è anche un livello in più di comodità del manubrio Me-

tron 4D Compact. È dato dalla leggera curvatura all’indietro dell’appoggio superiore. I numeri parlano di 10 gradi di inclinazione all’indietro. Sono quelli sufficienti a favorire un appoggio più naturale delle mani che si traduce in una posizione più raccolta anche dei gomiti. Un piccolo vantaggio aerodinamico anche quando si pedala in presa alta, insomma.Le finiture tecniche sono di primo livello. La Metron 4D Compact è predisposta per il passaggio dei cavi all’interno grazie a una guida interna particolarmente ampia. Le forature sono state eseguite pensando al nuovo gruppo Dura Ace Di2. Nelle zone di fissaggio delle leve di comando e dove insiste l’attacco manubrio sono presenti dei rinforzi in carbonio che favoriscono l’attrito. Questo per consentire un serraggio sufficientemente saldo ma con una coppia non eccessiva per non rischiare di danneggiare la struttura del composito. Le misure parlano di 31,8 millimetri di diametro nella parte centrale, drop e reach (la profondità della curva) sono rispettivamente di 125 e 80 millimetri. Il peso è di 240 grammi. Informazioni su www.visiontechusa.com



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DONNA IN BICI

Gloria Bee

LA VALANGA ROSA DEL CICLISMO A cura di Paolo Mei

Gli inizi nello sci, poi la scoperta del ciclismo ed i primi prestigiosi risultati: “I podi alle Gran Fondo? Non male, ma contano di più le emozioni” La grinta di Gloria

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a “donna in bici” di questo numero arriva dalla provincia di Belluno ed è una sportiva a tutto tondo. Gloria Bee, malgrado la giovane età, vanta un passato di alto livello nello sci di fondo ed un presente importante nel panorama delle più importanti Gran Fondo italiane. Gloria, per ripercorrere i suoi primi passi, a livello sportivo, dobbiamo tornare al 1997, anno che ha segnato l’inizio della sua carriera sportiva. Però, non si trattava di bicicletta... In effetti, il mio primo sport è stato lo sci di fondo. Preferiva il classico o lo skating? Senza dubbio lo skating, più dinamico e anche più divertente secondo me. Malgrado gli esordi non furono brillanti, a 16 anni arrivò un risultato importante: un fantastico 2° posto alle spalle di una delle migliori fondiste azzurre: Ilaria Debertolis, reduce per altro dal 9° posto in Coppa del Mondo a Davos. Cosa ricorda di quel giorno e, soprattutto, ha qualche rimpianto? Non ho alcun rimpianto. Quel giorno nella gara in Val di Dentro è filato tutto liscio e

sono rimasta davvero contenta del risultato. Quando e per quale motivo ha chiuso la carriera sugli sci stretti? Ho chiuso la mia carriera l’ultimo anno di categoria giovanile nel 2010 e poi ho iniziato l’università a Trento. Da quel momento lei è diventata una specialista delle gare di lunga distanza in bici. Come vive (al di fuori delle corse) e come si allena Gloria Bee? Mi sono subito dedicata alla bici per mantenermi in forma. Poi la passione è cresciuta ed oggi il mio hobby preferito è pedalare, ricavando qualche ora di spazio tra un turno e l’altro di lavoro. Due parole sul Pedale Feltrino di Ivan Piol sono d’obbligo... Il mio esordio sulle due ruote è stato col Gruppo Sportivo Fonzaso. Poi, dopo un lungo corteggiamento, Ivan mi ha fatto conoscere una realtà davvero unica in cui, oltre a pedalare, si ama fare festa. E nel nostro sport, consacrato alla fatica, questo è un valore aggiunto indispensabile. Scorrendo il suo curriculum sportivo spiccano le prestigiose vittorie alla Do-

lomiti Stars 2013 e alla M.F. Pinarello. Ma anche i due terzi posti ottenuti alla G.F. Sportful e alla Maratona dlesDolomites non sono certo da buttare via. E’ d’accordo? Io dico che i risultati contano poco nelle granfondo. E’ assai più importante ciò che provo ogni qual volta partecipo a questi eventi: fatica, divertimento e passione. Questi fanno da contorno ai meravigliosi paesaggi che attraverso e che imparo a conoscere mentre pedalo. Due Top Ten all’Otzaler la dicono lunga sulle sue qualità in salita. A proposito: caratteristiche tecniche di Gloria Bee? Sono un diesel con un motore calibrato per le lunghe distanze e in discesa dicono che me la cavo molto bene. Risposta secca: qual è la sua gara preferita? La Sportful Dolomiti Race, ovviamente: la gara di casa! Che cosa chiediamo al nuovo anno? Di aver più tempo libero possibile per poter pedalare ancor più in tranquillità.



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GRAN FONDO DEL CAPITANO

BAGNO SI PEDALA NELLA STORIA A

Una immagine della partenza di una edizione della Granfondo del Capitano

A cura della Redazione

Il 18 giugno, nel cuore dell’Appennino Tosco Romagnolo, si celebra l’ottava edizione della manifestazione valligiana. Splendido il tracciato disegnato tra “scalacce” e mulattiere. Il momento clou? Il pasta party

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n percorso alpino nel cuore dell’Appennino Tosco Romagnolo. Centoquaranta chilometri, tremila e cento metri di dislivello, quattro passi da affrontare pedalando lungo le strade che vedranno protagonisti i “girini” nell’undicesima tappa della corsa rosa del Centenario. Questo è il percorso della prova regina dell’ottava Granfondo del Capitano Pink Edition Bagno di Romagna Terme valida quale prova dei circuiti Romagna Challenge e Giro del Granducato di Toscana. La partenza verrà data da Bagno di Romagna, il cui Palazzo del Capitano in stile tipicamente toscano, con la sua facciata decorata da 74 stemmi lapidei dei Capitani e Vicari e un portone ligneo di pregevole fattura, divenne alla metà del 1400 sede del potere politico. Dopo aver raggiunto il comune di San Piero in Bagno, i partecipanti andranno ad affrontare la prima ascesa che, dalla vivace e popolosa frazione di Selvapiana, posta su di un poggio che declina verso la sponda destra del fiume Savio, conduce al Lago di Acquapartita. Sei chilometri di salita con pendenza media dell’8% che negli ultimi mille metri arrivano anche al 15%. Il ritorno a Bagno di Romagna, per affrontare il Passo dei Mandrioli. Undici chilometri lungo l’Appennino Romagnolo lambendo “le scalacce”. Seicentosessantadue metri di dislivello che presentano una salita regola-

re con pendenza media del 6% (con punte dell’8%). La discesa che segue richiede attenzione e abilità nella guida della bicicletta per tentare di recuperare quando perso lungo la salita precedente. Prima di raggiungere Camaldoli, all’interno del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna, c’è da affrontare i due chilometri della salita di Serravalle. Soltanto uno sguardo veloce al paese di Camaldoli, nato intorno al Monastero fondato dal monaco ravennate San Romualdo, e ci si lancia in discesa. Si arriva a metà percorso transitando a Poppi, Pratovecchio, Stia per iniziare l’ascesa al Passo della Calla. E’ la salita più lunga, 15 chilometri, pendenza media dell’8%, con tratto più impegnativo al chilometro sei che raggiunge il 10% e gli ultimi tre chilometri dell’ascesa che presentano tratti al 12%. La lunga discesa verso Santa Sofia, il paese che si affaccia sul fiume, annuncia l’impegnativo finale. Soltanto il Passo del Carnaio divide i partecipanti dall’agognato traguardo. Undici chilometri e ottocento metri che conducono al valico, utilizzato fin dall’antichità. Il nome sembra derivante da una sanguinosa battaglia avvenuta quando il territorio era punto di frontiera della Repubblica Fiorentina. La salita presenta una pendenza media del 4,3% e massima del 15% che viene registrata per brevi tratti soprattutto nei primi tre chilometri di salita.

Un percorso impegnativo lungo il quale è importante dosare le energie, alimentarsi ed idratarsi bene per avere sempre a disposizione le energie per rilanciare la propria azione lungo le salite e contrastare l’azione del caldo. Le iscrizioni si effettuano attraverso il sito della manifestazione, le società che iscrivono dieci ciclisti (o multipli) potranno iscrivere gratuitamente l’undicesimo ciclista. Ma la Granfondo del Capitano non è solo un evento sportivo. “La Granfondo del Capitano è un momento conviviale e sportivo – sottolinea Massimo Bardi – ma non possiamo dimenticarci che siamo nella terra del wellness. Una filosofia di vita che mette al centro il benessere della persona attraverso l’attività sportiva, pratiche di rigenerazione combinate con un’alimentazione corretta che favoriscono uno stato di benessere e di equilibrio psicofisico. Per questo il pasta party della manifestazione sarà curato dallo chef pluristellato Paolo Teverini che preparerà un menù che, pur garantendo i principi nutrizionali essenziali per un atleta, esalti anche il gusto dei piatti. Tante volte, quando si parla di dieta, si prefigura a tavola uno scenario di privazioni e sacrifici. In realtà, confezionando i piatti con il giusto apporto di grassi e calorie, si possono mangiare pietanze gustose anche rispettando le diete più rigide e dunque le esigenze di coloro che svolgono un’attività sportiva”.



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DOSSIER SPORT E MEDICINA

AGOPUNTURA QUEL PIZZICO BENEFICO

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on il termine agopuntura si intende la stimolazione di punti della superficie corporea per mezzo di aghi a scopo terapeutico. Si tratta di una branca della Medicina Tradizionale Cinese molto efficace in alcuni specifici campi di applicazione. L’agopuntura è senz’altro la branca della Medicina Tradizionale Cinese più nota al pubblico occidentale, anche perché è stata la prima tecnica terapeutica orientale ad essere introdotta in Europa, dapprima nel XVII° secolo grazie ad olandesi e portoghesi che intrattenevano relazioni commerciali dirette con l’impero della Cina e successivamente, nel secolo XX°, da medici di origine indocinese. Oggi l’Agopuntura è praticata in tutto il mondo ed è scelta come terapia da milioni di persone. Come funziona? Secondo la teoria dei meridiani o canali energetici, il nostro corpo è percorso da vie che conducono e regolano l’energia prodotta e immagazzinata dagli organi e dai visceri, garantendo tutte le funzioni vitali. Su ogni meridiano sono stati individuati nei secoli dei punti che sfociano sulla superficie cutanea, nei quali è possibile per-

cepire l’energia e agire su di essa. Si tratta appunto dei cosiddetti “agopunti”. Come si usano gli aghi? In una seduta di agopuntura, il medico, che ha già posto una diagnosi nel corso della visita secondo i principi della Medicina Tradizionale Cinese, individua sulla superficie corporea del paziente i punti che, combinati fra loro, costituiscono la formula terapeutica prescelta. Attualmente vengono usati aghi monouso sterili di acciaio e rame, che garantiscono la massima sicurezza igienica. Anche se in ogni caso si procede ad inserire con una manovra rapida e per lo più indolore l’ago negli strati superficiali della cute, per ottenere la stimolazione esatta che il medico ricerca al fine di conseguire un dato risultato, l’ago va più o meno approfondito e manipolato in modo opportuno. In questa fase, il paziente avverte delle sensazioni caratteristiche (formicolio, senso di pesantezza, sensazione di scossa elettrica o altro) che indicano la dinamizzazione dell’energia nel meridiano operata dalla stimolazione dell’ago. A questo punto gli aghi vengono lasciati inseriti nel punto per 20 – 30 minuti.

Quali sono gli effetti dell’agopuntura? Alcuni sono immediatamente percepibili: ad esempio l’effetto rilassante e l’azione antidolorifica si manifestano nel giro di pochi minuti dall’inserzione dell’ago. Altri effetti, coinvolgendo sistemi energetici complessi, vengono avvertiti a distanza di tempo. L’Agopuntura, intesa nel contesto della Medicina Tradizionale Cinese, può essere considerata a ragione come una tecnica terapeutica di per sé quasi completa, in grado di apportare beneficio a numerosissime patologie. In Occidente, da parecchi anni, l’Agopuntura è messa al vaglio dalla medicina ufficiale e sono numerosissimi gli studi pubblicati sulle sue più diverse applicazioni. Nelle banche dati scientifiche addirittura i lavori sull’Agopuntura superano per numero quelli sull’Omeopatia. Pur mancando ancora studi attendibili su tutte le applicazioni, sono state ormai accertate le virtù dell’Agopuntura in alcuni campi specifici. Le patologie Le applicazioni cliniche dell’Agopuntura riconosciute efficaci dalla comunità


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a cura del Dr. Bruno Valeri Medico Chirurgo Specialista in Agopuntura e del Dr. Maurizio Radi

Importato in Occidente dagli antichi cinesi, l’agopuntura ancora oggi viene considerato uno dei rimedi terapeutici più efficaci contro disturbi artrosici ed artritici, ma anche contro gli squilibri della sfera emotiva

artritici, cefalea, emicranie, nevralgia del trigemino, ipertensione arteriosa, disturbi del climaterio, disturbi del ritmo mestruale, menopausa, disturbi del sonno, disturbi della digestione, vertigini ed acufeni, riniti allergiche, dissefuazione del fumo e disturbi della sfera emotiva. I dati che provengono da questi studi condotti in Italia e all’estero sono molto incoraggianti e confermano che non si tratta soltanto di una tecnica antalgica (ambito

ideostampa.com

scientifica riguardano generalmente gli effetti della stimolazione di uno specifico agopunto, anche se nella tradizione cinese vengono utilizzati più punti combinati secondo precisi criteri di sinergia. In particolare è provata l’efficacia su alcune patologie. Esistono infatti numerose evidenze, al momento indagate attraverso progetti di studio in parecchi paesi, dell’efficacia dell’Agopuntura in diverse patologie: lombalgia, sciatalgie, disturbi artrosici ed

nella quale spesso viene confinata), ma di un approccio terapeutico capace di regolare profondamente la fisiologia dell’organismo umano. Considerando la virtuale assenza di effetti collaterali, l’Agopuntura si pone oggi come un promettente e sicuro strumento terapeutico. E’ comunque di primaria importanza rivolgersi sempre a medici di provata esperienza e che abbiano seguito un iter formativo specifico.

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GIRO D’ITALIA AMATORI

LA FESTA DEL VERO CICLISMO Immagini della presentazione del Giro d’Italia Amatori 2017

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a presentazione del Giro d’Italia Amatori ha colto nel segno: una festa per amore della bicicletta e del ciclismo giovanile, in attesa di celebrare ufficialmente la sesta edizione che, come noto, avrà come cuore pulsante la Calabria e la città di Tortora dal 2 al 4 giugno con due tappe in linea e una cronometro individuale. L’Umbria è la “culla” del Giro d’Italia Amatori dove è partito il progetto del comitato organizzatore: ovvero, con gli introiti delle iscrizioni dei cicloamatori sostenere le iniziative e le attività legate al ciclismo giovanile. Alla consolle, come sempre, lo staff presieduto da Fabio Zappacenere (Asd Giro d’Italia Amatori), coaudivato dal direttore di organizzazione Maurizio Radesca, dal responsabile della sicurezza e delle premiazioni Alfio Lucarelli e dal responsabile degli allestimenti Massimo Pontani con la sua omonima squadra di lavoro perugina e con la collaborazione di

Bruno Boccioli. A fare gli onori di casa Massimo Marchi, titolare dell’omonima concessionaria automobilistica a Sant’Andrea delle Fratte: hanno sfilato durante la presentazione i rappresentanti del comune di Tortora, rappresentato per l’occasione da Biagio Praino (assessore allo sport), Domenico Barone (coordinatore tecnico delle tre tappe) e Dino Laprovitera (vice presidente del Cral di Tortora), l’onorevole Giampiero Giulietti, Riccardo Regi (vice direttore del Gruppo Corriere), Marco Locchi (sindaco di Umbertide), Daniela Isetti (vice presidente nazionale della Federazione Ciclistica Italiana), Fausto Scotti e Luigi Bielli (rispettivamente commissario tecnico e collaboratore della nazionale italiana di ciclocross), Mario Valentini (commissario tecnico della nazionale italiana di paraciclismo), Luca Panichi (lo scalatore in carrozzina), Paolo D’Aniello (titolare del maglificio D’Aniello), Giancarlo De Luca

(per conto di GDL Moda e Spettacolo), Aldo Nocentini (direttore commerciale Kemon Italia), Vincenzo Cucco e Annarita Cinaglia (in rappresentanza del comitato organizzatore della GF San Benedetto del Tronto), nonostante il rammarico del comitato organizzatore per via dell’assenza dei rappresentanti dell’assessorato allo sport della città perugina. Attorniato dalle miss Rebecca Antonini e Francesca Mozzini, a moderare la presentazione, lo speaker Adriano Bevilacqua che ha dato spazio anche alle esibizioni musicali di Laura Bazzucchi e agli interventi di Nicola Argesi e Ilenia Lazzaro per conto della rubrica ciclistica Scratch in onda su Canale Italia (84 del digitale terrestre) ogni mercoledì alle 20. La presentazione ha avuto il suo momento clou con la sfilata delle società giovanili UC Petrignano, Gubbio Ciclismo Mocaiana, Time Bike-Cicli Caprio, Lu Ciclone, Forno Pioppi, Team Bike Civitavecchia e Asd


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A cura della Redazione

Presentata in un’atmosfera di grande entusiasmo l’edizione 2017 che, quest’anno, farà tappa in Calabria. La manifestazione cresce nei numeri e nel prestigio, ma resta immutata la mission: sostenere il ciclismo giovanile

Marco Pantani che, a turno, hanno presentato le loro attività e i programmi della nuova stagione prima della grande festa finale con la presentazione del Trofeo in ceramica di Deruta a cura dell’artista Giuseppe Martini (riconoscimento per la miglior squadra a punteggio in tutte e tre le tappe), unitamente a un dipinto su tela in onore degli organizzatori per mano del maestro Francesco Quintaliani e una bici d’epoca del dopoguerra colorata di rosa e griffata Giro d’Italia Amatori, gara della quale è testimonial Gilberto Simoni. Una grande comunità virtuale quella del Giro d’Italia Amatori che ha raggiunto numeri strabilianti sul web in occasione della recente presentazione dell’edizione 2017 a Sant’Andrea delle Fratte (Perugia) con la diretta streaming sulla pagina Facebook di L’Ora del Ciclismo curata da Stefano Masi in sinergia con lo staff di Atlantide Video Service. Ecco le cifre: 17335 persone raggiunte, 4171 persone che hanno visua-

lizzato il video, 385 tra reazioni, commenti e condivisioni nel corso della diretta, 877 clic sul post Facebook di L’Ora del Ciclismo. A supportare lo sforzo organizzativo i partner Selle Smp, Acqualagna Tartufi, Astoria, Nuovo Parco dei Ciliegi Marchi Auto, Cicli Lombardo, Franciscus Viaggi, Vini Ciù Ciù, D’Aniello Cycling Wear, Inbici, Lowell, Mondo Ottica, Jolly Arredo, Vini Giacobazzi, Pesa Gomme, Motostaffette Potenza, Canale Italia (Scratch), Campolongo Latte, Angelo Morucci e Venturini Mario-Art in Design, Melania, Falcone Caffè, Kemon, Europa Ovini e Tiberina Carni

che consentono, grazie alla loro disponibilità ed al loro contributo, di realizzare questa edizione. Il Giro Amatoriale 2017 debutta a Tortora Marina venerdì 2 giugno con la tappa in circuito di 13,7 chilometri da ripetere 7 volte. Sabato 3 giugno la cronometro di 11 chilometri sul lungomare di Tortora con il coinvolgimento di Praia a Mare. Domenica 4 giugno epilogo con una tappa ondulata di 83,2 chilometri fino a Tortora Paese. Domenica 28 maggio anteprima giovanile in Campania a Montesano sulla Marcellana con la gara baby dai 7 ai 12 anni organizzata dall’Asd Marco Pantani.


