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Ricordo di Benedetto Lanza
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L’11 marzo 2016 il Professor Benedetto Lanza, conosciuto da molti come Bettino, ci ha lasciato dopo una breve malattia all’età di 92 anni. Non è mai facile scrivere il ricordo di una persona e nel raccontare un grande personaggio come quello di Lanza si corre un po’ il rischio di scrivere cose banali e scontate, che non gli renderebbero giustizia. Per i pochi lettori che, soprattutto per questioni anagrafiche, non ne hanno mai nemmeno sentito parlare, una sintesi del personaggio può essere questa: un genio, un caparbio, un romantico, una vera “forza della natura”! Si laurea in Medicina e Chirurgia nel 1949 ma, fin da giovanissimo, mostra una grande passione per il mondo naturalistico dedicandosi molto precocemente alla raccolta e allo studio di animali e piante. Gli inizi della sua carriera di naturalista lo vedono impegnato proprio in ricerche biospeleologiche, tanto che dal 1952 al 1955 si guadagna la carica di Presidente del Gruppo Speleologico Fiorentino. La sua passione lo avvicina sempre più al mondo della zoologia e viene nominato membro del Comitato Scientifico Centrale del Club Alpino Italiano. Parallelamente prosegue la sua carriera verso la docenza universitaria e nel 1969 vince la cattedra di Biologia Generale all’Università di Bologna per poi passare nel 1971 all’Università di Firenze. Ora la sua attività di ricerca può crescere liberamente e lo impegna anche con molte missioni all’estero, tanto che nel 1980 decide di abbandonare, con grande dispiacere dei suoi pazienti, la sua attività di medico. Nello stesso anno viene eletto Membro Onorario del Gruppo Speleologico Fiorentino. Il suo contributo di zoologo alle scienze naturali è stato enorme. Alla sua prima pubblicazione scientifica del 1946 (aveva solo 22 anni!), seguono oltre 500 lavori riguardanti un’ampia varietà di argomenti, dall’ecologia alla biogeografia, dalla sistematica zoologica alla botanica
e ancora anatomia, evoluzione e, cosa che ci riguarda più a vicino, molti importanti contributi di biospeleologia. Fondamentali e ancora oggi citati da Autori odierni sono i suoi lavori sulla speleofauna, principalmente quella toscana, pubblicati dal 1946 fino ad almeno il 1999. Poliedrico ed eclettico naturalista ha studiato la biospeleologia trattando di numerosi gruppi zoologici, dedicandosi in particolare a Molluschi, Crostacei, Anfibi e soprattutto ai Chirotteri sui quali il suo contributo è stato davvero importante e ponderoso, prolungato praticamente fino alla fine della sua vita. Il che vuol dire circa 70 anni di presenza sul palcoscenico della ricerca scientifica italiana ed europea! Al di là dell’imponenza del suo curriculum professionale, credo che le cifre che meglio raccontano la sua attività siano queste: 68 sono le nuove specie o sottospecie che ha descritto nei suoi lavori e ben 40 le specie o sottospecie a lui dedicate! Cifre impressionanti e specialmente la seconda ci dà un’idea della grande considerazione che godeva nel mondo scientifico e dell’affetto e della gratitudine che molti hanno avuto per lui. Qual era il segreto di tanto successo professionale di Bettino Lanza? La determinazione e l’energia con cui affrontava ogni lavoro, senza mai cercare scorciatoie, ma organizzando sempre con completezza e tanta fatica la documentazione che serviva a realizzare una pubblicazione. Qualunque essa fosse. Dalla monografia edita dal Ministero Ambiente all’articolo divulgativo. E la meticolosa abilità che aveva di scrivere in modo chiaro ed esaustivo sul soggetto dei suoi studi, la capacità di giudicare il suo lavoro e di accettare le critiche in funzione di un migliore risultato. La sua ostinazione nel voler andare oltre l’ordinario per cercare un risultato migliore. Conoscevo Bettino fin dal 1976, quando frequentavo il suo corso di Biologia Generale alla Specola a Firenze. Erano le più belle lezioni del Corso di Laurea in Scienze Naturali e subito noi studenti fummo conquistati dal suo entusiasmo, dalla sua energia e dalla sua sconfinata cultura naturalistica. Era capace di parlare per ore di
MEMORIE
n.d.r. Sono state raccolte tre testimonianze che ci raccontano le molte cose che Benedetto ha fatto, anche per e con la speleologia e non solo.