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MEMORIE
n.d.r. Sono state raccolte tre testimonianze che ci raccontano le molte cose che Benedetto ha fatto, anche per e con la speleologia e non solo.
L’11 marzo 2016 il Professor Benedetto Lanza, conosciuto da molti come Bettino, ci ha lasciato dopo una breve malattia all’età di 92 anni.
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Non è mai facile scrivere il ricordo di una persona e nel raccontare un grande personaggio come quello di Lanza si corre un po’ il rischio di scrivere cose banali e scontate, che non gli renderebbero giustizia. Per i pochi lettori che, soprattutto per questioni anagrafiche, non ne hanno mai nemmeno sentito parlare, una sintesi del personaggio può essere questa: un genio, un caparbio, un romantico, una vera “forza della natura”!
Si laurea in Medicina e Chirurgia nel 1949 ma, fin da giovanissimo, mostra una grande passione per il mondo naturalistico dedicandosi molto precocemente alla raccolta e allo studio di animali e piante. Gli inizi della sua carriera di naturalista lo vedono impegnato proprio in ricerche biospeleologiche, tanto che dal 1952 al 1955 si guadagna la carica di Presidente del Gruppo Speleologico Fiorentino. La sua passione lo avvicina sempre più al mondo della zoologia e viene nominato membro del Comitato Scientifico Centrale del Club Alpino Italiano. Parallelamente prosegue la sua carriera verso la docenza universitaria e nel 1969 vince la cattedra di Biologia Generale all’Università di Bologna per poi passare nel 1971 all’Università di Firenze. Ora la sua attività di ricerca può crescere liberamente e lo impegna anche con molte missioni all’estero, tanto che nel 1980 decide di abbandonare, con grande dispiacere dei suoi pazienti, la sua attività di medico. Nello stesso anno viene eletto Membro Onorario del Gruppo Speleologico Fiorentino. Il suo contributo di zoologo alle scienze naturali è stato enorme. Alla sua prima pubblicazione scientifica del 1946 (aveva solo 22 anni!), seguono oltre 500 lavori riguardanti un’ampia varietà di argomenti, dall’ecologia alla biogeografia, dalla sistematica zoologica alla botanica
e ancora anatomia, evoluzione e, cosa che ci riguarda più a vicino, molti importanti contributi di biospeleologia. Fondamentali e ancora oggi citati da Autori odierni sono i suoi lavori sulla speleofauna, principalmente quella toscana, pubblicati dal 1946 fino ad almeno il 1999. Poliedrico ed eclettico naturalista ha studiato la biospeleologia trattando di numerosi gruppi zoologici, dedicandosi in particolare a Molluschi, Crostacei, Anfibi e soprattutto ai Chirotteri sui quali il suo contributo è stato davvero importante e ponderoso, prolungato praticamente fino alla fine della sua vita. Il che vuol dire circa 70 anni di presenza sul palcoscenico della ricerca scientifica italiana ed europea!
Al di là dell’imponenza del suo curriculum professionale, credo che le cifre che meglio raccontano la sua attività siano queste: 68 sono le nuove specie o sottospecie che ha descritto nei suoi lavori e ben 40 le specie o sottospecie a lui dedicate! Cifre impressionanti e specialmente la seconda ci dà un’idea della grande considerazione che godeva nel mondo scientifico e dell’affetto e della gratitudine che molti hanno avuto per lui. Qual era il segreto di tanto successo professionale di Bettino Lanza? La determinazione e l’energia con cui affrontava ogni lavoro, senza mai cercare scorciatoie, ma organizzando sempre con completezza e tanta fatica la documentazione che serviva a realizzare una pubblicazione. Qualunque essa fosse. Dalla monografia edita dal Ministero Ambiente all’articolo divulgativo. E la meticolosa abilità che aveva di scrivere in modo chiaro ed esaustivo sul soggetto dei suoi studi, la capacità di giudicare il suo lavoro e di accettare le critiche in funzione di un migliore risultato. La sua ostinazione nel voler andare oltre l’ordinario per cercare un risultato migliore.