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PRODUTTORI ITALIANI

SELLE SMP

IL SALTO DI QUALITÀ

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nche il pluridecorato triathleta spagnolo Fernando Alarza - tra le sue innumerevoli imprese ricordiamo il mondiale juniores nel 2010, il campionato di Spagna nel 2012 e il recente bronzo ai mondiali del 2016 pedalerà su Sella SMP. Una partnership di assoluto prestigio che consolida l’immagine di un’azienda ormai “rodata” per i massimi palcoscenici ciclistici: “Abbiamo conosciuto Fernando Alar-

za - spiega Nicolò Schiavon, responsabile marketing estero SMP - al Triathlon di Barcellona di cui eravamo sponsor. Fernando aveva sentito parlare molto delle nostre selle e ha voluto provarle, perché nel Triathlon la frazione ciclistica è la parte più imprevedibile dell’intera competizione, oltre ad essere quella che può presentare più variabili tecniche e di durata. Per questa ragione la scelta della sella è fondamentale. L’apertura del canale centrale

delle nostre selle, che le rende inconfondibili sul mercato, evita infatti la compressione delle zone perineali, a prescindere dalla posizione assunta dal triathleta”. Ma l’inizio del 2017 per Selle SMP ha riservato anche un’altra importante novità, ovvero la collaborazione con il Team Professional Tour BARDIANI-CSF, che garantirà al brand ulteriore visibilità all’estero. Il Team di Reggio Emilia, infatti, parteciperà, oltre che al Giro d’Italia, anche a numerose pre-


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A cura della Redazione

Il celebre brand della famiglia Schiavon inizia l’anno con due prestigiose partnership: nel Triathlon con Fernando Alarza e nel ciclismo con il Team BARDIANI-CSF

stigiose competizioni internazionali. “Per il 2017 abbiamo deciso di dare un nuovo impulso alla nostra presenza nel ciclismo professionistico - commentano Franco e Maurizio Schiavon, proprietari di

Selle SMP - attraverso il progetto #GreenTeam della famiglia Reverberi. Vogliamo dare sostegno in particolare ai giovani perché rappresentano il futuro del nostro sport. E intendiamo farlo attraverso

una sponsorizzazione importante che richiederà tutte le nostre risorse e la nostra esperienza. Abbiamo una sella unica al mondo che, crediamo, rappresenti un’arma in più nella strada verso il successo. I modelli della linea SMP4BIKE sono stati studiati per permettere agli atleti di raggiungere la performance migliore, garantendo un comfort impareggiabile e comprovati benefici in salute”. Un entusiasmo condiviso anche dal team manger del #GreenTeam Roberto Reverberi, che commenta così la collaborazione con SMP: “Siamo felicissimi di aver trovato un partner appassionato e all’avanguardia come Selle SMP - spiega lo storico team manager -. Con la famiglia Schiavon c’è stata fin da subito grande sintonia e siamo convinti di aver messo a disposizione dei nostri atleti un componente di altissimo livello”.


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CENTRO CITTÀ Le ciclabili di Londra

LONDRA IN BICICLETTA consigli utili A cura di Silvia Baldi (cicloturismo.it)

La capitale del Regno Unito ha un’estensione di 977 kmq, ma spostarsi da una parte all’altra della città è piuttosto semplice grazie all’efficiente servizio di autobus e metropolitana.

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on altrettanto efficiente è invece il sistema di piste ciclabili londinesi: praticamente inesistente. Infatti pur essendo segnalati diversi percorsi da fare in bicicletta, nella “city” le piste ciclabili non ci sono (o quasi). Negli ultimi anni l’amministrazione cittadina si sta muovendo per migliorare la viabilità su due ruote, ma per il momento i luoghi più sicuri dove pedalare sono le vie che costeggiano i canali fluviali ed i parchi reali. Per il resto si è quasi sempre costretti a dividere il suolo stradale con auto, bus, camion e taxi.

Per circolare in bicicletta sulle trafficate strade di Londra, è quindi essenziale indossare un casco e magari una mascherina. Inoltre, per essere ben visibili agli automobilisti, è molto importante dotarsi di indumenti riflettenti e assicurarsi che le luci della propria bici funzionino correttamente. Una piccola difficoltà da superare per noi italiani è poi la guida a sinistra: occorre fare l’abitudine e prestare sempre attenzione soprattutto nelle rotatorie ed agli incroci. A noi risulta spontaneo occupare la corsia di destra, ma a Londra sarebbe davvero pericoloso! Per quanto riguarda il tempo: è sempre

molto variabile, potete incappare in rovesci improvvisi quanto brevi oppure trovarvi ad affrontare forti folate di vento. Il consiglio è quello di partire preparati con abiti impermeabili, antivento ma leggeri e facili da ripiegare e riporre nella propria borsa. Il londinese medio utilizza molto la bicicletta per piccoli spostamenti all’interno della città e non avrete problemi a trovare negozi con servizio di noleggio. La maggioranza di questi però offre quasi esclusivamente bici da strada. Molto diffuse tra gli abitanti sono anche le bici pieghevoli perché possono essere trasportate sulla metro gratuitamente.


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CICLISMO & SOCIAL

QUANDO IL FOLLOWER SI ALZA SUI PEDALI A cura della Redazione

Spigolando tra le pagine facebook dedicate al mondo delle due ruote abbiamo scoperto che i corridori più seguiti sono Sagan e Contador. Ma nessuno ha gli oltre due milioni di seguaci di Lance Armstrong…

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er venali ragioni commerciali o per pura passione, il mondo del ciclismo - come ogni altra particella della nostra esistenza terrena - è ormai sbarcato definitivamente nell’universo dei social network, tanto che sono ormai centinaia di migliaia, nel mondo, le pagine facebook dedicate, a vario titolo, al mondo delle due ruote. Basta cliccare nel motore di ricerca la parola “ciclismo” per essere invasi da migliaia di contenuti. Per chi vuole comprare o vendere una bicicletta, ad esempio, il mercato online più frequentato in Italia è la pagina facebook denominata “Vendo Cerco Compro, Solo Ciclismo”, gruppo chiuso con quasi 27mila follower. Per chi, invece, soffre di un pizzico di nostalgia e ama riavvolgere il nastro della storia, la pagina facebook “Ciclismo - Raccolta foto e video d’epoca” è una sorta di museo digitale nel quale sono custodite le immagini storiche più significative del ciclismo degli anni passati. Diffonde invece una cultura tutta sua, la pagina “Ciclismo ignorante” che, con una buona dose di autoironia, racconta il mondo del pedale da una prospettiva singolare, alternando pillole di “cafonal” a chicche per veri intenditori, come il post che racconta il “Tour de Trump” che metteva in palio per il vincitore 250mila dollari. Quasi un milione di adepti, invece, segue la pagina facebook ufficiale del Giro d’Italia che, spigolando tra amar-

cord e presentazioni, srotola anche il suo merchandising e le offerte dei tour operator convenzionati per assistere, da protagonista, ad una tappa della prossima edizione della corsa rosa. Vicino al milione di seguaci anche Alberto Contador che nella sua pagina ufficiale celebra, con un pizzico di umana autoreferenzialità, le gesta del corridore più vincente del nuovo millennio. Mette un po’ di malinconia, invece, la pagina facebook di Lance Armstrong, che ha sì oltre due milioni di follower, ma anche centinaia di commenti tutt’altro che adulanti. Numeri assai più bassi (circa 15mila), ma affetto assai più elevato, per la pagina di Tonina Belletti, mamma agguerrita di Marco Pantani che, nei suoi post, ricorda con affetto il figlio Marco senza risparmiare mai frecciate alla (mala)giustizia che, a suo dire, non ha saputo fare luce sulla misteriosa morte del Pirata. Per gli appassionati dello scalatore romagnolo una pagina-simulacro di grande suggestione in cui appaiono, di tanto in tanto, foto intime inedite del campionissimo. Tornando ai campioni contemporanei, viaggia poco sopra i 400mila follower Vincenzo Nibali che, tra una vittoria ed un podio,

posta sovente anche simpatici momenti di vita domestica e familiare. Ha il doppio dei suoi seguaci (931mila) il campione del mondo Peter Sagan che, in realtà, a fronte di una personalità bizzarra ed originale, tra foto posate e messaggi promozionali, gestisce la sua pagina facebook in maniera piuttosto ordinaria (che sia un media social manager ad occuparsene?). Gran finale con un pizzico di Italia, ovvero con la pagina del Commissario Tecnico della Nazionale Davide Cassani. Per lui poco più di 17mila follower e la maglia azzurra come foto di copertina. Ma ciò che incuriosisce sono le tante foto del “Cassa” in azione sui pedali. Segno che il Ct, al di à dei ruoli, non ha alcuna intenzione di appendere la bicicletta al chiodo…


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IL COACH

ALZHEIMER e DIABETE A

molti di noi il termine “insulina” è noto. Con ogni probabilità lo avrete sentito pronunciare dal vostro medico, ma è anche possibile che lo abbiate letto in qualche rivista o sentito in qualche trasmissione televisiva o radiofonica. Ma quando se ne iniziò a parlare? E’ dal lontano 1869 che, grazie alle scoperte del Dottor Paulescu in Romania, questo termine è diventato di uso comune. Tutti sanno che è un ormone, di natura proteica, che viene sintetizzato dal pancreas ed ha la funzione di “comunicare” alle cellule del nostro corpo di far entrare glucosio, in modo che questo possa essere utilizzato come “carburante” per la produzione di energia. Ci sono condizioni però in cui si verifica una diminuzione della sensibilità all’azione dell’insulina che determina perciò uno stato di insulino-resistenza. Quando ciò accade, le cellule del nostro organismo non “rispondono” all’insulina e la loro capacità di far entrare il glucosio si riduce. Quando i recettori delle nostre cellule non recepiscono più il segnale, la glicemia del

sangue aumenta e, con il tempo, si può passare ad una condizione di diabete. La correlazione tra insulino-resistenza e diabete è conosciuta, in ambito medico, ormai da decenni. Negli ultimi tempi però le conoscenze su questo specifico tema sono considerevolmente aumentate. Grazie a ricerche scientifiche più approfondite, da qualche anno si sostiene che l’insulino-resistenza e la conseguente insulino carenza, oltre ad essere considerate alla base dell’origine del diabete, siano uno dei fattori di rischio più rilevanti per lo sviluppo dell’Alzheimer. Le prove accumulate nel tempo sono così salde che l’Alzheimer è stata denominata da alcuni ricercatori “Diabete di tipo 3” avendo in comune gli stessi meccanismi molecolari e biochimici del Diabete 1 e 2. Ma andiamo più nel dettaglio. Che cos’è l’Alzheimer? La demenza di Alzheimer (in inglese, Alzheimer Disease, AD) oggi colpisce circa il 5% della popolazione con più di 60 anni e in Italia si stimano circa 500mila ammalati. È considerata la forma più comune di demenza senile, uno stato provocato da un’alterazione delle funzioni cerebrali che implica una

serie di difficoltà nel condurre le normali attività quotidiane. La malattia colpisce la memoria e le funzioni cognitive ma si ripercuote anche sulla capacità di parlare e di pensare (http://www.epicentro.iss.it) Tutto questo sfocia in una grave menomazione della vita sociale ed affettiva. Durante la sua progressione, lenta e continua nel tempo, si verificano varie anomalie, come la perdita di cellule cerebrali, la formazione di abbondanti grovigli neurofibrillari, il deposito di alcune proteine, stress ossidativo e danni al DNA. Le ultime ricerche scientifiche ci portano, dunque, a prestare maggiore attenzione alla relazione tra Diabete 2, e recentemente anche al tipo 1, con lo sviluppo delle patologie neuro-degenerative. Questa ultima ipotesi è stata avvalorata dall’incremento dei tassi di prevalenza di obesità, diabete ed Alzheimer negli ultimi decenni e dalla condivisione di stesse condizioni come demenza, decadimento cognitivo, disturbi di obesità e dislipidemie, insulino-resistenza progressiva del cervello e insulino carenza. (Alzheimer’s disease is type 3 Diabetes- reviewed j diabetes sci


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Chi è Iader Fabbri E’ consulente nutrizionale di tutte le Nazionali italiane di ciclismo e commentatore tecnico, in ambito nutrizionale, per la testata giornalistica Rai Sport, per la quale – nell’ultimo Giro d’Italia – ha curato e condotto una striscia quotidiana. E’ relatore in convegni e seminari su sport e alimentazione e collabora, nel settore ricerca, con le Università di Firenze e Pavia. Coach di diversi atleti professionisti di livello mondiale, collabora con diverse riviste giornalistiche nazionali, per le quali cura personalmente rubriche dedicate allo sport, alla nutrizione e al benessere.

A cura di Iader Fabbri

C’è una relazione tra l’insulino-resistenza e la più diffusa malattia neuro-degenerativa del nostro secolo? Le ultime ricerche scientifiche sembrano confermarlo

technol 2008 Nov; 2(6): 1101 – 1113. Published online 2008 nov). Quello che colpisce maggiormente gli esperti è che l’insulinoresistenza non solo si verifica nella “periferia”, come si pensava in passato, ma avviene anche a livello cerebrale. La segnalazione insulinica cerebrale è fondamentale per apprendimento e memoria e questo motiva in modo chiaro i deficit cognitivi spesso presenti nell’AD (Insulin resistance and Alzheimer’s disease pathogenesis: potential mechanisms and implications for treatment. Curr Alzheimer Res. 2007;4(2):147–152). Ma questo non deve stupirci più di tanto perché l’insulina non agisce solo sulle cellule somatiche ma ha anche dei recettori a livello cerebrale ed il glucosio è una fonte primaria energetica per il nostro cervello. La “pistola fumante” che ha sollevato dubbi e perplessità sull’ipotesi che l’insulina cerebrale possa essere il fattore scatenante dello sviluppo dell’Alzheimer è la pubblicazione dell’Hisayama study nel 2011. I ricercatori, che nel 1985 iniziarono uno studio nella cittadina Giapponese, analizzarono per 15 anni 1017 soggetti anziani senza demenza senile e videro che l’incidenza di

sviluppo di Alzheimer e demenza vascolare negli anni era significativamente più alta nei soggetti con diabete rispetto a quelli con normale tolleranza glucidica (The cohort study of dementia: the Hisayama study 2011 Nov; 51(11): 906-9). Nello stesso anno un altro studio multidisciplinare condotto a Palermo da Ricercatori del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) mostrò come la somministrazione di insulina in vitro fosse in grado di annullare la tossicità di piccoli peptidi come il betaamiloide, uno degli elementi principali nello sviluppo di Alzheimer. Questa sorta di protezione avviene grazie al legame dell’insulina con il suo recettore che porta alla sintesi di una molecola chiave, la proteina Akt. Essa funge da “interruttore biologico” essendo abile nell’annullare l’effetto degenerativo del peptide presente nello stato di demenza. In parole povere, in assenza di insulinoresistenza, la cellula cerebrale è in grado di captare il segnale dell’insulina che, grazie principalmente alla proteina Akt, antagonizza gli effetti degenerativi cerebrali presenti nell’Alzheimer, fungendo così da meccanismo di difesa fisiologica (Insulin-activated Akt rescues A oxidative stress-induced cell death by orchestrating molecular trafficking 2011 Oct;10(5):832-43). Ora capirete come la presenza dell’insulina a livello cerebrale sia di primaria importan-

za sullo sviluppo di patologie neurodegerative. Infine vi sarà ad oggi più chiara la connessione dei meccanismi che stanno alla base del diabete e dell’AD: l’interruzione, infatti, dei segnali dell’insulina a livello cerebrale ha alla base meccanismi simili che conducono alla resistenza dell’insulina nel diabete. Resto fermamente convinto che l’alimentazione sia il più potente farmaco che abbiamo a disposizione. Pertanto, utilizzando le corrette strategie nutrizionali è possibile modificare in positivo il nostro bilancio ormonale. La società nella quale viviamo ormai ci ha condizionato e reso dipendenti da abitudini sbagliate, propinandoci alimenti che non esisterebbero neppure in natura. A questo punto, come dice il proverbio, “dare un colpo al cerchio e uno alla botte” potrebbe essere la soluzione ottimale per goderci il cibo della festa in un momento di convivio e, dall’altra parte, essere coscienti che assumere costantemente nella nostra giornata carboidrati ad alto indice glicemico (pane, pasta, patate, pizza, dolci, biscotti o altro) può portarci a problematiche ben più serie rispetto al semplice “aumento di una taglia”. Soprattutto se questa tipologia di cibo non viene abbinata correttamente con proteine che ci permettano di diminuirne il carico glicemico complessivo. Regolando e bilanciando la nostra dieta correttamente potremmo “governare” i nostri ormoni e mantenere la glicemia stabile così da poter rimanere con la “nostra taglia”, ma soprattutto garantendo al nostro corpo un’efficace strategia di prevenzione. In conclusione, abbinare e non dissociare penso sia il comandamento più utile per difendersi dall’opulenza alimentare della nostra società.


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LE CITTÀ DELLA BICICLETTA

ISCHIA VISITARE L’ISOLA IN BICICLETTA A cura di Silvia Baldi

Nonostante le sue ridotte dimensioni, l’Isola di Ischia può contare su circa 50 km di percorsi adatti alla mountain-bike ed alla bici da turismo. Castello Aragonese Ischia

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l cicloturismo è comunque una novità per gli isolani ed i sentieri locali sono ancora in via di sviluppo quindi per ora vi segnaliamo un tranquillo percorso su asfalto di difficoltà media. Si tratta di un tour di circa 36 km con partenza ed arrivo presso il porto di Forio. Dal porto, si inizia a pedalare in direzione della Chiesa del Soccorso, famosa per la bellissima facciata bianca decorata da preziose maioliche del ‘700. La vista dalla chiesa è spettacolare e nelle giornate limpide si può scorgere l’Isola di Ventotene. Prossima tappa è la Chiesa di San France-

sco, quindi il percorso devia verso il mare regalando una meravigliosa vista della spiaggia e del mediterraneo prima di entrare nel parco “La Mortella”, giardino tropicale di grandi dimensioni. Usciti dal parco si riprende la strada del litorale dirigendosi verso l’abitato di Casamicciola e quindi ad Ischia Porto. Imperdibile a questo punto una sosta al Castello Aragonese collegato all’isola da uno spettacolare ponte di pietra che si può percorrere in bicicletta. Dopo la pausa, si torna in sella per affrontare la salita del Monte Rotaro: una fatica molto ben ripagata dal panorama che si

trova in cima. Ad aspettare il ciclista c’è infatti la Pineta della Maddalena che circonda tutto il monte ed il suo antico cratere. Trattasi infatti di un vulcano ormai spento, ma che ha segnato profondamente la storia dell’isola per ben 400 anni. I periodi migliori per visitare Ischia in bicicletta sono l’inverno, l’autunno e la primavera quando la folla di turisti non ha ancora riempito l’isola. Tuttavia sulle strade occorre sempre fare attenzione perché il traffico può risultare un po’ indisciplinato anche in bassa stagione, specie sulla via litoranea.



