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SE IL DESKTOP È VIRTUALE, IL LAVORO È PIÙ SMART

La tecnologia di Vmware Horizon ha consentito di adottare il telelavoro in tutta sicurezza e a costi contenuti.

L’esperienza dei lockdown del 2020 ha evidenziato l’impreparazione tecnologica di molte realtà, aziendali e pubbliche, di fronte all’improvvisa necessità di adottare il telelavoro. Ma un esempio felice è quello del Comune di Afragola, cittadina da 60mila abitanti dell’entroterra campano, che è riuscito in modo efficace e rapido ad adottare nuove modalità operative grazie alla virtualizzazione desktop. Si partiva da un buon grado di maturità tecnologica, perché era già gestito in modalità digitale circa l’80% dei processi e già erano state adottate le tecnologie di Vmware per la virtualizzazione dei server. Lo smart working, però, era ancora un territorio sconosciuto. “Noi dell’Ict abbiamo dovuto attivare una serie di soluzioni che abbiamo sviluppato con il nostro team interno, cercando di ridurre al minimo l’impatto dal punto di vista operativo e tutelando la riservatezza dei dati in ottemperanza con la normativa vigente”, spiega Giuliano Gugliara, responsabile per la transizione digitale del Comune di Afragola. “Lavorare in smart working non si può ridurre a un semplice scambio di email, ma richiede l’accesso ai sistemi di backoffice, che deve avvenire su una rete protetta”. Il primo passo è stato quindi l’attivazione di una rete virtuale privata che consentiva ai dipendenti l’accesso in sicurezza alla rete del Comune, utilizzando i propri Pc personali. “Abbiamo definito gli utenti principali, come i responsabili dei servizi, e li abbiamo resi operativi con i loro Pc da casa con una Vpn creata ad hoc”, spiega Gugliara. “Siamo stati immediatamente operativi. Il problema è che i Pc utilizzati dagli utenti non sono di proprietà dell’ente, il che incide sulla privacy e sulla tutela dei dati sensibili. Era una soluzione temporanea e ancora vulnerabile”. Per ragioni di costi e complessità è stata scartata

LA SOLUZIONE

Completata la fase della creazione dei diversi profili utente, è stato creato un portale Web da cui poter scaricare il software. Sono state create quaranta utenze di Vmware Horizon, sufficienti per circa una settantina di collaboratori. Gli utenti con un livello di responsabilità più alto, per esempio, possono collegarsi ai sistemi di lavoro al di fuori dell’orario di ufficio, mentre i vigili urbani possono inserire i verbali usando un Pc in comune ma attraverso la propria area personale riservata. l’idea di acquistare nuovi computer e si è scelta la via alternativa del desktop virtuale, che può consentire un adeguato controllo sulla sicurezza. Per prima cosa è stata acquisita la tecnologia Vmware Horizon (disponibile in convenzione Consip per tutti gli enti pubblici) e subito dopo il team Ict ha installato la componente server del sistema su due macchine già presenti nel centro di elaborazione dati del Comune, dedicate all’erogazione dei desktop virtuali ai client remoti. “Un desktop virtuale”, sottolinea Gugliara, “nasce protetto nell’ambito di una infrastruttura IT, con policy di sicurezza e di privacy definite e controllate; può essere facilmente configurato e distribuito ai dipendenti. Su di esso è possibile abilitare l’accesso alle diverse applicazioni di backoffice, mappando gli utenti in base alle diverse tipologie di attività, qualunque sia la macchina fisica usata dal dipendente”. I desktop virtuali di Vmware Horizon hanno assicurato produttività e sicurezza durante i lockdown del 2020 ma continuano anche oggi a supportare la digitalizzazione del Comune di Afragola, consentendo all'occorrenza di usare dispositivi personali per accedere agli applicativi di lavoro.

ISTAT È GIÀ PRONTA PER IL FUTURO

Grazie alla tecnologia di Citrix, l’Istituto Nazionale di Statistica ha potuto attivare lo smart working per oltre duemila dipendenti in breve tempo.