Conoscevo Bettino fin dal 1976, quando frequentavo il suo corso di Biologia Generale alla Specola a Firenze. Erano le più belle lezioni del Corso di Laurea in Scienze Naturali e subito noi studenti fummo conquistati dal suo entusiasmo, dalla sua energia e dalla sua sconfinata cultura naturalistica. Era capace di parlare per ore di
ecologia animale toccando argomenti di etologia, sistematica, fisiologia, anatomia comparata, tanto che per dei giovani studenti affascinati da tanta bellezza era spesso difficile seguire il rapido guizzo dei suoi pensieri. A differenza però di molti altri Professori era sempre attento alle nostre domande e incoraggiava i nostri diversi punti di vista, sempre pronto a cogliere un’idea nuova, uno spunto che si potesse sviluppare o semplicemente per mettere alla prova il suo personale punto di vista.
Per questa sua incredibile energia e dedizione Bettino è sempre stato per me e per tantissimi altri naturalisti un faro, un riferimento, un esempio da seguire. Fino all’ultimo. Basti pensare che ancora oggi ogni zoologo che si occupi di pipistrelli conosce bene il suo famoso volume della Fauna d’Italia sui Chirotteri pubblicato nel 1959. Per almeno 50 anni è stato la “bibbia” dei chirotterologi italiani, ancora citato in molte pubblicazioni sino a pochi anni fa. Ho avuto la fortuna di lavorare con lui per la pubblicazione di alcuni lavori sui pipistrelli e come tutti quelli che hanno provato questa esperienza posso senz’altro dire che lavorare insieme a lui non era facile. Perché Bettino chiedeva sempre ai suoi collaboratori la stessa totale dedizione che chiedeva a se stesso. Lavorando al suo fianco si potevano però ammirare la sua acuta intelligenza, la sua infallibile logica e la sua abilità nell’organizzare centinaia di informazioni per ottenere sempre qualcosa di nuovo e di utile. Chiunque resistesse al suo approccio, imparava molto non solo sul mondo naturale, ma anche e soprattutto su se stesso e sul modo di affrontare un impegno. E poi non si lavorava e basta, ma si scherzava e ci si prendeva anche in giro, perché una cosa che a Bettino non è mai mancata è stato un meraviglioso senso dell’umorismo e di autoironia.
Quando nel 1996 Bettino Lanza va in pensione, a 72 anni, finalmente libero dagli impegni di docente e di Direttore del Museo de “La Specola” di Firenze, inizia una nuova fase produttiva.
Tra le pubblicazioni di argomento a noi più vicino che si realizzano negli ultimi anni ricordiamo i ponderosi Volumi sull’Iconografia dei Mammiferi (Chirotteri) 1999, i Parassiti dei Chirotteri del 1999 (con circa 840 lavori consultati e 756 taxa trattati!), la sua seconda edizione della Fauna d’Italia Chirotteri del 2012, pubblicata all’età di 88 anni e il volume sui Chirotteri dell’Africa Orientale nel 2014, pubblicato all’età di 90 anni!
La sua morte ha comportato una grande perdita per la scienza e per chi lo conosceva personalmente. Ci deve però consolare il fatto che Bettino ha avuto una vita meravigliosa, dedicata alla sua passione, attorniato da una grande e bella famiglia e da una grande quantità di amici e di estimatori del suo lavoro.
di Paolo Agnelli Museo di Storia Naturale dell’Università di Firenze, Sezione di Zoologia “La Specola”
Il giorno 11 marzo 2016 ci ha lasciati Benedetto Lanza, Bettino per gli amici, medico, naturalista, già professore ordinario di Biologia Generale della Facoltà di S.M.F.N. dell’Università di Firenze e Direttore del Museo di Storia Naturale “La Specola”. Zoologo ed erpetologo di fama mondiale, socio onorario della Unione Zoologica Italiana, nasce a Firenze il 24 Maggio 1924. Nel 1949 si laurea in Medicina e Chirurgia all’Università di Firenze e mostra, fin da giovanissimo, un grande interesse per il mondo naturalistico.
Ma lascio ad altri il compito di parlare di Benedetto Lanza naturalista e scienziato.
Io qui voglio parlare di Bettino Lanza speleologo …attraverso i miei ricordi.