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LA GESTIONE FISICA DELL’ATLETA

LA FRATTURA DEL FEMORE

PARTE 2 A cura di Bruno Filippi

Come riconoscerla, come curarla, quando intervenire con protesi, placche e fissatori

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RATTAMENTO DELLE FRATTURE DI FEMORE La cura di tali fratture avviene, nella più alta percentuale dei casi, con l’intervento chirurgico, attraverso il quale si riallineano i frammenti ossei. Il tipo di approccio e la scelta dei mezzi di sintesi dipendono ovviamente dalla complessità della frattura. Riassumo schematicamente le modalità con più alta incidenza: • CHIODO ENDOMIDOLLARE è praticamente uno stelo metallico che viene inserito all’interno del canale endomidollare dell’osso per stabilizzarne la corretta posizione e fissato con viti. Tale approccio consente un ritorno al carico progressivo con iniziale utilizzo di stampelle, che danno la possibilità di un carico sfiorato precoce.

• PROTESI D’ANCA Quando la frattura interessa il femore dal collo in su sovente vengono lesionate anche le arterie che irrorano la testa femorale, con conseguente alto rischio di necrosi (morte cellulare). Per questo motivo nella più alta percentuale dei casi, anche se il paziente è giovane, si opta per l’utilizzo dell’endoprotesi, che consiste nella sostituzione della sola testa femorale con elemento protesico, oppure dell’artroprotesi, che prevede la componente femorale ed anche quella acetabolare (concavità che ospita la testa del femore). Le protesi, però, favoriscono un percorso di recupero abbastanza rapido rispetto ad altri tipi di gestione chirurgica.


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• PLACCHE E VITI Quando l’ortopedico chirurgo ritiene che non ci siano rischi vascolari e decide di salvare la parte alta femorale correggendo la frattura con questo tipo di sintesi. In tal caso, però, i tempi di recupero sono molto lunghi in quanto il carico viene concesso solo quando il consolidamento della frattura è sufficientemente sicuro.

• FISSATORE ESTERNO Viene utilizzato nel caso in cui ci si trovi di fronte a fratture particolarmente complesse con perdita di materiale osseo, in quanto il fissatore, facendo da impalcatura, permette la ricrescita dell’elemento mancante. Tale tecnica prevede una tempistica di recupero molto lenta.

Chi è Bruno Filippi Romagnolo di Rocca San Casciano in provincia di Forli, matura la sua esperienza di fisioterapista alla corte del dott. Costa nell’equipe della Clinica Mobile. Numerose sono le esperienze professionali svolte al fianco di atleti in numerosi sport attualmente è il fisioterapista della squadra di ciclismo AG2R la Mondiale. Oggi svolge la sua attività di professionista presso il suo studio a Rocca San Casciano (Fc).

Endoprotesi

Artroprotesi


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AZIENDE MADE IN ITALY

BIOTEX

A CONTATTO DELLA PELLE A cura di Enrico Pastori

Biotex la prima azienda italiana a specializzarsi nel settore dell’intimo tecnico per lo sport. l’azienda Faentina dal 1990 produce capi performanti per lo sportivo conservando la tradizione della maglieria italiana artigianale

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icordate quelle pesanti e rigide maglie in Meraklon di fabbricazione nordica che negli anni settanta costituiva l’innovazione più esaltante dell’intimo sportivo di quegli anni? Cose di quasi cinquant’anni fa, l’underwear di oggi è decisamente un’altra cosa. Il polipropilene aggiornato, meglio, una sua formulazione (ibridata con fibre di seta, lana, acrilico, nylon e cotone), insomma una variante decisamente più tecnologica, si chiama BTX. La fibra di questo polimero termoplastico è quella utilizzata nelle sue realizzazioni dall’azienda faentina Biotex, nota per la capacità di regalare sensazioni di calore e asciutto. Il ridotto coefficiente di assorbimento dei liquidi unitamente alla proprietà di allontanare rapidamente il sudore dalla pelle ne fanno un ineludibile protagonista nei capi di maglieria intima tecnica dove svolge la sua fondamentale presenza a diretto contatto con la pelle. Il perché è presto detto: in tale posizione questo materiale è

in grado di raccogliere il sudore allo stato liquido trasferendolo, lungo la superficie della fibra, dalla pelle all’esterno in modo veloce ed efficace. E’ questa, nella sostanza, la principale modalità operativa di un capo come la maglia a maniche corte T-Shirt Seamless Light Touch, realizzata secondo i dettami della tecnologia Bioflex, e dei Manicotti e Gambali Water resistent, complementi accomunati dall’appartenenza alla tecnologia 4Season di Biotex. Ma andiamo per ordine, la maglia innanzitutto, genuino esemplificazione dei fondamentali concetti di “smart compression” e di “ sostegno muscolare differenziato” due architravi su cui poggia la progettazione Biotex. E’ una T-shirt in tessuto elasticizzato caratterizzato dalla azione differenziata “multitrama”, ovvero con trama a lavorazione differenziata che conferisce elasticità e leggerezza a questo capo basico. Particolare attenzione è stata rivolta nella

collocazione delle zone a microrete che hanno funzione di favorire la traspirazione e conseguentemente di rimanere asciutti e termoregolati. Il livello di comfort viene conferito tanto dal taglio della manica (detto a “raglan”) quanto dalla assenza di cuciture laterali e dal fastidioso spessore che comportano, facendo della T-shirt in questione un capo ideale, come strato base nel concetto dell’abbigliamento “a strati”, in tutte le stagioni più fredde ma anche come unico capo di abbigliamento sportivo in quelle dalla temperatura più calda. Nell’ambito dei capi cosiddetti “complementari”, invece, un posto di rilievo viene occupato dai Gambali Water Resistent, che come dice già il nome costituisce una pratica protezione antipioggia. Sempre realizzato in tessuto elasticizzato e senza cuciture in rilievo, assicurando così il massimo comfort durante la pedalata. Questo capo viene sottoposto a un trattamento antipioggia che fa scivolare


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Gambale Water Resistant

Manicotto Water Resistant

T-Shirt Seamless Light Touch disponibile in 3 colori

via la pioggia pur mantenendo la traspirazione della pelle, assicurando le condizioni ottimali di lavoro della muscolatura. Il logo Biotex è riportato sul capo, ma solo sulla gamba sinistra. Il suo ricamo, discreto nel suo grigio scuro, consente un abbinamento appropriato a qualsiasi colorazione abbia il capo indossato nella parte superiore. Il concetto d’impiego da cui i Gambali Water Resistent prendono origine è quello di uno dei capi complementari più classici della storia del ci-

clismo, ovvero i Manicotti, un capo solo apparentemente marginale, che svolge la sua fondamentale funzione in tutte quelle giornate in cui il differenziale termico tra la mattina ed il resto della giornata diventa importante. Dal punto di vista costruttivo, le analogie con i gambali sono tante: realizzati in tessuto elasticizzato sempre Water Resistent, quindi dotati di proprietà antipioggia, mantenendo però la traspirazione, e totale assenza di cuciture, il tutto per assicurare il massimo comfort

nella attività sportiva. Identico al discorso fatto per i gambali, cosi anche il logo: colorazione grigio scura che consente la massima libertà nell’abbinamento dei colori. Regola generale da osservare per mantenere nel tempo tutte le proprietà tecniche dei capi Biotex, lavaggio delicato a rovescio a temperatura moderata (max 40°) e l’asciugatura all’aria Infine, il ferro da stiro; ricordatevi che è cosa da bandire assolutamente nel trattamento di questi capi.



3TBIKE - Photo by Newspower.it


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BELTRAMI TSA PRESENTA SUPLEST

Edge 3 Double Boa IP1 Carbon colore Grigio chiaro con grafiche giallo fluo

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he il marchio Suplest possa essere una derivazione dell’aggettivo “souple” (agile, snello) oppure sia più un derivato dal francesismo “souplesse” (flessibile, elastico,) poco cambia. La volontà di comunicare una fabbricazione di scarpe per bicicletta che affermi i più alti standard in termini di comfort, design e materiali c’è con tutta evidenza. È la creazione di Robert Gehring e Daniel Balmer, due giovani Bernesi con un background che vede passione ciclistica, formazione professionale (come designer) e eredità famigliare nel mondo della fabbricazione delle calzature, mescolarsi tra loro. E soprattutto una buona dose di “Swissness”, ovvero la rivendicazione dell’orgoglio nazionale che attinge alla storica reputazione di qualità e precisione

(ricordiamo l’orologeria e la meccanica di precisione) che da sempre è fiore all’occhiello dei prodotti provenienti dalla confederazione elvetica. L’esordio della distribuzione italiana avviene grazie all’importatore Beltrami TSA, che ha focalizzato per ora l’attenzione su tre interessanti modelli stradali tratti dal più ampio ampio catalogo svizzero: la Edge 3 Boa IP1 Carbon Comp, la Edge 3 Double Boa IP1 Carbon e la Edge3 Boa IP1 Aero Carbon. La prima questione che potrebbe legittimamente porre un ciclista è un po’ la domanda “delle cento pistole”, ovvero: come calzano? Sono adatte a piedi affusolati e stretti oppure adottano una calzata larga e spaziosa? I due sodali Bernesi affermano che la calzata delle Suplest è intermedia, quindi non ”sottile” e nemmeno “larga”,

ma tengono a precisare che in prossimità della punta della scarpa la calzata è spaziosa e per nulla costrittiva per i vasi sanguigni delle dita dei piedi, cosa che si traduce immediatamente in una sensazione di elevato comfort. Peraltro avvertibile ad un occhio attento osservando i volumi e la forma della punta dal davanti. Per tutte si prevede un interno antiscalzo e una tomaia termosaldata in microfibra ma differenti sistemi di chiusura per ognuna delle tre. Il sistema si basa sulla ruota Boa, una regolazione micrometrica presente singolarmente sulla Carbon Comp e versione doppia sulla Double Boa. Differente la chiusura per la Aero Carbon, dove si prevede una chiusura a lacci e una patella di copertura con zip, per evidenti ragioni aerodinamiche. La suola è realizzata in fibra di carbonio per tutte tre i modelli,


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Edge 3 Double Boa IP1 Carbon colore nero opaco

con tre fori per alloggiarvi le tacchette, cosa che, se può dirsi abituale per scarpe stradali di un certo lignaggio, per la più economica delle tre, la presenza di una suola in composito assume una particolare valenza in relazione al prezzo. Sempre di particolare valenza, ma per tutti i modelli, è l’adozione di una soletta interna Ergo 360° Solestar. La soletta anatomica tedesca, abitualmente venduta come after-market e qui presente nella normale dotazione, è stata sviluppata specificamente per il ciclismo e progettata per migliorare il trasferimento di potenza ai pedali, migliorare il comfort di pedalata e ridurre lo stress causato alle ginocchia e ai piedi. E ci riferiamo in particolare ad eventuali stress da pronazione che affliggono talvolta la postura. Degno di menzione è in-

Edge 3 Boa IP1 Aero Carbon, colore bianco

fine il tacchetto sostituibile. Due sole viti consentono alla parte usurata dal contatto con l’asfalto di essere sostituite all’occorrenza. Da ultimissimo colori e prezzi: Edge 3 Double Boa IP1 Carbon colore Grigio chiaro

con grafiche giallo fluo e nella versione nero opaco con particolari nero lucido 349€; Edge 3 Boa IP1 Carbon Comp, stesso colore, 249€; ed Edge 3 Boa IP1 Aero Carbon, colore bianco, proposta a 329€


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ACSI - IL CICLISMO CHE SI EVOLVE

TERRE DI CASOLE BIKE HUB

Una immagine della Granfondo Gavia e Mortirolo

A cura della Redazione

Per tutti i tesserati dell’ente di promozione benefit e speciali scontistiche nell’ambito del progetto di eco-turismo più innovativo della Toscana

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CSI Ciclismo conferma la sua immagine di ente di promozione sportiva capace di organizzare progetti ambiziosi e dinamici, in grado di offrire “contenuti” sempre innovativi ai propri tesserati, che vengono costantemente incentivati da promozioni allettanti legate al mondo del ciclismo. Un progetto curioso ed interessante che ha preso vita negli ultimi mesi è il Terre di Casole Bike Hub, un’idea che esalta la bicicletta e che vede in essa l’espressione di ciò che rappresenta oggi, nel mondo del turismo, la località senese di Casole d’Elsa. Il Terre di Casole Bike Hub prevede percorsi ciclistici con livello di difficoltà variabile, circondati da scenari suggestivi e da paesaggi della campagna toscana. Ci si può divertire con mountain bike, bici da corsa su cui ripercorrere le orme dei campioni, cicloturismo ed e-bike. Sentieri tracciati e strade a bassissima percorrenza si prestano perfettamente per coloro che desiderano visitare la Val d’Elsa in ‘modalità slow’ anche con biciclette a pedalata assistita, fermandosi nei punti d’interesse culturali ed enogastronomici. Terre di Casole Bike Hub è un progetto innovativo che offre una rete di servizi diffusi

per il ciclista attraverso il coinvolgimento di tutto il territorio: il Comune di Casole D’Elsa garantisce la “bici-stazione”, un punto d’incontro per ciclisti nel centro del paese, l’informazione e la sicurezza, la manutenzione delle strade, la segnaletica, i codici di comportamento ed una rete di cardioprotezione che copre tutto il territorio. I benefit riservati ai tesserati ACSI convenzionati saranno uno sconto del 10% con tutti i partner del Bike Hub, una degustazione di vini e prodotti del territorio presso l’infopoint Casole d’Elsa ed un ingresso ridotto al Museo Civico Archeologico e della Collegiata. Casole d’Elsa racchiude tutto il patrimonio paesaggistico, artistico, architettonico, storico ed enogastronomico toscano, in un lembo di terra ancora vergine che accoglie chiunque sia alla ricerca di una vacanza green. Incastonata in posizione strategica al centro di un naturale quadrilatero tra Siena, San Gimignano, San Galgano e Volterra, il territorio di Casole d’Elsa è costituito da medie e basse colline a coltivazione di viti, olivi e cereali, con aree boschive di notevole importanza ambientale che ne fanno la meta ideale per il cicloturista, il professionista della bicicletta, gli accom-

pagnatori e visitatori che ricercano un’esperienza su misura. Le strutture di hospitality, dalle più semplici agli hotel di lusso, offrono servizi a misura di ciclista per soddisfare ogni esigenza e desiderio. Tra di esse, tutte le strutture aderenti al progetto si sono dotate di servizi per il ciclista e nei prossimi mesi, grazie ad un progetto finanziato dalla Regione al Comune di Casole, verranno installate 12 centraline di ricarica per auto e biciclette. Terre di Casole Bike Hub vanta così già 15 strutture (13 nel territorio e 2 esterne) tutte connesse per offrire ed essere la nuova bike destination. Terre di Casole Bike Hub è, infine, la prima ciclo-riserva; poiché si offre come luogo protetto per il ciclista, gli attori del Terre di Casole Bike Hub stanno creando giorno dopo giorno quella che diventerà un Holiday Unlimited Biking, ora più che mai a disposizione di tutti i tesserati di ACSI Ciclismo, esaltati dalla passione di un ente di promozione sportiva che li rende protagonisti delle iniziative più esaltanti. Per info e documentazione aggiuntiva contattare l’indirizzo info@terredicasolebikehub.it.


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FSA SL-K

SUPER

COMPACT F

SA è stata tra i primi marchi, se non proprio il primo, a proporre sul mercato le guarniture compact. Una rivoluzione che permetteva di ripensare tutta la scala dei rapporti, che intanto continuavano a crescere di numero e hanno permesso di ottenere pacchi pignoni sempre più assortiti e versatili. Dalle compact in poi non c’è stato quasi più bisogno di avere un assortimento per la salita e uno dedicato alle uscite più pianeggianti. Altro vantaggio poi, da non sottovalutare, è la maggiore differenza di sviluppi metrici nell’assortimento dei vari rapporti: in sostanza possono esserci meno rapporti simili tra loro per sviluppo metrico. Oggi FSA rilancia ancora la compact e offre una possibilità in più tra le opzioni a disposizione: la Super Compact. Si tratta, in sostanza, di una guarnitura dalle moltipliche ancora più ridotte rispetto alla classica compact, con la possibilità, in questo caso, di montare un ingranaggio minimo da 30 denti. Sono due le scelte a disposizione: 48-32 e 46-30. Occorre studiarsi bene gli

assortimenti, tabella dei rapporti alla mano, per poter effettuare la scelta migliore per le proprie esigenze. L’unico limite, caso mai, è la capacità del deragliatore, solitamente di 16 denti, per cui non è consigliabile montare una guarnitura con una differenza maggiore (ad esempio volendo assemblare il 48 con il 30). Anche il salto di misura potrebbe essere eccessivo quando si pedala. Con una guarnitura super compact si possono utilizzare più agevolmente pacchi pignoni che partono da un ingranaggio minimo di 11 denti e farli lavorare con una linea di catena più efficace. Per gli scettici, poi, basta fare due conti: posizionando la catena sul 48 all’anteriore e l’11 sulla ruota, si superano i 50 chilometri orari procedendo ad un ritmo di 90 pedalate al minuto. L’unico svantaggio si può avere nelle discese più ripide e dritte, ma con un po’ di agilità si possono raggiungere velocità più che ragguardevoli con la catena ancora in trazione. Agilità è la parola predominante nella definizione della super compact. La possibilità

di montare addirittura il 30 sull’anteriore (ma anche col 32 il discorso non cambia poi molto) permette di ottenere sviluppi metrici sufficientemente agili per poter affrontare qualsiasi pendenza al giusto ritmo, anche se non si dispone della gamba dei giorni migliori. Certo non si corre il rischio di mettere il piede a terra. La guarnitura FSA SL-K Super Compact è anche molto leggera. Le leve sono rifinite in fibra di carbonio unidirezionale con la parte interna cava. L’asse del movimento centrale è in lega di alluminio 7050 con standard BB386 Evo. Le guarniture sono in lega 7075 ed ottenute tramite lavorazione a controllo numerico CNC. La compatibilità è studiata per i sistemi Shimano/Sram. Nella versione SL-K la Super compact ha un peso di 617 grammi con pedivelle di lunghezza da 170, 172,5 e 175 millimetri. È disponibile anche nelle versioni Gossamer, Omega, Vero Pro ed Energy. Informazioni su: www.Fullspeedahead. com


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FASHION ON THE ROAD

LA VIE CLAIRE, LA RIVOLUZIONE A COLORI Il campione Bernard Hinault veste Mondrian nel 1985

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a che mondo è mondo i grandi cambiamenti sono figli delle grandi rivoluzioni. La storia che vi raccontiamo inizia da una “composizione” e dal suo creatore, Piet Mondrian; composizione che, nell’arco di poco più di un ventennio, ha dettato nuove tendenze, fino ad approdare in quella parte di universo che a noi interessa: il panorama ciclistico internazionale. La fusione celebrata nei primi anni ’60 tra alta moda e arte dopo che la prima decise di lasciarsi ispirare dalle più celebri rappresentazioni pittoriche (in alcuni casi fondendosi con esse) - condizionò, per sempre, lo stile. Alcune tra le più celebri case di moda, in particolare Yves Saint Laurent, introdussero appunto la pittura nell’ambiente, riproducendo graficamente le opere d’arte e stampandole sui propri tessuti; celebri quanto intramontabili i suoi mini abiti ispirati a Mondrian. Dopo di lui un altro grande marchio dell’alta moda come Hermès creò una linea di borse scegliendo anch’esso come fonte d’ispirazione le opere del celebre pittore olandese. È quindi partendo dall’arte, dall’alta moda e dalla fusione tra le due che ha inizio la sto-

ria della più celebre maglia che il ciclismo ricordi. Moda e sport, pianeti all’apparenza distanti, si sono incrociati per la prima volta negli anni ’80, finendo, da lì in poi, per contaminarsi vicendevolmente. Il ciclismo, legato alle sue vecchie abitudini, avvinto come l’edera alla frugalità del suo abbigliamento tradizionale - ovvero pantaloncino nero e calza bianca - incontrò il mondo della moda con il marchio e il team La Vie Claire, e da quel tutto cambiò. Come un programma televisivo visto fino a quel momento in bianco e nero, i suoi fuoriclasse in sella e i suoi colori regalarono al mondo uno dei più bei momenti nella storia del professionismo. E così il ciclismo scoprì i colori. Nato nel 1984, grazie a Bernard Tapie (discusso presidente del Marsiglia Calcio) e sotto la direzione tecnica dello svizzero Paul Köchli, il team era composto dal tre volte vincitore del Tour De France, Greg LeMond, così come Andrew Hampsten e Steve Bauer, e dal ben cinque volte vincitore del Tour, Bernard Hinault. L’Italia ebbe il suo peso all’interno di questo progetto un po’ “folle”; sì, perché inizialmente, la progettazione delle divise per la Vie Claire fu affidata all’italianissimo marchio Benetton.