Inumeri hanno un particolare significato nel lavoro dell’Istituto Nazionale di Statistica. E questo vale anche se si tratta di numeri riferiti alla stessa Istat, come quello dei 2.100 dipendenti interni e ed 14mila collaboratori esterni. Per una forza lavoro tanto ampia, il problema di dover gestire l’inaspettato lockdown di marzo 2020 avrebbe potuto assumere dimensioni altrettanto massicce, soverchianti. Fortunatamente Istat aveva già alle spalle delle esperienze di remote working, nonché una solida collaborazione con un fornitore di tecnologia specializzato in questo campo. Di fronte alla dichiarazione dello stato di lockdown, il reparto IT di Istat ha subito saputo a chi rivolgersi. “Abbiamo conosciuto Citrix nel 2003”, racconta Mario Magarò, head of middleware management dell’istituto, “e nel corso degli anni abbiamo sviluppato insieme soluzioni sempre più innovative di telelavoro prima e di virtual desktop poi. È stato quindi naturale, allo scattare dell’emergenza, affidarsi a Citrix per consentire alla nostra organizzazione di lavorare da remoto”. In precedenza questa modalità era stata già sperimentata, insieme alla possibilità di creare, attraverso i desktop virtuali di Citrix, degli ambienti chiusi e sicuri per l’analisi dei dati (a cui possono accedere i collaboratori esterni, distribuiti sul territorio). Per esempio, da tempo è stato allestito un “laboratorio dei microdati”, che permette ai collaboratori di condurre progetti di ricerca da qualsiasi luogo in cui si trovino. Nel contesto dell’emergenza Istat ha utilizzato Citrix Virtual Apps and Desktops (Cvad), una soluzione per la distribuzione di applicazioni e desktop virtuali. “Eravamo preparati al lavoro flessibile”, spiega Magarò, “anche se abbiamo dovuto realizzare in pochi giorni un programma previsto in due anni. Siamo riusciti a mettere tutti i 2.100 dipendenti in condizioni di lavorare da casa grazie alla piattaforma Citrix e alla collaborazione della multinazionale,

LA SOLUZIONE

Adottato on-premise, Citrix Virtual Apps and Desktops ha permesso di abilitare il lavoro remoto per 2.100 utenti in tempi rapidi. I collaboratori esterni usano i desktop virtuali per accedere da remoto ad ambienti chiusi, completi di dati e strumenti. Il prossimo passo per Istat sarà l’adozione di Citrix Workspace in cloud. che ha accettato di attivare in qualche ora 1.600 licenze, sfruttando le versioni trial, per dare il irtual desktop a tutti”. La soluzione ha permesso a Istat di continuare a erogare dati e statistiche in un momento particolarmente critico come quello della fase acuta di pandemia. Oltre alle caratteristiche di flessibilità e sicurezza, è stata apprezzata la facilità d’uso di Cvad per gli amministratori IT: con sole due console vengono gestire centralmente funzioni eterogenee, che “con altre architetture non saremmo mai riusciti a controllare con il nostro ridotto staff IT”, assicura Magarò. Da anni l’ente di ricerca ha intrapreso un importante percorso di trasformazione digitale, che gli ha permesso di realizzare un monitoraggio continuo delle evoluzioni della società italiana, anziché un solo censimento decennale come in passato. La trasformazione non si ferma qui. “Il prossimo passo”, svela Massimo Fedeli, chief information officer di Istat, “sarà quello verso il cloud privato e il workspace. Anche in questo importante e non scontato passaggio Citrix ci affiancherà con la consueta competenza e con quella visione ampia dell’IT che ci è sempre piaciuta”.

L'EVOLUZIONE DELLE MACCHINE INTELLIGENTI

L’azienda milanese, specialista del packaging, ha migliorato la propria offerta di macchinari e servizi attraverso il cloud di Microsoft Azure.