Le prime notizie sulla sua attività speleologica risalgono al 1941, quando, a 17 anni, cattura nelle grotte della Calvana alcuni esemplari di Hydromantes che successivamente descrive sull’Archivio Zoologico Italiano, la sua prima pubblicazione. In quel tempo, non ancora laureato in Medicina e Chirurgia, collabora con l’Istituto di Anatomia e Fisiologia Comparata dell’Università di Firenze. È stato socio della Sezione Fiorentina del Club Alpino Italiano e socio Onorario del Gruppo Speleologico Fiorentino. Dopo la parentesi bellica il Gruppo Speleologico Fiorentino era pressoché inesistente: solo l’attività di alcuni ricercatori tra i quali appunto B. Lanza ne testimonia l’esistenza. Fin dal 1948 si interessa del Catasto delle grotte della Toscana e nel 1954 pubblica il “Primo elenco Catastale delle grotte della Toscana” in collaborazione con Rodolfo Giannotti e Giorgio Marcucci, pubblicazione fondamentale per l’attività speleologica dei gruppi toscani e non solo. Dopo la laurea Lanza inizia la sua attività di medico e di biologo: io l’ho conosciuto negli anni ’50 perché eseguiva analisi di gravidanza, usando rane, e la farmacia di mio padre si appoggiava a lui per questo servizio. Saputo del mio interesse per le grotte, iniziò a portarmi con sè nelle gite, che ricordo ancora con piacere, nel senese e nel grossetano, a mettere trappole e a raccogliere insetti. Ed i miei genitori furono ben contenti che uscissi in sua compagnia, invece che con quegli scalmanati del Gruppo Speleologo Fiorentino! È del 1955, il “serpente” della Buca delle Fate di
Coreglia Antelminelli. Il Gruppo Speleologico Fiorentino, tornato in vita sotto la direzione di Leandro Ambregi, aveva organizzato una gita speleologica con il Liceo Michelangelo, appunto alla Buca delle Fate di Coreglia. Quasi all’ingresso era stato trovato un “serpente” che era stato prontamente …neutralizzato. Appena avuta la notizia Bettino corse a Coreglia alla ricerca del cadavere a vedere se per caso fosse stata una vipera! E come rimasi male quella volta che, con cure infinite, gli portai un pipistrello raccolto, su sua indicazione, non ricordo in quale grotta e lui, velocissimo, lo anestetizzò ...per l’eternità! Una delle nostre ultime uscite fu nel 1961 alla Grotta di Punta degli Stretti. Nel 2007 ci siamo risentiti per il caso, rimasto irrisolto, dei protei dell’acquasantiera della Chiesa di S. Francesco a Iglesias. In Sardegna per il XX Congresso Nazionale di Speleologia, girando per la città tra una comunicazione e l’altra, trovammo, io ed altri colleghi speleo, nella chiesa di S. Francesco, un’acquasantiera con scolpiti in rilievo, sul fondo, alcuni animali che ci sembravano protei. Contattai immediatamente Bettino e lui, entusiasta, iniziò una ricerca storico-archeologica, per risalire alle origini dell’acquasantiera o ad eventuali contatti di qualcuno dei religiosi o di qualche scalpellino di Iglesias con le località di origine dei protei. Ma inutilmente.
E poi gli auguri il 24 maggio di ogni anno. Ma quest’anno... no.
Prima di andarsene aveva espresso il desiderio che le sue ceneri venissero disperse sulla Montagnola Senese, alla Buca della Nebbia.
Riposi in pace.
di Francesco De Sio Gruppo Speleologico Fiorentino
Ho conosciuto Benedetto Lanza, che nel 2013 l’erpetologo inglese A. M. Bauer ha definito “a Renaissance man in the modern age”, sempre chiamandolo Bettino, nel 1958 all’Oratorio Salesiano di Via Gioberti in Firenze, ove con alcuni amici avevo fondato il Club Amici della Natura approntando un piccolissimo museo con raccolta di insetti e altri assortiti animali. Lo accompagnavano i fratelli Marinelli, del CAI, come lui, che gli avevano parlato della raccolta.