La maglia nel corso degli anni, fino ad arrivare ai primi anni ’90, subì vari restyling, la maggior parte dei quali furono necessari a causa del passaggio di consegna tra uno sponsor e l’altro. Anche nel libro del celebre giornalista sportivo Richard Moore, “Slayng the Badger”, viene raccontata la nascita della famosa divisa; quando dopo una lunga gestazione il progetto fu pronto, Bernard Tapie organizzò una presentazione a Parigi invitando, oltre al team, anche il designer. Fu un vero shock quando i membri del gruppo videro la maglia per la prima volta. Era di colore nero e il direttore sportivo dell’epoca Köchli la paragonò persino alla divisa di Superman, solo su base nera. Hinault ha raccontato che la maglia era stata ideata in quel modo poiché ispirata alla divisa della celebre quanto invincibile squadra di rugby neozelandese degli All Blacks, con il probabile scopo di insinuare in chi la indossasse la stessa indomabile voglia di vincere e negli avversari la paura di affrontarli. Köchli, però, che conosceva fin troppo bene la sua materia e l’importanza dell’abbigliamento in questa disciplina, si rifiutò categoricamente di far indossare alla sua squadra maglie di co-


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A cura di Eleonora Pomponi Coletti

Nel 1984 un team francese stupì il mondo non per le sue vittorie, ma per la prima maglia di ciclismo ispirata ad un pittore. Storia di una scelta avanguardista che, con un tocco di pennello, rivoluzionò il mondo giurassico del pedale

lore nero poiché, sotto un cocente sole estivo, un abbigliamento di quel tipo avrebbe creato certamente molte difficoltà agli atleti, mettendoli in netto svantaggio rispetto ad altri con abbigliamento di tipo più tradizionale e funzionale. Fu in quel momento che un ragazzo, uno stagista presente in sala durante la presentazione, si alzò e con una domanda che spiazzò tutti i presenti disse: “Che ne dite di Mondrian?”. Ebbene sì, Piet Mondrian, il pittore che vent’anni prima aveva ispirato alcuni tra i più celebri stilisti, fece il suo ingresso nel mondo del ciclismo professionistico e, per la prima volta, lo stile sbarcò nel mondo a pedali, uno stile destinato a farsi ricordare per tutti gli anni a venire. Il team si presentò al Tour De France con divise ispirate alla “Composition end Rouge, Jaune et Bleu”, segnando la prima vera grande rivoluzione in termini di “moda” in un universo che, fino a quel momento, era rimasto ben saldo alle sue giurassiche tradizioni. Le forme rettangolari di colore rosso, giallo e blu, separate da linee nere, divennero così la trama inconfondibile di una delle maglie più memorabili della storia di questo sport. La genialità della scelta, come

Greg LeMond e Steve Bauer nella formazione La Vie Claire 1984

Una modella sfila con un abito Mondrian

affermò anche il direttore tecnico, era sì nel design e nei colori, che attiravano l’occhio e così l’attenzione degli spettatori, ma anche nella funzionalità della divisa stessa che si prestava ad ospitare all’interno di ogni rettangolo il logo di uno sponsor diverso. Lo stesso Hinault ha dichiarato più volte di aver sempre amato quella maglia. Nel 1986, La Vie Claire, regalò al pubblico uno spettacolo destinato a rimanere impresso nella memoria di tutti: Greg LeMond tagliò il traguardo seguito dal compagno di squadra Bernard Hinault, e la “Composition en Rouge, Jaune et Bleu” tagliò con loro il traguardo di uno dei più grandi eventi sportivi al mondo. L’immortalità passa, talvolta, attraverso i gesti folli e le imprese indimenticabili; in ogni caso, comunemente, sono gli eventi straordinari e non quelli ordinari a lasciare

il segno nella memoria dei suoi testimoni. Adesso che quei giorni sono oramai lontani, nel valutare le imprese di Hinault, LeMond e dei loro compagni, uno dei primi pensieri del mondo intero, subito dopo le incredibili imprese, è sicuramente per quella maglia che portavano addosso, perché fu qualcosa di talmente iconico e innovativo da attirare l’attenzione anche di chi, prima di quel momento, non aveva mai buttato l’occhio al mondo dei pedali. E così, al termine di quel Tour De France, quella Composizione con la quale quei ragazzi avevano condiviso gioie e dolori di un’epica impresa, restituì loro qualcosa; e il cielo sopra il Team La Vie Claire divenne finalmente Blu, il loro cuore pieno di gioia e passione si fece Rosso e di colore Giallo si fece il podio, giallo come l’oro di un Opera da ricordare. Per l’eternità.


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DROGATI DI SPORT

SPORT ADDICT “Ci si può drogare di cose buone e una di queste è certamente lo sport” (Alex Zanardi)

S

iamo abituati ad assistere quotidianamente a messaggi veicolati su diversi canali informativi, quali televisione, radio, giornali e riviste, che sottolineano come l’obesità sia diventata una patologia molto diffusa nella cosiddetta società “del benessere”. Insieme ad essa, altre malattie metaboliche - quali diabete, ipercolesterolemia o patologie di natura cardiovascolare, tra cui l’ipertensione - trovano un trattamento non solo nell’uso di farmaci specifici, ma anche in quella che può risultare come la “terapia” d’eccellenza:

lo sport. In particolar modo, sport aerobici di resistenza, quali corsa e ciclismo, se praticati con continuità e sistematicità, possono scongiurare, ritardare o avere potere riabilitativo nei confronti di diversi tipi di patologie. Oltre che consigliato per la salute fisica, lo sport costituisce infatti una risorsa naturale estremamente importante anche per la salute mentale. Considereremo brevemente i benefici sia sul versante cognitivo che sul tono dell’umore. Quest’ultimi introdurranno al tema dell’exercise addiction (EA), ovvero la dipendenza dall’attività fisica. ESERCIZIO FISICO, CERVELLO E ATTIVITA’ COGNITIVA Studi su animali dimostrano che l’esercizio

fisico migliora la sopravvivenza neuronale e la resistenza agli insulti cerebrali, promuove la vascolarizzazione nervosa, stimola la neurogenesi, migliora l’apprendimento e contribuisce al mantenimento delle funzioni cognitive durante l’invecchiamento. Secondo recenti studi infatti, l’esercizio fisico induce l’espressione di geni associati alla plasticità neuronale, come ad esempio il BDNF (Brain Derived Neurotrophic Factor, che funge da nutrimento per le cellule nervose) a livello ippocampale. Ciò che promuovo spesso, in qualità di neuro scienziata, è che il cervello è un organo e, in quanto tale, la maggiore vascolarizzazione conseguente ad una attività aerobica, determina una migliore ossigenazione ed una ottimizzazione del nu-


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A cura della Dott.ssa Manuela Ansaldo *

L’attività fisica è un’eccellente alleata contro l’invecchiamento neuro-cellulare, ma in alcuni casi può degenerare in una “dipendenza ossessiva” che può sfociare, tra astinenza e “sindrome da overtraining”, in una vera e propria patologia mentale trimento delle reti neurali e quindi del loro funzionamento, un po’ come accade per altri organi, come il cuore o tessuti, come quello muscolare. ESERCIZIO FISICO E TONO DELL’UMORE I cambiamenti psicologici associati ad una prolungata attività motoria vengono sintetizzati con i termini “runner’s high”. La sua traduzione in italiano, “euforia del corridore”, viene descritta come esperienza soggettiva di felicità, euforia, senso di unità e appartenenza con se stessi e la natura, sensazioni di appagamento, calma, armonia interiore, energia illimitata e riduzione del dolore. Questo tipo di racconto soggettivo è molto simile a quello proposto da persone che fanno uso di droghe e vivono stati di trance. In effetti, questa somiglianza viene

ben spiegata dalle modifiche neurobiologiche prodotte dall’attività fisica: catecolamine (dopamina, adrenalina e noradrenalina), serotonina, endorfine (definite come “molecole del piacere”) ed endocannabinoidi, costituisco la “tempesta biochimica” che determina importanti cambiamenti nell’assetto del sistema nervoso centrale, che porta a sua volta al vissuto soggettivo sopra descritto. Esiste una stretta interazione tra il sistema endocannabinoide e dopaminergico nelle strutture cerebrali implicate nel cosiddetto “sistema del piacere e della ricompensa”, responsabili del comportamento di dipendenza da sostanze (come droga, sesso, cibo, alcool). Gli aspetti sino ad ora elencati forniscono una breve panoramica sul perché l’attività fisica, e quindi la pratica di uno sport aerobico, produca numerosi vantaggi perImmagine la saluteaerea fisicadell’Azienda e psicologica di ogni Dorelan persona. Per questo l’opinione pubblica incoraggia lo sport come abitudine di vita, come stile di comportamento da diffondere e rinforzare. DIPENDENZA DA ESERCIZIO FISICO: NORMALITA’ O PATOLOGIA? Tuttavia vi sono studi che suggeriscono l’espansione di alcuni comportamenti a rischio tra i praticanti attività fisica a livello amatoriale: doping, uso/abuso di integratori per lo sport , e il fenomeno dell’ EA ovvero “dipendenza patologica da esercizio fisico”. Quest’ultima rientra nelle cosiddette dipendenze comportamentali , in cui l’oggetto non è in tal caso una sostanza chimica, bensì un comportamento che il più delle volte è

socialmente accettato, anzi rinforzato da alcuni canali d’informazione, come ad esempio il gioco d’azzardo. La loro crescente espansione è testimoniata dai nuovi recenti cambiamenti apportati nel DSM-5 (manuale diagnostico dei disturbi mentali). Nello specifico, l’EA determina il cosiddetto “paradosso dello sport”, ovvero la trasformazione di un comportamento di svago, di sviluppo e di creatività in una schiavitù, mutando in dipendenza un’attività che, se praticata secondo tempi e programmi adeguati, è in grado di sostenere lo sviluppo, la riabilitazione e persino la lotta ad alcune forme di abuso. La dipendenza dall’esercizio fisico è stata individuata come un insieme di abitudini mal adattive che possono comprendere, similmente alla diagnosi classica prevista nell’ambito delle tossicodipendenze, tre (o più) tra le sette condizioni seguenti: 1. tolleranza, bisogno di aumentare i tempi di allenamento progressivamente per raggiungere le stesse sensazioni di beneficio psicofisico o per evitare effetti sgradevoli legati alla mancanza del movimento abituale; 2. astinenza, sintomi fisici e psicologici caratteristici, rappresentati soprattutto da irritabilità, disturbi dell’umore e tensioni fisiche; 3. prolungamento degli allenamenti rispetto alle previsioni iniziali; 4. perdita di controllo, manifestata generalmente con tentativi infruttuosi di ridurre l’attività fisica; 5. presenza di una grande quantità di tem-


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po speso in attività connesse allo sport (sia concrete che cognitive); 6. riduzione di altre attività importanti, quali quelle sociali, lavorative o ricreative, con frequente compromissione di tali aree di vita; 7. allenamento continuativo, nonostante la consapevolezza di avere un problema fisico o psicologico esacerbato dall’eccesso fisico (per es. overtraining, infortuni). Una “normale dipendenza” dall’esercizio fisico è strettamente connessa alle modificazioni fisiche e chimiche “positive” (in quanto funzionali per l’organismo) che lo sport è in grado di generare. In questi casi se la persona è costretta, per qualche ragione, ad interrompere bruscamente le proprie abitudini sportive mostrerà comunque sintomi, anche fisici, di astinenza dall’allenamento. Nella “dipendenza patologica”, l’attività fisica è necessaria per conferire all’esistenza stessa un significato e si applica a quelle condizioni di ossessione in cui emergono tendenze autodistruttive e stili mal adattativi di vita, ovvero non più funzionali alla salute psicofisica dell’individuo stesso. L’”addicted” non attribuisce importanza alle conseguenze dell’attività sportiva eccessiva, sino a giungere gradualmente al deterioramento della salute e del funzionamento della propria vita sociale, affettivo-familiare

e/o lavorativa. Molto spesso l’abuso dell’allenamento fisico è accompagnato da quella nota come “sindrome da overtraining”, caratterizzata da uno squilibrio fisiologico causato da un’attività fisica eccessivamente intensa e frequente, tale da non consentire all’organismo un recupero energetico e neurobiologico adeguato per la fatica accumulata. L’EA ha evidenziato un’associazione con altri disturbi clinici, tra cui anoressia e bulimia nervosa o ancora ortoressia (abitudine ossessiva a nutrirsi di cibi sani) o bigoressia (una forma di dismorfismo corporeo che colpisce per lo più i praticanti di body building, ovvero la tendenza a non percepirsi “abbastanza grandi” dal punto di vista dello sviluppo muscolare). Per concludere, come ben sanno gli operatori della salute, spesso non è possibile tracciare una linea di demarcazione precisa e distinta tra normalità e patologia: il contesto ambientale, sociale, affettivo e lavorativo, determinano spesso stili e percorsi di vita in cui il passaggio tra salute e malattia si trova lungo un continuum dimensionale e dinamico non facilmente distinguibile. Ciò che amo sottolineare, anche nella personale attività clinica come psicoterapeuta, è la FUNZIONALITA’ di un comportamento,

ovvero il suo essere diretto ad un obiettivo, che possa essere il più chiaro e distinto possibile. La salute si definisce non solo rispetto al singolo individuo in sé, ma abbraccia la sua dimensione sociale, ovvero il suo essere in una rete familiare ed affettiva, oltre che lavorativa. Sport e attività fisica sono terapia per il corpo e la mente, purché lascino spazio ad altre dimensioni naturali dell’essere umano, che andranno coltivate con la stessa dedizione e passione. Come dicevano saggiamente i latini: “mens sana in corpore sano”, ma direi anche “corpo sano in mente sana”. “… un tipo di sforzo che non nasce da un’imposizione, ma da un impulso veramente libero e generoso della potenza vitale: lo sport. […] Si tratta di uno sforzo lussuoso, che si dà a mani piene senza speranza di ricompensa, come il traboccare di un’intima energia. Perciò la qualità dello sforzo sportivo è sempre egregia, squisita” – José Ortega Y Gasset manuela.ansaldo@gmail.com www.psicolistica.it *Dottore di Ricerca in Neuroscienze, Psicoterapeuta Cognitivo Comportamentale e Psicologa dello Sport


A SOLI

29 EURO

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HOTEL

BIKE FRIENDLY

IL BORGHETTO

RELAX TRA QUERCE E OLIVI

A cura della Redazione

Nella campagna toscana un antico rudere di pietra è diventato un moderno resort. E i nomi delle camere ricordano i trionfi ciclistici del titolare: Andrea Tafi

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sei appartamenti, finemente arredati e dotati di tutti i comfort, hanno i nomi delle corse che ha vinto in carriera: Giro delle Fiandre, Parigi-Roubaix, Parigi - Bruxelles, Rochester Classic, Parigi Tour e Giro di Lombardia. Perché Andrea Tafi, malgrado abbia appeso la bicicletta al chiodo ormai da una dozzina d’anni, quei trionfi non li ha mai dimenticati. E così ha deciso di marchiare a

fuoco la sua ultima fatica imprenditoriale: “Il Borghetto”, l’agriturismo ai piedi delle colline di Montalbano che da qualche anno gestisce con la famiglia. La struttura ricettiva, che si trova incastonata nel villaggio di Lamporecchio, tra gli ulivi e le querci del più tipico paesaggio toscano, è il regno dell’ospitalità, il luogo ideale per chi ama una vacanza in simbiosi con la natura. “Il Borghetto” è attraversato da un piccolo

torrente - “Le Gorgole” - che divide il podere in due: da un lato domina il Comune di Lamporecchio, dove si trovano le costruzioni, e dall’altro il Comune di Larciano. Le tre abitazioni nascono da un vecchio mulino del 1600, con fienile e capanna molto uniti tra loro: “Era da molto tempo che ero alla ricerca di un rudere per attrezzarlo ad Agriturismo - spiega Tafi - e un giorno, passando da quelle parti, ho nota-


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to ‘a stento’, avvolto da masse di pruni, un piccolo borghetto di case di pietra diroccate. E’ bastata una rapida occhiata per capire che quello poteva essere il luogo dove realizzare i miei sogni”. Un “valore aggiunto” de “Il Borghetto” è ovviamente la tipica cucina toscana con i suoi pregiatissimi oli extra vergine di oliva ed i vini Chianti Docg di Montalbano. La struttura, ovviamente, può essere definita bike-friendly, perché al suo interno offre l’intero campionario di servizi che un ciclista si aspetta. Ed anche la zona circostante, con tante stradine immerse nella campagna toscana, è l’ideale per corroboranti pedalate, ma anche per chi cerca tracciati tecnicamente più impegnativi. Il Borghetto si trova a confinare con il Castello Medievale di Larciano, una fortificazione utilizzata dai

pistoiesi nel medioevo come torre di avvistamento. A pochi passi dall’azienda turistica si trova la Grotta Giusti (dal nome del famoso poeta Giuseppe Giusti), prestigioso resort termale che dispone di un esclusivo centro spa dove è possibile effettuare trattamenti termali (fanghi, vasca ozono, inalazioni aereosol), trattamenti estetici e piscina termale terapeutica per bagni caldi anche d’inverno. Rinomata anche la sua splendida grotta naturale per un rilassante e disintossicante bagno di vapore. E per i fashion-addict giova ricordare che la zona di Pistoia è una piccola “capitale della moda” con i suoi famosi outlet (PRADA, FENDI, DOLCE E GABBANA, HOGAN ed altre firme prestigiose). Per chi invece ama l’arte e l’artigianato, tappa obbligata negli stabilimenti delle ceramiche di Montelupo Fiorentino.