Quello del packaging è un mondo molto concreto, fatto di materiali, forme, oggetti tangibili. Ma è anche un mondo che vive all’interno della dimensione intangibile del cloud computing. Questo dimostra il caso di Goglio, un’azienda storica (nata addirittura a metà Ottocento) oggi diventata multinazonale all’avanguardia in fatto di tecnologie per il confezionamento dei prodotti alimentari e delle relative macchine. La società conta 1.800 dipendenti e 14 stabilimenti fra Italia, resto d’Europa, Americhe e Asia, ma tutti i servizi IT vengono erogati centralmente dal nostro Paese e in particolare dal data center del quatier generale di Daverio, in provincia di Varese. Ogni stabilimento ha comunque i suoi server dipartimentali, interconnessi e coordinati da sistemi Mes (Manufacturing Execution System). “Goglio ha cominciato dai mainframe”, racconta Paolo Carabelli, responsabile Infrastrutture Ict e digital transformation della multinazionale, “e negli anni si è guadagnata più di un primato tecnologico, arrivando in tempi recenti a iniziare la transizione verso il cloud. Questa inclinazione per la tecnologia ci ha portati a offrire servizi ad alto valore aggiunto sia al nostro interno sia verso i nostri clienti”. In anni recenti Goglio ha adottato nuove tecnologie per soddisfare le mutate esigenze della clientela (come per esempio la richiesta di avere contratti di servizi a efficienza garantita). L’uso del cloud è stato introdotto per la prima volta nel 2016 per rendere più flessibile, scalabile ed economica l’offerta di servizi, e tre anni dopo è partito un progetto di rinnovamento delle infrastrutture. “Avevamo

LA SOLUZIONE

Goglio usa Microsoft Azure in abbinamento a servizi di connettività IoT e analisi dati. Con Azure Cognitive Services e Azure BOT QnA, inoltre, sono stati realizzati programmi automatizzati per la gestione dei macchinari. La soluzione permette ai clienti di confrontare facilmente, nel rispetto della privacy, le performance delle proprie macchine per il confezionamento con quelle di altri. Active Directory viene usato per la gestione degli accessi con singlesign-on, e un’altra tecnologia di Microsoft per lo streaming video (utile per mostrare ai clienti e fasi di pre collaudo dei macchinari).

in mente un modello decisamente disruptive per il nostro settore”, spiega Carabelli, “che si avvicinava molto al pay per performance, ancora più focalizzato sui servizi. Per realizzarlo avevamo bisogno di tecnologie nuove come intelligenza artificiale e Big Data, e ci serviva quindi un substrato potente, sicuro e flessibile, che noi avevamo già in precedenza individuato nel cloud, inizialmente nella variante ibrida”. Con il progetto “Mind” (Machine Insight Data) l’azienda ha puntato a rendere più intelligenti e connesse le proprie macchine, per ricavarne dati e insight su cui poi costruire servizi a valore aggiunto. A tal fine, era necessaria una solida base infrastrutturale per le attività di calcolo e per la connettività Internet of Things. Goglio ha quindi deciso di abbandonare il precedente fornitore cloud in favore di Microsoft, attratta dalla completezza dell’offerta di Azure: non soltanto risorse di calcolo, ma anche intelligenza artificiale e connettività IoT. Lavorando a quattro mani con Insight Technology Solutions, l’azienda ha condotto un’analisi delle esigenze e delle alternative disponibili sul mercato, per poi passare alla fase di dimensionamento e implementazione delle soluzioni. La migrazione sulla piattaforma Azure (su data center situati in territorio europeo, per soddisfare i requisiti del Gdpr) è stata eseguita senza disagi con gli impianti in produzione e con un parco molto esteso di macchine connesse già presente. Il progetto Mind ha subito fruttato benefici evidenti: in media, una macchina connessa evidenzia prestazioni superiori del 20% rispetto a una stand-alone, e downtime ridotti del 95%. Merito dell’analisi dei dati, che consente una regolazione ottimale delle macchine e una manutenzione proattiva. Tutto il front-end della soluzione Mind viene sviluppato con Kubernetes, anche questo in ambiente Azure. Nel 2020 Goglio ha raddoppiato il parco installato e altrettanto conta di fare quest’anno.