La visita fu lunga e accurata e alla fine ricevette un lodevole apprezzamento. Fu una visita foriera di scelte che si sarebbero sviluppate nel tempo. Ci lasciarono due pubblicazioni: Le grotte in Arenaria della Provincia di Firenze e la Tana dell’Orso presso Giogarello. Queste pubblicazioni segnarono l’inizio della mia attività speleologica con la visita alla Grotta delle Fate di Tosi e poi alla Grotta di San Manetto. Fu però solo nel 1962 che ci incontrammo di nuovo. Mi ero associato al CAI e al GSF e dato che ero appassionato di biologia un incontro alla Specola mi rese subito operativo: raccogliere insetti e altri animali nelle grotte che si visitavano. Bettino Lanza, socio del CAI Firenze, questa raccolta la faceva già dal 1941, a 17 anni, in una forma diciamo così privata, vale a dire che pochi lo seguivano. Con lui il geometra Giorgio Marcucci, Giorgio Marinelli e Franco Tonani. Quell’anno cattura nelle grotte della Calvana alcuni esemplari di Hydromantes che descriverà sull’Archivio Zoologico Italiano. Benchè non ancora laureato in Medicina e Chirurgia collabora con l’Istituto di Fisiologia Comparata dell’Università di Firenze. L’attività però, data la mancanza di materiale – il GSF non era più attivo dal 1938 – e la guerra in corso, si limitò forzatamente allo studio specialmente biologico di grotte più o meno facilmente percorribili. Essa portò alla scoperta di numerose entità faunistiche, anche troglobie, nuove per la scienza e per l’Italia peninsulare. Furono inoltre catastate e rilevate varie grotte e non mancarono reperti paleontologici e paletnologici di un certo interesse. Pubblicò parzialmente i risultati di queste ricerche (talora in collaborazione con Rodolfo Giannotti, del G.S. del CAI di Pisa, e con Giorgio Marcucci) e in diversi altri scritti di naturalisti italiani. Nel frattempo, ancora studente di Medicina viene mandato alla Scuola di Sanità Militare in Costa San Giorgio. La sua natura profondamente antirazzista e libertaria lo porta ad avvicinarsi al movimento partigiano con l’aiuto dei professori gravitanti nell’area del Museo Zoologico “la Specola”. Così il 7 giugno del 1944 fa il suo ingresso nella Brigata Sinigaglia, attestata a Monte Scalari in Chianti, accolto dal comandante Angiolo Gracci, nome di battaglia Gracco, che lo assegnò al Distaccamento Internazionale della Prima Compagnia “Mario Pagni”, in tutto una trentina di uomini.
La mattina del 4 agosto 1944 marciano su Firenze cantando l’inno della loro Brigata “Insorgiam”
Vanno sul monte mosse dal vento di vittoria van le bandiere rosse a rinnovar la storia. Dagli aspri monti ai piani cantano i partigiani, dagli aspri monti ai piani cantano i partigian.
Nel 1944 si laurea in Medicina e Chirurgia, col massimo dei voti e lode, ed esercita la professione di medico dal 1944 al 1980.
Di speleologia se ne riparla nel 1949 quando partecipa al Congresso Nazionale di Speleologia assieme al Prof. Ezio Tongiorgi (G.S. CAI Pisa) e al Dott. Francesco Gerini (Sez. Livorno Unione Italiana Naturalisti) ove presenta una breve relazione intorno a lo “Stato attuale delle nostre conoscenze topografiche e faunistiche nelle caverne della Toscana”.
Nel 1950 è al IV Congresso Nazionale di Speleologia in Puglia. La Toscana è rappresentata dal Dott. Gerini di Livorno, dal prof. Tongiorgi e dal Sig. Rodolfo Giannotti di Pisa, dal Prof. Ciaranfi, dal Dott. Marcucci e dal Dott. Lanza di Firenze.
Finalmente nel 1952 rinasce il Gruppo Speleologico Fiorentino, della Sezione del CAI di Firenze, con Presidente Benedetto Lanza che riprende studi e pubblicazioni, studi che in pratica non si erano mai interrotti. Nel 1952 si esplora la Grotta delle Fate di Firenzuola, la Cava dell’Orso presso Giogarello (Scarperia), la grotta “Tanone” di Carrara. Benedetto Lanza è tra partecipanti in compagnia di Loredana Fantini, Verzocchi, Porri, Toderi, Frullini e Umberto Lanza. E nel 1954 esce il primo numero di “Eco Speleologica” giornale ciclostilato con notizie sull’attività del Gruppo e notizie sulle grotte d’Italia con particolare riferimento alle grotte della Toscana. Contiene anche una interessante rubri-
ca bibliografica. Viene redatto in lingua italiana e inglese e viene inviato gratuitamente ai gruppi speleologici italiani e ai più importanti gruppi grotte stranieri.