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“LA MOSERISSIMA”

IL TEMPO SI È FERMATO A TRENTO

Photo by Newspower.it

“L

a Moserissima” è una ciclostorica con biciclette ed abbigliamento vintage che ha un obiettivo dichiarato: far rivivere ai cicloamatori i fasti di un’epoca gloriosa con l’edizione numero tre prevista per sabato 8 luglio a Trento. I “cavalli d’acciaio” - recita il regolamento - dovranno rigorosamente essere costruiti prima del 1987 e l’abbigliamento dovrà essere “al passo coi tempi” per formare, tutti assieme, uno splendido affresco retrò. “La Moserissima” è stata ideata e creata dall’Apt Trento, Monte Bondone, Valle dei Laghi e dall’Asd Charly Gaul Internazionale in collaborazione con “Lo Sceriffo” Francesco Moser per celebrare l’unica tappa del prestigioso Giro d’Italia d’Epoca in Trentino Alto Adige. Ai corridori verranno offerti itinerari spettacolari per commemorare le pedalate degli anni d’oro accompagnati dai fenomeni delle due ruote dei tempi che furono. “La Moserissima” è un inno al ciclismo del passato lungo due suggestivi tracciati, sfornati da Francesco Moser, che si snodano fra i caratteristici borghi trentini, le strade bianche immerse nel verde della natura e

passaggi che faranno respirare ancora una volta il profumo del vintage e del buon vino offerto dalla cantina Cavit di Trento e da quella di Maso Villa Warth, l’azienda agricola di Francesco Moser nella frazione di Gardolo di Mezzo, dove sarà possibile anche visitare il Museo del Ciclismo. Ogni anno Francesco Moser riserva nuovi itinerari, cambiamenti di percorso e spunti significativi. In occasione della scorsa edizione i tracciati furono due, di 35 e 56 km, con partenza ed arrivo in Piazza Duomo a Trento, con la città tridentina e la valle attraversata dal fiume Adige protagoniste. La prima edizione de “La Moserissima” prese il via da un’intuizione di Elda Verones, direttrice dell’ApT Trento, Monte Bondone, Valle dei Laghi ed “inventrice” de “La Leggendaria Charly Gaul”, che decise di festeggiare il decennale della manifestazione dedicata all’“Angelo della Montagna” facendo rivivere sulle strade trentine l’atmosfera dell’eroismo ciclistico del passato, un’idea in tutto e per tutto vincente, tant’è che i corridori che desiderano cimentarsi con il fascino del vintage aumentano di anno in anno. I percorsi de “La Moserissima” raccontano

storie importanti, mettendo in bella mostra gli scenari naturalistici senza trascurare il centro cittadino. In questo tipo di manifestazioni i patiti delle due ruote possono scoprire in tutta tranquillità le attrattive offerte dai territori del Trentino e condividere la propria passione per bici e abbigliamento vintage, anche frequentando mercatini o iniziative di contorno dedicate al ciclismo che fu. L’ordine di arrivo ne “La Moserissima” passa in secondo piano, poiché i concorrenti vengono premiati in base al tipo di abbigliamento che indossano o al tipo di bicicletta che utilizzano. La passeggiata ciclostorica si snoda lungo strade poco trafficate e sterrati, sfruttando il vasto patrimonio di piste ciclabili del Trentino. Lungo il percorso si allestiranno poi ristori con cibo, bevande e prodotti tipici.Francesco Moser nacque a Palù di Giovo, piccolo paesino in provincia di Trento, il 19 giugno 1951. La storia del ciclismo italiano vanta una miriade di atleti fenomenali, ma il trentino è il corridore più vittorioso di sempre, capace di conquistare 273 vittorie su strada, con apice della carriera fra gli anni ’70 e gli anni ’80. Il suo personale palmares vanta tutte le più


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A cura della Redazione

Torna l’8 luglio la suggestiva ciclo-turistica vintage realizzata da Francesco Moser. Tra biciclette retrò e abbigliamento d’epoca, scopriamo come, in soli tre anni, un’idea temeraria si è trasformata in una manifestazione vincente

grandi classiche del calendario nazionale e internazionale; nonostante le grandi salite lo limitassero Francesco Moser è sempre riuscito ad imporsi grazie a combattività e capacità di gestire i propri compagni di quadra e, proprio per questa dote personale, venne soprannominato “Lo Sceriffo”. E pensare che Francesco Moser ha cominciato a dedicarsi al ciclismo solo a 18 anni, quando visse un periodo dilettantistico nel team della Bottegone, passando successivamente al professionismo nel 1973. In due anni appena si laurea campione italiano a Pescara, ed ha 24 anni quando si presenta al Tour de France del 1975 indossando la maglia gialla per sette giorni e mettendo in seria difficoltà il “cannibale” Eddy Merckx, divenendo già un idolo delle folle transalpine assiepate lungo i lati della pista. Nel 1976 partecipa ai Mondiali di Ostuni conquistando la medaglia d’oro nella gara ad inseguimento su pista, mentre l’anno seguente, in Venezuela, la maglia iridata di campione del mondo è sua e con essa nel 1978 trionferà ben 39 volte. Nel 1984 a Città del Messico batte il record dell’ora frantumando il record precedente nientemeno che di Eddy Merckx, fino a quel

momento imbattuto da dodici anni. Il più grande rivale dello “Sceriffo” è stato Giuseppe Saronni, i cui scontri agonistici hanno rievocato l’accesa rivalità che vi fu tra Fausto Coppi e Gino Bartali. Dopo il ritiro dall’agonismo Francesco Moser si è dedicato alla sua campagna trentina, diventando produttore di vino di qualità e di frutta, occupandosi annualmente dell’evento organizzato assieme all’Apt Trento, Monte Bondone, Valle dei Laghi ed Asd Charly Gaul Internazionale, per far conoscere il ciclismo degli anni d’oro anche a chi non l’ha vissuto, e far inforcare nuovamente i pedali ai campioni del passato che tornano a Trento per raccontarsi

a vicenda le storie ciclistiche di un passato glorioso. “La Moserissima” riserva a tutti gli arditi del pedale quote altrettanto “vintage”, con le tariffe fissate a 30 euro fino al 30 aprile e comprensive di dorsale di gara, ristori con prodotti tipici sul percorso e all’arrivo, rivista ufficiale “La Moserissima”, assistenza medico-sanitaria, pacco gara con prodotti del territorio, lunch all’arrivo. Le tariffe poi subiranno un lieve innalzamento, dal 1° maggio al 30 giugno iscrizione a 40 euro, mentre dal 1° luglio al 6 luglio a 45 euro. E tu cosa aspetti? Leva la polvere dal tuo “cavallo d’acciaio” e vieni a pedalare a “La Moserissima”!


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SICUREZZA IN PRIMO PIANO

L’ERRORE DI PERCORSO A cura di Silvano Antonelli

Dalla frecciatura al rebus rotatorie, ecco come una corsa può trasformarsi in un momento di imbarazzo L’importanza dal presidio negli incroci

S

e “l’incidente grave” resta, per ovvie ragioni, la principale preoccupazione di ogni organizzatore, “l’errore di percorso” viene subito dopo, tanto che, per i suoi effetti, potremmo definirlo “l’orrore” di percorso. Quando questo, purtroppo, avviene, diverse sono le conseguenze: 1) i corridori si immettono su strade non autorizzate, senza presidio, dove non c’è sospensione temporanea della circolazione e quindi vi è una maggiore probabilità di sinistri stradali; 2) aumenta la responsabilità dei singoli partecipanti oppure quella dell’organizzatore, a seconda che l’errore sia imputabile alla negligente operatività dei direttori di corsa, delle scorte tecniche o della vettura “inizio gara”; 3) l’animo turbato dell’organizzatore, pervaso dalla rabbia e dall’imbarazzo per il danno d’immagine e per la brutta figura da-

vanti a sponsor, pubblico e società. Certo, i regolamenti sportivi dicono che i corridori sono sempre tenuti a conoscere il percorso, un po’ come dire che la colpa principale resta la loro, ma in ogni caso la sensazione che si prova alla fine resta sempre quella: una festa, un’occasione per far bella figura che si trasforma, malgrado i grandi sacrifici fatti e lo sforzo perlopiù volontaristico di tante persone, in una situazione imbarazzante. Di questi episodi, nella mia vita di direttore di corsa, di capo scorta o di semplice motostaffettista, ne ho visti diversi. In alcuni casi la sfortuna e gli imprevisti hanno avuto la prevalenza ma, nel complesso, la lezione che ne traggo è che, per evitare errori di percorso, due sono le questioni da curare in modo particolare: la frecciatura ed il comportamento dei volontari di pre-

sidio. Per una buona frecciatura, occorre: a) usare cartelli di materiale plastico, di colori vivaci o fluò (giallo, arancio, fuxia, ecc.), non confondibili con la normale segnaletica stradale, di dimensioni non inferiori a cm 50 x 35 e con la freccia di direzione disegnata in modo evidente; b) posizionare i cartelli di direzione in modo da non essere coperti dal pubblico e, soprattutto, nei punti di effettiva deviazione, ovvero, negli incroci o nelle biforcazione dei bivi e non prima, a meno che non se ne voglia mettere più di uno dando ai primi una funzione rafforzativa di preavviso, come quando da una strada principale si deve svoltare per una laterale minore. In questo caso, meglio due frecce! Occorre considerare che il motociclista della scorta, a cui i ciclisti fanno riferimento, procede concentrato sui veicoli da fermare, volgendo il proprio sguardo alla ricerca del-


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L’intervento del Presidente della Regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini con a fianco il Sindaco di Faenza Givanni Malpezzi

la frecciatura solo quando indispensabile, ovvero, in prossimità dell’incrocio, della rotonda o del bivio. Una freccia collocata con troppo anticipo potrebbe benissimo non essere vista dal motociclista se questo, in quell’attimo, fosse impegnato a fermare i veicoli provenienti in senso contrario. Altrettanto dicasi per i corridori che, assorti nella competizione, hanno un comportamento del tutto simile a quello dei motociclisti della scorta, se non l’abitudine (comprensibile) di affidarsi quasi esclusivamente a questi. La necessità di una chiara e corretta frecciatura è divenuta ancora più stringente negli ultimi anni a causa della moltiplicazione delle rotatorie: delizia per la sicurezza della circolazione ordinaria, croce per le gare ciclistiche. I corridori le affrontano quasi sempre come vogliono, senza la giusta disciplina e le motostaffette rischiano il panico ogni volta nel tentavo di capire da che parte se ne debbano uscire. Dalle statistiche si rileva che gli errori di percorso quasi sempre hanno origine dalle rotatorie sulle quali, oggettivamente, si riflettono diverse scuole di pensiero sul come sia meglio posizionare le frecce. Circostanze che impongono un passo in avanti con la predisposizione di cartelli indicanti le caratteristiche delle rotatorie e la linea da seguire per uscirne

correttamente. Cartelli che diversi organizzatori, ma non tutti, vanno già utilizzando, anche se non sempre con quella quantità e tipologia che la questione imporrebbe. Questa cartellonistica implica certamente costi ed impegni aggiuntivi, ma è fondamentale ed ogni “pigrizia” che in tal senso fosse praticata o tollerata, va considerata una carenza organizzativa rilevante e la probabile causa di quegli errori/orrori di percorso, che tutti vorremmo evitare. Ancora meglio, se dopo aver valutato attentamente gli aspetti della frecciatura e della cartellonistica, si vorrà prestare attenzione su quanto sia determinante la collaborazione e la professionalità del personale appiedato, quello cioè messo di presidio nei vari punti del percorso che - avendo tempo di osservare, prevenire ed intervenire - può fare molto perché tutto vada per il meglio. Per tale compito è bene fare uso innanzitutto dei cosiddetti ASA (Addetto alle segnalazioni aggiuntive), abilitati dal Ministero dell’Interno e dalla FCI e quindi addestrati alla varie tecniche di regolazione del traffico e segnalazione dei pericoli. In ogni caso, ASA o semplici volontari che siano, quello che l’organizzatore ed il direttore di corsa dovrebbero fare per tempo, è ricordare/insegnare che il loro compito, oltre al blocco del traffico, contempla l’opportunità di indi-

care anche al veicolo “inizio gara”, alle motostaffette ed ai corridori, da che parte svoltare o proseguire, attenti a non posizionarsi in modo equivoco, oppure fare segnalazioni agli automobilisti mentre arriva la staffetta che, a sua volta, potrebbe essere tratta in inganno da segnalazioni che non la riguardano e che la privano dell’indicazione manuale che il volontario potrebbe darle per proseguire su percorso giusto. Dobbiamo dirlo chiaramente e più spesso: cari amici volontari di presidio agli incroci, bivi e rotonde, una volta bloccato per tempo il traffico, aiutateci a segnalare, in modo corretto (braccio e indice) da che parte proseguire con la corsa o la granfondo. Voi, che siete tenuti ad arrivare sul posto almeno 15 minuti prima della corsa, avete tutto il tempo per osservare la frecciatura del percorso e quindi aggiungere le vostre preziose indicazioni manuali, nella consapevolezza che, chi guida il veicolo “inizio gara” o fa la scorta in moto, poche volte conosce l’esatto percorso di gara. Per evitare gli errori di percorso non basta dunque l’impegno dell’organizzatore, non basta avere scorte consistenti e bravi direttori di corsa. Spesso, chi ti “salva la baracca” è proprio l’accortezza di quel singolo volontario, di cui non conosci neppure il nome che, per un giorno, diventa il tuo “angelo custode”.


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FOCUS SULLE AZIENDE

IN CASA LARM TRA MARCHI DI QUALITÀ SCELTI CON CURA Lezyne - Gli strumenti dotati di navigazione turn by turn

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ezyne Il marchio americano di accessori elettronici per bicicletta ha fatto ultimamente un grande salto di qualità. Dopo i sistemi di illuminazione sono arrivati i GPS secondo una tabella di marcia ben definita. Dai primi modelli, semplici, ora Lezyne propone dei prodotti completi per quanto riguarda le funzioni e anche a prezzi interessanti. La seconda generazione di strumenti, introdotta quest’anno, comprend, tra gli altri, il Super GPS e il GPS watch, un sistema da polso, ridotto di dimensioni ma utilissimo per chi fa sport anche oltre il pedalare. I nuovi strumenti consentono la navigazione “turn by turn” e anche il live tracking, tramite abbinamento allo smartphone e la possibilità di sfruttare i segmenti Strava. Il tutto tramite l’app Ally disponibile per iOS o Android per estendere le funzionalità del dispositivo GPS e permettendogli anche di visualizzare eventuali messaggi e chiamate in arrivo (prossimamente, tramite

aggiornamento firmware, saranno disponibili anche le notifiche di Whatsapp). Tra le novità è da segnalare anche il “Micro Color GPS”, un dispositivo piccolo e con display a colori ma dotato di tutte le funzinalità di collegamento Ant+ e bluetooth e con possibilità di connessione anche alla rete russa Glonass (funzionalità disponibili anche sugli altri dispositivi ovviamente). I dispositivi Lezyne si mettono in evidenza anche per la lunga autonomia di cui sono dotati che permette di finire tranquillamente anche i giri più lunghi senza il rischio di non poterli utilizzare per tutto il percorso. Camelbak Il bersaglio, in questo caso, sono più i biker che non gli stradisti e tutte quelle situazioni in cui prendere la borraccia dalla bicicletta può essere difficoltoso oppure, semplicemente, si vuole una scorta d’acqua in più. Con l’occasione dell’incontro i responsabili Larm hanno presentato alla stampa italiana

il nuovo serbatoio Crux. È dotato di un tubo di diametro maggiorato per avere maggiore portanza d’acqua (20 per cento in più per sorso). L’apertura del serbatoio è stata rinnovata e il tappo, a prova di goccia e la sacca interna è stata dotata di una nuova maniglia e una forma in grado di distribuire meglio l’acqua. Il Crux è l’ultimo arrivato di una serie di zaini idrici che completa una gamma davvero ampia e che comprende anche modelli “low rider” ideali per chi voglia la schiena libera. Rotor La novità forse più succosa è quella proposta dalla spagnola Rotor che dopo aver conquistato il mercato della guarniture con i modelli con moltipliche ovali e i misuratori di potenza inseriti all’interno delle pedivelle e della guarnitura, ora è al debutto in Italia in negozi selezionati con il gruppo completo. Si tratta del primo gruppo per bicicletta a funzionamento idraulico realizzato in


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A cura della Redazione Tecnica

Una parata di marchi, come una parata di campioni quella cui abbiamo assistito nella sede di Larm a Villanova di Castenaso, vicino Bologna. Quelli che abbiamo visto sono alcuni dei nomi di punta della commerciale emiliana che stanno creando molto interesse sul mercato nazionale e i cui prodotti sono stati selezionati proprio per il livello qualitativo. Vi portiamo con noi in questa presentazione virtuale.

Camelbak - Il nuovo serbatoio Crux

Rotor - Il nuovo cambio “Uno”

Time - Il nuovo telaio Scylon 2017

stretta collaborazione con Magura (che già fornisce il sistema frenante sia in versione idraulica che a calibro, ma sempre a funzionamento idraulico). La collocazione di un gruppo di questo tipo è vista tra quelli meccanici e quelli elettronici, col vantaggio, in assoluto, di non richiedere alcun tipo di ricarica e anche una manutenzione praticamente inesistente. «Il vantaggio dell’utilizzo del sistema idraulico per cambio e deragliatore – ci ha spiegato Wolfgang Turainsky, di Rotor – è nella precisione e nella stabilità del sistema. La manutenzione minima è dovuta proprio al fatto che non avendo parti che si scaldano (come per i freni a disco, ad esempio) la precisione di funzionamento è ancora maggiore rispetto ai pur stabilissimi sistemi frenanti idraulici». Il gruppo Uno è anche decisamente leggero proprio per la sua semplicità tecnica (siamo attorno al chilo e mezzo). Il cuore del sistema è all’interno del corpo cambio e del deragliatore e le leve di

comando agiscono solo sul fluido presente nel circuito. Oltre al sistema idraulico è la precisione meccanica ad affascinare pure del nuovo gruppo. La cassetta pignoni. In ordine cronologico è l’ultimo componente che è stato sviluppato del gruppo. Ha il corpetto principale in acciaio con i primi nove pignoni, mentre gli ingranaggi più grandi sono in alluminio (si arriva fino a 28 denti). Il debutto sul mercato è al prezzo di 2.500,00 euro (guarnitura esclusa) ed è interessante la doppia compatibilità dichiarata sia con il sistemi Shimano/Sram che Campagnolo. Time Tra i telai Larm ha selezionato il marchio francese Time. La particolarità di questi telai nasce direttamente dalla fase di realizzazione. La struttura non viene costruita disponendo delle pelli di composito all’interno di uno stampo, ma viene realizzato direttamente il tessuto, come una calza, inserendo i materiali che devono dare il rendimento

meccanico voluto in fase progettuale. Il vantaggio di questo tipo di costruzione è il controllo davvero completo del tessuto che viene inserito nello stampo, senza possibilità che si creino pieghe indesiderate e riuscendo pure a controllare lo spessore. L’aggiunta successiva della resina (la tecnologa è chiamata RTM: Resin Transfer Molding) permette di ottenere una struttura estremamente leggera e incredibilmente resistente. Il telaio Scylon, così realizzato, ha un peso di 945 grammi con profilo altamente aerodinamico ed è dotato della forcella Aktiv, una soluzione unica nella ricerca del comfort. Nella parte inferiore della forcella, quella dove si nota un ispessimoento importante degli steli, è posta una massa sospesa nella parte interna che ha lo scopo di smorzare le vibrazioni con una vera e propria resistenza inerziale. I vantaggi, studiati in laboratorio, parlano di una riduzione del 30 per cento delle vibrazioni che così si spengono prima di propagarsi sul resto della struttura.