EMOZIONI SU QUATTRO RUOTE, INSIEME AL CLOUD

I servizi di Amazon Web Services saranno usati per ottimizzare la progettazione e i test delle automobili e per creare nuove applicazioni digitali rivolte agli appassionati del marchio.

Non solo la famosa “Rossa” ma tutte le creature a quattro ruote di Ferrari hanno cominciato un nuovo viaggio. A destinazione c’è l’obiettivo di ottimizzare la progettazione e i test delle vetture, nonché quello di creare esperienze coinvolgenti per i fan. Tutta l’organizzazione Ferrari – le auto da strada, le competizioni Gran Turismo, il Ferrari Challenge e il team della Scuderia Ferrari di Formula 1 – impiegherà i servizi cloud di Amazon Web Services per attività di calcolo, archiviazione, database, analisi dei dati, machine learning, sviluppo e distribuzione di app. In particolare, il servizio Amazon Elastic Compute Cloud (EC2), con una gamma di tipi di istanze specializzate per il calcolo ad alte prestazioni (High Performance Computing), verrà usato per realizzare simulazioni complesse che testano le prestazioni delle auto in un’ampia varietà di condizioni di guida e scenari di gara. Grazie alla potenza di calcolo messa a disposizione dal cloud, sarà possibile eseguire migliaia di simulazioni in contemporanea. Per ottenere informazioni precise sul comportamento dei veicoli e dei singoli componenti in situazioni reali, Ferrari farà ricorso alle tecnologie di analytics di Aws e all’apprendimento automatico di Amazon SageMaker, un servizio che permette di creare, addestrare e distribuire rapidamente modelli di machine learning. I dati in gioco sono molti e disparati: per prevedere il comportamento di un’auto bisogna considerare variabili come la temperatura del motore, la velocità a cui si viaggia, i modelli di vibrazione del veicolo su diverse superfici stradali, i carichi delle sospensioni e altro ancora. Grazie al cloud, Ferrari punta a ottenere una visione olistica del funzionamento delle proprie auto, così da poter offrire ai clienti delle esperienze di guida emozionanti, ma anche sicure e affidabili. Tutto questo lavoro poggerà su due fondamenta: lo storage e la creazione di un data lake, cioè di un repository di dati archiviati nei loro formati originari. Il primo dei due elementi sarà affidato al servizio per l’archiviazione a oggetti Aws Simple Storage Service (Amazon S3), il secondo ad Aws Lake Formation, che permette di raccogliere, catalogare e “pulire” in modo rapido e sicuro centinaia di petabyte di dati. L’altra anima del progetto riguarda la creazione di nuove “esperienze digitali” rivolte agli appassionati di auto sportive, come il Ferrari Car Configurator che, dalla relativa pagina Web, permette di scegliere un modello e di personalizzarlo nei mi-

LA SOLUZIONE

Ferrari utilizzerà i servizi di calcolo ad alte prestazioni, archiviazione, database, analisi dati e apprendimento automatico, orchestrazione container e i servizi media di Amazon Web Services. Per le simulazioni delle prestazioni delle auto verranno usati diversi tipi di istanze per il supercalcolo, fra cui le Graviton2. nimi dettagli. Due servizi gestiti di Aws, cioè Elastic Kubernetes Service e DynamoDB, consentiranno sviluppare e distribuire applicazioni digitali come questa. Il cloud di Amazon sosterrà anche il Vehicle Information Hub, un’applicazione che invia ai clienti informazioni personalizzate sulla loro auto. Inoltre le capacità di calcolo, i container e i servizi media di Aws verranno usati per creare una piattaforma che distribuirà informazioni e contenuti di intrattenimento ai fan della Formula 1: attraverso l’app per smartphone di Scuderia Ferrari potranno, per esempio, avere accesso (virtualmente) al backstage delle gare. In un secondo momento, i servizi cloud di Aws verranno sfruttati anche per proporre giochi a quiz sulle gare e per creare esperienze di realtà aumentata e virtuale, in cui sarà possibile interagire con i piloti e con i tecnici del team.

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