Pubblica, assieme a Rodolfo Giannotti e Giorgio Marcucci il “Primo elenco catastale delle grotte della Toscana”. In questo periodo inventa un’analisi di gravidanza usando rane che, per la gioa di Paola, stazionavano nel bagno di casa.
Poi, siamo nel 1955, viene data notizia dello scioglimento del Gruppo Speleologico Fiorentino e della sua ricostituzione su tono maggiormente selettivo. La presidenza passa a Leandro Ambregi, che dura fino al 1958. Ma nel frattempo vengono rilevate e studiate sistematicamente dal punto di vista biologico tutte le cavità della Calvana grazie all’infaticabile Bettino. Il Gruppo passa a Enrico Fanfani e poi a Claudio De Giuli, come Reggente. Si ricostituisce nel 1962, quando anch’io mi iscrissi al CAI, e cominciai a rapportarmi con Bettino per la comune passione degli abitanti sotterranei. I nostri incontri divennero frequenti, anche a tavola, e assieme a lui conobbi tutta la famiglia: Paola, Laura, Marco. Saverio sarebbe venuto dopo. I reperti raccolti finivano a “La Specola” e la nostra amicizia si approfondì tanto da farmelo scegliere quale mio medico di fiducia, finchè dovette lasciare la professione nel 1980 scegliendo di dedicarsi esclusivamente alla biologia. Cosa vera fino a un certo punto perché nel contempo suonava e pitturava, traslando questa sua capacità nella raffigurazione dei reperti che descriveva. Nel contempo era Professore Ordinario di Biologia Generale presso l’Università di Firenze (1969- 1996) e Direttore Del Museo Zoologico e delle Cere Anatomiche “La Specola” della stessa Università (1972-1992). Per le sue ricerche ho collaborato andando a raccogliere lucertole sull’isola di Montecristo, lucertole e rane in Corsica, altri reperti in Turchia. Quando gli propinavo le mie pubblicazioni, ove c’era sempre un repertorio sulla fauna, mi ragguagliava su chi mi aveva citato in questo o quel lavoro.
Da quando mi sono trasferito a Vicchio i nostri incontri si sono rarefatti. Gli ultimi quando gli portai il volume “L’Antro del Corchia o Buca d’Eolo” nel 2013 e alla riunione di novembre del CAI, 2014, quando fu premiato come socio ultrasettantennale. Dovevo passare a trovarlo ma non l’ho fatto. Peccato.
In un mondo in cui tutto va alla rovescia e i valori vengono ignorati quando non messi sotto i piedi non si può fare a meno di apprezzare chi a questi valori teneva: la Costituzione, l’amicizia, la conoscenza, la ricerca, l’accoglienza di chiunque a prescindere da colore e religione. Questo per me è stato Bettino Lanza. Ce ne vorrebbero di più...altro che toglierci i pochi che abbiamo!
di Franco Utili
Raduno Nazionale di Speleologia
STRISCIANDO 2016
28 O
ob e - 1 Novemb e
Pa
Le omanoppello (PE )
o Nazionale della Majella
Ab uzzo
Temi dell’incon ro saranno:
Speleologia ed esplorazioni nelle aree parco, interazione tra speleologi ed istituzioni.
Difficoltà operative in aree protette.
ei 5 giorni del raduno verranno propos e:
visite a grotte, forre, sentieri nelle aree del parco, eremi, tholos (capanne in pietra a secco), miniere di bitume dismesse del bacino minerario della Majella; incontri e presentazioni di reportage esplorativi nazionali ed internazionali; presentazioni di libri e di ricerche scientifiche nell’ambito naturalistico, montano, speleologico, biologico, geologico e ambientale; mostre e presentazioni multimediali; conferenze, dibattiti e tavole rotonde con le Istituzioni del territorio sui temi della difesa ambientale, turismo nei Parchi in rapporto alla ricerca scientifica all’interno delle grotte, laboratori didattici nelle scuole del territorio; riunioni Istituzionali degli organi nazionali della Società Speleologica Italiana e del Club Alpino Italiano.
FIGURE E FOTO
È spesso capitato di dover lavorare con foto a risoluzione troppo bassa; questo ha comportato in alcuni casi il riadattamento, ed in altri l’inevitabile eliminazione. Mandare foto inadeguate comporta un aspetto peggiore per la pubblicazione e, di conseguenza, un aspetto peggiore dell’articolo che vorreste condividere con gli altri.