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RALLY DI ROMAGNA SAINT - GOBAIN GYPROC

A RIOLO TERME BATTUTO OGNI RECORD

Photo by Newspower

A cura della Redazione

A quattro mesi dall’evento sono già oltre duecento i partecipanti all’ottava edizione. De Palma: “Oltre le più rosee aspettative”

N

el 2016 furono 136. Quest’anno, a cinque mesi scarsi dall’evento, gli iscritti all’ottava edizione del Rally di Romagna Saint - Gobain Gyproc sono già oltre duecento (come al solito moltissimi stranieri). Una crescita percentuale particolarmente significativa, che proietta la rassegna di Riolo Terme nell’olimpo delle più importanti manifestazioni per Mtb a tappe dell’intero calendario nazionale: “Avevamo intuito subito - spiega Davide De Palma, uno degli storici organizzatori del Rally di Romagna - che quest’anno avremmo battuto il nostro record di partenti, ma nessuno poteva immaginare che, a cinque mesi dall’evento, gli iscritti avrebbero superato già quota 200. E’ un numero che, a giudicare dalle richieste che continuano a pervenire, potremmo ancora incrementare, ma per noi logistica e sicurezza hanno sempre avuto la precedenza e dunque, almeno per quest’anno, non andremo troppo oltre questa soglia”. Dunque, crescita sì, ma senza snaturare l’identità di una manifestazione complessa - non sono numerose le manifestazioni a tappe per Mtb - che ha sempre fatto della qua-

lità il suo tratto distintivo: “Resta in ogni caso la grande soddisfazione per questo apprezzamento che - prosegue De Palma - rafforza il nostro entusiasmo e consolida l’immagine della nostra rassegna”. Già rese note, intanto, le cinque tappe del Rally edizione 2017. Si parte il 1° giugno con il prologo di 20 km e 600 metri di dislivello, si prosegue con la seconda tappa, la Gran Fondo “Vena del Gesso” di 45 km. La terza tappa sarà di 58 km, mentre la quarta frazione - la più impegnativa - di ben 85 km e 2900 metri di dislivello. Gran finale il 5 giugno con la 5ª tappa da 40 km e 1150 metri di dislivello. Sul fronte degli sponsor, confermata la partnership con Hera, grandi novità per la Gran Fondo “Vena del Gesso” (seconda tappa) che, da quest’anno, sarà “griffata” Aken, marchio della famiglia Solmec, leader nella componentistica “Made in Italy”. Nel settore integratori, invece, il Rally di Romagna ha già annunciato un nuovo l’accordo con l’azienda cesenate mtbness. In via di definizione anche la festa nella piazza centrale di Riolo (in programma il primo giugno), così come i servizi offerti al Villaggio Rally, dove - al fianco delle azien-

de di settore - sarà allestito un punto lavaggio bici, stand eno-gastronomici ed il servizio di meccanico. Confermate anche tutte le iniziative promozionali legate al mondo della scuola. Ricordiamo, infine, che quest’anno il Rally di Romagna ha aderito al Dys-Trophy Tour, un’avventura in mountain bike per contribuire a supportare la battaglia contro la distrofia muscolare di Duchenne e Becker. Tutti i biker che parteciperanno all’evento di Riolo, infatti, raccoglieranno, nel periodo precedente l’evento, dei fondi che saranno interamente devoluti a Parent Project onlus, per sostenere progetti di ricerca scientifica sulla patologia e servizi associativi dedicati alle famiglie. Si potrà partecipare come singoli o come squadra. La raccolta fondi e la partecipazione ad una delle tappe permetteranno ai partecipanti di guadagnare punti per poter divenire biker Super, Extreme ed Epic. Ad ogni tappa del tour, infatti, ogni biker guadagnerà 100 punti che verranno sommati a quelli ottenuti grazie alla raccolta fondi: in questo caso per ogni euro raccolto verrà aggiunto 1 punto (Info www.dystrophytour.it).



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TRENTINO MTB

IL SETTE

BELLO Roel Paulissen vincitore dell’edizione 2016 della ValdiNon Bike

I

l numero Sette esprime i concetti di globalità, universalità ed equilibrio perfetto e, nella numerologìa, rappresenta un ciclo compiuto e dinamico, nonché “la perfezione”. E se a Trentino MTB presented by Rotalnord mancava poco per raggiungerla, ora con l’aggiunta della settima gara si può definire anch’esso “completo e dinamico”. Queste le prove, i luoghi e le date che coinvolgeranno in Trentino gli arditi bikers nella stagione agonistica 2017: “ValdiNon Bike” di Cavareno il 7 maggio, il 21 maggio “Passo Buole Xtreme” di Ala, “100 Km dei Forti” fra Folgaria, Lavarone e Luserna l’11 giugno, “Dolomitica Brenta Bike” di Pinzolo il 25 giugno, “Val di Sole Marathon” di Malè il 16 luglio, “La Vecia Ferovia dela Val de Fiemme” fra Ora (BZ) e Molina di Fiemme il 6 agosto e “3TBIKE” in Valsugana il 27 agosto. Un Trentino MTB più “concentrato” nei tempi ma non per questo meno avvincente, anzi, la possibilità di affrontare le gare in successione

senza attendere il mese di ottobre permetterà ai bikers di sfruttare appieno il proprio momento di forma. La “ValdiNon Bike” si presenta con un sito web rinnovato (www.valdinonbike.net), ed una quota d’iscrizione di 28 euro entro il 30 aprile che permetterà di affrontare la prima fatica di stagione in un percorso unico di 43 km e 1220 metri di dislivello, lo stesso in grado di emozionare nella scorsa annata e che vide trionfare l’ex campione del mondo marathon Roel Paulissen. I concorrenti transiteranno verso i borghi tipici dell’Alta Anaunia, toccheranno quota 1330 metri scalando la mirabile cima del Monte Arsen, scendendo lungo stradine di campagna fra i meleti ed il verde della primavera nonesa, prima di tornare nuovamente in direzione Cavareno, quartier generale della sfida proposta dalla ValdiNon SportGestion. La seconda tappa di Trentino MTB sarà la new entry della Passo Buole Xtreme, con un tracciato che partirà dai viottoli del centro

storico di Ala, proseguendo poi verso l’abitato di Marani e in direzione del Santuario di San Valentino, verso la salita dei capitelli imboccando la strada che porta a Passo Buole, passato alla storia come le Termopili d’Italia a causa degli aspri combattimenti che vi ebbero luogo nel maggio-giugno del 1916 durante la Strafexpedition, e Malga Val di Gatto. Cima Perobia la meta successiva, e poi via verso l’abitato di Ronchi percorrendo in discesa la Strada della Stella e la valle del Torrente Ala, tornando nel centro storico di Ala dopo 40 km e 1790 metri di dislivello. Anche in questo caso la quota d’iscrizione è di 28 euro, da saldare entro il 15 aprile. Dalla novità alla “garanzia”, con la “100 Km dei Forti” a far percorre ai bikers l’itinerario tra i forti caratteristici della Grande Guerra e gli scenari dell’Alpe Cimbra. Qui l’off road è di casa e, come consuetudine, non sarà solamente una gara ad animare la contesa, bensì tre, grazie al contest 1000Grobbe Bike Challenge composto da “Nosellari Bike”,


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Gli Atleti in azione subito dopo la partenza della 100 Km dei Forti 2016

A cura della Redazione

Dalla “ValdiNon bike” del 7 maggio alla “3TBIKE” del 27 agosto, ecco le sette tappe del circuito ciclistico più spettacolare del mondo “Lavarone Bike” ed il percorso classic della “100 Km dei Forti”, pronta a festeggiare una 22.a edizione che sa di tradizione, articolata lungo i due itinerari classic di 50 km e marathon di 100 km che saliscendono l’Alpe Cimbra, con lo Sci Club Millegrobbe a soddisfare anche i palati dei concorrenti con graditi ristori. Le iscrizioni per partecipare sono costituite fino al 29 aprile da 40 euro per il “1000Grobbe Bike Challenge”, 30 euro per i percorsi classic e marathon della “100 Km dei Forti” e 25 euro per “Lavarone Bike” e “Nosellari Bike”. Sulle Dolomiti di Brenta si svolgerà invece la “Dolomitica Brenta Bike”, con Pinzolo, per il quarto anno consecutivo, punto di partenza ed arrivo dell’avvincente sfida sulle ruote grasse. Nel mezzo, una miriade di novità, con un tracciato unico ampiamente rinnovato ed arricchito di nuovi passaggi fra single track e sentieri, a snodarsi fra gli sterrati della Val Rendena completando un itinerario di 55 km e 2300 metri di dislivello. Fino al

31 marzo la quota d’iscrizione è di 25 euro, dal 1° aprile al 21 giugno di 35 euro. Dalle Dolomiti di Brenta alla Val di Sole con la “Val di Sole Marathon” la quale, forte del successo dello scorso anno, esce allo scoperto con due percorsi, un classic di 40 km Immagine aerea dell’Azienda Dorelan e 1600 metri di dislivello, ed un marathon di 70 km e 2900 metri di dislivello, fra salite tecniche e scenografici single track nel territorio del Parco Nazionale Adamello Brenta. Dalla sfida solandra alla storia di Trentino MTB presented by Rotalnord e della mountain bike in Italia: “La Vecia Ferovia”, il cui tracciato si snoda lungo il percorso del vecchio trenino da Ora (BZ) a Molina di Fiemme (TN), con un piccolo strappo finale di 500 metri a condurre al traguardo predisposto all’interno di un bellissimo lariceto. La possibilità di partecipare alla 21.a edizione è ovviamente aperta, alla cifra di 30 euro entro il 23 luglio. La chiusura in bellezza del circuito spetta come tradizione alla “3TBIKE” valsuganotta, la quale anch’essa cam-

bierà trasformando il proprio tracciato in un marathon che si assesterà attorno ai 50 km con 1600 metri di dislivello, coinvolgendo ben sette comuni (Castel Ivano, Samone, Scurelle, Torcegno, Telve, Telve di Sopra e Carzano), togliendo la parte finale in asfalto e regalando single track sia in salita che in discesa. Le quote di partecipazione, comprensive di gadget tecnico, sono interessanti anche per chi desidera effettuare tutti o quasi i contest agonistici, con l’iscrizione cumulativa alle 7 gare a dar diritto all’inserimento nella prima griglia di partenza di ogni tappa immediatamente dietro alla VIP. L’importo per le sette tappe ammonta a 180 euro anziché 215 euro, sei tappe a 160 euro anziché 194 euro e cinque tappe a 140 euro anziché 154 euro: altra novità interessante quest’ultima, con gli atleti a potersi iscrivere vantaggiosamente anche a cinque gare su sette usufruendo comunque di una quota ridotta. Trentino MTB presented by Rotalnord è per tutti e alla portata di tutti.


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COME NUTRIRSI

LA GLUTEN SENSITIVITY NELLOSPORT A cura del Dott. Alexander Bertuccioli e Dott. Michele Moretti (Farmacista preparatore, Esperto in nutraceutica e Atleta di Endurance)

Bifidobacterium longum ES1: quando il probiotico ci viene in soccorso

A

vete mai sofferto di disturbi come inappetenza, gonfiore addominale o diarrea? Disturbi in taluni casi aggravati da una maggior predisposizione alle fratture, dolore articolare e anemia, a cui spesso è associata stanchezza cronica? Vi siete mai trovati durante un allenamento o in corso di una gara a dovere rinunciare ai vostri obiettivi per un drastico calo energetico legato a malessere del sistema digerente per una mancata o corretta digestione dei carboidrati ingeriti? Questi sintomi - apparentemente dissociati fra loro - potrebbero avere un’origine comune: il glutine. Il glutine è una miscela proteica che si origina da due componenti: le gluteline e le prolammine, proteine presenti nei semi di alcuni cereali tra cui frumento, farro, kamut, orzo, segale ed avena. Quando la farina ottenuta dai cereali viene impastata

all’acqua, si forma un reticolo caratterizzato da elevata viscosità ed elasticità che è per l’appunto il glutine. Come ben sappiamo, il glutine dà struttura ai prodotti da forno e ne migliora lievitazione ed elasticità degli impasti. Per questo, nel tempo, grani dotati di una maggior “forza” sono stati sempre più utilizzati; ma le prolammine di cui è costituito (quelle contenute nel frumento si chiamano gliadine) risultano la causa delle patologie poi ad esso associate, in particolare quelle su base autoimmunitaria (celiachia vera e propria dove sia ha la produzione da parte dell’organismo di anticorpi IgA e IgG anti-transglutaminasi tissutale e anti-endomisio) o quelle non su base autoimmunitaria e neppure allergica: la Gluten Sensitivity. Nella “sensibilità al glutine” ai disturbi intestinali si possono aggiungere le più svariate manifestazioni apparente-

mente per nulla correlate: dall’alterazione del sonno, dell’umore, alle mestruazioni, la produzione ormonale e, come conseguenza, il calo delle vostre performance. Il problema nasce dall’incapacità di degradare completamente i filamenti proteici di gliadina nei singoli amminoacidi (poi riutilizzati dal nostro organismo in base alle necessità), perciò rimangono dei segmenti di catena amminoacidica detti peptidi oppioidi. I peptidi scatenano una risposta immunitaria generando uno stato infiammatorio a livello della mucosa intestinale con compromissione della barriera epiteliale che diviene permeabile all’ingresso di molecole che generano a loro volta ulteriore infiammazione e risposta immunitaria. A questo poi si associa un quadro di disequilibrio della flora microbica intestinale dove antigeni alimentari con cui veniamo in contatto quotidia-


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Photo byBettiniphoto

Chi è il Dr Alexander Bertuccioli namente possono indebolire ulteriormente l’organismo già fortemente depauperato. Nella cura alle patologie correlate al glutine, oltre ad adottare una dieta agglutinata, secondo le modalità definite con il vostro nutrizionista sportivo o dal vostro specialista di fiducia, recentemente sta suscitando molto interesse ilBifidobacterium longum ES1.Questo ceppo probiotico, normalmente presente negli individui sani, è in grado di degradare completamente i peptidi di gliadina nei singoli amminoacidi e quindi agire alla base del problema. In aggiunta in uno studio condotto su soggetti con diagnosi di celiachia si è osservata una proprietà immunomodulante con riduzione di TNF-α sierico e presenza linfocitaria con risultati interessanti come l’aumento dell’altezza percentile che spesso caratterizza la celiachia nei più piccoli. Oltre a questo, il Bifidobacterium

Biologo nutrizionista - Perfezionato in Nutrizione in Condizioni Fisiologiche Professore (a.c.) - Laboratorio di valutazione antropometrica Dipartimento di Scienze Biomolecolari - DISB - Scuola di Scienze Biomediche, Università degli Studi di Urbino “Carlo Bo” - www.uniurb.it Comitato scientifico Associazione Italiana Fitness e Medicina - AIFeM - www.aifem.it Comitato scientifico Federazione Italiana Fitness – FIF - www.fif.it longum ES1 ha mostrato favorire l’eubiosi, infatti negli individui sottoposti a dieta priva di glutine si riscontra un’alterazione del microbiota intestinale, nel gruppo trattato conBifidobacterium longum ES1 si è osservata una significativa riduzione della presenza del Bacteroides fragilis ed una minore alterazione degli altri ceppi. Inoltre nelle feci si è riscontrata una minor presenza di immunoglobuline A, il che dimostra un minor depauperamento del sistema immunitario. Nella sperimentazione su modelli animali (8,9,10), si è visto come la somministrazione di B.Longum ES1, riduca l’infiammazione intestinale nei soggetti con sensibilità al glutine e il malassorbimento di alcuni nutrienti fondamentali, come per esempio il ferro, importantissimo nell’endurance. In conclusione risulta evidente come il Bifidobacterium longum ES, sia un interessante

alleato alla lotta contro i disturbi legati al glutine, contrastando la risposta linfocitaria ed esercitando quindi un’immunomodulazione, riducendo la sintesi delle citochine coinvolte nell’infiammazione ed aumentando quelle dall’effetto anti-infiammatorio. A questo si associa una minor espressione di IgA ed un recupero del corretto microbiota intestinale in soggetti sottoposti a dieta priva di glutine. Se è vero che l’intestino è il nostro secondo cervello, è bene per tutti, atleti e non atleti, mantenerlo in buono stato. Per cui l’impiego di questo ceppo può essere utile nella fase acuta per contrastare l’infiammazione, ma anche nella fase cronica per il mantenimento del microbiota intestinale nei casi di celiachia propriamente detta, nei soggetti sensibilizzati al glutine o in tutte le malattie infiammatorie intestinali.



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INBICI PER IL MONDO

PEDALANDO DOVE FINISCE LA TERRA (Rif.foto1)

P

aolo Pagni ed Enrico Roberto Carrara hanno da poco concluso un viaggio in bicicletta di oltre 6.000 chilometri in Sud America pedalando tra Brasile, Uruguay, Argentina e Cile. Partiti dalle Cascate dell’Iguazú hanno raggiunto Ushuaia, la città più a sud del mondo, nella provincia argentina della Terra del Fuoco. Da lì sono ripartiti alla volta di Santiago del Cile percorrendo la Cordigliera delle Ande. Ben 60 giorni in viaggio per raccogliere fondi a favore dell’Associazione Dynamo Camp Onlus. Per InBici Magazine hanno aperto in esclusiva il loro straordinario diario di viaggio. CONSIGLI DI VIAGGIO Una premessa è d’obbligo: non esiste regola su cosa portarsi in viaggio. In solitaria o in compagnia, ogni viaggio, anche quello in bicicletta, è un’esperienza privata, quindi ancora più privata è la scelta di che cosa ri-

teniamo necessario, e/o indispensabile, per garantire il nostro comfort.(Rif.foto1) L’unica linea da seguire è quella della leggerezza, orientata non tanto nella ricerca maniacale di attrezzatura super sofisticata, ma piuttosto nella quantità di cose con cui riempire borse e zaino. Chi è alle prime esperienze ha la tendenza a portare più del necessario, in particolare per quanto riguarda l’abbigliamento. Due mute complete da ciclista, due maglie tecniche, una a maniche lunghe e una a maniche corte, un pile, un paio di bermuda e un paio di mutande è stato tutto il mio abbigliamento per un viaggio di tre mesi. Tenete presente che i capi indossati vengono lavati tutte le sere, quindi, siete sempre puliti e profumati. Nei lunghi viaggi, anche se avete deciso di appoggiarvi per la notte a strutture ricettive, una tenda monoposto e un sacco a pelo sono una garanzia che la notte non sarà mai un problema.

Per quanto riguarda l’igiene personale: un sapone di marsiglia, spazzolino e dentifricio. Assicuro che sono più che sufficienti e se proprio avete un incontro galante vi infilate in un supermercato e acquistate al volo quello che ritenete sia la vostra arma vincente. Un’attenzione particolare va riservata alla parte meccanica della vostra bicicletta. Prima di partire imparate, nel limite del possibile, a smontarla tutta con il set di strumenti che avete deciso ti portare con voi. Familiarizzate con il cambio delle pastiglie o dei pattini dei freni, dei fili; con le riparazioni non solo delle camere d’aria, ma anche dei copertoni. Nel nostro viaggio in Patagonia abbiamo rispettato la filosofia del “minimo indispensabile” affidandoci a materiali garantiti e collaudati. • Threeface ci ha fornito l’abbigliamento tecnico perfetto per un clima che andava da +40 a -5 gradi.


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(Rif.foto11)

A cura di Paolo Pagni e Enrico Roberto Carrara

Seimila chilometri sui pedali tra Brasile, Uruguay, Argentina e Cile. L’incredibile diario di viaggio di Paolo ed Enrico, eroici “viandanti” delle Ande per una nobile causa

• Vaude borse e accessori affidabili e comodi. • NRC la garanzia fondamentale di occhiali protettivi e confortevoli eleggerissimi. • Water to Go una borraccia filtrante che toglie il dubbio di rimanere senz’acqua potabile. • Garmin ha garantito la navigazione e la documentazione del viaggio. • Selle SMP è stata preziosa alleata avendo pedalato 7/8 ore al giorno per due mesi. PREPARAZIONE DEL VIAGGIO Un viaggio come Patagonia Coast to Coast richiede molta preparazione. Per questo, oltre all’allenamento, ci si deve occupare anche di dettagli pratici quali: Assicurazione Durante un lungo viaggio in bicicletta in giro per il mondo, ci sono molte cose che possono andare storte. Dotarsi di una polizza assicurativa che copre le più comuni spese

impreviste (furto del bagaglio, ritardo o cancellazione del volo, spese mediche) vi farà sentire più tranquilli. Il prezzo di tali polizze varia da agenzia ad agenzia, ma in genere parte da pochi euro a settimana. VISITE MEDICHE A seconda del paese in cui avete intenzione di viaggiare potrebbe rendersi necessario sottoporsi a visite mediche o vaccini preventivi. Potete rivolgervi al vostro medico ed anche consultare il sito della Farnesina,www. viaggiaresicuri.it, dove si trovano tutte le informazioni necessarie. E’ utile infine portare con sé un piccolo kit di medicinali. ABBIGLIAMENTO Noi abbiamo fatto affidamento su hotel, bed & breakfast ed ostelli ed ogni sera riuscivamo a lavare il completo indossato durante la giornata. Per questo il nostro bagaglio di abbigliamento era ridotto al minimo. Capi impermeabili ed anti-vento sono co-

munque indispensabili in qualsiasi viaggio, per il resto limitatevi allo stretto necessario. TRACCE GPS Che sia uno smartphone o un ciclo-computer GPS poco importa, caricate il percorso che intendete affrontare sul vostro supporto tecnologico prima di partire. Noi abbiamo utilizzato un ciclo-computer Garmin. Una volta sul posto dovrete pensare solo a pedalare. PASSAPORTO E TARIFFA TELEFONICA Il passaporto è un documento fondamentale se volete viaggiare fuori dall’Europa. Deve avere una validità residua di almeno sei mesi oltre la data prevista per il rientro (e non quella della partenza). Un documento d’identità è importante se venite coinvolti in un incidente o se perdete il gruppo con cui viaggiate. Non dimenticate di stipulare una tariffa telefonica che vi permetta di chiamare senza


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(Rif.foto17)

spendere una fortuna, informatevi presso il vostro operatore. In alternativa affidatevi a Whatsapp, vi aiuterà a comunicare con i vostri cari ogni volta che lo desiderate. Localizzatore Satellitare La Patagonia è un territorio piuttosto desolato con pochi piccoli paesi distanti anche più di 100 km l’uno dall’altro. In caso di necessità trovare aiuto immediato può essere davvero difficile. Se programmate di viaggiare in un luogo del genere, munitevi di localizzatore satellitare. Noi abbiamo utilizzato Spot Gen3 fornito da Gialdini, negozio outdoor di Brescia. Semplicemente premendo un tasto vi permetterà di inviare un messaggio: “tutto bene” ai propri cari o di aiuto alle autorità competenti con le coordinate esatte della vostra posizione. Bici Strade Bianche Gravel bike Una bici strade bianche, o Gravel bike, è la scelta perfetta per affrontare sentieri e/o strade asfaltate. Si tratta di un incrocio tra bici da strada e MTB con una impostazione corsaiola ma pensata per affrontare vari tipi di fondo. La Gravel è inoltre votata al trasporto di pesi e bagagli, meno alla velocità e quindi più comoda. E’ diretta discendente dei modelli utilizzati nel ciclismo eroico degli anni tra le due guerre e del primo doManuela Ansaldo durante una fase del bike training

poguerra. Ha una struttura meno nervosa, con un telaio meno verticale e più allungato e con il baricentro più basso che permette un’impostazione più eretta in sella. La distanza tra le ruote e l’interasse è maggiore perché, quando si procede sugli sterrati, serve soprattutto equilibrio. I telai delle Gravel bike possono essere in alluminio, acciaio o in fibra di carbonio. IL VIAGGIO L’idea di Patagonia Coast to Coast è nata da un precedente viaggio, oltre 16 anni fa, ma il progetto ha preso vita solo nel 2015 quando Enrico ha accettato di realizzare con me questo sogno pazzo. Pianificare il viaggio ha richiesto tempo ed energie, tuttavia poco prima dell’estate 2016 eravamo pronti a partire. Data scelta per l’inizio dell’avventura: 18 novembre. Iniziamo a pedalare dalle Cascate dell’Iguazú o, come le chiamano i locali, dalla “Garganta del Diablo”. E se questa è solo la gola, ci chiediamo... come sarà il diavolo tutto intero? Un spettacolo magnifico, un enorme sistema di cascate alte fino a 70 metri. Se ne contano ben 275! A malincuore ci lasciamo le cascate alle spalle e cominciamo il viaggio vero e pro-

prio in direzione di Ushuaia, la “fine del mondo”, prima meta che vogliamo raggiungere. Puntiamo dritti verso sud, verso il confine argentino, verso Buenos Aires. La strada è un inferno: pedaliamo sul bordo della carreggiata con camion che ci sfiorano in continuazione e, se provi a spostarti più al centro, rischi seriamente di venire investito. Via via che procediamo la situazione migliora, le strade si fanno meno trafficate, direi decisamente desolate. Lunghi rettilinei che corrono nel nulla, tutt’attorno solo campi, fattorie e qualche mucca che ci guarda perplessa. Le possibilità di ristoro si sono fatte sempre più rare. Attraversiamo una frontiera dietro l’altra tra Brasile, Argentina e Uruguay. Ogni volta dobbiamo aspettare qualche ora in coda, poi il timbro e quindi si riparte. Con la bici è sempre un problema. Strano ma vero: è vietato attraversare i ponti di confine sui pedali. Quindi dobbiamo trovare un passaggio. In prossimità di Buenos Aires torniamo a pedalare nel traffico, per un tratto siamo costretti persino a muoverci in autostrada perché non riusciamo a trovare un’altra via per entrare in città. Comunque Buenos Aires è una metropoli bellissima e ci fermiamo per un paio di giorni. Uscire dalla città è altrettanto difficile; una


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(Rif.foto18)

volta che ci riusciamo ci rendiamo conto che ormai manca poco alla Patagonia. Ce lo annuncia il vento: raffiche fortissime, costanti, che quasi ci impediscono di procedere. Sembra di pedalare perennemente in salita e con la bicicletta così carica è davvero una sfida. (Rif.foto11) Andiamo avanti, ma la situazione non migliora. Siamo costretti a fare qualche km in autobus e a fare l’autostop. Fortunatamente noto che più andiamo a sud e più le persone sono gentili; così un passaggio nei pochi momenti di bisogno lo troviamo sempre. Il viaggio si complica, non riusciamo a programmare le tappe né i tempi: viviamo la Patagonia giorno per giorno. Arrivati a Rio Gallegos, la città più meridionale dell’Argentina, se si esclude la regione della Terra del Fuoco, mancano ancora 580 km ad Ushuaia e di mezzo c’è la frontiera cilena che dobbiamo attraversare e poi rientrare in Argentina. Siamo alla fine del mondo ed oltre al vento ci troviamo ad affrontare un clima assurdo che passa dal sole alla pioggia, dalla grandine alla neve. Non ci scoraggiamo, ormai siamo troppi vicini. Arriviamo ad Ushuaia il 22 Dicembre: vittoria! Sono fiero di me stesso e così Enrico, abbiamo concluso con successo un’impresa che sembrava impossibile ed ora siamo pronti a spingerci ancora più avanti e terminare l’avventura a Santiago del Cile. Vorremmo ripartire subito, ma non siamo disposti a tornare indietro e percorrere in bicicletta più di

500 km sulla strada che abbiamo appena lasciato. Il problema è che siamo a Natale: è festa ed è tutto chiuso. Il primo autobus che parte in direzione nord è previsto per il 26 e si ferma a El Calafate: ci risparmia almeno 800 km di strada battuta dal vento... quindi aspettiamo. Scesi dall’autobus, imbocchiamo la Ruta 40 Panamericana, la strada argentina che corre parallela alla Cordigliera delle Ande ed al confine con il Cile. Già da un po’ di tempo, mentre ci avvicinavamo alla fine del mondo, il panorama andino accompagnava le nostre giornate in sella, ma adesso pedaliamo proprio ai piedi di queste montagne. Freddo e vento non ci abbandonano ed anche qui la natura è assoluta protagonista del paesaggio. Lungo la strada visitiamo una delle sue meraviglie: il Perito Moreno,(Rif. foto14) ghiacciaio di oltre 250 chilometri quadrati alto circa 700 metri. E’ l’unico al mondo ad essere accessibile a piedi e si può scoprire in autonomia lungo un camminamento di 5 km. Il primo giorno senza vento lo sperimentiamo presso il Lago Nahuel Huapi nella Patagonia settentrionale. Si tratta di una zona di villeggiatura molta frequentata dagli argentini sia in inverno che in estate. I paesi che incontriamo hanno caratteristici edifici in legno che ci ricordano molto le località alpine italiane. Superata la zona dei laghi, è arrivato il momento di lasciare per sempre l’Argentina. Attraversiamo le Ande ed il confine ad oltre 1.500 m sul

livello del mare: siamo finalmente entrati in Cile! Da questa parte delle montagne è tutto un altro mondo. La Cordigliera delle Ande è un vero e proprio muro naturale che separa due realtà completamente diverse. Lo abbiamo sperimentato sulla nostra pelle! Vento e freddo sono rimasti in Argentina, in Cile è tutto verde e c’è tanta tanta pioggia. Il paesaggio è cambiato drasticamente, ora pedaliamo su strade che costeggiano immense distese di grano incontrando un paese dietro l’altro. Sarà così fino a Santiago, ormai manca poco, ci avviciniamo sempre di più, le tappe si sono trasformate in lunghi trasferimenti. La nostra mente è già proiettata verso il traguardo, il ritorno in Italia, le prossime avventure...(Rif.foto17) L’arrivo in città è caotico proprio come a Buenos Aires, Santiago del Cile (Rif.foto18) conta 7 milioni di abitanti ed il traffico è incredibile. Macchine e taxi da ogni parte che si muovono come impazziti ed autobus da cui è meglio tenersi lontani! Questa sera non dobbiamo cercare un hotel dove dormire, ci ospita un amico di Enrico nel suo appartamento. Il viaggio è proprio finito, fra pochi giorni torneremo a casa, ma quel pedalare fuori dal tempo, quelle facce incontrate lungo la via, quei posti e quella natura resteranno per sempre nei nostri cuori. SCOPO DEL VIAGGIO L’avventura di Patagonia Coast to Coast non si limita soltanto al viaggio in Sud America, ma è legata a doppio filo all’Associazione Dynamo Camp Onlus. Il Dynamo Camp è il primo camp in Italia dedicato a bambini e ragazzi affetti da malattie gravi e croniche. Si propone come vera e propria terapia ricreativa per i bambini e le loro famiglie che vengono ospitati gratuitamente nelle strutture del camp per periodi di divertimento spensierato e relax. La nostra collaborazione con Dynamo Camp è iniziata ancor prima della partenza per il Brasile, a marzo 2016 quando, in bicicletta, abbiamo portato alla sede del camp, sull’Appennino Tosco-Emiliano, un defibrillatore Samaritan gentilmente donato da HeartSine EMD 112. Quindi, durante la nostra permanenza in Sud America abbiamo cercato di raccogliere quanti più fondi possibili promuovendo la nostra avventura sulla pagina facebook di Cicloturismo (www. facebook.com/cicloturismo) e sul blog dedicato (www.patagoniacoasttocoast.com) mettendo sempre in evidenza lo scopo benefico dell’intero viaggio.


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CORIMA LE RUOTE

DEI CAMPIONI

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orima S.A., ovvero COoperazione RIffard MArtin l’attività fondata a Loriol sur Drôme in Francia nel 1973, e che trae il suo acronimo dai nomi dei fondatori: Pierre Martin e Jean-Marie Riffard. Impresa familiare, che si vale di un raffinato “savoir-faire” tecnologico in materia di lavorazione della fibra di carbonio, maturato inizialmente nella produzione di stampi e modelli per fonderia, automotive e aeronautica, con particolare riferimento per le applicazioni militari. Ed infine culminato nel successo riscosso nel settore ciclistico e in particolare nell’approntamento di ruote in composito di carbonio particolarmente apprezzate. Tutta la catena di progettazione, produzione e packaging del prodotto di svolge all’interno della fabbrica situata nella Drôme, dipartimento nel sud-est della regione regione AlverniaRodano Alpi. E questo significa che anche cerchi e mozzi in composito sono prodotti nel cuore dello stabilimento di Loriol sur Drôme. E’ così per le ruote che vogliamo presentarvi quest’oggi, le Corima S1, ruote incasellate nel segmento di primo prezzo (relativo alla produzione Corima), ma che per molti versi si fregiano di una costruzione che si allinea tecnicamente ai modelli della gamma alta proponendo un inarrrivabile rapporto prezzo/qualità. La lavorazione di queste ruote è individuale e unica, contrassegnata da una modalità costruttiva particolare. Queste S1 prendono origine da un cuore sbozzato in schiuma sintetica, rivestito gradualmente da segmenti di tessuto fibra di carbonio con densità 3K. A questo proposito c’è da notare che da quest’anno tutte le ruote Corima adottano la stessa identica densità nella stratificazione a vista, per poter meglio combinare dal punto di vista estetico l’anteriore e la posteriore. Dal punto di vista

strutturale il processo appena citato offre vantaggi multipli: in primo luogo quello di possedere una elevata rigidità nativa nei confronti dei movimenti a torsione (mancanza della cedevolezza di un manufatto cavo al suo interno), così come la possibilità di rendere piu facili le operazioni di riparazione nell’eventualità di un urto. Ricordiamo che Corima può essere annoverato come uno dei rari fabbricanti in grado di affrontare la riparazione dei cerchi in cabonio. Una sorta di “artigianalità industriale” se così la vogliamo chiamare, che prende il meglio dei rispettivi ambiti lavorativi. Altra interessante peculiarità è quella che vede la Corima S1 fornibile con due diversi profili: 32 mm tubolare (565/745g anteriore/post. 1.450 euro) e 32mm copertoncino (680/860g, 1650 euro), nonchè 47 mm tubolare (625/805g, 1540 euro) e versione copertoncino (725/905g, 1750 euro). Entrambi le dimensioni del profilo così come entrambe le versioni di gommatura adottano una raggiatura a 18 elementi anteriori e 20 posteriori. Un opportunità da non sottovalutare è la proposta di vendita individuale e non in coppia, che consente all’utente di formare la coppia di ruote più consona alle sue necessità. Ad esempio, una classica combinazione potrebbe essere la configurazione formata dalla ruota da 47 mm come posteriore (più stabile perché gravata dalla parte preponderante del peso del ciclista) abbinata ad una 32 mm anteriore (meno sensibile al vento laterale). Ancora una cosa deve essere ricordata nell’ambito della manutenzione ordinaria: Corima è stata una delle primi produttori ad aver fatto la scelta di ricorrere ad sistema di sgancio rapido dal corpo della cassetta. Basta rimuovere l’estremità destra del mozzo e tirare il corpo per rilasciarlo. Orologio alla mano questo significa circa 5 secondi e zero utensili!

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ULTIMO CHILOMETRO

MONDIALI DI CICLOCROSS LACRIME E SPERANZE A cura di Carlo Gugliotta

A Bieles, in Lussemburgo, la Nazionale Italiana, bersagliata dalla malasorte, resta a digiuno di podi Ma in prospettiva possiamo essere ottimisti Alice Maria Arzuffi dopo la brutta caduta in Coppa del Mondo a Fiuggi - Photo by Bettiniphoto

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ara Italia, non hai raccolto quello che meritavi. Possiamo stare a reclamare quanto vogliamo, ma non cambieremmo la storia. Nel mondiale di ciclocross che si è svolto a Bieles, in Lussemburgo, i nostri ragazzi ce l’hanno davvero messa tutta. Non è arrivato il risultato sperato, ma dobbiamo essere ottimisti: la nazionale guidata da Fausto Scotti ha dimostrato, per l’ennesima volta, di essere formata da tanti giovani talenti che in futuro potranno solo crescere e migliorare ulteriormente. La gara di Gioele Bertolini tra gli Under 23 è stata a dir poco emblematica: dopo la partenza, il corridore valtellinese è lì davanti, pronto a lottare con i migliori per un podio. Ce la mette tutta, a un certo punto della gara è in seconda posizione. Ma è lì che la corsa di Bertolini assume i contorni del dramma sportivo. La gara Under 23 era infatti iniziata sotto la pioggia, ma dopo i primi giri il meteo vira bruscamente e le temperature vanno a picco. E così inizia una lotta contro l’avversario più temibile: il freddo. I corridori continuano a correre con i guanti bagnati dalla pioggia con

temperature molto basse. Il gelo si impadronisce delle mani del valtellinese: prova a rianimarle agitandole, sbattendole quasi disperatamente contro il manubrio. Ma la sfortuna non finisce qui. Arrivano anche le forature. E così i sogni di Bertolini si infrangono contro le gelide temperature lussemburghesi. La sua immagine dopo l’arrivo è drammatica: non riesce a muovere le dita, deve farsi aiutare per togliere i guanti e metterne degli altri. Sembra quasi che Gioele voglia piangere, ma non ci riesce. In un’immagine quasi dantesca, che sembra richiamare il Cocito descritto nella Divina Commedia, dove le anime non potevano piangere perché le lacrime si sarebbero congelate, si infrangono i sogni di podio per un Bertolini che ha dimostrato, per l’ennesima volta, di essere un ragazzo capace di far esaltare il grande pubblico. E non è un caso che a Bieles tutto il pubblico facesse il tifo per lui. A testimonianza del gran freddo che si è abbattuto sui corridori dopo che la pioggia ha smesso di scendere, sono emblematiche le prime parole di Nadir Colledani subito dopo la corsa: “Non ho mai sentito

così tanto freddo in vita mia, non riuscivo a sentire nemmeno la leva del cambio”. In questa delusione per un risultato mancato può invece sorridere Antonio Folcarelli, il quale, da ultimo che era partito, è riuscito a chiudere 24/o al primo anno da Under 23. Un risultato promettente per il laziale in ottica futura. Tornando a Bertolini, invece, possiamo dire che il suo settimo posto è un risultato bugiardo per ciò che ha fatto vedere. Un altro dramma, che va però ben oltre i confini dello sport, è stato quello che ha coinvolto Alice Maria Arzuffi. Dopo la brutta caduta in Coppa del Mondo a Fiuggi, la “Locomotiva di Seregno” è stata costretta al ritiro a causa di un’altra caduta che resterà impressa nella memoria degli appassionati: quella ferita all’arcata sopracciliare, simile a un colpo che si vede più sul ring che nel ciclismo, e la sua maschera di sangue ha fatto pensare a un incidente ancora più grave rispetto a quello che poi in realtà è stato. Nonostante tutto, già dal giorno dopo, abbiamo visto un’Alice serena, felice di tornare in bici per le ultime gare post-mondiale della stagione di cross.