Seguendo alcune piccole regole questo può essere facilmente evitato.
Quando una foto viene pubblicata a centro pagina le sue dimensioni sono circa 14 cm x 10 cm, che a 300 DPI (la qualità minima di stampa richiesta) fa 1654 x 1181 pixel. Questo significa che se volete essere sicuri della qualità, queste sono le misure minime a cui attenersi. Se la foto è un pò più piccola non è un problema, ma diminuendo la dimensione scende anche la qualità e quindi saremo costretti a ridurre la misura dell’immagine pubblicata o, nel caso sia veramente piccola, a non pubblicarla affatto. Le foto vanno mandate in formato TIFF oppure JPG, preferibilmente a bassa compressione; niente GIF, PNG o altri formati, né tanto meno come parte di documenti PDF e peggio ancora WORD.
Se volete che le foto vengano inserite esattamente dove le avete predisposte voi nell’articolo e con il relativo commento, sarebbe opportuno allegare uno schema di come le vorreste o magari l’articolo montato in PDF o WORD, in modo che in fase di creazione del numero venga rispettata la disposizione originariamente pensata per l’articolo.
TESTI
I testi vanno consegnati come documento di testo: Rich Text Format (.rtf), OpenOffice o Word (.doc), senza particolari marginature o impaginazioni di sorta, senza foto ed immagini inserite.
Sono invece necessari: • titolo-eventuale sottotitolo-nome e cognome dell’autore del testo, eventuale autore delle foto, se è unico per tutte le foto-Gruppo/ente/associazione di appartenenza.
Facoltativa, ma gradita, eventuale bibliografia. Il testo può essere diviso in capitoli.
ALCUNE NORME E REGOLE DI SCRITTURA: • unità di misura: sono simboli, non sono abbreviazioni, quindi non necessitano del punto. Sono definite da norme internazionali e quindi non ce le possiamo inventare: metro si scrive m e non mt o peggio mt.; • la punteggiatura è sempre seguita da uno (uno solo, ma almeno uno) spazio, mai preceduta da uno spazio; • gli spazi fra le parole sono necessari ma sono sempre uno solo. Non possono essere usati per aggiustare la lunghezza della frase; • le iniziali maiuscole accentate (ma anche le minuscole) si fanno con l’apposito carattere, mai con la lettera normale e l’apostrofo! Se uno non le sa inserire faccia fare al correttore automatico, basta inserire la corrispondente minuscola dopo il punto e come per incanto il programma la inserisce al vostro posto! (esempio: E’, e’ errato, È, è corretto); • “Perché è bello” si scrive con gli accenti diversi, aperto e chiuso; • la punteggiatura esclamativa o interrogativa va inserita una volta sola, anche se siete emozionati, per cui mai !!!! né ??? o !?!?; • i puntini di sospensione sono tre per regola, evitate di metterne di più, non significano niente.
RILIEVI E CARTE
I Rilievi e la cartografia devono essere inviati nei formati JPG o TIFF nelle dimensioni reali di stampa, quindi con disegno e caratteri leggibili adatti ai vari formati: - rilievo/cartografia a doppia pagina: misure cm 30 x 19; - rilievo/cartografia a una pagina: misure cm 14 x 19; - rilievo/cartografia a mezza pagina: misure cm 14 x 12; - rilievo/cartografia a ¼ di pagina: misure cm 7 x 9.
Nel rilievo deve essere riportato: il dislivello dall’ingresso al fondo, numero di catasto, sigla della provincia e nome della grotta, data, autori dei rilievi, gruppo/i speleologici.
In una tabella a parte possono essere inseriti gli altri dati: comune, località, area carsica, quota d’ingresso, coordinate chilometriche Gauss Est – Nord, dati metrici di sviluppo della grotta, ecc.
Sia i rilievi che le cartine (geografiche, geologiche, ecc...) devono avere riportata la scala grafica.
contributo annuo (due numeri) 8,00 euro Versamento c.c.p. n. 10770501 Bonifico BancarioIBAN: IT83 T076 0102 8000 0001 0770 501 intestato a: FEDERAZIONE SPELEOLOGICA TOSCANA c/o Museo di Storia naturale del Mediterraneo Via Roma 234, 57127 Livorno
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