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Chi è Carlo Gugliotta Giornalista sportivo e scrittore, esperto del mondo ciclistico in particolare legato al ciclocross, disciplina per la quale ha scritto il libro ” pedalare nel fango” Inoltre è conduttore del programma radiofonico Ultimo Chilometro sulla web radio Bike Live. Gioele Bertolini quasi in lacrime dal freddo taglia il traguardo a Bieles, in Lussemburgo

In quella gara, per l’Italia, ha portato alti i nostri colori Eva Lechner: per lei un sesto posto sicuramente buono ma che lascia un pizzico di amaro in bocca, in quanto la bolzanina era partita veramente molto bene. Con il passare dei giri, però, ha dovuto lasciare sempre più terreno alle sue avversarie, in modo particolare a Marianne Vos e a Sophie De Boer, quest’ultima vincitrice della maglia iridata dopo una lotta bellissima con l’olandese. Bisogna fare poi un grande applauso alle donne Under 23 che hanno gareggiato a Bieles. Dopo un’ottima partenza, Chiara Teocchi ha chiuso solo in tredicesima posizione, dichiarando apertamente dopo il traguardo che non è stata proprio la sua giornata. Ma non si può dimenticare il fatto che questa ragazza è campionessa d’Europa e che pochi giorni prima del mondiale ha conquistato anche la maglia tricolore. Occorre quindi essere riconoscenti con la “Scheggia della Val Brembana”, nonostante non sia riuscita ad esprimersi al meglio nella prova iridata. Giù il cappello davanti a Silvia Persico: fino a novembre 2016 questa ragazza non ave-

va mai gareggiato nel ciclocross, perché alternava la strada alla pista. Due mesi dopo il suo esordio in una gara di ciclocross, Silvia è riuscita ad ottenere la convocazione in nazionale, ad insidiare Chiara Teocchi nella conquista della maglia tricolore (in un duello che si è risolto solo all’ultima curva) e a prendere parte ad un mondiale. Se proseguirà su questa strada potrà togliersi davvero grandi soddisfazioni, alla faccia di chi sostiene che la multi-disciplinarietà non paga. L’altra esordiente di questo mondiale è stata Nicole Fede, al primo anno da Junior; insieme a lei, le altre due giovanissime della nostra nazionale sono state Sara Casasola e Francesca Baroni, anche se queste ultime due sono già al loro secondo mondiale in carriera. Non si poteva chiedere di più a queste Juniores. Tra l’altro, la Baroni ha forato nell’ultimo giro, quindi è stata ulteriormente penalizzata. Siamo sicuri che queste tre ragazze sapranno confermare il proprio talento in futuro: non è un caso che la Casasola abbia battuto più volte le Elite durante la stagione 2016/2017. Non si poteva chiedere di più dalla gara Elite maschile: Cristian Cominelli e i ge-

melli Braidot sono partiti troppo indietro nello schieramento iniziale per sperare in qualcosa di buono. Bisogna anche dire che però quest’anno il ct Fausto Scotti ha potuto lavorare di nuovo sui corridori della massima categoria, nella quale, nel prossimo inverno, ci saranno anche Gioele Bertolini e Nadir Colledani. Chissà che non possa essere l’inizio di una fase nuova, che vedrà la nazionale azzurra ancora più competitiva nella categoria regina. La gara Juniores, infine, è stata senza dubbio quella che, dal punto di vista dei risultati, ha deluso più di tutte, ma anche in questo caso bisogna sorridere: ci sono tanti corridori giovani dalle potenzialità enormi che stanno crescendo. La nazionale italiana ha potuto contare veramente su tanti nomi in questa categoria: questi ragazzi diventeranno Under 23 e poi Elite. Insomma, il ricambio generazionale è assicurato. Non mettiamo fretta a questi giovani e a queste ragazze: lasciamo lavorare i tecnici e torneremo a toglierci delle grandi soddisfazioni. La strada intrapresa è quella giusta: il materiale umano non manca, bisogna solo continuare a lavorare.


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14a ÖTZI ALPIN MARATHON

IL TRIATHLON IN ALTA QUOTA

S

Il 29 aprile 2017 scatta la 14ª edizione della Ötzi Alpin Marathon, con partenza da Naturno (BZ), a quota 550 metri, ed arrivo al ghiacciaio della Val Senales ad un’altezza di oltre 3200 metri sopra il livello del mare. Una sfida per triatleti atipici, chiamati ad affrontare un lungo ed impegnativo percorso di 42.2 chilometri e 3266 metri di dislivello, dimostrando la propria versatilità e la propria preparazione fisica sulla mountain bike, nella corsa e con gli sci da alpinismo. Ma i meno preparati non devono preoccuparsi: il comitato organizzatore della Ötzi Alpin Marathon ha infatti anche organizzato una versione a squadre dove tre atleti potranno suddividersi le specialità. L’Associazione Sportiva Dilettantistica Senales (ASD Senales) proporrà una partenza in due gruppi sa-

bato 29 aprile a Naturno in Piazza Municipio. Saranno dunque ammessi sia i partecipanti alle staffette a tre concorrenti, sia gli atleti che competeranno la competizione a titolo individuale. La partenza per le atlete femminili e gli atleti maschili individuali avverrà alle ore 9, mentre per le staffette femminili e maschili lo start è fissato un’ora più tardi. L’arrivo è collocato presso la Grawand, sede della stazione a monte delle Funivie Ghiacciai Val Senales a 3.212 metri d’altitudine. Le staffette a tre (in team) saranno maschili, femminili o miste, con queste ultime ad essere elencate in classifica assieme alle maschili. Cospicuo anche il “bottino” che i concorrenti si spartiranno: ben 8.500 euro. Il percorso della Ötzi Alpin Marathon porta i partecipanti da Naturno sul Monte Sole di Naturno e da lì a Madonna di Senales prose-

guendo poi fino a Maso Corto in Val Senales, dove comincia la salita a fianco della pista da discesa dei “Contrabbandieri” fino alla stazione a monte delle Funivie Ghiacciai. Qui si arriva nelle vicinanze del luogo di ritrovamento di Ötzi, la mummia del Similaun, reperto antropologico ritrovato il 19 settembre 1991 sulle Alpi Venoste. Il corpo appartiene ad un essere umano di sesso maschile, risalente a un’epoca compresa tra il 3300 e il 3100 a.C. (età del rame), conservatosi in maniera pressoché intatta grazie alle particolari condizioni climatiche all’interno del ghiacciaio. Il corpo di Ötzi, inizialmente conteso tra Italia e Austria, è attualmente conservato al Museo Archeologico dell’Alto Adige di Bolzano, e venne così soprannominato utilizzando un vezzeggiativo derivante dal luogo del ritrovamento (Ötztal nel Tirolo


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A cura della Redazione

Il 29 aprile sul ghiacciaio della Val Senales si rinnova la sfida più attesa per atleti d’acciaio. Ma grazie ad una versione “soft”, quest’anno anche i neofiti sono i benvenuti

del Nord). Nel dettaglio della gara per triatleti, i concorrenti percorreranno 24.2 km in sella alla mountain bike (Naturno – Madonna di Senales), 11.8 km di corsa (M.d. Senales - Maso Corto) fra sentieri e strade asfaltate, e 6.2 km sulla neve con gli sci da Maso Corto a Grawand. A termini di regolamento tutto il tratto in mountain bike deve essere percorso con la medesima bicicletta, utilizzando un casco omologato. Le scarpe per la corsa devono essere scelte dagli atleti, mentre per quanto riguarda lo scialpinismo, per gli uomini la lunghezza minima degli sci deve essere di 160 cm e per le donne di 150 cm. Si dovranno necessariamente usare sci da alpinismo con spigoli in acciaio, attacchi da escursione e scarpe da scialpinismo. L’attrezzatura (sci, scarpe) non potrà essere cambiata lungo l’itinerario. Vi saranno inol-

tre punti di ristoro prestabiliti lungo il percorso ed un ricco pasta party a Madonna di Senales. La gara coinvolge tutti, ma proprio tutti, perché abbina le difficoltà estreme di concludere un percorso di tale portata affrontandolo con tre diversi “mezzi”, ma strizza l’occhio anche ai meno esperti, che potranno comodamente effettuare uno dei tre tratti di percorso, lasciando ad amici o compagni di squadra gli altri due. Ötzi è inoltre considerato il primo essere umano tatuato di cui si abbia conoscenza; un’altra incredibile curiosità, poiché sul suo corpo sono stati trovati ben 61 tatuaggi; per questa ragione è diventato molto famoso tra i tatuatori di tutto il mondo, con anche il noto divo di Hollywood Brad Pitt a farsi tatuare sull’avanbraccio i contorni della mummia. Insomma Ötzi è una “star”, celebrata anche

dalla gara a lui dedicata, esaltazione di tre discipline: mountain bike, corsa e scialpinismo. Discipline “montane” che si abbinano alla perfezione, alla ricerca del ‘concorrente perfetto’, colui il quale saprà meglio sfruttare le proprie abilità su tre discipline apparentemente differenti ma che assieme regaleranno performance spettacolari ed una gara da sogno. La quota di partecipazione per gareggiare singolarmente è di 80 euro, mentre per partecipare in team o in staffetta bisognerà saldare 185 euro. Per completare l’iscrizione basterà collegarsi al sito web della manifestazione www.oetzialpin-marathon.it ed effettuare il pagamento entro il 19 aprile, senza attendere l’ultimo giorno poiché il numero di partecipanti è limitato. Per informazioni: info@oetzi-alpinmarathon.com.


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“LA SPORTIVA EPIC SKI TOUR”

IL PORDOI SULLE SCIOLINE A cura della Redazione

La Dolomiti hanno tenuto a battesimo la prima gara a tappe di sci alpino. Vi raccontiamo come è andata

L

o scialpinismo è considerato lo sport di nicchia dello sci. È un po’ come il granfondismo tra le due ruote. Sci alpino e ciclismo professionistico su strada la fanno da padroni nei propri settori in quanto a visibilità e popolarità, ma c’è un mondo di appassionati che vive in un ‘limbo’ tutto proprio, come i granfondisti e gli scialpinisti. Tanti, tantissimi e spesso sottovalutati come movimento. Ma quest’anno le cose hanno preso una “piega” differente, nello ski alp per intenderci. È nata così una gara a tappe di scialpinismo: si tratta de “La Sportiva Epic Ski Tour” con un montepremi da favola (46.000 euro!) e definito un evento “4all”. E così la nuova manifestazione scialpinistica ha preso il via venerdì 13 gennaio in Val di Fiemme (TN) e si è conclusa domenica 15 in Val di Fassa, con tre tappe individuali di cui una in notturna. Nello ski alp, come noto, esistono le gare a tappe, ma tutte a squadre di due o tre atleti, nessuna individuale, e dunque si è trattato di una autentica “inedita” pensata dall’ideatore del Tour de Ski di fondo, Jürg Capol, e dall’altoatesino Kurt Anrather la cui espe-

rienza spazia in diversi sport, con il golf in primo piano. Il programma dell’Epic Ski Tour annunciava la prima tappa sul Cermis, proprio dove si era disputato il Tour de Ski vinto da Ustiugov cinque giorni prima, una seconda tappa a Passo San Pellegrino sulle orme della celebre Pizolada, quindi la conclusiva a Passo Pordoi salendo fino al Sass Pordoi per affrontare in discesa la selvaggia Val Lasties. La neve, anzi l’assenza di neve, ci ha messo lo zampino ed infatti a gennaio anche sulle cime dolomitiche di neve ce n’era poca, mentre le piste da sci erano in condizioni eccellenti grazie alla neve programmata. Così dal fuoripista alla pista il passo è stato breve, e Anrather ha attuato il “piano B” con nuovi tracciati: confermata la notturna sull’Alpe del Cermis tutta in pista, la gara di sabato con partenza da Piano della Sussistenza e arrivo a Passo San Pellegrino scavalcando il Col Margherita a oltre 2500 metri e con un bel tratto fuoripista, con le Pale di San Martino a fare da spettatrici, quindi la conclusione del Pordoi con partenza sci in spalla, salita vertiginosa al Sass Becè, discesa da chilometro lanciato e risalita al Pordoi, e quindi un tratto a piedi per riaffrontare il

percorso una seconda volta intorno al Sass Becè: “La Sportiva Epic Ski Tour” era ancor di più una bella gara di scialpinismo “4all”. Tante le curiosità per questo giro a tappe individuale. Innanzitutto con l’iscrizione il partecipante riceveva il nuovo casco griffato La Sportiva con la doppia omologazione ski alp e alpinismo, come prevedono obbligatoriamente le nuove norme. Poi il montepremi totale di ben 46.000 euro, inedito per il mondo dello scialpinismo: i vincitori di gara 1 e gara 2 al maschile e al femminile si sono portati a casa 1.000 € ciascuno, 650 € sono andati invece ai secondi e 350 ai terzi. Premi anche ai primi tre over 40 e over 50 maschi ed over 40 femmine, mentre per la classifica assoluta maschile e femminile de “La Sportiva Epic Ski Tour” 2017 il regolamento prevedeva: 6.000 euro al primo, 4.000 euro al secondo, 2.600 euro al terzo, 1.500 euro al quarto, 1.250 euro al quinto, 1.000 euro al sesto, 850 euro al settimo, 700 euro all’ottavo, 600 euro al nono e 500 euro al decimo. Ai vincitori delle categorie master over 40, Grand Master over 50 e Master over 40 donne è invece stato assegnato un ‘package’ con la partecipazione gratuita a “La Spor-


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Atleti appena partiti nella gara di sabato

Il protagonista Damiano Lenzi in azione

tiva Epic Ski Tour” 2018. Ad aggiudicarsi la prima tappa de “La Sportiva Epic Ski Tour” e quindi il trofeo Petzl è stato il piemontese del CS Esercito Damiano Lenzi, autore di una prova maiuscola: già a metà della ripida salita sull’Olimpia III Lenzi si è sbarazzato dei rivali, gestendo di prepotenza la gara e mantenendosi saldamente al primo posto davanti a Nadir Maguet e all’altoatesino Martin Stofner. Al femminile la vittoria è andata alla bellunese del CS Esercito Alba Desilvestro, seguita dalle trentine Elena Nicolini e Margit Zulian. Ospiti speciali e d’onore della prima tappa sono stati Gilberto ‘Gibo’ Simoni, il vincitore di due Giri d’Italia e grande appassionato di scialpinismo, e l’altoatesina Tamara Lunger, famosa per le sue imprese alpinistiche fra cui la scalata e la rinuncia finale sull’ottomila Nanga Parbat. Seconda tappa con ancora Damiano Lenzi a partire velocissimo, poi nella parte fuoripista c’era il vento e ha atteso Eydallin, mentre dietro Martin Stofner era terzo ‘incomodo’. Lenzi è salito nuovamente sul gradino più alto del podio con un distacco di 5’’ sul compagno di squadra Eydallin, e di 11’’ su Stofner. Anche Margit

Atleti impegnati nella gara in notturna di venerdi sull’Alpe del Cermis - Photo by Newspower.com

Zulian ha centrato la vittoria con alle spalle Elena Nicolini e Dimitra Theocharis. Tutte le attenzioni domenica 15 erano per il piemontese Damiano Lenzi, che non ha di certo deluso con tre vittorie su tre e dunque il primo posto indiscusso dell’Epic Ski Tour. Dietro era bagarre per il secondo posto generale tra Martin Stofner e Matteo Eydallin: un duello durato dall’inizio alla fine, che ha visto arrivare i due ski alper al traguardo appaiati. Eydallin per soli 6’’ ha conquistato il secondo posto nella classifica finale, mettendo dietro un ottimo Stofner, il mai domo Nadir Maguet e lo sloveno Nejc Kuhar. Ma i magnifici scenari delle Dolomiti, oltre al re dell’Epic Ski Tour, hanno incoronato anche la sua degna regina: a farla da padrona è stata la fassana del team Bogn da Nia Margit Zulian, che ha distaccato Elena Nicolini e la slovena Karmen Klancnik, la quale con una prova superba sul Sass Becè ha ottenuto

il miglior tempo di giornata femminile, ma non sufficiente per andare oltre il terzo posto finale. Kurt Anrather, ‘regista’ dell’evento, a fine gara è decisamente stanco ma col sorriso sulle labbra racconta: “era la prima edizione e c’erano tante incognite su un evento così complesso ed inedito. Con la mancanza della neve abbiamo dovuto attuare piani alternativi, comunque la soddisfazione ed i complimenti espressi dai concorrenti ci hanno ripagato dei tanti sforzi. La formula è giusta, dobbiamo solo sperare nella neve e trovare un calendario senza sovrapposizioni. Sicuramente un partner come La Sportiva e l’esperienza di Jürg Capol sono stati indispensabili. Abbiamo dimostrato che una gara su tre giorni può essere anche un divertente evento… per tutti”, utile anche ai ciclisti per preparare la stagione alle porte, aggiungeremmo noi.


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PORTO SANT’ELPIDIO E FERMO

QUANDO IL CICLISMO È SLOW

A cura della Redazione

Ad aprile ed ottobre le località ospitano due granfondo di grande fascino. Si corre in parte sul tracciato della Tirreno Adriatico, ma l’elemento agonistico per una volta passa in secondo piano

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orto Sant’Elpidio e Fermo tornano nuovamente sulla scena ciclistica a riprova della grande tradizione e della vocazione che le due città hanno sempre avuto nel ciclismo. Il successo della Granfondo Porto Sant’Elpdio e della Granfondo Marca Fermana, anno dopo anno, ha alimentato la fiducia e l’interesse da parte delle istituzioni e degli sponsor che ormai considerano le due rassegne sportive un efficace mezzo promozionale, un elemento di sicuro traino per l’economia locale e un valore aggiunto nel virtuoso connubio tra ciclismo e turismo. La stagione 2017 si presenta particolarmente intensa: il Comitato del Grande Ciclismo a Porto Sant’Elpidio, il Gruppo Ciclistico Faleriense e la Gio.Ca Communications, in sinergia con le amministrazioni comunali di Porto Sant’Elpidio e Fermo, hanno deciso di continuare sulla stessa filosofia delle edizioni passate. Pertanto, oltre alle due granfondo cicloamatoriali, è in programma anche un evento di spessore nazionale riservato a tutte le società giovanili d’Italia (bambini e ragazzi under 13). La Granfondo Porto Sant’Elpidio è fissata per lunedì 17 aprile nel giorno di Pasquetta: i due percorsi di gara abbracciano molti scorci suggestivi dell’entroterra

fermano: dal mare fino ad arrivare ai piedi dei Sibillini con strade prive di traffico e tanta natura incontaminata. La partenza per la granfondo e mediofondo si effettua tutti insieme con il classico incolonnamento davanti al Diamond Palace Loriblu. Nei primi 102,2 chilometri comuni ad entrambi i percorsi, la velocità sarà assistita per una media di 30 km/h, mentre i restanti 51,6 chilometri saranno a velocità libera per la granfondo (totale 153,8 chilometri fino al traguardo) ed i restanti 36,1 chilometri saranno nella stessa maniera per la mediofondo (totale 137,3 chilometri). La Granfondo Marca Fermana in data domenica 1 ottobre si svolge invece su un percorso unico che parte da Porto Sant’Elpidio presso l’azienda GI.VI Plast: 114 chilometri, i primi 80 a velocità controllata di 30 km/h con via agonistico nella località di Montottone, arrivo in pieno centro storico a Fermo nella suggestiva cornice di Piazza del Duomo, dopo aver toccato tutte quelle località escluse dal passaggio della Granfondo di Porto Sant’Elpidio ad inizio stagione e ripercorrendo per buona parte il finale di tappa della Tirreno-Adriatico che arriva proprio a Fermo. In mezzo ai due eventi granfondistici di inizio e fine stagione, dal 15 al 18 giugno è in

programma a Porto Sant’Elpidio il Meeting Nazionale per Giovanissimi sotto l’egida della Federazione Ciclistica Italiana: per quattro giorni, i futuri campioni del ciclismo si sfideranno nelle discipline mountain bike, strada e abilità. Saranno circa 2500 tra bambini e ragazzi provenienti da tutta la penisola nella prima settimana di chiusura delle scuole. Molte famiglie sceglieranno Porto Sant’Elpidio come luogo di vacanza per una stima di circa 5000 presenze giornaliere nella cittadina balneare elpidiense. Il territorio è la “parola-chiave” che accomuna l’organizzazione delle due granfondo: nelle due date del 17 aprile e dell’1 ottobre, tanti saranno i paesaggi che verranno scoperti e gustati grazie al “turismo lento” capace di cogliere non solo i colori del mare, della collina e delle montagne, ma di goderne anche gli odori e captare quei suoni (di cui anche il silenzio ne fa parte) che solo la bicicletta sa regalare agli occhi dei “ciclo-vacanzieri”. La formula adottata della velocità controllata nella prima parte di percorso in entrambe le granfondo consentirà, infatti, una maggiore aggregazione tra i partecipanti ammirando le meraviglie del territorio e mettendo da parte, per una volta, il lato strettamente agonistico.



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